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MESSAGGIO DEL CARD. JAVIER LOZANO BARRAGÁN
PER LA 52a GIORNATA MONDIALE DEI MALATI DI LEBBRA

 

Sollecitati dall'esortazione dell'Apostolo Paolo, che scriveva alla Chiesa di Roma, "piangete con quelli che sono nel pianto" (12, 15), perché "se un membro soffre tutte le membra soffrono insieme" (1 Cor 12, 26), ci sentiamo interpellati per i fratelli colpiti dal morbo di Hansen.

Anche se questa "52ª Giornata Mondiale dei Malati di Lebbra" ci porta a celebrare il dominio dell'Uomo sulla "pandemia" che ha terrorizzato l'umanità per millenni, non può essere trascurato che essa è ancora presente e letale fortemente in almeno nove Paesi.

Ma ancora più deleterio è il persistere dei preconcetti ancestrali nei confronti dei malati di lebbra, motivo di vergogna e soggetti ad assurda discriminazione.

Comportamenti che in alcune zone del mondo sono la "causa" di vanificazione della grande "Pianificazione di prevenzione e assistenza medicale" messa in atto da circa 13 anni dalla "Organisation Mondiale de la Santé", (O.M.S.). Pianificazione che ha fatto drasticamente scendere l'incidenza della malattia e ha portato alla guarigione totale circa 13 milioni di persone.

Ma finché non verrà eliminata la concezione di indelebile "marchio di infamia", la lotta finale di una vittoria sulla lebbra durerà ancora a lungo. Ed è per questo che il Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute si sente coinvolto nell'azione di sostegno e di condivisione con i Fratelli ancora colpiti dalla pandemia, e fortemente vicino alle comunità sociali dove sono inseriti.

Il Santo Padre Giovanni Paolo II, ricevendoci in Udienza il 21 gennaio ultimo al termine dei lavori della "VI Assemblea Plenaria" del nostro Pontificio Consiglio, ci ha detto che non sono dispensati "i responsabili della Chiesa da un'attenzione stimolante ed operosa alle strutture ove il malato soffre talora forme di emarginazione e di carenza di sostegno sociale. Tale attenzione deve estendersi anche alle aree del mondo dove i malati più bisognosi, nonostante i progressi della medicina, mancano di farmaci e di adeguata assistenza" (n. 4).

Grazie a Dio i farmaci non mancano più. Organismi specifici preposti alla "lotta contro la lebbra" ci assicurano che solo 50 anni fa non esisteva un farmaco per sconfiggerlo, ed appena 13 anni addietro solo l'11% dei malati riceveva i medicinali specifici.

Da oltre un decennio Istituti Farmaceutici Internazionali, e altre Benemerite Fondazioni, mettono gratuitamente a disposizione quanti medicinali necessitano.

Ma è la presenza capillare sul territorio di infrastrutture di sanità e di staff preparati che si trova in difficoltà. Per la totale eliminazione della lebbra è necessaria la presenza di Persone specializzate ad effettuare i necessari esami batteriologici, e la opportuna diagnosi clinica che riveli il bacillo all'inizio della sua presenza in un corpo.

E qui che invochiamo la fraterna condivisione di tutta la Comunità Ecclesiale, e di quanti hanno rispetto della vita e dei diritti inalienabili di ogni Uomo. Prima che gli Stati venissero elettrizzati dall'O.M.S. 13 anni fa con la prospettiva dell'abbattimento della "pandemia", erano la Chiesa Missionaria e le "Organizzazioni non Governative" specializzate nel settore le uniche ad essere presenti sul territorio a lottare per la vita.

Ancora oggi esse sono necessarie, ed hanno bisogno di sentirsi che non sono sole. Molti Stati hanno abbassato la guardia, e per qualcuno la lebbra sta tornando con minaccia.

Invitiamo tutta la Comunità Ecclesiale a far sentire la propria vicinanza a quanti, Missionari e Volontari, continuano con strenua fede a testimoniare che nel corpo di un fratello, martoriato e deturpato dal morbo di Hansen, è sempre presente il Cristo stesso sofferente.

Ci sia monito quanto il Santo Padre scrive per questo "Anno dell'Eucaristia": "L'Eucaristia non è solo espressione di comunione nella vita della Chiesa; essa è anche progetto di solidarietà per l'intera umanità. La Chiesa rinnova continuamente nella celebrazione eucaristica la sua coscienza di essere "segno e strumento" non solo dell'intima unione con Dio, ma anche dell'unità di tutto il genere umano... C'è ancora un punto sul quale vorrei richiamare l'attenzione, perché su di esso si gioca in notevole misura l'autenticità della partecipazione all'Eucaristia, celebrata nella comunità: è la spinta che essa ne trae per un impegno fattivo nell'edificazione di una società più equa e fraterna.

"Nell'Eucaristia il nostro Dio ha manifestato la forma estrema dell'amore, rovesciando tutti i criteri di dominio che reggono troppo spesso i rapporti umani ed affermando in modo radicale il criterio del servizio: "Se uno vuoi essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti" (Mc 9, 35)" (Mane nobiscum Domine, nn. 27, 28).

Un particolare grazie va ai Missionari che si prendono cura di questi fratelli, realizzando la specifica Pastorale del "Vangelo della Speranza".

Essi stanno vivendo e insegnando al mondo intero che il prendersi cura di corpi così martoriati, è fraterna condivisione e allo stesso momento comunicazione di Fede nel Cristo morto e risorto. "Segno" presente di speranza di vittoria totale della vita.

Nell'Eucaristia essi hanno la via di facile accesso a contemplare pienamente configurato a Cristo morto e risorto, il fratello malato di lebbra. Tutta la Comunità Ecclesiale sarà loro di sostegno. Nel mistero del "Corpo Mistico della Chiesa", in unione con il Cristo Sofferente, il malato di lebbra si sentirà al centro del progetto di cooperazione di salvezza dell'umanità, e con l'aiuto efficace e fraterno del Missionario verserà la personale sofferenza nel mistero della "sofferenza redentiva di Cristo" (Salvifici Doloris n. 19).

Auspichiamo che la celebrazione di questa speciale "Giornata" dedicata a quanti ancora sono colpiti dalla lebbra, continui per tutto l'arco dell'anno.

Faccia prendere coscienza al credente, e all'uomo di buona volontà, che "spiritualità di comunione" è capacità di sentire l'altro "come uno che mi appartiene", per essere sempre nella scia di San Paolo che ci esorta a fare spazio al fratello, portando "i pesi gli uni degli altri" (Gal 6, 2).

Incoraggiamo le Comunità Ecclesiali che nella celebrazione di questa "Giornata" facciano tema di meditazione queste parole del Santo Padre: "È l'ora di una nuova "fantasia della carità", che si dispieghi non tanto e non solo nell'efficacia dei soccorsi prestati, ma nella capacità di farsi vicini, solidali con chi soffre, così che il gesto di aiuto sia sentito non come obolo umiliante, ma come fraterna condivisione. Dobbiamo per questo fare in modo che i poveri si sentano, in ogni comunità cristiana, come "a casa loro"" (NMI, n. 50).

 

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