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 Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People

People on the Move

N° 97, April 2005

 

 

LA MISSIONE VIENE A NOI. PASTORALE CON 

I MIGRANTI NEL NUOVO MILLENNIO*

 

 

Cardinale Stephen Fumio HAMAO

Presidente del Pontificio Consiglio

della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti

 

Vi ringrazio anzitutto dell'invito a questo incontro, in cui è prevista una relazione sull'Istruzione Erga migrantes caritas Christi, recentemente pubblicata dal nostro Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti.

Ho accettato volentieri il vostro invito non solo per l'affetto e la stima che mi lega, da anni ormai, alla Congregazione Scalabriniana e allo Scalabrini International Migration Institute, ma anche perché mi consente di riprendere alcuni aspetti, particolarmente importanti e attuali, della suddetta Istruzione.

Se, infatti, nel passato, le migrazioni erano spesso recepite come un fenomeno di emergenza e comunque transitorio, oggi la complessità e il carattere strutturale dei movimenti di popolazione e soprattutto le concatenazioni di cause politiche, economiche, sociali, culturali e religiose ci obbligano a confrontarci maggiormente con una realtà che taglia trasversalmente la società civile e religiosa, di partenza e di arrivo, a prospettare piste di riflessione che ci aiutino ad affrontare le sfide che il fenomeno comporta e a parlare di migrazioni come risorsa e non solo come fonte di paure e di problemi.

L'evoluzione del fenomeno migratorio, in questi ultimi trentacinque anni dalla De Pastorali Migratorum Cura, ci obbliga a superare una visione puramente assistenzialistica verso lo straniero povero che bussa alle porte dei Paesi ricchi, chiedendo accoglienza e aiuto sociale e pastorale alle parrocchie. Oggi si cerca quindi nella Teologia pastorale quei fondamenti antropologici e teologici dell'ospitalità e della mobilità, che si pongono alla base di una pastorale migratoria che sia rispettosa dei migranti e, nello stesso tempo, miri alla comunione e alla cattolicità.

I cristiani di oggi vanno alla ricerca perciò di quelle ispirazioni che aiutino il credente a rapportarsi con l'alterità con cui è quotidianamente confrontato in una società sempre più multiculturale. L'incarnazione di Cristo, "straniero", "emigrato", "rifugiato" e "missionario" del progetto di comunione del Padre, sollecita la Chiesa ad attuare il disegno divino di comunione e a vivere la nota della cattolicità come celebrazione della diversità, mentre una lettura in chiave migratoria della dottrina della Chiesa non fa che dare risalto allo stile di vita dei cristiani improntato all'ospitalità, virtù cardine della vita di relazione con gli altri e metro di giudizio di un comportamento che vuole imitare l'atteggiamento di Dio.

La nuova Istruzione sottolinea inoltre e pone al centro della sua analisi la vita del Dio Trinità, radice della comunione e dell'accoglienza, elemento, questo, essenziale oggi nella ricerca dei fondamenti di una convivenza possibile. A sua volta, proprio la realtà odierna, in cui persone di diversa etnia, cultura, religione e provenienza si trovano a vivere in un'unica società, stimola la riflessione e la nostra pastorale a sondare il mistero dell'unità nella diversità, per scoprire nella Trinità la nuova frontiera per i credenti di oggi.

I movimenti di popoli rendono necessari ulteriori approfondimenti su tematiche quali l'unità fondamentale del genere umano, la libertà di religione e di culto, la fraternità universale, la destinazione universale dei beni di questo mondo, il diritto alla libertà di movimento, la responsabilità di uno Stato a cercare soluzioni stabili in campo socioeconomico che non obblighino più i cittadini ad emigrare, la centralità della persona umana e dei suoi diritti fondamentali da tutelare ovunque, come quello del ricongiungimento familiare e ad una educazione che rispetti la cultura originaria del migrante.

L'Istruzione vuole dunque essere una risposta ecclesiale ai nuovi bisogni pastorali dei migranti, per condurli, a loro volta, a trasformare l'esperienza migratoria in occasione non solo di crescita nella vita cristiana ma anche di nuova evangelizzazione e di missione. Il documento tende anche a una puntuale applicazione della legislazione contenuta nel CIC e pure nel CCEO per rispondere in modo più adeguato anche alle particolari esigenze di quei fedeli emigrati orientali, oggi sempre più numerosi.

La composizione delle migrazioni odierne impone inoltre la necessità di una visione ecumenica di tale fenomeno, a causa della presenza di molti migranti cristiani non in piena comunione con la Chiesa Cattolica, e del dialogo interreligioso, a motivo del numero sempre più consistente di migranti di altre religioni, in particolare di quella musulmana, in terre tradizionalmente cattoliche o cristiane e viceversa (cfr. n. 69).

Un'esigenza squisitamente pastorale si impone, infine, e cioè il dovere di promuovere un'azione pastorale fedele alle esperienze passate e, nello stesso tempo, aperta a nuovi sviluppi, anche per quanto riguarda le nostre stesse strutture pastorali, che dovranno essere atte a garantire la comunione tra Operatori pastorali specifici e Gerarchia locale di accoglienza (cfr. n. 91).

Questi, dunque, sono gli aspetti principali che la Erga migrantes caritas Christi cerca di sviluppare e di collocare nella situazione socioeconomica, culturale e religiosa odierna. Con questo Documento abbiamo voluto ridestare la coscienza e la responsabilità storica dei cristiani d'oggi, in un contesto dominato dal fenomeno della globalizzazione e della conseguente necessità del dialogo ecumenico, interculturale e interreligioso.

A tutti voi l'augurio di buon lavoro, insieme al mio grazie più cordiale, che desidero rivolgervi anche a nome del nostro Pontificio Consiglio.



* Intervento al Convegno SIMI, presso la Pontificia Università Urbaniana, il 25 novembre 2004

 

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