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La Curia Romana  
 

 

 
 

Mons. Giampietro Dal Toso                    
Segretario del                                                                    
Pontificio Consiglio Cor Unum 


                ASSEMBLEA GENERALE DI CARITAS INTERNATIONALIS
                                                Roma, 13 maggio 2015



Cari fratelli e sorelle in Cristo,
Eminenze,
Eccellenze,

Sono lieto di avere l’opportunità di prendere la parola in questa Assemblea Generale, dove i membri di Caritas Internationalis (C.I.) si riuniscono insieme da tutto il mondo per rafforzare i loro vincoli di comunione reciproca e l'adesione al Successore di Pietro, e per rendere più efficace il servizio della carità nella Chiesa al servizio dell'umanità. Questa Assemblea Generale si svolge per la prima volta dopo la pubblicazione ufficiale dei nuovi Statuti e del Regolamento Interno della Confederazione, nel 2012. In effetti, questo importante evento storico nella vita della Caritas ha contribuito a fornire quella base canonica necessaria al raggiungimento del suo pieno potenziale, in quanto realtà che esprime ed attua la missione caritativa di tutta la Chiesa.

Questo processo ha beneficato di una stretta collaborazione dei diversi attori grazie ad uno spirito di cooperazione presente tra la Caritas e gli organi competenti della Santa Sede. In particolare, desidero esprimere la mia gratitudine al Presidente, Sua Eminenza il Cardinale Óscar Rodríguez Maradiaga; al Segretario Generale Michel Roy e ai membri nominati dal Santo Padre: Sua Eccellenza Bernard Anthony Hebda, Arcivescovo di Newark; Sua Eccellenza Paul Yembuado Ouédraogo, Arcivescovo di Bobo-Dioulasso, e Sua Eccellenza Youssef Antoine Soueif, Arcivescovo Maronita di Cipro, insieme agli altri membri del Consiglio Direttivo, dei quali abbiamo apprezzato l’impegno ed il duro lavoro profusi nel corso di questo importante processo, di modo che la Caritas potesse diventare sempre più uno strumento generoso della Provvidenza di Dio e della Sua bontà misericordiosa verso i poveri ed i sofferenti. Siamo anche molto grati alla Commissione di Assistenza, soprattutto a Mons. Osvaldo Neves de Almeida, per la dedizione ed il prezioso contributo in tutti questi anni.

1. Il povero è innanzitutto una persona

Prima di illustrare il lavoro giuridico svolto, vorrei focalizzarmi sulla persona che noi serviamo. Entrando nel terzo anno di questo Pontificato, possiamo scorgere la continuità tra i Pontificati di Benedetto XVI e di Francesco. Papa Francesco invita con insistenza tutta la Chiesa ad entrare in una dimensione di profondo servizio dell’umanità, specialmente quando essa è povera e sofferente. Egli ci sta aiutando a riscoprire che il servizio della carità, dell’amore verso i poveri e gli emarginati, sono parte integrante della missione della Chiesa. Come sapete, Papa Benedetto ha iniziato il suo pontificato richiamando con forza la nostra attenzione verso la carità di Dio che ci spinge a servire l'umanità. Pertanto la Provvidenza di Dio ci ha fornito, attraverso Benedetto XVI, delle basi teologiche e canoniche adeguate per convertire i cuori al servizio della carità; per l’adempimento di ciò, Papa Francesco è un grande esempio, ed è a questo che Egli sta richiamando tutta la Chiesa. In questo impegno, la Caritas ha il compito di assistere la Chiesa affinché presti attenzione al grido dei poveri e sia testimone della missione caritativa che Gesù le ha affidato.

Infatti, i poveri sono un tema che continua ad essere in prima linea nel pontificato di Papa Francesco, sin dalla Sua elezione. Egli afferma: "Per la Chiesa l’opzione per i poveri è una categoria teologica prima che culturale, sociologica, politica o filosofica” (EG n 198). Mi colpisce che quando il Papa parla, non menziona la povertà, ma i poveri. Egli non considera le strutture o il fenomeno della povertà in sé, ma la persona umana afflitta dalla povertà. Questa è anche la vostra esperienza quotidiana, quando nel vostro lavoro vi trovate ad affrontare tanta sofferenza, tanta solitudine. Dietro la povertà, c'è sempre un volto umano. La povertà non è solo un concetto, ma essa tocca la vita delle persone concrete. La nostra missione è quella di scoprire il volto di Cristo nei sofferenti, nei poveri e negli abbandonati. Noi serviamo queste persone, ed in esse, il Figlio di Dio, che ha voluto farsi povero per salvare l'umanità. "Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete accolto" (Mt 25,35). Ma di quale persona parliamo? Ascoltiamo di nuovo le parole di Papa Francesco, "Desidero affermare con dolore che la peggior discriminazione di cui soffrono i poveri è la mancanza di attenzione spirituale. L’immensa maggioranza dei poveri possiede una speciale apertura alla fede; hanno bisogno di Dio e non possiamo tralasciare di offrire loro la sua amicizia, la sua benedizione, la sua Parola, la celebrazione dei Sacramenti e la proposta di un cammino di crescita e di maturazione nella fede. L’opzione preferenziale per i poveri deve tradursi principalmente in un’attenzione religiosa privilegiata e prioritaria" (EG n. 200).

2. Excursus storico

Poiché questa è la prima Assemblea Generale dopo i nuovi Statuti, ho il dovere di informare voi, che siete il primo Organo della Confederazione, del lavoro che è stato compiuto. Non è stato facile raggiungere questo risultato, in quanto fin dall'inizio è stato necessario tenere presenti alcuni binomi fondamentali che conferiscono a C.I. un dinamismo di base. Infatti, C.I. è un'istituzione della Chiesa, ma ha un grande impatto nel mondo, anche grazie alla sua presenza a livello internazionale. C.I. è ispirata dalla carità, ma si impegna anche per la giustizia. E’ collegata alla Santa Sede, senza essere parte della Santa Sede. E’ stato quindi necessario prendere in considerazione tutti questi aspetti. In particolare, è cruciale il concetto di “confederazione”, in quanto esso illustra bene questo dinamismo tra il centro e la periferia. Infatti, il concetto di confederazione esprime il fatto che diversi soggetti autonomi si uniscono per realizzare dei compiti comuni. Tuttavia queste singole realtà non rinunciano alla propria autonomia. Quindi, non si tratta di un sistema centralizzato con sedi nei singoli paesi. Al contrario, sono i singoli paesi che si riuniscono insieme per affrontare delle problematiche comuni. Questo principio è fondamentale per comprendere la struttura della Caritas, un organismo internazionale con membri nazionali. Ovviamente, questo principio è bilanciato da un altro principio fondamentale, che è l'autorità del Santo Padre. Questi concetti di confederazione e di ecclesialità delineano i punti fondamentali dell'identità della Caritas Internationalis, e sono stati di aiuto per trovare una corretta inquadratura canonica per la Confederazione.

C.I. è stata istituita nel 1951 secondo le intenzioni di Papa Pio XII, per affrontare i bisogni umanitari alla fine della seconda guerra mondiale, per dare assistenza alle vittime della guerra e per favorire il ricongiungimento tra familiari. In quello stesso anno, l'organizzazione ha tenuto la sua prima Assemblea Generale, che ha riunito i 13 membri fondatori. Il 19 luglio 1976, su iniziativa di Papa Paolo VI, a C.I. viene concessa la personalità giuridica civile dello Stato della Città del Vaticano. Nei primi mesi del 2000, al fine di chiarire il rapporto dell'organismo con la Santa Sede e lo Stato italiano, Caritas Internationalis ha presentato una richiesta per ottenere personalità giuridica canonica pubblica. In quel momento, venne istituita una piccola commissione composta da quattro membri della Segreteria di Stato, di Caritas Internationalis e di Cor Unum, al fine di esaminare e studiare la proposta. Come risultato del loro lavoro, il 16 settembre 2004 venne pubblicato il Chirografo Pontificio "Durante l'Ultima Cena". Con questo documento, il Papa San Giovanni Paolo II concesse personalità giuridica canonica pubblica a C.I., indicando alcune linee guida basilari per l'attività di Caritas Internationalis e del suo rapporto con i vari Dicasteri della Santa Sede, in particolare con la Segreteria di Stato ed il Pontificio Consiglio Cor Unum. In seguito a questo nuovo status, venne messa in preventivo la revisione degli Statuti di C.I., per conformarsi ai requisiti richiesti da tale status. In effetti, secondo il codice di Diritto Canonico (can. 116), questo nuovo status giuridico riconosce che la Caritas svolge le proprie attività caritative a nome della Chiesa cattolica, e che quindi deve svolgere le proprie attività sottostando all'autorità ecclesiastica.

La Chiesa cattolica incominciava già da allora a focalizzarsi sulla sua missione caritativa, dandole maggiore importanza. La Chiesa è ben consapevole del fatto che attraverso la testimonianza della carità dei suoi membri essa è in grado di raggiungere milioni di persone, dando a tutti la possibilità di riconoscere e percepire l'amore di Dio. Per questo motivo, il lavoro di revisione degli Statuti deve essere visto come facente parte di una riflessione più ampia, volta a rinnovare e dare maggiore impulso all'attività caritativa della Chiesa. Un primo importante elemento che ha spinto a seguitare in questa direzione è stato la pubblicazione dell'enciclica Deus Caritas est nel 2006. Per la prima volta, un’enciclica è stata interamente ed espressamente rivolta al tema del servizio di carità della Chiesa. Questo documento, che contiene delle linee guida teologiche essenziali, ha illuminato il nostro lavoro e continua tuttora a farlo. Per questo, sono stato incoraggiato da Papa Francesco ad organizzare un convegno per celebrare il 10° anniversario della pubblicazione dell'Enciclica Deus Caritas est, per far risuonare ancora di più il messaggio di questo importante testo. Il convegno si terrà probabilmente il 25 e 26 febbraio 2016, con la partecipazione dei rappresentanti delle Conferenze Episcopali e degli organismi caritativi della Chiesa. Un altro frutto di questa riflessione sulla carità è stato il Motu Proprio "Intima Ecclesiae Natura", pubblicato nel dicembre del 2012, che fornisce "un quadro normativo organico che serva meglio ad ordinare, nei loro tratti generali, le diverse forme ecclesiali organizzate del servizio della carità, che è strettamente collegata alla natura diaconale della Chiesa e del ministero episcopale" (Introduzione, IEN). Data la grande attenzione che Papa Francesco pone sul tema della carità nella vita della Chiesa, non posso fare a meno di sottolineare come ci sia una grande opportunità per i Vescovi di utilizzare tale strumento per porre il servizio della carità al centro della vita della Chiesa, quale uno dei suoi compiti essenziali. In vista di ciò, suggerirei alle Conferenze Episcopali di rivedere gli Statuti delle loro Caritas alla luce di questi documenti, cosa che molti hanno già fatto. Tutto ciò per ribadire che l'attenzione data a C.I. con i nuovi Statuti deve essere considerata come parte di un quadro più ampio, che è la riflessione della Chiesa in questi ultimi anni sul tema della carità.

Ora, tornando a C.I., ma tenendo presente questa prospettiva più ampia, il processo di revisione è iniziato nel 2007 a seguito dell’esigenza emersa con il nuovo status giuridico di C.I.. Il lavoro di revisione degli Statuti è stato condotto in un clima di dialogo costante tra C.I., che aveva istituito un comitato speciale per le questioni giuridiche, la Segreteria di Stato, il Pontificio Consiglio Cor Unum, il Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi ed altri organismi del Santa Sede. Questo lungo e fruttuoso dialogo, di cui sono testimone, ha avuto il suo compimento il 2 maggio 2012; l’allora Segretario di Stato, il Cardinale Tarcisio Bertone, consegnò i testi del nuovo Ordinamento al Presidente di C.I., il Cardinale Óscar Rodríguez Maradiaga.

3. L’applicazione dei nuovi Statuti

In qualità di Dicastero competente nei confronti di C.I., il Pontificio Consiglio Cor Unum si sta adoperando per seguire le indicazioni del Santo Padre di accompagnare, sostenere e assistere C.I. nell'espletamento delle norme indicate nel Decreto Generale fin dalla sua promulgazione. Nel corso di questi anni, molto è stato fatto in collaborazione con la Commissione di Assistenza istituita dai nuovi Statuti. Anche se è stato un lavoro lungo, sono lieto di riconoscere che esso si è svolto in uno spirito di collaborazione e di comunione fraterna tra Cor Unum e C.I., spirito che a mio avviso è cresciuto nel tempo. Quali sono i risultati di tale collaborazione? Lo stesso giorno della pubblicazione degli Statuti, è stato nominato un nuovo Assistente Ecclesiastico - P. Pierre Cibambo. Siamo grati per il suo importante lavoro. Da quel momento, C.I. non ha cessato di lavorare per l’applicazione dei contenuti del Regolamento Interno, specialmente per ciò che riguarda la struttura del suo governo e del personale impiegato. Lo scorso mese di gennaio, i membri della Caritas hanno adottato degli Standard di Gestione della governance per un periodo ad experimentum di quattro anni. Gli standard sono stati pensati per dare al governo della Caritas un quadro giuridico strutturato e affidabile, e una maggiore trasparenza e responsabilità nei confronti del pubblico. In particolare, le norme in materia del lavoro del personale e dei doveri dei membri sono ora stati adeguati ai ruoli e alle norme organizzative della Curia Romana, in conformità al Diritto Canonico e le normative del Vaticano, che assicura la copertura sanitaria e pensionistica. Stiamo anche accompagnando, con un lavoro ancora in corso, le Regioni nella revisione dei loro Statuti e Regolamenti Interni, che sono stati presentati e saranno successivamente studiati, in collaborazione con il Consiglio Direttivo. Abbiamo inoltre concordato una procedura per la presentazione a Cor Unum di documenti che C.I. intende pubblicare riguardanti orientamenti dottrinali e morali. Questo aiuterà nell'applicare tale norma anche nelle Regioni.

Durante un incontro recente, il Santo Padre, rispondendo ad una necessità espressa da C.I., ha dato la possibilità di adottare una deroga allo Statuto di C.I. Il Consiglio Direttivo non sarà più composto da soli 7 membri, ma sarà invece composto da 8 membri. L'aggiunta riflette la necessità che ogni regione nella Confederazione sia ben rappresentata presso il Consiglio Direttivo. Tenendo presente ciò, il Consiglio di Rappresentanza ora eleggerà 4- invece di 3- membri del Consiglio Direttivo.

In breve, grazie al fatto di aver attuato il Decreto Generale con un lavoro dedicato, e con la reciproca collaborazione all'interno della famiglia Caritas, oggi la Caritas vive una forte comunione con la Santa Sede. Grazie al maggiore interesse di Papa Francesco per l’attività caritativa della Chiesa, tale normativa consente a C.I. di diventare uno strumento efficace del servizio della carità nella Chiesa e, a livello internazionale di essere un partner rispettato come organizzazione confessionale.

4. La missione speciale di Caritas nella Chiesa

Nel seguire questo percorso, si vede che tutti i passi intrapresi per giungere a questa nuova struttura giuridica rivelano in modo chiaro che i Pontefici hanno da sempre intuito che la Confederazione, quando esercita la sua Diakonia nella Chiesa e per il mondo, partecipa della stessa missione della Chiesa. L'Enciclica Deus Caritas est, che si basa sull’origine divina della carità e sull'esperienza della Chiesa primitiva, colloca la carità nel suo contesto originario, accanto alla proclamazione della Parola e la celebrazione dei Sacramenti, come azione propria della Chiesa. Papa Francesco ha parlato di questo aspetto ieri nella sua omelia: "Parola, Sacramenti e servizio si richiamano a vicenda e si alimentano a vicenda, come si vede già in queste testimonianze della Chiesa delle origini". Quindi, prima di collocarla su un piano sociale, dobbiamo affermare che l’attività caritativa della Chiesa ha un carattere prettamente ecclesiale. Questo è un punto molto importante su cui dobbiamo riflettere sempre di più. Durante un incontro con il Consiglio Direttivo di Caritas Internationalis il 16 maggio 2013, Papa Francesco ha sottolineato questo carattere ecclesiale: "La Caritas è la carezza della Chiesa al suo popolo, la carezza della Madre Chiesa ai suoi figli; la tenerezza, la vicinanza”.

Per la Chiesa, il punto di partenza di tutta la sua attività caritativa è l'esperienza di Dio, il quale ispira la carità e ci aiuta a servire ogni persona umana, così come Lui stesso l’ha servita. Naturalmente, vi è la necessità per i cristiani di riflettere e trovare soluzioni ai tanti problemi della povertà e dell'emarginazione; si tratta di una esigenza di giustizia. Ma, se si considera come importante soltanto l'efficacia del nostro servizio, rischiamo di perdere il carattere cristiano del nostro lavoro. Soprattutto, la risposta della Chiesa alla sofferenza umana e alla povertà è nel servizio che incarna la misericordia che è al cuore del messaggio del Vangelo. Questo vi dà un ruolo importante all'interno della Chiesa. In realtà, la Caritas ha un'identità distinta rispetto a molte altre istituzioni e associazioni ecclesiali. Nell'introduzione agli Statuti, si afferma che la Caritas a livello diocesano è lo strumento del Vescovo per l'apostolato della carità. Questo distingue la Caritas dagli altri gruppi che nascono dalle iniziative dei fedeli. Questo implica un legame speciale tra la Caritas e la comunità locale. Tutto ciò afferma che la posizione speciale che la Caritas occupa nella Chiesa ha come fine di rendere tutta la Chiesa più sensibile alla chiamata di Dio di essere una comunità di amore. Voi avete un ruolo indispensabile nel sensibilizzare tutti i cristiani a vivere il loro amore cristiano nella sua pienezza, di modo che si possano compiere le parole di Cristo: "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri" (Gv 13,35).

5. Conclusione

Mentre continuiamo a percorrere il cammino tracciato per noi, rinnoviamo il nostro impegno e la nostra collaborazione. Il nostro primo obiettivo è quello di favorire la testimonianza della carità e la missione della Chiesa, in modo che le persone possano sperimentare l'amore misericordioso di Dio. La Caritas può dare un notevole contributo per raggiungere questo scopo. Seguendo il desiderio di Papa Francesco, la Caritas può aiutare il servizio di carità della Chiesa a diventare più ecclesiale, e la Chiesa stessa a diventare più caritatevole.
Per concludere, vorrei approfittare di questa occasione per esprimere di nuovo la nostra più profonda gratitudine al Presidente, il Cardinale Óscar Rodríguez Maradiaga, e al Tesoriere, il professor Juerg Krummenacher, per la loro preziosa e stimata collaborazione con la Confederazione Caritas in questi anni. Alcuni dei sette Presidenti Regionali concluderanno il proprio mandato durante questa Assemblea Generale. Vorrei esprimere la mia sincera gratitudine anche a costoro, conoscendo le grandi sfide che alcune delle nostre Regioni devono affrontare. Questa è anche l'occasione per congratularmi e dare il benvenuto agli organi in procinto di essere eletti, assicurando loro la nostra preghiera, la nostra collaborazione ed il nostro sostegno nel loro servizio alla Chiesa e all'umanità.

Grazie per la vostra attenzione!



 

 

 

 

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