Beatissimo Padre,
in maniera particolare oggi, noi qui presenti possiamo ripetere con il profeta David: "Signore, dinanzi a te noi siamo stranieri e pellegrini come i nostri padri" (1 Cr 29,15), perchè "non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura" (Eb 13,14): "la nostra patria è nei cieli" (Fil 3,20). Così afferma lApostolo Paolo e come Vostra Santità ci ha ricordato nella Bolla dIndizione del Giubileo: "Il pellegrinaggio riporta alla condizione delluomo che ama descrivere la propria esistenza come un cammino. Dalla nascita alla morte la condizione di ognuno è quella peculiare dellhomo viator" (IM, 7).
Quando luomo vive la sua vocazione di "pellegrino dellAssoluto" alla ricerca di Dio, è capace di considerare i compagni di viaggio come veri fratelli. E quanto Vostra Santità ci insegna nei suoi numerosi viaggi apostolici: "Vengo come pellegrino religioso, in spirito di amore fraterno, un fratello nella solidarietà, in ascolto della voce dellumanità che implora in tutto il mondo dignità, giustizia e pace" (Al popolo del Bangladesh, 10.11.1986).
Oggi, Padre Santo, ascolti la voce di questi fratelli pervenuti da diversi paesi e continenti: sono i migranti e gli itineranti del mondo.
I migranti vorrebbero raccontarLe le difficoltà incontrate per linserimento nel paese ove sono andati per migliorare le proprie condizioni di vita e confidarLe la nostalgia che li assale quando ricordano la patria, i parenti e gli amici lontani.
I rifugiati presenti, in rappresentanza degli altri ventidue milioni nel mondo, vorrebbero da una parte gridare la violenza subita che ha calpestato la loro dignità di uomini, ma dallaltra non vorrebbero accrescere la Sua sofferenza di padre dellumanità.
I giovani che studiano allestero, in genere provenienti da paesi poveri, desiderano averLa come guida nella ricerca della verità.
I turisti e i pellegrini, sempre in cerca di fede e di bellezza, aspirano a contribuire alla causa della pace e allo sviluppo armonioso delle nazioni per promuovere un nuovo ordine di rapporti umani.
La gente del mare, spesso invisibile alla società, porta nel cuore tanta solitudine durante le interminabili ore trascorse nellimmensità delle acque e un profondo desiderio di sentirsi parte viva della Chiesa e dellumanità.
La gente dellaviazione civile, che vive in spazi divenuti crocevia del villaggio globale e che è limmagine più eloquente della rapidità della vita umana, sente vivo il bisogno di stabilire rapporti di fratellanza durevole e profonda e di trovare momenti per la riflessione.
I nomadi si rivolgono alla Chiesa, sapendola "esperta in umanità" (PP, 13) e capace di riscattarli dalla emarginazione e attenta a salvaguardare il patrimonio culturale.
I circensi, artigiani della festa e autentici dispensatori di gioia e di stupore, desiderano offrire a Lei e allintera umanità momenti di distensione per lenire le inevitabili sofferenze della vita.
Santità, accolga con cuore di padre, questo variegato mondo della mobilità umana. Durante questa solenne celebrazione eucaristica, nella patena e nel calice insieme al pane e al vino unisca le "gioie e le speranze, le tristezze e le angosce" (GS, 1) di questi figli, affinchè diventino il corpo e il sangue di Cristo.