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OMELIA DEL CARDINALE FIORENZO ANGELINI 
PER IL GIUBILEO DEI MEDICI CATTOLICI

Lunedì 3 luglio 2000

 

La celebrazione, a Roma, nel corso del primo anno giubilare che ricorre tra due millenni, di un così folto e rappresentativo numero di medici cattolici provenienti  da  varie  parti  del  mondo per celebrare il loro Congresso mondiale, costituisce un evento di grande rilevanza.

È fortemente significativo che il vostro Congresso mondiale cominci con la preghiera, e che il luogo scelto per questo inizio sia la basilica di Santa Maria Maggiore, il più antico tempio consacrato a Maria in Occidente.

Saluto di cuore gli illustri partecipanti a questo Congresso del Giubileo dei Medici cattolici.

In particolare, saluto fraternamente Sua Eminenza Rev.ma il carissimo Cardinale Dionigi Tettamanzi, gli Eccellentissimi Vescovi, i Dirigenti e Responsabili delle Associazioni nazionali dei Medici Cattolici e i sacerdoti Consulenti.

Rivolgo, poi, un particolare saluto e ringraziamento al Professor Domenico Di Virgilio e al suo Consiglio Nazionale per aver curato quanto attiene alla organizzazione che ospita voi tutti durante questi giorni a Roma.

Il vostro Congresso comincia con una celebrazione eucaristica, quasi a sottolineare che, dopo quello del sacerdote, il ministero del medico è il ministero più sacro.

Il vostro ministero, infatti, partecipa dell'azione pastorale ed evangelizzante della Chiesa, "poiché voi siete chiamati ad essere l'immagine viva di Cristo e della sua Chiesa nell'amore verso i malati e i sofferenti" (1).

Siete chiamati ad essere "testimoni del Vangelo della vita" (2).

"Vi è una necessaria interazione tra esercizio della professione medica ed azione pastorale, poiché unico oggetto di entrambe è l'uomo, colto nella sua dignità di figlio di Dio, di fratello bisognoso, al pari di noi, di aiuto e di conforto" (3).

L'odierna preghiera ci ricorda che la medicina deve evitare il rischio di essere considerata soltanto una professione. In essa, professione, vocazione e missione si incontrano e si fondono.
Essendo la medicina al servizio della vita, i luoghi di ricovero e di cura sono veramente la Casa di Dio, mentre l'opera del medico si affianca a quella creatrice di Dio e redentrice di Cristo.

In questo tempio, dedicato alla Vergine Maria, "Mater scientiae", "sedes sapientiae" e "salus infirmorum", voi raccogliete oggi, in apertura del vostro Congresso, il primo e più forte richiamo alla grandezza e alla nobiltà della vostra professione e missione.

Se lo straordinario e confortante cammino in avanti della scienza medica in tutte le sue branche pone problemi nuovi, la risposta a questi problemi resta sempre la medesima.

È una risposta che poggia su due principi, sui quali, come su di un binario, il medico è costantemente chiamato a muoversi. Essi sono:  il dovere irrinunciabile - peraltro contenuto nel Giuramento di Ippocrate - di ispirarsi a norme morali che lo guidino nel suo servizio alla vita.

Il magistero della Chiesa che, nel nostro tempo, ha guardato con crescente attenzione ai problemi della vostra professione, vocazione e missione, è fermissimo e costante su questi due principi.

Il 12 novembre 1944, quando il mondo era ancora flagellato dal secondo conflitto mondiale, Pio XII, ricevendo circa 800 illustri scienziati membri della Unione Italiana Medico-biologica "San Luca", disse:  "La persona del medico, come tutta la sua attività, si muovono costantemente nell'ambito dell'ordine morale e sotto l'impero delle sue leggi. In nessuna dichiarazione, in nessun consiglio, in nessun provvedimento, in nessun intervento, il medico può trovarsi al di fuori del terreno della morale, svincolato e indipendente dai principi fondamentali dell'etica e della religione; né vi è alcun atto o parola, di cui egli non sia responsabile dinanzi a Dio e alla propria coscienza" (4). Ecco il primo principio. Nella enciclica Evangelium vitae, che il medico cattolico deve considerare quasi il codice cui costantemente ispirarsi, Giovanni Paolo II, ritornando sull'inscindibile sodalizio tra scienza e fede, ribadisce:  "La questione della vita e della sua difesa e promozione non è prerogativa dei soli cristiani. Anche se dalla fede riceve luce e forza straordinarie, essa appartiene ad ogni coscienza umana che aspira alla verità ed è attenta e pensosa per le sorti dell'umanità. Nella vita c'è sicuramente un valore sacro e religioso, ma in nessun modo esso interpella i soli credenti:  si tratta infatti di un valore che ogni essere umano può cogliere anche alla luce della ragione e che perciò riguarda necessariamente tutti" (5). Nulla, dunque, dell'azione del medico, dalla diagnosi alla terapia, dalla ricerca alle sue molteplici applicazioni, si sottrae all'imperio della legge morale.

Tuttavia, l'ambito, l'itinerario, le conquiste ed anche i limiti nella traduzione pratica di questa irrinunciabile moralità sono dettati dal servizio integrale alla vita dal suo concepimento al suo naturale tramonto. È questo il secondo principio.

Certamente i temi e i problemi attinenti alla ricerca e alla prassi medica che saranno affrontati dal Congresso sono importanti, ma essi devono, per il medico cattolico, essere sostenuti dalla fede, la quale trova sostegno nella ragione che, a sua volta, trova il suo stimolo nella fede.

Il Santo Padre Giovanni Paolo II, nel capitolo quarto dell'enciclica Fides et ratio, che ogni medico cattolico dovrebbe conoscere e meditare a fondo, ci ricorda:  "È, infatti, illusorio pensare che la fede, dinanzi a una ragione debole, abbia maggiore incisività; essa al contrario, cade nel grave pericolo di essere ridotta a mito e superstizione. Alla stessa stregua, una ragione che non abbia dinanzi una fede adulta non è provocata a puntare lo sguardo sulla novità e la radicalità dell'essere.

Al coraggio della fede deve corrispondere l'audacia della ragione" (6). I lavori del vostro Congresso abbiano costante riferimento a queste verità. Il Congresso deve, cioè, essere un momento di forte comunione reciproca, capace di rianimare e rafforzare il vostro impegno. La mia preghiera e il mio pressante e caloroso invito, perciò, è che il vostro Congresso sia un incontro esemplare di servitori o ministri della vita che intendono riaffermare e rafforzare la loro testimonianza di fronte a Dio, alla propria coscienza e al mondo:  un mondo, quello in cui viviamo, che ascolta e segue sempre meno i maestri, ma che cerca testimoni credibili. Il nostro Maestro sia uno solo, Gesù (7), medico delle anime e dei corpi:  sappiate riconoscere il Suo Santo Volto nel Buon Samaritano, nel sofferente e nel malato, nei vostri collaboratori.

Anche per questo noi lo celebriamo come il Volto dei Volti, perché quanto avremo fatto ai più piccoli dei nostri fratelli, lo avremo fatto a Lui (8). La nostra preghiera, in questo mirabile tempio dedicato alla Madre di Cristo, sia di azione di lode per la vostra vocazione, di invocazione del Suo aiuto, ma anche di ringraziamento per quanti, medici e operatori sanitari, in questo momento, in ogni parte del mondo, rendono, anche con l'eroismo del sacrificio della vita, una testimonianza che onora la scienza e la fede, "le due ali con  le  quali lo spirito umano si innalza  verso la contemplazione della verità" (9).


(1) "Le personnel de la santé dans son ensemble... est appelé à etre une image vivante du Christ et de son Eglise dans leur amour envers les malades et les souffrants". Jean Paul II, Exhort. Apost. Christifideles Laici (30.12.1988), n. 53.

(2) Jean Paul II, Aux participants au Congrès international sur l'assistance envers les mourants, in L'Osservatore Romano, 18 mars 1992, n. 6.

(3) "Il existe une interaction nécessaire entre l'exercice de la profession médicale et l'action pastorale, l'homme étant l'unique objet de l'une et de l'autre, l'homme consideré dans sa dignité de fils de Dieu, de frère en demande, comme nous, d'aide et de réconfort", Jean Paul II, Au Congrès Mondial des médecins catholiques, 3.10.1982, in Insegnamenti V/3, 676, n. 6.

(4) Cfr Pio XII, Discorsi ai Medici. A cura di F. Angelini, Roma 1961, p. 49.

(5) Giovanni Paolo II, Lett. enc. Evangelium vitae (25.03.1995), n. 101.

(6) Jean Paul II, Lettre enc. Fides et ratio, 48.

(7) Cfr Mt 23,10.

(8) Cfr Mt 25,45.

(9) Giovanni Paolo II, Lett. enc. Fides et ratio, 1.

                                         

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