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SYMPOSIACristo nel Cinema  Un canone cinematograficoLÂOccidente, lÂIslam e la Russia nel pensiero di Vladimir SolovÂev
FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL CINEMA SPIRITUALE «TERTIO MILLENNIO» Cristo nel Cinema  Un canone cinematografico Roma, Italia, 4-10 dicembre 2003
Dal 4 al 10 dicembre 2003 è si svolta la VII edizione del Festival Internazionale del Cinema Spirituale «Tertio Millennio». Il festival è stato preceduto da un Convegno Internazionale di Studi sul tema ÂCristo nel cinema  Un canone cinematograficoÂ. Il Convegno, organizzato dal Pontificio Consiglio della Cultura, dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali e dalla Filmoteca Vaticana, in collaborazione con la ÂRivista del Cinematografo dellÂEnte dello Spettacolo e la Pontificia Università Urbaniana, si è tenuto nellÂAula Magna della Pontificia Università Urbaniana il giorno 2 dicembre. I due eventi erano stati presentati ai giornalisti e al pubblico durante una conferenza stampa, tenutasi presso il Pontificio Consiglio della Cultura il 28 novembre 2003. Il Convegno era strutturato in due sessioni: La sessione del mattino è stata presieduta da S.Em. il Cardinale Paul Poupard, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, mentre moderatore era il Dott. Andrea Piersanti, Presidente dellÂEnte dello Spettacolo. ÂQuante risorse  ha detto il Cardinale Poupard rivolgendosi ai partecipanti in apertura del Convegno  il cinema sviluppa e possiede quale forma artistica, quale fenomeno culturale e strumento di comunicazione, esempio di arte per eccellenza del Terzo Millennio. Il cinema, soprattutto in questo scorcio di storia, mi auguro sappia, con il suo genere proprio, diffondere segni di speranza, per costruire una vera cultura della vita e della dignità della persona, la civiltà del rispetto reciproco e della convivialità tra le culture. Ho piena e totale fiducia che quanti operano nel mondo del cinema sapranno rispondere a questa richiesta di un supplemento di speranza, anche con il nostro piccolo contributoÂ. Uno stimolo chiaro e deciso dal punto di vista culturale e, soprattutto, dellÂimpegno per promuovere, attraverso lÂarte cinematografica, la ricchezza di ogni cultura e il dialogo interculturale. Il lavoro della mattinata è poi proseguito con il saluto del Rev. Prof. Claudio Pighin, Responsabile del Centro Comunicazioni Sociali dellÂUniversità Urbaniana, il quale ha sottolineato lÂurgenza di una evangelizzazione della cultura dei mezzi di comunicazione sociale, e con la proiezione di un filmato Cristo nel cinema. Una storia di celluloide, a cura di Paola Dalla Torre, Dottoranda di ricerca presso lÂUniversità Roma Tre e del Prof. Claudio Siniscalchi dellÂUniversità L.U.M.S.A: una narrazione costruita con le immagini dei vari film sulla passione di Cristo, a partire dai Fratelli Lumière (1897) fino ai nostri giorni. La mattinata di lavoro si è conclusa con gli interventi del Prof. Alberto Strumia, dellÂUniversità di Bari, nella parte di uno spettatore che si accosta a questo canone cinematografico con delle aspettative, delle lacune e un bagaglio culturale non sempre in grado di garantire una interpretazione dei testi cinematografici; del giornalista di Avvenire dott. Alessandro Zaccuri, impegnato a presentare il tema del sacro e delle figure e dei temi tipici della salvezza e del salvatore in opere comunemente catalogate nel genere fantascientifico. Una nuova sfida per un prossimo convegno? E intervenuto Mons. Enrique Planas, Direttore della Filmoteca Vaticana, passando in rassegna alcuni film, rappresentativi di epoche cinematografiche diverse, tentandone una lettura teologica, e la Prof.ssa Ermelinda Campani, della Stanford University, con una appassionata esposizione, avente come scopo lÂapertura di nuove categorie di lettura di questo genere cinematografico.
La sessione pomeridiana, presieduta da S.E.R. Mons. John P. Foley, Presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, ha visto gli interventi dei registi Leandro Castellani e Krzysztof Zanussi, il secondo è anche consultore del Pontificio Consiglio della Cultura, i quali, da artisti, hanno cercato di presentare il loro speciale punto di vista nellÂaffrontare il canone cristologico. Il regista polacco ha insistito sulla necessità di sottolineare la dimensione divina della presenza di Cristo, e Castellani ha ricordato una triplice modalità narrativa della figura di Gesù: come tema, come provocazione e come archetipo. Inoltre, sono intervenuti il Prof. Dario Viganò, dellÂUniversità Lateranense, con una sorta di lettura critico-testuale dei vari modelli rappresentativi di Cristo nel cinema, il Prof. Javier García González, dellÂAteneo Regina Apostolorum e il Prof. Maurizio Gronchi, dellÂUniversità Urbaniana, con un approccio al tema da una prospettiva filosofico-narrativa; il Prof. Ernesto G. Laura, Storico del cinema, con una puntuale ricostruzione storica dellÂevolversi del canone cristologico attraverso il cinema, e il prof. Vincenzo Battaglia, dellÂAteneo Antonianum, il quale ha offerto alcuni spunti per una lettura teologica del canone cristologico nel cinema. La conclusione dei lavori è stata affidata a S.E.R. Mons. Foley. Il Presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali ha messo in risalto lÂimportanza e la ricchezza di un Convegno Internazionale, soprattutto per la possibilità di mettere a confronto professionisti con competenze diverse e in grado di offrire letture complementari di uno stesso tema.
Dal 4 al 10 dicembre si è svolta a Roma la rassegna dei film del Festival, selezionati dalla direzione artistica, nelle persone di Claudio Siniscalchi e Giampaolo Spodano e dal comitato di selezione film, composto da Matilde Bernabei, Fernaldo Di Giammatteo, Marco Frisina, Felice Laudadio, Claudio Siniscalchi. Nel corso della Rassegna sono stati proiettati i film di: Krzysztof Zanussi, The supplement, Carlos Sorin, Piccole storie, Nicolas Philibert, Essere e avere, Michael Winterbottom, Cose di questo mondo, Hiner Saleem, Vodka lemon, Steven Soderbergh, Solaris, Gabriele Salvatores, Io non ho paura, Stephen Frears, Piccoli affari sporchi, Majid Majidi, Baran, Wolfgang Becker, Good bye Lenin!, Joel Schumacher, Veronica Guerin  Il prezzo del coraggio, Pupi Avati, Il cuore altrove, Andrei Zvyagintsev, Il ritorno, Pasquale Squitieri, LÂavvocato De Gregorio, Edoardo Winspeare, Il miracolo, Ermanno Olmi, Cantando dietro i paraventi, Rashid Masharawi, Ticket to Jerusalem, Emanuele Crialese, Respiro, Alexsander Payne, A proposito di Schmidt, Jacques Perrin, Il popolo migratore, Philip Noyce, La generazione rubata, Atom Egoyan, Ararat. Questa manifestazione, organizzata dalla Rivista del Cinematografo dellÂEnte dello Spettacolo, svoltasi sotto lÂAlto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, con il Patrocinio del Pontificio Consiglio della Cultura e del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, e con il sostegno di Medusa Film e RAI cinema, si propone come scopo di rintracciare la voce dello Spirito e le tracce del senso religioso nelle produzioni cinematografiche contemporanee. LÂappuntamento si è chiuso il 10 dicembre, con una serata di gala al Palazzo della Cancelleria, durante la quale, dopo una conferenza sul tema La fede e la TV, trattato a più voci da S.E.R. il Cardinale Presidente Paul Poupard, da S.E.R. Mons. Mauro Piacenza, Presidente della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa e dal Dott. Bruno Vespa, sono stati consegnati i premi Sergio Trasatti e Diego Fabbri 2003, inoltre il Premio Colonna Sonora e un premio speciale Sergio Trasatti. Durante la sua breve conferenza il Cardinale Poupard ha detto: ÂCari amici, non si chiede una televisione, per così dire, ÂconsacrataÂ, permettetemi la battuta, per presentare seriamente la dimensione della fede, ma una televisione che sappia fare il suo proprio mestiere, con coraggio e competenza, anche quando si tratta di affrontare temi spirituali e legati al mistero dellÂuomo, che per il cristiano si chiarisce e si vive nel mistero di CristoÂ. Questo è stato detto a proposito della televisione, ma non è meno valido se portato nellÂambito cinematografico.
Don Franco Perazzolo Officiale del Pontificio Consiglio della Cultura
* * * Du 4 au 10 décembre 2003 a eu lieu la VIIème édition du Festival International du Cinéma Spirituel Tertio Millennio, précédé par un Colloque International dÂÉtudes sur le thème Le Christ dans le cinéma  Un canon cinématographique, qui sÂest tenu à lÂUniversité pontificale Urbanienne, le 2 décembre, organisé par le Conseil Pontifical de la Culture, le Conseil Pontifical des Communications sociales et la Filmothèque Vaticane, en collaboration avec la « Rivista del Cinematografo » de l« Ente dello Spettacolo » et lÂUniversité Pontificale Urbanienne.
From the 4th to the 10th of December, 2003 the VII edition of the International Festival of Spiritual Cinema Tertio Millennio was held and preceded by an International Study Meeting on the theme Christ in the Cinema  A cinematographic canon, at the Pontifical Urban University on the 2nd of December, organised by the Pontifical Council for Culture, the Pontifical Council for Social Communications and the Film Library of the Vatican, in collaboration with the ÂRivista del Cinematografo of the ÂEnte dello Spettacolo and the Pontifical Urban University.
Del 4 al 10 de diciembre de 2003 se ha desarrollado la VII edición del Festival Internacional del Cine Espiritual Tertio Millennio, precedida de un Congreso internacional de estudios sobre el tema Cristo en el cine  Un canon cinematográfico, celebrado en la Pontificia Universidad Urbaniana el 2 de diciembre y organizado por el Consejo Pontificio de la Cultura, el Consejo Pontificio de las Comunicaciones Sociales y la Filmoteca Vaticana, con la colaboración de la ÂRivista del Cinematografo del ÂEnte dello SpettacoloÂ, y con la Pontificia Universidad Urbaniana.
LÂOCCIDENTE, LÂISLAM E LA RUSSIA NEL PENSIERO DI VLADIMIR SOLOVÂEV Lugano, Svizzera, 7 febbraio 2004
Sabato 7 febbraio 2004, nella sede della Facoltà di Teologia di Lugano (Svizzera), il Pontificio Consiglio della Cultura e la stessa Facoltà hanno organizzato una giornata di studio dedicata alla personalità di Vladimir SolovÂev, nel 150° anniversario della nascita. Il folto pubblico, tra cui erano presenti, oltre a personalità del mondo della cultura, numerosi studenti della Università di Lugano nonché sacerdoti, seminaristi e religiose, ha accolto con gratitudine il telegramma del Santo Padre auspicante: «incontro scientifico contribuisca a conoscenza fecondo pensiero illustre filosofo russo circa dimensione spirituale e culturale delle sue riflessioni» sul tema dellÂincontro. Tornare al pensiero di SolovÂev è più che mai proficuo nel contesto di laicismo aggressivo che caratterizza il tempo presente, nellÂambito dello Stato, della scuola, e pure dello stesso pensiero. Infatti, SolovÂev ci propone un concetto di conoscenza integrale, ci invita a riflettere sulla ricerca della verità. La sua grande preoccupazione sta nel recuperare la fede che libera la ragione, il pensiero, lÂagire, perché la vera conoscenza non può essere se non totale. In questa prospettiva, SolovÂev considera sempre la Russia e la sua identità profonda in rapporto con lÂinsieme dellÂEuropa. Infatti, solo nel contesto generale europeo, può manifestarsi ciò che SolovÂev chiama la missione salvifica della Russia. Anche se imperfetta e talvolta infedele, solo la Russia può introdurre lÂEuropa nella Sophia. Certo, lÂOccidente è lÂaraldo di valori preziosi come la libertà e la giustizia, ma deve essere guidato nella ricerca della Verità che porta allÂincontro con lÂEssente, il Soggetto assoluto e libero, che accoglie in sé tutte le potenzialità e tutta lÂiniziativa creatrice dellÂuomo. Entrare in comunione con la Saggezza implica, secondo SolovÂev, il sapere integrale. Ora, lÂerrore di fondo delle varie correnti della filosofia occidentale consiste nel divaricare arbitrariamente la coscienza e la realtà. Il solo sapere vero è il sapere integrale, che presuppone la sintesi fra fede e ragione. Qui si verifica la giustezza dellÂintuizione dellÂAccademico Serguei Averintsev: fare ritorno alle fonti. LÂintera filosofia occidentale non può ritrovare la sua realtà positiva senza un ritorno alle origini, unendo fede e ragione. Ma, prima, deve riconoscere la realtà della sua tragedia mascherata col mito del progresso univoco e irreversibile della ragione. SolovÂev ne è convinto: solo la Russia può aiutare lÂEuropa Occidentale a riconoscere positivamente la tragedia della sua filosofia, a condizione naturalmente che la Russia prenda piena coscienza di sé e proclami la «vera parola russa» ossia Sophia-Sapienza. SolovÂev definisce la sfida essenziale per il nostro tempo: o si incoraggia una autoaffermazione dissennata del soggetto fino alla sua autodistruzione, o si instaura una autentica filosofia cristiana (mai veramente esistita per SolovÂev) o sofiologia, che integri criticamente tutte le forme del sapere, a stimolo e sostegno di unÂetica, di una politica, e di unÂarte autenticamente cristiane. SolovÂev insiste sul dovere-obbligo di servire la verità, la fede dei padri al di là di tutte le contrapposizioni ormai obsolete, perché  questa è la sua convinzione  il futuro della filosofia occidentale sarà o un annientamento, un suicidio, o una trasfigurazione. Allora non ci sarà più opposizione fra Occidente e Oriente, ma ci sarà da chiedersi: esisterà ancora la filosofia? Si profila così il ruolo dellÂistituzione che SolovÂev chiama «lÂorgano centrale» che manca ai cristiani russi, il papato, condizione di ogni progresso nel discernere la verità nellÂunità: «Prima di tutto, dobbiamo riconoscerci per ciò che siamo in realtà, una parte organica del grande corpo cristiano, e affermare la nostra intima solidarietà con i nostri fratelli dÂOccidente, che possiedono lÂorgano centrale che ci manca. Questo atto morale, questo atto di giustizia e di carità sarebbe in se stesso un immenso progresso per noi e la indispensabile condizione di ogni progresso ulteriore» (V. SolovÂev, La Russie et lÂÉglise universelle, p. 82-83). In una prospettiva interreligiosa e interculturale occorre osservare quanto la persona di Gesù Cristo vivo sia il fulcro del pensiero di SolovÂev, nella più perfetta adesione alla dottrina del concilio di Calcedonia. Egli vede Cristo come lÂamico intimo e caro e, allo stesso tempo, come oggetto della fede formulata dalla Chiesa. Alla liturgia ortodossa attinge molto: le porte dellÂiconostasi si aprono per lasciar passare il Vangelo e lÂEucaristia, ossia Gesù Cristo, Parola di Dio e Pane della vita. Cristo, lÂamico, è il compagno della figura emblematica del monaco, che pratica nella verginità la sapienza dellÂamore e lÂamore della sapienza. Perciò il cristianesimo è più di un sistema filosofico o religioso: nel suo centro cÂè Cristo e solo Cristo, verità viva e incarnata, modello e forza che possono trasformare tutti gli uomini e il mondo. SolovÂev ne è intimamente convinto: tutto lÂinsegnamento si riassume in Cristo che si è dato alla Chiesa, nella Chiesa e per la Chiesa. Cristo non è solo un ricordo storico: si rivela oggi ad ognuno nella sua unità personale e diventa modello di unità per ogni persona umana. DallÂantipapismo degli inizi allÂaccettazione di tutta la dottrina insegnata dalla Chiesa di Roma, SolovÂev è rimasto profondamente ortodosso, ma crede nei dogmi come parola di Dio nella Chiesa. Rifiuta allo stesso tempo conversioni ed indifferentismo religioso. Per lui, lÂunità è offerta dalla persona di Cristo, e si attua nella Chiesa universale, nelle Chiese dÂOccidente e dÂOriente, perché nella loro unità di fede esse sono la Chiesa universale; non nella separazione ma nella tensione verso lÂunità perfetta. Non si tratta di convertirsi da una Chiesa ad unÂaltra, ma tutti i cristiani si devono convertire a Cristo, alla sua persona divina incarnata. Il cristiano che incontra le altre religioni deve sentire lÂappello a convertirsi sempre di più alla persona di Cristo, alla signoria di Cristo, nella confessione della propria imperfezione che si manifesta soprattutto nel divario fra fede professata e vita vissuta. SolovÂev sa che la religione deve essere universale e unica. Intendiamoci: SolovÂev non intende che si crei una religione universale minimalista, astratta, che porti alla fine allÂateismo pratico. Egli vuole una religione universale che sia fondata sullÂadesione a Cristo. Riconosce che le religioni in genere si devono sbarazzare di tutto ciò che impedisce la conoscenza della verità, cioè Cristo per i cristiani. SolovÂev è aperto e favorevole nei confronti degli Ebrei, e vede in loro come il concentrato di tutta la storia dellÂuniverso, pertanto la loro elezione è e rimarrà irrevocabile. Riconosce nellÂIslam un patrimonio che invita a farsi solidale con chi soffre, e considera la divisione dei cristiani una ferita più grave dello sviluppo dellÂIslam. Scrive nel 1885 nella sua Réponse à Danilevski: «Rimane certo che la separazione dellÂOriente e dellÂOccidente fu e rimane, per la Chiesa universale, una sciagura peggiore della nascita e dello sviluppo dellÂislam, castighi forse di questa separazione. Quale cristiano dunque potrebbe non proseguirne lÂespiazione?» (Citato in M. dÂHerbigny, Un Newman russe, Vladimir Soloviev, Paris, 1934, p. 199). Nei confronti delle religioni dÂOriente, SolovÂev non manca di critiche per la debolezza del loro pensiero sulla persona umana. Per questo, ritiene che il cristianesimo debba portare le altre religioni al loro compimento in Cristo, allÂincontro con la sua novità irriducibile. Il cristianesimo è una verità assoluta che supera tutte le realtà esistenti, nella loro parte di verità. Perché, secondo SolovÂev, il cristianesimo non cancella, non aggiunge, ma porta al loro compimento le verità presenti nelle varie religioni. SolovÂev vede la verità del cristianesimo nel superamento dellÂIsraele materiale e nel superamento di un cristianesimo idealista, solo in attesa della parusia. La verità del cristianesimo sta nel vivere lÂincarnazione di Cristo nellÂesistenza umana. La Croce divide gli ebrei dal cristianesimo perché, afferma SolovÂev, gli ebrei volevano una liberazione materiale dÂIsraele. Accettare la Croce significa uscire da una concezione secondo la quale lÂuomo costruisce se stesso, per riconoscere Dio che, entrando nellÂumanità, si assume la Croce dalla quale nasce la Chiesa. Israele non ha accettato la Croce e il suo significato, ha rifiutato lÂumiltà di Dio e la rinuncia allÂegoismo attaccato ai beni materiali; ha preferito se stesso a Dio. Ricordare la Croce a Israele significa presentargli la Croce tramite la quale Dio offre la sua salvezza nellÂabbassamento del Figlio. Insomma, lÂuniversalità del cristianesimo non pretende di cancellare le peculiarità, ma di unire tutte le ricchezze purificate da Cristo e dalla sua Croce. Per SolovÂev, i cristiani devono convertirsi sempre di più a Cristo per convertire il mondo. Sempre preoccupato dalla ricerca dellÂunità in tutti i campi dellÂesistenza umana, SolovÂev osserva che sia lÂOccidente sia lÂOriente rischiano di perdere la propria esistenza per disgregazione dellÂumanità. E convinto che la Russia rappresenti il futuro del mondo a causa della sua ricchezza religiosa, della sua vocazione divina, nella prospettiva del panslavismo. Ma SolovÂev non si lascia prendere da un mondo solo virtuale. Convinto della missione suprema della Russia, egli osserva lo stato pietoso della classe più influente della nazione; sicuro del ruolo della Russia in Europa, riconosce un profondo egoismo nazionalista che porta alla divisione. Infatti, ritiene SolovÂev, il conflitto fra Chiese dÂOriente e dÂOccidente ha per radice il contrasto fra gli interessi nazionalisti e gli interessi della Chiesa universale. Pertanto, ora si devono restituire alla Chiesa i tratti dellÂunità, attingendo allÂunità della Santissima Trinità. Così si entrerà attraverso le porte della storia nel regno di Dio. Tutta la consapevolezza ecumenica di SolovÂev si radica nella sua vita ortodossa: tutti si devono convertire per assomigliare al modello perfetto della Santissima Trinità. Con una fiducia incrollabile nella capacità della fede e della carità di trasformare il mondo, SolovÂev invita a ciò che si chiama, nei processi di canonizzazione, lÂeroicità delle virtù. Per essere veramente cristiano, non solo si tratta di scegliere il bene e rifiutare il male, ma di discernere fra il bene e il bene che porta a Cristo: lÂessere cristiano è desiderio, passione, che non sopporta una fede snaturata, ridotta al suo involucro culturale. SolovÂev non è solo una figura del patrimonio russo; egli fa parte di questa tradizione spirituale sempre viva, che offre tuttora motivi di ampie riflessioni di fronte alle sfide contemporanee. Basti pensare che per la prima volta lÂOriente cristiano è realmente libero. E noi Occidentali cattolici, non dobbiamo pensare che la Chiesa cattolica consista soltanto nella Chiesa latina, anche se di fronte a più di un miliardo di latini ci sono soltanto dieci milioni di cattolici orientali. Ovviamente lÂOccidente è rimasto estraneo alla storia dellÂOriente, alle sue vicende, alla sua filosofia, alla sua esperienza spirituale. Dal canto suo, lÂOriente ha sperimentato un contesto di oppressione che ha contribuito molto ad unire religione e nazionalità, il che spiega lÂodierna situazione dellÂortodossia. Se con lÂassoggettare la Chiesa ad opera di Pietro il Grande scompare gran parte delle risorse intellettuali russe, specialmente in teologia, con SolovÂev si osserva un certo ritorno dei pensatori dellÂortodossia slavofila, sotto lÂegida di Platone. In un articolo apparso su LÂUnivers dellÂ11 agosto 1888, SolovÂev scrive in una serie dedicata al tema del battesimo di San Vladimiro e lo Stato cristiano: «Precisamente quando i raffinati Greci rigettavano la perla evangelica del Regno di Dio, essa era raccolta da un Russo a metà selvaggio. Egli la trovò coperta di polvere bizantina, e questa polvere è pienamente conservata fino ai giorni nostri [ ] Quanto alla perla stessa, è rimasta nascosta nellÂanima del popolo russo». San Vladimiro, convertito, «accettò il cristianesimo nella sua totalità e fu penetrato in tutto il suo essere dallo spirito morale e sociale del Vangelo» (Citato da M. dÂHerbigny, Un Newman russe, Vladimir Soloviev, Paris, 1934, p. 272). SolovÂev rimane enigmatico su molti punti, ma dimostra palesemente come il bene attinga la sua autentica bontà a Cristo, alla sua Croce. La sua vita è stata dedicata al servizio della Sophia, della Sapienza che è Cristo. Nella sua anima illuminata dalla grazia Sophia è anche la Chiesa, finalmente riunificata, pronta a combattere la battaglia della fede perché trionfi la Croce di Cristo.
P. Bernard Ardura O.Praem. Segretario del Pontificio Consiglio della Cultura
* * * Le 7 février 2004, au siège de la Faculté de Théologie de Lugano, en Suisse, le Conseil Pontifical de la Culture a organisé, avec cette Faculté, une Journée dÂÉtudes sur la personnalité de Vladimir Soloviev, à lÂoccasion du 150ème anniversaire de sa naissance. Cette rencontre a été suivie par un public nombreux, notamment des personnalités du monde de la culture, des étudiants de lÂUniversité de Lugano, des prêtres et séminaristes, et des religieuses. Le retour à la pensée de Soloviev est dÂun grand profit en cette époque de laïcisme agressif en certains milieux, lÂÉtat, lÂécole et la pensée elle même. On the 7th of February 2004 at the Faculty of Theology of Lugano, Switzerland, the Pontifical Council for Culture and the same faculty held a study day dedicated to Vladimir SolovÂev, to mark the 150th anniversary of his birth, attended by a large audience, amongst whom were present, alongside men and women from the world of learning, many students from the University of Lugano, as well as priests, seminarians and religious men and women. More than ever a return to the thought of SolovÂev is beneficial, given todayÂs context of aggressive laicism in the State, in the school and even in private thought. El 7 de febrero de 2004, en la sede de la Facultad de Teología de Lugano, en Suiza, el Consejo Pontificio de la Cultura y la Facultad, organizaron una jornada de estudio dedicada a Vladimir SolovÂev, con motivo del 150° aniversario de su nacimiento. La asistencia de numeroso público, entre los cuales, numerosas estudiosos, alumnos de la Facultad, sacerdotes, seminaristas y religiosas, demuestra la actualidad de este pensador. El regreso al pensamiento de SolovÂev se revela más urgente que nunca en el ambiente de laicismo agresivo que invade el Estado, la Escuela, y el pensamiento mismo.
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