La Santa Sede Menu Ricerca
La Curia Romana  
 

 

 
 
 


IL PAPA E I VOLONTARI EUROPEI

Città del Vaticano, 10-11 novembre 2011

Discorso ai volontari europei di S.Em. Card. Robert Sarah,
Presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum


Cari Amici,

Ho molto atteso questo incontro con voi e sono particolarmente lieto che questo giorno sia infine giunto. E’ edificante poter incontrare voi che, attraverso il vostro impegno nel volontariato, portate avanti la missione caritativa della Chiesa. Siamo qui riuniti per essere confermati nella fede, nella speranza e nella carità, attraverso la condivisione delle nostre esperienze e l’ascolto degli insegnamenti del Santo Padre. 

Negli ultimi anni abbiamo assistito a moltissimi cambiamenti sociali e, sebbene l'attenzione generale si concentri attualmente sull’instabilità dell’economia mondiale, il fenomeno del volontariato in Europa è da sempre un fattore costante, saldamente radicato in seno alla cultura europea. E’ una realtà stabile, capace di vivificare realmente questo nostro vecchio continente chiamato Europa. Le statistiche indicano che, ogni anno, 3 adulti europei su 10 offrono liberamente il loro servizio volontario. Immaginate che cosa sarebbe l'Europa senza questi quasi 140 milioni di volontari ... il bene comune e la società stessa non avrebbero futuro, l'economia perderebbe circa 400 miliardi di dollari, ma, soprattutto, l'amore di Dio non potrebbe essere testimoniato, in quanto il volontariato cattolico è per noi un’occasione unica per proclamare l'amore di Dio attraverso l’impegno caritativo.

Molte persone considerano un onore tale impegno nelle attività di volontariato a servizio del prossimo, delle organizzazioni e della comunità: per questo ringrazio il Signore. Ecco perché meritate il riconoscimento e la gratitudine della Chiesa, perché attraverso il volontariato, contribuite a diffondere il messaggio di amore di Cristo per tutte le persone. A nome di tutta la Chiesa, vi ringrazio per questa testimonianza di amore!



L’AMORE DI CRISTO COME MODELLO PER OGNI VOLONTARIO CATTOLICO 

Siete qui convenuti da tutta Europa, da diversi paesi, con lingue e culture differenti. Qual è la motivazione interiore che unisce tante persone con una tale pluralità di provenienze?

Il filosofo Thomas Hobbes, nel Leviatano, ha spiegato che la “paura" è la forza che guida e spinge l'uomo verso la pace, portandolo a vivere nella società e a collaborare con essa. Tale visione pessimistica della natura umana propugna che le persone sono in un costante stato di conflitto e competizione tra loro per raggiungere determinati fini. Pertanto, il frutto di questa "paura" sarebbe un contratto sociale che in un certo senso “piega” l'egoismo dell'essere umano. Tale spiegazione di Hobbes circa l'origine della società si contrappone al pensiero di Aristotele, che è stato successivamente integrato anche nella teoria di San Tommaso d'Aquino, secondo la quale è la stessa natura umana che caratterizza l’uomo come essere sociale, il cui bene comune è costituito dal bene di ogni essere umano e della società nel suo insieme. L’uomo è stato creato naturalmente buono ma, a causa del peccato originale, egli è anche incline al male e all'egoismo. A dispetto di questa natura imperfetta, la redenzione ci offre una prospettiva positiva, in cui la grazia può trionfare e ristabilire questa bontà in ciascuno di noi. Pertanto, non è la paura, ma l'amore, ad essere alla base della società umana. 

La vostra presenza qui come volontari conferma certamente che Dio ha posto nel cuore di ogni essere umano di ogni tempo, luogo o gruppo etnico, questo innato desiderio di aiutare il prossimo: ecco la forza che unisce e spinge i volontari a donare con generosità il proprio tempo, i propri talenti ed i propri doni al servizio dei poveri. Come Presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, io stesso sono testimone di questa forza, soprattutto quando il mondo viene colpito da catastrofi come le calamità naturali o crisi umanitarie come quella che si sta verificando attualmente in Somalia. Sono commosso dalla sollecitudine compassionevole e dall’aiuto offerto da tante persone provenienti dai quattro angoli del mondo, persino dai paesi poveri, che hanno donato con liberalità per poter intervenire in soccorso. Reagiamo in questo modo perché siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio, un Dio uno e trino la cui natura stessa è l'amore. Per questo motivo, solo quando amiamo e offriamo ai nostri fratelli e sorelle il dono di noi stessi, possiamo scoprire il vero significato della vita e quindi, trovare la vera felicità.

In effetti, quando la scintilla di questo naturale impulso di fare del bene al prossimo viene alimentata dalla fiamma dell'amore di Cristo per noi, Egli susciterà e risveglierà in noi "il sentimento della gioia che nasce dall'esperienza dell'essere amati" da Dio (Deus caritas est n. 17), poiché Egli che ha sofferto per noi, è colui che "è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro" (2 Cor 5,15).

Durante l'Ultima Cena, Gesù ci ha lasciato questo grande comandamento: "Amatevi gli uni gli altri. Come io vi ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni gli altri" (Gv 13, 34-35). In che modo Gesù ci ha amati? Basta contemplarlo sulla croce per trovare un’espressione eloquente del suo amore: un amore che si dona gratuitamente, che non tiene conto del prezzo da pagare, che si dona totalmente; ovvero un amore divino.

Poiché Dio è amore ed è la sorgente stessa di qualunque amore umano, è necessario ritornare alle nostre radici cattoliche: in esse troveremo nell’amore di Cristo ispirazione e forza per il nostro donarci agli altri. "Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto" (Gv 19,37). In verità, come ci ha ricordato il Santo Padre Benedetto XVI nell’Enciclica Deus caritas est (N. 12), nel contemplare il “fianco squarciato di Cristo” possiamo scoprire il percorso da seguire nella nostra vita e nel nostro modo di amare. Quando prendiamo il Signore a modello del nostro amore per gli altri, possiamo trarre da Lui, sorgente di virtù, moltissime lezioni sul modo in cui portare avanti il nostro impegno di volontariato a beneficio dei nostri fratelli e sorelle. "Quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me" (Gv 12,32). Gesù vuole che veniamo a Lui perché solo in Lui troveremo tutto ciò che il nostro cuore desidera, e allo stesso tempo, la motivazione per metterci a servizio del prossimo.
 


SERVITORI DELLA DIGNITA’ DI OGNI ESSERE UMANO

Cristo ha dato la Sua vita per noi gratuitamente. "Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso” (Gv 10,18). Queste parole di Gesù ci ricordano che la vita, la redenzione e i molti talenti, sono tutti doni del Buon Dio. Da ciò comprendiamo meglio che la gratuità è una delle caratteristiche fondamentali del volontariato cattolico, che consiste nel dare con liberalità agli altri ciò che abbiamo ricevuto da Dio.

Tuttavia, esiste un numero sempre crescente di opere di volontariato che hanno assunto un carattere di professionalità a favore del bene comune, senza scopo di lucro, ma che comunque ricevono un compenso per le loro attività.

Efficienza e professionalità sono qualità del volontariato che vengono apprezzate dalle grandi organizzazioni. Eppure, queste due caratteristiche non definiscono adeguatamente gli aspetti essenziali del volontariato. La dimensione fondamentale in cui esso si radica è l'approccio "personale", con il quale il volontario dona liberamente se stesso. Dovremmo abbandonare una mentalità di efficienza funzionale per concentrarci maggiormente sull'aspetto personale del nostro contributo, poiché è attraverso questo dono di sé individuale e compassionevole che una persona scopre se stessa nella carità, rispondendo, nel contempo ai bisogni delle persone che incontra.

Anche se questo aspetto di "professionalità" del volontariato è di grande aiuto per la crescita e lo sviluppo dei talenti, i volontari cattolici dovrebbero preoccuparsi più della dignità della persona umana che del profitto e dei risultati. Comunque, mettere al primo posto la dignità della persona umana non significa sostituire la qualità con l’improvvisazione. Al contrario, la gratuità esige la perfezione nel servizio reso, in quanto la mancanza di perfezione tenderebbe a ridurre il valore stesso del contributo offerto.

Pertanto, questo modo di valutare l’efficienza e la professionalità ci spinge a porci questa domanda: “Ciò significa che dobbiamo quindi rinunciare ai finanziamenti pubblici?" Ecco un punto nevralgico per l’esistenza di molte istituzioni. E’ ovvio che la Chiesa non è contro il finanziamento pubblico delle organizzazioni cattoliche. Infatti, secondo il principio di sussidiarietà, è dovere dello Stato, mediante iniziative economiche e giuridiche, fornire condizioni e opportunità atte a promuovere un ambiente favorevole per i cittadini che volessero offrire il loro volontariato.

Il nostro agire nel mondo e la nostra appartenenza alla Chiesa non devono essere vissuti in contrapposizione e in modo conflittuale. Vivere nel mondo non ci deve portare a far meno riferimento al fatto di essere membri della Chiesa, quasi come se ciò che la Chiesa avesse da offrirci non fosse all’altezza delle aspettative del mondo. Al contrario, tanto più saremo radicati nella nostra identità cattolica, tanto più avremo un rapporto profondo con Cristo e con la Chiesa e tanto più saremo in grado di rispondere con maggiore dedizione, spirito di servizio e discernimento alle sfide che il mondo ci pone. La testimonianza dei santi insegna che adorare Dio non distrae dal mondo, anzi, dà un maggior zelo e conferisce una prospettiva più profonda, che rende maggiormente capaci di rispondere alle esigenze dei tempi. Inoltre, questa testimonianza ha la sua origine in Cristo, poiché è Lui che per primo ha servito l'uomo, in obbedienza al Padre.



TESTIMONI DELL’AMORE DI DIO

"Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici" (Gv 15,13). Queste parole di Gesù ci ricordano sempre il Suo immenso amore per noi, un amore che ha comportato il sacrificio della Sua stessa vita, dono prezioso cui nessun uomo rinuncia facilmente. Come volontari cattolici, siamo chiamati ad imitare il Suo amore, donandoci totalmente, senza trattenere nulla per noi.

In un'Europa secolarizzata, che presenta tante sfide umane e spirituali, è necessario che noi facciamo conoscere l'amore misericordioso di Dio attraverso le nostre opere di carità. Il volontariato cattolico è l'ambito perfetto in cui, nell’atto di offrire noi stessi a servizio dei nostri fratelli e sorelle, siamo in grado di testimoniare la nostra fede e l'amore di Dio a quest’Europa che ne ha un disperato bisogno.

Nella storia della Chiesa, i cristiani hanno sempre praticato il volontariato, mossi dalla carità, sotto forma di opere di misericordia corporale e spirituale. La Chiesa offre un messaggio di speranza che valica i confini del tempo, speranza che è necessaria in ogni generazione e che non può essere soffocata, ma che va proclamata attraverso il volontariato.

Il Santo Padre Benedetto XVI nella sua prima Enciclica ricorda a tutti i cristiani l'importanza di questa testimonianza di carità per la Chiesa del nostro tempo. Attraverso la nostra testimonianza, le persone che noi serviamo possono conoscere l'amore di Dio, che è sempre vicino a quanti si trovano nel bisogno. Per noi cristiani, Dio stesso è fonte di carità e la carità nel suo complesso non è mera filantropia, ma dono di sé, fino al punto di sacrificare la propria vita per il bene degli altri, imitando, in tal modo, l'esempio di Gesù Cristo. Quindi, la carità è una testimonianza, un’opportunità offerta da Dio affinché Egli possa essere fatto conoscere a tutti coloro che sono lontani dalla fede; non perché vogliamo indirizzare il nostro impegno caritativo a questo scopo, ma piuttosto perché vogliamo aiutare le persone a crescere in una maggiore consapevolezza di sé e a trovare risposta ai loro bisogni più profondi. Il nostro contributo non sarebbe infatti un sostegno autentico se non facessimo appello al cuore delle persone, dove c'è un profondo desiderio di Dio.



L’IMPORTANZA DI ESSERE TRALCI UNITI ALLA VITE CHE E’ CRISTO

Come possiamo salvaguardare questi valori cristiani che sono alla base dell’autentico volontariato cattolico, soprattutto in un mondo secolarizzato che non vi crede più? Possiamo farlo solamente se rimaniamo uniti a Gesù, la Vite. "Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla "(Gv 15,3). 

Queste parole di Gesù ci ricordano l'importanza del potere della preghiera per tutti coloro che sono impegnati nel lavoro caritativo. Gesù è il fondamento del volontariato cattolico. Nella sua Esortazione Apostolica Christifideles laici, il Beato Giovanni Paolo II afferma che, per i volontari, la loro chiamata diventa "l'immagine viva di Cristo e della sua Chiesa nell'amore verso i malati e i sofferenti” (N. 53). E 'importante per noi essere sempre uniti a Gesù nella preghiera e specialmente nell'Eucaristia, perché la preghiera è il luogo d’incontro dove Gesù ci spinge a un maggiore dono di noi stessi, dove ci libera da ogni forma di ideologia, egoismo o addirittura di disperazione davanti ai tanti bisogni degli altri, e dove Egli apre i nostri occhi nella fede per scorgere la Sua presenza nei poveri. 



I FRUTTI DEL VOLONTARIATO CATTOLICO

Secondo una statistica dello SCI (Servizio Civile Internazionale), il 65% dei volontari europei sono studenti. I giovani in special modo desiderano scoprire le loro capacità ed i loro talenti, amano sentirsi utili, vogliono fare in modo che il loro contributo ed i loro sforzi lascino un segno positivo nella società. Il volontariato offre loro la possibilità di sviluppare valori sociali e di acquisire esperienze e competenze che altri ambienti educativi non offrono. Attraverso iniziative che comportano il dono di sé, i giovani possono essere educati alla responsabilità e ad imparare nuovamente ad apprezzare il valore delle cose. Se è vero che la prima forma di carità è l'educazione, è anche vero per tutti noi che la prima forma di educazione è la carità.

Infatti, il volontariato non soltanto aiuta i giovani a sviluppare i loro talenti ed i loro doni, ma arricchisce anche la loro vita cristiana, in quanto il volontariato si collega al primo comandamento, quello di amare Dio e il prossimo. Quale ricompensa alla stanchezza, alle responsabilità, alle preoccupazioni e anche a tutte le difficoltà che i giovani potranno incontrare, il Signore della messe offrirà frutti di pazienza, compassione, fiducia e grande amore oblativo. Attraverso queste esperienze, il Signore toccherà e trasformerà i cuori dei giovani in un cuore simile al Suo. Se lo scopo della nostra vita si colloca nella prospettiva di rendere il nostro amore specchio di quello di Cristo, allora senza alcun dubbio, questa trasformazione del cuore è il più grande frutto del volontariato.

Per questo motivo, nell’ambito del volontariato cattolico, i giovani rappresentano un terreno ricco e fertile su cui coltivare il seme di una chiamata ad un maggiore dono di sé, nel sacerdozio o nella vita consacrata. I giovani vivono immersi in una cultura esigente, basata sul lavoro e sul profitto, dove avere un impiego e fare soldi rischia di diventare la loro pressoché unica occupazione, di fatto sottraendo tempo al volontariato. Possano i giovani scoprire nel volontariato che la vera felicità sta nel dono di sé, e possa questo servizio aprire i loro cuori alla chiamata di Gesù!

Siate certi della sincera gratitudine della Chiesa e del Suo pieno sostegno al volontariato che tanto generosamente offrite. Nel nostro incontro di domani con il Santo Padre, vi esorto a riflettere in profondità sul suo insegnamento, a pregare e a metterlo in pratica nella vostra vita, in modo che possa portare frutti abbondanti in voi e in tutti coloro che servite. Possa questo incontro di Roma portarvi ad un rinnovamento nella fede e nell’amore, nel vostro servizio a favore degli altri.

 

top