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  PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA PASTORALE
PER GLI OPERATORI SANITARI

LA PASTORALE SANITARIA
E IL SACERDOZIO DI GIOVANNI PAOLO II
 

 

L'attenzione che il Sinodo dei Vescovi del '90, sul tema " La formazione dei sacerdoti nelle circostanze attuali ", ha posto alla "pastorale sanitaria" , rispecchia una delle componenti caratteristiche del pontificato di Giovanni Paolo II, la quale si rivela quotidinamente essere una costante del suo Sacerdozio. 

Il messaggio inviato la domenica del 12 agosto 1990, dopo la recita dell 'Angelus, che può essere sintetizzato nel tema "Il sacerdote è chiamato a portare agli ammalati tutta la simpatia di Cristo" [1] - nel testo espressamente detto "In vista del prossimo Sinodo, vogliamo riflettere brevemente anche sulla formazione destinata a rendere i sacerdoti atti a svolgere questo compito" - è stato l'ultimo segno, in ordine di tempo, prima del Sinodo che ha trovato attenti e sensibili i Padri Sinodali che lo hanno fatto proprio e lo hanno inserito nel Documento finale. 

La sensibilità dei Padri Sinodali per questa importante componente della pastorale della Chiesa, "parte integrante della sua missione" [2], è stata evidenziata dal S. Padre qualche giorno dopo la conclusione del Sinodo ricevendo una famiglia religiosa: "Viviamo ancora nell'atmosfera spirituale del recente Sinodo dei Vescovi che ha trattato il tema della formazione sacerdotale nella società attuale (...) da tanti è stata avvertita come urgente l'esigenza di assistere con cura particolare i sacerdoti anziani o malati" [3].

E' sotto gli occhi di tutti che Giovanni Paolo II fin dal primo istante del suo Pontificato, si è presentato al mondo come il Supremo Pastore della Chiesa che, aderendo fedelmente al Concilio Vaticano II, ha iniziato - e sta portando avanti - "un sapiente intreccio di motivi cristologico, mariologico e antropologico ... Questa di un 'antropologia "adeguata" incentrata su Cristo, è davvero una costante dell'odierno Magistero pontificio: valorizzazione dell'uomo; illustrazione della sua dignità psico-fisica come essere unico, originale ed individualmente irripetibile, da Dio posto al vertice della creazione; difesa costante di questa dignità nelle più svariate occasioni, e nelle sede più qualificate" [4].

Ed è altrettanto evidente la particolare dedizione a difendere l'Uomo - visto e creduto "la prima e fondamentale via della Chiesa" [5] - nel momento della sua più estrema povertà e fragilità, quando è privato del bene della salute. E chi è il primo e il più da coinvolgere se non il Sacerdote in questo suo progetto di evangelizzazione che i tempi richiedono? 

Nell'esercizio del suo servizio di Supremo Pastore, Egli dà e lascia costanti segni in tempi e luoghi diversi [6], con la spontaneità di chi vive nella quotidianità quanto fraternamente dona a chi è con Lui responsabile della vita spirituale degli uomini. 

Un Credo profondo che Lo ha portato a scrivere il primo documento sulla sofferenza, la Lettera Apostolica Salvifici Doloris [7], perché ritiene che "La sofferenza sembra appartenere alla trascendenza dell'uomo: essa è uno di quei punti, nei quali l'uomo viene in un certo senso "destinato" a superare se stesso, e viene a ciò chiamato in modo misterioso" (SD, 2), momento storico che fa sì "che l'uomo diventa in modo speciale la via della Chiesa, quando nella sua vita entra la sofferenza... sofferenza (che) sembra essere, ed è, quasi inseparabile dall'esistenza terrena dell'uomo " ( ib).

E l'anno immediatamente successivo ad istituire il Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari con la Lettera Apostolica Motu proprio Dolentium Hominum [8], con le attribuzioni di "stimolare e promuovere l'operazione di formazione, di studio e di azione svolta dalle diverse O.I.C. nel campo sanitario, nonché dagli altri gruppi, associazioni e forze che, a diversi livelli e in vari modi, operano in tale settore; - coordinare le attività svolte dai diversi Dicasteri della Curia Romana in relazione al mondo sanitario e ai suoi problemi; - diffondere, spiegare e difendere gli insegnamenti della Chiesa in materia di sanità, e favorirne la penetrazione nella pratica sanitaria; - tenere i contatti con le Chiese locali ed, in particolare, con le Commissioni Episcopali per il mondo della sanità; - seguire con attenzione e studiare orientamenti programmatici ed iniziative concrete di politica sanitaria, a livello sia internazionale che nazionale, al fine di coglierne la rilevanza e le implicazioni per la pastorale della Chiesa" (DH n. 6). 

Il Papa è convinto [9] che quanti sono dediti al mondo della salute - che noi chiamiamo Operatori Sanitari - entrano nella parte dell'Uomo più intima, nella sua esistenza, nella "incarnazione dell'Uomo", l'Uomo come essere spirituale, nel suo "quid" che lo fa essere tale, unito alla materia "carne" che lo realizza in modo irripetibile nella storia [10]. E' una categoria speciale . Tutte le altre toccano le "cose che servono all'Uomo", l'esterno, anche se servono l'Uomo e all'Uomo, e in un certo senso gli sono anche necessarie. Ma sono al di fuori della sua "incarnazione di Uomo" [11].

Chi è vicino all'Uomo nel momento della suprema prova della sofferenza nella carne, può condizionarne il suo vivere spirituale . Nel momento più vero e autentico del confronto dell'Uomo con se stesso è molto importante la presenza di Operatori Sanitari formati, "i quali siano guidati da una visione integralmente umana della malattia e sappiano attuare, di conseguenza, un approccio compiutamente umano al malato che soffre. Per il cristiano, la redenzione di Cristo e la sua grazia salvifica raggiungono tutto l'uomo nella sua condizione umana e quindi anche la malattia, la sofferenza e la morte" (DH, 2). 

Se per i laici impegnati nella cura e difesa della vita, il S. Padre ha una così alta considerazione [12], la cui presenza accanto ai pastori di anime dediti a questa pastorale la ritiene non solo utile ma necessaria e di grande importanza [13], per i Sacerdoti - e particolarmente per i giovani chiamati al Sacerdozio - propone quale "modello" Maria la Serva del Signore , alla quale "lo Spirito Santo le aveva ispirato una disposizione di servizio, quella che si esprime nelle parole che pronunciamo nell 'Angelus: "Eccomi, sono la serva del Signore" (Lc 1, 38)" [14].

Una disposizione d'animo che deve essere in ogni Sacerdote, e non solo di quanti dedicano il proprio ministero pastorale fra gli ammalati, ma di tutti, perché "Questo servizio al Signore si è subito prolungato nel servizio al prossimo, come dimostra il viaggio intrapreso per essere vicina ad Elisabetta" [15].

Dal primo istante del concepimento del Figlio di Dio fino all'estremo, quando assiste il divino sofferente e ne raccoglie l'ultimo respiro sotto la Croce, Maria è esaltata da Giovanni Paolo II come modello peculiare di questo ineludibile servizio pastorale accanto alla sofferenza dell'Uomo. Non solo. Ma è proprio in questo istante che si consuma il vertice dell'amore-sofferenza dell'Uomo-Dio, che "Essendo stata proclamata da Gesù madre di un sacerdote - (Giovanni) - ed essendo, soprattutto, la madre di Gesù sommo sacerdote, Maria è diventata in modo specialissimo la madre dei Sacerdoti (...) "Prendere Maria con se" : ecco il dovere ed il privilegio di ogni Sacerdote" [16].

E' evidente che nel cammino quotidiano del Sacerdozio di Giovanni Paolo II, la Vergine Maria segna la sua formazione permanente alla pastorale della sofferenza, e ne mostra l'ascesa che è in continua evoluzione. 

 

VIENE DA LONTANO  

Spontaneo è chiedersi dove nasce questa peculiare sensibilità pastorale per l'Uomo che soffre. 

Sorprese tutti il suo andare al Policlinico Gemelli di Roma per fare visita all'allora Arcivescovo Maria Deskur, oggi Cardinale, a poche ore dalla sua elezione. Era il pomeriggio del 18 ottobre 1978. Non si conosceva questo suo animo di Pastore consacrato totalmente al servizio dell'Uomo, e particolarmente dell'Uomo sofferente. 

Oggi abbiamo scoperto che ogni atto e gesto che pone verso un malato, piccolo o grande che sia, viene da una grande fede che "nel mistero della Chiesa come suo corpo, Cristo in un certo senso ha aperto la propria sofferenza redentiva ad ogni sofferenza dell'uomo. In quanto l'uomo diventa partecipe delle sofferenze di Cristo - in qualsiasi luogo del mondo e tempo della storia - in tanto egli completa a suo modo quella sofferenza, mediante la quale Cristo ha operato la redenzione del mondo" (SD, 24). 

Per questa fede Egli quel giorno, ricordando quanto aveva detto ai Cardinali la mattina, disse di voler "appoggiare il mio ministero papale soprattutto su tutti quelli che soffrono e che alla sofferenza, alla passione, ai dolori, uniscono la preghiera... carissimi fratelli e sorelle, vorrei affidarmi alle vostre preghiere... (perché voi siete) molto potenti; molto potenti così come è potente Gesù Cristo Crocifisso" [17].

Nel corso di questi anni si faceva strada la convinzione che venisse da lontano questa scelta. La conferma è venuta da Lui stesso lo scorso anno nel corso della visita ad un Ospedale nella sua Terra: "fin dall'inizio del mio servizio pastorale mi sono legato all'ambiente medico ed all'intero ambiente del servizio alla sanità. In mezzo ai presenti vedo le persone che ho conosciuto agli inizi del mio lavoro pastorale" [18].

Una vocazione nella vocazione. E riteniamo che le radici affondino nei primi anni della vita per "i lutti che hanno segnato la sua infanzia e la sua adolescenza" [19]. Del piccolo Karol Woityla è il Papa stesso che ha confidato "Non avevo ancora l'età della prima comunione quando ho perso mia madre, che non ha avuto così la gioia di vedere quel giorno da lei atteso come un gran giorno" (ib). Il Frossard commenta che "ha visto sua madre solo da malata". 

L'esperienza della sofferenza vissuta così precocemente all'interno della sua sfera esistenziale ha inciso profondamente nel suo animo. Ricorda ancora oggi: "Mio fratello Edmondo è morto di una epidemia virulenta di scarlattina, nell'ospedale dove stava iniziando la sua professione di medico. Oggi gli antibiotici lo avrebbero salvato. Avevo dodici anni. La morte di mia madre mi si è profondamente incisa nella memoria, e forse più ancora quella di mio fratello, a causa delle circostanze drammatiche in cui avvenne, e perché io ero più maturo. Così, sono diventato relativamente presto orfano di madre e figlio unico" ( ib ). 

Non vogliamo parlare di condizionamenti. Certamente di ben decisi orientamenti sì, guardando allo sviluppo che ha avuto la sua vita. 

Il livello di vita spirituale respirato nella sua casa in questi drammatici momenti - compresa la morte del papà quando "Non avevo ventun anni" [20] - ha fatto si che "Una morte serena pienamente umana e cosciente non provoca paura ma rende la vita di coloro che sono testimoni di questa morte più serietà e li incita a riflessioni più profonde" [21].

Ed è opinione comune che lo sviluppo della personalità avviene durante l'infanzia e la giovinezza. Già S. Agostino scriveva che la ragione e l'intelligenza sono come addormentate nel bambino, e che crescendo in età si sveglieranno e svilupperanno [22].

Possiamo verosimilmente ipotizzare, allora, che nell'animo dell'adolescente, e poi del giovane Karol, si è fatta strada e sia cresciuta con gli anni, la determinazione di consacrarsi ad essere pastore di questa sofferenza . L'esempio sublime di come i suoi cari , con l'assistenza spirituale di degni Pastori di anime li avevano condotti a sublimare il dolore, ha inciso e orientato la scelta del Sacerdozio fondato sulla pastorale sanitaria .

Se si vuole individuare una data storica, la si può indicare nel momento della sua presenza all'Università di Cracovia dove, novello Sacerdote, è assistente dei giovani universitari della Facoltà di Medicina [23].

Un legame intenso e duraturo nel tempo, come ne fa fede una sua testimonianza diretta: "Parlo di questo legame con una particolare emozione e commozione perché in questa Università sono cresciuto come studente (in verità sono rimasto poco tempo), come sacerdote e professore, come Vescovo, ed infine, come Metropolita di Cracovia. Inizialmente ho sviluppato tale legame; poi l'ho consolidato e difeso con forza, quando dal di fuori si cercava di romperlo" [24].

Ancora oggi vive ed è in piena attività una delle iniziative che l'allora Arcivescovo di Cracovia ha promosso, organizzato e difeso per gli Operatori Sanitari. Gli incontri spirituali presso il Santuario Mariano di Czestochowa dedicati ai Professionisti della salute, ai quali il nostro Dicastero ha partecipato più volte, e si è rimasti impressionati per la affollata e devota partecipazione di migliaia di persone, anche quando la libertà non era ancora di casa [25].

Nel suo infaticabile servizio di Supremo Pastore della Chiesa, Giovanni Paolo II ha già scritto - e lo continua giornalmente a scrivere - una teologia della sofferenza, organica e sistematica [26]. Fondata sulla Croce di Cristo è tutta racchiusa nel mistero pasquale (vd. SD, 21). 

Conscio che la parabola evangelica del Buon Samaritano "è diventata una delle componenti essenziali della cultura morale e della civiltà universalmente umana " (SD, 29) e, certo che "Cristo allo stesso tempo ha insegnato all'uomo a far del bene con la sofferenza ed a far del bene a chi soffre . In questo duplice aspetto egli ha svelato fino in fondo il senso della sofferenza" (SD, 30), il Papa, Buon Pastore, trasforma nel suo Sacerdozio la Parola di Dio. 

Chi è alla ricerca di un modello per applicare le indicazioni che vengono dal Documento del Sinodo dei Vescovi '90, lo trova vivo e coinvolgente in Giovanni Paolo II. 

 

P. Felice Ruffini, M.I. 
Sottosegretario del Pontificio Consiglio 
della Pastorale per gli Operatori Sanitari
 


NOTE

 

[1] Recita dell' Angelus in L'Osservatore Romano , 13-14.VIII.1990, p. 1 

[2] Giovanni Paolo II, Lettera apostolica Motu proprio Dolentium Hominum, n. 1 (DH) 

[3] Bollettino Sala Stampa della Santa Sede , n. 444/90, 3.XI.1990, "Discorso del S. Padre agli Alunni ed Ex-Alunni dell'Associazione "Sacerdoti di Gesù Crocifisso"", p. 4 

[4] Poupard Card. Paul, "Il senso di un Pontificato" in L'Osservatore Romano del 2.I.1992, p. 4. 

[5] Giovanni Paolo II, Enciclica Redemptor Hominis , n. 14. 

[6] Giovanni Paolo II, Cari Sacerdoti, Ediz. Paoline 1990: Rio de Janeiro, 2.VII.1980, p. 236 - Orvieto, 22.XI.1981, p. 241 - Manchester, 31.V.1982, p. 159 - Giovedì Santo 1983, p. 57 - Togo, 9.VIII.1985, p. 271 - Augsburg, 4.V.1987, pp. 313-314. - G.P. II, Enciclica Redemptoris Missio, 7.XII.1990, n. 78. 

[7] "Dato a Roma, presso S. Pietro nella memoria liturgica della Beata Vergine di Lourdes, l'11 febbraio dell'anno 1984, sesto di Pontificato" (SD). 

[8] "Dato a Roma, presso S. Pietro, l'11 febbraio dell'anno 1985, settimo di Pontificato" (DH). 

[9] Le riflessioni che seguono furono fatte nell'Udienza concessa all'Emo Cardinale Presidente, al Segretario e Sottosegretario di questo Dicastero il 30 gennaio 1988. 

[10] Dolentium Hominum , n. 2: "Malattia e sofferenza sono fenomeni che, se scrutati a fondo, pongono sempre interrogativi che vanno al di là della stessa medicina per toccare l'essenza della condizione umana in questo mondo (cf G.S. 10)". 

[11] ibidem: "La malattia e la sofferenza, infatti, non sono esperienze che riguardano soltanto il sostrato fisico dell'uomo, ma l'uomo nella sua interezza e nella sua unità somatico-spirituale. E' noto del resto come talora la malattia che si manifesta nel corpo abbia la sua origine e la sua vera causa nei recessi della psiche umana". 

[12] vd. G.P. II, Esortazione Apostolica pos-sinodale Christifideles Laici , 30.XII.1988, n. 38. 

[13] cf Dolentium Hominum , n. 2 

[14] Castel Gandolfo 5.VIII.1990, recita dell 'Angelus, in L'Osservatore Romano , 6-7.VIII.1990, pp. 1, 5. 

[15] ibidem 

[16] Recita dell 'Angelus, 11.II.1990, L'Osservatore Romano , 12-13.II.1990, p. 1 

[17] "Giovanni Paolo II fra gli ammalati del Policlinico A. Gemelli", in L'Osservatore Romano , 19.X.1978, pp. 1-2. 

[18] Discorso pronunciato all'ospedale pediatrico di Prokocim, Cracovia, martedì 13.VIII.1991, in L'Osservatore Romano del 14.VIII.1991, p. 5. 

[19] Frossard A., Non abbiate paura! , Rusconi, IV edizione luglio 1983, p. 12. 

[20] idem, p. 13 

[21] Poltawska W., "Il ruolo della famiglia nello sviluppo della personalità", in Dolentium Hominum , rivista..., n. 16 (1-1991), p. 86 - vd anche ibidem Ederman G.M. "Mente e cervello: centro vitale dell'esistenza umana, pp. 22-24. Grant J.P., "I bambini e l'esistenza", pp. 211-214. 

[22] cf S. Agostino, La città di Dio , 22, 24. 

[23] Testimonianza diretta della Prof.ssa Wanda Poltawska raccolta dall'a. (23.XI.1991). 

[24] Discorso pronunciato il 15.VIII.1991 a Czestochowa durante la cerimonia per la benedizione del nuovo Seminario. Nel testo il Papa fa esplicito riferimento alla "Università Jagellonica con la sua Facoltà Teologica". In L'Osservatore Romano del 16.VIII.1991, p. 10. 

[25] vd Dolentium Hominum , rivista..., n. 2 (2-1986) p. 70, n. 5 (2-1987) p. 79, n. 8 (2-1988) p. 75. 

[26] cf Angelini Card. Fiorenzo, Quel soffio sulla creta , "La teologia della sofferenza nel pensiero di Giovanni Paolo II", Pontificio Consiglio della Pastorale per gli Operatori Sanitari, Roma 1990, pp. 154-161.

           

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