PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI NOTIZIARIO 13/2006
Cari amici, momento forte dell’attività del nostro Dicastero negli ultimi mesi è stata la ventiduesima Assemblea plenaria, nel corso della quale si è conclusa la riflessione sulla parrocchia avviata dal Pontificio Consiglio per i Laici due anni fa. Malgrado le difficoltà con le quali si confronta oggi, questa istituzione «continua a conservare ed esercitare una sua missione indispensabile e di grande attualità in ambito pastorale ed ecclesiale» (Ecclesia in Europa, n. 15). Con tale consapevolezza e nell’intento anche di superare il livello di sterili critiche e lamentale al quale troppo spesso si ferma l’attuale dibattito sulla parrocchia, in questa seconda fase dello studio abbiamo voluto dare al nostro approccio un taglio positivo e propositivo prendendo in esame diversi progetti di rinnovamento in atto, che mirano a restituire alle parrocchie vitalità e slancio missionario. La riflessione si è spesso richiamata a immagini assai significative che della parrocchia hanno dato sia Giovanni Paolo II sia Benedetto XVI: “famiglia delle famiglie”, “laboratorio della fede”, “palestra di santità”, “casa aperta a tutti e al servizio di tutti”, “patria interiore per la gente”. Tutto ciò a conferma di un dato essenziale che nella parrocchia riconosce il luogo privilegiato dell’incontro con Cristo: nella Parola, nei sacramenti, nella comunione fraterna e nella diaconia. Il rinnovamento della parrocchia, auspicato in ogni dove, non si decreta a tavolino. Ci vuole l’impegno solidale di tutti, sacerdoti e laici insieme. Ci vuole un profondo cambiamento di mentalità, una conversione del cuore. I sacerdoti devono imparare a collaborare sempre di più con i laici, devono non solo saper “fare”, ma anche saper “delegare”, come ha ribadito recentemente papa Benedetto XVI. Dal canto loro, i fedeli laici devono sviluppare un senso vivo della propria appartenenza alla comunità parrocchiale e darvi concretezza in un atteggiamento di corresponsabilità e nella partecipazione attiva alla sua vita e alla sua missione. I cambiamenti strutturali, pur necessari, da soli non bastano. Il rinnovamento della parrocchia passa sempre attraverso le persone. Occorre dunque porre mano a un vero e proprio processo di iniziazione cristiana che aiuti i fedeli a vivere appieno le potenzialità racchiuse nel battesimo che hanno ricevuto, sostenuti dalla partecipazione assidua all’Eucaristia. Nell’ambito di questa educazione alla fede, un ruolo determinante va riconosciuto alle aggregazioni laicali, e specialmente ai movimenti ecclesiali e alle nuove comunità, dei quali molto si è parlato durante l’Assemblea plenaria. I carismi che li hanno generati ne fanno luoghi di una approfondita formazione cristiana e li rendono capaci di sprigionare in tanti uomini e donne del nostro tempo uno straordinario impeto missionario. Con la loro presenza, inoltre, queste nuove realtà aggregative possono davvero contribuire a dare alla parrocchia il volto di una vera “ comunità di comunità ”. Un dato di fatto di primaria importanza, se si considera il rischio di anonimato e di spersonalizzazione che corrono soprattutto le parrocchie delle grandi città. La parrocchia deve scansare la tentazione di ripiegamenti su di sé e di forme di chiusura che sono il risultato di un falso senso di autosufficienza. Non a caso, Benedetto XVI ha ultimamente richiamato alla necessità di una sorta di “auto-trascendenza” della parrocchia, che deve trovare espressione in una costante tensione missionaria verso i lontani e addirittura verso la missione ad gentes. Nei grandi centri urbani, questa “auto-trascendenza” può assumere anche la forma di una stretta collaborazione tra diverse parrocchie per potenziare così lo sforzo evangelizzatore di ciascuna di esse, oppure esprimersi nella creazione delle cosiddette “unità pastorali” che raggruppano diverse parrocchie. La molteplicità delle necessità a cui la Chiesa deve oggi rispondere nei vari contesti socio-culturali e spirituali- religiosi esclude che vi possa essere un modello ideale di parrocchia. Vi è però una dimensione che la parrocchia non deve mai perdere ed è il suo carattere “popolare”, la sua capacità di parlare ad ogni uomo, di essere per ogni uomo una “casa sempre aperta”. Arriviamo ora al nucleo del discorso sul rinnovamento della parrocchia: l’Eucaristia. Perché la Chiesa vive dell’Eucaristia e l’Eucaristia fa la Chiesa (cfr. Ecclesia de Eucharistia). Come diceva Giovanni Paolo II, «l’Eucaristia è il cuore pulsante della parrocchia, fonte della sua missione e presenza che continuamente la rinnova». E nel suo discorso ai partecipanti all’Assemblea plenaria, Benedetto XVI ha affermato che la parrocchia « ritrova sé stessa nell’incontro con Cristo, specialmente nell’Eucaristia […] Dall’unione costante con Cristo la parrocchia trae vigore per impegnarsi poi senza sosta nel servizio ai fratelli, particolarmente verso i poveri, per i quali rappresenta di fatto il primo referente ». Questa è dunque la fonte, la via e il metodo di ogni rinnovamento nella Chiesa. La fiamma del rinnovamento della parrocchia parte dall’Eucaristia. Non c’è niente di più triste di una comunità cristiana “addormentata”, “spenta”, come lievito che non fermenta più e sale che ha perso il sapore. Il rinnovamento delle nostre parrocchie è un compito urgente. Ognuno di noi deve sentirsi interpellato direttamente: “Se non io, chi al mio posto? Se non ora, quando?”… Per finire, un saluto. La ventiduesima Assemblea plenaria è stata l’ultima alla quale hanno partecipato gli attuali membri e consultori del Dicastero, la cui nomina quinquennale è giunta a termine proprio nel 2006. Con abbondanza di benedizioni, il Signore ci ha dato di vivere insieme a loro un’altra tappa della vita del Pontificio Consiglio per i Laici, che è stata densa di eventi fecondi. A tutti loro, grazie per il prezioso contributo apportato al servizio che il nostro Dicastero presta al Successore di Pietro e ai fedeli laici di tutto il mondo. A tutti loro, grazie per la testimonianza di fede che hanno reso e per le esperienze ecclesiali vissute nei rispettivi Paesi e che in questi anni hanno condiviso con noi, facendone così motivo di grande arricchimento reciproco. A ognuno di essi, l’augurio cordiale che l’esperienza della Chiesa universale fatta nel quinquennio appena trascorso porti molto frutto nell’impegno assunto in seno alle loro Chiese particolari – diocesi e parrocchie. Grazie ancora! La parrocchia ritrovata. XXII Assemblea plenaria Membri e consultori del Pontificio consiglio per i laici si sono riuniti dal 21 al 23 settembre per la XXII Assemblea plenaria. I tre giorni di intenso lavoro hanno costituito la prosecuzione e il necessario completamento della riflessione sulla parrocchia iniziata nell’Assemblea precedente, tenuta nel novembre 2004. Allora il tema era: « Riscoprire il vero volto della parrocchia », pertanto ci eravamo soffermati sull’analisi della situazione attuale, dei motivi di crisi e delle possibilità di rinnovamento con particolare riguardo agli aspetti giuridici e pastorali. Nell’ultima Assemblea, dal titolo “La parrocchia ritrovata. Percorsi di rinnovamento”, abbiamo invece voluto rivolgere l’attenzione al rinnovamento già in atto, ascoltando e confrontando un numero considerevole di esperienze di pastori, laici ed esponenti delle nuove realtà ecclesiali direttamente coinvolte in iniziative di questo tipo. L’evento centrale è stato senza dubbio l’udienza che il Santo Padre ci ha concesso a Castel Gandolfo, il 22 mattina. Certamente il nostro Dicastero, quale organismo della Curia romana, è totalmente al servizio del Papa, e l’incontro già in sé era segno evidente di comunione reale col Successore di Pietro, tuttavia l’udienza ha assunto un’importanza singolare perché Benedetto XVI ci ha offerto una breve ma profonda riflessione sulla natura della parrocchia. Il Santo Padre ha voluto richiamare l’esperienza normativa della prima comunità di Gerusalemme, fondamento di ogni comunità che voglia dirsi cristiana: «L’auspicato rinnovamento della parrocchia… non può scaturire solo da pur utili ed opportune iniziative pastorali, né tanto meno da programmi elaborati a tavolino. Ispirandosi al modello apostolico, così come appare negli Atti degli Apostoli, la parrocchia “ritrova” sé stessa nell’incontro con Cristo». In effetti gli Atti degli Apostoli (in 2,42 e 4,32-35) forniscono con estrema precisione le coordinate essenziali per ogni itinerario di rinnovamento ecclesiale: l’ascolto della parola di Dio, la celebrazione dell’Eucaristia, la comunione e condivisione fraterna, il tutto vissuto nella preghiera. Questa unione continua a Cristo, che trova il suo apice nell’Eucaristia, rende la parrocchia « sempre attenta ad accogliere e discernere i diversi carismi che il Signore suscita nel Popolo di Dio » e dona il vigore per impegnarsi « senza sosta nel servizio ai fratelli, particolarmente verso i poveri, per i quali rappresenta di fatto il primo referente ». Le parole del Papa permettono di ricondurre all’essenziale la straordinaria molteplicità di esperienze e proposte che abbiamo potuto conoscere durante i lavori dell’Assemblea. I lavori infatti si sono basati su un’unica relazione, tenuta da mons. Lanza, e da molte testimonianze. Abbiamo ascoltato esperienze di parroci e fedeli laici, importanti puntualizzazioni sul ruolo dei consigli pastorali e dei ministeri non ordinati, iniziative pastorali nel campo del rinnovamento della parrocchia da diverse parti del mondo, esperienze maturate da movimenti ecclesiali e nuove comunità. L’abbondanza di frutti presentati dai testimoni e le capacità progettuali espresse hanno creato un clima di ottimismo e di fiducia, nonostante la consapevolezza che ancora permangono tante situazioni di crisi. Soprattutto si è potuto constatare come tra tanta diversità di esperienze e metodi, spiccavano come patrimonio comune e condiviso da tutte le esperienze più significative proprio gli elementi che il Papa nel suo discorso ha indicato come fondamentali per la costruzione della comunità cristiana; abbiamo anche potuto vedere come la progressiva apertura delle parrocchie alle nuove realtà aggregative suscitate dal Concilio abbia dato vita a molteplici e valide realizzazioni di “pastorale integrata”, secondo l’espressione usata da mons. Lanza. Abbiamo insomma constatato come si stia già concretizzando l’auspicio del Santo Padre di poter contare su « fedeli laici sempre più consapevoli della loro missione nella Chiesa, in particolare all’interno della comunità parrocchiale, che è una “famiglia” di famiglie cristiane ». È già in corso d’opera la raccolta degli Atti in vista della pubblicazione. Il viaggio dei capi del Dicastero nella metropoli australiana Si stanno facendo sempre più intensi i contatti tra il Pontificio consiglio per i laici e il Comitato organizzatore australiano in vista della XXIII Giornata mondiale della gioventù, in programma a Sydney nel luglio 2008. Dal 28 settembre al 7 ottobre 2006, il Presidente del Dicastero, S.E. mons. Stanisław Ryłko, insieme a S.E. mons. Josef Clemens, Segretario, e al dott. Marcello Bedeschi, Presidente della Fondazione “Gioventù Chiesa Speranza” si sono recati nella metropoli australiana per incontrare il cardinale George Pell, arcivescovo di Sydney, il vescovo ausiliare Anthony Fisher, coordinatore dell’organizzazione della Gmg 2008, e i loro collaboratori, nonché alcuni rappresentanti delle istituzioni federali e nazionali. I giorni passati in Australia sono stati molto importanti per i contatti avuti, per le decisioni prese e per la visita che i capi del Dicastero hanno potuto effettuare ai siti degli incontri della prossima Gmg, dal luogo dell’accoglienza al Santo Padre, a quello in cui si terranno veglia e messa finale. Nei giorni della visita, la delegazione del Dicastero ha incontrato anche i giornalisti nel corso di una conferenza stampa nella quale è stato dato l’annuncio ufficiale del luogo della veglia e della messa finale. Ad accogliere le centinaia di migliaia di giovani che incontreranno il Santo Padre sarà il Randwick Racecourse, una pista per corse sportive dove già celebrarono messa nelle loro visite apostoliche Paolo VI e Giovanni Paolo II. Tra i momenti salienti dei giorni passati in Australia c’è stata anche l’inaugurazione del concorso per la scelta dell’inno della Gmg di Sydney. L’annuncio è stato dato nel corso di un incontro in cui l’arcivescovo mons. Ryłko ha esortato i compositori australiani a mettere tutto il loro impegno e talento nel comporre una melodia ispirata al tema della Gmg («Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni », At 1, 8), una melodia da cantare facilmente, che possa essere strumento di comunicazione e di evangelizzazione, essendo uno dei ricordi che si mantengono più a lungo nella memoria dei giovani pellegrini. Mons. Ryłko, mons. Clemens e il dott. Bedeschi hanno espresso apprezzamento per lo svolgimento dei preparativi della Gmg, che stanno suscitando tra i giovani australiani e del mondo intero un notevole interesse. Prova ne sono le visite effettuate sul sito internet ufficiale (www.wyd2008.org) che procedono al ritmo di decine di migliaia di accessi giornalieri. Questo sito non si presenta solo come fonte di informazioni e di novità, ma vuole essere una vera e propria “comunità virtuale”, luogo di confronto, di riflessione e di condivisione, grazie all’idea dell’e-pilgrimage, un notiziario plurilingue inviato a tutti coloro che si iscrivono al sito, che offre meditazioni spirituali, testimonianze e informazioni da parte del comitato organizzatore. Il Presidente del Dicastero ha espresso anche la sua stima alle autorità civili del Paese che ospiterà l’evento per il sostegno e la cooperazione che sia il governo federale che quello statale stanno offrendo all’organizzazione. A metà novembre, il vescovo coordinatore del comitato organizzatore di Sydney 2008, mons. Anthony Fisher, ha fatto visita a Roma per una nuova riunione al Pontificio consiglio per i laici. Nel corso dell’incontro sono stati puntualizzati alcuni aspetti della logistica e alcuni criteri, soprattutto riguardanti l’iscrizione, che nei giorni successivi sono stati materia di ulteriore dialogo cordiale e fruttuoso, tramite videoconferenza, con alcuni membri dello staff del Comitato, in collegamento da Sydney. Il cammino della Croce e dell’Icona delle Gmg in Africa Il pellegrinaggio della Croce delle Gmg e dell’Icona di Maria, iniziato in terra africana il 12 aprile con la prima tappa in Senegal, il 28 novembre ha iniziato a percorrere la Tanzania. Nel precedente numero del Notiziario avevamo accompagnato la Croce e l’Icona fino al loro ingresso in Togo, dove sono state accolte con entusiasmo nelle 7 diocesi del paese: dal 12 al 30 giugno, tutta la comunità ecclesiale ha partecipato alle celebrazioni con intensa spiritualità. Uno dei frutti più attesi di questo pellegrinaggio, ha detto alla sua gente mons. Philippe Kpodzro, Arcivescovo di Lomé, è che «Cristo si radichi nei nostri cuori, nelle nostre culture, tradizioni, società… affinché i togolesi si riconoscano come fratelli e sorelle e possano vivere nella concordia». Lo stesso auspicio di una fede matura è condiviso dai pastori della Chiesa del Burkina Faso che, dal 30 giugno al 7 agosto, ha ospitato la quinta tappa del pellegrinaggio. Dopo l’arrivo nella parrocchia di Cinkansé, alla frontiera con il Togo, la Croce e l’Icona sono state accolte il 3 luglio nella capitale Ouagadougou da una folla festante in costumi tradizionali. Alla terza edizione della Giornata nazionale della gioventù, dal 4 al 6 agosto, sono accorsi anche migliaia di ragazzi provenienti dai paesi limitrofi (Costa d’Avorio, Mali, Niger, Togo), convenuti nella cittadina di Fada N’Gourma. Nel corso di questo raduno, momento culminante del pellegrinaggio della Croce e dell’Icona in Burkina, i giovani sono stati invitati a riflettere sul tema «Giovane cattolico, costruttore di pace», e hanno assunto l’impegno a diventare costruttori di pace, pietre vive di una Chiesa-famiglia, per superare le tensioni che si sono verificate negli ultimi anni tra diversi paesi della regione. L’8 agosto la Croce e l’Icona si sono trasferite in Camerun, per restarvi fino al 28. Una moltitudine di giovani, incuranti della pioggia battente, le attendeva in piena notte all’aeroporto di Douala. Davanti alle problematiche sociali e al dilagare delle sette nel Paese, i vescovi camerunesi hanno colto l’occasione del viaggio della Croce e dell’Icona per attuare un proficuo programma di catechesi itinerante di massa, per ricordare che Cristo è l’unico Redentore e che solo in Lui c’è salvezza. Hanno inoltre affidato questo cammino della Chiesa alla Madre di Dio, invitando i giovani a prenderla come modello e fonte di consolazione. Anche la Chiesa del Gabon, che il 28 agosto ha accolto la Croce e l’Icona, si confronta quotidianamente con le stesse minacce: la presenza redentrice della Croce di Cristo è stata un grande incoraggiamento a proseguire il cammino senza paura. A quanti partecipavano al pellegrinaggio, veniva ricordata l’urgenza di accettare la Croce nella propria vita, di portarla ogni giorno quale via insostituibile verso la risurrezione, quale fonte di vita e di salvezza, segno di appartenenza a Cristo. Il 7 settembre gli organizzatori hanno voluto portare la Croce e l’Icona alla prigione di Libreville, traducendo con questo gesto la concretezza della vicinanza di Cristo e di sua Madre al fianco dei detenuti. Il 18 settembre la Croce e l’Icona sono arrivate in Congo, dove il viaggio si è fatto irto di difficoltà logistiche a causa delle strade dissestate; la collaborazione dell’esercito, che ha messo a disposizione un elicottero, ha consentito alla Croce e all’Icona di raggiungere posti dove il “progresso” non era mai arrivato. E ancora una volta si è verificata ovunque una vasta mobilitazione della gioventù, seguita dall’intera comunità ecclesiale. Si sono tenuti vari momenti di adorazione, durante i quali numerosi giovani hanno ricevuto il sacramento della riconciliazione. I relatori intervenuti per le varie riflessioni hanno fatto notare che questa libertà sovrana del dono di Dio è ben diversa dal modello individualistico proposto dalla società attuale, in cui viene meno il proverbiale senso africano dell’accoglienza dell’altro. Attorno alla Croce e all’Icona, la comunità ecclesiale si è interrogata sull’essenza della vera felicità dell’uomo: essere poveri di sé stessi per diventare dono, offerta per il prossimo. Dal Congo, la Croce e l’Icona sono approdate in Burundi, non senza difficoltà: inizialmente attese per il 9 ottobre, sono arrivate con quindici giorni di ritardo per problemi di trasporto aereo. Ma il 9 ottobre a Bujumbura si era già radunata una numerosa folla in trepidazione per quello che si prospettava come il più grande raduno mai visto in Burundi. Infatti, grazie alla lunga e capillare preparazione dei giovani e all’ausilio di tutti i mass media, che hanno coperto l’evento trasmettendo anche le catechesi preparatorie, un numero immenso di persone si erano date appuntamento per il pellegrinaggio. Il ritardo non ha fatto altro che accrescere l’attesa. Molti dei giovani del Burundi avevano conosciuto questi simboli solo attraverso il Dvd e l’album “Giovanni Paolo II e la Croce delle Gmg”. In Burundi, la guerra e i suoi effetti devastanti hanno contribuito a lacerare un tessuto sociale già duramente provato da una gravosa situazione con radici molto antiche. Il pellegrinaggio ha offerto un’occasione provvidenziale per sviluppare il tema di riflessione proposto dalla Conferenza episcopale per il Sinodo quinquennale (2005-2010) della Chiesa del Burundi: «Pace e riconciliazione». Il 23 ottobre, nel corso della cerimonia in onore della Croce e dell’Icona, in presenza delle più alte cariche dello Stato, mons. Evariste Ngoyagoye, Vescovo di Bujumbura, ha pronunciato una richiesta di perdono per tutti i mali commessi nel Paese. Questo gesto ha aperto la strada alle numerose manifestazioni che hanno visto anche i cristiani di altre confessioni unirsi alle celebrazioni dei cattolici per lodare l’unico Salvatore, Gesù. Le parole di mons. Gallagher, Nunzio in Burundi, riassumono bene l’esito di questa avventura spirituale: «La visita della Croce ha fatto bene alla Chiesa cattolica da tempo non più considerata in grado di manifestare la propria fede in tale maniera e in tali numeri. Si può dire, senza esagerare, che in pochi giorni la Croce ha rinnovato la fede di innumerevoli cattolici e rafforzato la sicurezza di questa Chiesa come istituzione viva». Il recente passato di guerra accomuna il Burundi e il Ruanda, che ha accolto la Croce e l’Icona per tre settimane a partire dal 2 novembre. I simboli della Gmg sono stati attesi e desiderati proprio per sostenere e incoraggiare il progressivo ritorno alla pace. Non a caso, una delle prime tappe è stata la processione presso il memoriale del genocidio di Kiziguru. Durante la celebrazione è stato chiesto ai giovani di ricordare le tante vite innocenti cadute in questa tragica pagina della storia dell’umanità, per trovare il coraggio di gridare: «Mai più». Un grido lacerante, lanciato con la forza e la sincerità di cui sanno essere capaci i giovani, in un rito comunitario al centro del quale la Croce di Cristo si ergeva come potente segno di perdono. Il Ruanda intero ha così affidato alla Croce e all’Icona le sue speranze di pace. I giovani hanno voluto contribuire alla nascita del nuovo Ruanda anche con azioni concrete, collaborando alla costruzione di case per le vedove del genocidio. Un’altra tappa fondamentale del pellegrinaggio della Croce e dell’Icona in Ruanda è stata senz’altro il V Forum nazionale della gioventù (22-26 novembre 2006), al quale hanno partecipato anche numerosi giovani del Congo e del Burundi. Non è sfuggita la portata profetica di questo incontro, che ha visto convivere pacificamente fianco a fianco ragazzi provenienti da una regione tristemente martoriata dalla piaga dell’odio e delle guerre etniche. Comprensibile quindi l’auspicio di mons. Philippe Rukamba, Vescovo di Butare: che questo momento possa rivelarsi un focolaio di pace e una scuola di fraternità e di amore. Il IX Forum internazionale dei giovani Si terrà dal 28 marzo al 1º aprile 2007 a Rocca di Papa (Roma) il IX Forum Internazionale dei Giovani, incentrato sul tema: “Testimoniare Cristo nel mondo del lavoro”. Organizzato dalla Sezione Giovani del Pontificio consiglio per i laici, il Forum coinvolgerà un gruppo di giovani delegati dalle conferenze episcopali e dalle più importanti aggregazioni laicali che operano nell’ambito della pastorale del lavoro: circa 300 partecipanti, di età dai 20 ai 35 anni, concretamente impegnati nella Chiesa e nel mondo del lavoro, provenienti da un centinaio di Paesi diversi. La prima giornata, intitolata “I giovani e il mondo del lavoro oggi”, si aprirà con una panoramica delle trasformazioni che l’era della globalizzazione ha prodotto nel mondo del lavoro, a cui seguiranno le testimonianze dirette di giovani lavoratori provenienti da diversi paesi; una conferenza esporrà le problematiche legate alla mobilità, precarietà e disoccupazione, che sempre più contraddistinguono la presenza giovanile nel mondo del lavoro. Infine con una tavola rotonda si vedrà come molti giovani rispondano a queste trasformazioni sociali con nuovi modi di vivere il lavoro, dimostrando creatività e iniziativa, e come sia possibile sostenere i giovani in situazioni di crisi professionale o di disoccupazione. La seconda giornata sarà organizzata in forma di pellegrinaggio e di incontro a Roma: “Sui passi degli apostoli Pietro e Paolo”, come enuncia il tema del giorno, i delegati si recheranno in visita alle basiliche di San Paolo e San Pietro per vivere insieme un’esperienza di fede alla ricerca delle radici del cristianesimo, annunciato e testimoniato fino al martirio dai primi due “operai” della vigna del Signore. Meditando sull’esempio dei due apostoli, i giovani potranno vedere con più chiarezza il legame profondo fra la vita lavorativa e la missione evangelizzatrice a cui è chiamato ogni cristiano. Nel pomeriggio, dopo una breve preghiera presso la tomba di Giovanni Paolo II, i delegati del Forum incontreranno il Santo Padre Benedetto XVI in piazza San Pietro insieme ai giovani di Roma, in preparazione alla celebrazione diocesana della XXII Giornata mondiale della gioventù. Il Forum proseguirà la terza giornata con una riflessione su “Il significato del lavoro per la vita umana”. Dopo una conferenza volta a inquadrare il senso del lavoro alla luce dell’enciclica Laborem exercens e della dottrina sociale della Chiesa, si terrà una tavola rotonda per testimoniare come il lavoro possa essere concretamente al servizio della persona umana e della sua crescita: cioè un luogo in cui realizzare i propri talenti e stringere relazioni umane solidali, e uno stimolo a utilizzare sia il tempo libero che il denaro in modo responsabile e costruttivo. Saranno poi i delegati stessi, riuniti in gruppi di lavoro linguistici, a interrogarsi su quale significato effettivo abbia il lavoro per i giovani cristiani di oggi. Nella quarta giornata i lavori sfoceranno in un approfondimento sul tema “Annunciare il vangelo del lavoro oggi”: sarà la volta di presentare la testimonianza cristiana nel mondo del lavoro, con una tavola rotonda sulla pastorale del lavoro, il ruolo dell’associazionismo cattolico e la partecipazione alla vita sindacale; seguirà una conferenza su come unificare vita professionale e vita cristiana all’insegna del motto benedettino ora et labora, e alcune testimonianze di giovani sulla ricerca della dimensione spirituale nell’ambito del lavoro; si cercherà infine di far emergere dai gruppi di lavoro alcune esperienze e suggerimenti sulla testimonianza cristiana dei giovani nell’ambiente lavorativo. Spetterà poi a S.E. mons. Stanisław Ryłko, Presidente del Pontificio consiglio per i laici, trarre le conclusioni del Forum nel suo intervento finale. A coronamento di questa esperienza di incontro e condivisione nella Chiesa universale, domenica 1º aprile i delegati del Forum torneranno in piazza San Pietro per vivere insieme un’importante tappa di preparazione al grande appuntamento di Sydney nel 2008: parteciperanno infatti alla Messa delle Palme presieduta dal Santo Padre nel quadro della celebrazione diocesana della XXII Giornata mondiale della gioventù, dedicata al tema “Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13, 34). Future iniziative del Pontificio consiglio per i laici Al Pontificio consiglio per i laici sono già in esame diverse e importanti iniziative che dovrebbero passare, nei prossimi mesi, alla loro fase di progettazione. Esse pretendono di dare seguito a vari programmi che il Dicastero ha intrapreso da tempo nel vasto e diversificato ambito delle sue competenze e che rispondono alla sua vocazione di servizio ai fedeli laici nella loro partecipazione alla vita e alla missione della Chiesa oggi. Il 30 dicembre del 2008 ricorreranno i venti anni della pubblicazione dell’esortazione apostolica post-sinodale, Christifideles laici, considerata la magna charta del laicato cattolico del nostro tempo. Questo documento del papa Giovanni Paolo II riveste anche, grazie ai suoi insegnamenti e orientamenti, una grande importanza per il lavoro del nostro Dicastero. Il tempo che ci separa dall’anniversario della promulgazione di questa esortazione sarà dunque una preziosa occasione per riprendere in mano lo studio del suo contenuto, per approfondire alcune questioni teologiche implicate in esso, per valutare il cammino fatto negli anni successivi alla sua pubblicazione, per sottolineare ulteriori ambiti divenuti oggi prioritari e opportune verifiche di quanto già affrontato, e per preparare un’adeguata commemorazione di questo anniversario. Sarà interessante riprendere i numerosi studi di valore che sono stati pubblicati sulla Christifideles laici. Una delle priorità più attuali è quella di investire, per edificare la Chiesa, nella ricchezza carismatica, educativa e missionaria dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità, capace di mettere in luce l’avvenimento cristiano per il bene degli uomini tramite l’esperienza vitale dell’incontro con Cristo Gesù. Scuole di vita vera, di libertà e di unità, li ha chiamati Sua Santità Benedetto XVI nel grande raduno in piazza San Pietro, il 3 giugno 2006, vigilia di Pentecoste, subito dopo il loro II Congresso mondiale. La verifica del percorso fatto finora con queste diverse realtà porterà nuovamente il Pontificio consiglio per i laici a radunare un nutrito gruppo di vescovi di vari continenti e nazioni, insieme ad alcuni fondatori e responsabili dei movimenti e delle comunità, per l’approfondimento del dialogo, affinché si favorisca il loro impegno e servizio e la loro presenza nella Chiesa e nel mondo. Da molto tempo, il Dicastero è anche impegnato a promuovere e organizzare incontri continentali o regionali di fedeli laici, insieme ai loro Pastori, così come è stato fatto in passato in Libano per responsabili laici del Medio Oriente (1997), e a Kiev, in Ucraina, per quelli dei Paesi dell’ex-Unione Sovietica (2003). Ora, l’annuncio che il Santo Padre ha fatto della convocazione a Roma della seconda Assemblea speciale del Sinodo dei vescovi per l’Africa, sul tema “La Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace”, offre la propizia opportunità per promuovere un incontro continentale dei responsabili laici di questo continente, che sia segno di comunione e di solidarietà con quelle Chiese che vivono spesso in contesti drammatici di povertà e di violenza, vivo incoraggiamento ai laici per aprire strade al Vangelo nelle realtà africane e anche sede di elaborazione di proposte e suggerimenti in vista dell’Assemblea sinodale. Allo stesso tempo, sono già in corso diverse consultazioni sulla possibilità di proporre un congresso continentale dei responsabili laici in Asia. Più concretamente ancora, due altre iniziative sono in processo di maturazione. La prima riguarda una riflessione a vent’anni dalla pubblicazione dell’enciclica di papa Giovanni Paolo II Mulieris dignitatem, per approfondire, alla sua luce, il cammino fatto finora, la situazione odierna e le prospettive di movimenti, correnti e iniziative riguardanti la dignità della donna e il suo contributo nella Chiesa e nella società. Si tratterà di focalizzare i punti di approfondimento per evitare inutili ripetizioni, servendosi tuttavia dei numerosi e qualificati studi e ricerche già fatti in materia. La seconda concerne la Sezione “Chiesa e sport” del Pontificio consiglio per i laici. Dopo il primo seminario svoltosi nel novembre del 2005, che ha affrontato in modo complessivo gli scopi di questa Sezione, si cercherà di compiere, ora, un approccio più specifico ai diversi obiettivi. Uno di questi, che sarà oggetto di un nuovo seminario di studio, riguarda l’assistenza spirituale agli sportivi e il ruolo e l’operato dei cappellani. Verso un profondo rinnovamento della tradizione L’importante tradizione delle Organizzazioni internazionali cattoliche, sviluppatasi a partire dalle prime decadi del XX secolo, come espressione del risorgere dell’associazionismo dei fedeli, e in particolare dei fedeli laici, in conformità al dispiegarsi della cattolicità e per assicurare una maggiore presenza dei cattolici nella vita internazionale, sta vivendo un cammino di profondo rinnovamento. Diversi fattori di novità hanno richiesto l’esame approfondito di queste realtà, intrapreso sia dalla Santa Sede – specialmente nella cooperazione tra la Segreteria di Stato e il Pontificio consiglio per i laici –, sia dalle singole Oic e dalla Conferenza delle Oic, esame arricchito anche da vari e frequenti incontri di dialogo. Un primo fattore di novità che ha reso necessario questo processo di revisione è la normativa sulle associazioni di fedeli del Codice di diritto canonico in vigore. Ogni Oic è stata chiamata a intraprendere un lavoro di riformulazione dei propri Statuti per essere confermata dal Pontificio consiglio per i laici come associazione internazionale di diritto pubblico o privato. Il nostro Dicastero ha già concluso questo lavoro insieme al MIAMSI, alla CIJOC, all’UCIP, al BICE, mentre procede l’esame di molte altre Oic. Ci auguriamo di completare questo lavoro entro il 2007. Conseguenza di ciò è che in questa nuova veste giuridica, quelle che erano state tradizionalmente denominate “Organizzazioni internazionali cattoliche” non si distinguono più dalle altre associazioni internazionali di fedeli che il Pontificio consiglio per i laici ha eretto o riconosciuto dopo l’entrata in vigore del Codice di diritto canonico del 1983, Codice uscito in concomitanza con la fioritura di nuove e diverse forme aggregative, specialmente i cosiddetti “movimenti ecclesiali” e “nuove comunità”. Infatti, nei nuovi Statuti approvati, o in via di approvazione, non si cita più l’espressione “Organizzazioni internazionali cattoliche” ma queste sono riconosciute come associazioni internazionali di fedeli private o pubbliche, inserite dunque nel complesso e diversificato panorama che emerge dalla “nuova tappa associativa dei fedeli” nella Chiesa cattolica. La categoria associativa tradizionalmente nota sotto il comune denominatore di “Oic” tenderà ora a non esistere più come tale, anche perché non ci sono i criteri che possano distinguerla dalle altre realtà associative cattoliche, e non si vede necessità alcuna di mantenere questa differenziazione tra associazioni cattoliche. Un altro fattore di novità emerge dalle profonde trasformazioni che la vita internazionale ha vissuto negli ultimi venti anni, in gran parte dovute alla fine storica del mondo bipolare, agli accelerati progressi scientifici e tecnologici che offrono nuove possibilità – ma che pongono gravi questioni etiche – a tutta la realtà e alle sfide implicate in ciò che viene chiamato “globalizzazione” o “mondializzazione”, alla ricerca drammatica di un nuovo ordine mondiale, all’incontro-scontro di culture e all’emergere delle religioni nella vita pubblica delle nazioni e nell’ordine internazionale. Tutto ciò ha fatto sì che l’istituzionalizzazione della vita internazionale abbia acquisito una maggiore densità e intensità, sviluppatasi tramite una serie di luoghi diversi, agenzie e iniziative dove nuovi organismi – per citarne almeno uno, l’Organizzazione internazionale del commercio – hanno assunto un’importanza rilevante. Tutto ciò sta richiedendo un rinnovamento e un rilancio della presenza della Santa Sede nell’ambito della vita internazionale intergovernativa, questione che si sta affrontando da un certo tempo. Ma a livello non governativo si può dire che le Oic, e la Conferenza delle Oic, trovano grandi difficoltà ad assicurare la loro presenza e il loro contributo in modo da avere qualche incidenza e rilevanza a livello internazionale. Anzi, questa loro presenza e contributo – molto validi in alcuni casi e situazioni – sembra in genere indebolita e scarsamente incidente nei fatti. Allo stesso tempo, si assiste al moltiplicarsi di un numero sempre crescente di organizzazioni internazionali non-governative, molto attive e influenti nell’operare compiti di “lobby”, sensibilizzazione, informazione, cooperazione, ecc. Tra questa grande varietà di Ong, con statuto consultivo presso diverse organizzazioni e agenzie internazionali, si trova tradizionalmente la stragrande maggioranza delle Oic, ma la presenza di Ong di appartenenza o di ispirazione cattolica è divenuta oggi molto varia. Tra i cosiddetti movimenti ecclesiali e nuove comunità (più di 120 sono stati riuniti dal Pontificio consiglio per i laici lo scorso 3 giugno 2006), sono molti quelli che hanno già ottenuto o stanno per chiedere, per diversi enti e in diversi modi, questi statuti consultivi. Ad essi si aggiungono le Ong legate ai diversi istituti religiosi, la fioritura di numerose altre Ong che si occupano delle questioni legate alla famiglia, alla difesa della vita e alle nuove questioni poste dalle biotecnologie, così come molti altri organismi di volontariato e di cooperazione che si riconoscono nella Chiesa cattolica o fanno riferimento ad essa. La presenza cattolica a livello internazionale, non-governativo, ha vissuto dunque un processo di crescita nella quantità e diversità di organizzazioni, fenomeno che include anche una certa dispersione come anche una certa fragilità di intenti. Poste queste premesse, alla Santa Sede preme sostenere e incoraggiare il compito che fu all’origine della costituzione della Conferenza delle Oic, cioè la presenza e il contributo delle associazioni cattoliche nella vita internazionale, specialmente tramite l’esercizio dello statuto consultivo oltre che con l’aiuto dei Centri internazionali. Oggi è fondamentale che la presenza dei cattolici, tramite le più varie associazioni, organizzazioni ed enti cattolici o di ispirazione cattolica – operanti secondo la propria autonomia e responsabilità, ma facenti riferimento al magistero della Chiesa – acquisisca nuovo slancio e nuove modalità di contributo in una vita internazionale soggetta a grandi trasformazioni e dove sono in gioco questioni fondamentali per la vita e il destino della persona umana, della famiglia, dei popoli e delle nazioni e dell’ordine internazionale. In questo senso c’è una continuità da garantire con il compito che le Oic e la loro Conferenza hanno svolto sino ad oggi. La discontinuità e novità è che la Santa Sede è oggi decisa a promuovere e sostenere un Forum di associazioni, organizzazioni ed enti internazionali, nella loro varietà e diversità, che si riconoscano come cattolici, o che facciano riferimento alla Chiesa cattolica, o s’ispirino al suo Magistero; un luogo aperto di incontri periodici, di scambio di informazioni, di approfondimento di riflessioni, di concertazione quando sia necessario o opportuno, di richiamo alla presenza e all’offerta del proprio contributo dinanzi a eventi, conferenze, programmi e dibattiti nella vita internazionale. Un Forum che non pretende di creare una sorta di “blocco cattolico”, ma che lasci libertà di iniziativa e di responsabilità, nell’ambito di una legittima autonomia associativa, pur costituendo un minimo di struttura di coordinamento. La Santa Sede seguirebbe i suoi lavori con una speciale attenzione e con contributi di riflessione, di richiamo e di collaborazione. Questa iniziativa prevede allo stesso tempo il rafforzamento del ruolo dei Centri internazionali – ed eventualmente la creazione di altri nel prossimo futuro – affinché le diverse associazioni, organizzazioni ed enti che formeranno il Forum si incontrino ordinariamente in questi Centri presso le diverse sedi internazionali. Questa preoccupazione della Santa Sede è venuta maturando nel momento in cui la stessa Conferenza delle Oic ha intrapreso il suo periodo di riflessione: dall’ultima Assemblea generale avuta a Gerusalemme nel novembre del 2005, la Conferenza ha preso viva coscienza di questa necessità di rinnovamento e ha intrapreso un intenso lavoro di revisione. L’iniziativa del Forum sarà materia di un nuovo scambio di riflessioni, approfondimenti e progettazioni. In ogni caso, è ovvio che le associazioni internazionali pubbliche e private che hanno condiviso la storia della Conferenza delle Oic o che riconoscono di avere particolari affinità associative tra di loro mantengano reti proprie di dialogo e di cooperazione, sebbene la Conferenza delle Oic dovrebbe lasciare il passo a questo nuovo Forum, espressione allo stesso tempo di continuità e di grande novità. Tutte le associazioni internazionali di fedeli continueranno a trovare nel Pontificio consiglio per i laici il dicastero competente per le questioni relative alla loro erezione o riconoscimento, all’approvazione dei loro statuti e alle questioni statutarie che ne derivano. Il nostro Dicastero continuerà a seguire con speciale sollecitudine la loro vita associativa, il loro sviluppo carismatico o spirituale, i loro processi educativi e di formazione cristiana, il loro inserimento pastorale e slancio missionario, le loro opere e iniziative congiunte. Esso rimane la loro “casa comune”, sebbene diverse di queste associazioni internazionali di fedeli siano, allo stesso tempo, incoraggiate a mettersi in contatto con altri dicasteri della Santa Sede secondo la materia del proprio interesse o scopo. Inoltre, il Pontificio consiglio per i laici è in stretto contatto con la Segreteria di Stato, essa stessa competente riguardo alla vita internazionale intergovernativa di quelle associazioni e organizzazioni che si richiamano o fanno riferimento alla Chiesa cattolica, e che hanno statuto consultivo presso organizzazioni internazionali. Riconoscimenti giuridici e approvazioni statutarie Il Pontificio consiglio per i laici: con decreto del 7 ottobre 2005, ha riconosciuto come associazione internazionale di fedeli, l’associazione World Apostolate of Fatima, approvandone gli statuti “ad experimentum”. Con decreto del 6 gennaio 2006, ha approvato i nuovi statuti del Bureau International Catholique de l’Enfance (BICE). Con decreto del 22 febbraio 2006, ha concesso l’approvazione definitiva degli statuti dell’associazione Comunidades Laicas Marianistas. Con decreto del 22 febbraio 2006, ha concesso l’approvazione definitiva degli statuti dell’associazione Heraldos del Evangelio. Con decreto del 15 marzo 2006, ha approvato le modifiche apportate agli statuti della Fraternidad Cristiana Intercontinental de Personas con Discapacidad (FRATER Intercontinental). Con decreto del 2 aprile 2006, ha concesso l’approvazione definitiva degli statuti dell’associazione Carmelo Misionero Seglar. Con decreto del 24 ottobre 2006, ha riconosciuto come associazione internazionale di fedeli, l’associazione Alianza de Amor con el Sagrado Corazón de Jesús, approvandone gli statuti “ad experimentum”. Con decreto del 17 novembre 2006, ha approvato le modifiche apportate agli statuti dell’associazione Talleres de Oración y Vida. Attualmente, il Dicastero sta procedendo all’esame delle domande di riconoscimento canonico presentate dalle seguenti aggregazioni laicali: Les maisons d’adoration, Alliance of the Holy Family International, Apostolate for Family Consecration, Fondacio, Comunità Cattolica d’Integrazione, Families of Nazareth Movement, Comunità Cattolica Shalom, Comunità dei Figli di Dio, Milicia de Santa María, Famiglia Speranza, Rinnovamento Carismatico Servi di Cristo Vivo, Franciscanos de María, Movimento Luce-Vita, Movimento Apostolico di Schönstatt, Hogares Nuevos- Obra de Cristo, Comunità Cenacolo, Comunità Cançao Nova. Ultimi volumi pubblicati
IN PREPARAZIONE
Dopo l’estate sono riprese le visite ad limina Apostolorum, che i vescovi di tutto il mondo compiono con la frequenza di circa cinque anni; le visite costituiscono un segno e uno strumento efficace di comunione con il successore di Pietro, Sommo Pontefice della Chiesa universale, sostenuto e coadiuvato nelle sue funzioni dalla curia romana. In questo periodo il Pontificio consiglio per i laici ha ricevuto la visita dei vescovi dello Zambia, di due gruppi di vescovi provenienti dal Canada, dei vescovi della Germania e dell’Irlanda. Tutti gli incontri si sono rivelati occasione di un proficuo scambio di esperienze in piena comunione di spirito e di intenti; naturalmente gli argomenti trattati si sono differenziati per le specificità delle situazioni locali e per le richieste particolari avanzate dai singoli gruppi di pastori. I vescovi dello Zambia ci hanno fatto partecipi dei progressi compiuti nella pastorale locale, caratterizzata dall’organizzazione del territorio delle parrocchie in Small Christian Communities, che consente sia una diffusione capillare di servizi altrimenti concentrati solo nelle parrocchie o nelle missioni, spesso disperse nelle campagne o molto distanti tra loro, sia la creazione di piccole comunità a dimensione di famiglia allargata nelle grandi aggregazioni urbane, salvaguardando così il costume africano. Ovviamente una tale organizzazione comporta l’impegno di un numero elevato di laici qualificati, che si facciano carico della guida delle piccole comunità in piena comunione con il parroco, come pure di ministri della parola e dell’Eucaristia; a questo scopo la giovane chiesa africana offre occasioni di formazione ad hoc. Due gruppi di vescovi, provenienti dall’Ontario e dal Canada occidentale, hanno completato la visita iniziata prima dell’estate da altri due gruppi di vescovi canadesi. Particolare interesse ha assunto lo scambio di esperienze riguardo alla pastorale giovanile. I presuli hanno rilevato come i giovani del Canada siano rimasti positivamente segnati dalla Giornata mondiale dalla gioventù di Toronto nel 2002, tanto da assicurare una numerosa presenza a Colonia tre anni dopo. Già nella fase di preparazione della Gmg del 2002 le chiese canadesi avevano avviato alcune iniziative pastorali perché l’entusiasmo suscitato dall’evento non rimanesse un episodio isolato, ma si tramutasse in pastorale ordinaria. I presuli hanno voluto essere informati circa analoghe iniziative prese in diversi paesi del mondo e di cui il nostro Dicastero è a conoscenza. Alla fine di ottobre abbiamo ricevuto la visita di una nutrita delegazione di vescovi dall’Irlanda; la preoccupazione manifestata con più insistenza ha riguardato la crescente secolarizzazione della società e i problemi pastorali che comporta questa situazione, relativamente nuova per quella Nazione. I vescovi ci hanno informato dei loro sforzi per incrementare la formazione dei laici in vista di una pastorale di comunione, che superi l’individualismo caratteristico degli irlandesi, un punto debole di fronte all’invadenza della mentalità secolarizzata. Da parte del Dicastero si è insistito sulla necessità di proporre ai fedeli un’adeguata formazione cristiana, nella forma dell’itinerario di iniziazione cristiana, per poter valorizzare la ricchezza del discepolato; è stata altresì sottolineata l’opportunità di una maggiore apertura da parte del clero ai movimenti ecclesiali e alle nuove comunità, che si stanno rivelando in tutto il mondo una risposta efficace alla crescente secolarizzazione. Molto numerosi anche i due gruppi di vescovi dalla Germania che ci hanno visitato durante il mese di novembre. Tra i numerosi argomenti discussi hanno assunto particolare rilievo le considerazioni sull’impegno dei fedeli laici nella politica e nella cultura tedesca e sull’incidenza della dottrina sociale della Chiesa. In questo contesto, i vescovi si sono dimostrati particolarmente interessati alla nuova sezione “Chiesa e Sport” del nostro Dicastero, operativa da poco più di un anno; infatti il prossimo anno proprio in Germania, a Mainz, è in programma un simposio sullo sport organizzato in collaborazione con il nostro Dicastero. Gli eventi della Pentecoste 2006 a Roma sono stati motivo di grande gioia e soddisfazione per chi li ha organizzati e per tutte le realtà ecclesiali che hanno contribuito al felice esito sia del II Congresso dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità a Rocca di Papa, sia dell’Incontro con il Santo Padre in piazza San Pietro. A confermarlo sono stati i rappresentanti stessi dei movimenti e delle nuove comunità intervenuti alla riunione di valutazione che si è tenuta al Pontificio consiglio per i laici solo a qualche settimana di distanza dagli eventi. L’incontro è stato inoltre l’occasione per iniziare a riflettere su come rispondere ai nuovi compiti che si stanno delineando. «Ora non è più questione di dirci chi siamo e cosa facciamo in quanto movimenti», ha detto S.E. mons. Ryłko, che ha presieduto la riunione. «L’elemento caratterizzante di questa nuova tappa sarà concentrarci sull’essenziale dell’essere cristiano. E se ci concentriamo su questo, ci troveremo inevitabilmente di fronte alla parola “missione”, una prospettiva che, del resto, nasce dalla Pentecoste, dal Cenacolo, dal quale gli apostoli escono per annunciare la buona novella». Altro aspetto scaturito dalla riunione riguarda la presenza a questi eventi – evidenziata soprattutto al Congresso di Rocca di Papa – di realtà più giovani, una novità che ha portato alla riflessione sulla giovinezza spirituale che va mantenuta anche dai movimenti di più vecchia data. «È una cosa da difendere, da promuovere e da sollecitare per non cedere ai sintomi della stanchezza. La giovinezza dello spirito esprime la bellezza di essere cristiani. E questa giovinezza si può manifestare solo a condizione di essere fedeli al proprio carisma», ha concluso il Presidente del Dicastero. Tra i frutti degli eventi, sono da considerare anche due particolari pubblicazioni. Le immagini dei volti dei partecipanti, dei momenti di condivisione e di fraternità al Congresso, della gioia delle centinaia di migliaia di pellegrini in piazza San Pietro, dell’arrivo del Santo Padre, della preghiera dei primi Vespri… tutto questo è stato raccolto nell’album fotografico “La bellezza di essere cristiani”, preparato dal Pontificio consiglio per i laici e disponibile presso i suoi uffici. L’album è stato concepito proprio come una memoria degli eventi per immagini e contiene anche alcuni stralci delle relazioni e dei discorsi più importanti a partire dall’omelia ai primi Vespri di Benedetto XVI. Dal mese di aprile saranno invece disponibili gli Atti del Congresso di Rocca di Papa e i testi dell’evento in piazza San Pietro. La pubblicazione, a cura del nostro Dicastero, sarà editata in italiano mentre successivamente sono previste edizioni in altre lingue. La bellezza di essere cristiani Album fotografico a colori con le immagini del II Congresso mondiale dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità (Rocca di Papa, 30 maggio - 2 giugno 2006) e dell’Incontro con il Santo Padre Benedetto XVI (Roma, piazza San Pietro, 3 giugno 2006). Testi in quattro lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo). L’album si può ordinare presso il Pontificio Consiglio per i Laici 00120 - Città del Vaticano Tel.: +39 06 698 87322; 87141; 87296; 87333; 87396 - Fax: +39 06 698 87214 e-mail: pcpl@laity.va Prezzo unitario: 5,00 Euro Contatti con associazioni e movimenti
Altri appuntamenti
* * * Attività al Centro Internazionale Giovanile “San Lorenzo” Il 7 novembre mons. Kohn ha presieduto la celebrazione eucaristica al Centro Internazionale Giovanile “San Lorenzo” in occasione della benedizione di una scultura in legno di tiglio, raffigurante il diacono Lorenzo, offerta dal sig. Ernesto del Favero e scolpita dall’artista veneto Beppino Lorenzet, entrambi presenti alla celebrazione. Il 17 novembre mons. Kohn era presente anche alla Messa concelebrata al Centro da S.E. mons. Anthony Fisher, vescovo ausiliare di Sydney e responsabile del Comitato organizzatore della Gmg 2008, e da S.E. mons. Heiner Koch, che fu responsabile del Comitato per la Gmg di Colonia. Il 1° dicembre la messa al Centro “San Lorenzo” è stata concelebrata dal vescovo di Palestrina S.E. mons. Domenico Sigalini, già responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Conferenza episcopale italiana, e da mons. Kohn.
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