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CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA
IN OCCASIONE DEL PELLEGRINAGGIO
DELLA CROCE DEL SANTUARIO DI POLSI

OMELIA DEL CARD. JAVIER LOZANO BARRAGÁN

Chiesa del Cuore Immacolato di Maria
Domenica, 14 maggio 2006

 

Stiamo onorando la Santa Croce portata a Roma dal Santuario della Madonna di Polsi. Nell'introduzione alla Santa Messa ci hanno parlato dell'origine di questa Croce e del suo significato per l'Europa. Adesso, alla luce dell'immagine della vite e dei tralci che il Signore ci propone, preghiamo lo Spirito Santo affinché ci illumini per capire che cosa significa questa Croce per la nostra vita cristiana, specialmente dinanzi al secolarismo attuale.

Il Signore è molto chiaro nel Vangelo che abbiamo proclamato:  senza di Lui niente si può fare.

Nel mondo attuale, e purtroppo anche in alcuni ambiti europei, sembra tuttavia che si pensi esattamente il contrario:  tutto si può fare senza di Lui. Questa è la ragione di tante sventure. Sembra che veramente si arrivi alla felicità soltanto mediante il denaro, il lavoro, la scienza, la tecnica, la politica. Però il risultato è sempre la tristezza, la depressione e, infine, la morte.

Oggi Gesù risponde alla domanda:  come evitare tante disgrazie? E ci dà la risposta:  stare con Lui, uniti come i tralci con il tronco della vite, che raffigura il legno della Croce. La corrente vitale della linfa arriva ai tralci proprio dal tronco della vite, e dai tralci ritorna allo stesso tronco in una comunione reciproca. Grazie a questa comunione i tralci possono dare frutto. Questa è la cosa più straordinaria che ci possa essere data:  la "divinizzazione".

Rimaniamo stupiti davanti al fatto che noi, semplici creature, diventiamo "divine" grazie all'adozione filiale che il Padre eterno ci offre nel suo Figlio Gesù Cristo. Nell'ammirare tanta bellezza non ci resta che cadere in profonda adorazione dinanzi al mistero che ci abbaglia:  siamo diventati figli nel Figlio di Dio, inseriti nel Figlio di Dio come i tralci sono inseriti nel tronco della vite, vale a dire, inseriti nella Croce.

Ecco la gioia pasquale che in questa domenica stiamo celebrando: il Signore Gesù ci ha dato, con la sua Croce e la sua Risurrezione, la vita di Dio. Il Padre eterno ci unisce con Gesù attraverso l'amore dello Spirito. E così diventiamo figli di Dio inseriti nel Figlio di Dio; Dio Padre ci adotta come suoi figli. Questa è tutta la verità della vita ed è l'unico modo di sconfiggere la morte, vincendola uniti a Cristo morto e risorto. Cristo non soltanto è accanto a noi per aiutarci, ma è dentro di noi. La sua linfa è la nostra linfa, il suo sangue è il nostro sangue: siamo "divinizzati"! Il cielo non è soltanto un futuro lontano:  già lo abbiamo qui grazie all'incarnazione del Figlio di Dio. Oggi il Vangelo ci parla dell'unica vera solidarietà, la solidarietà celeste divina con Cristo da parte di tutta l'umanità.

È vero che abbiamo ancora tanti problemi e sventure; però per noi che siamo stati "divinizzati" rappresentano soltanto una sorta di "potatura" che il Padre, il vignaiolo, esegue affinché apportiamo un frutto migliore. È la nostra partecipazione alla passione, alla Croce e alla morte di Cristo che misura l'intensità della nostra risurrezione, presente e futura.

I tralci si uniscono al tronco della vite soltanto per amore. La linfa che scorre attraverso il tronco e i tralci è l'amore dello Spirito Santo. Se qualcuno non accoglie questo Amore, resta fuori, non è un tralcio di questa vite; oppure, dopo essere stato tralcio, si separa dal tronco e non serve più a nulla; si trova nella disgrazia e nella disperazione ed è destinato alla morte eterna.

Com'è che si possono separare i tralci dal tronco della vite? Questa meraviglia divina che ci ha descritto Gesù nell'immagine della vite e dei tralci non può restare inattiva, deve sempre fiorire nelle opere di vita: vale a dire, deve portare a tutti coloro che sono inseriti in questo tronco i frutti migliori, che consistono evidentemente nel vivere la vita divina mediante l'amore dello Spirito. La vita è concretamente vivere l'amore di Dio e del prossimo. Questa è la condotta adeguata di un figlio di Dio. Perciò se qualcuno, anche se inserito in Cristo, non ama, si inaridisce e non serve che per essere bruciato. Ha avuto la grande opportunità di vivere, però l'ha rifiutata e ha condannato se stesso ad una morte radicale.

Qui si può capire qual è la sorte di quelli che rinnegano il Signore come società, come famiglia, come singoli individui, o di coloro che vivono come se Dio non esistesse, come si fa per esempio quando si rinnegano le radici cristiani dell'Europa e si cacciano via i simboli cristiani dalla vita pubblica.

È certo che la vita è molto difficile, e noi abbiamo bisogno dell'Onnipotenza di Dio Padre per poter vivere. Le nostre forze sono così limitate; perciò Gesù ci dice che se noi rimaniamo uniti a Lui, qualsiasi cosa chiederemo al Padre, Egli ce la concederà. Si spalanca così la porta ad una fiducia piena nel nostro Padre celeste, che attraverso Cristo concede ai suoi figli tutto quello di cui hanno bisogno; ci rende onnipotenti nel Padre Onnipotente.

La chiave dell'Onnipotenza sta nella preghiera. E l'inizio della preghiera è ricevere con tutto il cuore la Parola che è Cristo e viverla. Questa accoglienza della Parola è proprio la fede. La misura di questa fede sarà anche la misura della nostra onnipotenza.

Adesso, nella Santa Messa, noi rendiamo realtà quest'immagine della vite e dei tralci attraverso la nostra unione con la Croce del Signore e con la sua Risurrezione. Nella comunione ci uniamo a Cristo, la sua vita diventa la nostra vita, il suo Corpo il nostro corpo, il suo Sangue il nostro sangue. Questa è la maniera concreta di ricevere pienamente la linfa del tronco della vite e diventare autentici e sani tralci.

           

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