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PONTIFICIA COMMISSIONE PER I BENI CULTURALI DELLA CHIESA Parte III (1993-2000)
13 Presentazione della nuova Pontificia (Ai presidenti delle conferenze episcopali)[1] Roma, 10 maggio 1993 Eminenza (Eccellenza)Reverendissima, non Le sarà sfuggito il recentissimo Motu Proprio “Inde a Pontificatus Nostri initio”[2] con il quale il Santo Padre, apportando un aggiornamento alla Costituzione Apostolica Pastor bonus del 28 giugno 1988[3], unifica il Pontificio Consiglio per la Cultura e quello per il Dialogo con i non Credenti e rende Organismo autonomo la nostra Pontificia Commissione, denominata ora “Pontificia Commissione Per I Beni Culturali Della Chiesa”, inserendola nell'alveo dell'impegno della Chiesa per la cultura e non più in quello delle attività facenti capo alla Congregazione per il Clero.[4] Mi permetto di accludere il testo del predetto Motu proprio (Allegato) e di far giungere all'Eminenza (Eccellenza) Vostra Reverendissima qualche considerazione, nell'intento di agevolare l'informazione che Ella avrà la bontà di dare alla Conferenza Episcopale di cotesto Paese. Mi ricollego idealmente alla lettera che ebbi a inviare al Presidente della Conferenza Episcopale il 10 aprile 1989,[5] mentre iniziava la vita della Pontificia Commissione per la Conservazione del Patrimonio Artistico e Storico della Chiesa. Le osservazioni di fondo, allora scritte, conservano tutto il loro valore. 1. Mi preme anzitutto di far notare all'Eccellenza Vostra due elementi precipui che emergono dal testo e dallo spirito del summenzionato Motu proprio: a) ritengo che il Santo Padre, denominando la nuova Pontificia Commissione “Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa”, abbia voluto chiaramente indicare che il compito di essa non si esaurirà in una attività di conservazione (compito importante, ma alquanto statico), bensì dovrà essere anche quello della valorizzazione di tali Beni nell'ambito della missione evangelizzatrice e nell'apporto culturale della Chiesa; nonché quello di una più intensa animazione affinché la fede e le culture dei cristiani di oggi possano tradursi in attuali espressioni d'arte cristiana e in adeguate testimonianze storiche; b) parimenti credo che, indicando come area di riferimento dei Beni Culturali quella della cultura, il Santo Padre abbia voluto significare come l'impegno per tali Beni passati, presenti e futuri non sia solamente o precipuamente compito del Clero (come poteva essere inteso con la precedente collocazione «apud Congregationem pro Clericis»[6] della Pontificia Commissione per la Conservazione del Patrimonio Artistico e Storico della Chiesa), quanto piuttosto un compito di tutta la Chiesa, coinvolgente i laici direttamente. 2. Il lavoro della Pontificia Commissione per la Conservazione del Patrimonio Artistico e Storico della Chiesa, durante i quasi cinque anni trascorsi, ha avuto un progrediente incremento: stabile rapporto con le Conferenze Episcopali; documenti editi o in preparazione circa l'impegno delle Chiese riguardo ai rispettivi Beni Culturali; collaborazione con gli Organismi internazionali civili dediti ai Beni Culturali; informazioni puntuali circa lo status di tali Beni e i relativi problemi che le singole Chiese sperimentano. Nel frattempo si è verificato sensibilmente un più diffuso interessamento, riscontrabile in molte Nazioni, ai Beni culturali a causa, forse, del grande bisogno, da molti avvertito, di ritrovare la propria identità o dell'esigenza di procedere verso un riordinamento più “umano” e più fondato culturalmente da parte di quelle Nazioni, dove mancava quella libertà che è premessa essenziale per una cultura autentica. Il fatto che la Chiesa cattolica abbia istituito al proprio centro operativo, nella Santa Sede, un Organismo «preposto ai patrimoni di arte e di storia di tutta la Chiesa»[7] è stato salutato in modo assai positivo, dentro e fuori la Chiesa stessa e sembra aprire prospettive assai feconde per la cultura e non irrilevanti per lo stesso dialogo religioso. 3. I compiti della “Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa” restano immutati rispetto a quelli assegnati dalla Pastor bonus[8]: tutela del patrimonio storico e artistico di tutta la Chiesa; animazione dell'impegno a riguardo dei patrimoni d'arte e di storia di tutta la Chiesa e di tutte le Chiese particolari; promozione di attività di conservazione-restauro; custodia in adeguati musei - archivi - biblioteche di tali beni; fruizione più larga di essi da parte di quanti lo richiedono; cura per la preparazione dei responsabili. Tuttavia viene intensificato, come dicevo, l'impegno per la promozione di sempre nuovi e attuali Beni Culturali ecclesiastici, in quanto non è pensabile un impegno e un dialogo con le culture odierne, senza che tale impegno non venga accompagnato dalla premura di dare un volto a queste culture e di proseguire, con il linguaggio artistico attuale, lo sforzo per incarnare, in esso, la fede di sempre. E viene indicato 1'intrinseco legame tra “forme artistiche ed evangelizzazione”. 4. Credo che risulti evidente nel Motu proprio la benevola fiducia con cui il Santo Padre ha seguito la vita e l'attività della nostra Commissione e le attese che Egli nutre per il servizio all'evangelizzazione, alla cultura e alla umanizzazione, che tutti possiamo rendere, mediante la nostra attenzione ai Beni Culturali della Chiesa. Non a caso, nella Costituzione Pastor bonus veniva auspicato che il Popolo di Dio «magis magisque conscius fiat momenti et necessitatis» del patrimonio artistico e storico[9] e nel Motu proprio “Inde a Pontificatus Nostri initio” si ribadisce che «la Chiesa è chiamata a prestare [a tali patrimoni] la massima attenzione».[10] Tutto questo mi incoraggia a sottolineare come sia nella linea di consolidate e autentiche direttive pontificie 1'incremento di attenzione, di cura e di responsabilità delle Chiese Particolari verso i rispettivi Beni Culturali. In questa ottica, mi permetto di chiedere alle Conferenze Episcopali di voler comprendere benevolmente le varie iniziative e proposte, passate e future, della nostra Pontificia Commissione, tendenti a realizzare le indicazioni stesse del Santo Padre. Voglia accogliere Eminenza (Eccellenza) queste semplici mie considerazioni e farsi nostro benevolo interprete, comunicandole agli Ecc.mi Presuli della Sua Nazione o Chiesa Particolare; esse altro non sono che un attestato della mia sincera fraternità, dalla quale sono sollecitato e convinto che si deve procedere in un lavoro basato fondamentalmente sulla convinzione che i Beni Culturali della Chiesa hanno un grande valore per l'incremento della nuova evangelizzazione che sta tanto a cuore al Santo Padre. Mi è gradita la circostanza per ringraziarLa della collaborazione già prestata da cotesta Conferenza Episcopale alle nostre richieste, per porgerLe il mio profondo ossequio e saluto e per confermarmi dell'Eminenza (Eccellenza) Vostra Reverendissima devotissimo in G. C. Francesco Marchisano, Mons. Paolo Rabitti, 14 Presentazione del “The Malta Document” (29.1.1994) (Ai presidenti delle conferenze episcopali)[11] Roma, 1° febbraio 1994
Eccellenza Reverendissima, dal 27 al 29 gennaio 1994 si è tenuto a Malta - in occasione del XXV della costituzione del Museo della Cattedrale - un “Symposium internazionale” sul “Museo Diocesano o della Cattedrale”,[12] del quale mi faccio premura di inviarLe il Documento Conclusivo(Allegato). Si è trattato un incontro molto significativo, illustrato dalla presenza di 130 partecipanti, fra Vescovi, Responsabili di attività culturali della Chiesa e Studiosi di numerose Nazioni. L'oggetto prevalente di tale incontro è stato il ruolo del Museo diocesano ed ecclesiastico nel configurare ed illustrare la fisionomia della Chiesa locale e nel favorire l'evangelizzazione, la catechesi e la conoscenza della storia spirituale e pastorale del popolo di Dio che in essa vive. Le sarei grato, Eminenza (Eccellenza), se potesse trasmettere alla Commissione Episcopale competente, che si occupa di questi temi, all’interno di cotesta Conferenza Episcopale, il testo del Documento che Le invio. Penso, infatti, che gli auspici ivi espressi possano favorire una sempre maggiore attenzione alle iniziative volte alla costituzione e alla vitalizzazione dei musei ecclesiastici, pur nelle situazioni tanto differenti nelle diverse Chiese delle varie Nazioni e Continenti. Cresce, infatti, nei popoli il desiderio di ritrovare le proprie radici, e la Chiesa può cogliere questo “segno dei tempi”, offrendo all'attenzione visiva e riflessiva di tutti quanto essa custodisce a documentazione del proprio «messaggio di salvezza intrecciato alle culture umane»[13]. Essendo stato presente al Symposium di Malta, ho testimoniato l'impegno che osservo nelle diverse Chiese a riguardo di ciò che ci ha raccomandato il Santo Padre nel Motu Proprio “Inde a Pontificatus Nostri Initio”: «la massima attenzione della Chiesa alle forme artistiche e alle testimonianze storiche, aventi un’intrinseca forza evangelizzatrice e valenza culturale»;[14] e ho promesso che mi sarei fatto propugnatore, ancora una volta, della importanza somma dei Musei Ecclesiastici, quale fattore di rinnovata evangelizzazione. Affido questo mio e nostro voto alle sagge valutazioni dell'Eminenza (Eccellenza) Vostra, lieto solo se questa mia lettera potesse offrire alla predetta Commissione e a cotesta Conferenza Episcopale qualche fraterno contributo, in ordine alle iniziative per i Musei diocesani ed ecclesiastici. Come sempre, mi è gradita l’occasione per porgerLe i sensi più deferenti del mio ossequio e saluto, con un vivo augurio esteso a tutta la Sua attività pastorale, mentre mi confermo dell'Eminenza (Eccellenza) Vostra Reverendissima devotissimo in G. C. Francesco Marchisano, Mons. Paolo Rabitti, The Malta Document The International Symposium on “Cathedral and Diocesan Museums: Crossroads of Faith and culture”, held in Malta between the 27th and the 29th of January 1994 on the occasion of the 25th anniversary of the Cathedral Museum of Malta: l. Examined in depth the primary role which the cultural and religious heritage has and always has had in the life of the Church, in cult, in catechesis, and in the exercise of charity; emphasises the significance that religious works of art have both as the manifestation of the divine presence in the world, as well as the historical expression of the faith of the local Church; 2. In a particular way, it has stressed how Christian iconography is the radiant light of the unity of faith of the Christian message spread throughout the world; 3. On the threshold of the 3rd millennium, the Symposium has indicated how the bona culturalia ecclesiae can be used as an instrument which the Christian community must retain and use for the inculturation of faith; 4. Recommends, in the first place, the promotion of a systematic organisation of ecclesiastical museums according to the norms of modern museology. This can be achieved through various ways and means whereby the visitor can be helped to find the religious background of works of art and to perceive the historical dimension of the Church. To attain this end, full use is to be made of exhibitions, study groups and meditations, artistic, mystical and dramatic presentations, as well as a working relationship with regional and national non-ecclesiastical museums. These should be in accordance with what has been stated above. Moreover museums should dedicate particular attention to an encounter with all those involved in creative, artistic expression within the Church. 5. This Symposium highly recommends that: a) wherever it is possible, every diocese should feel the need of promoting diocesan and ecclesiastical museums which should become real centres of cultural and pastoral meditations; b) where such museums already exist, a national organisation should be formed among them; c) eventually, at a later date an international body would be established for the common good of all concerned; d) that symposia similar to this symposium be periodically held; e) each diocese should feel duty bound to prepare individuals who would be capable of running such-museums; f) that due collaboration be established with similar museums of other Christian denominations. Malta, 29th January, 1994. Documento di Malta Il Simposio internazionale sui “Musei delle Cattedrali e Diocesani: crocevia di fede e di cultura”, tenutosi a Malta dal 27 al 29 gennaio 1994 in occasione del XXV anniversario del Museo della Cattedrale di Malta: 1. Esaminato accuratamente il ruolo fondamentale che il patrimonio culturale e religioso ha e ha sempre avuto nella vita della Chiesa, nel culto, nella catechesi e nell’esercizio della carità, esalta il significato che le opere d’arte religiose possiedono tanto come manifestazione della presenza divina nel mondo, quanto come espressione storica della fede nella Chiesa locale; 2. In modo particolare ha sottolineato come l’iconografia cristiana sia espressione luminosa dell’unità della fede e del messaggio cristiano diffuso per tutto il mondo; 3. Alle soglie del Terzo Millennio il simposio ha indicato come i bona culturalia Ecclesiae possono divenire uno strumento che la comunità cristiana deve conservare e utilizzare per l’inculturazione della fede; 4. Raccomanda in primo luogo la promozione di un’organizzazione sistematica dei musei ecclesiastici in conformità alle norme della museologia moderna. Questo può essere realizzato attraverso vari modi e mezzi, per cui il visitatore può essere aiutato a scoprire il contenuto religioso delle opere d’arte e percepire la dimensione storica della Chiesa. Per ottenere questo fine il modo migliore è di organizzare delle mostre, dei gruppi di studio e di riflessione, esposizioni a tematica artistica, mistica e drammatica, come pure scambi con i musei regionali e nazionali non ecclesiastici. Queste cose saranno in conformità con quello di cui si è parlato sopra. Inoltre i musei dovrebbero prestare particolare attenzione a incontri con coloro che sono coinvolti nell’espressione creativa e artistica all’interno della Chiesa. 5. Il simposio raccomanda vivamente che: a) laddove è possibile ciascuna diocesi senta il bisogno di promuovere dei musei diocesani ed ecclesiastici, che dovrebbero diventare veri centri di riflessione culturale e pastorale; b) dove esistono già tali musei si crei un’organizzazione nazionale che li raggruppi; c) infine, si formi in un secondo tempo un’organizzazione internazionale a comune vantaggio di tutti gli aderenti; d) si tengano periodicamente dei simposi simili a questo; e) ogni diocesi senta il dovere di preparare delle persone capaci di dirigere questi musei; f) si stabilisca una opportuna collaborazione con musei analoghi di altre confessioni o denominazioni cristiane. Malta, 29 gennaio 1994. 5 Le Biblioteche Ecclesiastiche nella missione della Chiesa (Ai vescovi diocesani)[15] Roma, 19 marzo 1994
Eccellenza, la Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa si è impegnata ad attuare il desiderio del Santo Padre Giovanni Paolo II che intende «rafforzare la presenza pastorale della Chiesa»[16] nell'ambito vitale della cultura e dei beni culturali e di realizzare i Suoi orientamenti al riguardo. A tal fine, partendo dalle consegne affidatele dalla Costituzione Apostolica Pastor bonus - ora ribadite e potenziate dal Motu proprio “Inde a Pontificatus Nostri initio -, la Pontificia Commissione ha cercato di operare affinché tutto il Popolo di Dio - e primariamente i Sacerdoti attuali e futuri - «magis magisque conscius fiat»[17] dell'importanza e della necessità del ruolo dei “Beni Culturali” nell'espressione e nell'approfondimento della fede. Si è pertanto inviato un primo Documento per ridestare la sensibilità dei futuri Presbiteri su tali problemi, durante gli anni della loro formazione teologica e pastorale.[18] E sono in elaborazione tre altri Documenti che intendono approfondire rispettivamente il senso e il valore dell'arte sacra; 1' importanza della provvida cura degli archivi ecclesiastici; e la ripresa di un rinnovato impegno per la valorizzazione delle Biblioteche nel contesto degli studi e della vita delle comunità ecclesiali.[19] Vorremmo, pertanto, in questa lettera circolare attirare l'attenzione sulle Biblioteche ecclesiastiche nella missione della chiesa «Portami i libri, soprattutto le pergamene» (2 Tim 4, 13). Fu questa la raccomandazione di S. Paolo a Timoteo, mentre egli stava riducendo all'essenziale la sua vita, che sentiva ormai al tramonto e che intendeva utilizzare affinché «tutti i gentili potessero udire il messaggio» (Ibid., 4, 17). 1. La Chiesa, la cultura, i beni culturali, le biblioteche 1.1. Anche la Chiesa, istituita da Cristo per portare il messaggio di salvezza a tutte le genti e per custodirne viva la memoria, dentro le tradizioni delle società e delle culture, in seno alle quali l'assimilazione della fede germoglia, ha cura “dei libri e delle pergamene” perché è animata da un intimo interesse per la cultura di ogni popolo e nazione. Essa, infatti, in tutto l'arco della sua storia, «si è servita delle differenti culture, per diffondere e spiegare il messaggio cristiano..., studiarlo e approfondirlo».[20] In altri termini, l'annunzio del Vangelo, per il tramite della vita e del pensiero della Chiesa, comporta, di sua natura, lo svilupparsi di un processo di “inculturazione” che, in definitiva, altro non è se non l'insieme di quei fatti culturali che vengono generati dall’«incarnazione del Vangelo nelle culture autoctone e dall'introduzione di queste culture nella vita della Chiesa».[21] Da qui scaturisce anche quell'atteggiamento di estrema attenzione che la Chiesa cattolica riserva a tutte le testimonianze, in special modo quelle mediate dalla scrittura, che incarnano e tramandano i valori della sapienza dei popoli. La semplice esistenza delle Biblioteche ecclesiastiche, non poche delle quali sono di antica costituzione e di straordinario valore culturale, è un attestato decisivo di questo irrinunciabile impegno della Chiesa nei confronti di un patrimonio spirituale documentato da una tradizione libraria che essa, al tempo stesso, concepisce come bene proprio e come bene universale, al servizio della società umana. 1.2. Le Biblioteche di proprietà ecclesiastica, presso le quali sono custoditi e resi accessibili i monumenti della cultura umana e cristiana di ogni tempo, rappresentano un tesoro inesauribile di sapere, dal quale l'intera comunità ecclesiale e la stessa società civile possono attingere, nel presente, la memoria del loro passato. Ma l'interesse specifico e primario che la Chiesa ha per le cosiddette “Biblioteche ecclesiastiche” è costituito dal fatto che il “fermento del Vangelo” - di cui la Chiesa è a un tempo custode e comunicatrice - nella misura in cui si è inserito nelle diverse discipline del sapere, ha dato origine alla storia cristiana e alla cultura cristiana o cristianamente ispirata, producendo un'incredibile lievitazione del pensiero religioso, letterario, filosofico, giuridico, artistico, psico-pedagogico, ecc. Perciò le testimonianze librarie, come quelle archivistiche e artistiche, sono per la Chiesa un mezzo insostituibile per porre le generazioni, che si affacciano alla vita e alla fede cristiana, a contatto con tutto ciò che l'evento cristiano ha prodotto nella storia e nella riflessione umana, allo scopo di non privarle dell'esperienza eventualmente già compiuta dalle generazioni precedenti nell'alveo della loro rispettiva cultura. Si può, inoltre, dire che la tradizione cristiana - garantita nella sua indefettibilità per tutte le generazioni - trova nei libri scritti all'interno della Chiesa un contributo costante per la sua diffusione-trasmissione, per il suo approfondimento, per la sua comprensione, per la sua inserzione viva nelle tradizioni dei popoli. Custodire il libro e favorirne la lettura e la diffusione è dunque, per la Chiesa, un'attività assai vicina - per non dire un tutt'uno - alla sua missione evangelizzatrice. 1.3. Trae origine da questa istanza suprema - qual è la missione evangelizzatrice della Chiesa - la cura ininterrotta che la comunità cristiana ha avuto nel creare, custodire, arricchire, difendere, rendere fruibili le proprie Biblioteche. Prova ne sia il continuo richiamo dei Pontefici a ottemperare a tali compiti e la cura esemplare che alcune comunità diocesane e religiose hanno dedicato al libro. Per il medesimo motivo deve essere evitato quanto contrasta con la custodia e la tutela, la cura e l'incremento, la fruibilità e l'accessibilità delle Biblioteche stesse. Inoltre, ciò che la Chiesa si impegna a conservare nelle sue Biblioteche è in effetti, oggi più che mai, di vitale interesse per lo sviluppo della cultura. E questo non soltanto in ordine alla migliore conoscenza della tradizione religiosa ed ecclesiastica, ma sicuramente anche della storia, delle arti e delle scienze proprie della civiltà alla quale apparteniamo e della quale ancora ci nutriamo. E' per questo motivo che la Chiesa - mentre offre a tutti i popoli, nei quali essa vive, la possibilità di avvalersi delle proprie Biblioteche - dovendo provvedere ai severi obblighi di tutela e di gestione che ne conseguono, interpella obiettivamente l'operoso concorso della società civile, affinché anch'essa, nel modo che le è proprio, concorra alla salvaguardia, conservazione e valorizzazione di questo immenso patrimonio ecclesiastico di valore universale. 1.4. Naturalmente i criteri precisi e le modalità concrete di reciproco sostegno fra Chiesa e Società civile, in quest'opera di tutela e di promozione dei beni librari, dovranno essere determinati tenendo conto delle diverse situazioni politiche e del diritto vigente nei singoli Stati. La Chiesa cattolica, dal canto suo, consapevole della propria alta e diretta responsabilità al riguardo, è assai sensibile ai molteplici segni di incoraggiamento che provengono dal rinnovato interesse per l'apprezzamento della memoria storica, da parte della cultura odierna, anche quella non strettamente accademica e specialistica. La Chiesa si propone perciò di incrementare e valorizzare adeguatamente, in tale prospettiva, la dimensione pubblica e sociale delle Biblioteche di sua proprietà. Si tratta insomma di concepire la convergenza e la collaborazione con la società civile, non soltanto in vista della custodia conservativa e dell'organizzazione catalografica delle Biblioteche ecclesiastiche, ma anche in vista di una nuova politica dell'apprezzamento e della fruizione del loro patrimonio librario. Questa convergenza e collaborazione verrà anche facilitata se le Biblioteche ecclesiastiche parteciperanno, tramite le reti informatiche nazionali, alla comunicazione di informazioni bibliografiche con le altre Biblioteche ecclesiastiche e nazionali. E questo perché la memoria storica, scientifica, filosofica, religiosa e letteraria, che le Biblioteche racchiudono, possa rendersi largamente disponibile alla ricerca dei dotti e alla diffusione della cultura, a vantaggio anche delle scienze religiose che così saranno più presenti nel mondo della ricerca e della scienza. Da parte sua, la Chiesa desidera conservare pienamente la propria responsabilità diretta sulle Biblioteche ecclesiastiche, considerata l'importanza che esse hanno come strumento di evangelizzazione.
2. Il significato e il valore dell'istituzione bibliotecaria nella Chiesa: un centro di cultura universale 2.1. Pur non mancando, nel quadro del suo sviluppo storico, alcune involuzioni, oggi non più condivisibili, la Chiesa ha concorso in modo determinante al plasmarsi delle istituzioni culturali, non raramente con impulso innovativo e con risultati di lunga prospettiva. Ciò è avvenuto, in forma diretta o indiretta, anche per quanto riguarda l'evoluzione specifica della istituzione bibliotecaria. Così, ad esempio, è a tutti nota l'importanza del passaggio dal “rotolo” al “codice”, nella prospettiva di una più agevole e quindi più vasta distribuzione dei documenti scritti, necessari allo sviluppo della cultura. La peculiare concezione cristiana delle “scritture sacre”, libri venerabili, ma non esoterici, in quanto matrice di un sapere che aspira, per sua natura, a una diffusione “universale”, ha certo influito sul processo di “comunicazione” e di “diffusione” di tutte le forme alte della cultura stessa, imprimendo un impulso epocale, i cui riflessi non hanno mancato di rendersi evidenti anche sul piano delle istituzioni sociali e dei riflessi culturali ad esse omogenei. Basterà qui ricordare l'influsso esercitato dalla tradizione delle Scuole Cattedrali, degli Scriptoria e degli Studia monastici, delle Facoltà teologiche, delle Accademie ecclesiastiche, non solo sullo sviluppo dell'idea di “biblioteca”, ma anche sull'evoluzione delle istituzioni collegate alla produzione e alla diffusione del sapere. 2.2. Nell'ambito più specifico dell'idea di biblioteca, può essere utilmente ricordato il fatto che alcune evoluzioni qualitative nella concezione e nell'organizzazione interna di questa istituzione maturarono in ambiente ecclesiastico. Fu l'Ordine Cistercense, per esempio, a compiere il primo significativo passaggio da una biblioteca di conservazione quantitativa (la massa dei volumi concepita esclusivamente come bene patrimoniale) a una biblioteca di conservazione qualitativa (consistente cioè in una specifica selezione dei libri da raccogliere e da custodire). Un'ulteriore significativa svolta si produsse nell'ambito della tradizione degli Ordini Mendicanti, quando le Biblioteche furono oggetto di un'attenzione sistematicamente rivolta alla razionalizzazione dell'inventario e del deposito, in vista dello studio e della consultazione. Di fatto si dovrà attendere fino all'Umanesimo e al Rinascimento perché maturino le condizioni destinate ad assumere questi impulsi fino a trasformarli in principi organizzativi e teorici di carattere generale. E anche qui, alcune Biblioteche ecclesiastiche (Vaticana, Ambrosiana) si distingueranno fra le prime e più prestigiose Biblioteche, nell'intento di unire l'interesse per la raccolta di un vasto e prezioso patrimonio librario, organizzato con intenti culturali e scientifici di interesse generale, all'accessibilità da parte di un pubblico cosmopolita, costituito da studiosi interessati alla fruizione e alla valorizzazione del sapere contenuto nei testi e non soltanto alla preziosità degli oggetti raccolti. Nel contempo, il concetto stesso che presiede all'acquisizione e alla raccolta dei testi si fa più ampio e significativamente enciclopedico: la biblioteca ecclesiastica, accanto ai testi che sono riferiti alle tradizionali discipline teologiche, raccoglie ormai, con uguale assiduità e cura, i classici latini e greci, i testi delle discipline filosofiche e scientifiche, i documenti delle culture e delle religioni, i monumenti della storia e dell'arte dei vari popoli e delle più diverse civiltà. 2.3. E' possibile così disegnare per la biblioteca ecclesiastica, ripercorrendo le tappe della sua vicenda caratteristica qui appena accennata, una sua significativa “vocazione” a rappresentare un luogo tipico di confronto fra le diverse forme del sapere. Ciò precisamente in ragione dell'impulso universalistico – “cattolico” - che fa da sfondo alla concezione cristiana della ricerca della verità, la quale comporta l'interesse e la frequentazione di ogni area della storia e della cultura in cui l'esperienza di tale ricerca appaia praticata e documentata. Il ricupero di questa obiettiva “vocazione” storica che la biblioteca ecclesiastica ha avuto - oltre a favorire la rimozione di qualche luogo comune, che ancora alimenta il pregiudizio di chi vuol vedere l'istituzione ecclesiastica chiusa al dialogo e alla frequentazione culturale ampia e scevra da restrizioni - può certamente favorire un più intenso e motivato impegno in coloro che, nella Chiesa, sono chiamati a operare in quei preziosi laboratori di cultura quali sono le Biblioteche ecclesiastiche. Infatti, queste sono state, non rare volte, nel corso della storia della Chiesa, centrali culturali di altissimo profilo e ancora sono in grado di essere validi strumenti per la cultura, in collaborazione con altre analoghe istituzioni. 2.4. Se questa è la verità storica che qualifica l'origine, la fisionomia e l'influenza culturale e metodologica delle Biblioteche ecclesiastiche - specialmente delle grandi Biblioteche sopra ricordate - bisogna pur riconoscere che non sempre è stato voluto ed è stato possibile mantenere tutte le Biblioteche ecclesiastiche a un tale livello. Improvvide alienazioni o la confisca degli immobili dove erano custodite, eventi bellici ripetuti, le avvenute soppressioni di non pochi Ordini religiosi con la conseguente diminuzione della consistenza numerica delle rispettive Biblioteche, certe involuzioni di atteggiamenti culturali, oppure certe trascuratezze e perfino qualche disinteresse hanno reso difficile la sopravvivenza o la funzionalità di molte Biblioteche ecclesiastiche. E' sperabile che la risorgente consapevolezza circa i Beni culturali della Chiesa e delle Nazioni producano un rinnovato impulso a ridare vitalità a tali centri di cultura e a renderli collegati per un comune e rispettivo servizio dell'uomo, superando quanto può nuocere in definitiva all'universalità del sapere, contrastando l'impoverimento degli strumenti culturali.
3. La Pontificia Commissione per i Beni Culturali e le Biblioteche Ecclesiastiche 3.1. Come veniva ricordato più sopra, i Sommi Pontefici e la Santa Sede si sono adoperati ad animare l'impegno pastorale e culturale di tutta la Chiesa per la cura delle Biblioteche ecclesiastiche, create a diversi livelli e con scopi differenziati.[22] Taluni eventi bellici, che hanno reso precarie tante sedi di Biblioteche e la globale trasformazione che ha investito, negli ultimi decenni, ogni istituzione e lo stesso modo di concepire la cultura e i mezzi per assimilarla, hanno aggravato il problema della salvaguardia-fruizione di tali Biblioteche. E sembra che sia venuto il tempo in cui o si addiviene a un loro recupero e a una rinnovata animazione, oppure è da prevedere un irreparabile declino. Il Papa Giovanni Paolo II ha colto la delicatezza di questo momento stabilendo che il problema globale della tutela-utilizzazione-promozione di tutti i Beni Culturali della Chiesa, e perciò dei Beni Librari, fosse affidato non soltanto a documenti esortativi o a episodiche decisioni autoritative, ma venisse assunto come oggetto proprio e stabile di un Dicastero della Curia Romana, appositamente e autorevolmente deputato a tale ambito: la Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa. In tale veste, questa Pontificia Commissione intende, con il presente documento, occuparsi specificamente delle Biblioteche ecclesiastiche. 3.2. Facendo onore al proprio mandato - «Commissio Ecclesiis particularibus et Episcoporum coetitus adiutorium praebet et una cum iis agit» -[23] questa Pontificia Commissione, sapendo di farsi eco della esplicita voce del Sommo Pontefice, si rivolge direttamente agli Ecc.mi Ordinari delle Diocesi e ai Rev.mi Superiori Generali degli Istituti di vita consacrata e delle Società di vita apostolica, per condividere l'attenzione e la preoccupazione per la sorte di tutte le Biblioteche ecclesiastiche antiche e recenti (Episcopali, Capitolari, Parrocchiali, delle Università, degli Studentati, degli Ordini religiosi, di Istituzioni, di Associazioni e altre). E' necessario che, fra le preoccupazioni pastorali, ritorni a esserci in pienezza quella relativa agli strumenti di evangelizzazione e di cultura del popolo di Dio, quali le Biblioteche ecclesiastiche, favorendo, in tal modo, quel “dialogo con l'umanità”, che in questi strumenti trova, tanto spesso, il modo di incontrarsi vitalmente con il “fatto cristiano” e con le radici bimillenarie di una cultura, senza la quale il mondo sarebbe sicuramente più povero. Non è giustificabile relegare fra le attenzioni minori dei Pastori quella ai Beni culturali o cedere alla semplicistica e superficiale convinzione che la "cura animarum" possa prescindere da tali strumenti, ritenendoli un “lusso” e non uno strumento essenziale per l'evangelizzazione, anche nelle Chiese di recente formazione.[24]
4. Orientamenti per l'attività inerente alle Biblioteche Ecclesiastiche 4.1. E' necessario che ogni Diocesi e ogni Istituto di vita consacrata provvedano - se già non lo hanno fatto - a redigere un inventario e a individuare la diversa tipologia delle Biblioteche sotto la loro responsabilità, per giungere, possibilmente, a una conseguente pianificazione di interventi, riguardanti gli spazi necessari sia per gli utenti delle Biblioteche, sia per il materiale librario esistente, oltre che le previsioni di un regolare aumento di fondi librari e l'acquisto di attrezzature di lavoro e di sussidio per lo studio. Quando le distanze costituivano una difficoltà, era evidente che ogni biblioteca ecclesiastica tentasse di avere il massimo di completezza e di adeguatezza alle finalità per cui era sorta. Ora che le distanze sono facilmente superabili e la informatizzazione permette, con grande facilità, aiuti e scambi, è più facile pensare a una pianificazione delle Biblioteche ecclesiastiche, così da renderle più qualificate e più fruibili nel territorio. Come nei diversi settori della pastorale si tende ad avere operatori qualificati, così deve essere nel settore “Biblioteche”: è necessario che il “ministero del Bibliotecario” ritorni in pieno vigore e onore nella comunità cristiana, perché esso non è solo un prestatore d'opera, bensì un animatore della cultura e, di riflesso, dell'evangelizzazione della Chiesa, quando egli opera per l'incremento del sapere della Comunità ecclesiale cui appartiene e per le ricerche di quanti necessitano di approfondire le proprie conoscenze. Anche la stessa formazione professionale sarà, per lui, un valido aiuto in questa sua missione di comunicare cultura e di accompagnare, nei limiti delle sue possibilità, i tentativi di quanti si accostano alla conoscenza profonda del pensiero cristiano. 4.2. Certamente gli Ecc.mi Vescovi diocesani e i Rev.mi Superiori Generali sono i primi a desiderare tale rinvigorimento delle loro Biblioteche. Questa Pontificia Commissione vorrebbe indicare l'opportunità di affrettare tale ripresa di interesse e di impegno, favorendo la specializzazione di sacerdoti, religiosi e laici destinati ad assumersi il compito, per quanto possibile in modo stabile, della conduzione delle Biblioteche, così come degli Archivi e dell'animazione dei Beni artistici. Per questo motivo già da tempo operano con successo e competenza la Scuola Vaticana di Paleografia, Diplomatica e Archivistica e la Scuola Vaticana di Biblioteconomia, istituite, rispettivamente, presso l'Archivio Segreto Vaticano e la Biblioteca Apostolica Vaticana; per lo stesso scopo è stato recentemente istituito il “Corso Superiore per i Beni Culturali della Chiesa” presso la Pontificia Università Gregoriana in Roma;[25] si sta operando per incrementare le Associazioni delle Biblioteche Ecclesiastiche delle varie Nazioni, affinché anch'esse - possibilmente federandosi - possano aiutarsi reciprocamente ad affrontare i problemi che caratterizzano questo settore e a offrire una periodica riqualificazione e aggiornamento a quanti sono già addetti al servizio delle Biblioteche stesse. 4.3. Sembra che in molte Chiese diocesane possa essere venuto il tempo per organizzare una “grande unica biblioteca della Chiesa locale”, che costituisca come il luogo primario più dotato (e più fruibile da tutti) delle principali opere antiche e recenti del pensiero cristiano. Ciò parrebbe riattualizzare lo spirito delle antiche Biblioteche ecclesiastiche, a servizio della Chiesa e della Città, dove attingere le testimonianze più autentiche e documentate della tradizione e dove offrire il messaggio che promana dalla cultura cristiana. Inoltre questo maggiore potenziamento delle risorse bibliografiche, messe insieme a servizio della Chiesa locale, permetterebbe una più attenta e intelligente tutela, conservazione ed eventuale restauro dei libri antichi e di valore; tutela che diventa più difficile quando questi beni preziosi si trovano sparsi qua e là in varie piccole Biblioteche. Non ci sfuggono i molteplici problemi che tale decisione può provocare; ma pare che, ormai, i tempi reclamino dalla Chiesa questa presenza e questo fermento culturale nella “Città”. Si aggiunga il fatto che molte ricerche universitarie o specializzate si orientano progressivamente verso il bimillenario Patrimonio culturale della Chiesa. 4.4. Non vanno comunque trascurate le Biblioteche minori quelle parrocchiali o associative - che, spesso, in passato, hanno costituito un vero “doposcuola” di intere generazioni rurali, per le quali non era facile attingere a grandi opere e a grandi fonti culturali, ma che, attraverso le cosiddette “Biblioteche circolanti”, hanno potuto approfondire il pensiero cristiano e formarsi una cultura di base discretamente solida. Oggi il volto di tali Biblioteche sembra evolvere verso una fisionomia di “piccoli centri multimediali”, dove il libro si interseca con gli altri sussidi diffusori di cultura. Sembra che un “Centro diocesano” efficiente e animato da Operatori per i Beni Culturali - quali la Biblioteca, l'Archivio, le Opere d'arte - dovrebbe saper impegnarsi per la prosecuzione e la trasformazione delle Biblioteche parrocchiali e associative. A questo riguardo dovrebbe essere favorito un costante e assiduo dialogo fra i Responsabili nazionali delle Associazioni delle Biblioteche Ecclesiastiche e gli Editori librari e multimediali, così da individuare e promuovere quanto si dimostri utile e necessario alla cultura delle comunità cristiane e quanto di positivo il “mondo cattolico” possa mettere in circuito per un contributo alla cultura dei rispettivi Paesi. Sembra che un'intelligente pianificazione possa recare un positivo incremento sia alla divulgazione, sia all'approfondimento della cultura e della saggia editoria, evitando ripetizioni, colmando vuoti e rimuovendo certe anemie di valori di cui soffre tanta pubblicistica attuale. 4.5. Non può essere trascurato un fatto che investe la vita della Chiesa in alcune Nazioni: cioè la diminuzione del clero e la conseguente minore capillarità di presenza, nelle singole parrocchie o istituzioni, dei Sacerdoti i quali erano i naturali garanti anche della conservazione e dell'animazione delle Biblioteche parrocchiali o di associazione. Ne consegue spesso l'impoverimento o addirittura l'inattività di tali Biblioteche. Riteniamo che non ci si debba rassegnare alla fatalità di questo processo, ma che si debba far di tutto per custodire ogni patrimonio librario di parrocchie o istituzioni soppresse, non raramente assai prezioso, provvedendo alla sua salvaguardia o mediante l'accorpamento in Biblioteche zonali o di più vasto raggio, di quanto è incustodito o rischia di vanificarsi; oppure mediante la collocazione, in un unico centro diocesano, dei patrimoni librari, diversamente inutilizzabili, affinché, oltre che ad essere salvaguardati, possano continuare ad essere fruibili e utili. 4.6. Nel 1992, come si ricordava, questa Pontificia Commissione ha ritenuto suo compito prioritario indirizzare una lettera cordiale (che era però anche un delicato allarme su quanto in tutta la Chiesa era stato segnalato) riguardante il problema della sensibilizzazione dei futuri sacerdoti circa il ruolo dei Beni Culturali ecclesiastici nell'opera di evangelizzazione e, perciò, circa le responsabilità che li attendono al riguardo.[26] Sembra conveniente ora ripetere tale appello, rapportandolo più puntualmente: - alla valorizzazione e conoscenza pratica dell'utilizzazione della Biblioteca durante gli studi filosofici e teologici, che i seminaristi compiono; - all'importanza delle documentazioni bibliografiche e archivistiche, per formarsi una coscienza sull'identità della propria Chiesa e della Chiesa universale: realtà che il futuro prete non può permettersi di ignorare; - all'utilità di Biblioteche valide nell'ordinaria attività pastorale del presbitero, ove attingere materia per i propri studi e dove indirizzare quanti, a loro volta, chiedono di approfondire le proprie conoscenze. Di questa sensibilizzazione dei futuri presbiteri deve farsi carico il Seminario che li sta preparando. 4.7. Sembrerebbe maturo il tempo in cui le Conferenze Episcopali potessero elaborare, per i Bibliotecari ecclesiastici delle rispettive diocesi e per la loro Chiesa Particolare, un “Direttorio delle Biblioteche ecclesiastiche”, mirato a valorizzare dinanzi a tutta la comunità ecclesiale il compito “propriamente pastorale” che i bibliotecari (presbiteri, religiosi o laici che siano) svolgono per la lievitazione della cultura cristiana e per il dialogo con le culture; che orienti la complessa problematica dottrinale, giuridica e pratica che coinvolge le Biblioteche ecclesiastiche; che dia orientamenti nel rapporto con le Biblioteche civiche; che giovi a una ripresa più vigorosa della fruizione delle Biblioteche stesse. Sembra più conveniente il profilo “nazionale” di tale direttorio, piuttosto che “universale”, al fine di una maggiore aderenza alle situazioni locali. Ciò non toglie che le Conferenze Episcopali facciano opportunamente presenti i rispettivi problemi e suggerimenti a questa Pontificia Commissione, la quale porrà ogni impegno ulteriore per servire la causa delle Biblioteche ecclesiastiche. 4.8. La Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa ritiene suo dovere far presente, agli Ecc.mi Vescovi e ai Rev.mi Superiori Generali operanti in Chiese di antica costituzione e di cristianità consolidata, un problema che potrebbe essere chiamato di “biblioteconomia missionaria”. In molte Diocesi, dove la plantatio Ecclesiae è da poco avvenuta, infatti, non solo non è ancora possibile creare adeguate “Biblioteche diocesane” - come si auspicava più sopra - ma nemmeno “Biblioteche ecclesiastiche nazionali”, in quanto il reperimento di fondi patristici e di grandi collezioni teologiche riesce difficilissimo o impossibile. Potrebbe allora essere progettato dalle Chiese - che possiedono, a volte, Biblioteche ecclesiastiche non più tanto fruite o fruibili - un invio di “fondi” importanti e fondamentali per il loro contenuto (quali grandi opere filosofiche e teologiche, collane e fonti patristiche) alle Chiese in via di sviluppo? Sembrerebbe questo uno scambio culturale e pastorale, fra le Chiese, di rilevante significato e capace di ridare valore a certe Biblioteche rese infeconde dal loro uso limitato. Di tale scambio culturale potrebbero farsi promotrici le Associazioni Nazionali dei Bibliotecari Ecclesiastici, d'intesa con questa Pontificia Commissione. 4.9. Come è noto, il problema che investe la maggior parte delle Biblioteche ecclesiastiche è costituito dai costi delle acquisizioni del sempre nuovo patrimonio librario e di conduzione delle Biblioteche stesse che necessitano di adeguato e competente e quindi stabile personale. Per le Biblioteche minori - quali quelle parrocchiali e associative - sembra che si debba far ricorso al volontariato, come in altre epoche si faceva lodevolmente, attingendo alla sensibilità ben educata delle comunità cristiane, che avevano creato tali centri, tanto significativi per il loro apporto culturale. Essendo, però, tali Biblioteche strumenti di cultura per tutti e non a esclusivo uso delle comunità cristiane, sembra che esse abbiano tutti i titoli per partecipare a quei contributi che le Comunità Nazionali e Regionali o locali vanno stanziando per l'incremento delle Biblioteche del territorio. Per le grandi Biblioteche ecclesiastiche, sembra debba essere delineato - almeno nelle Chiese particolari dove ancora non è stato fatto - un nuovo o più chiaro profilo “pubblico” di esse. Avviene per le Biblioteche, come per gli altri Beni Culturali ecclesiastici (Archivi e Patrimoni d'arte), che, se essi servono esclusivamente alla comunità ecclesiale, la quale ne resta arbitra assoluta, è difficile pensare che la Comunità Nazionale debba annoverarle fra le istituzioni, cui dare il necessario sostegno. Ma se la Chiesa - pur rimanendo proprietaria e responsabile delle proprie Biblioteche - apre tale patrimonio a quanti intendono avvalersene, sembra legittimo che tale apporto di strumenti e di animazione culturale venga computato fra i Beni culturali della Nazione, a cui prestare il dovuto sostegno economico e organizzativo. Riteniamo che questi problemi siano di grande interesse e impegno per i rapporti fra Conferenze Episcopali, Governi Nazionali e Organismi internazionali.[27] 4.10. Rientra, infine, nei compiti di questa Pontificia Commissione promuovere un rapporto sempre più organico con la Comunità Ecclesiale - opportunamente espressa da Associazioni Culturali Internazionali - e gli Organismi Internazionali creati per l'animazione della cultura. Ci permettiamo di chiedere alle Conferenze Episcopali di agevolare tale compito, favorendo la costituzione di Associazioni Nazionali di Biblioteche Ecclesiastiche e la loro adesione a corrispettive Associazioni continentali e internazionali, essendo consapevoli che queste Istituzioni potrebbero talvolta chiedere delle collaborazioni impegnative, per ragioni di corresponsabilità e di tempo da dedicarvi, a cui sarà necessario offrire la dovuta disponibilità. Eccellenza, se dovessimo riassumere, in rapide affermazioni, le istanze contenute in questa nostra lettera, potremmo dire che: - il Santo Padre considera un “segno dei tempi” l'universale rifiorire dell'interesse per i Beni culturali: la Chiesa “esperta in cultura” non può non raccoglierne l'appello; - abbiamo, in questa occasione, voluto sottolineare la natura, il compito, i problemi principali delle Biblioteche ecclesiastiche non per addossare tutto il peso di tali compiti sulle spalle dei Vescovi diocesani, ma per unirci insieme nel ridare vigore a questo importantissimo settore dell'evangelizzazione e della cultura; - abbiamo evidenziato alcuni problemi, suggerendo linee di soluzioni, ben consapevoli che le situazioni delle Chiese sono differenti e non possono essere formulati degli orientamenti onnicomprensivi di tutta la problematica e di tutte le situazioni. Riteniamo questa nostra lettera come una “scintilla” che possa accendere l'interessamento e il colloquio all'interno della Sua Conferenza Episcopale; - riteniamo, ancora una volta, che il problema più urgente e radicale sia quello di ridare sensibilità alle Comunità ecclesiali - e ai loro Pastori - circa il ruolo che i Beni Culturali ecclesiastici hanno di veri e propri “beni pastorali”. Fra essi abbiamo, ora, posto in luce i patrimoni librari che, assieme agli Archivi, sono la memoria della Chiesa circa il proprio progressivo approfondimento della fede e possono essere “memoria” per l'umanità tutta, quando essa voglia scoprire che cosa significhi la cultura cristianamente ispirata: - riterremmo, perciò, utile che nei temi della Conferenza Episcopale affiorasse, in modo organico, il tema-problema delle Biblioteche ecclesiastiche, per essere poi affrontato, successivamente, a livello delle singole Diocesi. Ci sembra che - precisati i punti sui quali orientare l'impegno - non sia poi difficile provocare un vero movimento di interesse alle Biblioteche ecclesiastiche che muova dall'individuazione e dalla valorizzazione di capaci animatori in questo settore; - come sempre, saremmo lieti di ricevere un riscontro approfondito a queste nostre considerazioni, così da poter seguirne gli sviluppi e sintonizzare la nostra azione sulle situazioni reali e suggerire iniziative valide, comprovate dall'esperienza. Vorremmo, infine, far risuonare, ancora una volta, la parola del Santo Padre Giovanni Paolo II: «La fede tende per sua natura ad esprimersi in forme artistiche e in testimonianze storiche aventi un'intrinseca forza evangelizzatrice e valenza culturale, di fronte alle quali la Chiesa è chiamata a prestare la massima attenzione».[28] A tale auspicio si associa il mio più deferente e fraterno augurio e saluto, mentre mi confermo dell'Eccellenza Vostra Reverendissima devotissimo in G. C. Francesco Marchisano, Mons. Paolo Rabitti, 16 I beni culturali degli istituti religiosi (Ai superiori e alle superiore generali degli Istituti di Roma, 10 aprile 1994 Reverendissima Madre Generale, fra le sollecitudini proprie della vita ecclesiale sulle quali il Santo Padre Giovanni Paolo II pone la Sua attenzione e va richiamando l'interesse dei Responsabili delle diverse Comunità della Chiesa, Ella avrà potuto notare una particolarissima insistenza riguardo ai Beni Culturali della Chiesa, per i quali vengono reclamati il più grande impegno e la più vigile responsabilità.[30] A tali patrimoni, costituiti dalle opere d'arte figurativa, architettonica e da ogni altro patrimonio d'arte, piccolo o grande; dai documenti d'archivio; dai volumi manoscritti e stampati e - di riflesso - dai Musei, dagli Archivi e dalle Biblioteche, deve essere «prestata la massima attenzione»[31] in quanto essi sono veicoli di cultura e di evangelizzazione e divengono testimonianze eloquenti della fede della Chiesa. Dal 1988, il Papa Giovanni Paolo II ha voluto che fra gli Organismi che lo coadiuvano nel servire tutta la Chiesa ve ne fosse uno - di natura universale e “animatrice” - preposto appunto ai Beni Culturali predetti: era la Pontificia Commissione Per La Conservazione Del Patrimonio Artistico E Storico Della Chiesa, creata con la Costituzione Apostolica Pastor Bonus del 28 giugno 1988.[32] Il 25 marzo 1993, il Santo Padre ha voluto trasformare tale prima Commissione, a mezzo del Motu Proprio “Inde a Pontificatus Nostri initio”,[33] per dimostrare come i Beni Culturali della Chiesa non siano tanto un patrimonio da “conservare”, quanto piuttosto un tesoro da far conoscere e da utilizzare per la nuova evangelizzazione. In tale opera tutto il “popolo di Dio” e non solo il clero, è chiamato a prestare il suo contributo. E' per questo motivo che la nuova Commissione è stata collocata nel contesto della vasta opera che la Chiesa compie per la “Cultura”, dotandola di autonomia giuridica e organizzativa, ribadendone l'importanza per un lavoro unitario di animazione e di coordinamento nel settore dei patrimoni artistici e storici: è la nuova Pontificia Commissione Per I Beni Culturali Della Chiesa. La prima attività che ha caratterizzato la Commissione è stata quella di iniziare un cordiale rapporto con le Istituzioni ecclesiali che hanno diretta responsabilità di custodia, di valorizzazione e di educazione nei riguardi di tali Patrimoni, come le Diocesi, le Commissioni Episcopali per i Beni Culturali, i vari Organismi internazionali occupati in tale settore. Beni culturali e famiglie religiose In questo spirito, di conoscenza e di collaborazione, mi sembra doveroso e opportuno rivolgermi a tutte le “Famiglie Religiose” della Chiesa, quali grandi promotrici di cultura e di arte a servizio della fede e quali custodi di una parte importantissima di patrimoni archivistici, librari, liturgici e artistici della Chiesa. Lo faccio a mezzo di questa lettera, alla quale affido primariamente il compito di trasmettere all'intera Sua Comunità il senso del più grande rispetto e stima, a motivo di quanto essa ha fatto in passato e fa, al presente, per custodire e valorizzare tali Beni. L'iniziativa e il testo di questa Lettera circolare hanno la più cordiale adesione e approvazione della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica.[34] Ritengo indispensabile rivolgermi ad ogni Famiglia Religiosa per convocare idealmente ognuna di esse a corrispondere in modo adeguato all'appello del Santo Padre per rendersi «magis magisque» consci dell'importanza e della necessità del patrimonio artistico e storico della Chiesa[35] da conservare, da valorizzare e da continuare a costituire per il nostro tempo e per il futuro. Desidero perciò ricordare in modo esplicito le responsabilità che le Famiglie Religiose hanno nei confronti dei Beni Culturali della Chiesa. Grazie alla struttura comunitaria della vita consacrata, i Religiosi presentano una significativa e sempre nuova testimonianza dei particolari carismi dei fondatori. La vita delle comunità, in una sostanziale fedeltà al progetto originario, sa adeguarsi ai segni delle varie epoche e all'indole del popolo dove si radica, sia nei Paesi d'origine sia in terre lontane. Ne consegue che molte Famiglie Religiose fruiscono di un patrimonio spirituale che si è venuto man mano arricchendo e organizzando in un'armonica integrazione tra nova et vetera. All'interno delle Comunità si può osservare, infatti, con sempre rinnovato interesse quanto il momento presente riesca ad amalgamare le istanze più diverse: del passato e dell'attualità, della vita locale e di modelli di altre culture e sensibilità, che sono accolti in un reciproco dono strettamente congiunto alla missione evangelizzatrice, la quale, da sempre, vede i Religiosi dinamicamente impegnati in modo forte. E' vero che alcune realtà sono state recepite soltanto in modo superficiale, ma è indubbia la sensibilità diffusa negli ambienti religiosi di adattare sé stessi agli altri e di recepire i valori altrui con gli opportuni adattamenti. Di tutta questa operosità cattolica e spirituale sono testimonianze privilegiate i Beni Culturali. Essi, pertanto, vanno considerati non soltanto quali elementi d'interesse antropologico e sociale, ma soprattutto quali espressioni significative di una fede che cresce nella Chiesa e trova espressioni sempre più consone per manifestare la sua interiore vitalità. In tale prospettiva occorre “rileggere” i Beni Culturali della Chiesa: dalle maestose cattedrali ai minuscoli oggetti, dalle meravigliose opere d'arte dei grandi maestri alle minuscole espressioni delle arti povere, dalle opere letterarie più penetranti ai registri contabili, apparentemente aridi, che seguono passo passo la vita del popolo di Dio. La Comunità cristiana sa che, dalle fondazioni di nuove Famiglie Religiose, sono derivate alla Chiesa non solo nuove esperienze di spiritualità o di evangelizzazione, bensì nuovi apporti di umanesimo che hanno avuto splendide ripercussioni in campo culturale, artistico, edilizio, pedagogico. Basti pensare a quelle centrali di spiritualità, di cultura e di arte che furono e sono le Abbazie e i Monasteri. Ne sono prova anche quei conventi, più modesti nelle forme, ma presenti capillarmente nei quartieri delle città o nei borghi periferici, i quali sono divenuti spesso, oltre che scuole di vita spirituale, punti di riferimento per cultura, arte, urbanistica, socialità, civiltà. La Chiesa ancora oggi interpella le Famiglie Religiose e chiede loro di non trascurare questo aspetto del loro impegno e della loro testimonianza. Potrà forse sembrare secondario, rispetto al compito assoluto della vita evangelica e dell'opera evangelizzatrice. Crediamo invece che esso sia un corollario intrinseco a tale compito: quando una comunità religiosa vive intensamente il proprio carisma, esso si irradia anche nelle forme visibili della cultura e dell'arte le quali vengono come contagiate dalla intensità spirituale di tali testimoni. La diffusione capillare nel mondo delle Famiglie Religiose e la loro vita, che abbraccia anche molte generazioni di fedeli testimoni della vita evangelica, pongono ai religiosi stessi alcune domande ed esigono l'assunzione esplicita di alcune responsabilità. Chiese ed edifici Un intervento oculato è richiesto oggi nel complesso settore degli edifici di culto e di quelli destinati alla vita comunitaria. Vi sono molti Paesi nei quali il calo delle vocazioni esige un nuovo raggruppamento dei Religiosi e una loro diversa distribuzione che ha, come esito, la chiusura e l'abbandono di centri un tempo particolarmente importanti per la Famiglia Religiosa e per la vita ecclesiale. In altri Paesi, al contrario, l'espandersi improvviso, e fino a pochi anni imprevisto, della vita consacrata trova i Religiosi a dovere affrontare situazioni diverse. Si possono ricordare, ad esempio, la necessità di costruire, da zero, nuove chiese ed edifici per la vita comunitaria nelle regioni dove la Chiesa da poco tempo si è costituita, oppure l'urgenza di riconvertire i luoghi di culto e di restaurare le case religiose, nei Paesi dove per lunghi decenni tali spazi sono stati sottratti ai loro legittimi proprietari, come è successo nelle nazioni dell'Est Europeo. Le situazioni molto diverse tra di loro richiedono interventi appropriati. Per quanto riguarda gli spazi, che si stanno abbandonando a causa della crisi vocazionale, sarà bene che si progetti un programma di utilizzazione che tenga conto non soltanto del fattore economico (vendita al miglior prezzo possibile), ma soprattutto renda ragione del significato storico e spirituale delle singole costruzioni. Sembra pertanto urgente che non si precipitino alcune decisioni circa l'alienazione del patrimonio immobiliare, ma si tenga conto della finalità propria di ciascun edificio nello sforzo di mantenerne integra la finalità originaria, soprattutto per quanto riguarda i centri liturgici. Le vaste costruzioni che si trovano soprattutto nei paesi di antica tradizione cristiana siano sottratti a discutibili speculazioni, ma siano possibilmente rese disponibili per azioni sociali e culturali a favore della popolazione, con il cui aiuto in passato tali opere sono state edificate. Qualora si tratti di ricuperare edifici da tempo in disuso, è bene valutare il senso reale di tale operazione che va condotta con estrema attenzione, secondo una chiara gerarchia di valori che aiuti a stabilire le priorità degli interventi e l'entità dello sforzo necessario. Non si tratta di restaurare a ogni costo quanto è ridotto in sfacelo per riaffermare un certo prestigio nell'ambito di poteri estranei alla Chiesa, occorre, al contrario, saper affermare il primato della lode a Dio senza dimenticare le sofferenze del suo popolo che porta visibili cicatrici delle violenze subite anche nelle chiese e nelle case danneggiate. Saggi amministratori dei beni dello Spirito, i Religiosi sapranno trovare molteplici vie d'intervento restaurativo e costruttivo che non provochi ulteriori sofferenze nel popolo cristiano. Tanto più conveniente sarà il restauro degli edifici di culto, tanto più sarà austero il ricupero delle abitazioni. Nel costruire nuovi edifici religiosi sappiano investire tutta l'esperienza spirituale, la sensibilità sociale e il gusto estetico che si sono sviluppati nella storia della propria comunità. Le costruzioni siano improntate all'essenzialità che sa coniugare insieme semplicità e decoro, funzionalità e bellezza. Le strutture non offuschino il messaggio evangelico che le stesse costruzioni sono capaci di trasmettere quando sono edificate quali testimonianze dello spirito delle beatitudini. Le difficili condizioni economiche talora possono imporre la rinuncia a ogni genere di intervento sugli immobili da loro custoditi. Questa condizione di povertà trovi i Religiosi fiduciosi nella Provvidenza che nulla fa mancare di quanto è necessario alla vita quotidiana. Poveri, sappiano aiutare chi è in condizioni di maggiore e più sofferta povertà, dando così anche una credibile testimonianza del primato di Dio e dei valori spirituali in un mondo che facilmente si lascia travolgere da ben altri principi. Materiale museale: provocazione per ritrovare le proprie radici Gli edifici di culto e le stesse case religiose, con il passare del tempo, sono divenuti spazi dove sono state raccolte innumerevoli testimonianze della fede vissuta dalle diverse comunità: arredi e strumenti musicali per il culto, tele e sculture, minuscoli e grandi oggetti della civiltà quotidiana hanno subito alterne vicende. In molte comunità, già da tempo, si è proceduto a un'adeguata sistemazione del materiale in locali adatti. Estremamente positivo è lo sforzo di inserire tali realtà in un contesto didattico che aiuti i Religiosi stessi e i visitatori di tali allestimenti a ripercorrere la storia di una Famiglia Religiosa nelle vicende della vita quotidiana, all'interno della comunità e nell'impegno apostolico. Particolare attenzione sarà rivolta agli arredi liturgici; nel limite del possibile e secondo l'opportunità, trovino una utilizzazione periodica nelle celebrazioni e comunque si abbia di loro una somma cura nel custodirli, quale è stata la premura nell'approntarli. Tutto il materiale che rientra nella categoria museale sia raccolto e conservato con cura. Dopo un primo rilevamento, si proceda a un inventario generale e particolareggiato secondo i criteri metodologici delle odierne discipline museali, senza tralasciare nessun rilevamento importante qual è, ad esempio, un'esauriente documentazione fotografica. A seconda delle situazioni concrete, al fine soprattutto di prevenire deterioramenti irreversibili e il pericolo di manomissioni e/o di furti, è prudente talora raccogliere tutto il materiale, sparso in varie case periferiche, in un unico o più centri a livello provinciale o nazionale. In questa delicata operazione si eviti tuttavia di recare danno alle case periferiche, sottraendo cimeli particolarmente significativi per la storia locale. La conservazione del materiale museale non persegue unicamente e in modo prevalente un interesse archeologico, ma esprime piuttosto il desiderio di conoscere meglio le radici della propria storia umana e religiosa. In tale prospettiva, la cura degli oggetti d'arte artigianale e d'arte colta sensibilizza le coscienze nell'affrontare, oggi, sia le complesse condizioni sociali che le provocanti esigenze evangeliche: soltanto nella fedeltà alla propria matrice culturale e spirituale ci si può aprire a esperienze rinnovate di umanità e di fede che sempre richiedono il contributo creativo del cuore e della mente.[36] Materiale archivistico: alla scuola della storia Molto materiale, disperso nelle tante case religiose di tutto il mondo, rientra nella categoria del patrimonio archivistico. Il supporto, prevalentemente cartaceo, di tali oggetti li rende particolarmente vulnerabili e deperibili. Tanto maggiore sarà perciò l'attenzione a questo “mondo” che documenta la storia vitale e l'espansione della Chiesa, madre di innumerevoli figli che raduna nell'unità della fede. A seconda della fisionomia specifica delle singole comunità - inserite nei centri sociali e con particolari funzioni pastorali, oppure situate in un ambiente claustrale di solitudine - si differenzia, da luogo a luogo, la natura del materiale che comunque va inventariato, raccolto, ordinato, studiato e reso accessibile a quanti approfondiscono le ricerche archivistiche. Dalle cedole di professione ai libri delle matricole, dagli atti capitolari alle cronache delle singole case, dai registri contabili agli inventari patrimoniali, dai registri anagrafici alle meticolose e puntuali segnalazioni della prassi sacramentale: il materiale d'archivio offre il filo conduttore che permette di seguire nel concreto le vicende di una singola casa e di un'intera Famiglia Religiosa, attraverso il suo crescere e le sue crisi, le sue espansioni geografiche e le sue contrazioni dovute a vari fattori. Il materiale archivistico si presta pertanto a tutta una serie di analisi interdisciplinari (dalla paleografia alla statistica, dalla sociologia alle scienze della comunicazione, dalla demografia all'economia) che realizzano l'orizzonte storico sul quale oggi si pone la vita religiosa. Ed è alla scuola della storia che il Religioso riscopre le suggestioni dello Spirito, che sempre chiama all’apostolato dell'evangelizzazione e dell'adorazione silenziosa. Al di là di una diffusa impressione, l'archivio delle Comunità Religiose non è un luogo dove ci si rifugia nel passato, ma è lo spazio dove ci si apre al futuro. Affinché tale programma possa realizzarsi, occorre vagliare l'opportunità di concentrare in alcune sedi appropriate il materiale e renderlo accessibile anche a distanza, grazie ai procedimenti di riproduzione fotografica o computerizzata. Estremamente proficua è la collaborazione tra le varie istituzioni interessate, collaborazione che abbraccia un ampio ventaglio di possibilità: dallo scambio di informazioni alla redazione di una comune banca-dati.[37] Materiale librario: linfa di vita nuova Un altro settore di vivo interesse sono le raccolte del materiale librario delle Famiglie Religiose. Tale materiale è un altro specchio che riflette, in profondità, gli impegni religiosi e culturali della Chiesa. Questo settore comprende una vasta gamma “di testimoni”: dai codici medievali pergamenacei alle più recenti pubblicazioni a stampa, da vecchi appunti scolastici a raccolte di epistolari, dai volumi manoscritti di riflessioni approfondite nei vari campi della ricerca teologica e scientifica alle raccolte erudite di compilazione, da disegni e prospetti architettonici a spartiti con le musiche composte per grandi cappelle e per luoghi più semplici e popolari. Il materiale librario, pur nelle sue così diversificate articolazioni, presenta lo sforzo di mettere a frutto i talenti che Dio ha concesso ai suoi figli in un cammino di ricerca del suo volto. E' tutto un lavoro paziente e secolare che distilla la scienza umana fino a trasformarla in sapienza delle cose di Dio, in una professione di fede illustrata dalle speculazioni intellettuali e cantata dalla musica sacra. Le biblioteche non raccolgono soltanto materiale polveroso destinato all'oblio; esse nascondono tesori di esperienza cristiana vissuta e comunicata attraverso la parola scritta. Non si tratta tanto di riempire scaffali, ma di colmare il cuore attingendo alla sapienza dei padri e delle madri nella fede, linfa di vita nuova, in un itinerario di approfondimento culturale che è parte integrante del cammino d'aggiornamento individuale e comunitario per la crescita del singolo e dell'intera famiglia. Anche il materiale librario va pertanto individuato, inventariato, eventualmente restaurato e reso accessibile. Le raccolte bibliografiche degli Ordini religiosi più antichi vanno aggiornate e integrate con opere analoghe più recenti che permettano di avere il dovuto aggiornamento. Sono da favorire le raccolte centrali, come nel caso degli archivi e come per il patrimonio librario. Anche per il materiale librario è da favorire ogni forma di collaborazione tra le case della stessa famiglia e tra le diverse istituzioni ecclesiali.[38] Prospettive operative Sul piano immediatamente operativo si aprono, come già si è accennato, varie prospettive che dovrebbero essere concretizzate, in parte, dalle singole Famiglie Religiose, in parte, da enti interreligiosi: 1. Sembra importante e doveroso che le «mutuae relationes»[39] fra Vescovi e Religiosi, e quindi fra Diocesi e Famiglie Religiose, si realizzino efficacemente su questo terreno dei Beni Culturali. Ciò potrà effettuarsi: - cercando il massimo di convergenza e di sintonia con le norme e gli orientamenti delle Conferenze Episcopali Nazionali e Regionali, nonché delle singole Diocesi; - offrendo cordialmente i patrimoni d'arte, di storia e di cultura, che le Istituzioni rette dai Religiosi posseggono, a tutta la Comunità Cristiana, affinché tali Beni possano irrorare ancora la fede e la cultura del Popolo di Dio, colmando un certo distacco che è sembrato frapporsi fra 1' uomo d'oggi e la grande tradizione di pensiero e di arte che aveva collegato, in secoli passati, la fede cristiana e la cultura dei Popoli; - inserendo, nel circuito vitale dei cultori del pensiero e delle arti, quei Religiosi che avessero particolari attitudini al riguardo, così da ricostituire quei ponti ideali fra coloro che derivano dalla fede la intonazione del loro sapere, come i Religiosi, e quanti cercano la verità nel loro studio e nella loro esperienza artistica; a nessuno di noi, infatti, è consentito di chiudersi nel proprio particolare, senza aprirsi alla vita totale della Chiesa e dell'umanità. 2. Perciò ci pare importante risolvere la questione delle persone direttamente interessate ai Beni Culturali. In questo senso vanno favorite, soprattutto, quelle vocazioni artistiche e culturali che Dio suscita per il bene dei singoli Istituti e della Chiesa intera. Il vero interesse per i Beni Culturali del passato è testimoniato dalla cura con cui oggi, nella Chiesa, si promuove una rinnovata tradizione culturale che abbraccia tutti gli ambiti dei Beni Culturali storici. Occorre fare tutto il possibile affinché la fede e le culture dei cristiani e dei religiosi di oggi possano tradursi in attuali espressioni d'arte cristiana e in adeguate testimonianze storiche. 3. Vanno inoltre preparate con serietà professionale le persone che prendano in custodia i Beni Culturali del passato, non semplicemente per una inerte conservazione, quanto piuttosto per una cosciente e doverosa valorizzazione del patrimonio. Tali esperti nei vari settori dei Beni Culturali potranno poi intervenire in modo positivo nella formazione e nell’istruzione dei giovani Religiosi affinché maturi in essi una viva responsabilità per tutte le espressioni culturali della fede cristiana. 4. Come avemmo modo di scrivere, due anni or sono, alle Superiore e ai Superiori aventi Case Generalizie in Roma, è stata creata, presso l'Università Gregoriana in Roma, una Scuola Superiore per Operatori nei Beni Culturali della Chiesa, con l'intento di porre a disposizione dei Sacerdoti, Religiosi e Laici interessati, un Organismo che potesse prepararli al delicato e specifico settore della conservazione e dell’animazione dei Beni Culturali. Tale Scuola è ormai al terzo anno; e sembra possibile ipotizzare non lontana la sua trasformazione in vera e propria Facoltà o Dipartimento per i Beni Culturali[40]. Ed è pensabile che, a seguito e sull'esperienza di questa prima, possano poi aprirsi altre scuole consimili in altre parti della Chiesa.[41] Ma vorremmo chiedere ai Religiosi di non trascurare questa occasione che può consentire di inviare a Roma i loro Confratelli che si pensa di incaricare per il settore dell'Arte Sacra, o degli Archivi o Biblioteche o dell'insegnamento relativo a tali discipline o all'animazione del patrimonio culturale del rispettivo Ordine.[42] 5. Nelle programmazioni economiche degli Istituti religiosi non si può ignorare il problema dei Beni Culturali: la loro valorizzazione sia sul piano della conservazione che della fruizione costituisce, tra l'altro, un sicuro investimento finanziario. Ma la cura del patrimonio trascende i confini dell'economia e si fa partecipazione alle vicende delle opere e dei loro artefici in una comune e rinnovata esperienza di fede. 6. In tale linea si pongono tutti gli interventi necessari per dare uno spazio ai Beni Culturali: il coordinamento e le intese all'interno della Chiesa con le altre Istituzioni diocesane o zonali, come pure gli eventuali accordi con le competenti amministrazioni civili; la programmazione comune fra i Religiosi e con le Chiese locali, a livello di ricerca, tutela, conservazione e fruizione del patrimonio del passato c di produzione per le opere attuali. In ogni caso, la collaborazione va intesa come impegno attivo e non come mero regolamento di confine di competenza, per così dire, gelosa di ognuna delle “parti interessate”.[43] 7. In particolare: - ricordiamo l'urgenza di un'aggiornata inventariazione, anche fotografica, di quanto è posseduto dalle singole case religiose; - sia redatta la documentazione necessaria alla comprensione del materiale (origine, provenienza, uso, contesto socio-ecclesiale); - ogni Istituto Religioso approfondisca e certifichi, mediante appropriati strumenti di ricerca, il proprio cammino storico nel contesto della più ampia storia della Chiesa e della società, con particolare attenzione all'opera evangelizzatrice e alla presenza orante che segna il primato di Dio nella vita della Chiesa; - ogni Famiglia Religiosa abbia uno o più centri di documentazione del proprio patrimonio artistico e storico, in modo tale da poterne fruire maggiormente e da compierne una costante promozione.
Conclusione A conclusione di questa fraterna lettera, osiamo chiedere a Loro, Reverendissime Madri e Reverendissimi Padri Generali - come peraltro abbiamo chiesto e ottenuto dagli Em.mi (Ecc.mi) Presidenti delle Conferenze Episcopali - che vogliano risponderci, aiutando questa Pontificia Commissione, da cui il Santo Padre tanto si attende, a conoscere quello che si fa, le difficoltà che vengono sperimentate e quanto viene auspicato nella rispettiva Famiglia Religiosa, intorno ai temi che siamo venuti esponendo; e, soprattutto, che vogliano farci presenti i Loro consigli, desideri, osservazioni, affinché si possa, sempre più e sempre meglio, essere efficaci e concreti nel nostro impegno. Come abbiamo già fatto per le risposte dei predetti Presidenti, potremmo poi redigere - in recensione unitaria - tutte le risposte che ci perverranno, al fine di comunicare, di rimando, quanto di più significativo emergerà.[44] Vorremmo sperare che questa reciproca comunicazione, fra Commissione Pontificia e Famiglie Religiose, segnasse l'occasione per l'approfondimento o il ripristino di un costante e fiducioso dialogo, il quale non potrà non influire su un ritorno di cultura e di arte cristianamente ispirate, per le quali tutti sembrano richiedere un rinnovato impegno.[45] Nella speranza che queste nostre considerazioni e questo “appello” possano essere fatti oggetto di riflessione da tutte le Loro Comunità, che il nostro pensiero raggiunge in spirito di comunione, ci sembra utile far risuonare nuovamente le parole del Santo Padre contenute precisamente nel Motuo Proprio con il quale Egli ha istituito questa Pontificia Commissione per i Beni Culturali: «La fede tende per sua natura ad esprimersi in forme artistiche e in testimonianze storiche aventi un'intrinseca forza evangelizzatrice e valenza culturale, di fronte alle quali la Chiesa è chiamata a prestare la massima attenzione».[46] Con i sensi deferenti del mio ossequio cordiale porgo un vivo saluto e ringraziamento, mentre mi professo devotissimo in G. C. Francesco Marchisano, Mons. Paolo Rabitti, 17 I beni culturali ecclesiastici delle città del Patrimonio Mondiale (Ai vescovi delle città del Patrimonio Mondiale)[47] Roma, 30 aprile 1994 Eccellenza Reverendissima, mi consenta di rivolgermi all'Eccellenza Vostra Reverendissima nella Sua qualità di Vescovo di una Città la quale - a seguito della “Convenzione relativa alla protezione del Patrimonio mondiale, culturale e naturale” adottata dalla Conferenza Generale dell'UNESCO, il 1 gennaio 1972[48] - è stata annoverata fra le “Città del Patrimonio Mondiale” e ora fa parte della nuova “Organizzazione delle Città del Patrimonio Mondiale”: organizzazione non governativa, sorta il giorno 8 settembre 1993, che collabora con l'UNESCO.[49] Tale Organizzazione si propone di stimolare e di collaborare alla salvaguardia del patrimonio delle predette Città; di favorire un costante scambio di informazioni fra di esse; e di promuovere una convergenza fra dette Città e gli organismi che si curano del patrimonio artistico e storico. All'Assemblea Costituente di tale organizzazione è stata presente attivamente, mediante propri Delegati, anche la Santa Sede la quale parteciperà come “osservatore permanente” all’Organizzazione stessa. Questa partecipazione della Santa Sede assumerà il carattere di “presenza dei valori religiosi e morali” e di “collaborazione tramite i Beni culturali ecclesiastici”, nel contesto degli obiettivi e delle attività dell'Organizzazione. Cioè la Santa Sede ha chiesto di partecipare all'Organizzazione non tanto come avente una propria Città del patrimonio mondiale (la Città del Vaticano), quanto invece come organismo rappresentativo della Chiesa Cattolica, la quale è presente vitalmente con i propri Beni artistici e con i propri valori spirituali, in misura maggiore o minore, in moltissime città del patrimonio mondiale. Questo, al fine di sintonizzare le Comunità cattoliche alle iniziative delle rispettive Città e con l'intenzione di stimolare lo specifico apporto culturale e spirituale delle singole Chiese all'interno delle Città. Nei dialoghi intercorsi fra la Delegazione della Santa Sede e i Responsabili dell'organizzazione e dell'UNESCO stessa è stato più e più volte ricordato questo ruolo della Chiesa, sia nella sua espressione universale, rappresentata dalla Santa Sede, sia nella sua espressione locale, rappresentata dalle diverse Diocesi cui appartengono le Città del Patrimonio mondiale. E si chiede che la Chiesa Cattolica non sia assente da questo progetto che tenderebbe ad animare la tradizione storica delle predette Città, a ridare splendore ai patrimoni d'arte in esse presenti; a umanizzare maggiormente i rapporti fra i cittadini, per uscire da quell'appiattimento umano e culturale al quale sembrano condannate le grandi città; a far conoscere alle nuove generazioni “l'anima” della loro Città, da cui sono derivati i monumenti, le tradizioni e il volto stesso delle Città del patrimonio mondiale. Credo, Eccellenza, che basterebbero tali mete per mobilitare l'interesse e l'adesione delle nostre rispettive Chiese Diocesane a non trascurare questa occasione di dialogo, di compartecipazione e di impegno ecclesiale nei confronti dell'Organizzazione delle Città del Patrimonio. E a tali prospettive molto alte mi permetto attirare la Sua attenzione. Ma vi sono iniziative anche più immediatamente operative alle quali vorrei, parimenti, interessare l'Eccellenza Vostra: - Si è espresso il desiderio, da parte di Membri della predetta Organizzazione, che nelle Chiese Cattedrali delle Città del Patrimonio, le quali frequentemente sono fra i principali monumenti della Città, vi sia - nei giorni festivi - una liturgia altamente espressiva che consenta ai numerosi visitatori occasionali non solo di incontrarsi con il monumento, bensì con un atto religioso e con una evangelizzazione di pari efficacia. - Si desidererebbe che nei principali luoghi di tali Città, dove sono i patrimoni artistici e storici della Chiesa, si potesse contare sulla presenza di competenti guide affinché le visite a tali Monumenti avessero tutto il significato che meritano. Credo che, in tal modo, le visite potrebbero divenire una vera opera di evangelizzazione o almeno l'occasione di un incontro con le realtà della fede. - Nel contempo sarebbe assai auspicabile che la Chiesa delle Città del Patrimonio potesse affiancare, con peculiari volumi illustrativi del proprio patrimonio d'arte e di storia, la documentazione che dette Città si propongono di approntare per far conoscere la propria storia e la propria arte. - Penso, inoltre, che l'Organizzazione delle Città del Patrimonio favorirà effettivamente scambi di conoscenza e di documentazione fra le Città stesse, interpellando la Chiesa al riguardo. Sarebbe assai utile che la Diocesi potesse affidare a persone qualificate e competenti sugli specifici aspetti di storia e di arte cristiana il compito di tenere rapporti con coloro che, nella Città, sono referenti dell'Organizzazione predetta. - Alla luce di quanto ho detto, penso che sia altamente positivo un incontro dell'Eccellenza Vostra con il Sindaco della Sua Città, che si proponga di studiare quanto è possibile fare insieme o in sintonia per realizzare gli obiettivi di accomunare Chiesa e Città, nell'impegno di valorizzazione del rispettivo patrimonio d'arte e di storia. - Se l'Eccellenza Vostra ritenesse - a seguito di queste nostre informazioni e considerazioni - di aver proposte, suggerimenti, rilievi in merito all'opera della nuova Organizzazione delle Città del Patrimonio Mondiale, in generale, o relativamente alla Sua Città, mi dichiaro ben volentieri disponibile a riceverli, per poi farne parola ai Responsabili, che certamente apprezzeranno l'interessamento della Chiesa per le rispettive Città del Patrimonio Mondiale. Come vede, Eccellenza, alla base di questa mia lettera c'è un pensiero dominante: mentre sorgono iniziative di valorizzazione della cultura e dei Beni Culturali, per un incremento di più intensa educazione e di più vitale convivenza nella “città”, con implicita ed esplicita interpellanza alla Chiesa a partecipare e a “mettere a disposizione” i suoi valori, mi sembra doveroso per noi rispondere all'appello e cogliere questo “segno dei tempi". Sarò lieto se queste mie preliminari considerazioni potranno aprire un dialogo al riguardo, fra di noi, e offrirLe l'occasione di una conoscenza dell'Organizzazione, della quale mi permetto di accludere copia: 1) del relativo statuto, nel testo come fu presentato all'Assemblea costituente che ne ha modificato gli artt. 3 e 10[50] (Allegato I); 2) della “Carta di Fes”[51] (Allegato II); 3) di uno schema degli obiettivi dell'OVPM[52] (Allegato III); 4) dell'indirizzo dei relativi Responsabili (Allegato IV); 5) dell'elenco delle Città del Patrimonio Mondiale[53] (Allegato V). Mentre, dunque, attendo con piacere un Suo riscontro su queste riflessioni, mi è assai gradita l'occasione per porgerLe i sensi del mio più vivo ossequio e saluto, mentre mi confermo dell'Eccellenza Vostra Reverendissima devotissimo in G. C. Francesco Marchisano, Mons. Paolo Rabitti, 18 L’inventariazione dei beni culturali ecclesiastici (Ai presidenti delle conferenze episcopali)[54] Roma, 2 maggio 1994 Eminenza (Eccellenza) Reverendissima, in data 15 giugno 1991 - in previsione dell'apertura delle frontiere comunitarie europee - mi permettevo di inviare una lettera circolare agli Em.mi (Ecc.mi) Presidenti delle Conferenze Episcopali d'Europa, allo scopo di adeguare la nostra comune azione ecclesiale a quell'avvenimento, accompagnandolo con disponibilità e vigilanza.[55] In tale lettera sottolineavo l'improrogabile necessità di addivenire a una aggiornata, completa e documentata Inventariazione anche fotografica di tutti e singoli i patrimoni artistici e storici in possesso delle singole Diocesi. A seguito di tale lettera, questa Pontificia Commissione ha avuto numerose risposte da Vescovi, da Organismi internazionali e governativi nonché da Organizzazioni preposte alla tutela dei Beni Culturali in Europa. Non solo, ma conosciuto il deciso impegno che, da parte della Santa Sede e di varie Chiese Particolari, si pone per la salvaguardia e per la valorizzazione dei nostri “patrimoni ecclesiastici”, alcuni dei predetti Organismi, (fra i quali mi limito a ricordare l'UNESCO, il Consiglio d’Eeuropa, l’Interpol), mi hanno fatto giungere segnali o esplicite richieste affinché tutte le Chiese Particolari nelle singole Nazioni Europee accompagnino lo sforzo crescente che anch'essi stanno compiendo a beneficio della tutela di tutto il patrimonio architettonico, artistico, naturale, storico e archeologico, sia per ovviare alle situazioni di degrado e ai frequentissimi reati di illecite asportazioni, sia per rimettere in valore e in fruizione quanto di bello e di grande l'Europa possiede, per un recupero di educazione a un vero umanesimo delle attuali generazioni. Questa Pontificia Commissione - in piena sintonia con le direttive del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II - ha garantito il suo impegno affinché la Chiesa faccia la sua parte in questo momento che è, ad un tempo, di risveglio di interesse per i Beni Culturali e di pericolo per la loro inviolabilità, a causa della maggiore facilità della loro circolazione oltre le frontiere nazionali.[56] Per questo mi consenta Eminenza (Eccellenza) di ritornare a sottoporre all'attenzione Sua e della Sua Conferenza Episcopale il problema della salvaguardia del patrimonio artistico e storico della Chiesa di cotesta Nazione e della indilazionabile opera di Inventariazione di tali Beni, al fine di disporre di adeguata documentazione, per scoraggiarne ogni indebita appropriazione e per facilitarne il recupero, in caso di sparizione. E' necessario che la Chiesa, in ogni Nazione, compia questo sforzo di inventariazione dei propri Beni Culturali, avvalendosi delle tecniche informatiche e fotografiche che rendono più facile tale compito e più completi i dati raccolti, oltre che più snello il processo di ricognizione dei dati stessi. Perciò bisogna far di tutto affinché le singole Diocesi e - in esse - le singole istituzioni ecclesiastiche, proprie della Diocesi o delle Comunità religiose, siano autorevolmente sollecitate a compiere, in tempi brevi - secondo un metodo e secondo criteri stabiliti anche dalle Autorità Civili su base nazionale per una schedatura omogenea - l'inventariazione aggiornata e completa di ogni rispettivo patrimonio artistico e storico, in proprio possesso o uso, tale da costituire una rilevazione quanto mai documentata relativa alle costruzioni sacre e opere d'arte in esse contenute, alle suppellettili liturgiche, ai documenti d'archivio, ai patrimoni librari delle biblioteche ecclesiastiche, e a quant'altro rientrasse nella categoria dei “Beni Culturali della Chiesa”. So che, da qualche parte, sta insorgendo l'uso di contrassegnare i rispettivi Beni Culturali con una “punzonatura” tipica, tale da permettere l'inequivocabile riconoscimento di tali Beni in ogni occasione. Penso che sarebbe una buona iniziativa se ogni Conferenza Episcopale potesse provvedere in modo analogo per i Beni di rispettiva competenza. Quando fosse ultimata tale opera di inventariazione, sarebbe cosa provvidenziale che si potessero redigere tre copie autentiche di ogni inventario locale: una da tenere presso 1'Ente possessore; una presso la Curia o Commissione diocesana preposta ai Beni Culturali; una presso la Conferenza Episcopale nazionale. In tal modo gli Organismi civili competenti, in caso di azioni di investigazione o di recupero di Beni asportati, avrebbero possibilità di immediata azione o di immediato riscontro, potendo accedere alle documentazioni necessarie. Nei rapporti frequenti che questa Pontificia Commissione ha con gli Organismi Nazionali o Internazionali che presiedono alla tutela dei Beni Culturali, ho avuto occasione di informare circa l'abituale e secolare cura che la Chiesa ha avuto dei propri patrimoni artistici e storici. Per alcuni costituisce una sorpresa il sapere come, già a seguito del Concilio di Trento, il Vescovo diocesano era tenuto a compiere, specialmente in occasione della visita pastorale, una vera e propria inventariazione aggiornata di tutto quanto aveva un valore artistico, liturgico e storico nelle singole comunità visitate.[57] E, tuttavia, mi sembra che sia giunto il momento di aggiornare questo sforzo secolare che la Chiesa ha compiuto, dando un carattere più dinamico agli inventari della Chiesa, applicando i criteri della moderna informatizzazione e accompagnando lo sforzo delle Nazioni per conoscere, tutelare e documentare il proprio patrimonio artistico e storico. Mentre mi faccio dovere di puntualizzare questi orientamenti, so bene che talune Conferenze Episcopali hanno già provveduto a compiere tutto quanto io sto auspicando e anzi possono già valutare i frutti positivi di questa loro collaudata esperienza. Io stesso, invitato da alcune Conferenze Episcopali Europee a compiere un viaggio nelle rispettive Nazioni, ho potuto costatare quanto già si è fatto, in modo spesso lodevolissimo. Mi sembra che, irradiando l'invito a tutte le Conferenze Episcopali d'Europa a procedere decisamente verso tale inventariazione, questa Pontificia Commissione possa contribuire a una salvaguardia più oculata dei Beni Culturali della Chiesa e ad accompagnare gli sforzi che gli organismi Nazionali e Internazionali stanno compiendo per porre ostacoli al pauroso incremento dei furti, che riguardano soprattutto il patrimonio delle Chiese, e per riconsegnare ai legittimi proprietari quanto viene recuperato nelle varie operazioni di individuazione del materiale illecitamente asportato. Mi consenta, dunque, Eminenza (Eccellenza) di far appello alla sensibilità e responsabilità della Sua Conferenza Episcopale nel raccomandare - se già non fosse stata compiuta - la sopraddetta inventariazione descrittiva e fotografica, così da far possedere, in immagini e in schede cartacee o su computer, la documentazione di tutto il patrimonio predetto posseduto dalla Chiesa nella Sua Nazione, a titolo di certificazione dei Beni Culturali propri della Chiesa e a titolo di sussidio per la collaborazione con gli Organismi civili posti a tutela del patrimonio stesso.[58] Sarò veramente riconoscente all'Eminenza Vostra se vorrà informare questa Pontificia Commissione di quanto già è stato fatto in cotesta Conferenza Episcopale e di quanto verrà proposto di fare al riguardo e di quanto si andrà gradualmente realizzando. In tal modo potremo avere una conoscenza esauriente circa ciò che, in Europa, la Chiesa sta facendo per ottemperare al proprio dovere in materia di Beni Culturali e potremo, di conseguenza, informare anche gli Organismi Internazionali predetti che non raramente ci domandano quanto la Chiesa compie effettivamente in questo campo. La ringrazio per l'attenzione riservata a questa mia fraterna lettera e mi è assai gradita l'occasione per porgerLe il mio più vivo ossequio e saluto, mentre mi confermo dell'Eminenza (Eccellenza) Vostra Reverendissima devotissimo in G.C. Francesco Marchisano, Mons. Paolo Rabitti, 19 Presentazione della “Carta di Villa Vigoni” (Ai presidenti delle conferenze episcopali)[59] Roma, 10 maggio 1994 Eminenza (Eccellenza) Reverendissima, accludo alla presente lettera una copia di un documento bilingue, tedesco e italiano, la “Charta der Villa Vigoni - Carta di Villa Vigoni”, sulla tutela dei Beni Culturali della Chiesa. La “Carta” è il documento finale, redatto in occasione di un colloquio, tenutosi a Loveno di Menaggio (Como) dal 27 febbraio al 1° marzo dell'anno in corso. Tale colloquio è stato promosso dalla Conferenza Episcopale Tedesca e da questa Pontificia Commissione ed ha visto coinvolti esperti nel settore della tutela del Patrimonio storico e artistico di nazionalità tedesca e di nazionalità italiana. La “Carta” espone, in dodici punti, i princìpi generali che presiedono alla conservazione e valorizzazione dei Beni culturali della Chiesa, rivolgendosi particolarmente alle Diocesi e, per estensione, alle diverse Comunità nell'ambito della Chiesa e sollecitando anche una auspicabile convergenza fra la Chiesa e la Comunità Civile. Nell'inviare il documento agli Eminentissimi (Eccellentissimi) Presidenti delle Conferenze Episcopali, intenderei innanzitutto mostrare un esempio di collaborazione fra due realtà nazionali in un settore di comune interesse, mediante un utile scambio di esperienze e l'allacciamento di rapporti fra enti civili ed ecclesiali preposti al Beni Culturali. Vorrei poi, in secondo luogo, suscitare il lodevole desiderio di altre Nazioni e di altre Conferenze Episcopali, di organizzare, laddove si dimostrassero utili, analoghe iniziative. Mentre mi permetto, Eminenza (Eccellenza), di sottoporre alla Sua visione il documento, sarei a chiederLe cortesemente di volerlo trasmettere all'Ufficio di codesta Conferenza Episcopale preposto ai Beni Culturali Ecclesiastici. Grato per l'attenzione che Ella vorrà riservare a questo mio scritto, mi pregio porgerLe distinti e cordiali ossequi e saluti, mentre mi professo dell'Eminenza (Eccellenza) Vostra Reverendissima devotissimo in G. C. Francesco Marchisano, Paolo Rabitti, Carta di Villa Vigoni Sulla tutela dei beni culturali della Chiesa Nel giorni 27-28 febbraio e 1° marzo 1994 si è svolto a Villa Vigoni (Lago di Como) un convegno promosso dal Segretariato della Conferenza Episcopale Tedesca e dalla Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa sul tema: “La tutela dei Beni Culturali come compito dello Stato e della Chiesa” (Denkmalfplege als Aufgabe von Staat und Kirche). Gli esperti italiani e tedeschi partecipanti all'incontro hanno approvato la seguente “Carta” denominata “di Villa Vigoni”. 1. I beni culturali della Chiesa costituiscono una delle più elevate espressioni della tradizione cristiana vissuta da innumerevoli generazioni di credenti e rappresentano una parte essenziale dell'eredità culturale dell'umanità. Essi, infatti, sono insieme manifestazione di Dio all'uomo ed elevazione dell'uomo verso Dio e costituiscono la testimonianza dell'identità e della tradizione storica dei popoli. 2. La comunità cristiana e la comunità civile devono perciò sentire la grave responsabilità di conoscere, tutelare, valorizzare e trasmettere alle generazioni future tale preziosa eredità loro temporaneamente affidata. 3. Lo Stato e la Chiesa, nell'ambito delle rispettive competenze, collaborano per la tutela dei beni culturali religiosi. Un notevole contributo a tal fine può venire anche dall'intervento dei privati. 4. La Chiesa cattolica in particolare deve considerare i beni culturali religiosi come risorsa primaria della sua attività pastorale per la nuova evangelizzazione del mondo contemporaneo. 5. L'azione della Chiesa per la tutela e la valorizzazione dei beni culturali religiosi mobili e immobili è particolarmente urgente nell'attuale momento storico, sia per contrastare i processi di secolarizzazione, di dispersione e di profanazione che li minacciano, sia per rispondere alle riemergenti richieste di recupero della sacralità, dell'identità e della continuità dell'eredità storica dei popoli. 6. Alla luce delle suddette considerazioni, ogni diocesi deve provvedere in primo luogo a redigere, con metodologie scientifiche avanzate e unificate, l'inventario e il catalogo dei beni culturali di propria pertinenza. Il catalogo offre, infatti, il supporto scientifico indispensabile per ogni efficace azione di tutela e di valorizzazione. 7. La continuità dell'uso secondo la destinazione originaria è garanzia primaria anche per la conservazione dei beni culturali religiosi. Una eventuale inevitabile mutazione d'uso deve essere sempre compatibile con la fisionomia religiosa del bene. 8. La manutenzione costante del bene culturale deve essere considerata il primo impegno concreto di ogni comunità responsabile ai fini della tutela. 9. I restauri ritenuti necessari devono assolutamente rispettare la sostanza culturale del bene anche nella sua specificità religiosa, e devono essere affidati a personale specializzato e di provata esperienza. Ogni restauro dovrà essere realizzato secondo un accurato studio e progetto e accompagnato da una adeguata documentazione delle diverse fasi d'intervento. 10. L'informazione e la formazione dei responsabili e degli operatori scientifici e tecnici dei beni culturali religiosi, sia della Chiesa, sia dello Stato, devono essere considerate un compito indilazionabile delle rispettive Amministrazioni. In questo quadro è particolarmente importante la formazione dei pastori d'anime. 11. La tutela dei beni culturali della Chiesa deve essere particolarmente vigile anche nel riguardi delle diverse forme d'inquinamento e di manipolazione ambientale. Tale tutela deve estendersi anche al complessi architettonici e ai loro spazi circostanti, ricorrendo ad idonei strumenti giuridici. 12. Ogni diocesi deve dotarsi di un responsabile, debitamente preparato, dei beni culturali e di altro personale esperto, nonché di organismi di tutela efficienti e dotati di proporzionate risorse finanziarie. Loveno di Menaggio, 1° marzo 1994 Charta der Villa Vigoni Zum Schutz der kirchlichen Kulturgüter Vom 27. bis 28. Februar und am 1. März 1994 fand in der Villa Vigoni am Comer See eine Zusammenkunft statt, die vom Sekretariat der Deutschen Bischofskonferenz und der Päpstlichen Kommission für die Kulturgüter der Kirche angeregt wurde. Sie trug den Titel „Denkmalpflege als Aufgabe von Staat und Kirche“. Die an dieser Zusammenkunft beteiligten deutschen und italienischen Fachleute haben die folgende Empfehlung als „Charta der Villa Vigoni“ verabschiedet. 1. Die Kulturgüter sind der stärkste Ausdruck der christlichen Tradition, die von unzähligen Generationen von Gläubigen gelebt worden ist. Als solche stellen sie einen wesentlichen Teil des kulturellen Erbes der Menschheit dar. In gleicher Weise sind sie Manifestationen der Zuwendung Gottes zum Menschen wie des menschlichen Strebens zu Gott. Sie sind Zeugnisse der Identität und der Tradition der Völker. 2. Kirche, Gesellschaft und Staat müssen sich ihrer großen Verantwortung für dieses kostbare Erbe bewußt sein, das den heute Verantwortlichen nur für eine kurze Zeit anvertraut wird. Sie haben das historische Erbe zu erforschen und zu schützen, seine Bedeutung zur Geltung zu bringen und es den künftigen Generationen weiterzugeben. 3. Staat und Kirche sollen daher im Bereich ihrer jeweiligen Kompetenzen bei Schutz und Pflege der kirchlichen Kulturgüter zusammenarbeiten. Hierzu können auch Private einen wichtigen Beitrag leisten. 4. Insbesondere muß die Katholische Kirche ihre Kulturgüter als wesentliche Quelle und wichtiges Instrument ihrer pastoralen Tätigkeit zur Reevangelisierung der heutigen Welt betrachten. 5. Die Bemühungen der Kirche für Schutz und Erhaltung ihrer beweglichen und unbeweglichen Kulturgüter ist gerade in unserer Zelt besonders dringlich, um den aktuellen Säkularisationsprozessen ebenso entgegenzuwirken wie drohenden Verlusten und Profanierungen. Damit kann die Kirche auf wiedererwachende Fragen nach dem Heiligen, nach Identität und Kontinuität des geschichtlichen Erbes der Völker antworten. 6. Im Licht dieser Überlegungen müssen alle Diözesen in erster Linie dafür sorgen, daß nach einem einheitlichen, modernsten Anforderungen erfüllenden System Verzeichnisse und Inventare der in ihrem Eigentum befindlichen Kulturgüter erstellt werden. Das Bestandsverzeichnis der Kulturgüter bildet die unverzichtbare wissenschaftliche Grundlage für jede wirksame Tätigkeit auf dem Gebiet von Denkmalschutz und Denkmalpflege. 7. Kontinuität der Nutzung entsprechend der ursprünglichen Zweckbestimmung ist die beste Garantie auch für die Pflege der Kulturgüter. Eine bisweilen unvermeidbare Nutzungsänderung muß immer mit dem religiösen Charakter des Kulturgutes vereinbar sein. 8. Die laufende Instandhaltung der Kulturgüter muß als die wichtigste konkrete Pflicht jeder Gemeinschaft betrachtet werden, die für den Schutz verantwortlich ist. 9. Notwendige Instandsetzungsmaßnahmen müssen unbedingt die kulturelle Substanz der Kulturgüter, auch in ihrem religiösen Gehalt, berücksichtigen. Sie dürfen nur Fachleuten anvertraut werden, die über anerkannte Erfahrungen verfügen. Jede Restaurierung muß durch Studien und ein denkmalpflegerisches Konzept gründlich vorbereitet und in allen ihren Schritten von einer angemessenen Dokumentation begleitet werden. 10. Unterrichtung und Ausbildung der für die kirchlichen Kulturgüter in Staat und Kirche Verantwortlichen sowie der wissenschaftlichen und technischen Mitarbeiter müssen als eine ureigene Aufgabe aller zuständigen Verwaltungen betrachtet werden. Hier kommt der Ausbildung der Seelsorger besondere Bedeutung zu. 11. Beim Schutz der kirchlichen Kulturgüter müssen besonders auch die verschiedenen Erscheinungen von Umweltverschmutzung und Umweltzerstörung im Auge behalten werden. Dies muß sich auch das Ambiente, auf die gebaute Umgebung und die Freiräume beziehen. Dabei sind die gesetzlichen Möglichkeiten auszuschöpfen. 12. Jede Diözese soll einen eigenen Konservator, der in geeigneter Weise vorbereitet ist, und weitere Fachleute anstellen. Sie sollte eine Einrichtung für den Kulturgüterschutz schaffen, die mit angemessenen finanziellen Mitteln ausgestattet werden müßte. Loveno di Menaggio, 1. März 1994 20 Relazione sul questionario inviato alle università cattoliche (Ai rettori delle università cattoliche)[60] Roma, 10 settembre 1994 Illustrissimo Signor Rettore Magnifico, mi riferisco alla mia lettera che inviai nel gennaio del 1992 (a seguito del contatto che questa Pontificia Commissione ebbe con la F.I.U.C. [I.F.C.U.], come allora mi premuravo di spiegare) e che si proponeva - mediante appositi quesiti contenuti nella lettera stessa - di individuare le realizzazioni in atto, riguardanti i Beni culturali (arti varie, biblioteche, archivi, ecc.), nelle numerose Università Cattoliche sparse nei diversi Continenti.[61] In riscontro alle nostre lettere, le Università Cattoliche ci hanno risposto e ci hanno fatto avere quelle essenziali informazioni che avevamo richiesto, per una prima generale ricognizione delle attività e della sensibilità verso tale settore. Questa Pontificia Commissione ha ordinato con cura le notizie e le informazioni avute, addivenendo a una organica documentazione delle attività, delle iniziative, delle difficoltà e delle prospettive sperimentate nelle Università interpellate. Ho ritenuto - d'intesa con la F.I.U.C. (I.F.C.U.) stessa - di partecipare a tutte le Università, alle quali avevamo inviato la summenzionata lettera, i risultati di questa nostra rilevazione. Ciò allo scopo di recare a tutte un’informazione che può tornare utile a ciascuna e per porre un nuovo atto nel dialogo che - sui Beni Culturali - questa Commissione è interessata a proseguire, nel contesto del proprio lavoro di animazione delle Chiese alla sensibilità e all'impegno per i rispettivi patrimoni d'arte e di storia. Ella troverà sviluppato, nel fascicolo che allego (tradotto in inglese, francese e spagnolo: tali sono le lingue abitualmente adoperate dalla F.I.U.C.[62]), tutto quanto abbiamo potuto individuare di rilevante nelle risposte delle varie Università e penso che potrà cogliere utili spunti per sviluppare ulteriori iniziative all'interno della Sua Università. Sarò molto lieto se - a seguito della lettura di questo testo accluso - Ella (magari con l'apporto del Suo Consiglio Accademico o dei Docenti competenti in materia) vorrà farci conoscere il Suo pensiero e inviarci ulteriori suggerimenti, in vista di ciò che auspicavo nella mia lettera precedente: «si potrebbe poi fare un passo ulteriore con la promozione di nuove e aggiornate attività per preparare gli studenti a maggiore sensibilità e ad adeguati studi per attrezzarli all'opera di conservazione-fruizione-incremento dei Beni Culturali stessi». Per questo mi sarà assai gradita ogni Sua comunicazione e osservazione che Ella ritenesse utile farmi avere a seguito della lettura dell'accluso fascicolo, o, in genere, riguardanti iniziative ed esperienze compiute da codesta Università successivamente alla mia lettera del gennaio 1992. Infatti la nostra Pontificia Commissione - dopo questa opera di informazione e avvalendosi dei vari stimoli ricavati dalle informazioni stesse ricevute - pensa di poter, in seguito, suggerire alcune iniziative e indicare alcune piste di lavoro alle Università Cattoliche, al fine di interessarle a una sempre maggiore opera educativa dei rispettivi alunni alla sensibilità verso i Beni Culturali, in particolar modo i Beni Culturali della Chiesa.[63] Mi è gradita l'occasione per rinnovare il mio più vivo ringraziamento per la cortese collaborazione già prestata, nella fondata speranza che tale collaborazione sarà proseguita. Nel contempo porgo il più cordiale saluto a Lei e ai Suoi Collaboratori, confermandomi Suo devotissimo Francesco Marchisano, Mons. Paolo Rabitti, Relazione sulle risposte delle università cattoliche sulle 1. Introduzione Questa Pontificia Commissione, nei primi mesi del 1992, inviò una lettera circolare con accluso un questionario a diverse università cattoliche di tutto il mondo. Con essa ci si proponeva di conoscere quali erano le attività di queste università in relazione ai beni culturali in generale e ai beni culturali della Chiesa in particolare. Il questionario era il frutto di vari incontri e conversazioni tra questa Pontificia Commissione e la F.I.U.C. (Federazione Internazionale delle Università Cattoliche) Nel 1989 era infatti iniziato dialogo, rinnovato nel corso del 1990, con il Reverendo Padre Lucien Michaud, Segretario della F.I.U.C., sulla possibilità di collaborazione con le università cattoliche in ordine alla conoscenza e promozione del patrimonio storico-artistico della Chiesa, mediante corsi o seminari che le stesse università avrebbero dovuto programmare. Queste conversazioni culminarono nella XVII Assemblea generale della F.I.U.C., tenutasi a Toulouse (Francia) dal 2 al 6 settembre 1991. In tale occasione, grazie all’amabile invito dei responsabili della Federazione, ebbi l’opportunità di illustrare brevemente la finalità e le competenze della Pontificia Commissione e le promettenti possibilità di collaborazione fra la stessa e le università cattoliche in materia di beni storico-artistici della Chiesa. Nel corso delle mie conversazioni private con molti membri dell’assemblea ho potuto costatare una grande sensibilità, una disponibilità e, nello stesso tempo, una positiva preoccupazione per tutto quanto riguarda i beni culturali, così come un interesse autentico e manifesto nei confronti dell’opera della Pontificia Commissione. A seguito dell’Assemblea ricevetti, il 15 novembre 1991, la visita cordiale del Reverendo Padre Julio César Terán Dutari e del Prof. Marc Caudron, rispettivamente Presidente e Segretario della F.I.U.C., con i quali si sono stabiliti i passi da compiere. Parve necessario, anzitutto, farsi una visione generale di ciò che attualmente le università cattoliche realizzano in relazione ai beni culturali (arte, archivi, biblioteche). Pertanto si decise l’invio di un questionario, formato di poche domande fondamentali, che permettesse di conoscere questa realtà in modo concreto e obiettivo. Una volta conosciuti i risultati dell’inchiesta, si sarebbe potuta intraprendere la promozione di nuove attività per aiutare la formazione della sensibilità e della cultura artistica degli studenti universitari e forse proporre nuovi insegnamenti direttamente connessi al settore dei beni culturali della Chiesa. Si giunse così alla formulazione del questionario inviato a varie università cattoliche, che conteneva i quattro punti seguenti: 1) Esiste in codesta Università una Facoltà particolare o Dipartimento speciale dedicato direttamente allo studio dei beni culturali della Chiesa? 2) Esiste nell’ambito delle Facoltà dell’Università almeno qualche corso o attività finalizzati alla formazione degli studenti alla conoscenza della storia dell’arte, degli archivi o delle biblioteche? 3) Nell’ambito dei beni culturali della Chiesa della Nazione (arte, archivi, biblioteche), codesta Università potrebbe proporre alcune attività in collaborazione con le università statali (o private non cattoliche), che abbiano una Facoltà o semplicemente dei corsi in questo settore, analoghi a quelli che esistono in codesta Università Cattolica? 4) Tenendo conto del crescente interesse per i beni culturali, che sembra diffondersi ovunque, e qualora si avverta, nella Nazione nella quale opera codesta Università, la necessità di dedicarsi più intensamente ai beni culturali in generale e a quelli della Chiesa in particolare, quale potrebbe essere, in questo campo, l’attività più appropriata della stessa Università e come si potrebbe realizzarla praticamente?
2. Invio del questionario alle università cattoliche Durante i mesi di gennaio e febbraio 1992, si inviò il questionario a 98 università, scelte come campioni, in ragione dei rispettivi programmi di studio, su un totale di 172 appartenenti alla F.I.U.C. Le università prescelte si trovano: 1 in Africa, 23 in America Settentrionale, 28 in America Latina, 20 in Asia, 25 in Europa e 1 in Oceania. Entro il mese di febbraio del 1993 erano giunte 40 risposte. Pertanto nel marzo dello stesso anno 1993 si inviò una nuova comunicazione di sollecito alle università che fino a quel momento non avevano potuto comunicare la loro risposta al questionario. I risultati finali sulle risposte ricevute fino a questo momento si possono sintetizzare nel seguente modo: hanno risposto all’appello 48 università (49 % di quante hanno ricevuto il questionario). Di esse 10 appartengono all’America del Nord (43,4 % delle 23 università dell’America del Nord che ricevettero il questionario); 17 corrispondono all’America Latina (60,7 % delle 28 università di quelle nazioni interpellate); 7 appartengono all’Asia (35 % delle 20 università asiatiche interessate) e infine 14 all’Europa (56 % in relazione alle 25 università europee). Dall’Africa e dall’Oceania al momento non sono giunte risposte. Alcune università, oltre a rispondere al questionario, hanno formulato a questa Pontificia Commissione alcune domande e desiderata: per esempio, le Università Cattoliche di Córdoba (Argentina) e “Andrés Bello” di Caracas (Venezuela) e l’Università Pontificia Bolivariania di Medellín (Colombia), ecc. Alcune hanno chiesto suggerimenti e informazioni su possibili corsi circa i beni culturali della Chiesa, di conoscere in dettaglio le competenze e attività della Pontificia Commissione, o di ricevere aiuto e suggerimenti sul modo di portare avanti una vera collaborazione delle università con le Commissioni di Arte Sacra delle rispettive Nazioni. Così si è potuto sviluppare un dialogo costruttivo e la Pontificia Commissione ha potuto dare una risposta più diretta e dettagliata alle domande che le università le hanno indirizzato. Tutto ciò conferma, senza dubbio, l’importanza della comunicazione reciproca e della informazione fraterna come mezzo per intraprendere un’azione più incisiva a favore dei beni culturali della Chiesa.
3. Le risposte al questionario 1) Riguardo all’esistenza di Facoltà o di Dipartimenti speciali per i beni culturali della Chiesa Le risposte indicano, in modo pressoché unanime, che ancora non esistono Facoltà o Dipartimenti o corsi specifici sui beni culturali della Chiesa. Normalmente le materie che hanno qualche relazione con tali beni compaiono nei programmi delle Facoltà di Storia e Lettere (Universidad del Salvador, Buenos Aires, Argentina), di Architettura (Universidad de Córdoba, Córdoba, Argentina), di Filosofia e Lettere (Universidad de Deusto, Bilbao, Spagna), di Lettere e Filosofia (Università Cattolica del S. Cuore, Milano, Italia), di Scienze Storiche e Sociali (Akademia Teologii Katolickiej, Warszawa, Polonia), ecc.; o nei Dipartimenti di Arte e Musica (Fordham University, Bronx, U.S.A.), di Belle Arti (Boston College, Chestnut Hill, U.S.A.), di Sociologia e Antropologia (St. John’s University, Jamaica, U.S.A.), di Estetica (Centre Sèvres, Paris, Francia), ecc.; o nel Settore delle Biblioteche e Scienze dell’Informazione (St. John’s University, Jamaica, U.S.A.). I corsi di queste Facoltà e Dipartimenti trattano, in modo più diretto, dei beni culturali in generale e, solo occasionalmente o in determinati momenti, anche dei beni culturali della Chiesa. In altri Dipartimenti, come quello di Storia Ecclesiastica (Weston School of Theology, Cambridge, U.S.A.), o quello di Teologia e Studi Religiosi (St. John’s University, Jamaica, U.S.A.), si accorda maggior spazio ai patrimoni della Chiesa, a giudicare dalle materie proprie di questo Dipartimento. In generale, secondo questi dati, non parrebbe fuori luogo che ogni università pensasse a stabilire in futuro qualche corso che, secondo le circostanze e i luoghi, trattasse più specificatamente dei beni culturali della Chiesa. In tal senso esiste, a partire dal 1992, un Corso Superiore per i Beni Culturali della Chiesa, patrocinato da questa Pontificia Commissione, presso la Pontificia Università Gregoriana (Roma, Italia) e integrato nei programmi di studio di quella Università.[64] 2) Corsi o attività formative programmate in connessione con la Storia dell’Arte, con gli Archivi e con le Biblioteche a) Le università cattoliche dell’America Settentrionale: corsi in programma Queste università offrono, in relazione alla Storia dell’Arte, i corsi seguenti: Storia dell’Arte (Weston School of Theology, Cambridge, U.S.A.; St. John’s University, Jamaica, U.S.A.; Gonzaga University, Spokane, U.S.A.; etc.); Arte e Musica (Assumption College, Worcester, U.S.A.). I corsi che, riferendosi alla Storia dell’Arte, includono anche aspetti o temi propri della Storia dell’Arte della Chiesa, sono i seguenti: Storia dell’Arte in relazione ai settori di Architettura, Pittura e Scultura del Patrimonio Culturale della Chiesa (St. Francis Xavier University, Antigonish, Canada); Arte Sacra, tema che l’Università di Boston tratta utilizzando il Museo della Pittura a soggetto religioso che possiede (Boston College, Chestnut Hill, U.S.A.); Arte e Musica della Chiesa (Fordham University, Bronx, U.S.A.). Sono oggetto di studio anche gli aspetti giuridico-canonici relativi ai beni culturali della Chiesa (Université Saint Paul, Ottawa, Canada). Quanto ad altre attività per promuovere la conoscenza dell’arte, meritano una menzione particolare le Esposizioni, di tema vario artistico e religioso, che alcune Università realizzano grazie a propri Musei d’Arte (Boston College, Chestnut Hill, U.S.A.; Marquette University, Milwaukee, U.S.A.; Gonzaga University, Spokane, U.S.A.). Il contatto diretto con le opere d’arte e gli orientamenti che possono suggerire i professori per avvicinarsi più facilmente ai contenuti delle esposizioni, favoriscono l’apertura di coloro che le guardano ai valori interiori che questi beni culturali esprimono. Un elemento artistico importante si incontra nell’Università di Marquette (Marquette University, Milwaukee, U.S.A.): la cappella gotica dedicata a Santa Giovanna d’Arco. Edificata circa cinque secoli fa a Chasse (Francia), fu successivamente smontata pietra per pietra, trasferita in America e quindi ricostruita nel Campus dell’Università. Questa cappella non solo rappresenta un bene patrimoniale da conservare, ma, collocata al centro dell’Università e ornata da un insieme di oggetti artistici che risalgono al tempo della sua edificazione, è divenuta un luogo ove i visitatori possono ammirare un monumento di valore, nello stesso tempo religioso, artistico, culturale e storico. Un altro tipo di attività legate all’arte sono pubbliche conferenze su episodi dell’Antico e del Nuovo Testamento con riferimento alla rappresentazioni pittoriche delle medesime scene attraverso le diverse epoche storiche (Weston School of Theology, Cambridge, U.S.A.). Per quanto riguarda i corsi e le attività legati ad archivi e biblioteche bisogna sottolineare l’importanza attribuita dalle Università all’incremento e all’organizzazione dei propri archivi e delle proprie biblioteche: e questo per la grande ricchezza degli archivi e per l’abbondanza di collezioni e di serie di libri di più recente pubblicazione, accanto agli incunaboli, alle Cinquecentine e alle Seicentine come autentici beni culturali a disposizione degli studiosi. Inoltre, le Università, sebbene non dispongano di un programma completo di Biblioteconomia e di Archivistica, offrono tuttavia qualche corso parziale soprattutto sulla tutela dei beni culturali che si incontrano negli archivi e nelle biblioteche. A proposito, la “Scuola di Scienze delle Biblioteche e dell’Informazione” presso l’Università Cattolica d’America ha istituito alcuni corsi speciali sulla Conservazione degli Archivi Ecclesiastici (The Catholic University of America, Washington, U.S.A.). Inoltre è attivo un corso di Pratica della conservazione delle Biblioteche (St. John’s University, Jamaica, U.S.A.). Anche se non si riferiscono alla materia propria degli archivi e delle biblioteche, è comunque opportuno ricordare, proseguendo nel tema della conservazione dei diversi beni storici della Chiesa, il Seminario di conservazione ed esame scientifico delle opere d’arte (Boston College, Chestnut Hill, U.S.A.). Da questa breve sintesi dei corsi offerti dalle università cattoliche dell’America Settentrionale sui beni culturali, pare ricavarsi che, nel suo insieme, il settore più sviluppato è quello delle Belle Arti, soprattutto la pittura, grazie anche al decisivo contributo dei musei di cui dispongono alcune università, tanto attraverso l’insegnamento dei diversi corsi di Storia dell’Arte quanto attraverso l’organizzazione di mostre su temi artistici. Sono pure importanti gli insegnamenti che tuttora s’impartiscono sulla conservazione degli archivi e delle biblioteche, con la speranza che in futuro si possano integrare progressivamente nei programmi di studio che riguardano le Scienze archivistiche e gli studi di Biblioteconomia. Bisogna certamente lodare la creatività di alcune università per la promozione di un certo tipo di attività nell’ambito dell’arte, le quali, sebbene non facciano parte propriamente dei corsi, sono di aiuto nella formazione della sensibilità artistica. Tali attività sono le già menzionate mostre di pittura e la partecipazione, per coloro che vi sono portati, al canto corale, che già si pratica in alcuni centri (Fordham University, Bronx, U.S.A.; Assumption College, Worcester, U.S.A.). b) Università cattoliche dell’America Latina: corsi in programma Alcune università dell’America Latina includono nei programmi di studio la Storia generale dell’Arte (Universidad del Salvador, Buenos Aires, Argentina; Pontificia Universidad Católica de São Paulo, São Paulo, Brasile; Universidad Católica de Valparaíso, Valparaíso, Cile; Universidad de San Buenaventura, Bogotá, Colombia; Universidad Técnica Particular de Loja, Loja, Ecuador, Universidad Iberoamericana, México, Messico). Altri corsi in relazione all’arte sono: Arte e Musica religiosa (Universidad Pontificia Bolivariana, Medellín, Colombia) e Fede cristiana attraverso l’arte (Universidad Católica de Valparaíso, Valparaíso, Cile). Nella “Escuela de Arte” dell’Università cattolica del Cile a Santiago del Cile si danno corsi sopra il Restauro delle collezioni di pittura dei musei. Un rilievo speciale possiede l’Architettura vuoi come materia specifica (Pontifícia Universidade Católica de Minas Gerais, Belo Horizonte, Brasile), vuoi come materia unita alla Storia generale dell’Arte (Pontificia Universidad Femenina del Sagrado Corazón, Lima, Perù). Bisogna ugualmente sottolineare l’importanza dei corsi sul Restauro e conservazione dei monumenti architettonici. Si potrebbe citare, in primo luogo, il corso obbligatorio sulla Conservazione dei siti storici e del patrimonio architettonico in relazione alle “Reducciones del Paraguay” e, più concretamente, con l’architettura francescana e gesuitica di quelle costruzioni (Universidad Católica “Nuestra Señora de la Asunción”, Asunción, Paraguay). Diverse università di altre nazioni dell’America Latina offrono corsi analoghi di conservazione del proprio patrimonio culturale architettonico (Universidad Católica, Córdoba, Argentina; Pontificia Universidad Católica de Chile, Santiago de Chile, Cile; Universidad Técnica Particular de Loja, Loja, Ecuador; Universida Femenina del Sagrado Corazón, Lima, Perù). Esistono pure alcune attività artistiche sull’arte religiosa dell’Argentina, promosse dalla “Escuela de Artes del Teatro” (Universidad des Salvador, Buenos Aires, Argentina). Alcuni corsi di Scienze archivistiche e di Biblioteconomia appartengono, come materie proprie, alla facoltà di Storia e di Lettere (Universidad del Salvator, Buenos Aires, Argentina). Vi sono inoltre altri studi sopra le Scienze degli Archivi (Universidad Iberoamericana, México, Messico) di Biblioteconomia (Pontificia Universidad Javeriana, Santa Fe de Bogotà, Colombia). Nelle università di questa regione si avverte un grande interesse per l’architettura e più in particolare per la conservazione e il restauro dei monumenti religiosi e artistici, che sono profondamente ancorati alla religiosità e alla cultura di queste regioni, connessi concretamente alla fondazione e al progresso del cristianesimo, alle manifestazioni profondamente comunitarie, religiose e sociali, come furono le “Riduzioni del Paraguay”, e ai monumenti che testimoniano la cultura di questi popoli prima dell’arrivo di Cristoforo Colombo in America. Gli studi di archivistica e di biblioteconomia, presenti in alcune università, sembra stiano per estendersi ad altre università e paesi dell’America Latina. c) Università cattoliche dell’Asia: corsi in programmi In varie università si insegna la Storia dell’arte (Nanzan University, Nagoya, Giappone; University of Santo Tomas, Manila, Filippine; Fu Jen Catholic University, Taipei Hsien, Taiwan). Sono pure attivati corsi di Storia della Chiesa (Nanzan University, Nagoya, Giappone; Sophia University, Tokyo, Giappone). L’Université Saint-Esprit di Kaslik in Libano offre vari programmi di studio sulle differenti arti, cominciando dall’architettura (vi è un corso di Conservazione dei monumenti del passato) e proseguendo con la musica (con corsi di Arte e scienza musicale, Scienza etnomusicale e Musica sacra), fino alla liturgia (corso sullo Studio del Patrimonio liturgico spirituale della Chiesa d’oriente. La stessa Università ha inaugurato un interessante “Museo culturale, storico e antropologico”. Quanto al settore di archivi e biblioteche dobbiamo segnalare l’interesse di una biblioteca per l’incremento del proprio patrimonio culturale con l’acquisizione di serie dei libri antichi e di pubblicazioni sui primi cristiani e missionari del Giappone (Nanzan University, Nagoya, Giappone). I Dipartimenti di Storia preparano i propri alunni nella Metodologia storica (Sophia University, Tokyo, Giappone), in cui è compreso l’utilizzo degli archivi, specialmente di quelli religiosi, e nelle scienze archivistiche (Université Saint-Esprit, Kaslik, Libano). Altre università propongono anche corsi sugli archivi e sulle biblioteche senza speciale riferimento ai beni culturali della Chiesa (University of Santo Tomas y Associación de Universidades Católicas de Filipinas, Manila, Filippine; Fu Jen Catholic University, Taipei Hsien, Taiwan). Le attività delle università cattoliche dell’Asia per i beni culturali ci presentano una varietà di realizzazioni e di proposte, secondo le diverse culture di ogni paese. Il Libano, come Chiesa dell’oriente cristiano, si sforza di approfondire i caratteri della sua spiritualità e della sua storia. I paesi dell’Asia orientale (Giappone, Formosa e Filippine), tramite la conoscenza della propria storia ecclesiastica e della propria cultura, tentano di scoprire le rispettive radici religiose e culturali. Le università accompagnano gli sforzi di ogni nazione per meglio conoscere i propri aspetti peculiari, aiutandole a crescere in unione a tutti i popoli, mediante i beni religiosi, storici, artistici e culturali. d) Università cattoliche in Europa: corsi in programma La Storia dell’Arte è una materia che si trova negli ordinamenti della quasi totalità delle università cattoliche europee (Katholieke Universiteit te Leuven, Leuven, Belgio; Université Catholique de Louvain, Louvain-la-Neuve, Belgio; Facultés Universitaires “Notre Dame de la Paix”, Namur, Belgio; Universidad de Deustro, Bilbao, Spagna; Université Catholique de Lyon, Lyon, Francia; Institut Catholique de Toulouse, Toulouse, Francia; Centre Sévres, Paris, Francia; Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano, Italia; Pontificia Università Gregoriana, Roma, Italia; Akademia Teologii Katolickiej, Warszawa, Polonia). Presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, accanto alla “Scuola di Specializzazione in Storia dell’Arte e delle Arti minori”, di tre anni di durata, in cui si da particolare importanza alle materie che si riferiscono alla conservazione dei beni culturali è stata approvata di recente dal Ministero dell’Università l’istituzione di un “Diploma in Beni Culturali”, che sarà attivato nei prossimi anni. Oltre alla Storia dell’Arte è diffuso l’insegnamento anche delle seguenti materie: Iconografia cristiana (Faculté Catholique de Lyon, Lyon, Francia; Institut Catholique de Toulouse, Toulouse, Francia; Pontificia Università Gregoriana, Roma, Italia); Archeologia (Katholieke Universiteit te Leuven, Leuven, Belgio; Université Catholique de Louvain, Louvain-la-Neuve, Belgio; Facultés Universitaires “Notre Dame de la Paix”, Namur, Belgique); Architettura (Katholieke Universiteit te Leuven, Leuven, Belgio; Université Catholique de Louvain, Louvain-la-Neuve, Belgio; Institut Catholique de Toulouse, Toulouse, Francia); Musicologia (Katholieke Universiteit te Leuven, Leuven, Belgio; Université Catholique de Louvain, Louvain-la-Neuve, Belgio); Musica liturgica e Canto sacro (Akademia Teologii Katolickiej, Warszawa, Polonia). Le scienze degli archivi e delle biblioteche sono programmate nelle due Università di Lovanio (Katholieke Universiteit te Leuven, Leuven, Belgio; Université Catholique de Louvain, Louvain-la-Neuve, Belgio). In quella francofona si specificano due tipi di corso: uno che tratta Gli archivi e le biblioteche e un altro dedicato all’Utilizzo degli archivi e delle biblioteche. Inoltre si danno corsi sopra gli Archivi ecclesiastici, loro finalità e funzionamento (Akademia Teologii Katolickiej, Warszawa, Polonia). La Universidad de Deusto di Bilbao ha recentemente organizzato un Corso di Biblioteconomia in collaborazione con la Biblioteca Nacional de Madrid. Due corsi possono risultare particolarmente interessanti: il Diploma della Scuola per Bibliotecari Documentaristi, della durata di due anni (Institut Catholique de Paris, Paris, Francia) e il Diploma di specializzazione in gestione del patrimonio storico, ove si insegnano materie relative ad archivi, biblioteche e musei (Universidad de Deusto, Bilbao, Spagna). L’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, accanto ai corsi dell’“Istituto di Storia moderna” sopra l’Archivistica, la Biblioteconomia e la Bibliografia, sta programmando l’istituzione di un Diploma per archivisti e bibliotecari in cui si includano materie relative alla Catalogazione, Conservazione, Restauro e Storia degli archivi e delle biblioteche dal medioevo all’età moderna (Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano, Italia). Nell’insieme, gli insegnamenti offerti dalle Università cattoliche in Europa riguardo all’arte sono abbastanza complete nelle varie materie: dall’Arte in generale, fino all’Iconografia cristiana, all’Archeologia, alla Musicologia e alla Museologia. Sembrano meno importanti, invece, altre attività, che potrebbero invece affiancare le lezioni per la formazione artistica degli studenti, come visite a musei, a esposizioni, monumenti, ecc. L’insegnamento dell’Archivistica e della Biblioteconomia in queste Università appare ben strutturata, grazie soprattutto alla collaborazione con alcune istituzioni nazionali e alla possibilità di acquisire titoli specifici alla fine degli studi.
3) Sulla possibilità che le Università cattoliche stabiliscano “mutue relazioni” con Università statali o private nel campo dei beni culturali della Chiesa. a) Università cattoliche dell’America Settentrionale e “mutue relazioni” Le risposte relative al terzo punto del questionario manifestano, in primo luogo, il desiderio di alcune università cattoliche di favorire e di concretizzare queste mutue relazioni (Université Saint Paul, Ottawa, Canada; St. John’s University, Jamaica, U.S.A.). Altre università indicano alcuni casi concreti nei quali esiste già qualche relazione e collaborazione, che si riportano qui di seguito. Alcune università indirizzano i loro studenti che manifestano particolare interesse per i beni culturali ad altri centri, con i quali si instaurano particolari forme di collaborazione, o ad università associate o federate (St. Francis Xavier University, Antigonish, Canada; Université Saint Paul, Ottawa, Canada; Boston College, Chesnut Hill, U.S.A.; The Catholic University of America, Washington, U.S.A.). Esiste anche una certa collaborazione fra professori universitari. Ad esempio, alcuni professori danno lezioni non solo nella propria, ma anche in altre università. Relativamente alle pubblicazioni, vi sono professori che collaborano a varie riviste o che intervengono come consiglieri per l’edizione di libri in varie università (Weston School of Theology, Cambridge, U.S.A.). Altre forme di collaborazione riguardano l’uso delle biblioteche universitarie, stabilendo forme agili di accesso per i professori e gli studenti (Fordham University, Bronx, U.S.A.). Accanto a questi aspetti, certamente positivi, esistono pure alcune circostanze che possono rendere difficile la collaborazione. In diverse università si avverte come la mancanza di corsi sui beni culturali in generale, e sopra i beni culturali della Chiesa in particolare, limiti di fatto possibili forme di collaborazione (St. John’s University, Jamaica, U.S.A.). Si aggiunga che le università statali non paiono mostrare grande interesse per l’arte della Chiesa (Gonzaga University, Spokane, U.S.A.). Inoltre la separazione fra la Chiesa e lo Stato può creare problemi concreti fra le istituzioni cattoliche e quelle statali, per esempio riguardo agli aiuti che ricevono tali istituzioni dallo Stato, maggiori nel caso di enti statali, con pregiudizio di quelli cattolici. Bisogna tenere conto di tutti questi elementi al fine di creare modalità realistiche di mutua collaborazione fra tali istituzioni. b) Università cattoliche in America Latina e “mutue relazioni” Anche per le università latino americane si manifesta il desiderio di collaborazione con altre istituzioni in materia di insegnamento dell’arte, restauro, preparazione di docenti, pubblicazioni, ecc. (Pontifícia Universidade de Minas Gerais, Belo Horizonte, Brasil; Universidad Intercontinental, Mexico, Messico; Universidad Femenina del Sagrado Corazón, Lima, Perù; Universida Católica de Valparaíso, Valparaíso, Cile). Il Messico si trova in una situazione particolare, dovuta alla tradizione laica dello Stato messicano, per cui non esiste una esplicita preoccupazione accademica rispetto ai beni culturali della Chiesa. Al contrario lo Stato manifesta assai viva preoccupazione nei confronti della conservazione dei monumenti di sua proprietà, e i notevoli fondi stanziati a tale scopo vengono in aiuto ai mezzi finanziari della Chiesa, generalmente limitati. Oltre allo Stato, numerose associazioni e fondazioni in vari modi assicurano l’acquisto, la conservazione e la divulgazione dei beni artistici e culturali della Nazione. Fra questi mezzi sono incluse pure scuole per il restauro dei monumenti. Bisognerà tenere presenti tutte queste circostanze nel caso che le Università cattoliche del Messico pensino di programmare alcuni corsi sopra i beni culturali della Chiesa. c) Università cattoliche in Asia e “mutue relazioni” A seconda delle situazioni in cui si trovano, queste università hanno maggiori o minori possibilità di stabilire forme di collaborazione con le università statali. Tali università o non hanno, per il momento, programmi comuni con altre istituzioni statali, riguardo al patrimonio culturale in generale (Nanzan University, Nagoya, Giappone); o possiedono relazioni limitate, per motivi culturali o sociologiche, con le università statali o private (University of Santo Tomas y Asociación de Universidades Católicas de Filippinas, Manila, Filippine); oppure hanno il desiderio di stabilire contatti reciproci, anche se non hanno ancora trovato i mezzi per realizzarli, a motivo delle differenze religiose esistenti (Fu Jen Catholic University, Taipei Hsien, Taiwan). In Giappone si sta promuovendo una “Associazione per lo studio del Secolo Cristiano del Giappone (secolo XVI)”, a cui aderiscono 200 studenti provenienti da università cattoliche e non cattoliche, private e pubbliche (Sophia University, Tokyo, Giappone). Anche il Libano, al fine della salvaguardia e dell’incremento dei beni culturali della Chiesa in Oriente, vuole collaborare con altre università che si interessano a ciò (Université du Saint Esprit, Kaslik, Liban). d) Università cattoliche d’Europa e “mutue relazioni” Le relazioni dell’Università Cattolica di Lovanio con le università statali sono, in generale, buone. Può servire di esempio il programma interuniversitario per le Scienze delle Biblioteche e dell’Informazione, con la partecipazione di varie università e nel cui ambito si danno corsi in cui il livello di collaborazione è abbastanza elevato (Katholieke Universiteit te Leuven, Leuven, Belgio). Nel caso di altre università queste relazioni hanno caratteristiche più concrete, come la partecipazione con altre università alla pubblicazione di certe opere (Faculté Universitaire “Notre Dame de la Paix”, Namur, Belgio); la partecipazione ad esposizioni artistiche su temi d’arte sacra (Université Catholique de Lyon, Lyon, Francia); o anche l’incoraggiamento di relazioni personali fra professori di diverse università per mezzo di incontri o di colloqui (Institut Catholique de Toulouse, Toulouse, Francia; Institut Catholique de Paris, Paris, France). Altri mezzi indiretti di collaborazione sono l’apertura di archivi, musei e collezioni artistiche della Chiesa, con i rispettivi inventari e cataloghi, con orari adeguati alle necessità degli studiosi (Université Catholique de Louvain, Louvain-la-Neuve, Belgio; Université Catholique de Lyon, Lyon, Francia). Le università cattoliche intrattengono relazioni anche con altri enti culturali, come le Biblioteche nazionali, o promuovono la partecipazione di personale qualificato ad alcuni corsi speciali (Universidad de Deusto, Bilbao, Spagna). A Varsavia i professori di Storia dell’Arte dell’Accademia Teologica sono in contatto con organismi specializzati nella conservazione dei monumenti storici e dei musei (Akademia Teologii Katolickiej, Warszawa, Polonia). L’Università del Sacro Cuore collabora con le istituzioni che svolgono attività in questo settore, ad esempio mettendo a loro disposizione i propri professori per corsi di archivistica ecclesiastica e di restauro dei libri antichi. Oltre ai legami che intercorrono fra questa Università e la “Scuola Beato Angelico” nella realizzazione delle rivista “Arte Cristiana”, di recente è stato firmato un Accordo di collaborazione con l’“Istituto per la Storia dell’Arte Lombarda” e quell’Università (Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano, Italia). In Francia, dal 1905, per la legge di separazione tra la Chiesa e lo Stato, la proprietà delle chiese e dei rispettivi beni mobili è affidata ai Comuni e quella delle cattedrali alle Prefetture. Di conseguenza, il controllo, l’inventario, lo studio e la gestione generale dei beni culturali della Chiesa è competenza delle Direzioni Regionali degli Affari di Culto, attraverso i Conservatori Regionali dei Monumenti Storici. Il clero ufficialmente ha lo statuto affidatario di questo vasto patrimonio, ma la maggior parte dei funzionari dei servizi culturali ignora tale situazione giuridica e amministrano i beni affidati alla Chiesa con scrupolo statalista talvolta eccessivo. Bisogna peraltro riconoscere che, dopo circa un secolo, la formazione dei futuri presbiteri all’archeologia cristiana e all’arte sacra è stata gravemente trascurata nella grande maggioranza dei seminari diocesani o universitari.
4) Proposta di nuove attività in favore dei beni culturali della Chiesa a) Università cattoliche in America Settentrionale: nuove proposte Le risposte delle università cattoliche dell’America Settentrionale a questo riguardo sono molto diversificate. Alcune si concentrano sulle difficoltà reali che possono insorgere quando si tenta di promuovere attività specifiche nell’ambito dei beni culturali della Chiesa, a causa della complessità delle esigenze, da parte del governo e non, che intervengono in questo settore (Weston School of Theology, Cambridge, U.S.A.; Boston College, Chestnut Hill, U.S.A.). Altre università propongono di estendere l’insegnamento della Storia dell’Arte a quei periodi storici in cui esistono importanti opere del patrimonio della Chiesa, o anche di istituire nuovi corsi in Dipartimenti nei quali attualmente non inclusi programmi sui beni culturali della Chiesa (Gonzaga University, Spokane, U.S.A.; The Catholic University of America, Washington, U.S.A.). Inoltre vi sono altre importanti iniziative. Proseguire nel piano, iniziato quindici anni fa, di creazione di un inventario dei documenti negli archivi e biblioteche di Roma, specialmente in Vaticano, che interessano la storia del Canada. Questo progetto, realizzato in collaborazione con gli Archivi Nazionali del Canada, consiste nel facilitare agli storici e ricercatori l’accesso alle fonti esistenti negli archivi dei paesi stranieri (Université Saint Paul, Ottawa, Canada). Si pensa anche al progetto di un padiglione delle Arti visive, con una Galleria che permetta di porre in rilievo le caratteristiche dell’Arte cristiana, mediante esposizioni ed altre attività (Gonzaga University, Spokane, U.S.A.). In considerazione dell’attuale diffondersi del secolarismo e del vuoto morale che questo fenomeno determina, con la conseguente perdita del senso del sacro e l’oblio della contemplazione artistica, si suggerisce la possibilità di istituire un Centro per l’Arte e la Religione in Canada (St. Francis Xavier University, Antigonish, Canada). A fronte delle difficoltà di congiungere gli sforzi delle università cattoliche degli Stati Uniti per la creazione di un piano comune in favore dei beni culturali della Chiesa, l’Università di Fordham ha iniziato a patrocinare alcune iniziative promosse da altre istituzioni, come ha già fatto per esempio con la riunione organizzata nel 1992, sotto gli auspici del Pontificio Consiglio per il Dialogo con i non Credenti, sul tema “Religione e arte. Immagini della credenza e della non credenza”, che si svolse presso il Centro Lincoln di quell’università (Fordham University, Bronx, U.S.A). b) Università cattoliche dell’America Latina: nuove proposte Queste università manifestano il desiderio di proteggere e di preservare i beni culturali della Chiesa, ma, nello stesso tempo, lamentano la mancanza di collaboratori e di risorse finanziarie. La legislazione di alcuni paesi favorisce la realizzazione di questi progetti mediante aiuti economici, ma talvolta si incontrano grandi difficoltà per riceverli. Bisognerebbe risolvere questi problemi e provvedere alla specializzazione di persone competenti in Storia, Arte e Architettura, anche appartenenti ad altre università, cattoliche o statali (Pontifícia Universidade Católica de Minas Gerais, Belo Horizonte, Brasile; Pontifícia Universidade de São Paulo, São Paulo, Brasile). La Pontificia Università Javeriana è interessata alla programmazione di progetti permanenti di ricerca sull’Architettura monumentale religiosa e sull’inventariazione e restauro dei beni, potendo contare sull’appoggio della diocesi e dei Superiori delle comunità religiose (Universidad Pontifícia Javeriana, Bogotà, Colombia). Inoltre, sono allo studio due progetti importanti: la creazione di un Museo d’arte religiosa, grazie ad una donazione ricevuta dal Vescovado di Valparaíso, consistente in un insieme di quadri, statue, disegni e stampe, in gran parte del XVI-XVIII secolo, e di immagini e oggetti religiosi. Per la realizzazione di questo museo occorrerà tenere in conto i necessari aspetti tecnici e finanziari (Universidad Católica de Valparaíso, Valparaíso, Cile). Il secondo progetto si riferisce alla costituzione di un Centro culturale, promosso dalla Pontificia Università dell’Ecuador, per raccogliere i beni culturali appartenenti alla nazione a quelli di pertinenza della Chiesa (Pontificia Universidad Católica del Ecuador, Quito, Ecuador). L’Università di Cordoba sta creando una cattedra di Arte e Cultura gesuitica (Universidad Católica de Córdoba, Córdoba, Argentina). Da parte dell’Università di Asunción vi è il desiderio di fondare un’Associazione e Conferenza Internazionale di Professori e Ricercatori per la Conservazione del Patrimonio Ecclesiastico Monumentale: architettonico, artistico e storico (Universidad Católica “Nuestra Señora de la Asunción”, Asunción, Paraguay). c) Università cattoliche dell’Asia: nuove proposte Alcune università cattoliche dell’Asia, come risposta al nuovo interesse che si manifesta diffusamente, sotto diversi aspetti, circa questa materia, si propongono di creare nuovi programmi di studio, nuovi corsi o nuovi Dipartimenti per i beni culturali. In alcuni casi si sottolinea la necessità di programmi speciali, che devono preparare le stesse università (St. John’s Medical College, Bangalore, India); in altri casi, avendo costatato che, per ragioni culturali e sociologiche, l’interesse verso il patrimonio culturale è debole e limitato, si spera di contribuire a suscitare un maggiore interesse per i beni storici e artistici attraverso alcuni corsi speciali (University of Santo Tomas, Manila, Filippine). In Giappone si verifica un crescente interesse per la Storia della Chiesa e, più in particolare, per la Patrologia, per il pensiero medievale e per il “Secolo cristiano del Giappone” (secolo XVI). Si pensa di rispondere a questo interesse tramite i Dipartimenti e gli Istituti dell’Università (Sophia University, Tokyo, Giappone). A Taiwan si è fortemente convinti della necessità di potenziare gli sforzi in favore del Patrimonio culturale in generale. A questo fine l’Università ha in programma la creazione di un Dipartimento di Culture comparate (Fu Jen Catholic University, Taipei Hsien, Taiwan). L’Università di Nanzan considera molto importante la conservazione e la tutela del patrimonio culturale cristiano, anche se accusa difficoltà nel dedicarsi con impegno a questo lavoro a causa della mancanza di collaboratori tecnici formati in queste materie (Nanzan University, Nagoya, Giappone). d) Università cattoliche d’Europa: nuove proposte Le Università cattoliche d’Europa condividono, in genere, l’interesse delle rispettive nazioni e chiese verso i beni culturali. Tale interesse si manifesta nel fatto che alcune di esse collaborano ad attività tecniche di conservazione e di restauro dei monumenti; a diverse commissioni locali, regionali o nazionali, di cui fanno parte; ad iniziative per promuovere e organizzare manifestazioni ed esposizioni d’arte. Altre volte gli stessi professori collaborano con altri professori per esporre, in maniera più completa e da distinti punti di vista, i contenuti dei corsi sui beni culturali della Chiesa (Katholieke Universiteit te Leuven, Leuven, Belgio; Université Catholique de Louvain, Louvain-la-Neuve, Belgio). Altre università propongono nuovi corsi sui beni culturali, come l’Institut Catholique di Parigi, che sta pensando alla creazione di corsi di Arte e Teologia, per il settore di Estetica, in vista della successiva creazione di un Dipartimento di Estetica (Institut Catholique de Paris, Paris, Francia). L’Università di Deusto, in considerazione del crescente interesse suscitato dai beni culturali, ha in programma la creazione di corsi sopra queste materie destinati a quanti hanno già conseguito gradi accademici, con la possibilità di ottenere il rispettivo diploma (Universidad de Deusto, Bilbao, Spagna). L’Università Cattolica del Sacro Cuore si propone di dedicarsi maggiormente ai beni culturali, pensando di potenziare gli insegnamenti relativi ai beni culturali e alla loro conservazione, attuare il Diploma in Beni Culturali, attivare l’insegnamento di alcune discipline che hanno una particolare relazione con l’aspetto religioso delle opere d’arte, come l’Iconografia e l’Iconologia, di stabilire relazioni più dirette con gli Uffici e le Commissioni diocesane d’arte sacra, per inventariare e valorizzare il patrimonio della Chiesa (Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano, Italia). L’Accademia di Teologia di Varsavia, considerando lo stato precario in cui si trovano i beni culturali in Polonia, giudica conveniente l’introduzione di corsi in Conservazione dei monumenti storici, concepiti come corsi “aperti” a tutti i sacerdoti che studiano nella Facoltà di Teologia. Desidera pure ripristinare, con l’aiuto della Commissione Episcopale per l’Arte Sacra, dei corsi, un tempo presenti, indirizzati ai sacerdoti presidenti e membri delle Commissioni diocesane d’Arte sacra (Akademia Teologii Katolickiej, Warszawa, Polonia). Infine, altre università sono interessate alla conservazione e restauro del Patrimonio culturale nazionale, compreso quello di interesse religioso, sebbene sperimentino la mancanza dei necessari mezzi economici e umani (Institut Catholique de Toulouse, Toulouse, Francia; Centre Sèvres, Paris, Francia; Libera Università Maria Santissima Assunta, Roma, Italia).
4. Conclusione Dopo aver conosciuto in maniera concreta la generosa collaborazione delle università cattoliche verso i beni culturali, ci sembra opportuno trarre delle conclusioni. - Innanzitutto si costatata che la maggioranza delle università (43 sulle 48 che hanno restituito il questionario, cioè l’89,6%) offrono dei corsi su materie relative ai beni culturali. - Nel complesso questi corsi comprendono praticamente i temi fondamentali di questo settore: dalla storia dell’arte alle arti in particolare, come l’architettura, la pittura e la scultura; dalle scienze relative alle biblioteche a quelle che sono proprie degli archivi; dai problemi specifici della conservazione e del restauro dei beni artistici ai problemi relativi alla conservazione del materiale archivistico e librario. Si tengono presenti i beni culturali in generale e quelli della Chiesa in particolare in materie come l’iconografia cristiana, la musicologia nei suoi aspetti di musica liturgica e canto sacro, l’architettura religiosa, ecc.; e tutto secondo le peculiarità e le circostanze proprie di ogni continente e di ogni nazione. - Questi elementi sono indicatori di una profonda sensibilità e di un’attenzione nei confronti dei beni culturali della Chiesa, che spronano le università cattoliche ad adottare nuove iniziative e nuove vie. - Tenuto conto delle risposte al questionario, bisognerà considerare il modo in cui le università cattoliche possano essere più presenti nell’ambito dei beni culturali della Chiesa. Forse istituendo nuovi corsi o anche nuovi dipartimenti, come suggeriscono molte risposte. - Un altro aspetto importante si riferisce alla creazione di Centri culturali o Centri d’arte e religione. All’inizio questi centri esigeranno senza dubbio un maggior lavoro organizzativo e una maggiore riflessione per riunire le persone, i punti di vista, le iniziative, ecc. Ma essi potrebbero costituire un mezzo efficace per avvicinare le dimensioni culturali e artistiche alle realtà religiose e interiori. - Converrà, nel limite del possibile, intraprendere una riflessione sopra le relazioni fra Arte e Fede, Arte e Contemplazione, Arte e Liturgia. Alcune università pensano di organizzare delle attività o corsi in questa materia sicuramente di grande interesse e importanza (St. Francis Xavier University, Antigonish, Canada; Forham University, Bronx, U.S.A.; Universidad Católica de Valparaíso, Valparaíso, Cile; Institut Catholique de Paris, Paris, France). - Bisogna ugualmente pensare alla formazione degli “operatori” per i beni culturali della Chiesa, attraverso corsi e studi che, con i corrispondenti titoli accademici, li abilitino a svolgere con professionalità il lavoro di organizzazione, conservazione e promozione dei beni culturali. Esiste già un “Corso superiore per i beni culturali della Chiesa” creato con questo fine presso la Pontificia Università Gregoriana in Roma, di cui si è parlato sopra. Sarebbe conveniente che altre università cattoliche seguissero questo esempio.[65] - Attraverso tali attività le università cattoliche si sforzano di avvicinare i beni storici e artistici della Chiesa al mondo della cultura, contribuendo alla realizzazione di una sintesi tra fede e cultura, dal momento che «la fede tende per sua natura ad esprimersi in forme artistiche e in testimonianze storiche aventi un’intrinseca forza evangelizzatrice e valenza culturale, di fronte alle quali la Chiesa è chiamata a prestare la massima attenzione»[66] 21 Richiesta di informazioni sulle iniziative di formazione dei (Ai presidenti delle conferenze episcopali)[67] Roma, 3 febbraio 1995
Eminenza (Eccellenza) Reverendissima, con una lettera d'accompagnamento, in data 15 ottobre 1992 (Prot. N.121/90/20), mi ero fatto premura di inviare all'Eminenza (Eccellenza) Vostra una Circolare, destinata a tutti gli Arcivescovi e Vescovi Ordinari delle Diocesi, riguardante “La formazione e la preparazione culturale e pastorale dei futuri sacerdoti circa i Beni Culturali della Chiesa”.[68] In tale lettera chiedevo cortesemente alla bontà di Vostra Eminenza (Eccellenza) di farmi giungere una relativa informazione circa eventuali iniziative che - nel contesto della formazione sacerdotale e dei programmi di studio dei Seminari facenti capo a cotesta Conferenza Episcopale - fossero state decise per realizzare gli obiettivi che la Circolare predetta si prefiggeva. Di fatto, varie Conferenze Episcopali hanno avuto la cortesia di inviarci notizie e documentazione al riguardo; alcune, addirittura, hanno fatto del tema “Futuri Sacerdoti e Beni Culturali” oggetto di specifiche riunioni della Conferenza Episcopale, seguite da opportuni documenti diretti ai loro Seminari; altre, ancora, hanno promosso la ristrutturazione o qualche modifica della rispettiva Ratio Studiorum per rimettere in luce tale non secondario dovere nella formazione sacerdotale. E di alcune di queste Ratio Studiorum rinnovate mi sono premurato di divulgare il testo, portandolo a conoscenza anche della Sua Conferenza Episcopale.[69] Mi sembra giunto il tempo per ritornare a chiedere a quelle Conferenze Episcopali, che non avessero ancora avuto possibilità di inviare l’informazione richiesta, se potessero provvedere ora a comunicarci se qualche conseguenza la nostra predetta Circolare ha prodotto nella formazione sacerdotale e nella strutturazione della Ratio Studiorum dei rispettivi Seminari Maggiori, anche per poter informare dettagliatamente il Santo Padre. Nel caso poi in cui si fossero iniziate esperienze “pedagogiche” e scolastiche di particolare rilievo ed efficacia per l'educazione dei futuri sacerdoti alla presa d'atto delle loro responsabilità future circa la conservazione, la valorizzazione, l'animazione, la promozione dei Beni Culturali della Chiesa, a servizio del messaggio evangelico (in particolare riguardo alle diverse forme di Arte sacra, degli Archivi, delle Biblioteche), chiederei la segnalazione e l'eventuale documentazione di tali esperienze, allo scopo di far circolare fra le Chiese quelle più efficaci e aggiornate. So bene, con le mie richieste, di appesantire un poco il lavoro di cotesta Conferenza Episcopale, ma mi sollecita a richiedere questo utile scambio di esperienze e di informazioni il costante incitamento che il Santo Padre rivolge a questa Commissione, affinché essa promuova, con ogni mezzo, l'impegno sempre più adeguato in tutta la Chiesa a tutelare i Beni Culturali ecclesiastici, soggetti a gravi pericoli di furti e di distruzione e affinché essa animi un ripristino di fiducia e di attenzione a tali Beni - sopratutto nel clero - quali vie privilegiate di traduzione e irradiazione del messaggio evangelico. Come altre volte ci siamo reciprocamente detti e come il Santo Padre spesso ripete, sarebbe imperdonabile che la Chiesa - la quale è stata valorizzatrice e promotrice delle arti e delle culture a servizio del messaggio cristiano, educando con le immagini e conservando gelosamente la memoria del proprio cammino bimillenario - trascurasse ora questa presenza fra i Beni Culturali, quando invece tutto il mondo se ne rende sempre più attento e sensibile. E' per questo che il Santo Padre Giovanni Paolo II chiede che la Chiesa «presti la massima attenzione»[70] a questo ambito, che è culturale e pastorale ad un tempo. Le sarò molto riconoscente, Eminenza (Eccellenza), per questo aiuto che Ella vorrà dare alla Pontificia Commissione e - di riflesso - alle altre Chiese, inviandoci questa informazione su come procede l'intensificazione di educazione dei futuri Sacerdoti in ordine ai problemi e ai compiti che li attendono circa i Beni Culturali della Chiesa. Con il mio vivo ringraziamento, mi è gradito rinnovarLe i sensi del fraterno e cordiale ossequio e saluto e per confermarmi dell'Eminenza (Eccellenza) Vostra Reverendissima devotissimo in G. C. Francesco Marchisano, Mons. Paolo Rabitti, 22 Presentazione della prima assemblea plenaria (Ai presidenti delle conferenze episcopali)[71] Roma, 28 novembre 1995
Eminenza (Eccellenza) Reverendissima, mi è particolarmente gradita l'occasione di poter informare Vostra Eminenza (Eccellenza) Reverendissima che nei giorni 11-12 di ottobre si è tenuta, nel Palazzo della Cancelleria, la prima Congregazione Plenaria dei Membri della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa.[72] E' stato un momento di verifica sugli inizi di questo Dicastero recentemente istituito, di arricchente confronto avvalorato dall'internazionalità e competenza dei Membri, di proficua discussione e di determinazione delle linee che dovranno guidare la nostra Commissione nel prossimo futuro. La Congregazione Plenaria si è chiusa con l'Udienza benevolmente accordata dal Santo Padre, il quale ha rivolto ai presenti un'allocuzione programmatica di ampio respiro ecclesiale sulla natura e sulle finalità del Dicastero preposto a dare orientamenti sui beni culturali della Chiesa nel contesto della nuova evangelizzazione e in confronto con il pluralismo culturale dell'oggi della Chiesa.[73] Durante i lavori della Plenaria si è più volte parlato di stabilire delle priorità per cui le proposte sono ordinate su alcuni criteri guida: organicità dei beni culturali della Chiesa in riferimento alla loro prevalente finalità pastorale, ricognizione delle fonti legislative ecclesiastiche e civili al fine di una utile circolazione di informazioni, formazione degli operatori e dei fruitori, rapporto con organismi ecclesiastici, nazionali e internazionali. Mi permetto di porre all'attenzione di Vostra Eminenza (Eccellenza) tali aspetti rilevanti che hanno costituito le conclusioni dei lavori, chiedendoLe la compiacenza di informare i Membri della Conferenza Episcopale che presiede, e in modo particolare la Commissione Episcopale incaricata di curare i Beni Culturali della Chiesa, perché tale nostro servizio alla Chiesa possa raggiungere tutte le Diocesi e ricevere da esse utili suggerimenti in ordine alla salvaguardia e valorizzazione dei beni culturali presenti con abbondanza in tutta la Chiesa.
1. Organicità dei beni culturali della Chiesa I beni culturali della Chiesa sono stati prodotti lungo i secoli e nell'oggi per un fine essenzialmente pastorale e, come tali, debbono essere tutelati e valorizzati. Essi costituiscono una realtà complessa e polivalente. Secondo la tipologia tracciata dal Santo Padre, che bene compendia molti interventi di Membri della Commissione, appartengono a questa realtà «patrimoni artistici della pittura, della scultura, dell'architettura, del mosaico e della musica posti al servizio della missione della Chiesa. A questi vanno poi aggiunti i beni librari contenuti nelle biblioteche ecclesiastiche e i documenti storici custoditi negli archivi delle comunità ecclesiali. Rientrano, infine, in questo ambito le opere letterarie, teatrali, cinematografiche, prodotte dai mezzi di comunicazione di massa».[74] Il dettato della Costituzione Apostolica Pastor Bonus, che non ha subito mutamenti in ordine a contenuti nel successivo Motu Proprio “Inde a Pontificatus Nostri initio”, estende la competenza del Dicastero «a tutte le opere d'arte del passato» in uso o da porre in musei (art. 100), agli archivi e alle biblioteche (art. 101).[75] La stessa Costituzione sancisce inoltre la collaborazione con la Congregazione per l’educazione Cattolica e la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Per questo i Membri della Plenaria, al fine di attuare un progetto organico di tutela e di valorizzazione dei beni culturali della Chiesa, propongono di intensificare un dialogo con i suddetti dicasteri su alcune questioni specifiche. (a) Questione della musica sacra. I Membri hanno suggerito che il Dicastero invii un messaggio alla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti affinché si studi congiuntamente il tema della musica inerentemente alla valorizzazione del patrimonio antico e alla promozione di un repertorio moderno idoneo al culto divino e alle molteplici culture. Il discorso sulla musica sacra non può essere infatti disgiunto da quello sulle altre forme artistiche relative alla liturgia.[76] (b) Questione sulla architettura per il culto. I Membri hanno parimenti fatto presente la necessità di rivolgersi alla medesima Congregazione affinché si studi congiuntamente il problema della nuova architettura liturgica, al fine di elaborare una congrua criteriologia di valutazione del linguaggio spaziale e della funzionalità liturgica, di modo che la chiesa-edificio sia realmente capace di esprimere, attraverso la bellezza estetica, il valore dell'elevazione spirituale conformemente alle esigenze delle varie culture e delle diverse situazioni sociali. In tal senso le nuove costruzioni e gli antichi impianti monumentali entrano a far parte dell'unica prospettiva cultuale. A tale questione sulla architettura per il culto si connette, come sua parte, quella in ordine al restauro e all’adattamento degli edifici sacri, già oggetto di studio della nostra Commissione, che culminerà in futuro con l'auspicabile redazione di un documento. (c) Questione sui musei di arte sacra. I Membri hanno ribadito l'opportunità di creare musei per la tutela dei beni ecclesiali, affinché questi non siano snaturati nel loro valore cultuale e così possano costituire un luogo di formazione culturale e religiosa di un determinato territorio. Il museo di beni culturali della Chiesa deve essere dunque integrato nel progetto pastorale della Comunità che lo ospita. (d) Questioni sugli altri settori. Si è già provveduto a inviare lettere circolari che hanno inteso trattare in modo globale argomenti di tutela e valorizzazione delle biblioteche[77] e prossimamente sarà indirizzata a tutti gli Em.mi (Ecc.mi) Ordinari una circolare sugli archivi ecclesiastici.[78] Per gli altri settori, entrati nella tipologia proposta dal Santo Padre, si dovrà fare uno studio accurato interagendo con altri Dicasteri e promuovendo un lavoro interdisciplinare.
2. Raccolta delle fonti legislative Nel post-concilio molti Enti ecclesiastici hanno potuto elaborare testi legislativi di tutela e di valorizzazione di beni culturali. Conseguentemente la Commissione si è proposta di inventariare le fonti legislative emesse dalle Conferenze Episcopali, dalle Diocesi, dagli Ordini e Congregazioni religiose e, per quanto possibile, dai Governi degli Stati. In merito è già pervenuto materiale molto interessante che, se integrato e messo in circolazione, potrà suggerire utili indicazioni per interventi legislativi laddove occorrano. I Membri della Plenaria, condividendo l'urgenza di tale impegno al fine di una circolazione di informazioni, fanno voti perché si interessino progressivamente i Presidenti delle Conferenze Episcopali e i Nunzi Apostolici al fine di chiedere la preziosa loro collaborazione in questo lavoro di ricognizione, i primi per ciò che concerne la legislazione ecclesiastica, i secondi per quella civile.
3. Formazione degli operatori Il discorso sulla formazione è stato ripreso in molti interventi con dovizia di elementi. Clero e operatori sono i soggetti di tale interesse svolto all'insegna dell'urgenza di optare per una loro formazione permanente data l'accelerazione storica, la secolarizzazione, l'ignoranza dello specifico cristiano. (a) Questione sulla formazione dei candidati al sacerdozio. Si è riscontrata l'urgenza di creare sensibilità e competenza sui beni culturali della Chiesa in coloro che si avviano al sacerdozio e alla vita religiosa. I Membri all'unanimità - apprezzando altamente la circolare di questa Pontificia Commissione, in data 15 ottobre 1992, circa la formazione del clero alla cura dei beni culturali della Chiesa [79]- hanno suggerito di inoltrare richiesta alla Congregazione per l'Educazione Cattolica, affinché si studi congiuntamente il potenziamento del settore dei beni culturali nella «ratio studiorum» per i centri di studio ecclesiastici di ogni ordine e grado.[80] Sono inoltre da potenziare specifici centri di studio finalizzati alla tutela e valorizzazione dei beni culturali. A questo proposito la Pontificia Università Gregoriana ha fondato una Scuola Superiore che si sta avviando verso il definitivo riconoscimento accademico. Essa potrà formare operatori di beni culturali ed eventualmente promuovere studi utilizzabili nei centri ecclesiastici.E' auspicabile che tali istituzioni si moltiplichino nella Chiesa, come emerge già da taluni lodevoli esempi analoghi.[81] (b) Questione sulla formazione degli artisti. Si è sostenuta l'opportunità di seguire da vicino gli artisti specialmente attraverso l'ausilio dei responsabili degli uffici diocesani competenti. L'incontro interpersonale è infatti un modo importante per superare pregiudizi e per avviare la necessaria collaborazione, al fine di produrre beni realmente ecclesiali quanto al contenuto e di dignitosa qualità artistica. Nella sua Allocuzione ai Membri della Plenaria, il Sommo Pontefice con le parole della Gaudium et spes, già riprese nel Motu proprio Inde a Pontificatus Nostri initio sollecita che i cultori delle arti «si sentano riconosciuti dalla Chiesa nella loro attività e godendo di un'ordinata libertà, stabiliscano più facili rapporti con la comunità cristiana».[82] (c) Questione sulla formazione delle guide. I sussidi e gli operatori turistici che si interessano ai beni culturali della Chiesa devono essere in grado di contestualizzare il discorso secondo le finalità che questa si prefigge, affinché la fruizione di tali beni non si riduca al mero dato estetico, ma diventi strumento di catechesi e di annuncio evangelico, essendo il linguaggio dell'arte universale e intrinsecamente aperto al divino. (d) Questioni sulla formazione dei fedeli. Occorre recuperare nel popolo di Dio la coscienza del sacro nel rispetto delle costumanze locali, nell'attenzione a evitare spinte sincretistiche e nell'uso congruo dei mezzi espressivi. Per questo si auspica un'attenta e specifica educazione dei fedeli affinché, come ricorda Pio XII, attraverso le forme dell'arte, compresa l'arte moderna gli uomini possano realmente «infrangere il recinto angusto e angoscioso del finito»[83] per dirigere lo spirito verso l'infinito. Durante i lavori della Plenaria si è ribadito l'intimo rapporto tra arte e santità, ai fini del kerigma cristiano comunicato da forme rivestite di splendore che in molti casi trasmettono l'elevazione mistica dei produttori e perciò sollecitano a un'esperienza di contemplazione spirituale.
4. Rapporto con gli organismi nazionali e internazionali Il mandato della Commissione è peculiarmente inteso a orientare e sensibilizzare gli operatori ecclesiastici a vario titolo. Non deve però disattendere il dialogo con le autorità civili, in special modo con gli Organismi internazionali, affinché si provveda non solo alla conservazione dei beni culturali della Chiesa, bensì alla loro valorizzazione anche da parte delle istituzioni civili. Quale Dicastero della Santa Sede, la Commissione ha intessuto proficue relazioni con Organismi quali il Consiglio d'Europa, I'UNESCO, il CELAM, ecc. Per gli Organismi nazionali sono maggiormente coinvolte le Conferenze Episcopali, così come per quelli regionali le singole Diocesi. La Commissione si promette, nel proprio ambito di competenza, di far superare talune opposizioni con le autorità civili, facendo capire che la tutela dei propri beni culturali nella loro vitalità religiosa è a vantaggio della contestualizzazione e della valorizzazione di essi stessi, superando in tal senso una cultura della pura conservazione. Anche nel contesto giubilare la Commissione raccoglie l'invito di continuare, per quanto possibile, a curare approcci con responsabili dei beni culturali di altre Confessioni religiose e di altre religioni, al fine di stabilire utili momenti di dialogo. Mi sono permesso di trasmettere queste riflessioni maturate in un clima di serena e totale condivisione, perché i Membri della Plenaria hanno auspicato una rinnovata coscienza ecclesiale capace di comprendere con profondità il valore dei beni culturali nella loro vitalità di beni offerti all'usufrutto di ogni singola Comunità cristiana e all'intera umanità. Tale lavoro impegna tutti a vario titolo, per cui il Dicastero si promette di servire con zelo e professionalità le Chiese locali avvalendosi del contributo informativo che da queste può pervenire. Grato per quanto Vostra Eminenza (Eccellenza) avrà la bontà si significarmi, colgo volentieri l'occasione per esprimerLe i sensi del mio ben distinto ossequio, mentre, con profonda venerazione, mi confermo dell'Eminenza (Eccellenza) Vostra Reverendissima devotissimo in G. C. Francesco Marchisano, Rev. Prof. Carlo Chenis, S.D.B.,
23 Richiesta di testi legislativi nazionali (Ai presidenti delle conferenze episcopali)[84] Roma, 28 novembre 1995 Eminenza (Eccellenza) Reverendissima, con lettera circolare in data 10 aprile 1989, la Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa indirizzava ai Presidenti delle varie Conferenze Episcopali un apposito questionario allo scopo di ottenere informazioni dettagliate e circostanziate circa la situazione dei beni culturali ecclesiastici in tutta la Chiesa.[85] L'importanza del patrimonio culturale della Chiesa è stata nuovamente e di recente ribadita dal Santo Padre, nel discorso rivolto ai Membri della Pontificia Commissione in occasione della prima Assemblea Plenaria della stessa Commissione, in quanto espressione privilegiata della fede nel dialogo con l'umanità.[86] Innanzitutto colgo volentieri l'occasione per ringraziare l'Eminenza (Eccellenza) Vostra della cortese e solerte considerazione con la quale codesta Conferenza Episcopale, insieme alla preziosa e insostituibile collaborazione prestata, ha finora accolto le richieste e i suggerimenti di questa Pontificia Commissione in vista della promozione dei beni culturali, al fine di inserirli «nel dinamismo dell'evangelizzazione» e «nei circuiti vitali dell'azione culturale e pastorale della Chiesa».[87] Mi pregio, inoltre, ricordare all'Eminenza (Eccellenza) Vostra che al n. 10 del sullodato questionario venivano richieste da parte della Pontificia Commissione, le eventuali normative esistenti in seno a codesta Nazione, emanate dalla Chiesa locale, anche a livello delle singole Diocesi, relative ai beni culturali ecclesiastici. Dalle risposte già pervenute è stato possibile iniziare lo studio delle legislazioni vigenti in possesso della nostra Commissione, in vista di una relazione riassuntiva da inviare poi alle singole Conferenze Episcopali, in spirito di servizio e di compartecipazione ecclesiale. Tuttavia tale inventario non è ancora ultimato per l’insufficienza del materiale tuttora a disposizione. Pertanto sono ora a pregare di nuovo l'Eminenza (Eccellenza) Vostra di volere cortesemente comunicare alla nostra Pontificia Commissione i testi delle legislazioni ecclesiastiche emanate sia da codesta Conferenza Episcopale, sia da singoli Vescovi diocesani, in merito ai beni culturali ecclesiastici della Nazione, beni che comprendono il patrimonio artistico, musicale, storico, librario e archivistico della Chiesa. So benissimo che talune Chiese dispongono di un ricco patrimonio storico e artistico, il quale ha corredato la loro lunga storia nel corso dei secoli, mentre altre Chiese, più giovani, sono ancora in fase di inserimento nel loro contesto culturale. E' precisamente anche a queste Chiese di recente costituzione - come ho già avuto modo di esprimermi nella Circolare precitata - che rivolgo l'odierno invito, affinché il processo di “inculturazione della fede” attualmente in atto in esse, sia di stimolo alle Chiese più antiche nell'aiutarle a ricomprendere le radici della loro iniziale evangelizzazione e costituzione, mentre le più giovani sono ancora all'inizio di un analogo processo in vista dei tempi nuovi e futuri. Ringrazio fin d'ora l'Eminenza (Eccellenza) Vostra per la benevola attenzione e per quanto Ella vorrà promuovere al riguardo, pregandoLa vivamente di scusarmi per il disturbo recato nell'esercizio della Sua già gravata missione pastorale e in quanto Presidente della Conferenza Episcopale. Profitto volentieri della circostanza per porgere all'Eminenza (Eccellenza) Vostra e a tutti i Presuli membri di codesta Conferenza Episcopale, i sensi del mio più distinto ossequio, mentre mi confermo dell'Eminenza (Eccellenza) Vostra Reverendissima devotissimo in G. C. Francesco Marchisano, Rev. Prof. Carlo Chenis, S.D.B.,
NOTE [1]Prot. n. 179/93/1. [2](Appendice II). [3]«Pontificia Commissio de Patrimonio Artis et Historiae Ecclesiae conservando posthac denominabitur “Pontificia Commissio de Ecclesiae Bonis Culturalibus”. Ipsa, tametsi servat dicionem ei tributam ab artt. 100-103 Constitutionis Nostrae Apostolicae “Pastor Bonus”, amplius non pertinebit ad Congregationem pro Clericis, sed erit sui iuris, suo praedita Praeside» (Inde a Pontificatus, Introduzione e Art. 4.III). Cfr Pastor Bonus, Art. 99-104 (Appendice I). [4]Per una presentazione più ampia dell’attività si veda C. Chenis, I «beni culturali» a servizio della Chiesa. Il ruolo della «Pontificia Commissione» (Rivista Liturgica, 83 [1996] p. 102-117). [5]Pontificia Commissione per la Conservazione del Patrimonio Artistico e Storico della Chiesa, Lettera circolare ai presidenti delle conferenze episcopali per la presentazione della nuova commissione e invio di un questionario sui beni culturali nelle varie nazioni, 10 aprile 1989 (Documento 2). [6]Pastor Bonus, Art. 99. [7]Ibid. [8]Ibid., Art. 100-103. [9]Ibid., Art. 103. [10]Inde a Pontificatus, Introduzione. [11]Prot. n. 345/93/18. Il documento è stato pubblicato alle pagine 159-160 del volume alla nota seguente. [12]Gli atti del convegno sono pubblicati in Cathedral and Diocesan Museums: Cross Road of Faith and Culture, Proceeding of the International Symposium under the patronage of the Pontifical Commission for the Cultural Heritage of the Church (Malta, 27th-29th January 1994), Malta: Cathedral Museum Publication, 1995. [13]Gaudium et spes, n. 58. [14]Inde a Pontificatus, Introduzione (Appendice II). [15]Prot. n. 179/91/35. La lettera è stata pubblicata in EV 14/610-649. [16]Inde a Pontificatus, Introduzione (Appendice II). [17]Pastor Bonus, Art. 3 (Appendice I). [18]Pontificia Commissione per la Conservazione del Patrimonio Artistico e Storico della Chiesa, Lettera circolare ai vescovi diocesani sulla formazione dei futuri presbiteri all’attenzione verso i beni culturali della Chiesa, 15 ottobre 1992 (Documento 11). [19]Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, Lettera ai vescovi diocesani La funzione pastorale degli archivi ecclesiastici, 2 febbraio 1997 (Documento 24). Il documento sull’arte sacra non è stato ancora realizzato. [20]Gaudium et spes, n. 58. [21]Ioannes Paulus II, Epistula encyclica Slavorum Apostoli undecimo transacto saeculo operis evangelici sanctorum Cyrilli et Methodii, 2 iunii 1985, n. 21; Synodus Episcoporum, Relatio finalis Exeunte Coetu Secundo, 7 decembris 1985, II. D. 4. [22]A titolo esemplificativo si ricordano alcuni documenti del sec. XX: (1) Pius X, Litterae Apostolicae Quoniam in re biblica, 27 martii 1906, n. XVIII; (2) CIC/1917 can. 1495. 1497; (3) Segreteria di Stato, Lettera circolare ai Vescovi d’Italia con Forma di Regolamento per la custodia e l’uso degli Archivi e Biblioteche Ecclesiastiche, 30 settembre 1902; (4) Ead., Lettera circolare per l’Istituzione dei Commissariati diocesani per i monumenti custoditi dal clero, 10 dicembre 1907; (5) Ead., Lettera circolare ai vescovi d’Italia per la conservazione, custodia ed uso degli archivi e delle biblioteche, 15 aprile 1923; (6) Ead., Lettera circolare agli ordinari d’Italia sulla costituzione della Pontificia Commissione Centrale per l’Arte Sacra in Italia, 1° settembre 1924; (7) Sacra Congregatio de Seminariis et de Studiorum Universitatibus, Formula servanda in relatione de statu Seminarii, Art. V n. 37, Questionario a seguito del Decreto del 2 febbraio 1924; (8) Sacra Congregazione dei Seminari e delle Università degli studi, Lettera agli Ordinari Diocesani d’Italia sulla conservazione degli Archivi e delle Biblioteche dei Seminari, 10 marzo 1927; (9) Pio XI, Allocuzione alla Scuola di Biblioteconomia, 7 maggio 1935 (si tratta del primo discorso programmatico agli alunni della Scuola, inaugurata il 15 novembre 1934); (10) Pius XI, Constitutio apostolica Deus scientiarum Dominus de universitatibus studiorum ecclesiasticorum, 24 maii 1931, art. 48 e Sacra Congregatio de Seminariis et Studiorum Universitatibus, Ordinationes ad Constitutionem apostolicam Deus scientiarum Dominus de universitatibus et facultatibus studiorum ecclesiasticorum rite exequendam, 2 iuniis 1931, art. 45; (11) Congregazione per i Seminari, Corso estivo per bibliotecari dei seminari, Settembre 1938; (12) Archivio Segreto Vaticano, Istruzione circa gli Archivi e le Biblioteche Ecclesiastiche, 1° novembre 1942; (13) Pius XII, Adhortatio apostolica Menti nostrae de sacerdotalis vitae sanctitate promovenda, 23 septembris 1950, parte III; (14) Presbiterorum ordinis, n. 19; (15) Sacra Congregatio pro Clericis, Litterae circulares ad Conferentiarum Episcopalium Praesides Inter ea de permanenti cleri institutione et formatione, 4 novembris 1969, n. 22; (16) Sacra Congregatio pro Institutione Catholica, Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis, 6 ianuarii 1970, n. 27 e 94; (17) Ioannes Paulus II, Constitutio apostolica Sapientia christiana de Studiorum Universitatibus et Facultatibus ecclesiasticis, 29 aprilis 1979, Parte I, Tit. VIII, Art. 52-54; (18) CIC can. 822-832 (Lib. III, Tit. IV: De instrumentis communicationis socialis et in specie de libris); (19) Pastor bonus, Art. 99-104; (20) Inde a Pontificatus. [23]Pastor Bonus, Art. 102. [24]Ad gentes, n. 21. [25]Cfr il Documento 5. [26]Pontificia Commissione per la Conservazione del Patrimonio Artistico e Storico della Chiesa, Lettera sulla formazione dei futuri presbiteri, cit. (Documento 11). [27]A titolo esemplificativo e limitatamente alla realtà italiana, si segnala: Conferenza Episcopale Italiana e Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Intesa per la conservazione e la consultazione degli archivi di interesse storico e delle biblioteche appartenenti a enti e istituzioni ecclesiastiche, firmata il 18 aprile 2000. [28]Inde a Pontificatus, Introduzione. [29]Prot. n. 275/92/12. La lettera è stata pubblicata in EV 14/918-947 con il titolo accolto nella presente edizione. [30]A titolo puramente esemplificativo si possono citare di Giovanni Paolo II, Discorso ai partecipanti al Convegno nazionale italiano di Arte Sacra, 27 aprile 1981 e Discorso ai partecipanti al Convegno di studio sul tema Evangelizzazione e beni culturali della Chiesa in Italia, 2 maggio 1986. [31]Inde a Pontificatus, Proemio (Appendice II). [32]Pastor Bonus, Art. 99-104 (Appendice I). [33]Inde a Pontificatus, Proemio. [34]La Pontificia Commissione scriveva in data 22 dicembre 1993 la lettera n. 275/92/9 al Prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, l’Em.mo Card. Eduardo Martinez Somalo, inviando la bozza del testo e chiedendo un parere. Il Card. Prefetto rispondeva in data 23 febbraio 1994 (Prot. SpR 893/93) appoggiando l’iniziativa e consentendo di fare menzione nel documento del sostegno della Congregazione (Archivio della PCBCC). [35]Inde a Pontificatus, Art. 1. [36]Cfr Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, Lettera circolare ai vescovi diocesani Necessità e urgenza dell’inventariazione e catalogazione dei beni culturali della Chiesa, 8 dicembre 1999 (Documento 28)e Ead.,Lettera circolare ai vescovi diocesani La funzione pastorale dei musei ecclesiastici, 29 giugno 2001 (Documento 30). [37]Cfr Ead., Lettera circolare ai vescovi diocesani La funzione pastorale degli archivi ecclesiastici, 2 febbraio 1997 (Documento 24). [38]Cfr Ead., Lettera circolare ai vescovi diocesani Le biblioteche ecclesiastiche nella missione della Chiesa, 19 marzo 1994 (Documento 15). [39]L’espressione fa esplicito riferimento all’incipit del documento della Sacra Congregatio pro Religiosis et Institutis Saecularibus, Notae directivae Mutuae relationes pro mutuis relationibus inter episcopos et religiosos in ecclesia, 14 maii 1978. [40]Il Corso Superiore per i Beni Culturali della Chiesa ha iniziato la sua attività con l’anno accademico 1991-1992 (cfr Documento 5). [41]A modo di esempio si possono citare alcune iniziative per la formazione. Presso università cattoliche: Scuola di Specializzazione in Storia dell’Arte (Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano, Italia); Institut des Arts Sacrés (Faculté de Théologie et des Sciences Religieuses, Institut Catholique de Paris, Francia); Curso de Mestrado em Patrimonologia Sacra (Universidade Católica Portuguesa, Porto, Portogallo); Curso de diplomado en Bienes Culturales de la Iglesia (Universidad Iberoamericana, Ciudad del México, Messico); corsi di formazione alla conservazione e promozione del patrimonio culturale ecclesiastico (Paul VI Institute for the Arts, Washington, U.S.A.); New Jersey Catholic Historical Records Commission (Seton Hall University, New Jersey, U.S.A.). Presso altre istituzioni accademiche: Master de Restauración y Rehabilitación del Patrimonio (Universidad de Alcalá, Spagna); Cátedra de Arte Sacro (Universidad de Monterrey, Messico). [42]Come è noto, a Roma da tempo operano importanti istituzioni pontificie in questo settore: la Scuola Vaticana di Paleografia, Diplomatica e Archivistica (Archivio Segreto Vaticano, Città del Vaticano); la Scuola Vaticana di Biblioteconomia (Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano); il Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana (Roma, Italia); il predetto Corso Superiore per i Beni Culturali della Chiesa (Pontificia Università Gregoriana, Roma, Italia). [43]La collaborazione fra diocesi e religiosi in tema di beni culturali è richiamata – a titolo di esempio – dall’Intesa fra il Ministro per i Beni Culturali e Ambientali e il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana circa la tutela dei beni culturali ecclesiastici, 13 settembre 1996, art. 1 comma 2 e precisata dal Decreto della Segreteria di Stato del 1° gennaio 1999. [44]Sebbene il numero delle risposte sia stato ragguardevole e talune anche di una certa ampiezza, non si è ritenuto opportuno redigere una relazione finale. [45]Istituti di vita consacrata e Società di vita apostolica, sia di antica sia di recente costituzione, hanno in genere nei rispettivi statuti e regole norme relative agli archivi, alle biblioteche e all’arte. Fra le iniziative più recenti si segnala la Lettera circolare n. 22 del Ministro Generale dei Cappuccini, Valorizzazione dei beni culturali del nostro Ordine, 25 marzo 1994. [46]Inde a Pontificatus, Proemio. [47]Prot. n. 90/94/2. [48]La “Convenzione” è stata adottata dalla Conferenza Generale dell’UNESCO nell’ambito della 17a sessione, a Parigi il 16 novembre 1972. [49]Nel gennaio 1994 la lista contava 141 beni situati in 95 stati (35 beni culturali, 90 beni naturali e 16 beni misti). I criteri per l’inclusione dei siti nella lista sono contenuti in Unesco-Comité intergouvernamental pour la protection du patrimoine mondial culturel et naturel, Orientation devant guider la mise en oeuvre de la Convention du patrimoine mondial, Paris 1992. [50]Statuts, Organisation des Villes du Patrimoine Mondial (opuscolo: Archivio PCBCC). [51]Charte Organisation des Villes du Patrimoine mondial, Fès, Marocco, 8 settembre 1993 (ibid.). [52]L’Organisation des villes du patrimoine mondial, schema è stato elaborato a seguito della riunione organizzata a Québec il 16 novembre 1992 (ibid.). [53]Algeria: Vallée Du M'zab, Ghardaia, Algeri; Bolivia: Potosí, Sucre; Brasile: Brasilia, Olinda, Ouro Preto, São Salvador Da Bahia; Bulgaria: Nessebar; Canada: Québec; Colombia: Cartagena; Croazia: Dubrovnik, Split; Cuba: La Habana, Trinidad; Egitto: Il Cairo; Ecuador: Quito; Federatione Russa: San Pietroburgo; Finlandia: Rauma; Francia: Mont-Saint-Michel, Paris, Strasbourg; Germania: Lúbeck; Gran Bretagna: Bath; Grecia: Rodi; Guatemala: La Antigua Guatemala; Italia: Firenze, Roma, San Gimignano, Venezia; Jugoslavia: Kotor; Libia: Ghadamès; Malta: La Valletta; Marocco: Fè, Marrakech; Messico: Guanajuato, Mexico, Morelia, Oaxaca, Puebla; Mozambico: Ile de Mozambique; Nepal: Katmandou; Norvegia: Bergen, Roros; Israele: Gerusalemme; Perù: Lima, Quzco; Polonia: Cracovia, Varsavia, Zamość; Portogallo: Angra do Heroísmo, Evora; Repubblica Araba di Siria: Alep, Bosra, Damasco; Repubblica Dominicana: Santo Domingo; Repubblica del Mali: Djenné, Tombouctou; Repubblica Ceca: Cesky Krumlov, Praga, Telč; Spagna: Avila, Caceres, Santiago de Compostela, Salamanca, Segovia, Toledo; Stati Uniti d'America: San Juan; Santa Sede: Città Del Vaticano; Senegal: Ile de Gorée, Dakar; Sri Lanka: Galle, Kandy; Svizzera: Berna; Tunisia: Kairouan, Sousse, Tunisi; Turchia: Istanbul; Ungheria: Budapest; Uzbekistan: Khiva; Yemen: Sana'a, Shibam. [54]Prot. n. 89/94/2. La lettera è stata pubblicata in EV 14/1155-1162. [55]Pontificia Commissione per la Conservazione del Patrimonio Artistico e Storico della Chiesa, Lettera ai presidenti delle conferenze episcopali dell’Europa sull’apertura delle frontiere nella Comunità Europea e il pericolo di traffico illecito di opere d’arte, 15 giugno 1991 (Documento 6). [56]Cfr Pastor Bonus, Art. 99-104 e Inde a Pontificatus (Appendici Ie II). [57]Concilium Tridentinum, Sessio VII (3 martii 1547), Decretum secundum. Super reformatione, n. 7-8; Sessio XXI (16 iulii 1562), Decretum de reformatione, can. VIII; Sessio XXII (17 septembris 1562), Decretum de reformatione, can. VIII; Sessio XXIV (11 novembris 1563), Decretum de reformatione, can. III e IX; Sessio XXV (3-4 decembris 1563), Decretum de regularibus et monialibus, cap. XX. [58]Il CIC/1917 obbligava alla stesura dell’inventario come strumento giuridico gli amministratori ecclesiastici nei can. 1299 § 3; 1296 § 2 e 1522 n. 2, 3. Tale obbligo è ribadito nell’attuale CIC ai can. 1283, 2° e 3° e 1284, 9° e nel CCEO ai can. 1025, 2° e 1026. Tale materia è stata ampiamente trattata nel documento della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, Lettera ai vescovi diocesani Necessità e urgenza dell’inventariazione e catalogazione dei beni culturali della Chiesa, 8 dicembre 1999 (Documento 28). [59]Prot. n. 4/93/57. [60]Prot. n. 239/89/18. [61]Pontificia Commissione per la Conservazione del Patrimonio Artistico e Storico della Chiesa, Lettera ai rettori delle università cattoliche, 31 gennaio 1992 (Documento 9). [62]Questa versione italiana dall’originale spagnolo è stata approntata in occasione della presente edizione. [63]Lo strumento cui si fa cenno non è stato ancora elaborato. [64]Cfr Documento 5. [65]Cfr Documento 5.Negli anni successivi alla pubblicazione della presente relazione sono state attivate alcune iniziative da parte di vari istituti di studi superiori. Presso università cattoliche: Scuola di Specializzazione in Storia dell’Arte (Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano, Italia); Institut des Arts Sacrés (Faculté de Théologie et des Sciences Religieuses, Institut Catholique de Paris, Francia); Curso de Mestrado em Patrimonologia Sacra (Universidade Católica Portuguesa, Porto, Portogallo); Curso de diplomado en Bienes Culturales de la Iglesia (Universidad Iberoamericana, Ciudad del México, Messico); corsi di formazione alla conservazione e promozione del patrimonio culturale ecclesiastico (Paul VI Institute for the Arts, Washington, U.S.A.); New Jersey Catholic Historical Records Commission (Seton Hall University, New Jersey, U.S.A.). Presso altre istituzioni accademiche: Master de Restauración y Rehabilitación del Patrimonio (Universidad de Alcalá, Spagna); Cátedra de Arte Sacro (Universidad de Monterrey, Messico). [66]Inde a Pontificatus, Proemio (Appendice II). [67]Prot. n. 15/95/2. [68]Pontificia Commissione per la Conservazione del patrimonio Artistico e Storico della Chiesa, Lettera circolare ai vescovi diocesani sulla formazione dei futuri presbiteri all’attenzione verso i beni culturali della Chiesa, 15 ottobre 1992 (Documento 11). [69]A seguito della lettera citata nella nota precedente, la “Commissione VIII per la Scienza e la Cultura” della Conferenza Episcopale Tedesca ha elaborato il seguente documento: Deutsche Bischofskonferenz, Kunst und Kultur in der theologischen Aus- und Fortbildung, 5. Oktober 1993. [70]Inde a Pontificatus, Proemio (Appendice II). [71]Prot. n. 16/95/40. [72]I membri presenti alla prima assemblea plenaria, oltre al Presidente, erano gli Ecc.mi Mons. Joseph Eric D’Arcy, Arciv. di Hobart (Australia); Mons. Antonio Vilaplana Molina, Vesc. di León (Spagna); Mons. Mario Joseph Conti, Vesc. di Aberdeen (Gran Bretagna); Mons. Paul-Marie Guillaume, Vesc. di Saint-Dié (Francia); Mons. Paolo Rabitti, Vesc. di San Marino-Montefeltro (Italia) e Segretario emerito della Pontificia Commissione; Mons. Héctor Rubén Aguer, Vesc. Aus. di Buenos Aires (Argentina); Mons. Friedhelm Hofmann, Vesc. Aus. di Köln (Germania); Mons. Franc Rodé, Segretario del Pontificio Consiglio della Cultura; i Rev.mi Mons. Giancarlo Menis, Direttore del Museo diocesano di Udine (Italia); Mons. Prof. Crispino Valenziano, Vicepresidente della Consulta per i Beni Culturali Ecclesiastici della Conferenza Episcopale Italiana; Mons. Gianfranco Ravasi, Prefetto della Biblioteca Ambrosiana (Milano, Italia); P. Jos Janssens, sj., Pontificia Università Gregoriana (Roma, Italia); i Signori Dott. Rainer Ilgner, Segretario aggiunto della Conferenza Episcopale Tedesca; Arch. Glauco Gresleri (Bologna, Italia); Prof. Fabrizio Bisconti, Segretario della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. Era assente per motivi di salute S.E.R. Mons. László Dankó, Arciv. di Kalocsa-Kecskemét (Ungheria). [73]Giovanni Paolo II, Allocuzione ai membri della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa in occasione della prima assemblea plenaria, 12 ottobre 1995 (Appendice III). Il testo è stato inviato in allegato a questa lettera. [74]Ibid., n. 3. [75]Pastor Bonus, Art. 100-101 (Appendice I). Cfr Inde a Pontificatus (Appendice II). [76]In ottemperanza a questo e al seguente punto la Pontificia Commissione ha inviato una lettera al Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Em.mo Card. Antonio Maria Javierra Ortas, in data 14 novembre 1995 (prot. n. 16/95/44: Archivio della PCBCC). [77]Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, Lettera circolare ai vescovi diocesani Le biblioteche ecclesiastiche nella missione della Chiesa, 19 marzo 1993 (Documento 15). [78]Ead., Lettera circolare ai vescovi diocesani La funzione pastorale degli archivi ecclesiastici, 2 febbraio 1997 (Documento 24). [79]Pontificia Commissione per la Conservazione del Patrimonio Artistico e Storico della Chiesa, Lettera circolare ai vescovi diocesani sulla formazione dei futuri presbiteri all’attenzione verso i beni culturali della Chiesa, 15 ottobre 1992 (Documento 11). [80]In ossequio a questa deliberazione, in data 14 novembre 1995 (prot. 16/95/43) si è inviata una lettera al Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, Em.mo Card. Pio Laghi, che ha risposto affermativamente con lettera n. 253/90/11 in data 14 dicembre 1995 (Archivio della PCBCC). [81]Il Corso Superiore per i Beni Culturali della Chiesa è attivo dall’anno accademico 1991-1992 (cfr Documento 5). Successivamente anche l’Institut Catholique de Paris ha istituito a partire dal 1995-1996 un Institut d’Art Sacré, e passi analoghi hanno compiuto l’Università Cattolica di Lisbona e quella di Città del Messico. [82]Inde a Pontificatus, n. 2 e cfr Gaudium et spes, n. 62. [83]Pio XII, Allocuzione agli espositori della VI Quadriennale di Roma, L’essenza della vera arte, 8 aprile 1952. [84]Prot. n. 677/95/1. [85]Pontificia Commissione per la Conservazione del Patrimonio Artistico e Storico della Chiesa, Lettera circolare ai presidenti delle conferenze episcopali per la presentazione della commissione e l’invio di un questionario sui beni culturali nelle varie nazioni, 10 aprile 1989 (Documento 2). [86]Giovanni Paolo II, Allocuzione ai membri della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa in occasione della prima assemblea plenaria, 12 ottobre 1995 (Appendice III). [87]Ibid., n. 3.
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