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PONTIFICIA COMMISSIONE PER I BENI CULTURALI DELLA CHIESA

MESSAGGIO DI S.E. MONS. MAURO PIACENZA
IN OCCASIONE DEL 75° ANNIVERSARIO DI FONDAZIONE
DEL PONTIFICIO ISTITUTO AMBROSIANO DI MUSICA SACRA

 

Fin dai suoi antichi albori, il venerando Rito Ambrosiano ha conservato una sua propria e ricca tradizione musicale. Accanto al vasto patrimonio del rituale romano gregoriano, sia secolare che monastico, la Chiesa di Milano è, infatti, in qualche modo, l’unica ad aver conservato un repertorio musicale particolare e distinto. Non stupisce, pertanto, che il Beato Alfredo Ildefonso Schuster, profondamente immerso nella spiritualità monastica benedettina della laus perennis, volendo tutelare il patrimonio liturgico ambrosiano, di cui il canto è parte integrante, istituisse, nel marzo 1931, una Scuola Superiore di Canto Ambrosiano e Musica Sacra, prodromo di codesto Pontificio Istituto.

Lo splendore della liturgia, conosciuto ed amato negli anni trascorsi nell’Abbazia di San Paolo fuori le Mura, si impresse nel cuore del monaco Schuster con tale vigore da formarne la profonda sensibilità al sacro e indirizzarlo a studiarne le nobili espressioni. Egli comprese altresì quanto poi, da Arcivescovo, con squisito spirito autenticamente pastorale, avrebbe scritto nella lettera al clero ambrosiano destinata a stabilire le fondamenta di codesto Istituto: “La maestà del divin culto, lo splendore dei sacri riti, la pietà e l’ordine delle cerimonie prescritte hanno una tale efficacia sull’animo dei fedeli, da costituire come una specie di efficacissima predicazione, di santa attrazione a Dio, di viva e permanente apologia della divinità della Chiesa”. La tradizione ecclesiale ha infatti sempre affermato che il canto e la musica sacri, nell’offrire gloria a Dio nella solennità della celebrazione dei sacri riti, favoriscono la preghiera e la partecipazione attiva ai santi misteri di quanti vi assistono, unendoli alla preghiera pubblica e solenne della Chiesa. Nel santificare i fedeli e nell’educarne il gusto, il canto sacro rende anche esplicita la misteriosa unità del corpo mistico, offrendo così una validissima e fondamentale catechesi.

Anche per questo, nel solco della stessa tradizione, numerosi documenti pontifici e conciliari dell’ultimo secolo hanno richiamato alla celebrazione dei divini uffici solennemente e in canto, alla presenza attiva dei fedeli (cf. Concilio Vaticano II, Sacrosantum Concilium, n. 113). Si deve però purtroppo osservare che, negli ultimi anni, forse sottovalutando l’apprendimento e il gusto estetico di un’assemblea che, fino a poco tempo prima, conosceva bene e a memoria melodie gregoriane ed ambrosiane, abitualmente siano invece proposti canti e canzoni, peraltro neppure coinvolgenti l’assemblea, spesso mancanti nella forma e nel contenuto. Da parte sua, peraltro, il Magistero non richiede un’indistinta partecipazione di tutto il popolo nell’esecuzione di un repertorio spesso anche complesso, ma ritiene che dal buon coordinamento di tutti, ciascuno secondo i propri compiti e ministeri, “scaturisca quel giusto clima spirituale che rende il momento liturgico veramente intenso, partecipato e fruttuoso” (Giovanni Paolo II, Chirografo sulla musica sacra Mosso dal vivo desiderio, 23 novembre 2003). Lo stesso sant’Agostino descrive con gratitudine la viva commozione provata a Milano nel partecipare a celebrazioni in cui l’intera massa del popolo eseguiva il canto dei salmi e degli inni di sant’Ambrogio. “Partecipare” ha valenza ben più profonda di quella comunemente intesa.

La prima cura a favore della musica sacra dev’essere rivolta alla formazione, innanzitutto del clero, in quanto esso è chiamato a sua volta ad esserne promotore. Il beato Schuster, mentre dava avvio alla costruzione del nuovo Seminario Arcidiocesano di Venegono, fondò con esplicito carattere ecclesiastico la Scuola Superiore di Canto Ambrosiano e Musica Sacra, fissando in tal modo uno stretto legame fra le due istituzioni. Sulla scia di San Pio X, che a Roma aveva costituito la Scuola Superiore di Musica Sacra (ora Pontificio Istituto), l’Arcivescovo benedettino sapeva bene che una qualsiasi opera di riforma musicale è impossibile senza un’adeguata formazione, sia dei chierici che dei laici. Purtroppo, nei seminari e nei luoghi di formazione per i religiosi e le religiose di tutto il mondo, si constata sempre più diffusamente una carenza quanto mai grave non solo di una vera educazione alla grande tradizione musicale della Chiesa, ma anche l’assenza delle più elementari basi teoriche e pratiche, con il conseguente prosperare di banalità e cattivo gusto. Per l’Arcidiocesi Ambrosiana, e per le zone limitrofe, questo Pontificio Istituto è pertanto valido e fondamentale promotore di attività culturali, che rendano debitamente esperti i seminaristi, i presbiteri e i laici, al fine di portare nelle parrocchie e nelle varie comunità la sana tradizione artistica delle melodie ambrosiane.

Il progresso degli studi musicologici rende inoltre meritevole l’attività di codesto Pontificio Istituto, che ha realizzato numerose e valide pubblicazioni filologiche ed edizioni critiche delle fonti del canto ambrosiano. Soddisfa così la grave responsabilità affidatagli di recupero delle tradizioni antiche della liturgia e della musica locali, per favorirne l’utilizzo contemporaneo e sviluppare una nuova produzione artistica coerente. Come il gregoriano per il rito romano, il canto ambrosiano, intimamente unito alle fonti bibliche, patristiche e liturgiche, è infatti in un certo modo la lex orandi di codesta Santa Chiesa Metropolitana. Affinché non se ne perda l’inestimabile valore, esso deve però diventare il canto e la preghiera di tutta la Chiesa locale, ovvero deve incarnarsi nella vita parrocchiale e comunitaria, quale vissuto quotidiano della preghiera dei presbiteri e dei fedeli, senza restare ancorato all’inchiostro dei volumi o far risuonare della propria eco soltanto le volte del Duomo e di qualche venerando monastero. Pur nell’indispensabile e rispettiva autonomia, è auspicabile pertanto che si instauri una sempre più stretta e feconda collaborazione fra codesto Pontificio Istituto e le varie istanze degli ambiti della liturgia e della musica sacra, al fine di promuovere la diffusione e l’uso del canto sacro ambrosiano antico, prima ancora di quello tradizionalmente popolare, pur tante volte meritevole. Coadiuvate da validi organisti e maestri di coro, verrebbero così incrementate le scholae cantorum parrocchiali, che, sull’esempio della schola puerorum del Duomo, sostengano il canto sacro più tipicamente ambrosiano nelle celebrazioni liturgiche comunitarie.

Mentre ci si rallegra per le celebrazioni anniversarie di codesta importante istituzione Pontificia, si esprime ogni incoraggiamento per l’attività di studio e docenza, affinché con sempre maggiore cura, si assicuri alla lode di Dio il decoro che l’antico transitorium ambrosiano Te laudamus insegna: “Ti lodiamo, Signore onnipotente, glorioso Re di tutto l’universo. Ti benedicono gli angeli e gli arcangeli, ti lodano i profeti con gli apostoli. Noi ti lodiamo, o Cristo, a te prostrati, che venisti a redimere i peccati. Noi ti invochiamo, o grande Redentore, che il Padre ci mandò come pastore…”.

 

Mauro Piacenza
Presidente della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa
Presidente della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra

  

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