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CONGREGAZIONE PER LE CHIESE ORIENTALI

DISCORSO DEL CARD. LEONARDO SANDRI
AI MEMBRI DELLA CONFERENZA DEI VESCOVI LATINI
NELLE REGIONI ARABE
IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM"

 

Beatitudine,
Ecc.mi Confratelli Vescovi della Celra,

Vi accolgo molto cordialmente nella Congregazione per le Chiese Orientali, che vorrei sentiste come la vostra Casa a Roma presso il Successore di Pietro.

Insieme all’Arcivescovo Segretario, al Sotto-Segretario e ai Collaboratori saluto ciascuno di voi, ed estendo il ricordo beneaugurate ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, come a tutti i vostri fedeli.

La prima parola vuole essere il ringraziamento per il servizio pastorale che vi impegna generosamente in un contesto particolarmente delicato quale l’area mediorientale e nord-africana. Vorremmo essere al vostro fianco sempre, come ci ha chiesto il Papa Benedetto XVI nella visita per il 90° di questa Congregazione lo scorso 9 giugno, e sostenervi nella vostra missione specifica: essere per la Chiesa e per il mondo comunità vive capaci di testimoniare il passaggio storico di Cristo nel mondo e la sua presenza oggi là dove l’annuncio evangelico ha iniziato la “corsa” della salvezza.

Che salvezza sarebbe quella che giunge agli estremi confini della Terra e non è più annunciata là dove prima di ogni altro luogo è risuonata?

Ciò vale a titolo del tutto speciale per i Presuli che insieme al Patriarca Latino di Gerusalemme provengono da Israele e Palestina. Ma anche per tutti voi qui presenti, che avete la grazia di esercitare il ministero episcopale nei territori che videro le “gesta apostoliche” e il diffondersi della Chiesa nell’impeto della Pentecoste.

Il mio ringraziamento è molto fraterno. E’ avvalorato dalla comprensione per le prove che quotidianamente sperimentate insieme ai vostri popoli; dalla condivisione, che si fa preghiera, soprattutto, per la pace.

Cari Confratelli,

vivete nel mare della presenza islamica e conoscete la realtà non facile di quel contesto religioso, culturale e sociale. Mentre esercitate la cura pastorale, tra mille prove, avete la responsabilità di offrire alla Chiesa elementi indispensabili di conoscenza per aiutare l’occidente all’incontro con l’Islam.

L’occidente si trova ad un passaggio epocale della sua storia: la convinzione circa la propria identità religiosa è debole, e una interpretazione non sempre completa dei rapporti con le altre religioni lo porta a relativizzare la forza attuale del cristianesimo e i suoi immensi meriti. Il cristianesimo ha forgiato i valori più profondi dell’occidente eppure è sottoposto allo scherno di molti e a confronti non sempre rispettosi con altre religioni.

E’ tempo questo di speciale prudenza ma non di rassegnazione. E proprio da voi riceviamo questo messaggio, di cui siamo grati.

L’esperienza di Chiese soprannazionali che voi realizzate, il vostro essere immersi in culture diverse pur sulla comune matrice araba, il patrimonio orientale con cui siete a contatto direttamente, insieme al vostro essere latini, costituiscono un bene molto prezioso per voi e per tutta la Chiesa. Siete in quotidiana condivisione non solo interrituale, bensì ecumenica e interreligiosa: un vero laboratorio multirituale, multireligioso e multiculturale.

Non lasciatevi mai irretire dalla tentazione della chiusura nei confini nazionali o all’interno della propria realtà ecclesiale.

Siate sempre pastori di orizzonti aperti. Lo vuole, ben lo sappiamo, il Vangelo stesso, per quella lettura dei segni dei tempi che ci impone. E il tempo attuale si distingue per il confronto tra le religioni e le civiltà. Le chiese delle regioni arabe hanno un posto determinante in questo processo. La violenza e le difficoltà di ogni genere eserciteranno una pesante pressione a di fermarvi ai problemi concreti e gravi delle singole comunità e delle singole nazioni.

La prima testimonianza sia quella della comunione con tutta la Chiesa, che passa attraverso la collaborazione all’interno di questa conferenza e si allarga alle altre dimensioni ricordate.

La condizione di minoranza non farà mancare il suo peso quotidiano, ma la nostra appartenenza a Cristo e alla Chiesa ci sosterrà.

Il “piccolo gregge” è amato dal Signore! Il “piccolo seme del vangelo” è destinato a portare il buon raccolto della “grande speranza cristiana”.

Auguro a voi pastori di potere essere “uomini e servitori della speranza”.

Vi auguro che l’incontro con il Successore di Pietro e la venerazione delle memorie apostoliche siano di conforto e di incoraggiamento, e che le previste riunioni con i dicasteri della Santa Sede favoriscano il proficuo scambio di esperienze circa la missione ecclesiale per una ripresa molta generosa.

Ho visto le relazioni inviate per la visita “ad Limina”. Elogio di gran cuore l’impegno nei vari settori, e particolarmente in quello caritativo, che distingue i discepoli di Cristo. Rilevo con favore l’attenzione alla pastorale della cultura e alla formazione della famiglia, della gioventù e delle vocazioni. Condivido l’apprensione per il fenomeno dell’emigrazione e per il problema così vasto e urgente dei profughi. Assicuro per le difficoltà della pastorale ordinaria e della gestione economica, nel vasto mare dei bisogni materiali che registrate, il possibile sostegno del nostro dicastero: siete sempre nelle nostre prime attenzioni e preoccupazioni e presentiamo le vostre necessità nei modi più consoni ad ogni possibile livello nella Santa Sede e nella Chiesa intera. Le vostre opere e quelle della Custodia Francescana, come quelle degli istituti religiosi maschili e femminili in Israele e Palestina, e nell’area mediorientale, stanno a cuore a tutta la Chiesa, come ho ricordato, tra l’altro, ai Vescovi nella lettera per la Colletta pro Terra Sancta 2008. In questi giorni, cari Confratelli, sarò lieto di sentirvi collegialmente e personalmente. Grazie.

 

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