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 Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People

People on the Move

N° 98 (Suppl.), August 2005

 

Dott.ssa Chiara AMIRANTE

Associazione “Nuovi Orizzonti”

Italia

 

Voglio innanzitutto ringraziare il Signore per la grande opportunità che ci da in questi giorni di metterci in ascolto di quanto lo Spirito Santo vorrà suggerirci come spunti di riflessione e linee programmatiche per un nuovo impulso alla pastorale dei ragazzi di strada.

Un grazie di cuore anche al Cardinale Hamao, allÂ’Arcivescovo Marchetto e a tutti coloro che si sono fatti promotori di questo importante Convegno.

Mi è stato chiesto un intervento sul tema “lÂ’impostazione delle grandi linee di una pastorale specifica”. Vorrei però per lo più condividere con voi qualcosa dellÂ’esperienza che il Signore mi ha donato di vivere in questi 16 anni in cui i nostri fratelli della strada sono diventati la mia famiglia. Lascerei il compito di suggerirci alcune grandi linee per una pastorale di strada ai personaggi ben più autorevoli di me qui presenti.

Ho iniziato a recarmi di notte alla Stazione Termini nel 1991 spinta da un semplice desiderio: condividere la gioia dellÂ’incontro con Cristo Risorto proprio con quei fratelli che erano più disperati. Non immaginavo davvero di incontrare un popolo così sterminato di giovani soli, emarginati, sfregiati nella profondità del cuore e della dignità, vittime dei terribili tentacoli di piovre infernali e della più infame delle schiavitù. Quante ragazze vendute come schiave e costrette a svendere il loro corpo a gente senza scrupoli. Quanti giovani distrutti, imprigionati dallÂ’illusione di un paradiso artificiale che ha ucciso loro lÂ’anima. Quante grida silenziose e lancinanti mai ascoltate da nessuno; quanta disperazione, rabbia, violenza, devianza, criminalitàÂ… ma quanta incredibile sete dÂ’amore di Dio proprio là, nella profondità delle tenebre degli ‘inferi della stradaÂ’.

Ben presto mi sono resa conto che il popolo della strada si divide per lo più in due ‘mondiÂ’: quello dei cosiddetti ‘barboniÂ’, senza fissa-dimora, poveri, immigrati (con tanti sogni nel cuore e in cerca di un lavoro dignitoso)Â… e quello che io chiamo “lÂ’inferno della strada”: il mondo dello spaccio, della prostituzione, della devianza, della tossicodipendenza, dellÂ’AIDS, della criminalitàÂ…

Per quanto riguarda il primo ‘mondoÂ’ erano previsti tutta una serie di interventi organizzati dai numerosi gruppi di volontariato e dallÂ’associazionismo religioso e laico compresi dei turni serali per distribuire panini, bevande calde, a volte vestiario; per quanto riguarda il secondo ‘mondoÂ’ erano ben pochi coloro che ‘osavanoÂ’ varcarne i ‘confiniÂ’ e gli interventi erano pressoché nulli.

Ho provato con un certo timore e tremore ad entrare in punta di piedi nelle zone ‘caldeÂ’ e subito sono rimasta impressionata dalla sete di amore, di verità, di pace, diÂ… Dio, che ho trovato proprio in mezzo a quellÂ’inferno. Tanti dei cosiddetti ‘criminaliÂ’, alcuni con fedine penali davvero da paura, non erano di fatto persone cattive, ma persone non amate; ragazzi con una grande sensibilità, ma con il cuore ‘impietritoÂ’ dalle troppe violenze subite. Altri erano giovani arrivati da paesi più poveri pieni di buoni propositi e aspirazioni, ma ben presto ‘catturatiÂ’ dalle reti della criminalità organizzata che non perdona. Altri ancora, bravi ragazzi di buona famiglia (alcuni li avevo conosciuti in precedenza) ammaliati dalle seducenti proposte del mondo (piacere, denaro, successo, apparire) e scivolati poi in una profonda insoddisfazione, solitudine, nausea sottile senza più riuscire a trovare risposte, qualcosa capace di dare un senso alla vita; ragazzi con un grande vuoto nel cuore che avevano tentato di colmare con lo ‘sballoÂ’, la trasgressione, le sostanze stupefacenti.

Molti di loro sorpresi dalla presenza di una ragazza ‘normaleÂ’ di notte in zone così pericolose, dopo aver condiviso con me qualcosa della loro storia piena di sofferenza e spesso disperazione mi dicevano: “ora però raccontaci qualcosa di te. Che ci fa una ragazza come te qui in mezzo a noi? Non ti rendi conto di quanto è pericoloso? Possibile che metti a rischio la tua vita per persone che neanche conosci? Ma chi te lo fa fareÂ…?” Con tanta semplicità condividevo anche io qualcosa della mia storia e di come lÂ’incontro con Cristo Risorto avesse sconvolto la mia esistenza: in Gesù avevo finalmente trovato la Verità che ci rende liberi, la Vita in abbondanza, la Via per raggiungere quella pienezza di gioia e di pace a cui il mio cuore anelava. La reazione era quasi sempre di sorpresa, curiosità e di incredibile apertura. Il leit-motif ricorrente era: “a dirti proprio la verità io i preti, la Chiesa non è che li posso tanto vedere, però se la gioia che vedo nel tuo sguardo viene davvero da Gesù e se è Lui che ti spinge a rischiare la tua vita per noi, parlaci un poÂ’ di ‘sto Gesù!!!” Â… ed iniziavano a bombardarmi di domande. Il più delle volte questi incontri si concludevano con una richiesta accorata: “Portaci via da questo ‘inferno della stradaÂ’ vogliamo incontrare anche noi ‘questoÂ’ Gesù che ha cambiato la tua vita!” Ben presto mi sono resa conto che ero a Roma, nel cuore della cristianità, eppure non riuscivo a trovare un luogo dove portare questi nostri fratelli che avevano un bisogno disperato di essere accolti e di incontrare Gesù. Non vi so descrivere il dolore che ho provato. Tutte le comunità di accoglienza di cui ero a conoscenza (anche quelle fondate da sacerdoti) erano aconfessionali e con lunghi e complessi iter per riuscire ad entrare; avevo con me un libretto con alcune delle tante strutture socio assistenziali e di accoglienza operanti a Roma e in Italia: cÂ’erano tantissime mense, ostelli per la notte, comunità psico-terapeutiche o lavorative, ma non riuscivo a trovarne neanche una che accogliesse immediatamente i ragazzi che incontravo in strada e desse loro la possibilità di un accompagnamento umano e spirituale, basato sul Vangelo, nellÂ’impegnativo cammino di ‘ricostruzioneÂ’ interiore e di guarigione del cuore.

Ebbi ben presto la certezza che il vero problema dei tantissimi ragazzi che incontravo in strada di notte non era tanto la tossicodipendenza, lÂ’alcolismo, la povertà, la devianza, la prostituzione, lÂ’AIDS, la violenza, la criminalità, etc. (anche tutto questo certamente)Â… ma, il terribile ‘maleÂ’ che accomunava il popolo dellÂ’ “inferno della strada” era per lo più la “morte dellÂ’anima”.

La Scrittura afferma con chiarezza che “il salario del peccato è la morte” (Rm 6,23) ed io toccavo con mano, ogni notte passata in strada con i miei nuovi amici, la drammaticità di questa verità. Incontravo persone che nel pieno della loro giovinezza erano ‘morti dentroÂ’ perché avevano cercato di trovare risposte al bisogno di libertà, di gioia, di realizzazione presente nel loro cuore inseguendo le proposte seducenti del mondo. Avevano incontrato ‘tanti falsi profetiÂ’ che avevano bombardato il loro cervello per spingerli a percorrere vie di ‘morteÂ’, ma non avevano mai incontrato nessuno che avesse loro testimoniato che Cristo è la Verità, la Vita, che Colui che ci ha creato si è fatto uomo per indicarci la via per la pienezza della gioia (cfr. Gv 15,11) e della pace (cfr. Gv 14,27).

Tanti dei primi incontri con i nostri fratelli della strada hanno ferito e marchiato a fuoco in profondità il mio cuore. LÂ’incontro con Vyria, venduta dal fratello al crudele giro della prostituzione schiavitù, rinchiusa in celle frigorifere, stuprata più volte e terrorizzata con sfregi e bruciature di sigarette perché non scappasse.

LÂ’incontro con Maria che a soli 17 anni era stata costretta a bere più volte sangue di animali, a partecipare a messe nere e riti orgiastici con violenze abominevoli a dei bambini. LÂ’incontro con Mauro, un bellissimo ragazzo moro alto circa due metri, ma ridotto ad uno scheletro perché consumato dalla droga e dallÂ’AIDS, che mi ha detto: “sai sono venti anni che vivo in strada e sei la prima persona che si ferma a chiedermi come sto senza un secondo fine”. LÂ’incontro con Claudia, unÂ’altra ragazzina di 16 anni che per avere aiutato una amica a scappare dal giro della prostituzione ha visto, questa sua stessa amica, essere riempita di tagli ed essere poi data in pasto ai maiali.

Più mi recavo in strada di notte e più si scolpiva con forza nel mio cuore una certezza: solo lÂ’incontro con Colui che è venuto a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare ai prigionieri la liberazione (cfr. Lc 4,18), a donarci la gioia della Resurrezione, avrebbe potuto ridonare la vita a questi fratelli nella morte. Mi è venuta così lÂ’idea di una comunità di accoglienza dove proporre come regola di vita il Vangelo. Naturalmente avevo mille timori, mi rendevo ben conto che per una ragazza di ventisette anni, senza né risorse economiche, né professionali (sono laureata in Scienze Politiche), pensare di trovare una casa per andare a vivere con ragazzi di strada considerati da tutti molto pericolosi era un poÂ’ da matti. Ma sapevo che “a Dio tutto è possibile”.

Più volte, alla Stazione Termini avevo avuto proprio lÂ’impressione di ritrovarmi dinnanzi ad una distesa di ossa inaridite e confesso che per la mia piccola fede, non mi era affatto facile credere che quelle ossa avrebbero potuto tornare in vita.

Oggi voglio testimoniare, di aver contemplato il meraviglioso miracolo (descritto in Ez 37,10) dello Spirito che soffia dai quattro venti “su questi morti perché rivivano”. “Lo Spirito entrò in essi e ritornarono in vitaÂ…; erano un esercito grande,  sterminato”

Nel marzo del Â’94, nel più completo abbandono alla Provvidenza, è nata la prima Comunità Nuovi Orizzonti e davvero in questi anni ho visto migliaia di giovani provenienti da esperienze estreme, ricostruire se stessi alla Luce dellÂ’Amore di Cristo e passare dalla morte alla Vita.

La risposta di questi ragazzi alla proposta di provare a vivere il Vangelo alla lettera è stata davvero sorprendente ed entusiasmante. Da quella prima casetta, (con materassi sparsi per terra dappertutto per accogliere il numero sempre crescente di giovani che bussavano alla porta della Comunità), si sono moltiplicati, in Italia e allÂ’estero, numerosi centri di accoglienza, équipe di strada, centri dÂ’ascolto, missioni nei Paesi in via di sviluppo, centri per il reinserimento lavorativo, cooperative sociali, telefoni in aiuto, case di formazione per i consacrati e per i sacerdoti, gruppi di preghiera, spettacoli e musical, e le più svariate iniziative “per annunziare ai poveri il lieto messaggio”.

Gli stessi ragazzi accolti hanno subito sentito lÂ’urgenza di impegnarsi in una pastorale di strada che veda come protagonisti non tanto dei bravi predicatori, ma dei testimoni che sappiano annunciare con forza ciò che lÂ’incontro con Cristo Risorto ha operato nella loro vita. Alcuni (attualmente 223, molti provenienti dalla ‘stradaÂ’) hanno voluto consacrarsi (con promesse di povertà, castità, obbedienza e gioia) nel desiderio di fare della loro vita un “grazie dÂ’amore” allÂ’amore di Dio e testimoniare che Cristo è venuto per donarci la “pienezza della Sua gioia” (Gv 17,13).

 Si sono moltiplicate così le iniziative di evangelizzazione che ci hanno dato modo di incontrare più di un milione di persone (solo in questÂ’anno circa 350.000) in meetings, convegni, tavole rotonde, nelle scuole, nelle piazze, nelle strade e persino nelle spiagge. Sono andate in onda 328 trasmissioni televisive e 231 radiofoniche, con testimonianze sul Vangelo. Sono stati realizzati numerosi spettacoli e due musical di evangelizzazione che hanno raggiunto e toccato il cuore di migliaia di persone lontane.

È nata inoltre lÂ’idea della cosiddetta “Missione di strada”. Si tratta di una particolare iniziativa che vede lÂ’impegno di unÂ’équipe stabile con un centinaio di ‘missionariÂ’ (molti dei quali provenienti dalla ‘vita di stradaÂ’) e di numerosi volontari (quando possibile in collaborazione con altre comunità, gruppi e realtà diocesane), che si alternano nelle varie iniziative della missione. Si scelgono alcune zone particolarmente ‘caldeÂ’ della città e per dieci giorni consecutivi si ‘battono a tappetoÂ’ scuole, locali, pubs, discoteche, piazze, stazioniÂ… contattando i giovani con colloqui, animazione di strada, spettacoli, musical, incontri, tavole rotonde, testimonianze, momenti di meditazione e preghiera, stands, workshop. LÂ’entusiasmo e la gioia dei missionari è una forza coinvolgente che suscita lo stupore, la curiosità, la speranza e spesso la decisione di cambiare vita o di intraprendere un cammino di ricerca spirituale, in molti dei giovani incontrati. QuestÂ’anno abbiamo avuto modo di impegnarci in cinque missioni di strada, con una media di circa 40.000 giovani contattati in ciascuna missione.

Mi sembra di poter affermare che, se da una parte questa esperienza ci ha dato la possibilità di contemplare i miracoli della ‘graziaÂ’ (abbiamo visto le chiese puntualmente riempirsi di ‘giovani di stradaÂ’ in ginocchio davanti al Santissimo, confessarsi dopo anni, ascoltare per ore in sacro silenzio le testimonianze, prendere la decisione di seguire Gesù con radicalitàÂ…), dallÂ’altra ci siamo resi conto che lÂ’SOS giovani è molto più allarmante di quanto le statistiche ufficiali danno a vedere; anche perché molti dei problemi che stanno letteralmente travolgendo gli adolescenti sono difficili da monitorare. Abbiamo avuto anche la possibilità di incontrare i giovani di quasi duecento scuole con incontri approfonditi classe per classe e le problematiche che i ragazzi delle scuole sia pubbliche che private ci hanno presentato sono piuttosto inquietanti. Direi che lÂ’ottanta per cento degli adolescenti che abbiamo incontrato manifestano almeno uno dei sintomi preoccupanti che caratterizzano il mondo giovanile e della ‘stradaÂ’ in senso lato: abuso di alcool, uso e abuso di sostanze stupefacenti (soprattutto ‘canneÂ’ ed ecstasy), disagio e devianze a vari livelli, abusi nel campo della sessualità, anoressia e bulimia (soprattutto le ragazze), forme depressive e disturbi caratteriali, frequentazione di sette di vario tipo, profonde ferite nellÂ’affettività, seri problemi familiariÂ… e verifichiamo una quasi totale assenza di interventi.

Questi anni in cui ho vissuto giorno e notte con i ragazzi di strada mi portano ad essere profondamente convinta che il terribile grido del ‘popolo della strada’ necessita di un tipo di risposta ben diverso da quello di tipo assistenziale caritativo a cui siamo abituati.

Penso sia necessario accompagnare questi nostri fratelli, in un lungo, doloroso e impegnativo cammino di guarigione interiore con quellÂ’Amore che Cristo ci ha insegnato, un amore che non si accontenta di fare la carità, ma che si fa carico delle piaghe, della sofferenza, del grido, della disperazione, della ‘morteÂ’, del fratelloÂ…, un amore che è pronto davvero a dare la vita!

Mi sembra dunque urgente pensare ad una pastorale di strada che moltiplichi:

  • la creazione di comunità e gruppi parrocchiali dove i giovani abbiano la possibilità di conoscere e vivere il Vangelo con radicalità e sperimentandone in prima persona la potenza risanatrice;
  • lÂ’istituzione nelle parrocchie e nelle varie realtà ecclesiali di scuole permanenti di preghiera, che diano un nuovo impulso alla dimensione contemplativa e di conseguenza missionaria dei differenti gruppi;
  • la formazione di équipe di evangelizzazione che testimonino con entusiasmo la meravigliosa notizia che Cristo è venuto a portarci;
  • la costituzione di luoghi alternativi di aggregazione giovanile che offrano proposte dense di valori e significato;
  • la formazione di ragazzi ‘missionariÂ’ che portino lÂ’abbraccio di Cristo Risorto ai loro coetanei e ai ‘nuovi poveriÂ’ del nostro secolo;
  • lÂ’impegno nellÂ’utilizzazione dei mass-media come preziosissimi strumenti per “gridare sui tetti” il Vangelo;
  • la formazione nelle varie diocesi di giovani sempre più preparati profes-sionalmente che sappiano far confluire i loro talenti artistici e musicali nella creazione di nuovi spettacoli, capaci di raggiungere con messaggi evangelici migliaia di giovani;
  • la costituzione di centri di ascolto e di iniziative di prevenzione ed evangeliz-zazione nelle scuole;
  • la costituzione di nuove comunità di accoglienza e centri di formazione allÂ’evangelizzazione di strada.

     In questi anni ho visto migliaia di giovani passare dalla ‘morteÂ’ alla vita grazie allÂ’incontro con Cristo Risorto, li ho visti percorrere le stesse strade dove prima seminavano violenza, droga, prostituzione, ‘morteÂ’Â…, testimoniando ora con entusiasmo lÂ’Amore di Dio e che Cristo è la Via, la Verità, la Vita; ne ho visti tanti consacrare la loro vita a Cristo per “discendere con Lui negli inferi di molti cuori” e testimoniare la Gioia della ResurrezioneÂ…, ma ne ho visti ancora troppi continuare a gridare e a volte morire nellÂ’indifferenza dei più.

È davvero urgente accogliere con tutto il nostro cuore lÂ’accorato invito che da anni Papa Giovanni Paolo II ci fa alla nuova evangelizzazione. Lavoriamo infaticabilmente perché noi per primi, insieme ad un numero sempre crescente di cristiani, possiamo ripetere con S. Paolo: non è per me un vanto ma un dovere annunziare il Vangelo. Guai a me se non testimoniassi!!! 

 

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