PONTIFICIUM CONSILIUM PRO DIALOGO INTER RELIGIONES MESSAGGIO PER LA FINE DEL RAMADAN
Costruire oggi la pace
Cari amici musulmani, 1. È di nuovo giunto il tempo del Ramadan. In quest’occasione sono lieto di congratularmi con voi e di offrirvi i miei migliori auguri. Durante questo mese speciale il pasto comune, iftâr, che interrompe il digiuno al termine della giornata, riunisce i membri della famiglia e gli amici in un’atmosfera di gioia. Spesso alcune persone di altre religioni sono invitate a condividere questo momento di convivialità, e si sta allargando la consuetudine di cristiani che organizzano un iftâr per i propri amici musulmani. Questi segni di amicizia sono apprezzabili, specialmente in questo tempo in cui vi sono tante inquietudini e tensioni nel mondo. Ed è in questo spirito di fraternità che presento i miei auguri personali e dell’intero Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso a tutti i musulmani nel mondo, in particolare in occasione del ‘Id al-Fitr, la Festa che conclude il mese di Ramadan. 2. Come è abituale con questo messaggio annuale, desidero condividere con voi alcune riflessioni. Mi sembra appropriato che esse si incentrino sulla necessità di costruire la pace. Il mio punto di partenza è una lettera che il Papa Giovanni XXIII indirizzò a tutte le persone di buona volontà 40 anni fa, nel 1963. Questa lettera, intitolata Pacem in Terris, "Pace sulla Terra", propone di considerare la pace come un edificio che poggia su quattro pilastri: Verità, Giustizia, Amore e Libertà. Ciascuno di questi valori deve essere presente perché vi siano buone ed armoniose relazioni fra popoli e nazioni. 3. La verità è il primo pilastro, perché include il riconoscere che gli esseri umani non sono padroni di se stessi, ma sono chiamati a compiere la volontà di Dio, Creatore di tutti, il quale è la Verità Assoluta. Nelle relazioni umane la verità implica la sincerità, essenziale per la reciproca fiducia ed un dialogo fruttuoso che porti alla pace. La verità, inoltre, conduce ognuno a riconoscere i propri diritti, ma anche i propri doveri verso gli altri. 4. Inoltre la pace non può esistere senza la giustizia, il rispetto per la dignità e i diritti di ogni persona. E’ la mancanza di giustizia nelle relazioni personali, sociali e internazionali, che causa tanta inquietudine nel mondo d’oggi e conduce alla violenza. 5. La giustizia, tuttavia, deve essere temperata dall’amore. Ciò implica la capacità di riconoscere che apparteniamo tutti ad un’unica famiglia umana, e così vedere i nostri simili come nostri fratelli e sorelle. Questo conferisce la disponibilità alla condivisione sia della gioia che del dolore. Rende le persone sensibili alle necessità degli altri come se fossero le proprie, e questa empatia le porta a condividere con gli altri i propri doni, non solo i beni materiali ma anche i valori intellettuali e spirituali. L’amore, inoltre, sa comprendere la debolezza, e rende capaci, così, di perdonare. Il perdono è essenziale per ricostruire la pace dopo un conflitto, perché apre la possibilità di ricominciare, su nuove basi, una relazione ricostituita. 6. Tutto questo presuppone la libertà, una caratteristica essenziale della persona. La libertà infatti permette alle persone di agire secondo la ragione e di assumere la responsabilità delle proprie azioni. Di fatto ciascuno di noi è responsabile davanti a Dio del proprio contributo verso la società. 7. A questi quattro pilastri sarei incline ad aggiungerne un quinto, cioè la preghiera. Infatti, in quanto esseri umani, siamo coscienti della nostra debolezza. Scopriamo quanto sia difficile essere fedeli a questi ideali. Abbiamo bisogno dell’aiuto di Dio, e per questo dobbiamo umilmente implorarlo. Vorrei qui citare alcune parole del Papa Giovanni Paolo II: "Se la pace è dono di Dio ed ha in Lui la sua sorgente, dove è possibile cercarla e come possiamo costruirla se non in un rapporto intimo e profondo con Lui? Edificare la pace nell’ordine, nella giustizia e nella libertà richiede, pertanto, l’impegno prioritario della preghiera, che è apertura, ascolto, dialogo e ultimamente unione con Dio, fonte originaria della pace vera". (Discorso alla Giornata Mondiale di Preghiera per la Pace ad Assisi, 24 gennaio 2002). Il Papa proseguiva poi dicendo che la preghiera non è una forma di fuga. Al contrario, essa ci permette di affrontare la realtà con la forza che proviene da Dio. 8. Il mese di Ramadan non è solo un tempo di digiuno, ma anche un periodo di intensa preghiera. Desidero assicurarvi, cari amici musulmani, che vi siamo vicini nella preghiera a Dio Onnipotente e Misericordioso. Possa Egli benedire ciascuno di voi e tutti i membri delle vostre famiglie. Possa questa benedizione essere sorgente di conforto in particolare per coloro che hanno sofferto o che ancora soffrono a causa di conflitti armati. Possa il Dio della bontà dare a tutti noi la forza di essere veri costruttori di pace. Con i migliori auguri per una Festa Benedetta, ‘Id mubârak. Arcivescovo Michael L. Fitzgerald
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