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CATECHESI DELL'ARCIVESCOVO AGOSTINO CACCIAVILLAN, 
NELLA CHIESA DI SAN GIOVANNI BATTISTA DE ROSSI

Mercoledì 16 agosto 2000

 

 

"II tema che ci viene proposto per questa prima catechesi è "l'Emmanuele, Dio con noi". In sostanza si tratta del tema voluto dallo stesso Santo Padre per la XV Giornata Mondiale della Gioventù e Giubileo dei Giovani. Il Papa ha scritto nel Suo Messaggio del 29 giugno 1999:  "Ho scelto come tema la frase lapidaria con cui l'Apostolo Giovanni esprime il mistero altissimo del Dio fatto uomo:  "Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" (Gv 1, 14)".

Tale tema Giovanni Paolo II ha illustrato con tanta profondità e vigore nel discorso a voi rivolto ieri sera in Piazza San Pietro, dedicato al prologo del Vangelo di San Giovanni.

1. Possiamo ora incominciare con qualche riflessione sulla presenza comune di Dio in tutte le cose:  onnipresenza, presenza di immensità. Dio è così presente anche nell'uomo. Come diceva san Paolo all'areopago (Atene):  "...benché non sia lontano da ciascuno di noi. In lui, infatti, viviamo, ci muoviamo ed esistiamo..." (At 17, 27-28).

Questa presenza è un aspetto del fatto che Dio è Creatore e provvidente. "Dio conserva e regge la creazione"; "Dio agisce in tutto l'agire delle sue creature:  è una verità inseparabile dalla fede in Dio Creatore. Egli è la causa prima che opera nelle e per mezzo delle cause seconde" (cfr C.C.C., nn. 300 ss.).

Ovviamente, questo punto della creazione di tutte le cose visibili e invisibili, e in particolare dell'uomo, che professiamo all'inizio del Credo, è di fondamentale importanza. Leggiamo al n. 280 del C.C.C:  "La creazione è il fondamento di "tutti i progetti salvifici di Dio", "l'inizio della storia della salvezza", che culmina in Cristo. Inversamente, il Mistero di Cristo è la luce decisiva sul mistero della creazione:  rivela il fine in vista del quale, "in principio, Dio creò il cielo e la terra" (Gn 1, 1):  dalle origini, Dio pensava alla gloria della nuova creazione in Cristo".

2. Dio Creatore e Provvidenza è presente non solo nella vita di ciascun uomo, ma anche nella storia dell'umanità. Giacché ci troviamo a Roma con il nostro Papa Giovanni Paolo II, mi viene in mente l'interpretazione che Dante diede di quei grandi avvenimenti storici che furono Roma e l'Impero romano molti secoli fa:  "la quale e il quale, a voler dir lo vero, fur stabiliti per lo loco santo ù siede il successor del maggior Piero" (Inf. II, 22-24). Scrisse Karol Wojtyla nel 1964 (era allora giovane Arcivescovo di Cracovia):  "L'opera di Dante... è un certo modo di vedere la realtà umana attraverso quella Divina; da qui il titolo, "Divina Commedia"" (Karol Wojtyla, Opere Letterarie, Libreria Editrice Vaticana, 1993, pag. 583).

Sapete che Dante (1265-1321), 35enne ("Nel mezzo del cammin di nostra vita", Inf. I, 1), partecipò al primo Giubileo, quello del 1300, e ne trasse ispirazione. Per il secondo Giubileo, 1350, venne qui dalla Svezia una principessa, Brigida, poi proclamata santa (1391) e compatrona dell'Europa (1999). Dimorò a Roma più di 20 anni, fino alla morte (1373). Si possono visitare i suoi luoghi sacri a Piazza Farnese, ai quali dà ora vita la presenza orante e operosa delle sue figlie spirituali. Ci sono degli aspetti danteschi nella personalità e nell'esperienza di questa grande donna:  un ampio e profondo inserimento-coinvolgimento nella storia del suo tempo, ecclesiastica e civile, e una visione-valutazione della stessa secondo i criteri escatologici della fede (anche lei parla spesso di inferno, purgatorio, paradiso). Ora, il Santo Padre, nel Suo Messaggio del 29 giugno 1999 a voi, ha scritto (n. 4):  "Roma è "città santuario", dove le memorie vive degli Apostoli Pietro e Paolo e dei martiri ricordano ai pellegrini la vocazione di ogni battezzato. Davanti al mondo, nell'agosto del prossimo anno, ripeteremo la professione di fede dell'Apostolo Pietro:  "Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna" (Gv 6, 68), perché "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente" (Mt 16,16)". E alla fine (n. 5), mettendo la vostra Giornata-Giubileo sotto la protezione della Vergine Madre di Dio, il Papa ricorda un altro importante evento della viva storia cristiana di Roma:  "La città di Roma custodisce uno dei monumenti più antichi ed insigni che la devozione del popolo cristiano Le abbia dedicato:  la Basilica di Santa Maria Maggiore".

3. Guardando in particolare alla storia di Israele (libri dell'Antico Testamento), si nota in essa una straordinaria presenza di Dio. La "Shekinah". Teofanie accompagnate da tuoni, fuoco, vento, ma anche da una leggera brezza. Presenza mediante individui privilegiati:  Dio si fa presente ai Patriarchi, con cui stringe alleanza, a partire da Abramo, nostro padre nella fede; si fa presente a Mosè, ai profeti, ecc. Presenza di Dio nelle Scritture ispirate e nel tempio... Di tale straordinaria presenza il Popolo eletto era ben consapevole. "Non est alia natio tam grandis quae habeat deos appropinquantes sibi sicut Deus noster" (Deut 4,7:  Non c'è un'altra nazione tanto grande da avere gli dei che le si avvicinano come il nostro Dio è vicino a noi). Ed è tutta una storia sovrastata e pervasa da una singolare intenzione di Provvidenza:  preparare la venuta del Messia, l'Emmanuele.

È appunto nel corso di questa storia che Isaia, 700 e più anni prima della nascita di Cristo, profetizza:  "Ecco la Vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele" (Is 7, 14). Dio ha già disposto per la nascita del Messia e conservazione del trono di David da una vergine, ossia senza concorso d'uomo:  Dio, arbitro d'Israele e del mondo, non vuole che fiducia in Lui. Il nome profetico "Emmanuele" viene poi richiamato in Isaia 8, 8 e 10:  "Emmanuele"; "Dio è con noi", e si riparla di "un bambino nato per noi" in Isaia 9, 5, che fa parte del testo sacro proclamato nell'apertura della nostra catechesi. Dalle tenebre si è passati alla luce, nonché alla gioia, alla letizia... "poiché un bambino è nato per noi, un figlio ci è stato dato". È un figlio di stirpe regale, che regnerà sovrano... e grande sarà il suo dominio, e la pace non avrà fine sul trono di David e sul regno che egli viene a rafforzare e consolidare con il diritto e la giustizia; è chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace (Is 9, 1-2a. 5-6). Questa pagina di Isaia è anche la prima lettura della Santa Messa della Notte di Natale. La proclamiamo allora con particolare commozione nelle nostre chiese splendidamente illuminate. Esprimendosi nella Liturgia natalizia, la tradizione cristiana dà a Gesù Cristo quei titoli e così mostra che Egli è il vero Emmanuele. I capitoli dal 7 all'11 di Isaia sono "il libretto dell'Emmanuele", essendoci un'ovvia unità tra gli oracoli in essi contenuti.

4. Nella pienezza dei tempi Isaia 7, 14 è citato da Matteo 1, 23, nel contesto dell'apparizione dell'angelo a Giuseppe:  "...non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù:  egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati". Parimenti nel Vangelo di Luca. L'arcangelo dice a Maria:  "Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo... sarà santo e chiamato Figlio di Dio" (Lc 1, 31ss.). Alla circoncisione "gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima di essere concepito" (Lc 2, 21).

Dunque, due nomi:  Emmanuele (Dio con noi) e Gesù (Salvatore, perché Dio con noi:  la salvezza infatti è comunione con Dio). Ed ancora:  Figlio dell'Altissimo, Figlio di Dio. Dio ha dato agli uomini il suo Figlio unico (Gv 3, 16) affinché gli uomini, attraverso l'Emmanuele (Is 7, 14), ritrovino la comunione con Dio. La profezia di Isaia si è adempiuta (Mt e Lc). L'Emmanuele è Dio con noi in maniera del tutto nuova, unica; Dio è con noi facendosi uomo, incarnandosi:  il Verbo incarnato.
L'Incarnazione del Verbo è l'avvenimento centrale della storia umana, il più importante:  l'avvenimento che salva, che inaugura la nuova creazione, l'uomo nuovo, la vita nuova, secondo la grazia e nello Spirito. E ritornando al concetto di presenza, da cui sono partito, Dio si fa presente assumendo la natura umana:  una presenza all'uomo, all'umanità, così straordinariamente intima...

Un "essere con noi" (Emmanuele) diventando uno di noi, per noi e per la nostra salvezza (passione, morte e risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo:  "Cristo ha dato se stesso per noi" è il tema della catechesi di domani, con la Santa Messa dell'Esaltazione della Santa Croce).

5. Gesù, Uomo-Dio, è presente a noi, è con noi, anche dopo l'Ascensione. "Sarò sempre con voi sino alla fine del mondo" (Mt 28, 20). Presente pure nella sua umanità gloriosa, non soggetta alle leggi dello spazio e del tempo. Ricordiamo ciò che i Vangeli ci dicono del Cristo Risorto.

Gesù è dunque presente

- a, in, ciascun uomo (Gaudium et Spes, n. 22:  "Egli, Figlio di Dio, con la sua incarnazione si è unito in un certo modo ad ogni uomo... Poiché Cristo è morto per tutti, e poiché la vocazione ultima dell'uomo è effettivamente una sola, cioè quella divina, dobbiamo ritenere che lo Spirito Santo offra a tutti la possibilità di venire associati, nel modo che Dio conosce, a questo mistero pasquale". Cfr Redemptoris Missio, nn. 10 e 28);

- nella Chiesa, quale suo elemento costitutivo di primaria importanza, essendo il Capo; nella Chiesa suo Corpo;

- nei sacramenti ("Christus est qui baptizat", il sacerdote agisce "in persona Christi");

- nella comunità, anche piccola, degli oranti (Mt 18, 19-20:  "Se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro");

- nei piccoli, nei poveri, nei malati, nei prigionieri (Mt 25, 31-46). La lista potrebbe essere più lunga, più dettagliata (cfr la voce "Presenza di Cristo" nei documenti del Concilio Ecumenico Vaticano II, a pp. 1576 s. di "Concilio Vaticano II", Libreria Editrice Vaticana, 1998).

Gesù è presente in maniera speciale, unica, nell'Eucaristia, quella che si chiama appunto "presenza reale", effetto della "transustanziazione". Cristo è presente sotto, le specie del pane e del vino; nel sacrificio eucaristico; nella comunione sacramentale; nel tabernacolo (di qui il culto eucaristico fuori della Messa:  l'adorazione del SS.mo Sacramento, la processione del Corpus Domini, Congressi Eucaristici ecc.). (Cfr C.C.C., nn. 1322-1419 sotto il titolo "Il Sacramento dell'Eucaristia").

Nella celebrazione della Santa Messa Gesù è presente anche nella Liturgia della Parola. La Messa che celebreremo tra poco sarà quella votiva della SS.ma Eucaristia. Qui desidero ricordare la Catechesi fatta dal Santo Padre mercoledì scorso, 9 agosto, dal titolo:  "L'incontro decisivo con Cristo, Parola fatta carne".

6. Gesù è stato il grande rivelatore della SS.ma Trinità, e cioè del fatto che nell'unico vero Dio ci sono tre Persone uguali e distinte, Padre, Figlio o Verbo e Spirito Santo. Nella pur recente catechesi di mercoledì 2 agosto, il Santo Padre ha spiegato come nell'esperienza cristiana, o alla luce della fede cristiana, l'orma delle singole Persone divine possa scorgersi ed essere contemplata nella creazione. Consideriamo ora che la SS.ma Trinità è presente in maniera speciale nell'anima in stato di grazia. Questa presenza si aggiunge alla presenza comune di Dio in tutte le cose, dalla quale ho esordito, e con essa si integra. C'è dunque una presenza secondo l'ordine della natura, e una presenza secondo l'ordine della grazia (per un nuovo titolo e in un nuovo modo). Si dice anche inabitazione di Dio o della Trinità nell'anima. Come annunciò Gesù:  "Verremo a lui e faremo-dimora presso di lui" (cfr Gio 14, 16.21.23). È la venuta e la dimora di tutte e tre le Persone divine, anche se si può dare rilievo alla venuta del Padre o dello Spirito Santo. Con una delle Persone divine vengono sempre anche le altre due.

Questa meravigliosa dottrina la troviamo nella Scrittura, nei Padri e nei Teologi della Chiesa durante il corso di molti secoli, e la troviamo altresì nell'esperienza personale di molte anime, santi canonizzati o non. Qui desidero menzionare una giovane monaca carmelitana francese, Suor Elisabetta della Trinità (1880-1906), beatificata nel 1984.

Elisabetta Catez, "sorella nello spirito" di santa Teresa del Bambino Gesù (Hans Urs von Balthasar), "scoprì un giorno, esistenzialmente, quella verità che i cristiani credono, ma lasciano quasi relegata sullo sfondo opaco della loro anima:  il fatto cioè che tutta la Trinità abita nell'anima fedele come in un tempio, come in un cielo" (A.M. Sicari, O.C.D., Elisabetta della Trinità, Jaca Book, 2000).

Una frase di Elisabetta:  "Vorrei... passare sulla terra come la Vergine, "custodendo tutte queste cose nel mio cuore". Seppellendomi, per così dire, nel fondo della mia anima per perdermi nella Trinità che ivi dimora e trasformarmi in essa. Allora il mio nome... sarebbe una realtà e io sarei davvero Elisabetta della Trinità" (pag. 157 di Sicari). Naturalmente, nella "inabitazione trinitaria" Elisabetta vede sempre anche il Verbo, la seconda Persona:  "Ho trascorso tutta la mia veglia (natalizia) come la Vergine Santa, nell'attesa del piccolo Dio che questa volta stava per nascere non più nella mangiatoia, ma nella mia anima, nelle nostre anime, perché Egli è veramente l'Emmanuele, il Dio con noi" (pag. 159 di Sicari).

7. È su questa presenza della SS.ma Trinità che si possono svolgere forme elevate di preghiera:  così "l'orazione di semplice presenza" (quel contadino che guardava al tabernacolo, e spiegò al santo Curato d'Ars:  "Io lo guardo e lui mi guarda") o quella che si chiama contemplazione. Elevate, dicevo. Non per noi allora?

Ma sentiamo cosa dice il Santo Padre nel n. 3 del Messaggio segnalato sopra:  "Cari giovani, di fronte a questi grandi misteri sappiate elevarvi ad un atteggiamento di contemplazione... Contemplate e riflettete!... Giovani di ogni continente... siate contemplativi ed amanti della preghiera... ". Certamente il Papa ha molta fiducia in voi. Del resto, egli vi propone non il facoltativo, ma semplicemente l'obbligatorio, esortandovi alla santità e a tutto ciò che essa significa e comporta sia sul piano dei nostri rapporti personali con Dio, sia su quello del nostro servizio ai fratelli ed impegno di apostolato. Così il Santo Padre vi sprona ad essere artefici di pace, difensori della persona e della famiglia, costruttori di una nuova umanità e di un mondo nuovo, fondato sulla potenza dell'amore e del perdono, sulla lotta contro l'ingiustizia ed ogni miseria fisica, morale, spirituale, nonché sull'orientamento della politica, dell'economia, della cultura e della tecnologia a servizio dell'uomo e del suo sviluppo integrale (n. 3 del Messaggio).

Cari giovani, accogliamo con riconoscenza ed entusiasmo il messaggio del Papa Giovanni Paolo II. Egli tornerà a parlarvi i prossimi giorni, e allora il vostro entusiasmo cresca. Quest'anno si assommano la carica della Giornata Mondiale e la carica del Grande Giubileo. Varcata la Porta Santa, entrate dunque nel Terzo Millennio seguendo questo profeta di una svolta epocale, che non si stanca di donarci parole di verità nel suo grande amore per Dio e per l'uomo".

                                

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