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 PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA

GIUBILEO DELLE FAMIGLIE

TEMI DI RIFLESSIONE E DIALOGO IN PREPARAZIONE AL III INCONTRO MONDIALE DEL SANTO PADRE CON LE FAMIGLIE

"I FIGLI, PRIMAVERA DELLA FAMIGLIA E DELLA SOCIETA"

Roma, 14 - 15 ottobre 2000


INDICE

Presentazione 

  1. Il dono della vita
  2. I figli: segno e frutto dellÂ’amore coniugale
  3. LÂ’eminente dignità del bambino
  4. Paternità - maternità, partecipazione alla creazione
  5. Responsabilità nel trasmettere la vita e proteggere i bambini
  6. I diritti del bambino
  7. I bambini dinanzi alla cultura della morte
  8. La gravità del crimine dellÂ’aborto
  9. Figli, orfani di genitori vivi
  10. Il diritto dei bambini ad essere amati, accolti ed educati in famiglia
  11. LÂ’educazione sessuale del bambino: verità e significato
  12. Il diritto dei figli ad essere educati nella fede
  13. Preghiera dall'Evangelium Vitae
  14. Bibliografia

Presentazione

All'aurora della salvezza, è la nascita di un bambino che viene proclamata come lieta notizia: ‘Vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo SignoreÂ’ (Lc 2, 10-11). A sprigionare questa grande gioia è certamente la nascita del Salvatore; ma nel Natale è svelato anche il senso pieno di ogni nascita umana, e la gioia messianica appare così fondamento e compimento della gioia per ogni bimbo che nasce (cf. Gv 16, 21).

Se è vero che un bambino rappresenta la gioia non solo dei genitori, ma della Chiesa e dellÂ’intera società, è vero pure che ai nostri tempi molti bambini, purtroppo, in varie parti del mondo soffrono e sono minacciati: patiscono la fame e la miseria, muoiono a causa delle malattie e della denutrizione, cadono vittime delle guerre, vengono abbandonati dai genitori e condannati a rimanere senza casa, privi del calore di una propria famiglia, subiscono molte forme di violenza e di prepotenza da parte degli adulti.

Il Pontificio Consiglio per la Famiglia è lieto di presentare alcuni temi di riflessione e dialogo, in preparazione al III Incontro Mondiale del Santo Padre con le Famiglie – Giubileo delle Famiglie, che si terrà a Roma, il 14 e 15 ottobre 2000, nel contesto del Grande Giubileo.

Il III Incontro Mondiale fa seguito al primo, svoltosi a Roma nellÂ’Anno della Famiglia (1994) e al secondo, che ha avuto luogo a Rio de Janeiro nel 1997. La celebrazione del 2000 riveste un carattere tutto particolare, collocandosi nel Giubileo, in un momento storico così epocale, che apre al Terzo Millennio dellÂ’era cristiana.

Il motto ispiratore: "I figli, primavera della famiglia e della società" è stato prescelto dal Santo Padre Giovanni Paolo II, che lo ha annunciato in occasione dellÂ’Angelus di domenica 27 dicembre 1998, festa della Santa Famiglia. La Famiglia di Nazaret, ha detto Sua Santità, "irradia una luce di speranza anche sulla realtà della famiglia di oggi". A Nazaret "è sbocciata la primavera della vita umana del Figlio di Dio, nellÂ’istante in cui Egli è stato concepito ad opera dello Spirito Santo nel grembo verginale di Maria. Tra le mura ospitali della Casa di Nazaret sÂ’è sviluppata nella gioia lÂ’infanzia di GesùÂ…". Questo mistero insegna quindi "ad ogni famiglia a generare ed educare i propri figli, cooperando in modo mirabile allÂ’opera del Creatore e donando al mondo, in ogni bambino, un nuovo sorriso".

Le schede che seguono, in numero di 12, intendono sviluppare alcune tematiche più significative relative ai bambini, considerati in quanto figli, nella loro relazione con i genitori e con la famiglia, e nella prospettiva dellÂ’intera società. I contenuti proposti, in forma sintetica ed agile, ripropongono temi fondamentali dellÂ’insegnamento della Chiesa e sono tratti dai documenti più recenti, specialmente del Concilio Vaticano II e del Pontificato di Giovanni Paolo II.

Tali sussidi possono essere utilizzati come guide dagli operatori di pastorale familiare, in un percorso di riflessione e di dialogo, da attuarsi preferibilmente nelle assemblee familiari, adattando i temi alle diverse culture e ai contesti sociali locali. Queste assemblee familiari consistono in riunioni di famiglie, genitori e figli, durante le quali, con lÂ’aiuto di una guida, si riflette sui temi proposti.

La struttura di ogni incontro è molto semplice: dopo un canto iniziale e la recita del Padre Nostro, si legge un brano della Sacra Scrittura. Quindi si passa alla lettura del tema e successivamente il sacerdote o la guida possono svolgere una breve riflessione che introduce al dialogo dei partecipanti e allÂ’assunzione di qualche impegno. LÂ’incontro ha termine con la recita dellÂ’ Ave Maria e della preghiera tratta dallÂ’Evangelium vitae e con un canto finale.

I temi di riflessione e dialogo sono adatti per la preparazione alla celebrazione del Giubileo delle Famiglie, sia per coloro che si recheranno a Roma il 14 e 15 ottobre 2000, sia per le famiglie che invece celebreranno il loro Giubileo nelle rispettive diocesi.

 

1. Il dono della vita

 

Canto iniziale
Recita del Padre Nostro
Lettura della Bibbia

"Sei Tu che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre. Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio; sono stupende le tue opere, Tu mi conosci fino in fondo. Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto, intessuto nelle profondità della terra. Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi e tutto era scritto nel tuo libro; i miei giorni erano fissati, quando ancora non ne esisteva uno" (Sal 139, 13-15). 

Riflessione 

Dono per i genitori.

EÂ’ vero che il nuovo essere umano è un dono per i genitori? Un dono per la società? Apparentemente nulla sembra indicarlo. La nascita di un uomo pare talora un semplice dato statistico. Certamente la nascita di un figlio significa per i genitori ulteriori fatiche, nuovi pesi economici, altri condizionamenti pratici: motivi, questi, che possono indurli nella tentazione di non desiderare un'altra nascita. In alcuni ambienti sociali e culturali poi la tentazione si fa più forte. Il figlio non è dunque un dono? Viene solo per prendere e non per dare? Ecco alcuni inquietanti interrogativi, da cui l'uomo d'oggi fa fatica a liberarsi. Il figlio viene ad occupare dello spazio, mentre di spazio nel mondo sembra essercene sempre meno. Ma è proprio vero che egli non porta niente alla famiglia ed alla società? Non è forse una particella di quel bene comune, senza del quale le comunità umane si frantumano e rischiano di morire? Come negarlo? Il bambino fa di sé un dono ai fratelli, alle sorelle, ai genitori, all'intera famiglia. La sua vita diventa dono per gli stessi donatori della vita, i quali non potranno non sentire la presenza del figlio, la sua partecipazione alla loro esistenza, il suo apporto al bene comune loro e della comunità familiare. Verità, questa, che nella sua semplicità e profondità rimane ovvia, nonostante la complessità, ed anche l'eventuale patologia, della struttura psicologica di certe persone.

Dubbi e perplessità.

Il progresso scientifico-tecnico, che l'uomo contemporaneo accresce di continuo nel suo dominio sulla natura, non sviluppa solo la speranza di creare una nuova e migliore umanità, ma anche un'angoscia sempre più profonda circa il futuro. Alcuni si domandano se sia bene vivere o se non sia meglio neppure essere nati; dubitano, se sia lecito chiamare altri alla vita, i quali forse malediranno la propria esistenza in un mondo crudele, i cui terrori non sono neppure prevedibili. Altri pensano di essere gli unici destinatari dei vantaggi della tecnica ed escludono gli altri, ai quali vengono imposti mezzi contraccettivi o metodi ancor peggiori. Altri ancora, imprigionati come sono dalla mentalità consumistica e con l'unica preoccupazione di un continuo aumento di beni materiali, finiscono per non comprendere più e quindi per rifiutare la ricchezza spirituale di una nuova vita umana. E' nata così una mentalità contro la vita (anti-life mentality), un certo panico derivato dagli studi degli ecologi e dei futurologi sulla demografia, che a volte esagerano il pericolo dell'incremento demografico per la qualità della vita.

Sì alla vita.

Ma la Chiesa fermamente crede che la vita umana, anche se debole e sofferente, è sempre uno splendido dono del Dio della bontà. Contro il pessimismo e l'egoismo, che oscurano il mondo, la Chiesa sta dalla parte della vita: e in ciascuna vita umana sa scoprire lo splendore di quel ‘SìÂ’, di quell'Â’AmenÂ’, che è Cristo stesso (cfr. 2 Cor 1,19; Ap 3,14). Al ‘noÂ’ che invade ed affligge il mondo, contrappone questo vivente ‘SìÂ’, difendendo in tal modo l'uomo e il mondo da quanti insidiano e mortificano la vita. La Chiesa manifesta la sua volontà di promuovere con ogni mezzo e di difendere contro ogni insidia la vita umana, in qualsiasi condizione e stadio di sviluppo si trovi. Per questo condanna come grave offesa della dignità umana e della giustizia tutte quelle attività dei governi o di altre autorità pubbliche, che tentano di limitare in qualsiasi modo la libertà dei coniugi nel decidere dei figli.

Riflessioni del sacerdote o della guida

Dialogo

  • EÂ’ per noi ogni figlio un dono? Ci lasciamo prendere dalla mentalità corrente che lo rifiuta, specialmente se è stato concepito in seguito a violenza, o nascerà handicappato, ecc.?
  • Quale è il nostro atteggiamento con i genitori che hanno difficoltà ad accogliere il dono dei figli? Siamo pronti ad aiutarli?

Impegni

Ave Maria.
Regina Familiae: ora pro nobis

Preghiera dallÂ’Evangelium vitae

Canto finale

 

2. I figli: segno e frutto dellÂ’amore coniugale

 

Canto iniziale
Recita del Padre Nostro
Lettura della Bibbia
 

"Ecco, dono del Signore sono i figli, è sua grazia il frutto del grembo. ... Beato lÂ’uomo che ne ha piena la faretra: non resterà confuso quando verrà a trattare alla porta con i propri nemici" (Sal 127, 3.5). 

Riflessione 

LÂ’immagine divina nellÂ’uomo.

Con la creazione dellÂ’uomo e della donna a sua immagine e somiglianza, Dio corona e porta alla perfezione lÂ’opera delle sue mani: Egli li chiama ad una speciale partecipazione del suo amore ed insieme del suo potere di Creatore e di Padre, mediante la loro libera e responsabile cooperazione a trasmettere il dono della vita umana. Il compito fondamentale della famiglia è il servizio alla vita, il realizzare lungo la storia la benedizione originale del Creatore, trasmettendo nella generazione lÂ’immagine divina da uomo a uomo (Cf Gen 5, 1-3).

La fecondità è il frutto e il segno dellÂ’amore coniugale, la testimonianza viva della piena donazione reciproca degli sposi: il vero culto dellÂ’amore coniugale e tutta la struttura familiare che ne nasce, senza trascurare gli altri fini del matrimonio, a questo tendono, che i coniugi, con fortezza dÂ’animo, siano disposti a cooperare con lÂ’amore del Creatore e del Salvatore che attraverso loro continuamente dilata e arricchisce la sua famiglia. La fecondità dellÂ’amore coniugale non si restringe però alla sola procreazione dei figli, sia pure intesa nella sua dimensione specificamente umana: si allarga e si arricchisce di tutti quei frutti di vita morale, spirituale e soprannaturale che il padre e la madre sono chiamati a donare ai figli, alla chiesa e al mondo. La dottrina della Chiesa si colloca oggi in una situazione sociale e culturale, che la rende ad un tempo più difficile da comprendere e più urgente ed insostituibile per promuovere il vero bene dellÂ’uomo e della donna.

Logica del dono.

Quando l'uomo e la donna nel matrimonio si donano e si ricevono reciprocamente nell'unità di ‘una sola carneÂ’, la logica del dono sincero entra nella loro vita. Senza di essa, il matrimonio sarebbe vuoto, mentre la comunione delle persone, edificata su tale logica, diventa comunione dei genitori. Quando trasmettono la vita al figlio, un nuovo ‘tuÂ’ umano si inserisce nell'orbita del ‘noiÂ’ dei coniugi, una persona che essi chiameranno con un nome nuovo: ‘nostro figlio; nostra figliaÂ’. ‘Ho acquistato un uomo dal SignoreÂ’ (Gn 4,1), dice Eva, la prima donna della storia: un essere umano, prima atteso per nove mesi e poi manifestato ai genitori, ai fratelli e alle sorelle. Il processo del concepimento e dello sviluppo nel grembo materno, del parto, della nascita serve a creare quasi uno spazio adatto perché la nuova creatura possa manifestarsi come dono: tale, infatti, essa è sin dal principio. Potrebbe forse qualificarsi diversamente questo essere fragile ed indifeso, in tutto dipendente dai suoi genitori e completamente affidato a loro? Il neonato si dona ai genitori per il fatto stesso di venire all'esistenza. Il suo esistere è già un dono, il primo dono del Creatore alla creatura.

Il figlio non è un diritto dei genitori.

Il figlio non è qualcosa di dovuto, ma un dono. Il dono più grande del matrimonio è una persona umana. Il figlio non può essere considerato come oggetto di proprietà: a ciò condurrebbe il riconoscimento di un preteso ‘diritto al figlioÂ’. In questo campo, soltanto il figlio ha veri diritti: quello di essere il frutto dellÂ’atto specifico dellÂ’amore coniugale dei suoi genitori e anche il diritto a essere rispettato come persona dal momento del suo concepimento. Perciò oltre a rifiutare la fecondazione eterologa, la Chiesa è contraria dal punto di vista morale alla fecondazione artificiale omologa, cioè tra gli stessi coniugi; questa è in se stessa illecita e contraria alla dignità della procreazione e dellÂ’unione coniugale.

Riflessioni del sacerdote o della guida

Dialogo

  • Perché lÂ’unico luogo degno per generare una persona umana è lÂ’atto coniugale? I figli accrescono il bene dei genitori?
  • Quale è la differenza tra essere concepito in modo naturale ed essere ‘prodottoÂ’ come un oggetto? CÂ’è qualche diritto del bambino al riguardo?

Impegni

Ave Maria.
Regina Familiae: ora pro nobis

Preghiera dallÂ’Evangelium vitae

Canto finale

 

3. LÂ’eminente dignità del bambino

 

Canto iniziale
Recita del Padre Nostro
Lettura della Bibbia

"...lÂ’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. ... LÂ’angelo le disse: ‘Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai GesùÂ…Â’. Allora Maria disse Â…: ‘Come è possibile? Non conosco uomoÂ’. Le rispose lÂ’angelo: ‘Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dellÂ’Altissimo. Â… Allora Maria disse: ‘Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai dettoÂ’" (Lc 1, 26 e ss.). 

Riflessione 

Il mistero dellÂ’uomo.

In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dellÂ’uomo. Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo Amore svela anche pienamente lÂ’uomo allÂ’uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione. LÂ’uomo in terra è la sola creatura che Iddio abbia voluto per se stessa. La genesi dell'uomo non risponde soltanto alle leggi della biologia, bensì direttamente alla volontà creatrice di Dio: è la volontà che riguarda la genealogia dei figli e delle figlie delle famiglie umane. Dio ha voluto l'uomo sin dal principio — e Dio lo vuole in ogni concepimento e nascita umana.

Dio vuole l'uomo come un essere simile a sé, come persona. Quest'uomo, ogni uomo, è creato da Dio per se stesso. Ciò riguarda tutti, anche coloro che nascono con malattie o minorazioni. Nella costituzione personale di ognuno è inscritta la volontà di Dio, che ama lÂ’uomo. I genitori, davanti ad un nuovo essere umano, hanno, o dovrebbero avere, piena consapevolezza del fatto che Dio vuole quest'uomo per se stesso. Questa sintetica espressione è molto ricca e profonda. Sin dal momento del concepimento, e poi da quello della nascita, il nuovo essere è destinato ad esprimere in pienezza la sua umanità — a ritrovarsi come persona.

Ciò riguarda assolutamente tutti, anche i malati cronici ed i disabili. Essere uomo è la sua fondamentale vocazione: essere uomo a misura del dono ricevuto. A misura di quel talento che è l'umanità stessa e, soltanto dopo, a misura degli altri talenti. Nel disegno di Dio, tuttavia, la vocazione della persona va oltre i confini del tempo. Dio vuole elargire all'uomo la partecipazione alla sua stessa vita divina. Cristo dice: ‘Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanzaÂ’ (Gv 10, 10).

Valore sacro della vita.

LÂ’uomo è chiamato a una pienezza di vita che va al di là delle dimensioni della sua esistenza terrena, e che consiste nella partecipazione alla vita stessa di Dio. La bellezza di questa vocazione sovrannaturale manifesta la grandezza e il valore della vita umana inclusa nella sua fase temporale. In effetti, la vita nel tempo è condizione di base, momento iniziale e parte integrante di tutto il processo unitario della vita umana. Un processo che, in modo inatteso e non meritato, è illuminato dalla promessa e rinnovato dal dono della vita divina, che raggiungerà la sua piena realizzazione nellÂ’eternità (Cf 1 Gv 3, 1-2).

Riflessioni del sacerdote o della guida

Dialogo

  • Perché la vita è sacra ed inviolabile? Non siamo padroni di noi stessi?
  • Perché ogni bambino è un dono per ogni membro della famiglia e per tutta la società?

Impegni

Ave Maria.
Regina Familiae: ora pro nobis

Preghiera dallÂ’Evangelium vitae

Canto finale

 

4. Paternità - maternità, partecipazione alla creazione

 

Canto iniziale
Recita del Padre Nostro
Lettura della Bibbia
 

"Poi il Signore Dio disse: ‘Non è bene che lÂ’uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simileÂ’. ... Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta allÂ’uomo, una donna e la condusse allÂ’uomo. Allora lÂ’uomo disse: ‘Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa. La si chiamerà donna perché dallÂ’uomo è stata toltaÂ’"(Gen 2,18. 22-23). 

Riflessione

Immagine e somiglianza di Dio.

Il matrimonio e lÂ’amore coniugale sono stati ordinati per loro natura alla procreazione ed educazione della prole. I figli infatti sono il preziosissimo dono del matrimonio e contribuiscono pure al bene dei genitori. Dio che disse: ‘non è bene che lÂ’uomo sia soloÂ’ (Gen 2,18) e ‘che creò allÂ’inizio lÂ’uomo maschio e femminaÂ’ (Mt 19,4), volendo comunicare allÂ’uomo una speciale partecipazione nella sua opera creatrice, benedisse lÂ’uomo e la donna, dicendo loro: ‘crescete e moltiplicateviÂ’ (Gen 1,28). I coniugi sappiano di essere cooperatori dellÂ’amore di Dio Creatore e suoi interpreti. E questo non si riferisce solo allÂ’aspetto biologico, vuole sottolineare piuttosto che nella paternità e maternità umane Dio stesso è presente in modo diverso da come avviene in ogni altra generazione sulla terra. Infatti soltanto da Dio può provenire quellÂ’Â’immagine e somiglianzaÂ’ che è propria dellÂ’essere umano, così come è avvenuto nella creazione. La generazione è la continuazione della creazione.

Collaboratori di Dio.

Si tratta di una certa partecipazione dell'uomo alla signoria di Dio che si manifesta anche nella specifica responsabilità che gli viene affidata nei confronti della vita propriamente umana. È responsabilità che tocca il suo vertice nella donazione della vita mediante la generazione da parte dell'uomo e della donna nel matrimonio.

Parlando di una certa speciale partecipazione dell'uomo e della donna all'opera creatrice di Dio, il Concilio Vaticano II intende rilevare come la generazione del figlio sia un evento profondamente umano e altamente religioso, in quanto coinvolge i coniugi che formano ‘una sola carneÂ’ (Gn 2, 24) ed insieme Dio stesso che si fa presente. Proprio in questo loro ruolo di collaboratori di Dio, che trasmette la sua immagine alla nuova creatura, sta la grandezza dei coniugi disposti a cooperare con l'amore del Creatore e del Salvatore, che attraverso di loro continuamente dilata e arricchisce la Sua famiglia. Così l'uomo e la donna uniti in matrimonio sono associati ad un'opera divina: mediante l'atto della generazione, il dono di Dio viene accolto e una nuova vita si apre al futuro. Ma, al di là della missione specifica dei genitori, il compito di accogliere e servire la vita riguarda tutti e deve manifestarsi soprattutto verso la vita nelle condizioni di maggior debolezza. Quanto è fatto a ciascuno di loro è fatto a Cristo stesso (cf. Mt 25, 31-46).

Riflessioni del sacerdote o della guida

Dialogo

  • Cosa vuol dire essere collaboratori di Dio? CÂ’è una responsabilità propria dei genitori? Quale?
  • Oltre ai genitori, chi altri partecipa di questa responsabilità?

Impegni

Ave Maria.
Regina Familiae: ora pro nobis

Preghiera dallÂ’Evangelium vitae

Canto finale

5. Responsabilità nel trasmettere la vita e proteggere i bambini

 

Canto iniziale
Recita del Padre Nostro
Lettura della Bibbia

"Dio creò lÂ’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: ‘Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terraÂ’" (Gen 1,27-28a).

Riflessione

Il compito di trasmettere la vita ed educarla costituisce la missione propria degli sposi. Dio, padrone della vita, ha affidato agli uomini lÂ’altissima missione di proteggere la vita e salvaguardarla con la massima cura. LÂ’indole sessuale dellÂ’uomo e la facoltà umana di generare sono meravigliosamente superiori a quanto avviene negli stadi inferiori della vita. La vita dellÂ’uomo e il compito di trasmetterla non sono limitati a questo tempo, ma riguardano il destino eterno degli uomini.

Diventare padre e madre.

La paternità e maternità responsabili esprimono l'impegno concreto per attuare tale dovere, che nel mondo contemporaneo riveste nuove caratteristiche. In particolare, esse riguardano direttamente il momento in cui l'uomo e la donna, unendosi ‘in una sola carneÂ’, possono diventare genitori. È momento ricco di un valore peculiare sia per il loro rapporto interpersonale che per il loro servizio alla vita: essi possono diventare genitori — padre e madre — comunicando la vita ad un nuovo essere umano. Le due dimensioni dell'unione coniugale, quella unitiva e quella procreativa, non possono essere separate artificialmente senza intaccare la verità intima dell'atto coniugale stesso. Il Concilio Vaticano II, particolarmente attento al problema dell'uomo e della sua vocazione, afferma che l'unione coniugale, la biblica ‘una caroÂ’(una sola carne), può essere compresa e spiegata pienamente solo ricorrendo ai valori della persona e del dono. Ogni uomo ed ogni donna si realizzano in pienezza mediante il dono sincero di sé e, per i coniugi, il momento dell'unione coniugale costituisce di ciò un'esperienza particolarissima. È allora che l'uomo e la donna, nella verità della loro mascolinità e femminilità, diventano reciproco dono. Tutta la vita nel matrimonio è dono; ma ciò si rende singolarmente evidente quando i coniugi, offrendosi reciprocamente nell'amore, realizzano quell'incontro che fa dei due ‘una sola carneÂ’ (Gn 2,24).

Momento di speciale responsabilità.

Essi vivono allora un momento di speciale responsabilità, anche a motivo della potenzialità procreativa connessa con l'atto coniugale. I coniugi possono, in quel momento, diventare padre e madre, dando inizio al processo di una nuova esistenza umana, che poi si svilupperà nel grembo della donna. Se è la donna a rendersi conto per prima di essere diventata madre, l'uomo con il quale si è unita in ‘una sola carneÂ’ prende a sua volta coscienza, attraverso la sua testimonianza, di essere diventato padre. L'uomo non può non riconoscere, o non accettare, il risultato di una decisione che è stata anche sua. Come potrebbe l'uomo non farsene carico? Occorre che entrambi, l'uomo e la donna, si assumano insieme, di fronte a se stessi e agli altri, la responsabilità della nuova vita da loro suscitata.

Sessualità responsabile.

Essere cooperatori di Dio nel trasmettere la vita comporta responsabilità nellÂ’esercizio della sessualità. Per validi motivi gli sposi possono voler distanziare le nascite dei loro figli. Devono però verificare che il loro desiderio non sia frutto di egoismo, ma sia conforme alla giusta generosità di una paternità responsabile. Quando si tratta di comporre lÂ’amore coniugale con la trasmissione responsabile della vita, il carattere morale del comportamento non dipende solo dalla sincera intenzione e dalla valutazione dei motivi, ma va determinato da criteri oggettivi, che hanno il loro fondamento nella natura stessa della persona umana e dei suoi atti, criteri che rispettano, in un contesto di vero amore, lÂ’integro senso della mutua donazione e della procreazione umana. La continenza periodica, i metodi di regolazione delle nascite basati sullÂ’auto-osservazione e il ricorso ai periodi infecondi sono conformi ai criteri oggettivi della moralità. In questo contesto la coppia fa lÂ’esperienza che la comunione coniugale viene arricchita di quei valori di tenerezza e di affettività, i quali costituiscono lÂ’anima profonda della sessualità umana, anche nella sua dimensione fisica.

Riflessioni del sacerdote o della guida

Dialogo

  • Perché il reciproco dono dei coniugi è orientato e aperto alla vita? LÂ’enciclica Humanae vitae ha difeso la coppia dallÂ’ingerenza dei poteri pubblici. Perché?
  • Quali sono i valori che ispirano i metodi di regolazione naturale della fertilità? Come trasmetterli ai giovani, ai fidanzati, agli sposi?

Impegni

Ave Maria. Regina Familiae: ora pro nobis

Preghiera dallÂ’Evangelium vitae

Canto finale

 

6. I diritti del bambino

 

Canto iniziale
Recita del Padre Nostro
Lettura dalla Bibbia

"Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma lÂ’angelo disse loro: ‘Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo SignoreÂ’" (Lc 2,9-11).

 

Riflessione

 

Debolezza e preziosità della vita del bambino.

La vita umana, prima e dopo la nascita, viene a trovarsi in situazione di grande precarietà. ‘Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacratoÂ’ (Ger 1, 5): l'esistenza di ogni individuo, fin dalle sue origini, è nel disegno di Dio. Come pensare che anche un solo momento di questo meraviglioso processo dello sgorgare della vita possa essere sottratto all'opera sapiente e amorosa del Creatore e lasciato in balìa dell'arbitrio dell'uomo?

La rivelazione del Nuovo Testamento conferma il valore della vita fin dai suoi inizi. Il valore della persona fin dal suo concepimento è celebrato nell'incontro tra la Vergine Maria ed Elisabetta, e tra i due fanciulli che esse portano in grembo. Sono proprio loro, i bambini, a rivelare l'avvento dell'era messianica: nel loro incontro inizia ad operare la forza redentrice della presenza del Figlio di Dio tra gli uomini. ‘Subito — scrive sant'Ambrogio — si fanno sentire i benefici della venuta di Maria e della presenza del Signore... Elisabetta udì per prima la voce, ma Giovanni percepì per primo la grazia; essa udì secondo l'ordine della natura, egli esultò in virtù del misteroÂ’.

Diritti che lo proteggono.

Ogni uomo sinceramente aperto alla verità e al bene può arrivare a riconoscere nella legge naturale scritta nel cuore (cf. Rm 2, 14-15) il valore sacro della vita umana dal primo inizio fino al suo termine, e ad affermare il diritto di ogni essere umano a vedere sommamente rispettato questo suo bene primario. Sul riconoscimento di tale diritto si fonda l'umana convivenza e la stessa comunità politica.

Ad essere calpestata nel diritto fondamentale alla vita è oggi una grande moltitudine di esseri umani deboli e indifesi, come sono, in particolare, i bambini non ancora nati. La vita dellÂ’uomo proviene da Dio, è suo dono, sua immagine e impronta, partecipazione del suo soffio vitale. Di questa vita, pertanto, Dio è lÂ’unico signore: lÂ’uomo non può disporne. Dalla sacralità della vita scaturisce la sua inviolabilità, inscritta fin dalle origini nel cuore dellÂ’uomo, nella sua coscienza.

La vita dellÂ’uomo è il maggiore bene umano che tutti dobbiamo proteggere. Per questo la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani afferma che "Ogni individuo ha diritto alla vita" (art. 3) e la Carta dei Diritti della Famiglia della Santa Sede (1983) conferma che la "vita umana deve essere rispettata e protetta in modo assoluto dal momento del concepimento" (art. 4). Perciò "I figli, sia prima che dopo la nascita, hanno diritto ad una speciale protezione e assistenzaÂ…" (art. 4, d). Di conseguenza il frutto della generazione umana dal primo momento della sua esistenza esige il rispetto incondizionato; cioè di essere rispettato e trattato come persona e che gli siano riconosciuti i diritti della persona, principalmente il diritto inviolabile di ogni essere umano innocente alla vita.

Nella famiglia, comunità di persone, deve essere riservata una specialissima attenzione al bambino, sviluppando una profonda stima per la sua dignità personale, come pure un grande rispetto ed un generoso servizio per i suoi diritti. Ciò vale di ogni bambino, ma acquista una singolare urgenza quanto più il bambino è piccolo e bisognoso di tutto, malato, sofferente o handicappato.

Tutto ciò che si dice della dignità della persona umana si deve applicare al bambino non ancora nato, poiché non è la nascita che dà la dignità, ma il fatto di essere un individuo di natura razionale, e questo lo è fin dal primo istante del concepimento. EÂ’ già dunque un essere che Dio ama per se stesso. Ma inoltre, nel caso del bambino non nato, alla stessa dignità si unisce la più grande fragilità.

Riflessioni del sacerdote o della guida

Dialogo

  • Quale è il fondamento dei diritti del bambino? Sono diritti propri (che appartengono al bambino in quanto tale) o sorgono dal riconoscimento sociale?
  • Rispettare i diritti dei bambini è questione di civiltà. Cosa aggiunge la visione cristiana?

Impegni

Ave Maria. 
Regina Familiae: ora pro nobis

Preghiera dallÂ’Evangelium vitae

Canto finale

 

7. I bambini dinanzi alla "cultura della morte"

 

Canto iniziale
Recita del Padre Nostro
Lettura della Bibbia

"Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, sÂ’infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi. Allora si adempì quel che era stato detto per mezzo del profeta Geremia: Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande; Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più" (Mt 2,16-18).

Riflessione

Attentati alla vita nascente.

Alcuni attentati sono quelli concernenti la vita nascente , che presentano caratteri nuovi rispetto al passato e sollevano problemi di singolare gravità per il fatto che tendono a perdere, nella coscienza collettiva, il carattere di ‘delittoÂ’ e ad assumere paradossalmente quello del ‘dirittoÂ’, al punto che se ne pretende un vero e proprio riconoscimento legale da parte dello Stato e la successiva esecuzione mediante l'intervento gratuito degli stessi operatori sanitari. Tali attentati colpiscono la vita umana in situazioni di massima precarietà, quando è priva di ogni capacità di difesa. Ancora più grave è il fatto che essi, in larga parte, sono consumati proprio all'interno e ad opera di quella famiglia che costitutivamente è invece chiamata ad essere ‘santuario della vitaÂ’. Siamo di fronte a una vera e propria struttura di peccato, caratterizzata in molti casi come vera ‘cultura di morteÂ’. Si può, in certo senso, parlare di una guerra dei potenti contro i deboli.

Contraccezione e "contraccettivi" abortivi.

Si afferma frequentemente che la contraccezione, resa sicura e accessibile a tutti, sia il rimedio più efficace contro l'aborto. Ma i disvalori insiti nella ‘mentalità contraccettivaÂ’ sono tali da rendere più forte proprio questa tentazione, di fronte all'eventuale concepimento di una vita non desiderata. Di fatto la cultura abortista è particolarmente sviluppata proprio in ambienti che promuovono la contraccezione. Certo, contraccezione ed aborto, dal punto di vista morale, sono mali specificamente diversi. Però essi sono molto spesso in intima relazione, come frutti di una medesima pianta. Hanno le stesse radici. La vita che potrebbe scaturire dall'incontro sessuale diventa così il nemico da evitare assolutamente attraverso la contraccezione e se serve con lÂ’aborto.

Purtroppo la stretta connessione che, a livello di mentalità, esiste tra la pratica della contraccezione e quella dell'aborto si manifesta sempre di più nella preparazione di prodotti chimici, di dispositivi intrauterini e di ‘vacciniÂ’ che, distribuiti con la stessa facilità dei contraccettivi, agiscono in realtà come abortivi nei primissimi stadi di sviluppo della vita del nuovo essere umano.

La procreazione artificiale.

Le diverse tecniche di ‘procreazione artificiale’ o ‘fecondazione artificiale’ danno luogo a nuovi attentati contro la vita. Oltre ad essere eticamente inaccettabili, in quanto separano la procreazione dal contesto unitivo proprio dell’atto coniugale, queste tecniche registrano un’alta percentuale di ‘insuccesso’.

Inoltre, si producono frequentemente embrioni in numero superiore a quelli che saranno impiantati nel grembo della madre: i cosiddetti ‘embrioni soprannumerariÂ’ che vengono in seguito soppressi o utilizzati per la ricerca. Con questi procedimenti la vita e la morte vengono sottomesse alle decisioni dellÂ’uomo, che viene così a costituirsi donatore di vita e di morte su comando.

Riflessioni del sacerdote o della guida

Dialogo

  • Perché sono attentati alla vita nascente lÂ’aborto chirurgico, i contraccettivi abortivi, la fecondazione artificiale? Cosa hanno in comune con la contraccezione e la sterilizzazione?
  • Quali sono le caratteristiche della ‘cultura della vitaÂ’?

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Canto finale

 

8. La gravità del crimine dellÂ’aborto

 

Canto iniziale
Recita del Padre Nostro
Lettura della Bibbia

"Si dissolvano come acqua che si disperde, come erba calpestata inaridiscano. Passino come lumaca che si discioglie, come aborto di donna che non vede il sole. Prima che le vostre caldaie sentano i pruni, vivi li travolga il turbine" (Sal 58, 8-10).

Riflessione

Delitto abominevole.

Fra tutti i delitti che l'uomo può compiere contro la vita, l'aborto procurato presenta caratteristiche che lo rendono particolarmente grave e deprecabile. Il Concilio Vaticano II lo definisce, insieme all'infanticidio, ‘delitto abominevoleÂ’. Ma oggi, nella coscienza di molti, la percezione della sua gravità è andata progressivamente oscurandosi. L'accettazione dell'aborto nella mentalità, nel costume e nella stessa legge è segno eloquente di una pericolosissima crisi del senso morale, che diventa sempre più incapace di distinguere tra il bene e il male, persino quando è in gioco il diritto fondamentale alla vita. Di fronte a una così grave situazione, occorre più che mai il coraggio di guardare in faccia alla verità e di chiamare le cose con il loro nome, senza cedere a compromessi di comodo o alla tentazione di autoinganno.

La gravità morale dell'aborto procurato appare in tutta la sua verità se si riconosce che si tratta di un omicidio e, in particolare, se si considerano le circostanze specifiche che lo qualificano. Chi viene soppresso è un essere umano che si affaccia alla vita, ossia quanto di più innocente in assoluto si possa immaginare: mai potrebbe essere considerato un aggressore, meno che mai un ingiusto aggressore!

"Interruzione della gravidanza".

Risuona categorico il rimprovero del Profeta: ‘Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebreÂ’ (Is 5, 20). Proprio nel caso dell'aborto si registra la diffusione di una terminologia ambigua, come quella di ‘interruzione della gravidanzaÂ’, che tende a nasconderne la vera natura e ad attenuarne la gravità nell'opinione pubblica. Forse questo fenomeno linguistico è esso stesso sintomo di un disagio delle coscienze. Ma nessuna parola vale a cambiare la realtà delle cose: l'aborto procurato è l'uccisione deliberata e diretta, comunque venga attuata, di un essere umano nella fase iniziale della sua esistenza, compresa tra il concepimento e la nascita.

Molte volte la scelta abortiva riveste per la madre carattere drammatico e doloroso, in quanto la decisione di disfarsi del frutto del concepimento non viene presa per ragioni puramente egoistiche e di comodo. Tuttavia, nessun motivo, per quanto grave e drammatico, può mai giustificare la soppressione deliberata di un essere umano innocente.

La diagnosi prenatale, se rispetta la vita e lÂ’integrità dellÂ’embrione e del feto umano ed è orientata alla sua salvaguardia o alla sua guarigione individuale è moralmente lecita. Invece si oppone gravemente alla legge morale quando contempla la possibilità, a seconda dei risultati, di procedere allÂ’aborto. Per conseguenza, quando si richiede o si interviene in tale diagnosi con lÂ’intenzione di praticare lÂ’aborto nel caso si confermi lÂ’esistenza di una malformazione o anomalia, si commette unÂ’azione gravemente illecita.

Altre responsabilità.

A decidere della morte del bambino non ancora nato, accanto alla madre, ci sono spesso altre persone. Anzitutto, può essere colpevole il padre del bambino, non solo quando espressamente spinge la donna all'aborto, ma anche quando la lascia sola di fronte ai problemi della gravidanza. Altre sollecitazioni provengono dal più ampio contesto familiare e dagli amici. Responsabili sono pure i medici e il personale sanitario, quando mettono a servizio della morte la competenza acquisita per promuovere la vita; i legislatori, che hanno promosso e approvato leggi abortive e gli amministratori delle strutture sanitarie utilizzate per praticare gli aborti. Una responsabilità non meno grave riguarda le istituzioni internazionali, fondazioni e associazioni che si battono sistematicamente per la legalizzazione e la diffusione dell'aborto nel mondo.

Riflessioni del sacerdote o della guida

Dialogo

  • Quale è la particolare gravità dellÂ’aborto? LÂ’agente più responsabile di tale decisione è sempre e solo la madre? Quali sono le altre persone responsabili?
  • Come possiamo aiutare le donne in difficoltà per lÂ’attesa di un bambino? Chi sostiene i centri in favore della vita nascente?

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Canto finale

9. Figli, orfani di genitori vivi

 

Canto iniziale
Recita del Padre Nostro
Lettura della Bibbia

"Per questo lÂ’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola" (Mt 19,5).

Riflessione

Gravi danni per i figli.

Il carattere immorale del divorzio deriva anche dal disordine che esso introduce nella cellula familiare e nella società. Tale disordine genera gravi danni: per il coniuge, che si trova abbandonato; per i figli, traumatizzati dalla separazione dei genitori, e sovente contesi tra questi; per il suo effetto contagioso, che lo rende una vera piaga sociale.

Occorre pertanto che le società umane, ed in esse le famiglie, che vivono spesso in un contesto di lotta tra la civiltà dellÂ’amore e le sue antitesi, cerchino il loro fondamento stabile in una giusta visione dellÂ’uomo e di quanto decide della piena realizzazione della sua umanità. Certamente contrario alla civiltà dellÂ’amore è il cosiddetto ‘libero amoreÂ’, tanto più pericoloso perché proposto di solito come frutto di un sentimento vero, mentre di fatto distrugge lÂ’amore. Quante famiglie sono andate in rovina proprio per il ‘libero amoreÂ’! Seguire in ogni caso il ‘veroÂ’ impulso affettivo in nome di un amore ‘liberoÂ’ da condizionamenti, significa, in realtà, rendere lÂ’uomo schiavo di quegli istinti umani che san Tommaso chiama ‘passioni dellÂ’animaÂ’. Il ‘libero amoreÂ’ sfrutta le debolezze umane fornendo loro una certa cornice di nobiltà con lÂ’aiuto della seduzione e col favore dellÂ’opinione pubblica. Si cerca così di tranquillizzare la coscienza, creando un alibi morale. Non si prendono però in considerazione tutte le conseguenze che ne derivano, specialmente quando a pagare sono, oltre al coniuge, i figli, privati del padre o della madre e condannati a essere di fatto orfani di genitori vivi.

Radicata nella personale e totale donazione dei coniugi e richiesta dal bene dei figli, lÂ’indissolubilità del matrimonio trova la sua verità ultima nel disegno che Dio ha manifestato nella sua Rivelazione: Egli vuole e dona lÂ’indissolubilità matrimoniale come frutto, segno ed esigenza dellÂ’amore assolutamente fedele che Dio ha per lÂ’uomo e che il Signore Gesù vive verso la sua Chiesa.

Una famiglia per chi ne è privo.

Le famiglie cristiane sapranno vivere una maggiore disponibilità verso l'adozione e l'affidamento di quei figli che sono privati dei genitori o da essi abbandonati: mentre questi bambini, ritrovando il valore affettivo di una famiglia, possono fare esperienza dell'amorevole e provvida paternità di Dio, e così crescere con serenità e fiducia nella vita.

Gli orfani e i figli privi dellÂ’assistenza dei loro genitori o tutori devono godere di una protezione speciale da parte della società. Per quanto riguarda lÂ’affidamento o lÂ’adozione, lo Stato deve provvedere una legislazione che faciliti le famiglie capaci di accogliere i bambini che hanno bisogno di assistenza temporanea o permanente e che nello stesso tempo rispetti i diritti naturali dei genitori.

A questa prospettiva, per tutti ricca di valore e di impegno, sapranno ispirarsi in particolare quei coniugi che fanno l'esperienza della sterilità fisica. Le famiglie cristiane che nella fede riconoscono tutti gli uomini come figli del comune Padre dei cieli, verranno generosamente incontro ai figli delle altre famiglie, sostenendoli ed amandoli come membri dell'unica famiglia dei figli di Dio. I genitori cristiani potranno così allargare il loro amore al di là dei vincoli della carne e del sangue, alimentando i legami che si radicano nello spirito e che si sviluppano nel servizio concreto ai figli di altre famiglie, spesso bisognosi delle cose più necessarie.

Riflessioni del sacerdote o della guida

Dialogo

  • Dove sta la radice del fatto di tanti bambini, spesso ‘orfani di genitori viviÂ’? Si rispetta il diritto dei figli quando i genitori decidono il loro divorzio?
  • Quali sono i rimedi per venire incontro ai figli ‘orfani di genitori viviÂ’? LÂ’adozione, lÂ’affidamentoÂ…e altri. Quali?

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Canto finale

 

10. Il diritto dei bambini ad essere amati, accolti ed educati in famiglia

Canto iniziale
Recita del Padre Nostro
Lettura della Bibbia

"Figli, obbedite ai vostri genitori nel Signore, perché questo è giusto. Onora tuo padre e tua madre: è questo il primo comandamento associato a una promessa: perché tu sia felice e goda di una vita lunga sopra la terra. E voi, padri, non inasprite i vostri figli, ma allevateli nellÂ’educazione e nella disciplina del Signore" (Ef 6, 1-4).

Riflessione

Scuola di umanità.

La famiglia è una scuola di umanità più ricca. Perché però essa possa attingere la pienezza della sua vita e del suo compito, è necessaria una amorevole apertura vicendevole di animo tra i coniugi, e la consultazione reciproca ed una continua collaborazione tra i genitori nella educazione dei figli. La presenza attiva del padre giova moltissimo alla loro formazione; ma deve pure essere salvaguardata la presenza e la cura della madre nella casa, di cui abbisognano specialmente i figli più piccoli.

Il compito educativo della famiglia ha le sue radici nella partecipazione allÂ’opera creatrice di Dio. I genitori, poiché hanno trasmesso la vita ai figli, hanno lÂ’obbligo gravissimo di educare la prole: vanno pertanto considerati come i primi e i principali educatori di essa. Questa loro funzione educativa è tanto importante che, se manca, può appena essere supplita. Tocca infatti ai genitori creare in seno alla famiglia quellÂ’atmosfera vivificata dallÂ’amore e dalla pietà verso Dio e verso gli uomini, che favorisce lÂ’educazione completa dei figli in senso personale e sociale. La famiglia è dunque la prima scuola di virtù sociali e del più ricco umanesimo, di cui appunto han bisogno tutte le società.

Primi e principali educatori.

Il diritto-dovere educativo dei genitori si qualifica come essenziale, connesso com'è con la trasmissione della vita umana; come originale e primario, rispetto al compito educativo di altri, per l'unicità del rapporto d'amore che sussiste tra genitori e figli; come insostituibile ed inalienabile, e che pertanto non può essere totalmente delegato ad altri, né da altri usurpato. Al di là di queste caratteristiche, non si può dimenticare che l'elemento più radicale, tale da qualificare il compito educativo dei genitori, è l'amore paterno e materno, il quale trova nell'opera educativa il suo compimento nel rendere pieno e perfetto il servizio alla vita: l'amore dei genitori da sorgente diventa anima e pertanto norma, che ispira e guida tutta l'azione educativa concreta, arricchendola di quei valori di dolcezza, costanza, bontà, servizio, disinteresse, spirito di sacrificio, che sono il più prezioso frutto dell'amore.

Per i genitori cristiani la missione educativa ha una nuova e specifica sorgente nel sacramento del matrimonio, che li consacra all'educazione propriamente cristiana dei figli, li chiama cioè a partecipare alla stessa autorità e allo stesso amore di Dio Padre e di Cristo Pastore, come pure all'amore materno della Chiesa, per aiutare i figli nella loro crescita umana e cristiana.

Quindi i genitori sono i primi e principali educatori dei propri figli ed hanno anche in questo campo una fondamentale competenza: sono educatori perché genitori. Essi condividono la loro missione educativa con altre persone e istituzioni, come la Chiesa e lo Stato; ciò tuttavia deve sempre avvenire nella corretta applicazione del principio di sussidiarietà. Questo implica la legittimità ed anzi la doverosità di un aiuto offerto ai genitori. I genitori, infatti, non sono in grado di soddisfare da soli ad ogni esigenza dell'intero processo educativo, specialmente per quanto concerne l'istruzione e l'ampio settore della socializzazione. Ogni altro partecipante al processo educativo non può che operare a nome dei genitori, con il loro consenso e, in una certa misura, persino su loro incarico.

I valori essenziali.

I genitori devono con fiducia e coraggio formare i figli ai valori essenziali della vita umana. Devono aiutarli a crescere in una giusta libertà di fronte ai beni materiali, adottando uno stile di vita semplice ed austero, ben convinti che l'uomo vale più per quello che è che per quello che ha. Di fronte ai diversi individualismi ed egoismi, i figli devono arricchirsi non soltanto del senso della vera giustizia, del rispetto della dignità personale di ciascuno, ma anche e ancor più del senso del vero amore, come sollecitudine sincera e servizio disinteressato verso gli altri, in particolare i più poveri e bisognosi.

Riflessioni del sacerdote o della guida

Dialogo

  • Perché sono i genitori i primi responsabili nellÂ’educazione dei figli? Quale senso ha la responsabilità della scuola, della Chiesa e dello Stato?
  • Quali sono i valori centrali nel compito di educatori? CÂ’è differenza tra insegnare ed educare?

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Canto finale

 

11. LÂ’educazione sessuale del bambino: verità e significato

 

Canto iniziale
Recita del Padre Nostro
Lettura della Bibbia

"In conclusione, fratelli, tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri" (Fil 4,8).

Riflessione

LÂ’educazione allÂ’amore.

L'educazione all'amore come dono di sé costituisce anche la premessa indispensabile per i genitori chiamati ad offrire ai figli una chiara e delicata educazione sessuale. Il servizio educativo dei genitori deve puntare fermamente su di una cultura sessuale che sia veramente e pienamente personale, superando una cultura che banalizza in larga parte la sessualità umana, perché la interpreta e la vive in modo riduttivo e impoverito, collegandola unicamente al corpo e al piacere egoistico. La sessualità, infatti, è una ricchezza di tutta la persona - corpo, sentimento e anima - e manifesta il suo intimo significato nel portare la persona al dono di sé nell'amore. L'educazione sessuale, diritto e dovere fondamentale dei genitori, deve attuarsi sempre sotto la loro guida sollecita, sia in casa sia nei centri educativi da essi scelti e controllati. La scuola osserva la legge della sussidiarietà quando coopera all'educazione sessuale, collocandosi nello spirito stesso che anima i genitori.

EÂ’ del tutto irrinunciabile l'educazione alla castità, come virtù che sviluppa l'autentica maturità della persona e la rende capace di rispettare e promuovere il significato sponsale del corpo. Anzi, i genitori cristiani riserveranno una particolare attenzione e cura per l'educazione alla verginità, come forma suprema del dono di sé. Il compito educativo deve condurre i figli a conoscere e a stimare i valori etici e le norme morali come necessaria e preziosa garanzia per una responsabile crescita personale della sessualità umana.

Una certa forma di informazione sessuale, avulsa dai principi morali, così spesso diffusa, altro non sarebbe che un'introduzione all'esperienza del piacere - ancora negli anni dell'innocenza - aprendo la strada al vizio.

Difficoltà dellÂ’ambiente culturale.

Nella nostra epoca si manifesta una profonda crisi della verità e in primo luogo una crisi di concetti. I termini ‘amoreÂ’, ‘libertàÂ’, ‘dono sinceroÂ’, e perfino quelli di ‘personaÂ’, ‘diritti della personaÂ’, significano in realtà ciò che per loro natura contengono? Solo se la verità circa la libertà e la comunione delle persone nel matrimonio e nella famiglia riacquisterà il suo splendore, si avvierà veramente l'edificazione della civiltà dell'amore.

L'utilitarismo è una civiltà del prodotto e del godimento, una civiltà delle cose e non delle persone. La donna può diventare per l'uomo un oggetto, i figli un ostacolo per i genitori, la famiglia un'istituzione ingombrante per la libertà dei membri che la compongono. Per convincersene, basta esaminare certi programmi di educazione sessuale, introdotti nelle scuole, spesso nonostante il parere contrario e le stesse proteste di molti genitori; oppure le tendenze abortiste, che cercano invano di nascondersi dietro il cosiddetto ‘diritto di sceltaÂ’ (‘pro choiceÂ’). Il cosiddetto ‘sesso sicuroÂ’, propagandato dalla civiltà tecnica, è in realtà, sotto il profilo delle esigenze globali della persona, radicalmente non-sicuro, ed anzi gravemente pericoloso.

La verità, soltanto la verità, vi preparerà ad un amore di cui si possa dire che è ‘belloÂ’. Un amore ridotto a solo soddisfacimento della concupiscenza (cfr 1 Gv 2,16), o ad un reciproco uso dell'uomo e della donna, rende le persone schiave delle loro debolezze. Non portano a questa schiavitù certi moderni programmi culturali? Sono programmi che giocano sulle debolezze dell'uomo, rendendolo così sempre più debole ed indifeso.

Preparare ai rapporti con gli altri.

Non va tralasciata, nel contesto dell'educazione, la questione essenziale della scelta vocazionale e, in essa, in particolare della preparazione alla vita matrimoniale. Non va dimenticato che la preparazione alla futura vita di coppia è compito soprattutto della famiglia. In effetti, la preparazione remota ha inizio fin dallÂ’infanzia, in quella saggia pedagogia familiare, orientata a condurre i fanciulli a scoprire se stessi come esseri dotati di una ricca e complessa psicologia e di una personalità particolare con le proprie forze e debolezze. EÂ’ il periodo in cui va istillata la stima per ogni autentico valore umano, sia nei rapporti interpersonali, sia in quelli sociali, con quel che ciò significa per la formazione del carattere, per il dominio e il retto uso delle proprie inclinazioni, per il modo di considerare e incontrare le persone dellÂ’altro sesso.

Riflessioni del sacerdote o della guida

Dialogo

  • Perché è primordiale lÂ’educazione sessuale dei figli? Quali sono i valori legati alla sessualità?
  • Perché occorre essere presenti nelle scuole dei propri figli e verificare i corsi o incontri sullÂ’educazione sessuale? Come aiutare i figli, fin da piccoli, per la loro futura eventuale vocazione coniugale?

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Canto finale

 

12. Il diritto dei figli ad essere educati nella fede

 

Canto iniziale
Recita del Padre Nostro
Lettura della Bibbia

"Quando ebbero tutto compiuto secondo la Legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui" (Lc 2, 39-40).

Riflessione

Gratuità ed educazione nella fede.

Il santo Battesimo è il fondamento di tutta la vita cristiana, il vestibolo dÂ’ingresso alla vita nello Spirito (‘vitae spiritualis ianuaÂ’), e la porta che apre lÂ’accesso agli altri sacramenti. Mediante il Battesimo siamo liberati dal peccato e rigenerati come figli di Dio, diventiamo membra di Cristo; siamo incorporati alla Chiesa e resi partecipi della sua missione. La pura gratuità della grazia della salvezza si manifesta in modo tutto particolare nel Battesimo dei bambini. La Chiesa e i genitori priverebbero quindi il bambino della grazia inestimabile di diventare figlio di Dio se non gli conferissero il Battesimo poco dopo la nascita. I genitori cristiani riconosceranno che questa pratica corrisponde pure al loro ruolo di alimentare la vita che Dio ha loro affidato.

I genitori attraverso lÂ’educazione cristiana aiutano i loro figli a diventare più coscienti ogni giorno del dono ricevuto della fede; mentre li portano gradualmente a conoscere il mistero della salvezza, li formano a vivere secondo lÂ’uomo nuovo in giustizia e santità, e contribuiscono a far crescere il Corpo mistico. La missione dellÂ’educazione esige che i genitori cristiani propongano ai loro figli tutti i contenuti che sono necessari alla maturazione graduale della loro personalità da un punto di vista cristiano ed ecclesiale. La missione educativa della famiglia, in cui il Vangelo è trasmesso e si irradia, arriva ad un punto in cui la stessa vita della famiglia diventa itinerario di fede e, in un certo modo, iniziazione cristiana e scuola per i seguaci di Cristo. Nella famiglia, tutti i componenti evangelizzano e sono evangelizzati.

Evangelizzazione nella famiglia.

I genitori, in virtù del ministero dellÂ’educazione, mediante la testimonianza della loro vita, sono i primi messaggeri del Vangelo ai figli. Inoltre, pregando con i figli, dedicandosi con loro alla lettura della Parola di Dio e introducendoli allÂ’intimità del Corpo di Cristo mediante lÂ’iniziazione cristiana, diventano genitori in modo più pieno. Uno quindi dei campi in cui la famiglia è insostituibile è certamente quello dell'educazione religiosa, grazie alla quale la famiglia cresce come ‘chiesa domesticaÂ’. L'educazione religiosa e la catechesi dei figli collocano la famiglia nell'ambito della Chiesa come un vero soggetto di evangelizzazione e di apostolato. Si tratta di un diritto intimamente connesso col principio della libertà religiosa.

LÂ’aiuto di altre istituzioni.

Le famiglie, e più concretamente i genitori, hanno libera facoltà di scegliere per i loro figli un determinato modo di educazione religiosa e morale corrispondente alle proprie convinzioni. Ma anche quando essi affidano tali compiti ad istituzioni ecclesiastiche o a scuole gestite da personale religioso, è necessario che la loro presenza educativa continui ad essere costante ed attiva.

Perché i genitori cristiani possano compiere degnamente il loro ministero educativo, lo Stato e la Chiesa hanno lÂ’obbligo di dare alle famiglie tutto lÂ’aiuto possibile perché possano esercitare adeguatamente le loro funzioni educative. E va sottolineata l'esigenza di una particolare solidarietà tra le famiglie, che può esprimersi attraverso diverse forme organizzative, come le associazioni di famiglie per le famiglie. È importante che le famiglie cerchino di costruire tra loro vincoli di solidarietà. Ciò, oltretutto, consente loro di prestarsi vicendevolmente un servizio educativo: i genitori vengono educati attraverso altri genitori, i figli attraverso i figli. Si crea così una peculiare tradizione educativa, che trae forza dal carattere di ‘chiesa domesticaÂ’ che è proprio della famiglia.

Riflessioni del sacerdote o della guida

Dialogo

  • Come trasmettere ai figli, fin dai primi anni, la formazione cristiana, coerente con il dono del battesimo?
  • Oltre alle pratiche di pietà in famiglia, come iniziare i figli a partecipare ad altre attività di fede: parrocchie, gruppi, iniziative varie?

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