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CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL VOLUME
POPE JOHN PAUL II AND THE CHALLENGES
OF PAPAL DIPLOMACY - ANTHOLOGY (1978-2003)

INTERVENTO DELL’EM.MO CARD. RENATO RAFFAELE MARTINO

Lunedì, 18 ottobre 2004

 

Sono lieto di aggiungere una parola di presentazione al volume Jean-Paul II et les enjeux de la diplomatie pontificale, curato, con la consueta competenza, dal Nunzio Apostolico André Dupuy e pubblicato congiuntamente dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e dalla Path to Peace Foundation. Il volume è una raccolta, diligente e accurata, dei discorsi che, in varie circostanze, il Santo Padre Giovanni Paolo II ha rivolto ai Rappresentanti diplomatici di tantissimi Paesi. Dalla lettura dei testi si può facilmente cogliere l’articolata e, nello stesso tempo, armonica composizione di uno straordinario Magistero che, nell’arco di 26 anni, ha toccato tutti i tasti dell’attualità del nostro tempo, elaborando una serie vigorosa di variazioni sul tema unitario della difesa della dignità umana e dei suoi diritti fondamentali. Il grande compositore di questa sinfonia, tanto forte nei contenuti quanto drammatica nelle tonalità e nelle forme espressive, è il Santo Padre Giovanni Paolo II: attraverso un crescente coinvolgimento, nella lettura delle pagine del volume, tra le righe, emerge la grandezza, non solo di un altissimo Magistero, ma anche di una fede coraggiosa e granitica, di una speranza che spera contra spem, di un amore alla verità, alla pace e all’uomo che rendono il Pontificato di Giovanni Paolo II una delle più grandi benedizioni che, nella storia, abbiano ricevuto la Chiesa e il mondo.

Il volume, pubblicato in un’edizione tipografica molto bella, si presenta con le vesti umili del genere della raccolta, che ha comunque il pregio di offrire al lettore un approccio diretto alle fonti senza il filtro di indebite ermeneutiche. Chi avrà la paziente disponibilità di leggere il testo, ne potrà ricavare la genuina impressione che i discorsi del Santo Padre disegnano, più che una strategia per l’azione diplomatica della Santa Sede, una illuminante strategia per l’azione, presente e futura, della Chiesa nella società. Tale azione deve comprendere anche un’attenzione, non rapsodica, ai diritti umani, in quanto la Chiesa ha ricevuto in consegna da Dio la cura per l’uomo nella sua integralità. La radice dei diritti dell’uomo, infatti, è da ricercare nella dignità che appartiene ad ogni essere umano e il criterio principale dell’azione ecclesiale dei diritti umani è l’annuncio del fondamento trascendente della dignità della persona, da cui sgorgano diritti assoluti che nessun consesso umano ha il potere di concedere o di negare. In questa prospettiva, l’umanesimo proposto da Giovanni Paolo II ai Rappresentanti diplomatici è un umanesimo integrale, ancorato al trascendente.

I discorsi del Santo Padre, mentre da una parte affermano che l’azione ecclesiale per i diritti umani può essere particolarmente feconda per l’annuncio e la testimonianza dell’amore di Dio per ogni uomo, dall’altra denunciano il fatto che tali diritti si inscrivono sempre più dentro perimetri culturali assai insidiosi. I testi papali raccolti nel volume costituiscono, infatti, un accurato discernimento delle ambiguità presenti oggi nelle rivendicazioni dei diritti dell’uomo. Un’antropologia rispettosa della piena verità dell’uomo, infatti, non consente che i diritti abbiano la loro fonte in un soggettivismo individualista, ma in una verità oggettiva: la trascendente dignità della persona. Tali diritti, inoltre, si inscrivono in quella Legge naturale da cui traggono la loro forza, e quindi essi presuppongono sempre il dovere, come ambito al di fuori del quale i diritti si trasformano in arbitrio. L’affermazione della piena verità dell’uomo e dei suoi diritti fondamentali è proposta dal Santo Padre come il presupposto per far funzionare al meglio i sistemi sociali, quelli economici e quelli politici, a livello nazionale e internazionale. La piena verità dell’uomo non è nemica dell’uomo, ma la sua migliore alleata. La piena verità dell’uomo è condizione indispensabile di ogni progresso sociale e civile e di ogni sviluppo umano.

Bisogna dire, con dispiacere, che al giorno d’oggi, su questo fronte, le voci del Santo Padre e della Chiesa cattolica sono poco ascoltate, soprattutto negli ambiti continentali dei Paesi ricchi e benestanti, quando addirittura non vengono deliberatamente fatte sparire, sommergendole nel frastuono e nel baccano orchestrati da potenti lobbies culturali, economiche e politiche mosse prevalentemente dal pregiudizio verso tutto quello che è cristiano. Basta pensare alla disinvolta e allegra maniera con cui queste lobbies promuovono tenacemente la confusione dei ruoli nell’identità di genere, sbeffeggiano il matrimonio tra un uomo e una donna, sparano addosso alla vita fatta oggetto delle più strampalate sperimentazioni. A finire sul banco degli imputati di queste lobbies – nuove sante inquisizioni piene di soldi e di arroganza – è soprattutto la Chiesa cattolica e i cristiani verso i quali ogni metodo è lecito se serve a zittirne la voce: dall’intimidazione al disprezzo pubblico, dalla discriminazione culturale all’emarginazione. La Chiesa, forte della forza che le viene dal Signore e della sua bimillenaria esperienza, continuerà ad annunciare il Vangelo della salvezza, predicando la piena verità dell’uomo contro tutti i relativismi e gli oscurantismi dell’illuminismo post-moderno.

Dai discorsi del Santo Padre emerge una illuminante trattazione di quei diritti verso se stessi, quelli verso gli altri e verso Dio, che costituiscono la strada più sicura per il progresso umano. La persona ha dei diritti verso se stessa, come il diritto alla vita e alla identità genetica, che l’io non solo non può togliere agli altri, ma neanche a se stesso. Ci sono poi i diritti verso gli altri nostri fratelli, senza esclusione. Infine i diritti che l’uomo ha di poter credere e manifestare la propria fede in Dio. Si tratta del diritto alla libertà religiosa. Per evitare derive ideologiche non si deve rinunciare alla dimensione trascendente dei diritti, alla loro indisponibilità, assolutezza, indivisibilità, universalità, reciprocità con i doveri.

Termino con un’ultima considerazione riguardante il bel volume che stiamo presentando. Dalla lettura dei discorsi del Santo Padre ai Diplomatici si ricava l’indicazione pressante a ricomporre la dimensione privata e pubblica dei diritti. Soprattutto nelle parti in cui si affrontano i temi connessi alla promozione del diritto alla pace e del diritto allo sviluppo il Santo Padre invita l’umanità di oggi a non voler realizzare i propri diritti a scapito dei diritti delle generazioni future; a riconoscere alle grandi questioni etiche contemporanee una dignità pubblica, ossia la possibilità di essere oggetto di un dibattito razionale pubblico senza relegarle nella sfera intimistica della coscienza privata; a ridurre il divario tra l’aumento di diritti sofisticati nelle nazioni avanzate, perfino eccessivamente edonistici o narcisistici, e la grave carenza nel soddisfacimento dei diritti fondamentali alla alimentazione, all’acqua, all’abitazione, in tante zone del pianeta; a non esasperare il contrasto tra il diritto a spazi privati di libertà e l’ostentazione pubblica di aspetti tra i più intimi delle relazioni umane e il controllo esercitato su di essi dagli apparati politici. Non mi resta che esprimere l’augurio di un pieno successo al libro e manifestare a S.E. Monsignor André Dupuy, anche a nome del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e della Fondazione Path to Peace, sentimenti di gratitudine e sincero apprezzamento per quest’altra paziente e accurata fatica, che rende un prezioso servizio agli studiosi e a quanti desiderano attingere direttamente e autenticamente all’insegnamento di questo grande Papa.

 

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