PONTIFICIO CONSIGLIO PER IL DIALOGO INTERRELIGIOSO MESSAGGIO AI BUDDISTI Cristiani e buddisti:
Cari amici buddisti, 1. In occasione della festa di Vesakh, ho il piacere di rivolgermi alle comunità buddiste di varie parti del mondo per presentare i migliori auguri da parte mia e del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. 2. Noi, cattolici e buddisti, intratteniamo buone relazioni ed i nostri contatti, collaborazione e realizzazione di diversi programmi ci hanno aiutato ad approfondire la nostra conoscenza reciproca. Il dialogo è il cammino sicuro per avere fruttuose relazioni interreligiose, poiché approfondisce il rispetto e alimenta il desiderio di vivere in armonia con gli altri. 3. Il Concilio Vaticano II insegna che tutto il genere umano condivide un’origine ed un destino comuni: Dio, nostro Creatore e fine ultimo del nostro pellegrinaggio terreno. In Modo simile, Papa Benedetto XVI, nel Suo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2007, ha sottolineato: “Perché creato ad immagine di Dio, l'individuo umano ha la dignità di persona; non è soltanto qualche cosa, ma qualcuno, capace di conoscersi, di possedersi, di liberamente donarsi e di entrare in comunione con altre persone” (n. 2). 4. Costruire una comunità richiede gesti concreti che riflettano il rispetto per la dignità degli altri. Inoltre, come persone religiose, siamo convinti che “vi è una logica morale che illumina l’esistenza umana e rende possibile il dialogo tra gli uomini e tra i popoli” (ibid., n. 3). Tuttavia, vi sono persone che hanno ancora bisogno di imparare qualcosa sugli altri e sulle loro credenze, per superare pregiudizi ed incomprensioni. Questa triste realtà, se vuol essere superata, richiede molto impegno da parte dei leader sia civili che religiosi. Anche in luoghi dove la gente fa quotidianamente esperienza dei danni provocati dalla guerra, alimentati da sentimenti di odio e di vendetta, si può restaurare la fiducia. Assieme possiamo aiutare a creare gli spazi e le opportunità perché le persone possano parlare, ascoltare, condividere il dispiacere ed offrire perdono gli uni gli altri per gli errori del passato. 5. L’Educazione alla pace è una responsabilità che deve essere sostenuta da tutti i settori della società. Naturalmente, inizia nelle case dove la famiglia, il pilastro fondamentale della società, si sforza di trasmettere valori tradizionali e sani ai bambini con il deliberato impegno di formare le loro coscienze. Le generazioni più giovani meritano di crescere, e anzi maturano, con un’educazione fondata su valori, che rafforza il rispetto, l’accoglienza, la compassione e l’uguaglianza. E’ importante dunque che le scuole, sia pubbliche, che confessionali, facciano tutto il possibile per sostenere i genitori nel delicato, ma appagante compito di crescere i loro figli nell’apprezzare tutto ciò che è buono e vero. 6. Il potere dei mezzi di comunicazione di modellare le menti, specialmente dei giovani, non può essere sottovalutato. Mentre si prende sempre più coscienza, per quello che realmente sono, degli elementi irresponsabili che essi veicolano, si vede anche che molte cose buone possono essere realizzate attraverso produzioni di qualità e programmi educativi. Quando le persone che lavorano nei mezzi di comunicazione usano la loro coscienza morale, è possibile dissipare ignoranza e trasmettere conoscenze, preservare i valori sociali e presentare la dimensione trascendente della vita che nasce dalla natura spirituale di ogni individuo. I credenti servono la società in modo ammirabile collaborando in tali progetti per il bene comune. 7. In ultima analisi, lo scopo della vera educazione è condurre ciascuno a incontrarsi con il fine ultimo della vita. Questo motiva la persona a servire l’umanità scoraggiata. Auspico che insieme possiamo continuare a contribuire alla pace e all’armonia nelle nostre società e nel mondo. Noi cattolici ci uniamo a voi con i nostri cordiali saluti, mentre celebrate questa festa e vi auguro ancora una volta una buona festa di Vesakh. Paul Cardinal Poupard Arcivescovo Pier Luigi Celata
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