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CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DELLA
XXI GIORNATA MONDIALE DEL MALATO [11 FEBBRAIO 2013]:
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE E
CELEBRAZIONE DELLA GIORNATA IN BAVIERA

Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede
Martedì, 29 gennaio 2013

 

 

Alle ore 11.30 di questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, si tiene la Conferenza Stampa di presentazione della Giornata Mondiale del Malato che ricorre l’11 febbraio prossimo e che quest’anno sarà celebrata in forma solenne presso il Santuario Mariano di Altötting in Baviera.
Con il recente Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI per la Giornata, dal tema: Il Buon Samaritano «Va’ e anche tu fa’ lo stesso» (Lc 10, 37), nel corso della conferenza stampa viene anche esposto il programma delle celebrazioni previste in Baviera, ed in particolare il Convegno scientifico internazionale che si svolge nei giorni 7 e 8 febbraio presso l’Università Cattolica di Eichstätt-Ingolstadt, dal titolo: "Far del bene a chi soffre".
Prendono parte alla conferenza stampa: S.E. Mons. Zygmunt Zimowski, Presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari (per la Pastorale della Salute); Mons. Jean-Marie Mupendawatu, Segretario del medesimo Pontificio Consiglio; il Rev.mo P. Augusto Chendi, M.I., Sotto-Segretario del Dicastero; Mons. Ludwig Limbrunner, Rettore del Santuario di Santa Maria delle Grazie di Altötting; il Rev.do Prof. Dott. Jansusz Surżykiewicz, Docente all’Università Cattolica di Eichstätt-Ingolstadt.
Pubblichiamo di seguito gli interventi di S.E. Mons. Zygmunt Zimowski, di Mons. Jean-Marie Mupendawatu e di P. Augusto Chendi, M.I.:

  

INTERVENTO DI S.E. MONS. ZYGMUNT ZIMOWSKI

Profonda e affettuosa vicinanza della Chiesa verso i malati e sofferenti

La XXI Giornata Mondiale del Malato sarà celebrata in forma solenne, nella consueta data dell’11 febbraio, memoria liturgica della Beata Vergine di Lourdes, presso il Santuario Mariano di Altötting in Baviera ed accompagnata e illuminata, nel significato e nei contenuti, dal recente Messaggio del Santo Padre «Va' e anche tu fa' lo stesso» (Lc 10, 37).

In tale Messaggio, Papa Benedetto XVI, oltre che manifestare una profonda e affettuosa vicinanza, sua personale e di tutta la Chiesa, alle persone malate e sofferenti, alle loro famiglie e alle persone che, in modi diversi, sono chiamate a prendersene cura, offre a tutti preziose indicazioni per poter meglio comprendere e vivere quanto nella Giornata Mondiale del Malato si intende celebrare.

1. Il significato della Giornata Mondiale del Malato

Viene, infatti, ricordato come tale giornata mondiale intenda essere per i malati e le loro famiglie, per gli operatori sanitari, per tutti i fedeli cristiani e per tutte le persone di buona volontà un momento particolare di riflessione, di rinnovata attenzione e impegno da parte di tutti verso i problemi inerenti la cura della vita, della salute e della sofferenza. In particolare il Santo Padre (citando un passo della Lettera istitutiva della Giornata Mondiale del Malato, di Giovanni Paolo II) sottolinea come la celebrazione di tale giornata debba essere un momento forte di preghiera, di condivisione, di offerta della sofferenza per il bene della Chiesa, nonché di richiamo per tutti a riconoscere nel volto del fratello infermo il Santo Volto di Cristo che soffrendo, morendo e risorgendo ha operato la salvezza dell’umanità.

2. Al centro del Messaggio la figura evangelica del Buon Samaritano

Quasi a riassumere e mettere a fuoco il senso e i contenuti di quanto si vuole celebrare nel Santuario di Altötting l’undici febbraio, il Santo Padre invita a una riflessione e a lasciarci interrogare dalla figura del Buon Samaritano come viene presentata dall’evangelista Luca.

Si tratta di una pagina del Vangelo, di una parabola paradigmatica e sempre attuale per tutto l’agire della Chiesa e, in modo particolare, per l’agire della Chiesa nel campo della salute, della malattia e della sofferenza.

Il Papa nel suo Messaggio – dopo aver richiamato brevemente il contesto quanto mai ricco della parabola dove Gesù con i suoi gesti e con le sue parole manifesta l’amore profondo di Dio per ogni essere umano, specialmente se in condizione di malattia e di dolore – mette l’accento sulla conclusione della parabola, quando Gesù dopo aver condotto il suo interlocutore a riconoscere chi sia stato ad agire come "prossimo" nei riguardi della persona ferita e abbandonata in strada, conclude con un mandato perentorio: "Va’ e anche tu fa’ lo stesso".

Un "mandato" incisivo, perché con quelle parole il Signore indica ancora oggi quale deve essere l’atteggiamento e il comportamento di ogni suo discepolo nei confronti degli altri, specialmente se bisognosi di cura. E’, quindi, guardando l’agire di Cristo che noi possiamo comprendere l’amore infinito di Dio, sentirci partecipi di questo amore e inviati a manifestarlo con la nostra attenzione e vicinanza verso tutte le persone bisognose di aiuto perché ferite nel corpo e nello spirito. Ma questa capacità di amare non può venire solo dalle nostre forze, quanto piuttosto dal nostro essere in una costante e vissuta relazione con Cristo attraverso una vita di fede, pregata e vissuta.

Ne deriva la chiamata e il dovere di ogni cristiano di essere un "Buon Samaritano, che – come viene affermato nella Lettera Apostolica "Salvifici doloris" – è ogni uomo che si ferma accanto alla sofferenza di un altro uomo, è ogni uomo sensibile alla sofferenza altrui, che si commuove per la disgrazia del prossimo" (cfr n.28) è ogni uomo che cerca e vuole essere ‘le mani di Dio’".

3. La figura del Samaritano rimanda alla persona stessa di Gesù

È quanto viene messo in luce da diversi Padri della Chiesa.

Il "Buon Samaritano" è Cristo: per mezzo di lui il Padre si china sull’umanità ferita e sofferente con amore gratuito per liberarla dal male. In Gesù, il Figlio di Dio, si rende presente l’amore fedele del Padre. Egli è colui che si è spogliato del "suo abito divino" per assumere la nostra condizione umana fino a rendersi partecipe della nostra stessa sofferenza per risanarci e vincere la stessa morte con il dono della sua vita sulla Croce e con la sua Risurrezione.

4. "L’Anno della fede", una occasione propizia per crescere nella imitazione del "Buon Samaritano"

Il Santo Padre, prima di concludere il suo Messaggio, indica "L’Anno della fede, come una occasione propizia perché riscopriamo e viviamo lo spirito e il farsi prossimo a imitazione del Buon Samaritano": nel suo saper "vedere con compassione" e amore chi ha bisogno di aiuto e di cura; nel sapersi chinare e nel farsi carico delle necessità dell’altro prendendosene amorevolmente cura.

In una parola, una "occasione propizia" per crescere in una fede che si esprima e maturi in una diaconia di carità.

Per questo può essere di particolare aiuto "volgere il proprio sguardo" sui tantissimi testimoni della fede vissuta in un dono di sé nella carità.

Si può affermare che tutta la storia della Chiesa, dagli inizi fino ad oggi, è stata costellata da innumerevoli "testimoni". Il Papa ne indica alcuni più vicini a noi nel tempo: S. Teresa del Bambino Gesù e del Volto Santo; il Venerabile Luigi Novarese; Raoul Follereau; la Beata Teresa di Calcutta; Sant’Anna Schäffer di Mindelstetten.

Il Beato Giovanni Paolo II, nella Lettera Apostolica Salvifici doloris, parlando della figura del Buon Samaritano ha scritto: "Cristo allo stesso tempo ha insegnato all’uomo a far del bene con la sofferenza e a far del bene a chi soffre"(n. 30). In questo duplice aspetto egli ha svelato fino in fondo il senso della sofferenza. Il Santo Padre Benedetto XVI, presentando nel Suo Messaggio i cinque nomi dei buoni samaritani più vicini a noi nel tempo, prende in considerazione entrambe le dimensioni: Santa Teresa del Bambino Gesù e del Volto Santo e Santa Anna Schäffer fanno del bene con la propria sofferenza, mentre gli altri tre testimoni fanno soprattutto del bene a chi soffre.

E, infine, la suprema testimone della fede e dell’amore: la Beata Vergine Maria che segue il Figlio sofferente fino al supremo sacrificio sulla Croce e fino alla Risurrezione.

5. Conclusione

Alla luce della testimonianza della Vergine Maria, della sua ferma fiducia nella potenza dell’amore di Dio più forte di ogni male e della stessa morte, il Papa conclude il suo Messaggio ringraziando e incoraggiando tutti coloro che sono impegnati nella cura dei malati, affidando questa XXI Giornata Mondiale del Malato all’intercessione della Santissima Vergine Maria delle Grazie venerata ad Altötting, perché accompagni sempre l’umanità sofferente, per donare a tutti sollievo e speranza e aiuti coloro che si prendono cura dei malati a diventare "Buon Samaritano" per i fratelli e le sorelle che incontrano.

 

INTERVENTO DI MONS. JEAN-MARIE MUPENDAWATU

Il 13 Maggio 1992 con apposita lettera inviata a S.E.R. il Cardinale F. Angelini, il Beato Giovanni Paolo II istituì la Giornata Mondiale del Malato con lo scopo di sensibilizzare il popolo di Dio, le Istituzioni Sanitarie Cattoliche e la società civile stessa alle necessità di assicurare la migliore assistenza all’infermo.

Dalla prima giornata Mondiale del Malato celebrata al Santuario della Madonna di Lourdes nel giorno dell’11 febbraio 1993 ad oggi, sono state celebrate in totale 20 giornate mondiali.

Avendo sempre presente l’universalità della Chiesa la Giornata ha avuto svolgimento in tutti i cinque continenti:

2 volte Lourdes

2 volte Città del Vaticano (Anno 2000 e del Giubileo di questo Pontificio Consiglio)

3 volte Asia

2 volte Oceania

3 volte Europa

2 volte Africa

E’ stata premura del Dicastero, congiuntamente alle Chiese locali ove la Giornata viene celebrata, attuare opportune iniziative di animazione affinché essa sia momento forte di preghiera, di condivisione, di offerta della sofferenza per il bene della Chiesa e di richiamo per tutti a riconoscere nel Volto del Fratello Sofferente il Santo Volto di Cristo.

E’ rimasta costante nel tempo, sin dalla prima giornata, la strutturazione della stessa in tre momenti fondamentali così descritti:

MOMENTO LITURGICO: Preghiera, Celebrazione della Santa Eucaristia e del Sacramento degli Infermi.

MOMENTO PASTORALE: Visita ai Malati ed alle loro Famiglie nei luoghi di cura e sofferenza, incontro con i Cappellani e gli Operatori Sanitari (Medici, Infermieri, Amministratori delle Istituzioni), incontri con le Associazioni e Movimenti di Volontariato. Incontri Istituzionali con le Autorità Politiche e Civili competenti nel settore anche con l’intento di sollecitare il loro coinvolgimento, per quanto di loro competenza, per la riuscita della Giornata.

MOMENTO DI STUDIO: questo momento si sviluppa su due pilastri paralleli; il primo, in un Convegno dedicato ad argomenti di carattere teologico-bioetico in cui sono coinvolti gli Istituti di Teologia Pastorale indirizzato agli operatori sanitari di tutti i livelli; il secondo con specifico coinvolgimento dei Vescovi responsabili e dei Delegati esecutivi della Pastorale della Salute del Continente ospite della Giornata.

Nel primo Messaggio per la Giornata Mondiale del Malato (11 febbraio 1993) il Beato Giovanni Paolo II tracciò, in maniera adamantina e scevra da dubbi, il sentiero al cui interno ognuna delle figure che, a differente livello, viene a contatto con il malato, deve muoversi identificando nel malato il fine ed il riferimento. Particolarmente attuali sono ancora le Sue parole relativamente al ruolo dei pubblici poteri: "La celebrazione della Giornata Mondiale del Malato - nella preparazione, nello svolgimento e negli obiettivi - non intende ridursi ad una mera manifestazione esteriore incentrata su pur encomiabili iniziative, ma vuole giungere alle coscienze per renderle consapevoli del validissimo contributo che il servizio umano e cristiano verso chi soffre arreca alla migliore comprensione tra gli uomini e, conseguentemente, all'edificazione della vera pace. Questa infatti suppone, come condizione preliminare, che ai sofferenti e agli ammalati sia riservata particolare attenzione dai pubblici poteri, dalle organizzazioni nazionali ed internazionali e da ogni persona di buona volontà."

L’attuale scenario a livello mondiale, nonostante siano trascorsi 20 anni da questo discorso conosce ancora oggi problemi specifici per i differenti Continenti ma accomunati tra loro dalla disattenzione per la centralità del malato: se in Africa, America Latina ed Asia è ancora possibile morire per gravi e persistenti carenze sanitarie altrettanto non si può dire per Europa, America del nord ed Oceania ove, a fronte di una possibilità di cura ad alta tecnologia viene precluso un accesso equo e solidale alle cure sanitarie.

Nei 20 anni da allora trascorsi si può osservare una persistenza delle problematiche segnalate dal beato Giovanni Paolo II così come ci è stato recentemente ribadito dal S.P. Benedetto XVI il 17 Novembre u.s. in occasione della Conferenza Internazionale organizzata in Vaticano sul tema dell’Ospedale, Luogo di evangelizzazione: missione umana e spirituale. Con chiarezza, il Papa ha richiamato tutti noi a testimoniare concretamente l’impegno di una nuova evangelizzazione; queste le parole: "È questo un impegno di nuova evangelizzazione anche in tempi di crisi economica che sottrae risorse alla tutela della salute. Proprio in tale contesto, ospedali e strutture di assistenza debbono ripensare il proprio ruolo per evitare che la salute, anziché un bene universale da assicurare e difendere, diventi una semplice «merce» sottoposta alle leggi del mercato, quindi un bene riservato a pochi. Non può essere mai dimenticata l’attenzione particolare dovuta alla dignità della persona sofferente, applicando anche nell’ambito delle politiche sanitarie il principio di sussidiarietà e quello di solidarietà (cfr Enc. Caritas in veritate, 58)."

 

INTERVENTO DEL REV.MO P. AUGUSTO CHENDI, M.I.

Come già anticipato nel novembre scorso in occasione della presentazione del Convegno Internazionale organizzato dal Dicastero, a partire da quest’anno e poi a seguire anche nei prossimi, la Giornata Mondiale del Malato è arricchita dalla pubblicazione di uno specifico Sussidio, curato dal Pontificio Consiglio ed edito dalle Edizioni Camilliane. Tradotto nelle diverse lingue (francese, inglese, tedesco, spagnolo, portoghese, polacco) il Sussidioviene offerto alle singole Conferenze Episcopali che ne fanno richiesta affinché possa essere pubblicato nelle diverse Case Editrici di riferimento.

Il Sussidio fa proprio il tema indicato ogni anno dal Santo Padre per la Giornata Mondiale del Malato e poi fatto specifico oggetto del relativo Messaggio. Questo strumento, secondo la volontà del Santo Padre Benedetto XVI, vuole essere utile per tutto l’Anno Liturgico ed aiutare a costituire e ad accrescere un’unica sinfonia di fede, di preghiera e di riflessione nella Chiesa intera per il variegato mondo della sofferenza e della salute. A tal fine, il Dicastero ha ritenuto utile scandire il testo secondo tre momenti fondamentali (Avvento-Natale, Giornata Mondiale del Malato nella Memoria Liturgica della Beata Vergine di Lourdes, Quaresima-Pasqua) e inclusa in calce una Via Crucis, per offrire ai malati, agli operatori sanitari, agli operatori pastorali, alle famiglie, alle parrocchie e ai volontari spunti di riflessione teologica, approfondimenti pastorali e formulari di preghiera, che per tutto l’anno possono dare eco al tema scelto appositamente dal Santo Padre; tema che, per questa XXIª Giornata - come già più volte ricordato - è l’icona evangelica del Buon Samaritano e il perentorio invito di Gesù: «Và e anche tu fà lo stesso» (Lc 10, 37).

Affidando questo Sussidio a tutta la Chiesa e in particolare al mondo della salute, alle parrocchie, all’articolato mondo del volontariato si intende quindi creare quella comunione di grazia, di preghiera e di carità vicendevole che vede nel mistero della sofferenza e nel mondo sanitario la testimonianza speculare, concreta e quotidiana della fede, che dal letto del dolore e accanto a chi soffre è sorgente non secondaria di evangelizzazione e di speranza.Al riguardo, a titolo di esempio e per incentivare ancora più nei prossimi anni l’utilizzo di questo prezioso strumento, mi permetto di dire che la Conferenza Episcopale Polacca ha pubblicato 15.000 esemplari del Sussidio, inviandolo gratuitamente a tutti parroci, perché possano farne uso in occasione della visite ai malati nelle case, lasciandolo anche ai malati e a coloro che li assistono, nonché farne uso nelle specifiche celebrazioni liturgiche parrocchiali.

La forma solenne della Celebrazione, poi, ha costituito il motivo per rendere visibile l’esercizio della responsabilità del Supremo Pastore della Chiesa verso quanti soffrono; a tale fine, il Dicastero ha chiesto che ad Altötting tale vicinanza del Santo Padre fosse rappresentata da un Legato Pontifico. In merito, questa la risposta di Benedetto XVI del 10 gennaio 2013, con la quale il Sommo Pontefice ha nominato Sua Eccellenza Mons. Zygmunt Zimowski suo Legato straordinario in detta circostanza: «Accogliendo questa Tua rispettosa domanda noi pensiamo a Te, Venerabile Fratello, proprio perché pensiamo che tu, in quanto Presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, potrai in modo significativo rendere consapevoli i partecipanti a questo evento della grande carità con cui amiamo gli ammalati e della sollecitudine con cui eleviamo preghiere per loro e per quanti hanno cura di loro». Da queste espressioni traspare la squisita vicinanza del Santo Padre per il mondo della sofferenza e per coloro che si prodigano per il prossimo; per questo il nostro ringraziamento non può essere meno profondo e sincero.

Questo ringraziamento si estende, inoltre, per il dono dell’Indulgenza, che lo stesso Santo Padre ha concesso in questa Celebrazione solenne della Giornata Mondiale del Malato, con l’intenzione esplicita - queste le espressioni contenute nel relativo Decretodella Penitenzieria Apostolica - che nel corrente Anno della fede, «si riveli una sempre più efficace catechesi sul senso salvifico della sofferenza e sensibilizzi maggiormente tutti coloro che, a vario titolo, sono impegnati a servizio di chi soffre nell’anima e nel corpo».

Pertanto, a condizione che i fedeli veramente pentiti e stimolati dalla carità, sull’esempio del Buon Samaritano, con spirito di fede e con animo misericordioso, pongano se stessi a servizio dei fratelli sofferenti e, se a loro volta malati, sopportino i dolori e le avversità della vita, innalzando con umile fiducia l’anima a Dio e offrendo aperta testimonianza di fede attraverso la via del Vangelo della sofferenza, il Sommo Pontefice concede due forme di Indulgenza:

«A. L’Indulgenza plenaria, che i fedeli, con animo veramente pentito e contrito, potranno ottenere una volta al giorno alle solite condizioni (Confessione sacramentale, Comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre) ed anche applicare in suffragio alle anime dei fedeli defunti, ogniqualvolta che, dal 7 all'11 febbraio prossimo, nel Santuario Mariano di Altötting o in qualsiasi altro luogo stabilito dall'Autorità ecclesiastica, parteciperanno devotamente a una cerimonia celebrata per impetrare da Dio i propositi della Giornata Mondiale del Malato e reciteranno il Padre Nostro, il Credo ed una pia invocazione alla Beata Vergine Maria.

I fedeli che negli ospedali pubblici o in qualsiasi casa privata assistono caritatevolmente, come il Buon Samaritano, gli ammalati e, a motivo del loro servizio, non possono partecipare alle funzioni sopra indicate, otterranno il medesimo dono dell'Indulgenza plenaria, se in quei giorni presteranno generosamente almeno per qualche ora la loro caritatevole assistenza come se lo facessero allo stesso Cristo Signore (cf. Mt 25, 40) e reciteranno il Padre Nostro, il Credo ed una pia invocazione alla Beata Vergine Maria, avendo l'animo distaccato da ogni peccato e il proposito di adempiere, non appena possibile, alle condizioni richieste per l'ottenimento dell'Indulgenza plenaria.

I fedeli infine che per malattia, per età avanzata o per altra simile ragione, sono impediti dal prendere parte alla cerimonia sopra indicata, otterranno l'Indulgenza plenaria, purché, avendo l'animo distaccato da qualsiasi peccato e proponendosi di adempiere non appena possibile le solite condizioni, partecipino spiritualmente alle sacre funzioni nei giorni determinati, particolarmente mentre le Celebrazioni liturgiche ed il Messaggio del Sommo Pontefice verranno trasmessi per televisione e per radio, preghino devotamente per tutti gli ammalati e offrano a Dio, attraverso la Vergine Maria, Salus infirmorum, le loro sofferenze fisiche e spirituali.

B. L’Indulgenza parziale a tutti i fedeli ogniqualvolta rivolgeranno a Dio misericordioso, con cuore contrito, nei giorni sopra segnati, devote preghiere in aiuto degli infermi nello spirito del corrente Anno della fede».

Ad Altötting, poi, questa invocazione di misericordia sarà arricchita anche da un’apposita preghiera mariana, redatta dalla Conferenza Episcopale Tedesca.

Nel ringraziare il Santo Padre per tanta sensibilità e vicinanza, siamo quindi invitati ad attingere alla misericordia infinita e sovrabbondante del Padre che si realizza nella Croce Gloriosa del suo Figlio Gesù, mentre avvertiamo anche la possibilità effettiva ed efficace che tutte le sofferenze umane, a partire da quelle dei nostri fratelli e sorelle ammalati e soli, partecipino al dolore redentivo del Signore; infatti, secondo espressioni del Beato Giovanni Paolo II, si può, anzi, si deve fare del bene a chi soffre, ma si può anche fare del bene con la propria sofferenza, (cfr. Lett. ap. Salvifici doloris, n. 30), riscoprendone, soprattutto in questo Anno della fede, la forza evangelizzante non solo nei luoghi specificamente deputati alla cura e a alla riabilitazione, ma anche nelle famiglie e nell’intera società civile.

   

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