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CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE 
DEL GIUBILEO DEI MIGRANTI E ITINERANTI
 
(1-3 GIUGNO 2000)

Martedì, 2 maggio 2000

 

Intervento dell'Arcivescovo Hamao

Intervento dell'Arcivescovo Gioia


 

Intervento dell'Arcivescovo Hamao


Il Giubileo è un tempo favorevole, un momento di grazia per tutti, da accogliere con gratitudine e mettere a frutto per il rinnovamento spirituale e il consolidamento della roccia della fede in Cristo su cui si regge la costruzione della vita cristiana (Lc 6, 47).

Il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, che ha promosso il Pellegrinaggio Giubilare a Roma di tutte le componenti della mobilità umana, è il Dicastero che esprime la sollecitudine della Chiesa Cattolica per tutte le categorie di persone che, a diverso titolo, rientrano in quel vasto fenomeno:  migranti, rifugiati, studenti esteri, i funzionari di istituzioni internazionali, i marittimi, gli aeronaviganti, i nomadi, i pellegrini, i turisti, i fieranti, i circensi, ecc.

"Il Giubileo", afferma il Santo Padre nel messaggio per la giornata del Migrante del 1999, coinvolge in maniera singolare anche il mondo dei Migranti per le strette analogie esistenti tra la loro condizione e quella del credente". Qui il termine migrante ha senso largo. Nella sua accezione rientrano tutti coloro che, per qualsiasi motivo, lasciano la propria comunità etnica religiosa e culturale per andare a vivere in contesti diversi.

Nella Chiesa nessuno è straniero. Nel Messaggio del Giornata del Migrante 1999, redatto nella prospettiva del Grande Giubileo il Santo Padre scriveva. "La Chiesa è per sua natura solidale con il mondo dei Migranti, i quali, con la loro varietà di lingue, razze, culture e costumi, le ricordano la sua condizione di popolo pellegrinante da ogni parte della terra verso la Patria definitiva. Questa prospettiva aiuta i cristiani ad abbandonare ogni logica nazionalistica ed a sottrarsi agli angusti schematismi ideologici". La Chiesa, presente sotto ogni cielo, non si identifica con alcuna etnia o cultura, poiché, come ricorda la Lettera a Diogneto, i cristiani "vivono nella loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri. Ogni terra straniera è per loro patria, e ogni patria è per loro terra straniera" (5, 1).

Il pellegrinaggio a Roma dei Migranti e degli itineranti si svolge secondo il programma distribuito, al quale vi invito a dare un'occhiata. Esso si articola in tre parti che corrispondono ai tre giorni della durata del Giubileo stesso dei Migranti e degli Itineranti:  l'uno, il due ed il tre giugno. Il primo giorno, che è un giovedì, è dedicato alla catechesi sui segni e sui valori del Giubileo. I partecipanti si distinguono non solo per categorie (migranti, rifugiati, nomadi, marittimi, studenti esteri, turisti, fieranti e circensi, aeronaviganti) ma, per quanto possibile, anche per etnia o provenienza. Per ciascuno di essi è messa a disposizione una Basilica o una chiesa ordinaria. Nel pomeriggio del primo giorno i gruppi radunati nelle chiese loro assegnate, saranno preparati da Vescovi e sacerdoti, i cui nomi sono indicati nel programma, a fare propri i segni del Giubileo e al sacramento della confessione. Si può dire che è una giornata di avvicinamento al momento culmine del Giubileo, costituito dalla Concelebrazione della Santa Messa in Piazza S. Pietro presieduta dal Santo Padre, il giorno seguente, venerdì, 2 giugno. La Messa ha inizio alle ore 10.00 però l'affluenza dei gruppi alla piazza avrà inizio alle ore 8.00. Il tempo dell'attesa sarà impiegato nella riflessione su argomenti attinenti alla circostanza, introdotti da letture di testi appropriati.

Altre iniziative, di carattere generale, degne di menzione sono il concerto organizzato in onore dei Migranti e Itineranti che, con inizio alle ore 20.00, si terrà nell'Aula Paolo VI la sera del primo giugno, e la preghiera che i pellegrini faranno nella stessa Piazza S. Pietro giovedì sera dalle ore 19.30 alle 20.00 secondo le intenzioni del Santo Padre.

Il terzo giorno sarà dedicato all'attuazione di iniziative previste da programmi particolari predisposti dai diversi gruppi nell'ambito del loro soggiorno a Roma.

L'evento giubilare si esprime attraverso dei segni di cui i principali sono tre. Il primo è il passaggio della Porta Santa. È un gesto altamente simbolico che fa riferimento ad uno degli aspetti fondamentali del Grande Giubileo. Quella porta è Cristo. Varcarne la soglia significa adesione a Cristo, riconosciuto come cammino di salvezza:  "Io sono la porta; se uno entra attraverso di me sarà salvo" (Gv 10, 9). Il vero senso del Giubileo si focalizza sull'effettivo incontro con Cristo, vivente nei secoli.

Il secondo segno è il pellegrinaggio. Questo è l'immagine tipica della vita cristiana, anzi "tutta la vita cristiana", nota il Papa nel TMA (49) "è come un grande pellegrinaggio verso la casa del Padre, di cui si riscopre ogni giorno l'amore incondizionato per ogni creatura umana, ed in particolare per il "figlio perduto" ". L'intraprenderlo è riconoscere la condizione dell'esistenza umana, quella cioè di chi vive in permanente stato di ricerca. Così scrive il Papa nella Bolla di indizione del Grande Giubileo (Incarnationis Mysterium):  "Dalla nascita alla morte, la condizione di ognuno è quella peculiare dell'"homo viator"" (IM, 7). Quello affrontato per arrivare a Roma, pur realizzato in forma diversa dal passato, è da considerarsi un vero pellegrinaggio religioso. Esso viene completato poi dagli altri spostamenti da un luogo all'altro che i pellegrini sono messi nella necessità di attuare per la celebrazione del Giubileo, o da visite volontarie alle Basiliche comprese quelle alle sette Chiese. L'intero tragitto è di 35 chilometri.

Per la sua natura penitenziale il pellegrinaggio trova il compimento nel sacramento della riconciliazione, porta di accesso a Cristo nell'Eucaristia e nella Comunione, su cui si fonda il discorso più impegnativo del Giubileo, quello dell'indulgenza. Quello dell'indulgenza costituisce, dopo quello dell'apertura della Porta Santa e del Pellegrinaggio, il terzo segno dell'evento giubilare. In esso si manifesta la pienezza della misericordia del Padre che a tutti viene incontro con il suo amore, espresso, in primo luogo, con il perdono delle colpe. La riconciliazione con Dio avviene attraverso la confessione, sancita dall'assoluzione e dalla penitenza. Confessando il proprio peccato, il cristiano riceve davvero il perdono e può accostarsi all'Eucaristia che riceverà partecipando alla Messa del Santo Padre.

Alla ritrovata comunione con Dio e con la Chiesa nell'Eucaristia, si accompagna anche la ritrovata solidarietà sociale. È la logica del Padre Nostro:  il Padre celeste userà verso gli uomini la stessa misura che essi useranno verso i propri simili.

La solidarietà è la chiave di interpretazione del Giubileo biblico. Esso nasce dal riconoscimento della necessità di concedere anche alla terra un anno di riposo dopo sette settimane di anni di lavoro produttivo (7x7=49, arrotondati in 50), analogamente a quanto era stato stabilito per l'uomo. Al centro dell'attenzione di tale istituzione, si trova ancora una volta l'uomo, in particolare quello che per la sua condizione sociale è esposto al rischio dell'emarginazione. "Ciò che la terra produrrà durante il suo riposo servirà al nutrimento tuo, del tuo schiavo, alla tua schiava, del tuo bracciante e del forestiero che è presso di te". Qui sta il cuore della questione:  la terra e i suoi beni sono un regalo di Dio per tutte le sue creature. La terra, intesa come fonte e somma di beni, entra a buon diritto tra i protagonisti dell'anno giubilare.

La dimensione sociale del Giubileo, emerge con particolare evidenza in rapporto alla migrazione. Elemento specifico del Giubileo biblico è la riconciliazione. Le due forme tipiche in cui, secondo la bibbia, questa si esprime sono la restituzione della terra e della libertà alle persone che l'avevano perduta a causa dell'indebitamento.

Quando si parla di immigrati, non si può non tenere conto delle condizioni sociali dei Paesi da cui provengono. Si tratta di Nazioni generalmente afflitte da grande povertà, che l'indebitamento estero tende ad aggravare. Nella Lettera apostolica Tertio Millennio adveniente il Papa ricorda che "nello spirito del Levitico (15, 8-28), i cristiani dovranno farsi voce di tutti i poveri del mondo, proponendo il Giubileo come un tempo opportuno per pensare, tra l'altro, ad una consistente riduzione, se non proprio al totale condono, del debito internazionale che pesa sul destino di molte Nazioni" (n. 51 ).

Ma il Giubileo prevede anche l'abolizione dell'ipoteca sulle persone ridotte in schiavitù per debiti. Vi sono situazioni nell'immigrazione assimilabili alla condizione di schiavitù? Vi siete mai domandati, per esempio, chi è il clandestino o l'illegale? È una persona che soffre di ogni sorta di privazione:  di denaro, di accoglienza, di diritti, di sicurezza; è una persona che, comunque si muova, urta contro il muro del pregiudizio, che è costretta a ricorrere a tutti gli espedienti per sopravvivere; una persona che, se da una parte, è esclusa dalla partecipazione alla vita sociale del paese in cui si trova, dall'altra non è in grado di organizzarsene una propria; che è obbligata ad agire fuori da un ordinamento giuridico che non ne riconosce neppure la presenza; che manca del supporto di un'autorità attendibile cui possa ricorrere nelle situazioni di ingiustizia e di prepotenza di cui spesso è vittima. Nel suo discorso ai partecipanti al IV congresso mondiale della pastorale per i Migranti e gli Itineranti tenutosi in Vaticano agli inizi dell'ottobre 1998, il Santo Padre ebbe ad esprimere al riguardo un auspicio in questi termini:  "Risulterebbe certamente significativo un gesto per il quale la riconciliazione, dimensione propria del Giubileo, trovasse espressione in una forma di sanatoria per una larga fascia di quegli immigrati che, più degli altri, soffrono il dramma della precarietà e dell'incertezza, cioè gli illegali".

Intervento dell'Arcivescovo Gioia

Il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti ha creduto opportuno cogliere l'occasione del Giubileo della mobilità umana per far conoscere, tramite la pubblicazione di un opuscoletto, in italiano e in inglese, dal titolo La solidarietà della Chiesa per i Migranti e gli Itineranti, la risposta della Chiesa, "esperta in umanità" (Populorum Progressio, 13), ai problemi esistenziali dell'uomo che per diversi motivi vive, temporaneamente o stabilmente, fuori dal proprio paese.

Tale sussidio offre una sintetica panoramica, corredata da alcune statistiche, sui problemi e sull'azione pastorale di ciascun settore della mobilità umana.

Le immagini e le rispettive didascalie ripropongono, in maniera organica, l'esodo e il pellegrinaggio degli Ebrei, tracciando un itinerario di riflessione. L'uno e l'altro, così come sono cristallizzati nella Bibbia, assurgono a metafora di ogni migrazione e di ogni pellegrinaggio.

La stesura dei singoli articoli ha tenuto presente l'osservazione di un filosofo ed economista francese, Antoine François Rondolet (1823-1893):  "Il vero scrittore non mette mai tutto nel suo libro; il meglio del suo lavoro si compie nell'animo dei lettori" (Réflexions, 7).

Sottolineo solo alcuni aspetti fortemente indicativi, che hanno bisogno di una maggiore riflessione.

1) I settori della mobilità umana

Per la cura pastorale dei vari settori della mobilità umana Paolo VI, con Motu Proprio Apostolicae caritatis del 19 marzo 1970, istituì una Commissione Pontificia, che dal 1988 con la Costituzione Apostolica Pastor Bonus è denominata Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti.

I due termini migranti e itineranti indicano le due principali ramificazioni della mobilità umana. Il documento De pastorali migratorum cura (n.15) utilizza il verbo dimorare come criterio per determinare a quale gruppo ogni categoria appartiene. I migranti, i rifugiati e gli studenti esteri vanno elencati sotto il termine "migranti", perché dimorano all'estero; mentre cadono sotto il termine "itineranti" i marittimi, gli aeronaviganti, i nomadi, i pellegrini, i turisti, i fieranti e i circensi. Tale distinzione è solo orientativa.

Il Pontificio Consiglio tratta i problemi pastorali e socio-culturali nella sua rivista People on the Move e in altre pubblicazioni e bollettini.

In ogni Conferenza Episcopale vi è una Commissione presieduta da un Vescovo che promuove e coordina la pastorale dei singoli settori della mobilità umana.

Vi sono Istituti religiosi il cui carisma è l'assistenza spirituale del migrante:  le Missionarie del Sacro Cuore di Gesù (Cabriniane), i Missionari di S. Carlo (Scalabriniani), le Missionarie di S. Carlo (Scalabriniane), l'Istituto secolare Scalabriniane e la Società di Cristo.

La sollecitudine della Chiesa per i migranti e gli itineranti è testimoniata anche dai documenti ufficiali che focalizzano i problemi di ciascun settore della mobilità umana e indicano alcune piste pastorali.

2) La mobilità umana in cifre

Uno sguardo alle cifre fa intravedere l'ampiezza del fenomeno della mobilità umana e l'urgenza di adeguati interventi da parte delle varie istituzioni civili, del volontariato e della Chiesa.

Migrazioni
I movimenti migratori toccano oggi tutti i continenti e quasi tutti i paesi. I migranti nel mondo sono 119 milioni, di cui il 44% nei paesi industrializzati e il 56% in quelli in via di sviluppo. La distribuzione per continenti è la seguente:  Africa, 15 milioni; Asia, 43 milioni; America Latina, 7 milioni; America del Nord, 24 milioni; Europa, 25 milioni; Oceania, 5 milioni.

Rifugiati
Il totale mondiale dei rifugiati e di coloro che sono sotto mandato dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) è di oltre 22 milioni, di cui la maggioranza è costituita da donne e bambini che vivono nei paesi confinanti con il loro. Se includiamo i profughi all'interno del proprio paese, la cifra facilmente raddoppia. In Africa e in Asia ce ne sono oltre 14 milioni, mentre l'Unione Europea ne ospita soltanto 366.000. Quasi una persona su 120 al mondo è un rifugiato o uno sradicato.

Studenti esteri
Nel 1995 il numero degli studenti esteri nel mondo era più di 1.600.000, di cui circa la metà viene accolto solo in tre paesi:  USA (28%), Gran Bretagna (12%) e Germania (10%).
Durante l'ultimo decennio, in diversi paesi europei, si è avuto un aumento annuale del flusso degli studenti esteri di circa il 10%; essi costituiscono l'8% della popolazione universitaria. La Francia e la Gran Bretagna hanno deciso di moltiplicare i permessi di accoglienza degli studenti esteri nei prossimi anni. Negli USA la presenza degli studenti stranieri, nel 1998, ha portato 7,5 miliardi di dollari; la maggioranza dei laureati proviene dall'estero.

Turisti
Nel 1999 sono stati registrati quasi 657 milioni di turisti internazionali, ossia di persone che si recano all'estero per diporto; vi è stato un incremento del 3,2% rispetto all'anno precedente. Il continente con maggior movimento è l'Europa, con quasi 386 milioni di arrivi (il 58,7% del totale mondiale). Seguono le Americhe (126,7 milioni), l'Asia (99 milioni) e l'Africa (27 milioni). I cinque paesi più visitati sono stati:  Francia (71,4 milioni), Spagna (51,9 milioni), Stati Uniti (46,9 milioni), Italia (35,8 milioni) e Cina (27 milioni).

Marittimi
Oggi ci sono oltre 2 milioni di marittimi e di pescatori che lavorano in alto mare, ed oltre 30 milioni di pescatori costieri. In migliaia lavorano sulle piattaforme petrolifere o per il loro approvvigionamento. Decine di migliaia di persone del settore alberghiero e dello spettacolo diventano marittimi, lavorando per l'industria delle crociere. È impossibile contare i milioni di famiglie di marittimi in attività, pensionati, studenti delle scuole nautiche, personale di porto.

Circensi
In Europa le imprese di fieranti e imprese affini sono circa 80.000; gli artisti e addetti ai circhi 50.000; i visitatori alle fiere e ai circhi 1 miliardo. In America del Nord le fiere popolari sono 4.000; i fieranti 100.000; i "carnival" o spettacoli viaggianti 462; le persone negli spettacoli viaggianti 150.000; i circhi grandi 60; gli artisti dei circhi 2.000; il personale nei circhi 20.000 e altre migliaia di persone nei parchi di divertimenti stagionali e fissi (p. es. Disney World e Six Flags).

Zingari
Nel mondo vi sono circa 15-18 milioni di Zingari, di cui tra i 7.000.000 e gli 8.500.000 in Europa; 7.000.000-8.000.000 in India e Sud-Est Asiatico; 1.700.000 in USA e America del Sud. I censimenti effettuati hanno portato sempre dati aleatori, per il fatto che in questa categoria si distinguono gruppi di itineranti, semi-sedentarizzati e sedentarizzati.

3) L'uomo nomade per natura

Nel passato la migrazione era determinata da fattori contingenti negativi, come le guerre, le calamità naturali, la fame, la ricerca del lavoro per sopravvivere, ed era vissuta in generale come un fatto patologico e come una lacerazione - e spesso come morte - della propria cultura. Oggi prende sempre più campo l'idea che la mobilità umana è uno stato congeniale alla natura umana.
L'uomo è nomade non solo per scelta, o per necessità, ma per natura. Le migrazioni sono il fenomeno più vistoso del "nomadismo essenziale", insito nella natura umana.

Migrare non è un'esigenza esclusiva dell'uomo. Con grande intuito Antoine de Saint-Exupéry osserva:  "Quando passano le anatre selvatiche nel periodo delle migrazioni, si solleva una strana marea sui territori che esse sorvolano. Le anatre domestiche, come calamitate dal grande volo triangolare, intraprendono un balzo di cui non sono capaci. Il richiamo le colpisce con lo stesso vigore di un arpione, non so per quale impulso naturale. Ed ecco le anatre stanziali tramutate per un minuto in uccelli migratori".

Si potrebbe dire che anche nel regno vegetale vi è una specie di "migrazione", costituita dai semi che, portati dal vento, "migrano" per attecchire in un terreno confacente alla loro natura. Si può parlare, in un certo senso, di "migrazione universale dei viventi".

Noi siamo abituati a pensare alla sedentarietà come se fosse lo stadio definitivo dei popoli, invece, si tratta solo di una fase di un lungo cammino che l'uomo ha intrapreso, quando ha iniziato la sua avventura sul pianeta Terra e che, dopo una sosta stanziale, sta riprendendo verso il suo futuro.

L'emigrazione  non  è  che  un  fenomeno d'una realtà umana essenzialmente mobile. Dio ripete ininterrottamente all'uomo:  "Siate fecondi, moltiplicatevi e riempite la terra" (Gen 1, 28; 9, 1). La diffusione della razza umana sulla terra è un destino inscritto in ogni individuo. L'uomo non ha un suo limitato habitat, come lo hanno le specie animali che, al di fuori di quello non possono sopravvivere. Egli non solo sopravvive, ma crea civiltà in tutti i climi. La destinazione dell'uomo è di diventare cittadino del mondo, del grande "villaggio globale".

Originariamente l'espandersi rappresentava per l'uomo una conquista. Antichi reperti e leggende documentano la fase di un'umanità che avanza in aree ignote, piene di insidie, conquistandole faticosamente. Poi l'espandersi è diventato un fatto molto simile all'esilio. I gruppi umani si erano stabilizzati su territori chiamati nazioni, con frontiere rigidamente definite e vigilate da soldati in armi. Nazioni a base linguistica, culturale, geografica, economica, entro le quali gli individui godevano di certi diritti, che non erano loro riconosciuti al di là della linea di confine.

Le nazioni stanno diventando sempre di più solo delle costruzioni storiche e culturali che hanno fatto il loro tempo, almeno intese nella accezione nazionalistica finora in uso. Spostarsi sul pianeta non è "violare le frontiere", cioè commettere un'azione penalmente perseguibile.

In questa situazione di "nomadismo globale" la Chiesa deve trovare nuove vie per l'evangelizzazione.

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