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Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti

Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute

Pontificio Consiglio per la Pastorale

per i Migranti e gli Itineranti

Pontificio Consiglio per la Famiglia

 

LA SALUTE RIPRODUTTIVA

DEI RIFUGIATI

Una nota per le Conferenze episcopali

Introduzione

Nel 1999, l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR), in collaborazione con l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (UNFPA) e alcune Ong, ha pubblicato l'Inter-Agency Field Manual on Reproductive Health in Refugee Situations; si tratta di un libro pratico sulle modalità dell'assistenza ai rifugiati nell'ambito della cosiddetta « salute riproduttiva ».

Il Field Manual è oggetto di serie e numerose preoccupazioni per la Chiesa ed è all'origine di questa Nota appositamente preparata da tre Dicasteri della Santa Sede — Pontifici Consigli per la Pastorale della Salute, per gli Itineranti e Migranti e per la Famiglia — al fine di ribadire delle riserve su alcuni punti problematici del Manuale.

Questa Nota interdicasteriale considera questo Field Manual come una sfida pastorale per la Chiesa e richiama i Pastori, gli operatori pastorali impegnati negli ambiti della sanità, della famiglia e presso i migranti e gli itineranti, alla vigilanza affinché l'amore, il rispetto e la protezione delle persone rifugiate e dei loro diritti — tra cui l'inalienabile diritto alla vita — siano la ragione profonda e il motore propulsivo del loro impegno per il miglioramento della loro condizione di vita ed il godimento di protezione per la vita e la salute di milioni di sfollati e rifugiati.

Il Field Manual veicola degli antivalori che offendono la dignità delle popolazioni più povere e vulnerabili con proposte concernenti la limitazione delle nascite, il concetto non responsabile dei rapporti sessuali e persino l'aborto. Ci troviamo di fronte a una corrente di pensiero che si potrebbe definire utilitaristica e neomaltusiana.

La Nota nelle sue cinque parti offre un orizzonte di speranza diverso da quello espresso nel Field Manual e fa una proposta pastorale ad hoc che si fonda sull'amore per i rifugiati nel pieno rispetto della verità morale e della dignità delle coscienze personali.

Infine, la Nota incoraggia i vari responsabili della vita pubblica, nonché gli uomini di buona volontà a perseguire i loro sforzi per assicurare ai rifugiati un domani capace di restituire a ciascuno un volto che sia ad immagine e somiglianza di Dio.

Possa la presente Nota aiutare le nostre comunità a conoscere meglio i problemi e le difficoltà dei rifugiati, a difendere i loro diritti, in particolare quelli alla vita e alla salute e ad assisterli nel corpo e nello spirito, seguendo da vicino l'esempio di Gesù che ha vissuto la condizione di rifugiato e riservandogli un'attenzione e una sollecitudine particolare.

La tragedia dei rifugiati è « una piaga tipica e rivelatrice degli squilibri e dei conflitti del mondo contemporaneo »,[1] in mezzo alla quale la Chiesa è presente con il suo amore e la sua assistenza.Per i credenti in Cristo, nel servizio al prossimo, ciò che conta è anzitutto l'inalienabile dignità della persona umana creata a immagine di Dio (Gen 1,27). Nello spirito del Grande Giubileo la Chiesa si rallegra della collaborazione « tra i popoli di ogni lingua, razza, nazionalità e religione » per far fronte alle grandi sfide del nuovo Millennio, e se ne auspica la creazione di « una nuova cultura di solidarietà e di cooperazione ».[2]

I. La Santa Sede, l'ONU e la salute riproduttiva

Tra le organizzazioni con le quali la Santa Sede coopera a diversi livelli, l'ONU occupa un posto privilegiato. Nel suo seno l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR) si occupa da 50 anni della protezione della dignità e dei diritti dei rifugiati. Ci sono tanti casi di collaborazione fruttuosa tra l'ACNUR e la Chiesa cattolica sia al livello internazionale sia nei diversi paesi che vivono l'esperienza di spostamenti forzati di persone.

La Santa Sede, pur apprezzando i principi che guidano l'azione dell'ACNUR, non può esimersi dal manifestare le proprie riserve quando le modalità dell'assistenza prestata o persino i mezzi impiegati potrebbero causare grave danno alla dignità della persona ed alla sua vita, dalle prime fasi del suo concepimento alla morte naturale, così com'è riconosciuto dalla ragione umana ed espresso dalla morale cattolica.In questo contesto deve essere capito il senso di questa Nota sull'Inter-agency Field Manual on Reproductive Health in Refugee Situations, pubblicato nel 1999 dall'ACNUR.[3]Benché ci siano aspetti positivi del Manuale, è doveroso indicare altri che sono in contrasto con la morale.Le organizzazioni cattoliche che sono impegnate con l'ACNUR per la protezione e l'assistenza dei rifugiati si trovano in una posizione privilegiata per promuovere la vera dignità dei rifugiati per quanto riguarda la sessualità, la famiglia, gli adolescenti e i bambini. Questa Nota offre ai Vescovi e agli operatori pastorali e umanitari cattolici una breve analisi del Field Manual e alcuni accenni per la protezione e la promozione della dignità e della salute integrale dei rifugiati.

Le nostre riserve sul Field Manual fanno parte della preoccupazione della Chiesa sulla confusione morale ed intellettuale che si è fatta posto negli ultimi anni nell'opinione pubblica, tra diversi leader politici, nelle istituzioni internazionali e nell'esercizio della medicina stessa.Più precisamente si tratta del modo di rispondere alla domanda: che cos'è l'uomo?[4]La risposta implicita, e a volte esplicita, del Field Manual riflette un approccio filosofico che, nel tentativo di promuovere la libertà individuale trascura i corrispondenti doveri sia individuali che sociali.Corre il pericolo di offendere la stessa dignità delle popolazioni più povere e vulnerabili con proposte concernenti la limitazione delle nascite, il concetto non responsabile dei rapporti sessuali e persino l'aborto. Inoltre manca un'adeguata attenzione alla conoscenza della cultura e della religione dei rifugiati. In fondo vi si ritrovano molte tracce di una corrente di pensiero che si potrebbe definire utilitaristico e neo‑malthusiano.

Il Field Manual riflette le discussioni sulla « salute riproduttiva » tenutesi durante la « Conferenza sulla Popolazione e sullo Sviluppo » svoltasi al Cairo nel 1994. Tale « salute riproduttiva » è promossa oggi da alcune organizzazioni dell'ONU quali l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e il Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (FNUAP).Alla seduta conclusiva della Conferenza del Cairo, la Santa Sede rilasciò una dichiarazione nella quale espresse le riserve della Chiesa all'ideologia della « salute riproduttiva ».[5]Le stesse riserve si applicano al Field Manual.

II. L'amore della Chiesa per i profughi

Nel contesto del suo mandato missionario universale, la Chiesa, prestando particolare attenzione ai segni dei tempi, avverte con sempre maggiore consapevolezza l'esistenza del fenomeno di milioni di sfollati e rifugiati. Essa intende collaborare affinché queste persone siano portate a migliorare la loro condizione di vita e godere di protezione per la loro vita e salute.

In un suo messaggio a proposito degli emigranti — e ciò vale tanto più per i profughi — Papa Paolo VI disse: « Noi guardiamo in modo particolare a ciò che gli emigrati soffrono in tali spostamenti: soffrono un trauma spirituale e morale, che turba ogni interiore giudizio, e mentre nei loro animi si insinuano aspirazioni di ogni genere, tra le quali una è buona e degna, quella d'una migliore condizione di vita, una facile confusione di idee si produce, nella quale sono scossi i principi sui quali si fondeva l'onestà, la normalità, l'umanità della loro psicologia. Quanti emigranti perdono così ogni abitudine religiosa [...] e quanti sono sconvolti nei loro stessi affetti familiari dalla tristezza delle condizioni in cui si trovano e dall'insorgenza di disordinate passioni. L'emigrazione provoca crisi religiose e morali così gravi e così diffuse e avviene con tali sofferenze e tali penose conseguenze, che il ministero pastorale della Chiesa non può disinteressarsi di essa; e quanto più in questi anni il fenomeno emigratorio si accentua e si inasprisce, tanto più la sollecitudine del clero diocesano, dei religiosi e del laicato cattolico deve intervenire e mostrare una capacità tempestiva e molteplice di portare conforto e assistenza agli emigranti pari al bisogno, oggi cresciuto ed urgente ».[6]

La Chiesa, interpellata da queste situazioni disumane, le assume nella sua sollecitudine apostolica, convinta che « l'annunzio di Cristo e del Regno di Dio deve diventare strumento di riscatto umano per queste popolazioni ».[7]

III. Punti preoccupanti nel “Field Manual”

Prima di entrare nell'analisi specifica dei punti più preoccupanti del Field Manual, è necessario ricordare che si tratta di una differenza di fondo tra la concezione utilitaristica della sessualità umana, collegata con il concetto della salute riproduttiva, e la prospettiva offerta dalla Chiesa nel suo rispetto per la dignità dell'uomo e della sua sessualità.[8]L'antropologia sessuale basata sulla rivelazione divina afferma che « l'uomo e la donna sono creati, cioè sono voluti da Dio: in una perfetta uguaglianza per un verso, in quanto persone umane, e, per l'altro verso, nel loro rispettivo essere di maschio e femmina ».[9] Dio « li ha creati per una comunione di persone, nella quale ognuno può essere « aiuto » per l'altro, perché sono ad un tempo uguali in quanto persone (« osso dalle mie ossa... ») e complementari in quanto maschio e femmina ».[10] La loro vita coniugale è destinata ad essere feconda ed a realizzarsi nell'opera comune della custodia della creazione,[11] conforme alla giusta generosità di una paternità‑maternità responsabile, secondo i criteri oggettivi della moralità.[12] Bisogna dunque rispettare il doppio significato della reciproca donazione dell'uomo e della donna, aperta alla vita, nel matrimonio, che la contraccezione promossa dalla cosiddetta « salute riproduttiva » contraddice.

Le odierne conoscenze scientifiche permettono di affermare che la vita umana comincia al momento della fecondazione. La ragione è chiamata perciò ad accogliere, sotto l'aspetto filosofico ed etico, il valore preminente umano della vita individuale fin da quel momento, ed è un'esigenza della legge naturale la sua difesa e la sua tutela. La Chiesa afferma peraltro, sulla base della ragione, oltre che della Rivelazione, l'obbligo di rispettare e tutelare il diritto alla vita di ogni embrione umano e rifiuta come immorale ogni azione che ne provochi l'aborto o la manipolazione.[13]

Il Field Manual (in particolare nel cap.IV) propone senza riserve, dopo rapporti sessuali forzati, l'uso della cosiddetta « contraccezione di emergenza » — chiamata anche in precedenza « pillola del giorno dopo » — e la presenta come « contraccettiva ». Ma la realtà è che non è solo contraccettiva, perché in caso di fecondazione avvenuta si produrrebbe un aborto chimico operato nei primi giorni della gravidanza. L'OMS relativizza lo statuto biologico dell'embrione nei primi giorni, chiamandolo « pre-embrione », vale a dire un cumulo di cellule. Abbiamo qui un sofisma perché una tale denominazione non corrisponde a una base biologica precisa. La morale naturale non può accettare l'uso di questa « contraccezione di emergenza ».[14]

Sulla stessa linea, sono inaccettabili i mezzi di controllo della natalità promossi dal Field Manual,[15] anche a causa del loro ben noto effetto abortivo (cap.VI); si tratta della pillola contraccettiva a base di progestinici (« mini-pillola »), dei contraccettivi iniettabili (Depoprovera) o d'impianti sottocute (Norplant), e della spirale (IUD).

È da notare che il Field Manual presenta la sterilizzazione come semplice « contraccezione ». Si tratta invece di una soppressione radicale della funzione procreatrice attuata spesso nei paesi poveri, senza che la vittima di questa procedura ne sia sempre correttamente informata.

Inoltre, non può essere accettata la separazione tra sessualità e procreazione, promossa dal Field Manual, tramite la promozione di un'« atteggiamento non-pregiudiziale » (« non-judgemental ») sui rapporti extra — matrimoniali come pure omosessuali. Per questa ragione, i Pastori devono essere molto attenti di fronte ai programmi d'informazione sulla salute riproduttiva proposti dal Field Manual per gli adolescenti rifugiati (cap. VIII). Invece di essere educati al vero amore, nella prospettiva del matrimonio e di una futura famiglia, questi ragazzi e queste ragazze vengono introdotti nel mondo del piacere sessuale individualistico ed irresponsabile, che aumenta il rischio dell'espandersi dell'epidemia dell'HIV AIDS. Il Field Manual, invece di promuovere l'educazione dei giovani ad una procreazione responsabile, vera prevenzione da questa epidemia, si accontenta di offrire il preservativo, come già è accaduto nel passato nelle scuole o nei luoghi di guerra con la diffusione di stampa e materiale contraccettivo. Il Field Manual prevede l'onnipresenza di questo preservativo in quantità massiccia, sebbene la non indifferente percentuale di fallimento di questa « protezione » sia oggi più che dimostrata. Il Field Manual non è lo strumento più adatto per un'educazione ad una matura responsabilità sessuale.

I metodi naturali sono moralmente leciti, quando ci sono giusti motivi, e sono quindi adatti alla procreazione responsabile anche nei campi di rifugiati perché non costano nulla, rispettano il corpo e il rapporto della coppia e favoriscono il dialogo e l'atteggiamento responsabile dei coniugi.[16]

C'è un ultimo punto, abbastanza preoccupante, presentato dal Field Manual: la presenza nell'ambiente dei rifugiati, sotto forma di cura medica del post-aborto, del materiale che permette di procedere agli aborti (l'aspirazione tramite MVAs o « manual vacuum aspirators »).È un materiale che sarà posto nelle mani di operatori sanitari più o meno qualificati, benché debba essere usato soltanto da medici. Sarà molto difficile, in tali condizioni, di controllare l'uso attuale di questo materiale e di verificare se la dichiarazione inserita su richiesta espressa dalla Santa Sede, nel capito VI del Field Manual in no cases should abortion be promoted as a method of family planning »), sarà effettivamente rispettata.

IV. Approccio pastorale

L'introduzione del Field Manual fra le popolazioni di rifugiati o di altre persone sfollate non deve essere presa alla leggera dai Pastori d'anime che ne hanno cura sia nei campi sia altrove. La diffusione del Field Manual è un altro richiamo per la Chiesa ad assicurare una più incisiva presenza pastorale, e non soltanto assistenziale, in tali situazioni. Così la comunità cristiana fornisce sulla base della morale evangelica il suo contributo specifico, lavorando con tutti i rifugiati e le organizzazioni dedicate al loro servizio.

I rifugiati e i profughi sono spesso privi di ogni cosa e necessitano, in proporzione al loro bisogno effettivo, maggiore amore, cura, preoccupazione, solidarietà attiva da parte dei cristiani e dei Pastori che vivono accanto a loro. Organizzare la cura pastorale di queste persone, assicurare il loro bene spirituale, il loro accesso alla parola di Dio, al perdono sacramentale, all'Eucarestia e agli altri sacramenti fa parte della risposta che i cristiani devono dare al comandamento di Cristo di amare i propri fratelli.

Naturalmente, la Chiesa locale, come pure la Chiesa Universale sono impegnate nell'assistenza materiale, psicologica e medica dei profughi. Le agenzie cattoliche che si occupano del loro aiuto e del loro soccorso sono generalmente responsabili verso una Conferenza Episcopale. Le Conferenze Episcopali stesse, nei paesi dove sono presenti i profughi, hanno contatto con essi tramite queste agenzie e anche tramite i propri mezzi di aiuto umanitario. Nella collaborazione di queste istituzioni della Chiesa in questa assistenza, sotto la responsabilità delle Conferenze Episcopali, tali istituzioni, nella loro fedeltà a Cristo, avranno particolare rispetto della persona dei profughi e dei loro diritti, qualunque siano le loro condizioni di vita o la loro religione. I Pastori d'anime che si recano dai profughi per assisterli sul piano spirituale, assumono anche il dovere di promuovere fra di loro un proprio sentimento di dignità, di auto‑rispetto, di mutuo rispetto, e di diffondere, con il proprio esempio, nel personale che aiuta i profughi e nei diversi responsabili attenzione e rispetto.

V. Problemi pastorali specifici

L'introduzione del Field Manual on Reproductive Health pone, peraltro, problemi specifici a livello pastorale e morale. La cura pastorale dei fedeli richiede, da ogni Conferenza Episcopale, di tenere conto anche della loro salute fisica. Tra questi fedeli, ci sono persone che costituiscono la popolazione dei profughi. Esse si trovano generalmente sottoalimentate, indebolite, e spesso in precaria condizione di salute. Il Field Manual promuove la cosiddetta salute riproduttiva, in una prospettiva più che ridotta. Siccome la Chiesa, con i suoi organismi caritativi, con l'aiuto delle sue persone consacrate, con i suoi operatori sanitari e medici cattolici, è generalmente molto presente a livello esecutivo in tali situazioni di rifugiati, i Pastori devono essere vigilanti affinché non s'insinuino quelle pratiche del Field Manual ritenute immorali.

Anzitutto è un dovere per i pastori vegliare sul rispetto delle persone rifugiate e dei loro diritti. Ciò implica conoscere i rifugiati e gli operatori sanitari al loro servizio, conquistare la loro fiducia, ascoltare i loro richiami, essere attenti ad ogni confidenza.

Un dovere degli operatori pastorali e dei laici cristiani impegnati nel servizio ai rifugiati è quello della formazione. Non si tratta di dare soltanto un'informazione sanitaria ma di fare un richiamo all'etica basata sulla Parola del Vangelo, con tutta la sua forza, e con la sua permanente chiamata alla santità, qualunque siano le condizioni dell'esistenza del cristiano. Attraverso una tale iniziativa, si presenterà la visione cristiana della vita e della sessualità umana e le sue esigenze, così come pure l'insegnamento del Magistero circa l'immoralità della cooperazione all'aborto, alla sterilizzazione e alla contraccezione. Si cercherà soprattutto di dare tempo ed attenzione ai bambini e agli adolescenti rifugiati, organizzando, per quanto possibile, incontri con loro per prepararli al vero amore e alla prospettiva del loro futuro fidanzamento e matrimonio. Si parlerà anche dell'AIDS e della sua prevenzione tramite il rispetto della dignità del proprio corpo.

Infine, i pastori d'anime cercheranno, nella misura del possibile, di offrire al personale sanitario in servizio presso i rifugiati, un aiuto spirituale specifico. Gli operatori sanitari e i medici che operano in questo ambiente sono spesso stranieri, volontari, con dedizione e gran cuore che si trovano frequentemente sottomessi a un certo disagio a causa delle condizioni difficili nelle quali devono operare a volte con pochi mezzi per affrontare il loro compito. Tutto ciò potrebbe portarli a trascurare le esigenze della verità morale. Di conseguenza, possono essere portati ad applicare ai profughi i mezzi che appaiono loro più semplici e sbrigativi, con scarse informazioni offerte alla persona trattata, specialmente quando ci sono problemi per farsi capire. È dunque importante stabilire buone relazioni umane con gli operatori sanitari, medici, cooperanti, incoraggiandoli, valutando il loro servizio, e richiamandoli alla parola di Dio. Quelli che sono tra di loro cattolici dovrebbero ricevere un'assistenza speciale, catechetica e sacramentale, e un informazione chiara riguardo all'insegnamento della Chiesa in materia di morale sulla famiglia e sulla sessualità.

Conclusione

La Chiesa cattolica non può non ascoltare il grido dei più poveri, dei più deboli, di coloro che non possono intervenire nelle decisioni che sono prese al loro riguardo. La Chiesa li accoglie, li sostiene e ne assume la difesa contro ogni tentativo autoritario o manipolatore perpetrato a loro danno. In questa prospettiva si svolge la sua relazione con l'ACNUR: con la sua conoscenza della natura umana e la sua visione etica, la Chiesa può effettivamente incoraggiare l'ACNUR nella missione di protezione della dignità umana dei rifugiati, come pure ricondurlo opportunamente, quando se ne presenti la necessità, verso un più integrale rispetto della verità morale e della dignità delle coscienze personali. In questo senso, il rapporto tra la Chiesa cattolica e l'ACNUR, nell'assistenza ai rifugiati, potrà essere sempre più stretto e fruttuoso. Con tale spirito di collaborazione presentiamo, dunque, queste indicazioni riguardo al Field Manual on Riproductive Health in Refugee Situations.

Dal Vaticano, 14 settembre 2001, festa dell'Esaltazione della Santa Croce.

 Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute

 Javier Lozano Barragán,Presidente

 José Luis Redrado Marchite, O.H., Segretario

 

Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti

 Stephen Fumio Hamao, Presidente

Rev. P. Michael A. Blume, S.V.D., Sotto‑Segretario

 

Pontifico Consiglio per la Famiglia

 Alfonsocard. López Trujillo,Presidente

 Francisco Gil Hellín, Segretario

 
[1] Giovanni Paolo II, Lettera Enciclica Sollicitudo rei socialis, 30 dicembre 1987, n. 24: Enchiridion Vaticanum 10 (1986-1987), p. 1747. La sollecitudine pastorale della presente nota concerne i rifugiati, i richiedenti di asilo, gli esiliati, gli sfollati, e ogni persona che sperimenta la migrazione forzata. Trattandosi del concetto di « rifugiato » adoperato dalla Santa Sede, è auspicabile che la medesima protezione e gli stessi diritti prescritti dal diritto internazionale a difesa dei rifugiati, vengano riconosciuti anche a chi vive l'esperienza della migrazione forzata all'interno del proprio Paese. Vedi: Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, I Rifugiati: Una Sfida alla Solidarietà, Libreria Editrice Vaticana, 1992, nn. 3-4.
[2] Giovanni Paolo II, Incarnationis mysterium, Bolla di indizione del Grande Giubileo dell'anno 2000, n. 12; cf. Giovanni Paolo II, Messaggio per la celebrazione della Giornata Mondiale della Pace, 1o gennaio 2001, n. 17.
[3] Questo manuale è il risultato della collaborazione di diverse agenzie dell'ONU - OMS, UNFPA e ACNUR - principalmente, e di alcune NGOs. Una bozza di questo manuale è stata già pubblicata nel 1996. La pubblicazione del 1999 riprende il testo del 1996 con delle modifiche.
[4] Cf. Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione Pastorale Gaudium et Spes, n. 12.
[5] Cf. Santa Sede, (S.E.R. Mons. Martino R.), Consenso parziale e con riserve, in « L'Osservatore Romano », venerdì 16 settembre 1994, p. 4.
[6] Paolo VI, Messaggio per la Giornata dell'Emigrazione, 24 novembre 1963, in Insegnamenti di Paolo VI, vol. 1, 1963, p. 347: il contesto originale è quello dell'emigrazione in genere, di cui l'esperienza dei rifugiati è un'istanza particolarmente drammatica.
[7] Giovanni Paolo II, Lettera enciclica Redemptoris Missio, 7 dicembre 1990, n. 37: Enchiridion Vaticanum 12 (1990), p. 519.
[8] Cf. Pontificio Consiglio per la Famiglia, Sessualità umana: verità e significato. Orientamenti educativi in famiglia, 8 dicembre 1995, nn. 8-15: Enchiridion Vaticanum 14 (1994-1995), pp. 2013-2017.
[9] Catechismo della Chiesa Cattolica, 369; vedi Gn 1, 27.
[10] Ibid.,372.
[11] Cf. Ibid., 1604.
[12] Cf. Ibid., 2368.
[13] Cf. Giovanni Paolo II, Lettera Enciclica Evangelium Vitae, 25 marzo 1995, n. 60: Enchiridion Vaticanum 14 (1994‑1995), pp. 1339‑1341.
[14] Pontificia Accademia per la Vita, Sulla messa in vendita in Italia della cosiddetta « pillola del giorno dopo », in « L'Osservatore Romano », 1o novembre 2000, p. 4.
[15] Cf. Paolo VI, Lettera Enciclica Humanae Vitae, 25 luglio 1968, n. 14: Enchiridion Vaticanum 3 (1968-1970), p. 295.
[16] Sui disvalori insiti nella « mentalità contraccettiva » (ben diversa dall'esercizio responsabile della paternità e maternità attuato nella piena verità dell'atto coniugale), cf. Giovanni Paolo II, Lettera Enciclica Evanglium Vitae, n. 13.
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