Il Pontificio Consiglio per i Laici
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IL PONTIFICIO CONSIGLIO PER I LAICI


PREMESSA

Questo opuscolo ha l'unico intento di fornire agli interlocutori del Pontificio Consiglio per i Laici, a quanti s'interessano al suo lavoro, a chi abbia a contattarlo per qualsiasi motivo, un quadro generale che consenta di comprenderne la peculiare identità, le finalità istituzionali, i compiti e le attribuzioni, gli organi e la struttura.

Pur illustrandone nascita e sviluppo, esso non va in alcun modo considerato come una sorta di rassegna, tanto meno esaustiva, dei programmi e delle attività sin qui svolti dal Consiglio. Informazioni dettagliate al riguardo si possono richiedere al segretariato, che sarà lieto di mettersi a disposizione di quanti le sollecitino.

Un dicastero della Santa Sede non può essere definito se non alla luce del magistero pontificio, in special modo dei documenti e degli orientamenti dei Papi direttamente riferentisi ad esso o alla Curia romana in generale. È dunque soprattutto a questo materiale che abbiamo attinto, corredandolo con il riferimento a scritti specifici sulla materia.

I

PRESENTAZIONE

1. Dicastero della curia romana al servizio dei fedeli laici

Il Pontificio Consiglio per i Laici è un dicastero della Curia romana, che coadiuva il Sommo Pontefice nell'esercizio del suo supremo ufficio pastorale per il bene e il servizio della Chiesa universale e delle chiese particolari in quanto attiene alla promozione e al coordinamento dell'apostolato dei laici e, in generale, alla vita cristiana dei laici come tali.(1) L'indole ministeriale sua propria risalta in tutta chiarezza se la si considera nell'ottica indicata dal Concilio Vaticano II: « Nell'esercizio della sua suprema, piena e immediata potestà sopra tutta la Chiesa, il Romano Pontefice si avvale dei dicasteri della Curia romana, che perciò compiono il loro lavoro nel suo nome e nella sua autorità, a vantaggio delle chiese e al servizio dei sacri pastori ».(2)

Il Consiglio è quindi uno degli strumenti che, con immediata adesione, pronta obbedienza e disponibilità di servizio, assistono il Pastore universale della Chiesa nell'ambito delle competenze da lui stesso assegnate a ciascuno, affinché la missione affidata da Cristo a Pietro e ai suoi successori venga adempiuta nel modo più efficace possibile.

La sua peculiarità trova in certo qual modo espressione già nella singolare posizione che il dicastero occupa nell'insieme degli organismi che costituiscono la Curia romana. Infatti, se è vero che il titolo lo accomuna agli altri consigli, è altrettanto vero che se ne distingue perché, mentre questi sono orientati alla cura di realtà determinate quali, la vita familiare, la cultura, la giustizia e la pace, l'ecumenismo, e così via, esso ha per oggetto uno stato di vita o categoria di cristiani, i “christifideles” laici. E in tal senso, per la materia e, in parte, per l'orizzonte e la finalità, si apparenta ad alcune congregazioni, come quella per il Clero o per i Religiosi.(3)

2. Origini

La rinnovata coscienza del mistero della Chiesa e della sua missione nel mondo, scaturita dal Vaticano II, non poteva non ispirare una profonda riforma della Curia, che Paolo VI pose in esecuzione con la costituzione apostolica Regimini Ecclesiae Universae del 15 agosto 1967, nella quale alle secolari congregazioni, ai tribunali e agli altri uffici curiali venivano affiancati nuovi dicasteri e segretariati, creati per rispondere più pienamente al compito di applicare gli insegnamenti e le direttive del Concilio.

L'origine del Pontificio Consiglio per i Laici risale a una proposta formulata nel n. 26 del decreto conciliare Apostolicam actuositatem sull'apostolato dei laici. La sua nascita ufficiale viene sancita da Paolo VI il 6 gennaio 1967 con il motuproprio Catholicam Christi Ecclesiam. Alla fine del primo periodo sperimentale di cinque anni, il Pontefice dichiarava: « A nessuno sfugge che il Consiglio dei Laici è destinato a occupare un posto privilegiato nella Chiesa ».(4) Ed esso, in effetti, si afferma « sempre più come uno strumento insostituibile ed efficace per la promozione del laicato nella Chiesa ».(5) A dieci anni dalla sua nascita, il 10 dicembre 1976, con un altro motuproprio, l'Apostolatus peragendi, lo stesso Paolo VI lo riformava, annoverandolo tra i dicasteri permanenti della Curia romana. Cresciuto « in esperienza e maturità »,(6) visti i « segni evidenti di un servizio fedele, dell'importanza dei suoi compiti per la vita della Chiesa e il ministero del Papa »,(7) Giovanni Paolo II — che, da arcivescovo di Cracovia, ne fu per anni consultore — non cessa d'incoraggiarlo, riconfermandolo nell'esercizio delle esigenti responsabilità che gli sono proprie. La sua competenza e struttura fondamentali sono oggi definite nel quadro della costituzione apostolica Pastor Bonus sulla Curia romana del 28 giugno 1988.

3. Natura e finalità

« Frutto del Concilio »,(8) il Pontificio Consiglio per i Laici non può intendersi rettamente se non in quanto segno eloquente e fecondo di una rinnovata comprensione della Chiesa come mistero di comunione missionaria, nella quale è cresciuta la consapevolezza della dignità e della corresponsabile partecipazione dei fedeli laici.

Paolo VI amava additare al nuovo organismo due ineludibili poli di riferimento: i laici e la gerarchia. « Il vostro Consiglio », egli affermava, « deve mantenersi in atteggiamento di ascolto e di dialogo, attento a discernere nei loro [dei fedeli laici] ambienti di vita le necessità e le possibilità di salvezza ».(9) E ciò spronandolo a « raccogliere gli echi provenienti da tutti gli orizzonti, portatori degli appelli che vengono dalla vita in tutti i suoi aspetti, e dai modi in cui, nei diversi paesi e continenti, i laici cristiani si organizzano per rispondervi ».(10) In tal senso, egli ebbe a dire ai superiori, membri e consultori del “Consilium de Laicis”: « Voi siete i testimoni diretti (...) di queste correnti di pensiero e di azione, delle loro diverse manifestazioni, dei profondi sentimenti che le ispirano, valutando quanto di positivo vi è in esse per apportare [al Santo Padre] preziosi elementi di giudizio (...), e attendiamo pure da voi che il vostro senso della Chiesa, il vostro attaccamento al [suo] Capo visibile vi ispirino a rendervene interpreti presso i vostri fratelli e a portare loro l'eco delle sue preoccupazioni di pastore, delle sue direttive e delle indicazioni che spetta a lui dare per questo apostolato ».(11) In questa sua azione, aggiungeva il Pontefice, « il Consiglio dovrà ricordare e testimoniare che zelo e devozione non bastano. Occorrono pure riflessione, meditazione e costante confronto con il Vangelo e il magistero della Chiesa ».(12) Ciò che evidenzia la responsabilità del dicastero di promuovere « l'articolazione dell'apostolato dei laici con quello della gerarchia, due forze che la costituzione stessa della Chiesa non consente d'immaginare divergenti ».(13) Il Consiglio deve pertanto contribuire a far sì che si stabilisca « una corrente » in quell'« organismo vivo » che è la Chiesa, grazie alla quale « il capo e le membra siano strettamente uniti in uno stesso amore a Cristo (...) e le preoccupazioni dei figli siano conosciute e condivise dal padre e la parola del padre sia intesa da tutti i suoi figli, compresa e messa in pratica ».(14)

Questo duplice, indissociabile e fecondo riferimento è stato ripreso da Giovanni Paolo II come caratteristica e stile fondamentali del servizio del dicastero: « Da un lato, mediante l'ascolto e il dialogo, dovete prestare una particolare attenzione alle aspirazioni, necessità e sfide presenti nella vita dei laici in quanto persone, nelle loro famiglie e nei loro movimenti, nelle loro comunità cristiane, come pure nei loro diversi impegni sociali e culturali (...). Dall'altro, dovete valutare le svariate esperienze del laicato alla luce della Rivelazione e della tradizione cristiana, vigilando che esse si realizzino in spirito di fedeltà alla Parola di Dio e al magistero della Chiesa »(15) e « in profonda comunione con i pastori, a loro volta uniti alla Cattedra di Pietro ».(16) Questo servizio ai laici del mondo intero — chiamati a edificare la Chiesa, fondata e continuamente rinnovata dai doni sacramentali, gerarchici e carismatici — non può quindi prescindere da una considerazione attenta di quanto lo Spirito di Dio suscita nella vita delle persone e delle comunità.

Quando si tratta di promuovere e incoraggiare la partecipazione dei fedeli laici alla vita e missione della Chiesa, un atteggiamento realista sa che parlare di laicato significa riferirsi a persone quanto mai diverse tra loro, in condizioni e contesti di vita estremamente differenti, con livelli di formazione cristiana assai dissimili e modalità d'impegno molto diversificate. E sa pure che il laicato non può essere compreso se non alla luce di una ecclesiologia di comunione e di missione e in rapporto alle concrete condizioni della vita del mondo. Non è dunque casuale lo stretto collegamento esistente tra il decreto Apostolicam actuositatem e le costituzioni conciliari Lumen gentium sulla Chiesa e Gaudium et spes sulla Chiesa nel mondo contemporaneo.(17)

L'ampio orizzonte del servizio del dicastero è stato chiaramente delineato da Paolo VI e da Giovanni Paolo II.(18) « Il campo è (...) immenso e la sfida considerevole: evangelizzare le persone, le culture, contribuire dall'interno, a modo di fermento, alla santificazione del mondo, permeare l'ordine temporale con lo spirito evangelico, per la costruzione di un mondo più degno degli uomini, figli di Dio ».(19) « Un compito immenso », ribadiva qualche anno dopo Giovanni Paolo II al Pontificio Consiglio per i Laici, « ereditato dal grande evento conciliare: far sì che un numero sempre crescente di cristiani si impegni a vivere, con consapevolezza e coerenza, il proprio sacerdozio di battezzati, come pietre dell'edificio di Cristo, cittadini e protagonisti del suo popolo pellegrino ».(20)

4. Struttura

4.1. Segretariato

Il Pontificio Consiglio per i Laici, come gli altri dicasteri della Curia romana, ha alla testa un presidente, coadiuvato da un segretario e da un sottosegretario, e assistito da un comitato di presidenza, composto da cardinali e vescovi.

Nell'ambito del segretariato operano sezioni che si occupano rispettivamente:

– dei movimenti e associazioni internazionali di fedeli laici;

– della vocazione e missione della donna nella Chiesa e nella società;

– della pastorale giovanile.

Una quindicina di laici, impiegati a tempo pieno, svolgono servizi di segreteria e traduzione, lavorano nell'ambito amministrativo, curano le pubblicazioni del dicastero, assicurano il funzionamento di biblioteca, archivio e protocollo, ecc.

I superiori, con i più stretti collaboratori (capi ufficio e aiutanti di studio) si riuniscono settimanalmente nel cosiddetto “congresso”, che tratta gli affari correnti e segue la realizzazione dei programmi del dicastero.

4.2. Membri e consultori

A differenza delle congregazioni i cui membri sono soprattutto cardinali e vescovi, ai quali si aggiungono, secondo i casi, « alcuni chierici ed altri fedeli »,(21) il dicastero conta membri e consultori in maggioranza laici, nominati dal Santo Padre — insieme ad alcuni vescovi (scelti in genere a motivo del loro incarico, specialmente in quanto segretari di altri dicasteri della Curia) — per un quinquennio.

« Il volto di questo Consiglio [costituito da uomini e donne] esprime i diversi continenti, le diverse culture, le diverse età del popolo di Dio. Certo, non è stato possibile includervi l'espressione di tutte le situazioni e di tutte le condizioni sociali dell'umanità (...). Ma, così com'è, [esso] deve sforzarsi di rappresentare tutto il laicato ».(22) Per questo il Papa può affermare che, rivolgendosi al dicastero, ai suoi membri e consultori, « in certo modo [egli] si rivolge all'insieme dei laici nella Chiesa ».(23) E ciò non perché si tratti di una rappresentanza formale di comunità cristiane, associazioni di fedeli e altre istanze, ma in ragione di quella diversità di situazioni ed esperienze di cui i membri e consultori — seppur designati a titolo personale — si fanno portavoce e interpreti in seno al dicastero. Il Pontificio Consiglio per i Laici diviene così luogo di speciale presenza dei laici nella Curia romana, spazio di espressione, nel cuore della Chiesa universale, delle loro preoccupazioni e speranze.

I membri vengono convocati periodicamente in assemblee plenarie che, sulla base di esperienze, bisogni e attese dei laici del mondo intero, studiano le grandi linee dell'orientamento e dei programmi del dicastero. I consultori sono in genere chiamati a dare pareri qualificati su materie di ordine teologico, canonico, pastorale e simili.

4.3. Modalità di lavoro

L'attività ordinaria del Pontificio Consiglio per i Laici passa per una fitta rete di contatti epistolari, visite, incontri, sessioni di studio. Al contempo il dicastero cura la definizione, l'organizzazione e la realizzazione di programmi più impegnativi, quali grandi raduni (consultazioni mondiali dei laici, giornate mondiali della gioventù), congressi di laici di diversi continenti o regioni, convegni internazionali su temi di particolare interesse e attualità (la donna nella Chiesa e nella società, la testimonianza cristiana nel mondo del lavoro, la pastorale universitaria, ecc.), incontri mondiali con rappresentanti di associazioni internazionali e movimenti ecclesiali.

Le assemblee plenarie, che sono le riunioni più importanti del dicastero e momento forte della partecipazione dei membri — provenienti da ogni parte del mondo — al servizio e all'orientamento del dicastero, hanno lo scopo di:

– approfondire, alla luce del magistero pontificio, questioni d'interesse particolare;

– sensibilizzare su problematiche della vita dei fedeli laici, mediante il dialogo e la riflessione comune;

– formulare suggerimenti e proposte in vista della definizione dei programmi del dicastero;

– procedere alla disamina di documenti da esso elaborati;

– impegnare i membri nella divulgazione delle iniziative e dei programmi del Consiglio nelle chiese locali e tra i movimenti e le associazioni laicali internazionali.

Il lavoro svolto dal dicastero viene documentato da una serie di pubblicazioni periodiche: il Servizio d'Informazione, che offre una panoramica delle attività del Consiglio; il Servizio di Documentazione e la Rivista Laici Oggi, che presentano rispettivamente gli atti dei convegni più importanti e la sintesi monografica di studi ed esperienze nell'ambito di questioni specifiche; la rivista I care. Gioventù Chiesa Speranza, più particolarmente riferita alla pastorale giovanile e alle giornate mondiali della gioventù.

4.4. Interlocutori

Nello svolgimento delle sue attività, il Pontificio Consiglio per i Laici si avvale del dialogo e della collaborazione con interlocutori, il cui apporto è di grande aiuto per il conseguimento delle sue finalità. Essi sono:

– gli altri dicasteri della Curia romana;

– i vescovi diocesani;

– le conferenze episcopali, soprattutto tramite le loro rispettive commissioni per i laici;

– i consigli nazionali dei laici;

– le associazioni internazionali e i movimenti ecclesiali dei laici.

Numerosi altri contatti scaturiscono inoltre dal suo lavoro nel contesto:

– della pastorale giovanile, universitaria e del mondo del lavoro;

– della promozione della donna;

– della partecipazione dei laici ai consigli pastorali e ai ministeri non ordinati;

– delle scuole di formazione.

A ragione si può, quindi, affermare che il Pontificio Consiglio per i Laici — chiamato a « suscitare sempre più », come ricordava Paolo VI, « in seno alla Curia e al di fuori di essa, attenzione e considerazione per il ruolo dei laici nell'unico servizio della Chiesa »(24) — è un dicastero “con le porte aperte” a persone ed esperienze diversissime.

5. Una “magna charta”

La VII assemblea del Sinodo dei Vescovi su “La vocazione e la missione dei laici” (ottobre 1987) ha fornito al Pontificio Consiglio per i Laici una panoramica della multiforme realtà del laicato a livello mondiale a vent'anni dalla fine del Concilio Vaticano II. Il dicastero era stato chiamato a collaborare attivamente alla preparazione di quell'evento,(25) che ha visto la partecipazione, a diversi titoli e con diverse responsabilità, di un numero significativo di laici del mondo intero.

Gli orientamenti dell'esortazione apostolica postsinodale Christifideles laici del 1988 costituiscono oggi il principale punto di riferimento per quanto riguarda la vocazione dei fedeli laici, la loro comunione e la loro partecipazione alla vita e alla missione della Chiesa. La validità del documento, che ha suscitato un grande interesse e una vasta eco, sta nell'aver saputo coniugare tre importanti obiettivi. In primo luogo, presenta un riepilogo organico degli insegnamenti del Concilio Vaticano II sui laici, fatto alla luce del magistero e della prassi successivi della Chiesa. In secondo luogo, affrontando il tema della novità di movimenti e questioni che hanno preso corpo dopo il Concilio e grazie ad esso, procede al delicato e necessario discernimento di esperienze, correnti e modi di partecipazione del laicato caratteristici del primo periodo postconciliare. In terzo luogo, dà nuovi indirizzi mirati a « suscitare e alimentare una più decisa presa di coscienza del dono e della responsabilità che tutti i fedeli (...) hanno nella comunione e nella missione della Chiesa ».(26)

L'esortazione apostolica è stata quindi una sorta di “magna charta”, che ha ispirato e guidato i programmi susseguenti del Pontificio Consiglio per i Laici.

Il senso della dignità, corresponsabilità e partecipazione dei laici si afferra compiutamente solo nell'ottica del mistero di comunione missionaria che è (che vive) la Chiesa. Per questo, le attività intraprese dal dicastero hanno sempre puntato soprattutto a promuovere una partecipazione basata su una rinnovata adesione al Mistero, nell'incontro e nella sequela di Cristo, e su una ritrovata letizia nella comunicazione missionaria del dono ricevuto. Per questo, la risposta all'interrogativo clericale: « Che fare con i laici? » ha sempre messo a fuoco l'“essere” più che le attribuzioni: creature nuove — uomini e donne nuovi —, incorporate a Cristo mediante la grazia battesimale, chiamate a crescere come “christifideles” nella santità, partecipi a modo loro del suo triplice ufficio sacerdotale (o cultuale), profetico (di testimonianza e di annuncio) e regale (di dominio di sé e del mondo al servizio del regno di Dio).

6. Campi di azione

6.1. Contatti con le conferenze episcopali e le chiese locali

Il Pontificio Consiglio per i Laici ha rapporti di collaborazione sia con le conferenze episcopali che con i vescovi delle chiese particolari. Da loro, infatti, e dal loro ministero dipendono in larga misura la crescita autentica e una consapevole partecipazione dei “christifideles” laici alla missione della Chiesa.

Nel corso degli anni, si sono moltiplicati gli incontri con singoli ordinari diocesani e hanno assunto importanza crescente le sessioni di studio con i gruppi di vescovi in visita “ad limina”. I temi sollevati più di frequente in queste occasioni toccano: la formazione dei laici, il legame dei movimenti ecclesiali con i pastori e il loro inserimento nella vita delle Chiese locali, i ministeri non ordinati affidati ai fedeli laici, l'impegno nel mondo dei cristiani laici, la promozione della donna e la pastorale giovanile. Il dialogo con i vescovi e la riflessione che ne scaturisce, oltre a consentire al dicastero di porsi all'ascolto di situazioni ed esperienze locali, rappresentano una base insostituibile per il discernimento delle urgenze e la conseguente elaborazione di programmi mirati.

Nell'ambito delle conferenze episcopali, il dialogo e la collaborazione si sviluppano a livello delle rispettive commissioni per i laici e per la pastorale giovanile. Questi contatti, che s'intensificano per l'organizzazione di convegni regionali o continentali di laici (Africa, Asia, America Latina, Europa, Medio Oriente) e si rivelano fruttuosi nella promozione di iniziative riguardanti l'apostolato laicale, si allargano pure a organismi di servizio alla collegialità episcopale quali: il “Symposium des Conférences Episcopales d'Afrique et Madagascar” (Sceam), la “Federation of Asian Bishops' Conference” (Fabc), il “Consejo Episcopal Latinoamericano” (Celam), il “Consilium Conferentiarum Episcopalium Europae” (Ccee).

6.2. Associazioni e movimenti ecclesiali

Una parte consistente del lavoro del Pontificio Consiglio per i Laici è enunciata nell'art. 134 della costituzione apostolica Pastor Bonus: « Nell'ambito della propria competenza, il Consiglio tratta tutto quanto concerne le associazioni laicali di fedeli; erige poi quelle che hanno un carattere internazionale e ne approva o riconosce gli statuti (...); per quanto riguarda i terzi ordini secolari, cura (...) ciò che si riferisce alla loro attività apostolica ». Il raggio d'azione di questo compito lo si può rinvenire nell'esortazione apostolica Christifideles laici, laddove — constatando « la ricchezza e la versatilità delle risorse che lo Spirito alimenta nel tessuto ecclesiale (...), la capacità d'iniziativa e la generosità del (...) laicato » —, parla di « una nuova stagione aggregativa dei fedeli laici » nella quale « accanto all'associazionismo tradizionale, e talvolta alle sue stesse radici, sono germogliati movimenti e sodalizi nuovi (...) ».(27)

In risposta agli insegnamenti e alle sollecitazioni del Santo Padre, il dicastero — nel rispetto della libertà associativa dei fedeli — incoraggia le varie forme aggregative laicali e ne valorizza carismi e pedagogie, riconoscendo la ricchezza della loro presenza nella comunione e missione della Chiesa.

Di fatto, il Pontificio Consiglio per i Laici mantiene stretti legami con le Organizzazioni Internazionali Cattoliche (e la Conferenza delle Oic), le realtà dell'Azione Cattolica (e il Forum Internazionale di Azione Cattolica), associazioni, comunità e movimenti ecclesiali. Facendo riferimento a questa molteplicità di impegni, il Santo Padre non ha mancato di dare risalto a quel « cammino molto utile che porta a conoscersi meglio, ad accogliere con riconoscenza i doni e i frutti portati da altre esperienze associative, [superando così] pregiudizi e opposizioni (...) per vivere in modo più trasparente la comunione, per arricchirsi a vicenda e per prendere più attivamente ciascuno la propria parte nell'unica missione della Chiesa ».(28) È questa la linea di condotta del dicastero e, senza tema di smentite, si può affermare che essa ha contribuito non poco a suscitare atteggiamenti assai positivi di reciproco riconoscimento, collaborazione e comunione tra esperienze associative molto diverse, e ciò pure nell'ambito di varie chiese locali. Un ruolo importante in tal senso ha anche il concorso di associazioni, movimenti e gruppi cattolici giovanili alla preparazione e realizzazione delle giornate e degli incontri mondiali della gioventù.

Il dicastero segue pure con attenzione nuovi gruppi e comunità laicali i cui membri — in parte o nella loro totalità — vivono secondo i consigli evangelici, senza per questo costituire o voler costituire un istituto di vita consacrata; nonché fraternità e associazioni laicali vincolate al carisma e alla diaconia di comunità religiose.

Il moltiplicarsi delle esperienze associative ha richiesto e continua a richiedere al Pontificio Consiglio per i Laici — al quale è affidata anche la delicata responsabilità del discernimento di queste nuove forme comunitarie — uno studio attento e puntuale della normativa canonica vigente nonché l'esercizio della sua “potestas iurisdictionis”. In questo contesto, le domande di riconoscimento o erezione canonica sottoposte al dicastero, lo hanno portato, da un lato, a definire un iter per la presentazione e l'esame, lo studio degli statuti e l'elaborazione di decreti di concessione di personalità giuridica e simili e, dall'altro, a intensificare (anche mediante riunioni “ad hoc”) la consultazione di canonisti su questioni puntuali quali: i criteri di distinzione tra associazioni di diritto pubblico e associazioni di diritto privato; la partecipazione di cristiani di altre confessioni e comunità ad aggregazioni cattoliche; la configurazione canonica di associazioni i cui membri seguono i consigli evangelici in maniera radicale; l'adesione di sacerdoti e religiosi ad associazioni e movimenti laicali, ecc.

6.3. I giovani

La Sezione “Giovani” del Pontificio Consiglio per i Laici, istituita da Giovanni Paolo II nel 1986, vuole dare concreta visibilità all'importanza che il Papa e tutta la Chiesa attribuiscono al mondo dei giovani per il presente e il futuro, ed essere segno di sollecitudine pastorale e fiducia nei loro confronti. Il Santo Padre espresse magistralmente questa finalità in un discorso alla Curia romana il 20 dicembre 1985, quando affermò: « Tutti i giovani devono sentirsi seguiti dalla Chiesa: perciò, che tutta la Chiesa, in unione con il Successore di Pietro, si senta sempre maggiormente impegnata, a livello mondiale, in favore della gioventù, delle sue ansie e sollecitudini, delle sue aperture e speranze, per corrispondere alle sue attese, comunicando la certezza che è Cristo, la Verità che è Cristo, l'amore che è Cristo ».(29)

Punto di riferimento fondamentale per l'attività della Sezione è la Lettera apostolica ai giovani e alle giovani del mondo, stilata dal Santo Padre nel 1985 in occasione dell'Anno Internazionale della Gioventù.

Nell'ambito della Santa Sede, la Sezione si situa come portavoce dei giovani, strumento di sensibilizzazione degli altri dicasteri in materia di pastorale e problemi giovanili, centro di informazione sulle realtà della pastorale e dell'apostolato dei giovani a livello mondiale.

Nell'ambito della Chiesa universale, essa divulga le iniziative del Santo Padre; si pone al servizio delle conferenze episcopali nel settore della pastorale giovanile; si rivolge ai movimenti e alle associazioni giovanili internazionali, promuovendo la collaborazione e incontri tra le varie comunità; organizza convegni di pastorale giovanile a livello internazionale e continentale.

Nell'ambito delle organizzazioni internazionali che si occupano della gioventù (ad es. le commissioni dell'Unesco e del Consiglio d'Europa), la Sezione “Giovani” viene di norma incaricata di rappresentare la Santa Sede.

Momenti forti della sua attività sono la preparazione alle celebrazioni della Giornata Mondiale della Gioventù, istituita da Giovanni Paolo II nel 1985 (che hanno luogo annualmente nelle chiese locali) e l'organizzazione degli incontri mondiali del Papa con i giovani (che hannoluogo ogni due anni in paesi di volta in volta diversi) nel cui contesto ha speciale rilievo il Forum internazionale dei giovani.

La Sezione cura l'edizione dell'insegnamento ufficiale del Sommo Pontefice ai giovani nel volume “Il Papa parla di giovani” e raccoglie documentazione relativa alla pastorale, alle associazioni e ai movimenti giovanili; all'attività delle più importanti organizzazioni internazionali che operano con i giovani; alle più significative pubblicazioni di pastorale, pedagogia, sociologia e psicologia sul tema.

A nome del Pontificio Consiglio per i Laici, essa promuove e coordina le attività del Centro Internazionale Giovanile San Lorenzo, voluto a Roma da Giovanni Paolo II per l'accoglienza e l'evangelizzazione dei giovani pellegrini.

Le attività della Sezione “Giovani” sono sostenute dalla Fondazione “Gioventù Chiesa Speranza”, eretta in persona giuridica pubblica il 29 giugno 1991 dal presidente del Pontificio Consiglio per i Laici al fine di « concorrere alla messa in pratica dell'insegnamento del magistero della Chiesa cattolica in ordine alla priorità della pastorale giovanile particolarmente manifestata nelle giornate mondiali della gioventù » e di « promuovere l'evangelizzazione dei giovani e sostenere la pastorale giovanile in tutto il mondo » (Statuto, artt. 1, 2.1).

6.4. La vocazione e missione della donna

Nel suo impegno mirato a concretare, nell'ambito del laicato, gli insegnamenti del Concilio Vaticano II, il Pontificio Consiglio per i Laici non ha mai trascurato di porre l'accento sul richiamo all'uguale dignità che bisogna riconoscere all'uomo e alla donna.(30) Quest'attenzione ha fatto sì che già in passato esso collaborasse a iniziative ecclesiali intraprese in materia, quale, ad esempio la Commissione di studio sulla Donna nella Società e nella Chiesa, istituita da Paolo VI nel 1973, che concluse il suo mandato nel 1976.

A segnare l'inizio di un lavoro sistematico di ricerca e di studio in questo campo è stato tuttavia il 1975 — proclamato Anno Internazionale della Donna dalle Nazioni Unite —, che vide l'attiva collaborazione del dicastero al contributo della Santa Sede.(31) Una collaborazione che il Consiglio ha continuato a prestare — avvalendosi pure dei risultati di analisi realizzate con il concorso di movimenti e associazioni internazionali impegnati nella promozione di una più attiva presenza delle donne nella vita sociale ed ecclesiale — in occasione di tutte le conferenze mondiali sul tema: da quella di Città del Messico (1975) a quella di Copenaghen (1980), da quella di Nairobi (1985) a quella di Pechino (1995).

La considerazione che Giovanni Paolo II riserva al rispetto della dignità della donna e il rilievo che egli dà alla piena comprensione dell'identità della persona — creata uomo e donna —, hanno spinto il Pontificio Consiglio per i Laici a porre questi due principi al centro delle sue iniziative più recenti, come l'Incontro internazionale “Donne”, realizzato a Roma nel dicembre 1996 con la partecipazione di oltre 120 persone, in maggioranza donne cattoliche. Due i momenti salienti della riflessione: una “lettura” della Conferenza di Pechino, fatta alla luce degli orientamenti di Giovanni Paolo II nell'esortazione apostolica Christifideles laici, nella lettera apostolica Mulieris dignitatem e nella Lettera alle Donne; e uno studio dei fondamenti antropologici e teologici della dignità e della missione della donna, che si è ampliato a ricomprendere l'identità femminile, il rispetto della vita e la cura dell'umano, la reciprocità complementare uomo-donna, la spiritualità femminile.

Nello svolgimento del suo lavoro in questo ambito, il Consiglio — sempre aperto alla collaborazione con altri dicasteri della Curia romana, con associazioni, movimenti e organizzazioni non governative (Ong) — è coadiuvato da un gruppo consultivo “ad hoc”, composto per la maggior parte da donne.

6.5. L'impegno dei laici nel mondo

La necessità di una presenza cristiana laicale, coerente ed efficace, nei contesti in cui sono in gioco questioni determinanti per la convivenza sociale, pone in primo piano l'esigenza di un'adeguata formazione e dell'accompagnamento pastorale dei fedeli laici con incarichi di responsabilità nella “città secolare”. Poiché questa formazione cristiana deve ovviamente includere una conoscenza approfondita della Dottrina Sociale della Chiesa, il Pontificio Consiglio per i Laici segue con interesse i programmi e le iniziative che ne contemplano lo studio, la divulgazione e la concreta applicazione nell'ambito della politica, del mondo del lavoro, dell'attività imprenditoriale, del sindacato, del mondo universitario, ecc.

Il dicastero ha dato corpo a questa sua preoccupazione con varie iniziative promosse, già in passato, nel contesto della pastorale dei lavoratori e degli universitari. Più recente e particolarmente significativo il Simposio internazionale organizzato — in collaborazione con il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace — a trent'anni dalla promulgazione della costituzione pastorale Gaudium et spes sulla Chiesa nel mondo contemporaneo. Vi hanno partecipato cristiani con alte responsabilità politiche e istituzionali, imprenditoriali e sindacali, accademiche, scientifiche, artistiche (a livello nazionale e internazionale), che hanno apportato un valido contributo alla riflessione sulle questioni cruciali trattate nella seconda parte del documento conciliare (matrimonio e famiglia, lavoro ed economia, educazione e cultura, politica e diritti umani, pace e collaborazione tra i popoli) e sulle concrete possibilità dei cristiani di farvi sentire la propria voce.

La formazione dei cristiani laici alla testimonianza di Cristo in ogni ambiente, la loro conoscenza della Dottrina Sociale della Chiesa, il loro impegno per la pace e nella creazione di condizioni di vita più umane e più giuste, la necessità del loro accompagnamento e sostegno da parte della comunità cristiana e dei pastori sono tematiche sempre presenti nei programmi del dicastero e nel suo dialogo con i vescovi del mondo intero. E sono pure questioni che richiamano alla collaborazione nell'ambito della Curia romana, ad esempio con i Pontifici Consigli per la Famiglia, della Cultura, della Giustizia e della Pace, “Cor Unum”...

6.6. La partecipazione dei laici alla vita delle comunità ecclesiali

Un altro campo di lavoro del dicastero è quello della partecipazione dei fedeli laici alla vita delle comunità cristiane locali, mossa da un profondo senso di appartenenza ecclesiale e arricchita dal riconoscimento della diversità e complementarità — in seno al popolo di Dio — di vocazioni, ministeri e carismi, stati di vita e compiti. Questa partecipazione, sostenuta innanzitutto dalla vita litugico-sacramentale, fonte della vocazione e missione dei fedeli, si esprime nelle dimensioni comunitarie, caritative, catechistiche, educative e missionarie.

Il dicastero, consapevole dell'importanza della parrocchia — che raduna i fedeli laici nella condivisione del pane della Parola e dell'Eucaristia per la loro crescita in santità e comunione —, segue con attenzione le iniziative che, nel suo ambito, tendono ad approfondire la formazione cristiana, a dare nuovo impulso all'apostolato e ad alimentare la vita comunitaria. Tra queste si possono annoverare, ad esempio, le piccole comunità o comunità ecclesiali di base, che sono luogo dell'impegno di molti fedeli laici, e le forme tradizionali della pietà popolare (pellegrinaggi e simili), mediante le quali tantissimi laici esprimono il loro attaccamento alla fede. Altri momenti forti di mobilitazione del laicato, che non mancano di attirare l'attenzione del Consiglio, sono pure i sinodi e i convegni nazionali dei cattolici.

Particolare rilievo nel lavoro del dicastero in questo campo hanno diverse forme di istituzionalizzazione di tale partecipazione e corresponsabilità ecclesiale, quali i consigli nazionali dei laici, che esistono in molti paesi e fungono da spazio di incontri e cooperazione e la partecipazione dei laici ai consigli pastorali, parrocchiali e diocesani. In collaborazione con altri dicasteri, il Pontificio Consiglio per i Laici si occupa, infine, della crescente e variegata esperienza dei ministeri non ordinati affidati a laici.

II

QUALCHE CENNO ALLA STORIA

1. Una grande corrente storica

In occasione della prima assemblea plenaria dell'appena costituito “Consilium de Laicis”, durante l'udienza concessa ai membri e consultori, Paolo VI diceva: « Non data da oggi l'apostolato dei laici; voi siete gli eredi di uno sforzo generoso che permette oggi nuovi sviluppi. Ci manca il tempo per ripercorrerne la storia multiforme; del resto essa è presente nel vostro spirito e nel vostro cuore. Ci basti ringraziare con voi il Signore e rivolgere un grato pensiero a quanti ieri hanno seminato quello che noi oggi raccogliamo con gioia ».(32) E gratitudine esprimeva Giovanni Paolo II, commemorando il ventesimo anniversario della promulgazione del decreto conciliare Apostolicam actuositatem sull'apostolato dei laici: « Come non includere nel nostro grato ricordo tante personalità, associazioni, cristiani che, in momenti diversi della storia, sono stati protagonisti del lungo processo di “promozione del laicato”, che acquisì forza speciale già nel secolo scorso e che si è delineato poi come una delle correnti più feconde e vive del rinnovamento della Chiesa nel nostro secolo? ».(33)

A ragione si è scritto che « questa corrente storica di promozione del laicato — uno degli eventi ecclesiali più importanti del XX secolo — è stata generata da impulsi consecutivi del processo di graduale maturazione, in seno alla Chiesa, di una più profonda autocoscienza non solo del suo mistero, ma pure della sua missione nella nostra epoca. Su questa preparazione insieme prossima e remota del Concilio Vaticano II, le cui origini storiche risalgono alla seconda metà del secolo scorso, esistono numerosi studi e ricerche. Nuove esigenze e modalità di partecipazione dei fedeli laici emergono allora in Europa dinanzi alla progressiva disintegrazione delle cristianità rurali tradizionali, alla rottura fra “trono” e “altare”, alle ostilità e persecuzioni contro la Chiesa da parte delle nuove élite politiche e intellettuali di tendenza secolarista, e dinanzi alle profonde ripercussioni sociali e culturali provocate dall'estendersi del processo della rivoluzione industriale (...). Gli studi biblici e patristici della fine del secolo, il cammino di rinnovamento ecclesiologico, i nuovi carismi e le nuove comunità missionarie “ad gentes”, la rinascita delle associazioni cattoliche, le esperienze del cattolicesimo sociale aprono nuove vie e danno spessore alle correnti che, per il laicato, propugnano un ruolo di protagonista ».(34)

2. Fatti salienti

È utile ricordare qui alcuni dati che, in buona misura, possono considerarsi i prodromi della creazione del “Consilium de Laicis”:

– l'importanza, nel quadro della rinascita dell'associazionismo laicale, della istituzione e diffusione dell'Azione Cattolica, soprattutto a partire dal pontificato di Pio XI. Venne in tal modo consolidandosi « una figura giuridica diversa da quelle contemplate nel Codice [di Diritto Canonico del 1917] e sulla cui natura non mancarono discussioni (...), che provocarono molteplici interventi del Romano Pontefice e suscitarono interrogativi sul come articolare questa realtà — caratterizzata da una struttura non solo diocesana, ma pure nazionale e internazionale — con gli organismi della Curia ».(35) Nel 1938 Pio XI istituì l'Ufficio “Actio Catholica”. Presieduto da un cardinale, in una nota del 1955 veniva ancora definito come un organismo della Santa Sede al servizio dell'episcopato, punto di appoggio per le organizzazioni operanti a livello internazionale e di stimolo per la creazione dell'Azione Cattolica nei diversi paesi nonché per lo scambio di esperienze, ecc.;(36)

– la nascita di una serie di organizzazioni, riunite poi sotto il titolo di Organizzazioni Internazionali Cattoliche (Oic), tra loro collegate dalla Conferenza dei Presidenti delle oic — istituzione nata nel 1927(37) — che dopo la crisi della Società delle Nazioni, nel 1939, e gli eventi della II Guerra Mondiale venne ricostituita come Conferenza delle Oic negli anni '50;

– la diffusione di istituzioni e movimenti, « forme nuove volte a promuovere, in un modo o nell'altro, la santità cristiana nel mondo »,(38) alcune delle quali furono accolte sotto la nuova figura degli istituti secolari e affidate alla competenza di quella che diverrà la Congregazione per i Religiosi e gli Istituti Secolari, altre alla Sacra Congregazione del Concilio;

– infine, la realizzazione dei congressi mondiali per l'apostolato dei laici (1951, 1957, 1967). Proprio per « rendere feconde e durature le buone intenzioni manifestate » durante il primo di tali congressi, il 23 gennaio 1952 Pio XII istituì il Comitato Permanente dei Congressi Internazionali per l'Apostolato dei Laici (Copecial), nel quale venne progressivamente a confluire il precedente Ufficio “Actio Catholica” e al quale Paolo VI riconobbe una triplice funzione: « stimolare l'apostolato, scegliere le idee guida, coordinare gli sforzi ».(39) In effetti il Copecial facilitò la collaborazione tra i movimenti di apostolato dei laici del mondo intero organizzando — oltre ai congressi mondiali per l'apostolato dei laici — incontri nazionali, internazionali e regionali; divulgandone i risultati; mettendo allo studio questioni relative all'apostolato dei laici; raccogliendo e diffondendo una vasta documentazione sulla materia; promuovendo una serie di riunioni di esperti sullo “status quaestionis” della teologia del laicato.(40)

Nella ristrutturazione della Curia romana, seguita alla riforma effettuata da Pio X con la costituzione apostolica Sapienti consilio del 29 giugno 1908 e confermata dal Codice di Diritto Canonico del 1917, era alla Sacra Congregazione del Concilio che spettava la competenza di « tutta la disciplina del clero secolare e del popolo cristiano », ivi compresi i laici. « Non ci risulta », è stato osservato, « che esista uno studio specifico il quale segnali in che misura e grado l'attività della Sacra Congregazione del Concilio fosse in pratica dedicata a temi collegati al laicato. L'impressione generale è che, di fatto, la sua attenzione si rivolgesse piuttosto ad altre materie, anche se alcuni temi — come, ad esempio, le associazioni dei fedeli — furono realmente oggetto di vasta considerazione ».(41) La crescente partecipazione dei laici alla vita ecclesiale, le nuove e svariate modalità associative che travalicavano le categorie del Codice, i nuovi organi creati a Roma per accompagnare, incanalare e promuovere questa “corrente storica” erano tutti segni di « una nuova tappa nel processo secolare dell'inserimento del laicato negli organi e nell'attività qualificata della Chiesa ».(42)

3. Il concilio vaticano II

« Il Concilio ha ratificato e allargato l'apporto che già i movimenti del laicato cattolico, da oltre un secolo, offrono alla Chiesa pellegrina e militante »:(43) sono parole di Paolo VI all'Angelus della domenica 21 marzo 1971. E Giovanni Paolo II, in uno dei primi incontri del suo pontificato con le forze vive del laicato organizzato, sottolineava a sua volta: « Voi sapete bene come il Concilio Vaticano II abbia raccolto questa grande corrente storica contemporanea della promozione del laicato, approfondendola nei suoi fondamenti teologici, integrandola e illuminandola compiutamente nell'ecclesiologia della Lumen gentium, convocando e suscitando l'attiva partecipazione dei laici nella vita e nella missione della Chiesa ».(44)

Nella « vasta, complessa e ricca scena di lavori preparatori, di studi e consultazioni, di interventi e redazioni, illuminata dalla guida dello Spirito Santo »,(45) molte persone, tra le quali numerosi laici, collaborarono in diversi modi all'elaborazione e alla stesura definitiva del decreto Apostolicam actuositatem. Come non ricordare, ad esempio, la partecipazione all'assise conciliare di un gruppo significativo e molto attivo di uditori laici di nomina pontificia?

Nella fase preparatoria, nell'ambito della Sacra Congregazione del Concilio un lavoro importante fu realizzato dalla Commissione “De laicatu catholico”, in seno alla quale venne già sollevata la questione della necessità di un “organismo romano” per la promozione dell'apostolato dei laici.(46) Nello schema elaborato nel 1962 dalla Commissione preparatoria per l'“Apostolato dei Laici” — creata insieme a tutte le altre commissioni preparatorie con il motuproprio Superno Dei nutu del 4 giugno 1960 — si parla « in modo generico » di un eventuale « segretariato » romano.(47) La questione venne riproposta nella Commissione conciliare costituita nell'ottobre 1962. Una testimone diretta, e protagonista, di questi fatti ricorda che, a partire dal febbraio 1963, il nuovo progetto di schema relativo all'apostolato dei laici venne sottoposto — tramite i vescovi — ai dirigenti delle organizzazioni di apostolato: si consultarono i responsabili delle organizzazioni internazionali cattoliche e il consiglio direttivo del Copecial. Lo schema pubblicato nel 1964 affermava: « Si ritiene altamente opportuno costituire presso la Santa Sede (“apud Sanctam Sedem”) un ufficio speciale (“sui iuris”) di laici ». Nello spirito dei redattori, “apud” doveva significare “della” Santa Sede e non un ufficio delle organizzazioni laicali presso la Santa Sede, mentre l'espressione “sui iuris” significava un ufficio indipendente, presieduto da un cardinale.(48) Lo stesso anno, il Papa approvò la costituzione di un “gruppo ristretto” per studiare la questione dell'“organismo”. Del gruppo, presieduto da un cardinale, facevano parte vescovi, “periti” e uditori laici, che elaborarono un progetto di “segretariato per l'apostolato dei laici” destinato ad assorbire il Copecial e l'Ufficio “Actio Catholica”. Una consultazione mondiale venne effettuata presso le conferenze episcopali (e loro tramite presso gli organismi nazionali del laicato) e le oic, circa gli obiettivi da assegnarsi al “segretariato”, la sua composizione, i suoi rapporti con i vescovi, con gli organismi della Curia romana, le organizzazioni internazionali cattoliche, ecc. La sintesi del dossier, preparata in seno alla Commissione conciliare, fu oggetto di studio di una nuova riunione del “gruppo ristretto” (25-26 giugno 1965). Il rapporto finale inviato alla Segreteria di Stato sottolineava la quasi-unanimità dei pareri favorevoli alla creazione del “segretariato”.

Il testo definitivo del decreto Apostolicam actuositatem raccoglie i frutti di questo lavoro nel numero 26, dove auspicando che vengano creati consigli per quanto possibile, nell'ambito parrocchiale, interparrocchiale, interdiocesano nonché a livello nazionale o internazionale, si raccomanda pure che « sia costituito presso la Santa Sede uno speciale segretariato per il servizio e l'impulso dell'apostolato dei laici, come centro che con mezzi adatti, fornisca notizie delle varie iniziative apostoliche dei laici, istituisca ricerche intorno ai problemi che sorgono in questo campo e assista con i suoi consigli la gerarchia e i laici nelle opere apostoliche ». Nel segretariato devono aver parte i movimenti e le iniziative dell'apostolato dei laici esistenti in tutto il mondo. Vi devono inoltre lavorare sacerdoti e religiosi, affiancando in tal modo i laici.(49)

« Come si può rilevare », segnala uno studio in materia, « il decreto conciliare pensa a un organismo di carattere consultivo, se non prevalentemente d'informazione e di studio: un organismo che diffonda notizie, promuova attività e riunioni, studi questioni d'interesse generale, ecc.; insomma qualcosa di molto simile al Copecial, quindi un organismo di coordinamento, consultazione e promozione, ma senza attribuzioni giuridiche propriamente dette ».(50)

4. La creazione del “consilium de laicis”

4.1. I preliminari

Il 18 novembre 1965 Paolo VI, unitamente all'assemblea conciliare, promulgava il decreto sull'apostolato dei laici, precedentemente approvato in sessione plenaria dalla totalità, meno due, dei padri presenti, ossia con 2.340 voti contro due. La tappa successiva fu la costituzione di una commissione postconciliare. Il 3 gennaio 1966, con il motuproprio Finis Concilio, il Papa creò infatti cinque commissioni postconciliari, affiancando ai responsabili e membri delle commissioni conciliari corrispondenti, consultori scelti tra i “periti” del Concilio. La Commissione dell'Apostolato dei Laici lavorò fino al giugno 1966. Tre sottocommissioni si occuparono rispettivamente de:

– l'elaborazione di un documento pontificio;

– la questione del “segretariato romano”;

– le conseguenze del decreto per la revisione del Codice di Diritto Canonico.(51)

« L'ultima tappa fu la creazione, da parte del Santo Padre, il 7 luglio 1966, del “Comitato (Coetus) provvisorio” menzionato nel motuproprio Catholicam Christi Ecclesiam e destinato a mettere in opera (“ad exsequendos”) le raccomandazioni fatte nel n. 26 di Apostolicam actuositatem e nel n. 90 della Gaudium et spes a proposito della creazione di nuovi organismi della Curia romana — o secondo l'auspicio di alcuni — di un unico organismo ».(52) Il “Coetus” era costituito da un cardinale (presidente), da un vescovo (vicepresidente), da un monsignore (segretario) e da quattro laici.

4.2. Il motuproprio “Catholicam Christi Ecclesiam”

Paolo VI decretò la creazione del “Consilium de Laicis” nella festività dell'Epifania del 6 gennaio 1967, con il motuproprio Catholicam Christi Ecclesiam. « Il motuproprio (...) con il quale si istituisce il Consiglio » scrisse un vescovo che ne è stato vicepresidente, « riprende i termini del Concilio. Tra l'altro esso parla del Consiglio nascente come di un “luogo d'incontro e di dialogo in seno alla Chiesa”. Di quale dialogo si tratta? Di quello, quanto mai essenziale, che i laici dovranno avviare e proseguire sia tra loro, sia con coloro ai quali lo Spirito di Cristo ha affidato il compito di pastori ».(53) Un dialogo che Paolo VI mette al centro dell'enciclica Ecclesiam Suam. “Luogo d'incontro e di dialogo”: questa espressione del motuproprio ha tutta la forza e il peso di una consegna (...), che diverrà vocazione originale del Consiglio per i Laici.

Il motuproprio di Paolo VI è incentrato sull'apostolato dei laici e ad esso ordina tutta l'attività del Consiglio. « Tale riferimento all'azione apostolica », segnala un altro studio, « si rafforza ancor più in virtù di una decisione presa durante le riunioni di studio volte a preparare il motuproprio e confermata in ultima istanza dallo stesso Paolo VI, la decisione cioè di unificare due proposte avanzate durante il Concilio in documenti distinti: quella di costituire un segretariato per i laici e quella di creare un consiglio, segretariato o comitato per la promozione della giustizia nel mondo. Tenendo conto del fatto che un aspetto dell'apostolato dei laici consiste nel santificare il mondo dal didentro, infondendo lo spirito cristiano nei costumi e nelle istituzioni, si pensò di unire in qualche modo il “Consilium de Laicis” con quella che fu denominata Commissione “Iustitia et Pax”: in effetti [i due organismi] non solo vennero creati con un unico documento o atto giuridico, ma furono strutturati in stretto collegamento tra loro (secondo il decreto di costituzione, avevano il medesimo cardinale presidente e il medesimo vicepresidente, che doveva essere un vescovo) ».(54) Si poté così parlare di “organismi gemelli”.

Il 15 agosto 1967, con la costituzione apostolica Regimini Ecclesiae Universae, il “Consilium de Laicis” veniva incluso tra gli organismi della Curia.(55)

4.3. Le funzioni del “Consilium de Laicis”

Quanto alle funzioni del Consiglio, il motuproprio le precisava in questi termini: « operare per il servizio e la promozione dell'apostolato dei laici », cercando in particolare di:

– « realizzare il coordinamento dell'apostolato dei laici sul piano internazionale e il suo sempre maggiore inserimento nell'apostolato generale della Chiesa; curare i contatti con l'apostolato sul piano nazionale; agire in maniera di essere un luogo di incontro e di dialogo in seno alla Chiesa tra la gerarchia e i laici e tra le diverse forme di attività dei laici, secondo lo spirito delle ultime pagine dell'enciclica Ecclesiam Suam; promuovere i congressi internazionali per l'apostolato dei laici; assistere con i propri consigli la gerarchia e i laici nelle opere apostoliche (cfr. decreto Apostolicam actuositatem, n. 26);

– promuovere studi per contribuire all'approfondimento dottrinale delle questioni che riguardano i laici, studiando soprattutto i problemi dell'apostolato con particolare riferimento all'associazione dei laici alla pastorale d'insieme, studi che possono essere destinati alla pubblicazione;

– costituire un centro di documentazione per ricevere e dare informazioni circa i problemi relativi all'apostolato dei laici, nell'intento di fornire orientamenti per la formazione dei laici e di recare un valido aiuto alla Chiesa ».(56)

Se quanto esposto caratterizza un dicastero preposto alla promozione, al coordinamento e all'animazione oltreché alla raccolta di documentazione e allo studio nell'ambito dell'apostolato laicale, viene però precisato pure che ad esso compete « preoccuparsi della fedele osservanza delle leggi ecclesiastiche relative ai laici », aprendo così la via a funzioni giurisdizionali e « dando un'impronta che continuerà a influire sulla storia successiva del Consiglio ».(57)

4.4. Il periodo sperimentale

Il periodo sperimentale — inizialmente di cinque anni e prolungato poi di altri tre — valse al nuovo dicastero per acquisire una sua fisionomia, stabilire una propria rete di relazioni e precisare le sue linee di azione.

Con il presidente (un cardinale) e il vicepresidente (un vescovo) collaboravano il segretario (un monsignore), due vicesegretari laici — un uomo e una donna —, e altri officiali.

All'interno del segretariato furono costituiti un Settore Famiglia, un Settore Giovani, un Settore per le Organizzazioni Internazionali Cattoliche (Oic) e alcuni Servizi (teologico, giuridico, pubblicazioni). Le assemblee plenarie si svolgevano al ritmo serrato di due all'anno. Le Oic e la loro Conferenza mantennero stretti legami con il “Consilium de Laicis”, che il 3 dicembre 1971 pubblicò il documento “Criteri per una definizione delle organizzazioni internazionali cattoliche”, frutto di un intenso dialogo con la Segreteria di Stato nonché di consultazioni con le organizzazioni interessate. In quel periodo vennero inoltre promosse svariate iniziative pastorali, ecumeniche, di studio e di documentazione, di servizio al laicato nelle diverse regioni, ecc.(58)

5. Dal “consilium de laicis” al pontificio consiglio per i laici

A dieci anni dall'istituzione del “Consilium de Laicis”, con il motuproprio Apostolatus peragendi del 10 dicembre 1976 Paolo VI dava una struttura nuova al dicastero, ora denominato Pontificio Consiglio per i Laici. La decisione pontificia faceva seguito a una positiva valutazione della tappa sperimentale. « Dobbiamo riconoscere », si afferma nel proemio del motuproprio, « che questo “Consilium” ha assolto con diligenza i compiti ad esso affidati, sia promuovendo, ben articolando e coordinando l'apostolato dei laici a livello nazionale e all'interno stesso della Chiesa, sia aiutando con i suoi consigli la gerarchia e i laici, sia applicandosi allo studio di questa materia, sia dando vita ad altre iniziative ».(59)

5.1. La nuova denominazione

L'allora vicepresidente del dicastero rilevava una « continuità di fondo » tra il “Consilium de Laicis” e il Pontificio Consiglio per i Laici, come pure « segni di discontinuità e di novità ».(60) La prima, più evidente, modifica riguarda il nome del dicastero. « Il titolo “Pontificio (...)” ha nel caso specifico un'intenzione abbastanza chiara: vuole essere l'espressione della “praestantiorem formam” attribuitagli (...). D'altra parte il “de laicis” è stato cambiato in “pro laicis”. La designazione “de laicis” (riguardante i laici) ha dato luogo a una certa confusione: traducendola erroneamente nelle lingue moderne con “dei laici” (“des laïcs”, “de los laicos”, ecc.) alcuni, meno informati, hanno voluto vedere nel “Consilium” non ciò che esso era per sua stessa natura, bensì un organismo di rappresentanza, quasi di rivendicazione del laicato del mondo intero, un “parlamento dei laici” presso la Santa Sede (...). Bisognerebbe evitare che la designazione “pro laicis” dia adito a confusione in un altro senso. Non si mancherà, ad esempio, di vedervi chissà quale recondita intenzione di dominazione, di tutela o di paternalismo. Il significato profondo della preposizione “pro” è qui ben diverso: essa indica una volontà di servizio, una disponibilità. Esprime in fondo che il dicastero non esiste e non ha senso che in funzione dei laici. Il titolo “pro laicis” ha inoltre un secondo significato. Esso vuole avvicinare il Consiglio alle congregazioni, che hanno nel loro nome questa stessa preposizione: “pro Episcopis”, “pro Clero”, “pro Religiosis”... ».(61)

5.2. Le competenze generali

Il profilo rinnovato del Pontificio Consiglio per i Laici viene significativamente posto in risalto dai compiti elencati nell'Apostolatus peragendi. Il titolo stesso di quest'ultimo mette in luce la visione pastorale e missionaria che sta all'origine del dicastero, la cui competenza però abbraccia ora non solo l'« apostolato dei laici nella Chiesa », ma pure la « disciplina dei laici in quanto tali ».(62) Tuttavia, un “Commentario interno al motuproprio (...)”, analizzando il termine “disciplina” nel contesto del documento, giunge alla conclusione che anche qui « ben più di una connotazione meramente giuridica (dare regole e norme, porre limiti, imporre sanzioni) vi è una dimensione pastorale (offrire orientamenti per la vita cristiana, aiutare a realizzare una vocazione, ecc.) ».(63) In altri termini, il Pontificio Consiglio per i Laici « dovrà occuparsi di tale o tale altro laico non solo perché questi sviluppa un'azione, ma perché è una persona, un battezzato, un membro della Chiesa che ha bisogno di essere educato nella fede, nutrito spiritualmente e stimolato affinché si dia all'azione. Tale visione allarga enormemente il raggio di preoccupazione e di azione del “Consilium” ».(64)

5.3. Le competenze specifiche

Al Pontificio Consiglio per i Laici spetta:

– « incitare i laici perché prendano parte attiva alla vita e alla missione della Chiesa », con un servizio di animazione rivolto tanto ai membri di associazioni che a singoli fedeli;(65)

– « valorizzare, dirigere e se è necessario, promuovere iniziative che riguardano l'apostolato dei laici nei vari settori della vita sociale » come pure « favorire con la propria intraprendenza l'attiva partecipazione dei laici in campo catechistico, liturgico, sacramentale, educativo e simili », collaborando a questi fini con i vari dicasteri della Curia romana, che si occupano degli stessi problemi »;(66)

– « occuparsi in pieno accordo con la Congregazione per il Clero, di tutti gli affari che riguardano i consigli pastorali, sia parrocchiali che diocesani, in modo che i laici siano incoraggiati a prendere parte a una pastorale d'insieme »;(67)

– seguire e curare la vita associativa dei fedeli laici. Nella seconda metà degli anni '70 cominciano a palesarsi segni premonitori di una rinascita associativa di singolare vigore e nelle udienze concesse al Pontificio Consiglio per i Laici Giovanni Paolo II sottolineerà spesso « la sorprendente fioritura dei carismi e la vitalità missionaria dei movimenti ecclesiali ».(68) Del resto, il motuproprio Apostolatus peragendi, che allarga la competenza del dicastero in questo campo, citava già un'ampia gamma di associazioni: “le organizzazioni dei laici che si occupano dell'apostolato nell'ambito sia internazionale che nazionale”, “le associazioni cattoliche che promuovono l'apostolato e la vita ed attività spirituale dei laici”, “le pie associazioni”, “i terzi ordini secolari” per quelle materie che si riferiscono alla loro attività apostolica, “le associazioni comuni ai chierici e ai laici”, fatta sempre salva la competenza degli altri dicasteri interessati.(69) L'Apostolatus peragendi include nelle competenze del dicastero tutte le questioni che riguardano “queste associazioni” secondo le “Normae” emanate al riguardo dal Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica — comunicate al “Consilium de Laicis” il 27 gennaio 1969 —, che regolavano « le competenze dei dicasteri della Curia romana riguardo alle associazioni di fedeli ».(70) Con lettera del 2 giugno dello stesso anno, la Segreteria di Stato precisava: « Il “Consilium de Laicis” è il dicastero della Curia romana da cui dette associazioni dipendono per l'approvazione e modifiche dei loro Statuti (quando è richiesto l'intervento della Santa Sede), per l'opportuna vigilanza sulle varie attività di apostolato che esse svolgono, per l'esame dei ricorsi e soluzioni di controversie attinenti i loro membri (...) »;(71)

– « fare in modo che le leggi ecclesiastiche che riguardano i laici siano scrupolosamente osservate » (com'era già il caso per il “Consilium de Laicis”) e « occuparsi in via amministrativa delle controversie che concernono i laici ».(72)

5.4. Una struttura rinnovata

La nuova configurazione del Pontificio Consiglio per i Laici si manifesta nella rinnovata struttura del dicastero, tuttora vigente nei suoi tratti fondamentali. Il cardinale presidente — assistito da un comitato di presidenza, formato da tre cardinali residenti a Roma e dal segretario del dicastero — è coadiuvato pure da un sottosegretario e dai collaboratori dello staff. Il numero dei membri, che nella fase originaria andava da 12 a 15 (tutti laici), sale a 2325 (per la maggior parte laici, ma anche vescovi e sacerdoti). Tra i consultori — sacerdoti, religiosi, religiose e laici con particolari competenze ed esperienze negli ambiti di attività del Pontificio Consiglio per i Laici — figurano, a motivo del loro incarico, i segretari di diversi dicasteri della Curia (Congregazione per i Vescovi, per le Chiese Orientali, per il Clero, per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, per l'Evangelizzazione dei Popoli, Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace).

5.5. Nasce il Comitato per la Famiglia

Nel motuproprio Apostolatus peragendi vi è una disposizione finale che si riferisce a un aspetto fondamentale della vocazione umana e cristiana dei laici: la loro presenza in una famiglia e la loro azione a favore della famiglia. « Quattro anni fa », fu scritto all'epoca, « l'11 gennaio 1973, il Papa Paolo VI ha creato il Comitato per la Famiglia, quale strumento vivo ed efficace della sua azione pastorale nel campo (...) della famiglia. Il Pontificio Consiglio per i Laici è stato il terreno nel quale è pazientemente germogliato questo Comitato fino alla sua ultima maturazione. Non pochi vincoli — sia al livello delle relazioni personali che a quello delle preoccupazioni pastorali e delle attività — hanno unito fin dagli inizi queste due istituzioni della Curia romana. Il Papa ha ora disposto di dare a questi vincoli una forma ancora più tangibile ed è così che Apostolatus peragendi, pur ribadendo la natura propria del Comitato per la Famiglia — “la sua forma e le sue caratteristiche” — lo unisce al Consiglio per i Laici, sia tramite alcune persone come lo stesso cardinale, presidente delle due istituzioni, che con una certa comunione di preoccupazioni apostoliche e di attività pastorali ».(73)

Qualche anno dopo e precisamente il 9 maggio 1981, Giovanni Paolo II con il motuproprio Familia a Deo instituta creò il Pontificio Consiglio per la Famiglia che, sostituendo il precedente Comitato per la Famiglia, venne a operare come dicastero autonomo. Tra i due Pontifici Consigli continuano tuttavia a esistere legami, palesati tra l'altro dalla presenza dei loro segretari nei rispettivi comitati di presidenza.

6. Il pontificio consiglio per i laici oggi

La costituzione apostolica Pastor Bonus sulla Curia romana riprende con pochi ritocchi la normativa stabilita per il Pontificio Consiglio per i Laici dal motuproprio Apostolatus peragendi. Nella fase preparatoria della costituzione vennero presi in considerazione la natura e il profilo propri del dicastero. Attenti osservatori, analizzando il testo del motuproprio avevano arguito che la designazione “pro laicis”, la creazione di un “coetus” (sebbene ridotto) di cardinali che affianca la presidenza, la “potestas iurisdictionis” del dicastero come pure la vastità delle competenze attribuitegli erano evidente indizio di una crescente equiparazione del dicastero alle congregazioni.(74) Tuttavia, nell'elaborazione finale della Pastor Bonus si è preferito mantenere il profilo di un dicastero “sui generis”, che pur partecipando di alcune caratteristiche essenziali delle congregazioni della Curia romana, è al contempo idoneo ad avere una maggioranza di membri laici perché non legato alle esigenze delle “Sacrae Congregationes Cardinalium”.

In linea con la tradizione e lo stile del Pontificio Consiglio per i Laici, si è quindi scelto di privilegiare il carattere pastorale di animazione, promozione e coordinamento della vita e dell'apostolato dei laici. I compiti rimangono dunque quelli indicati dal motuproprio Apostolatus peragendi, con un accento particolare su:

– l'animazione e il sostegno dei fedeli laici « soprattutto perché adempiano il loro peculiare ufficio di permeare di spirito evangelico l'ordine delle realtà temporali ».(75) In effetti, sia la VII assemblea del Sinodo dei Vescovi su “La vocazione e la missione dei laici” che l'esortazione apostolica postsinodale Christifideles laici avevano sottolineato i rischi di una separazione tra fede e vita, di un ripiegamento ecclesiastico, di una “clericalizzazione” dei laici, richiamandoli a « servire la persona e la società », sulla base del loro « inserimento nelle realtà temporali e la loro partecipazione alle realtà terrestri »(76) e con la forza costruttiva del Vangelo di Gesù Cristo;

– l'importanza di seguire e dirigere « convegni internazionali e altre iniziative attinenti all'apostolato dei laici »,(77) benché ciò non faccia che riferirsi in senso lato alle attività ordinariamente svolte dal Pontificio Consiglio per i Laici pure in passato;(78)

– la competenza del dicastero di trattare « tutto quanto concerne le associazioni laicali di fedeli ». La costituzione riprende questa competenza di carattere generale — confermata dalla prassi del dicastero — dal motuproprio Apostolatus peragendi, puntualizzando che esso « erige (...) quelle che abbiano carattere internazionale e ne approva o riconosce gli statuti », fatta salva la competenza della Segreteria di Stato e che, nel caso dei terzi ordini secolari, si limita a curarne l'attività apostolica.(79) Il testo richiede che si tenga ben presente la nuova normativa relativa alle associazioni di fedeli stabilita dal vigente Codice di Diritto Canonico.(80)

Neppure la struttura del Pontificio Consiglio per i Laici subisce modifiche. La configurazione riaffermata dalla costituzione Pastor Bonus e dal Codice di Diritto Canonico si arricchisce tuttavia, nei suoi aspetti concreti, con i lavori della VII assemblea del Sinodo dei Vescovi e la pubblicazione dell'esortazione apostolica postsinodale Christifideles laici, dono provvidenziale per il servizio che il dicastero è chiamato a svolgere. Un servizio teso oggi al riconoscimento, discernimento e incoraggiamento di tutti i segni e frutti di verità e di bene che lo Spirito di Dio suscita nel cuore delle persone e nella vita dei popoli, in quest'« ora magnifica e drammatica della storia »(81) affinché la gloria di Cristo risplenda all'alba del terzo millennio.

III

DOCUMENTI ISTITUTIVI

1. Il motuproprio “catholicam christi ecclesiam”

Nel suo continuo sforzo di rinnovamento interiore e di aggiornamento delle proprie strutture, in conformità ai tempi in cui è chiamata a vivere, la Chiesa cattolica intende « maturare in forza dell'esperienza acquistata nei secoli, i suoi rapporti col mondo » (Gaudium et spes, n. 43), per la cui salvezza è stata fondata dal divino Redentore.

Secondo l'insegnamento del Concilio Vaticano II, tutti i cristiani, ciascuno secondo le proprie forze, in quanto appartenenti al popolo di Dio, devono esercitare questa missione di salvezza (Lumen gentium, nn. 17 e 31). Lo stesso Concilio, che in parecchi documenti ha considerato la particolare posizione dei laici in mezzo al popolo di Dio, facendo di tale considerazione uno dei suoi caratteri peculiari, ha infine dedicato all'attività dei laici nella Chiesa uno speciale decreto, nel quale è stata decisa l'istituzione di un organismo « per il servizio e la promozione dell'apostolato dei laici » (Apostolicam actuositatem, n. 26).

Contemporaneamente, desideroso di stabilire un dialogo col mondo moderno, il Concilio ha fermato la sua attenzione su alcune delle maggiori preoccupazioni del mondo presente (quali i problemi dello sviluppo, la promozione della giustizia fra le nazioni, la causa della pace), auspicando l'istituzione da parte della Sede Apostolica di un organismo, allo scopo di sensibilizzare il mondo cattolico su tali problemi (Gaudium et spes, n. 90).

Terminato il Concilio, una commissione postconciliare, per nostro mandato, ha studiato la maniera migliore di attuare le deliberazioni conciliari circa il n. 26 del decreto Apostolicam actuositatem, mentre uno speciale gruppo di studio, parimenti da noi incaricato, portava la sua riflessione sull'organismo auspicato nel n. 90 della costituzione Gaudium et spes.

Sulla base delle conclusioni di questi gruppi di lavoro, si metteva all'opera il comitato provvisorio da noi istituito il 7 luglio 1966, coll'incarico di dare organica esecuzione a quanto era stato deciso o auspicato nei documenti conciliari.

Il fatto che le due questioni siano state studiate insieme ha permesso di vederne gli aspetti differenti e quelli comuni, così che è parso opportuno istituire due organismi distinti, che sono tuttavia uniti da un'unica direzione al vertice: il “Consilium de Laicis'' e la Pontificia Commissione di studio “Iustitia et Pax”.

I. Fini del “Consilium de Laicis”

Avrà come suo fine di lavorare per il servizio e la promozione dell'apostolato dei laici. In particolare esso procurerà di:

1. promuovere l'apostolato dei laici sul piano internazionale o realizzarne il coordinamento e il suo inserimento sempre maggiore nell'apostolato generale della Chiesa; curare i contatti con l'apostolato sul piano nazionale; agire in maniera di essere un luogo di incontro e di dialogo nell'ambito della Chiesa tra la gerarchia e i laici, e tra le diverse forme di attività dei laici, secondo lo spirito delle ultime pagine della enciclica Ecclesiam suam; promuovere i congressi internazionali per l'apostolato dei laici; preoccuparsi della fedele osservanza delle leggi ecclesiastiche, che riguardano i laici;

2. assistere con i suoi consigli la gerarchia e i laici nelle opere apostoliche (cfr. Apostolicam actuositatem, n. 26);

3. promuovere studi, per contribuire all'approfondimento dottrinale delle questioni che riguardano i laici, studiando soprattutto i problemi dell'apostolato con particolare riguardo all'associazione dei laici alla pastorale d'insieme. Tali studi potranno essere pubblicati;

4. costituire un centro di documentazione, per ricevere e dare informazioni circa i problemi dell'apostolato dei laici, nell'intento di fornire orientamenti per la formazione dei laici, e di recare un valido aiuto alla Chiesa.

II. Fini della Pontificia Commissione di studio “Iustitia et Pax”

Avrà come suo fine di suscitare nel popolo di Dio una piena conoscenza della sua missione nel momento presente, per promuovere da un lato il progresso dei paesi poveri e incoraggiare la giustizia sociale tra le nazioni, e per aiutare dall'altro le nazioni sottosviluppate a lavorare esse medesime per il proprio sviluppo. In particolare la Pontificia Commissione procurerà di:

1. raccogliere e sintetizzare una documentazione sui migliori studi scientifici e tecnici sia nel campo dello sviluppo sotto tutti i suoi aspetti: educativo e culturale, economico e sociale ecc.; sia per i problemi della pace che sono più vasti di quelli dello sviluppo;

2. contribuire all'approfondimento, particolarmente sotto l'aspetto dottrinale, pastorale ed apostolico dei problemi dello sviluppo e della pace;

3. far conoscere i risultati di questi studi a tutti gli organismi della Chiesa interessati ai problemi;

4. stabilire dei contatti tra tutti gli organismi della Chiesa, che lavorano per scopi analoghi, al fine di favorire una coordinazione degli sforzi, sostenendo i più validi, ed evitando doppioni.

III. Struttura dei due organismi

1. Il “Consilium de Laicis” e la Pontificia Commissione di studio “Iustitia et Pax'' avranno come presidente comune un cardinale.

2. Parimenti avranno in comune anche il vicepresidente, il quale avrà la dignità episcopale.

3. Il “Consilium de Laicis” e la Pontificia Commissione di studio “Iustitia et Pax” avranno ciascuno un proprio segretario.

4. Per il “Consilium de Laicis” il segretario sarà coadiuvato da due vicesegretari.

5. Ambedue gli organismi saranno inoltre composti da membri e consultori, scelti con opportuni criteri. Le nomine saranno di competenza della Santa Sede.

6. Tutte le cariche (cioè la carica di presidente, di vicepresidente, di segretario e di vicesegretario) avranno la durata di cinque anni. Tuttavia la Sede Apostolica, scaduto il quinquennio, potrà rinnovare gli incarichi alle stesse persone.

7. Il “Consilium de Laicis” e la Pontificia Commissione di studio “Iustitia et Pax” sono istituiti in via sperimentale per la durata di cinque anni. L'esercizio e l'esperienza potranno suggerire opportune modifiche circa i fini e la struttura definitiva.

8. I due organismi avranno sede in Roma.

9. Decretiamo che da oggi cessi la “vacatio legis”, che riguardava il decreto conciliare Apostolicam actuositatem. I vescovi e le conferenze episcopali applicheranno il decreto nelle loro diocesi e nazioni.

Da questi due organismi, che abbiamo costituito con animo fiducioso, traiamo la ferma speranza che i laici del popolo di Dio, ai quali con questa ufficiale organizzazione diamo una prova della nostra stima e della nostra benevolenza, si sentano più strettamente legati all'azione di questa Sede Apostolica, e perciò in avvenire dedichino con sempre maggiore generosità la loro opera, le loro forze, la loro attività alla santa Chiesa.

Comandiamo poi che, non ostante ogni altra precedente, eventuale disposizione contraria, resti fermo e immutabile tutto ciò che abbiamo ordinato con questa nostra lettera data in forma di motuproprio.

Dato a Roma, presso S. Pietro, il 6 di gennaio 1967, Epifania del Signore, anno quarto del nostro pontificato.

PAOLO PP. VI

(Trad. italiana tratta da Enchiridion Vaticanum, Edizioni Dehoniane, Bologna , 811-819).

2. Il motuproprio “apostolatus peragendi”

Le varie forme d'esercizio dell'apostolato, ossia quelle « attribuzioni dei ministeri » (cfr. 1 Cor 12,5) che servono all'edificazione del corpo mistico di Cristo, ch'è la Chiesa, spettano a pieno diritto anche ai laici, come ai nostri giorni ha insegnato il Concilio Ecumenico Vaticano II, ponendo in nuova luce la dottrina tradizionale al riguardo. I laici infatti « vivono nel secolo, cioè in mezzo a tutti e singoli gli uffici e affari del mondo, e alle ordinarie condizioni della vita familiare e sociale, di cui è, per così dire, intessuta la loro esistenza. Ivi sono chiamati da Dio a contribuire, come dall'interno e a modo di fermento, alla santificazione del mondo mediante il compimento del proprio dovere, per impulso dello spirito evangelico, e a manifestare così Cristo agli altri principalmente con la testimonianza della loro vita, facendo rifulgere la loro fede, speranza e carità » (Lumen gentium, n. 31).

Ora i nostri tempi, non sfugge a nessuno, esigono un più intenso e più esteso apostolato da parte loro, e appunto di siffatta « molteplice ed urgente necessità è segno evidente l'intervento dello Spirito Santo, che oggi rende sempre più consapevoli i laici della loro responsabilità, e che dappertutto li stimola a mettersi a servizio del Cristo e della Chiesa » (Apostolicam actuositatem, n. 1).

Sollecitati da questa situazione e dall'esortazione dello stesso Concilio (cfr. ibid., n. 26), nel 1967 istituimmo nell'ambito della Curia romana il “Consilium de Laicis”, il che facemmo con la lettera apostolica Catholicam Christi Ecclesiam, da noi emanata in forma di motuproprio il 6 gennaio del medesimo anno. Bisogna, tuttavia, ricordare che tale “Consilium” fu costituito in via sperimentale e per un certo tempo, in vista di eventuali opportuni mutamenti quali potevano esser suggeriti dall'esercizio delle sue funzioni e dalla concreta esperienza (cfr. AAS, 59, 1967, 28).

Dobbiamo riconoscere che questo “Consilium” ha assolto con diligenza i compiti ad esso affidati, sia promuovendo, ben articolando e coordinando l'apostolato dei laici a livello nazionale e all'interno stesso della Chiesa, sia aiutando con i suoi consigli la gerarchia e i laici, sia applicandosi allo studio di questa materia, sia dando vita ad altre iniziative.

Ma poiché le ragioni per le quali il “Consilium” stesso fu istituito hanno acquistato ben più grande rilievo e i problemi da affrontare e da risolvere in questo settore dell'apostolato cattolico sono divenuti molto più gravi e si sono allargati, mentre l'esperienza acquisita in questi anni ha fornito utili informazioni, ci è sembrato opportuno assegnare a questo organismo della Curia romana, che si può considerare uno dei frutti migliori del Concilio Vaticano II, una nuova, definita e più elevata struttura.

Pertanto, dopo avere esaminato con cura ogni cosa e richiesto il parere di persone esperte, stabiliamo e decretiamo quanto segue:

I. Il “Consilium de Laicis” si chiamerà d'ora in poi Pontificio Consiglio per i Laici.

II. A tale Consiglio è assegnato quale capo e superiore un cardinale presidente, assistito da un comitato di presidenza, che comprende tre cardinali residenti a Roma e il segretario di questo medesimo Consiglio.

Il comitato di presidenza si riunisce ogni due mesi e tutte le volte che lo riterrà necessario il cardinale presidente, per trattare gli affari di maggiore importanza.

Il cardinale presidente è coadiuvato dal segretario e dal sottosegretario. È a tutti i predetti che spetta, a norma del diritto, di occuparsi di tutte le materie che richiedono la sacra potestà di ordine e di giurisdizione.

III. I membri di questo Pontificio Consiglio sono, per la maggior parte, laici (in esso ci sono anche vescovi e sacerdoti), chiamati dalle varie parti del mondo e impegnati nei diversi settori dell'apostolato laicale, mantenendo una giusta proporzione tra uomini e donne.

I membri si riuniscono a convegno, a meno che speciali circostanze suggeriscano diversamente, una volta all'anno insieme con il comitato di presidenza, sotto la guida del cardinale presidente, coadiuvato dal segretario.

IV. Il Consiglio si avvale della collaborazione di consultori insigni per probità, dottrina e prudenza, e scelti in modo che i laici siano più numerosi degli altri e sia mantenuta una giusta proporzione tra uomini e donne. Ad essi sono aggiunti “ex officio” i segretari della Congregazione per i Vescovi, per le Chiese Orientali, per il Clero, per i Religiosi e gli Istituti Secolari, per l'Evangelizzazione dei Popoli, nonché il segretario della Pontificia Commissione “Iustitia et Pax”. È da auspicare che tra i consultori siano annoverate una o più donne legate alla vita consacrata.

V. I consultori costituiscono un gruppo, che è la cosiddetta “consulta”, alla quale spetta di approfondire tutti problemi che debbono esser decisi dai membri del Consiglio, e di eseguire fedelmente gli incarichi ad essa affidati dai superiori.

I consultori possono essere convocati o tutti insieme, o in forma di gruppi ristretti per svolgere un particolare lavoro, o possono essere interpellati singolarmente circa determinati argomenti.

VI. La competenza del Pontificio Consiglio per i Laici comprende sia l'apostolato dei laici nella Chiesa sia la disciplina dei laici, in quanto tali.

In particolare, le funzioni di questo Pontificio Consiglio sono quelle di:

1. incitare i laici perché prendano parte alla vita e alla missione della Chiesa sia, anzitutto e soprattutto, come membri di associazioni che hanno come scopo l'apostolato, sia come singoli fedeli;

2. valutare, dirigere e — se è necessario — promuovere le iniziative che riguardano l'apostolato dei laici, nei vari settori della vita sociale, tenendo conto della competenza che, in queste stesse materie, hanno altri organismi della Curia romana;

3. trattare tutte le questioni che riguardano:

– le organizzazioni dei laici che si occupano dell'apostolato nell'ambito sia internazionale che nazionale, salva la competenza della Segreteria di Stato o papale;

– le associazioni cattoliche che promuovono l'apostolato e la vita e attività spirituale dei laici, fermo restando il diritto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli sulle associazioni aventi come scopo esclusivo quello di favorire la cooperazione missionaria;

– le pie associazioni (ossia le arciconfraternite, le confraternite, le pie unioni e i sodalizi di qualsiasi genere), prendendo le opportune intese con la Congregazione per i Religiosi e gli Istituti Secolari, ogni volta che trattasi di associazioni erette da una famiglia religiosa o da un istituto secolare; i terzi ordini secolari soltanto per quelle materie che si riferiscono alla loro attività apostolica, ferma restando, quindi, per il resto, la competenza della Congregazione per i Religiosi e gli Istituti Secolari;

– le associazioni comuni ai chierici e ai laici, salva la competenza della Congregazione per il Clero circa l'osservanza delle leggi generali della Chiesa (cfr. Normae della Segnatura Apostolica);

4. favorire con la propria intraprendenza l'attiva partecipazione dei laici in campo catechistico, liturgico, sacramentale, educativo e simili, collaborando a questi fini con i vari dicasteri della Curia romana, i quali si occupano degli stessi problemi;

5. fare in modo che le leggi ecclesiastiche, che riguardano i laici siano scrupolosamente osservate, e occuparsi in via amministrativa delle controversie che concernono i laici;

6. in pieno accordo con la Congregazione per il Clero occuparsi di tutti gli affari che riguardano i consigli pastorali, sia parrocchiali che diocesani, in modo che i laici siano incoraggiati a prendere parte ad una pastorale d'insieme.

VII. Al Pontificio Consiglio per i Laici fa capo il Comitato per la Famiglia, il quale tuttavia mantiene la struttura e la composizione che gli sono proprie.

A questo Comitato presiede il cardinale presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, e anche in questa materia il cardinale è coadiuvato in maniera speciale dal segretario di questo medesimo Consiglio.

Il cardinale darà incarico ad uno degli officiali del Pontificio Consiglio per i Laici di mantenere i rapporti ordinari con il Comitato per la Famiglia.

Tutto quanto è stato da noi stabilito nel presente motuproprio, ordiniamo che abbia pieno e stabile valore, nonostante qualsiasi disposizione in contrario.

Dato a Roma, presso san Pietro, il 10 dicembre 1976, anno decimoquarto del nostro pontificato.

PAOLO PP. VI

(Trad. italiana tratta da Enchiridion Vaticanum, Edizioni Dehoniane, Bologna , 1431-1437).


3. La costituzione apostolica “pastor bonus”(82)

Pontificio consiglio per i laici

Art. 131

Il Consiglio è competente in quelle materie, che sono di pertinenza della Sede Apostolica per la promozione ed il coordinamento dell'apostolato dei laici e, in generale, in quelle che concernono la vita cristiana dei laici in quanto tali.

Art. 132

Assiste il suo presidente un comitato di presidenza composto da cardinali e da vescovi; tra i membri del Consiglio sono annoverati soprattutto i fedeli laici impegnati nei diversi campi di attività.

Art. 133

§ 1. Spetta ad esso di animare e sostenere i laici affinché partecipino alla vita e alla missione della Chiesa nel modo loro proprio, sia come singoli che come membri appartenenti ad associazioni, soprattutto perché adempiano il loro peculiare ufficio di permeare di spirito evangelico l'ordine delle realtà temporali.

§ 2. Favorisce la cooperazione dei laici nell'istruzione catechetica, nella vita liturgica e sacramentale e nelle opere di misericordia, di carità e di promozione sociale.

§ 3. Il medesimo segue e dirige convegni internazionali ed altre iniziative attinenti all'apostolato dei laici.

Art. 134

Nell'ambito della propria competenza il Consiglio tratta tutto quanto concerne le associazioni laicali dei fedeli; erige poi quelle che hanno un carattere internazionale e ne approva o riconosce gli statuti, salva la competenza della Segreteria di Stato; per quanto riguarda i Terzi Ordini Secolari, cura soltanto ciò che si riferisce alla loro attività apostolica.


INDICE

Premessa

I. Presentazione

1. Dicastero della Curia romana al servizio dei fedeli laici

2. Origini

3. Natura e finalità

4. Struttura
4.1. Segretariato
4.2. Membri e consultori
4.3. Modalità di lavoro
4.4. Interlocutori

5. Una “magna charta”

6. Campi di azione
6.1. Contatti con le conferenze episcopali e le chiese locali
6.2. Associazioni e movimenti ecclesiali
6.3. I giovani
6.4. La vocazione e missione della donna
6.5. L'impegno dei laici nel mondo
6.6. La partecipazione dei laici alla vita delle comunità ecclesiali

II. Qualche cenno alla storia

1. Una grande corrente storica

2. Fatti salienti

3. Il Concilio Vaticano II

4. La creazione del “Consilium de Laicis”
4.1. I preliminari
4.2. Il motuproprio “Catholicam Christi Ecclesiam”
4.3. Le funzioni del “Consilium de Laicis”
4.4. Il periodo sperimentale

5. Dal “Consilium de Laicis” al Pontificio Consiglio per i Laici
5.1. La nuova denominazione
5.2. Le competenze generali
5.3. Le competenze specifiche
5.4. Una struttura rinnovata
5.5. Nasce il Comitato per la Famiglia

6. Il Pontificio Consiglio per i Laici oggi

III. Documenti istitutivi

1. Il motuproprio “Catholicam Christi Ecclesiam”

2. Il motuproprio “Apostolatus peragendi”

3. La costituzione apostolica “Pastor Bonus”, artt. 131-134


(1) Cfr. Giovanni Paolo II, cost. apost. Pastor Bonus, artt. 1 e 131.

(2) Conc. Vat. II, decr. Christus Dominus, n. 9.

(3) Cfr. J.L. Illanes, Consejo Pontificio para los Laicos in “Ius Canonicum”, Universidad de Navarra, XXX, n. 60, 1990, 493.

(4) Paolo VI, in Insegnamenti IX (1971), 1051.

(5) Ibid., X (1972), 1031.

(6) Giovanni Paolo II, in Insegnamenti VII, 2 (1984), 1248.

(7) Ibid.

(8) Paolo VI, in Insegnamenti V (1967), 160.

(9) Ibid., VIII (1970), 208.

(10) Ibid., IX (1971), 1051.

(11) Ibid., VII (1969), 145.

(12) Ibid., VIII (1970), 208s.

(13) Ibid.

(14) Ibid., VII (1969), 145.

(15) Giovanni Paolo II, in Insegnamenti III, 2 (1980), 705.

(16) Ibid., IX, 1 (1986), 1784.

(17) Cfr. Paolo VI, in Insegnamenti X (1972), 1031-35; XIII (1975), 1098-99; Giovanni Paolo II, in Insegnamenti VII, 2 (1984), 1247-51; VIII, 2 (1985), 1300ss.

(18) Cfr. Paolo VI, in Insegnamenti VIII (1970), 208; XIII (1975), 1098-99; XV (1977), 1013; Giovanni Paolo II, in Insegnamenti IV, 2 (1981), 355-59.

(19) Paolo VI, in Insegnamenti XV (1977), 1013.

(20) In Insegnamenti IV, 2 (1981), 356.

(21) Giovanni Paolo II, cost. apost. Pastor Bonus, art. 7.

(22) Paolo VI, in Insegnamenti X (1972), 1032.

(23) Ibid., XII (1974), 895.

(24) Ibid., X (1972), 1035.

(25) J.L. Illanes, op. cit., 504: « Il cardinale presidente del Consiglio per i Laici fu uno dei “presidenti” del Sinodo; due officiali del Consiglio furono designati “periti” del Sinodo; tra gli osservatori laici numerosi furono quelli legati al Consiglio per i Laici o a istituzioni che con il Consiglio mantengono stretti rapporti ».

(26) Giovanni Paolo II, esort. apost. Christifideles laici, n. 2.

(27) Ibid., n. 29.

(28) Giovanni Paolo II, in Insegnamenti XV, 1 (1992), 1434s.

(29) Ibid., VIII, 2 (1985), 1559.

(30) Cfr. Conc. Vat. II, cost. past. Gaudium et spes, n. 49.

(31) Cfr. La Chiesa e l'Anno Internazionale della Donna 1975, a cura del Pontificio Consiglio per i Laici, Città del Vaticano.

(32) In Insegnamenti V (1967), 160.

(33) In Insegnamenti VIII, 2 (1985), 1301.

(34) G. Carriquiry, Consacrazione, santità, missione, Pontificia Unione Missionaria, Roma 1993, 4.

(35) J.L. Illanes, op. cit., 495.

(36) Cfr. R. Goldie, Le Conseil Pontifical pour les Laïcs: une “pré-histoire”, manoscritto, Roma 1996, 2-3.

(37) Cfr. A. Mattiazzo, La Conferenza dei Presidenti delle Organizzazioni Internazionali Cattoliche – Una pagina inedita di storia del movimento cattolico internazionale, in “Studia Patavina”, Rivista di Scienze Religiose, 24 (1977), 2, 335-367.

(38) J.L. Illanes, op. cit., 495.

(39) R. Goldie, op. cit., 4-8; cfr. Consilium de Laicis, A short history of the foundation of the Laity Council and its action during the experimental period, manoscritto, Roma 1974, 6.

(40) R. Goldie, op. cit., 5-8; cfr. Materiale di documentazione e pubblicazioni del Copecial, in specie gli Atti dei tre congressi mondiali per l'apostolato dei laici, Archivio del Pontificio Consiglio per i Laici.

(41) J.L. Illanes, op. cit., 494.

(42) Paolo VI, in Insegnamenti V (1967), 160.

(43) Ibid., IX (1971), 210.

(44) In Insegnamenti II (1979), p. 254.

(45) Ibid., VIII, 2 (1985), 1300s; cfr. A. Glorieux, Histoire du Décret, in Aa.Vv., L'Apostolat des laïcs. Décret Apostolicam actuositatem, Maison Mame, Paris 1966; Consilium de Laicis, A short history of the foundation of the Laity Council and its action during the experimental period, manoscritto, Roma 1974, 2-5; R. Goldie, op. cit., 11-12.

(46) Il rapporto “antepreparatorio” sull'apostolato dei laici, che raccoglie pareri assai variati, si trova in Acta et documenta Concilio Oecumenico Vaticano II apparando, series I, vol. III, 157-214.

(47) Cfr. Documentazione sui lavori della Commissione e i diversi schemi del decreto presenti in Acta Commissionum de Apostolatu Laicorum e in Schema Costitutionis de Apostolatu Laicorum, Archivio del Pontificio Consiglio per i Laici.

(48) Cfr. R. Goldie, op. cit., 9.

(49) Cfr. Conc. Vat. II, decr. Apostolicam actuositatem, n. 26; J.M. Castellano, L'ordine da osservare nell'apostolato in Aa.Vv., Il Decreto sull'Apostolato dei Laici, Torino 1966, 324-326.

(50) J.L. Illanes, op. cit., 499.

(51) Cfr. R. Goldie, op. cit., 11-12.

(52) Ibid.

(53) L. Moreira Neves, Un luogo di incontro e di dialogo, “L'Osservatore Romano”, 10.01.1975, 1.

(54) J.L. Illanes, op. cit., 499-500.

(55) Paolo VI, cost. apost. Regimini Ecclesiae Universae, in AAS 59, 1967, 920.

(56) Paolo VI, motuproprio Catholicam Christi Ecclesiam, in AAS 59, 1967, 25-28.

(57) J.L. Illanes, op. cit., 500.

(58) Per le attività del “Consilium de Laicis” nel periodo sperimentale, cfr. R. Goldie, op. cit., 16-24; Consilium de Laicis, A short history of the foundation of the Laity Council and its action during the experimental period, manoscritto, Roma 1974, 6-8; Bollettini “Laici Oggi” (in spagnolo, francese, inglese) a partire dal giugno 1968, Biblioteca del Pontificio Consiglio per i Laici.

(59) Paolo VI, motuproprio Apostolatus peragendi, in AAS 68, 1976, 696-700.

(60) L. Moreira Neves, Un anniversario che ci impegna, “L'Osservatore Romano”, 20.01.1977, 1.

(61) Ibid.; cfr. pure G. Carriquiry, Il Pontificio Consiglio per i Laici, in “Tabor”, Roma 1981, 5-7; G. Lobina, Il giorno che Paolo VI ci regalò un Consiglio, in “I laici nella Chiesa”, Milano 1986, 61ss.; O. Rossi, Paolo VI e il Pontificio Consiglio per i Laici, in “Lateranum”, Roma 1978, n. 2, 373-383.

(62) Paolo VI, motuproprio Apostolatus peragendi, in AAS 68, 1976, 696-700.

(63) Pontificio Consiglio per i Laici, Commentario interno al motuproprio “Apostolatus peragendi”, Roma 1977, 3.

(64) L. Moreira Neves, Un anniversario che ci impegna, “L'Osservatore Romano”, 20.01.1977, 1.

(65) Paolo VI, motuproprio Apostolatus peragendi, in AAS 68, 1976, 696-700.

(66) Ibid.

(67) Ibid.

(68) In Insegnamenti X, 2 (1987), 1751.

(69) Cfr. Paolo VI, motuproprio Apostolatus peragendi, in AAS 68, 1976, 696-700; S. Carmignani Caridi, Sviluppo, competenze e strutture del Pontificium Consilium pro Laicis, in Aa.Vv., “Scritti in memoria di Pietro Gismondi”, Milano 1987, 255-281.

(70) Pontificio Consiglio per i Laici, Commentario interno al motuproprio “Apostolatus peragendi”, Roma 1977, 4-5.

(71) Archivio del Pontificio Consiglio per i Laici.

(72) Paolo VI, motuproprio Apostolatus peragendi, in AAS 68, 1976, 696-700.

(73) L. Moreira Neves, Un anniversario che ci impegna, “L'Osservatore Romano”, 20.01.1977, 1.

(74) Ibid.

(75) Giovanni Paolo II, cost. apost. Pastor Bonus, art. 133 § 1.

(76) Giovanni Paolo II, esort. apost. postsinodale Christifideles laici, nn. 36ss. e 15ss.

(77) Giovanni Paolo II, cost. apost. Pastor Bonus, art. 133 § 3.

(78) L'esperienza dei congressi mondiali per l'apostolato dei laici venne ripresa in forme nuove dal “Consilium de Laicis” e dal Pontificio Consiglio per i Laici. Al riguardo, cfr. Atti della consultazione mondiale dei laici (7-15.10.1975); della consultazione mondiale in vista del Sinodo su “La vocazione e la missione dei laici” (20-24.05.1987); dell'incontro di rappresentanti di associazioni e movimenti internazionali di laici (10-12.05.1992).

(79) Giovanni Paolo II, cost. apost. Pastor Bonus, art. 134.

(80) Cfr. Codice di Diritto Canonico, Le associazioni di fedeli, Libro II, parte I, titolo V.

(81) Giovanni Paolo II, esort. apost. Christifideles laici, n. 3.

(82) Della costituzione, emanata da Giovanni Paolo II il 28 giugno 1988, riportiamo esclusivamente gli articoli che riguardano il Pontificio Consiglio per i Laici.

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