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Verso una cultura mondiale

Lo studente internazionale può essere considerato sia causa che prodotto della mondializzazione in atto. 

Il percorso ideale che egli segue è una formazione universitaria di base nel suo paese nativo e quindi una specializzazione nell'università straniera. Egli cerca spesso di conseguire una borsa di studio. Nel paese straniero scopre le enormi differenze rispetto al proprio paese di origine: lingua, cibo, clima, modo di vestirsi, modo di comportarsi. Differente è anche la religione e il modo di viverla. Frequentando nuove amicizie, la sua mentalità si apre, si arricchisce culturalmente e stimola all'apertura anche il paese di accoglienza. Completata la specializzazione torna a casa con un diploma e un bagaglio culturale accresciuto, contribuendo in tal modo allo sviluppo tecnologico, politico e sociale della società di origine. 

Ingiustizie e difficoltà

Questo rappresenta l'iter ideale ma le statistiche e le testimonianze dimostrano che la realtà è ben diversa.

Gli studenti internazionali fanno parte del flusso migratorio dal Sud verso il Nord e molti di loro non solo vogliono specializzarsi, ma sono alla ricerca di un futuro migliore. Tale flusso, che riceve la sua spinta dalle condizioni dei paesi poveri, viene poi intensificato dalla forza di attrazione esercitata dai paesi ricchi. Le università e i centri di ricerca, per tenere alto il livello della propria istituzione, cercano di selezionare gli studenti migliori. 

La 'caccia ai cervelli' incrementa il famoso 'brain drain' (fuga dei cervelli). Solo pochi paesi sono riusciti a mettere a frutto la diaspora dei loro specialisti, creando reti per lo scambio di conoscenza o invertendo la direzione del flusso dell'intellighenzia; la maggior parte si sono ulteriormente impoveriti a beneficio dei paesi più ricchi. Questo quadro è indicativo dell'attuale situazione mondiale e rileva la nuova ingiustizia che si sta instaurando tra il Nord e il Sud.

Neppure la vita quotidiana dello studente internazionale, che proviene da un paese povero, è libera da difficoltà. Lo shock culturale è più forte di quanto egli pensasse. La società ospitante si mostra ostile verso gli stranieri, le difficoltà amministrative intralciano il suo cammino, la difficile situazione finanziaria mette in dubbio il rinnovo del permesso di soggiorno. La convivenza si fa pesante, la lingua rimane difficile, i valori religiosi si affievoliscono. Anche le prospettive per il futuro sono pessimistiche: la situazione di sviluppo del suo paese non promette molto per un prossimo impegno al livello della specializzazione acquisita. Tali tensioni psichiche indeboliscono lo studente, facendogli perdere la sicurezza di sé, impedendogli di concentrarsi negli studi, alcuni abbandonano gli studi e spesso finiscono nell'illegalità. Tuttavia, vi sono numerose organizzazioni e persone che si prendono cura degli studenti internazionali. 

Ruolo della Chiesa

La Chiesa è universale per vocazione e cerca di farsi portavoce dei paesi poveri e di sostenere tutte le iniziative che promuovano la giustizia nelle relazioni tra i paesi. "È il dovere di tutti - specialmente dei cristiani - lavorare con energia per instaurare la fraternità universale, base indispensabile di una giustizia autentica e condizione di una pace duratura" (Paolo VI, OA 17). Specialmente in questo anno giubilare la Chiesa vuole essere all'avanguardia nella costruzione di un mondo giusto, fraterno, pieno di pace e di amore. "Il comparire, in tutte le società del mondo, della figura dell'esule, del rifugiato, del deportato, del clandestino, del migrante, del 'popolo della strada', conferisce alla celebrazione del Giubileo un significato molto concreto, che per i credenti diventa richiamo al cambiamento di mentalità e di vita, secondo l'appello di Cristo: 'Convertitevi e credete nel Vangelo'" (Giovanni Paolo II, 2.2.1999).

Nelle diverse chiese locali molti cercano di realizzare la Parola del Signore: "Ero forestiero e mi avete ospitato" (Mt 25, 35). In modi molto diversi e creativi le chiese locali hanno organizzato l'accoglienza dello studente internazionale e lo aiutano a risolvere i problemi immediati. I cappellani tentano di formare gli studenti alla cittadinanza mondiale. Tramite incontri interculturali e dialoghi interreligiosi creano delle piattaforme in cui gli studenti internazionali e locali si ritrovano per discutere e conoscersi. 

Anche i cappellani avvertono la tendenza verso la mondializzazione; in Europa nel 1996 hanno costituito il Servizio delle Chiese Europee per gli Studenti Internazionali. Tale organismo vuole richiamare l'Unione Europea ad assumersi le proprie responsabilità storiche verso i paesi poveri e a lasciarsi guidare dalla giustizia e dalla solidarietà.

"La posta in gioco in questo processo di accoglienza e di assistenza agli studenti esteri è molto alta: ne va non solo della loro maturità umana e professionale, ma anche della credibilità delle Chiese più antiche agli occhi delle giovani Chiese dei Paesi in via di sviluppo" (Giovanni Paolo II, 16.9.1996).

 

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