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 Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti

Giornata Mondiale del Turismo 2002

Ecoturismo, chiave dello sviluppo sostenibile 

S. E. Mons. Agostino MARCHETTO

Segretario del Pontificio Consiglio

Alcune settimane or sono abbiamo assistito alle sessioni abbastanza tormentate del Vertice di Johannesburg, i cui risultati non sono stati all’altezza delle nostre speranze. Il Vertice ha segnato però un’ulteriore tappa nella coscienza ecologica mondiale, a dieci anni dal Summit di Rio del 1992, che aveva stilato un’agenda ricca di speranze e di promesse. Ora, nel momento di dare una valutazione del cammino percorso e di proporre le mete d’avvenire, possiamo dire che risulta molto difficile in genere prendere coscienza, in modo solidale e concreto, con relative conseguenze, dei grandi problemi che affliggono l’umanità contemporanea. Una “responsabilità globale” è disciplina ancora un po’ di là da venire.

Che la crisi ecologia sia uno di essi peraltro pochi ne dubitano ormai. È difficile infatti negare l’evidenza di fronte a fatti che in modo massiccio e lacerante apprendiamo di giorno in giorno. È difficile così non cadere nello scetticismo, quando percepiamo alcuni aspetti della nostra crisi mondiale nella quotidianità, per esempio, nell’aria che respiriamo nelle nostre città o nelle inondazioni che soffriamo. Con maggiore evidenza, poi, ciò notiamo quando ci avviciniamo alla “ecologia umana” e veniamo a conoscenza della miseria di tanti uomini e donne per la mancanza di cibo, di acqua, di assistenza medica, che sono le conseguenze più gravi della crisi ecologica.

Questi grandi e laceranti temi sono echeggiati nelle sale del Vertice di Johannesburg e nelle strade di quella città africana. Essi hanno riempito i discorsi dei responsabili politici e sono stati anche gridati dai rappresentanti di molte Organizzazioni Non Governative, che da anni lavorano per promuovere una coscienza pubblica e universale tradotta in decisioni effettive. Certamente dobbiamo riconoscere che è piuttosto difficile passare dalla protesta alla denuncia e da questa all’azione, cioè dal riconoscimento della situazione ingiusta all’uso dei mezzi efficaci per porvi rimedio. Soprattutto appare impresa ardua cambiare gli atteggiamenti e le abitudini personali e degli Stati che, in ultima istanza, possono condurre a una vita e a una società migliore.

Ebbene, il Messaggio del Santo Padre per la Giornata Mondiale del Turismo, che si celebrerà, come ogni anno, il 27 settembre, contiene una risposta valida all’interrogativo che ci poniamo: cosa fare? Come agire? Giovanni Paolo II, prendendo spunto dal tema al quale è dedicata la celebrazione, ha infatti sintetizzato e ribadito ciò che in occasioni precedenti aveva attestato circa la crisi ecologica. E partendo da motivazioni teologiche e morali Egli ha messo in risalto  il contributo che il turismo può offrire.

Negli ultimi decenni, cioè, si è giunti alla conclusione che il problema ecologico non può essere disgiunto dall’insieme dei comportamenti predominanti oggi nel mondo in materia di relazioni politiche, economiche e culturali fra i Paesi che compongono la comunità internazionale. Sono, infatti, già trascorsi trent’anni dall’introduzione del concetto di “sviluppo sostenibile” nel quale sono concentrati molti dei postulati dell’esigenza di affrontare globalmente i problemi che affliggono la società contemporanea.

Il  Santo Padre invita così a partire, nell’approccio sostenibile, da una realtà ancor più profonda, che costituisce l’ambito morale delle persone e indica i principi per prendere le decisioni, la responsabilità. Rifacendosi a un’esortazione più volte ribadita, il Sommo Pontefice dunque ripete: “è necessario risalire alle origini e affrontare nel suo insieme la profonda crisi morale, di cui il degrado ambientale è uno degli aspetti preoccupanti" (n. 5). Il degrado e il dissesto ambientale, di fatto, mostrano con evidenza alcune delle conseguenze delle scelte operate secondo interessi particolari, egoistici, non rispondenti alle esigenze proprie della dignità dell’uomo” (n. 2). E questo - come prosegue il Santo Padre - appare ancor più ingiusto quando “l’egoistica ricerca del proprio benessere induce a ignorare le legittime aspettative delle generazioni presenti e di quelle future”. Ci si allontana così sempre più tragicamente dai progetti di Dio per l’umanità, per il suo vero bene, quello comune.

Partendo dagli effetti e andando alle loro radici, si arriva, perciò, come con gli anelli di una catena legata a quello iniziale, alla dolorosa costatazione dell’errore e del peccato che impediscono all’uomo di agire con libertà e responsabilità.

Quale ruolo riveste e quale può avere il turismo in questa situazione, che lo sguardo sereno, senza ipocrisia, rivela nel suo volto crudele? Certamente possiamo ammettere che non sarà il turismo la soluzione magica di tutto, eppure le dimensioni del fenomeno, vale a dire i 700 milioni di turisti internazionali, i cento milioni di lavoratori del settore, l’importanza decisiva che esso ha per lo sviluppo di molti Paesi, la relazione immediata del turismo con l’ecologia e un ampio eccetera che non possiamo esaurire, fanno di tale fenomeno un elemento che può, in molte circostanze, far oscillare l’ago della bilancia verso un lato o l’altro del bene comune, cioè verso il positivo o invece il negativo!

Inoltre, in tale contesto l’importanza del ruolo del turismo è accentuata dal fatto che si tratta, in gran parte, di un movimento con unica direzione, vale a dire dai Paesi ricchi e tecnicamente più avanzati agli altri in cui i problemi di sviluppo sono urgenti. Ciò trasforma il fenomeno in una manifestazione molto tangibile dell’atteggiamento personale e sociale degli abitanti di alcuni Paesi verso gli altri.

Il comportamento personale, poi, si manifesta nel settore in modo particolare, in quanto decisive risultano essere le motivazioni che spingono a viaggiare. Il turismo è cioè una forma di utilizzo del tempo libero che si delinea secondo obiettivi che la persona si pone liberamente. Un principio favorevole all’espansione del turismo sta dunque nella capacità d’intuizione e adattamento alle aspettative del viaggiatore, e non nelle strategie del suo sfruttamento in forme massicce.

Fortunatamente la preoccupazione di molti per il problema ecologico sta acquistando una priorità nelle scelte di viaggio e, di conseguenza, un ampio settore dell’attività turistica si orienta per rispondere a questi desideri “ecologici”. Ecco dunque quel che si chiama “turismo ecologico” capace di abbracciare un’ampia gamma di attività. Si tratta, va detto subito, di un concetto dai contorni ancora abbastanza imprecisi e assunto con traduzione in codici di comportamento molto diversi e non privi di errori, come pure, in situazioni isolate, con gravi conseguenze anche per l’ambiente ecologico stesso.

Nelle sue varie forme, tuttavia, il turismo ecologico si pone tre obiettivi giusti e fondamentali: trarre beneficio dalla natura, conoscere la realtà dell’ambiente e assumere un comportamento solidale e responsabile. Ebbene la riorganizzazione dell’attività turistica intorno a questi tre propositi pur generici conseguirà, senza alcun dubbio, maggiore nobiltà per il turismo a favore dell’uomo, e otterrà un suo più decisivo contributo al dialogo fra i popoli e alla pace mondiale.

In questo compito - come indica il Santo Padre nel Suo Messaggio - il cristiano incontrerà nella sua fede, anche in questo campo, uno stimolo orientativo, una freccia direttiva dell’operare, perché nella chiamata alla salvezza, nella vocazione alla santità, il cristiano è posto di fronte al vivere la libertà dei figli di Dio e il suo impegno verso gli altri. E oggi, con i gravi problemi che affliggono l’intera umanità, tale impegno si traduce, in modo limpido e cristallino, nella lotta contro la povertà, nella difesa dell’identità dei popoli e delle culture e nella salvaguardia dei beni che garantiscono lo sviluppo delle comunità in ambiente sano.

Illuminato da questa fondamentale prospettiva, il viaggiare dei cristiani non cesserà mai di essere in fondo anche un pellegrinaggio versi i fratelli, un mezzo per conoscere più da vicino le loro realtà, uno strumento per collaborare con loro a uno sviluppo più giusto, più integrale, più responsabile altresì per le generazioni future, sostenibile in una parola. In questo modo, il turismo sarà - come esorta il Papa - “un’occasione di contemplazione e d’incontro con Dio, Creatore e Padre di tutti, e i cristiani saranno così corroborati nel servizio alla giustizia e alla pace in fedeltà a Colui che ha promesso cieli nuovi e terra nuova” (n. 5).

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