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Figli del vento

Il gruppo etnico comunemente chiamato "Zingari" è una categoria di nomadi che ha iniziato la sua peregrinazione quasi mille anni fa dalla Provincia di Sind nel Nord-Ovest dell'India. Intorno al 1000 d.C. si stabilirono in Medio Oriente, nella Russia meridionale e nella penisola balcanica. Sin dalla loro prima comparsa in Europa occidentale nella prima metà del XV s., suscitarono grande curiosità. Erano chiamati bohémiens, egiziani, pagani, tartari, negri. Il nome più diffuso deriva probabilmente dal greco Athiganoi (nome di una sètta praticante la magia), da cui il nome tsiganes, zigeuner, gitani, cyganie. All'interno del popolo zingaro si distinguono vari gruppi: Rom, Sinti, Manouches, Kale, con ulteriori suddivisioni, secondo la razza d'origine e i mestieri propri a ogni gruppo. Oggi le divisioni si sono accentuate in seguito alla chiusura per loro delle frontiere, che impediscono i contatti che essi potevano intrattenere nei secoli scorsi.

Identità etnica e culturale

Pur vivendo da secoli in mezzo ai popoli sedentari, gli Zingari hanno conservato sostanzialmente la loro identità, che ha come elementi fondamentali: la dignità dell'uomo, la coesione familiare, la dipendenza fiduciosa da Dio, il nomadismo come dimensione psicologica in atteggiamenti e la capacità di distacco dai luoghi e dalle cose. 

La musica, il canto, la poesia sono momenti essenziali della loro ricca tradizione culturale. Con il violino, la chitarra, la danza (si pensi al flamenco!) esprimono la loro vitalità, emotività e la loro vocazione artistica. Gli Zingari sono maestri nell'arte del divertimento. 

Rapporti con la società ospitante

La diversità di vita, di cultura, di costumi e di occupazioni degli Zingari è sempre stata percepita con una connotazione negativa. La loro storia è segnata da secolare rifiuto e persecuzioni, il cui culmine è stato "l'olocausto dimenticato", che essi hanno subìto durante il nazismo. 

Oggi la loro sopravvivenza è minacciata da vari fattori: la rapida trasformazione della società moderna che rende inutili le loro attività tradizionali, una strisciante discriminazione nei loro confronti, le condizioni precarie del loro habitat e il basso livello di istruzione. 

Tuttavia, non manca lo sforzo da parte degli Stati per riconoscere il popolo zingaro come una minoranza, con diritti e doveri particolari, con una propria cultura da tutelare e un ruolo socio-politico. Le associazioni zingare sono sempre più numerose e politicamente presenti; fra queste svolge un ruolo prioritario la "Unione Romanì Internazionale", riconosciuta dalle Nazioni Unite nel 1979 come organismo non governativo con potere consultivo presso il Consiglio economico e sociale (ECOSOC).

La Chiesa e gli Zingari

Gli Zingari hanno sempre dimostrato un vivo senso del sacro, come tra l'altro dimostrano le loro tradizioni religiose. Purtroppo, la scarsità di sacerdoti e di operatori pastorali disposti a seguirli, impedisce loro di ricevere una formazione religiosa. Per questo costituiscono un terreno fertile per il proselitismo delle sètte.

La fede di questo popolo ha trovato stimolo nella nobile figura di Ceferino Giménez Malla, umile zingaro spagnolo beatificato il 4 maggio 1997. Ceferino condusse una vita da vero nomade e da vero cattolico, coronando la sua esistenza con il martirio, nell'agosto del 1936 a Barbastro, durante la Guerra Civile Spagnola.

La dimensione itinerante della vita degli Zingari è una testimonianza di libertà interiore di fronte al fenomeno del consumismo nella società odierna e costituisce un permanente richiamo al fatto che la nostra vita è un continuo pellegrinaggio verso un'altra Patria, quella celeste. Con il loro stile di vita, gli zingari rappresentano una viva, anche se inconscia, contestazione nei confronti di una religione fredda, razionalista e troppo segnata dal legalismo. 

Il pellegrinaggio è un'espressione della religiosità e della fede degli Zingari. Da sempre essi sono stati presenti, rumorosi e pittoreschi, in mezzo alle folle dei pellegrini in cammino verso i santuari di tutto il mondo.

L'incontro con Paolo VI, in occasione del loro primo pellegrinaggio internazionale a Roma, ha segnato una tappa decisiva nella loro storia. Il Papa ha ricordato il loro posto nella Chiesa: "Voi siete nel cuore della Chiesa, perché siete soli: nessuno è solo nella Chiesa. (...) Vorremmo che il risultato di questo eccezionale incontro fosse quello di farvi pensare alla santa Chiesa, alla quale voi appartenete; di farvela meglio conoscere, meglio apprezzare, meglio amare; e vorremmo che il risultato fosse insieme quello di svegliare in voi la coscienza di ciò che voi siete. (...) Noi pensiamo che dovrebbero migliorarsi i vostri rapporti con la società che attraversate e toccate con le vostre carovane: come voi gradite trovare ristoro e ospitalità gentile dove vi accampate, così voi dovrete procurare di lasciare ad ogni tappa un ricordo buono e simpatico: che la vostra strada sia disseminata da esempi di bontà, di onestà, di rispetto" (26.9.1965).

Giovanni Paolo II esorta tutti gli uomini ad accoglierli come fratelli: "Nonostante il chiaro insegnamento del Vangelo... accade spesso, che gli Zingari si vedano rifiutati, o guardati con disprezzo. Il mondo, che è in gran parte segnato dall'avidità del profitto e dal disprezzo dei più deboli, deve cambiare atteggiamento e accogliere i nostri fratelli nomadi non più con la semplice tolleranza, ma con uno spirito fraterno" (9.11.1989).

 

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