The Holy See
back up
Search
riga

 Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People

People on the Move

N° 99, December 2005

 

Interventi di Padri Sinodali 

sulla mobilità umana 

Alimento dei Pellegrini*

 

Cardinale Stephen Fumio HAMAO

Presidente del Pontificio Consiglio 

della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti

 

L’attuale panorama mondiale ci presenta trasformazioni così grandi da suscitare l’impressione che stia per comparire una nuova umanità. Cadono le frontiere nazionali, popoli e razze si mescolano, si confrontano le culture si creano organismi sopranazionali, si ricerca un diritto internazionale, si esegue l’unificazione sociale, politica e, soprattutto, economica, che va sotto il nome di «globalizzazione».

Si va così formando un unico mercato mondiale delle merci e delle idee. È un grande vantaggio, ovviamente, ma questo processo comporta anche dei rischi. La diversità è indubbiamente fonte di ricchezza, ma l’abbattimento delle frontiere spesso non coincide con la «globalizzazione della solidarietà». Si emanano misure sempre più restrittive nei confronti dei migranti e dei rifugiati, si adottano procedure sempre più severe per impedire ai disagiati dei Paesi poveri del mondo la partecipazione al benessere dei Paesi ricchi; la diversità dello straniero è considerata spesso come una minaccia anziché un beneficio di mutuo arricchimento.

La Chiesa Cattolica non è solo «sparsa nei cinque continenti» ma è pure in movimento fra di essi e il sacramento dell’Eucaristia le si offre come centro di unificazione, punto di convergenza, dimensione qualificata dell’accoglienza delle diversità nell’unità.

Uomini e donne in movimento, con proprie modalità che si radicano nella cultura, nella tradizione, nel rito proprio, nell’uso della lingua vernacola, nella devozione popolare, trovano nella celebrazione dell’Eucaristia il punto fermo della loro vita, spesso frammentata e sconvolta: è Gesù Cristo incarnato, morto e risorto, «tutto intero… sostanzialmente presente nella realtà del suo Corpo e del suo Sangue». Per questo, non basta dire che l’Eucaristia sta al centro della comunità cristiana, bisogna anche dire che la Chiesa sta al centro dell’Eucaristia!

La storia della Salvezza, nella quale anche le migrazioni hanno un posto importante, ha al suo centro il sacrificio pasquale del Figlio di Dio e la sua risurrezione e, pertanto, l’Eucaristia vi occupa un posto centrale. Infine, l’Eucaristia tende al futuro escatologico, in quanto pregustazione del banchetto del Regno, al quale l’umanità intera è chiamata a partecipare. Essa ci proietta a vivere il «già» e il «non ancora» impegnandoci nel presente storico a un adeguato e autentico processo di inculturazione.

L’Eucaristia celebrata con e dai fratelli e sorelle in mobilità è legame di fraternità e sorgente di accoglienza, fonte di opere buone in quanto conduce alla testimonianza dei valori evangelici nel mondo, nell’unità delle tre dimensioni della vita cristiana, cioè liturgia-martyria-diaconia, per una evangelizzazione: nuova nel suo ardore, nei suoi metodi e nella sua espressione.

Ecco, che, allora, l’Eucaristia manifesta il significato dell’esistenza cristiana sulla terra come momento nel quale la Chiesa sperimenta il suo essere in cammino «viandante», «emigrante», «pellegrina». L’Eucaristia è, dunque, «l’alimento dei pellegrini», il sacramento dell’esodo che continua, il sacramento pasquale, cioè del «passaggio», fino a raggiungere «l’eredità eterna» del Regno di Dio nella comunione dei Santi.

 

Il grido di dolore del Corno d’Africa*

 

S.E. Mons. Berhaneyesus DEMEREW

Arcivescovo Metropolita di Addis Abeba

Presidente della Conferenza Episcopale

 e del Consiglio della Chiesa Etiopica

 

Il mio intervento riguarda l’oggetto di questo Sinodo: l’Eucaristia: fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa, con particolare riferimento alla “centralità del mistero pasquale” e all’“Eucaristia domenicale” ai punti 35 e 70 dell’Instrumentum laboris.

I paesi del Corno d’Africa – Gibuti, Eritrea, Etiopia e Somalia – hanno fame costante dei frutti dell’Eucaristia: giustizia pace e amore che solo il nostro Signore Gesù Cristo può dare. Poiché non vengono considerati importanti dalle potenti nazioni del mondo, si trovano in uno stato costante di instabilità, guerra, carestia e fame. La tensione continua tra Eritrea ed Etiopia per i conflitti nelle zone di confine sembra non trovare soluzione da parte della comunità internazionale. Consideriamo anche la Somalia – è un Paese senza un governo centrale da quattordici anni! Nell’intero Paese ci sono soltanto quattro religiose, che a Mogadiscio tengono l’unico Tabernacolo del Signore nascosto. La Somalia è diventata un porto franco e libero per il traffico di armi di piccolo calibro nel Corno d’Africa e in Africa centrale.

Solo attraverso l’Eucaristia, il mistero pasquale della morte e risurrezione del Signore Gesù Cristo è possibile costruire e promuovere la riconciliazione e la pace. 

La celebrazione dell’“Eucaristia domenicale” presuppone che vi sia una “Domenica” – il giorno del Signore – stabilita e che l’Eucaristia, di domenica, possa essere celebrata liberamente.

In alcune parti del mondo ciò è impossibile: ad es. nell’Arabia Saudita o in altri Paesi musulmani, la domenica è un giorno lavorativo e l’Eucaristia non viene celebrata in quanto non vi sono chiese, sacerdoti, o semplicemente perché non esiste libertà religiosa.

Molti cristiani dell’Eritrea e dell’Etiopia lavorano e vivono in Paesi musulmani. Si tratta soprattutto di Cristiani delle Chiese ortodosse Tewahdo dell’Etiopia e dell’Eritrea. Lavorano in quei Paesi soprattutto come domestici o come baby sitter e badanti per gli anziani. Non ho sottomano statistiche sul numero di questi cristiani che si trovano in Arabia Saudita, nello Yemen, negli stati del Golfo e in altri Paesi di maggioranza musulmana. Sono centinaia di migliaia. Solo a Beirut lavorano oltre 20.000 etiopi. Siamo grati alla Caritas del Libano per l’aiuto che offre a questi cristiani.

Prima di andare a lavorare in questi Paesi musulmani, essi sono costretti a cambiare il nome cristiano in un nome musulmano e, in particolare, le donne, a vestire secondo i costumi musulmani. Una volta giunti alle loro destinazioni, vengono loro tolti i passaporti e sono fatti oggetto di ogni altro tipo di abuso e di oppressione. In questa situazione, molti sono costretti a farsi musulmani.  

Essi sono costretti ad andare in questi Paesi musulmani spinti dalla povertà dei loro Paesi e perché le porte delle altre nazioni cristiane sono sbarrate. Sappiamo che molti cristiani africani muoiono attraversando il deserto del Sahara o annegano nel Mediterraneo nel tentativo di raggiungere le nazioni cristiane dell’Europa e dell’America.

È la povertà che li costringe a disfarsi del loro retaggio cristiano, della loro cultura cristiana e perfino della loro dignità umana.

A loro viene negato il diritto di professare la propria religione: la celebrazione dell’Eucaristia e la Messa domenicale. È una delle persecuzioni religiose dei tempi moderni.

Chiedo ai Padri sinodali, soprattutto a quanti lavorano nei Paesi musulmani dove i cristiani poveri si recano in cerca di lavoro, di estendere la loro cura pastorale a questi cristiani e di chiedere ai governi musulmani di rispettare la libertà religiosa dei cristiani.

 

Nuove sfide pastorali*

 

S.E. Mons. Angel Floro MARTINEZ, I.E.M.E.

Vescovo di Gokwe

Zimbabwe

 

Come rendere l’Eucaristia più importante per gli ammalati, gli handicappati fisici e mentali, le minoranze emarginate, i profughi e i rifugiati, ecco questa è un’altra sfida che ci viene proposta.

«La Chiesa celebra l’Eucaristia e l’Eucaristia costruisce la Chiesa». Ecco la sfida più grande per tutti noi.


DALLA “Relatio post disceptationem” **

 

Cardinale Angelo SCOLA

Patriarca di Venezia 

Eucaristia e dialogo interreligioso 

29. Stante la crescente mobilità determinata soprattutto dagli imponenti flussi migratori e la multiculturalità di molte società in cui la Chiesa vive ed opera, un certo numero di Padri ha messo in evidenza l’occasionale partecipazione, anche nutrita, di seguaci di altre religioni alla celebrazione eucaristica. 

Dimensione sociale 

33. Numerosi Padri, invece, hanno messo in evidenza la dimensione sociale dell’Eucaristia. Hanno sottolineato con forza come Essa sia fonte privilegiata di giustizia, di condivisione, di pace, di riconciliazione e di perdono. Senza questa dimensione sociale, per altro intrinseca all’azione eucaristica, le nostre celebrazioni rischiano di diventare formali. In particolare si è sottolineato l’improcrastinabile dovere di chi partecipa all’Eucaristia di farsi carico delle situazioni di estrema indigenza e di endemica miseria in cui vivono molti popoli del Sud del pianeta, con un particolare riferimento ai bambini e alle donne. Un’autentica condivisione dei beni e un’instancabile opera di pacificazione deve consentire a tutti i cristiani di operare per ristabilire la fraternità e la solidarietà spesso violate. Il mistero eucaristico, se vissuto autenticamente come comunione con la commozione di Gesù per le folle, ha la intrinseca capacità di mobilitare i fedeli ad una efficace iniziativa sociale in favore di tutti gli uomini, in particolare dei poveri, degli emarginati, dei migranti e dei carcerati.

Conviene in proposito sottolineare che tre Padri hanno messo in evidenza la questione della necessaria coerenza delle scelte politiche con la partecipazione alla Comunione sacramentale, richiamando la grave responsabilità, soprattutto di legislatori e governanti, in merito alla promozione di una società giusta, solidale e rispettosa della vita e della famiglia.

La Liturgia strumento chiave di Evangelizzazione* 

S.E. Mons. Ian MURRAY

Vescovo di Argyll and the Isles 

 Scozia

 

La liturgia è uno strumento chiave di evangelizzazione e deve essere celebrata in una lingua che introduca i fedeli al cuore del Mistero della fede. I testi devono trascendere i capricci delle mode linguistiche. Le lingue locali presentano difficoltà particolari, come accade nella mia diocesi con il gaelico scozzese. In situazioni come questa si dovrebbe conferire alle Conferenze Episcopali locali l’autorità di mettere a punto e approvare questi testi liturgici. I cappellani, grazie alla conoscenza linguistica dei paesi europei, devono essere in grado di accogliere gli immigrati e servirli possibilmente nelle diverse lingue.

 

La Cura Pastorale dei migranti**

 

S.E. Mons. Felix Alaba ADEOSIN JOB

Arcivescovo di Ibadan

Nigeria

 

Desidero parlare a questa Assemblea della cura pastorale dei migranti. Con migranti intendo tutte quelle persone che hanno lasciato la propria nazione, o la loro parte di nazione, per recarsi altrove a causa di disastri naturali, per cercare pascoli più verdi o il vello d’oro (titoli accademici). Desidero rivolgermi particolarmente al Vescovo, che è il supremo Pastore del gregge affidato alle sue cure, l’ordinario locale e il «primus mysteriorum dei dispensator». L’Instrumentum laboris ci ricorda che l’Eucaristia riunisce i fedeli e fa di loro una comunità, nonostante le differenze di razza, di lingua, di nazione e di cultura.

È difficile, oggi, trovare una nazione che non dia rifugio a migliaia di migranti. San Paolo ci ricorda che, «poiché c’è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell’unico pane» (1 Cor 10, 27). Il Vescovo o il parroco non dovrebbero trattare i fedeli migranti come ospiti della Chiesa. Piuttosto, dovrebbero accoglierli, farli sentire a casa propria e membri della Chiesa universale. La loro liturgia viva deve essere usata per ringiovanire la Chiesa locale e devono essere preparati a essere missionari per loro stessi, servendo come catechisti, lettori laici ecc. in seno alla comunità. L’Instrumentum laboris, al n. 25, ci ricorda che «i fedeli laici (sono) parte essenziale della Chiesa comunione». La migrazione non è limitata ai soli fedeli laici. Abbiamo sacerdoti e religiosi che vengono mandati a studiare o ad acquisire l’esperienza necessaria per lo sviluppo delle loro congregazioni o le loro Diocesi. Non esistono presbiteri vagi. Essi appartengono al presbiterio della Diocesi (Vescovo) in cui soggiornano. Ogni volta che offrono il sacrificio della Messa pregano per il Papa e per l’ordinario locale. Il Vescovo residenziale, pertanto, dovrebbe preoccuparsi della vita liturgica, pastorale e spirituale di ogni sacerdote nella sua Diocesi, specialmente dei presbiteri migranti.

Se il sacerdote migrante deve celebrare il Santo Sacrificio con dignità, devozione e riverenza, è necessario che sia riconosciuto, che gli venga garantito un mezzo di sussistenza dignitoso e che sia rassicurato sulla sua appartenenza. Il Sacro Sinodo deve anche domandare ai Vescovi e ai Superiori di non mandare i loro presbiteri in istituti fuori dalla loro Diocesi senza informare il Vescovo ad quem e prendere debiti accordi. La cura delle migranti religiose è più complessa e merita una maggiore attenzione. La vita consacrata è una testimonianza di Cristo nella Chiesa e la loro presenza è una benedizione per la Chiesa locale. Tuttavia, esse non devono risiedere in una Chiesa locale senza l’autorizzazione scritta dell’ordinario locale. In questi tempi, la diminuzione del numero di religiosi nell’antica Chiesa e il desiderio di sopravvivenza e di continuità hanno portato a reclutare in modo indiscriminato le giovani donne nei territori di missione. Queste giovani vengono sradicate dalla loro cultura e dalla loro tradizione e trapiantate in Europa e in America, dove spesso sono sopraffatte dal clima, dalla cultura e dalle usanze e vengono espulse dalle istituzioni. Inevitabilmente, molte di loro cadono vittime delle persone e delle situazioni. La loro situazione come corpo spezzato di Cristo deve essere guardata con compassione e amore. Esse sono parte del corpo di Cristo, la Chiesa. In breve, esorto ogni Vescovo diocesano:

A considerare i fedeli migranti come i propri fedeli, unico corpo di Cristo, del quale lo Spirito Santo lo ha fatto Pastore. Insieme con i suoi sacerdoti, di accoglierli ad ogni celebrazione religiosa, specialmente alla Messa domenicale, poiché l’Eucaristia riunisce i fedeli e fa di loro una comunità nonostante le diversità di razza, lingua, nazione e cultura.

Ad assicurare l’integrazione di tutti i presbiteri migranti (spesso per motivi di studio) nel suo presbiterio, poiché non esistono sacerdoti vagi. Assisterli ad essere fedeli nella celebrazione del Sacrificio e nella lode e nell’adorazione di Cristo nel sacramento del suo amore.

A guidare la vocazione delle religiose nella sua Diocesi attraverso l’amministrazione adeguata dei sacramenti nei loro conventi e il controllo del reclutamento indiscriminato delle giovani donne al di fuori della sua Diocesi, che potrebbe portare ad abusi.

 DAL MESSAGGIO DEL SINODO DEI VESCOVI* 

Eucaristia: Pane vivo per la pace del mondo

 

13. Ci preoccupa fortemente la mancanza di presbiteri per la celebrazione dell’Eucaristia domenicale e questo ci invita a pregare e a promuovere più attivamente la pastorale per le vocazioni sacerdotali. Diversi sacerdoti, con grande fatica, sono obbligati a moltiplicare le celebrazioni e trasferirsi da una parte all’altra per corrispondere nel miglior modo possibile alle necessità dei fedeli a prezzo di grandi fatiche. Meritano la nostra stima e la nostra solidarietà. Un pensiero riconoscente va anche ai numerosi missionari il cui entusiasmo per l’annuncio del Vangelo consente fino ad oggi di essere fedeli al comando del Signore di andare in tutto il mondo e battezzare nel suo Nome (cf. Mt 28, 19).

14. D’altra parte, siamo preoccupati perché l’assenza del sacerdote impedisce la celebrazione della S. Messa nel giorno del Signore. Diverse forme di celebrazione esistono già in differenti continenti che soffrono per la mancanza di sacerdoti. La pratica della «comunione spirituale», comunque, così cara alla tradizione cattolica potrebbe e dovrebbe essere maggiormente promossa e spiegata, così da aiutare i fedeli sia a meglio comunicarsi sacramentalmente sia per essere di vera consolazione a quanti non possono ricevere la comunione al Corpo e al Sangue di Cristo per diverse ragioni. Crediamo che questa pratica aiuterebbe le persone sole in particolare i disabili, gli anziani, i prigionieri e i rifugiati.

16. Abbiamo constatato anche in alcuni ambienti un basso senso del sacro che tocca non solo la partecipazione attiva e generosa dei fedeli alla S. Messa, ma anche il modo di celebrare e la qualità della testimonianza pubblica di vita che i cristiani sono chiamati a dare. Attraverso la Santa Eucaristia cerchiamo di ravvivare il senso e la gioia di appartenere alla comunità cattolica perché in alcuni Paesi si moltiplicano gli abbandoni. Il fatto della scristianizzazione richiede una formazione migliore della vita cristiana nelle famiglie, in modo che la pratica dei sacramenti si rinnovi ed esprima realmente il contenuto di fede. Invitiamo pertanto i genitori, i pastori, i catechisti a mobilitarsi per aprire un grande cantiere di evangelizzazione e di educazione alla fede all’inizio di questo nuovo millennio.

17. Dinnanzi al Signore della storia e del futuro del mondo, i poveri di sempre e i nuovi, le vittime sempre più numerose dell’ingiustizia e tutti i dimenticati della terra ci interpellano; riportano alla nostra mente l’agonia di Cristo che dura fino alla fine del mondo. Queste sofferenze non possono restare estranee alla celebrazione del mistero eucaristico che impegna tutti noi a operare per la giustizia e la trasformazione del mondo in maniera attiva e consapevole, forti dell’insegnamento sociale della Chiesa che promuove la centralità della persona e della sua dignità.
«Non possiamo illuderci: dall’amore vicendevole e, in particolare, dalla sollecitudine di chi è nel bisogno saremo riconosciuti come veri discepoli di Cristo (cf. Gv 13, 35; Mt 25, 31-46). È questo il criterio in base al quale sarà comprovata l’autenticità delle nostre celebrazioni eucaristiche» (Mane nobiscum Domine 28).

Sarete miei testimoni

18. «Gesù, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine». San Giovanni rivela il senso dell’istituzione della Santa Eucaristia con il racconto della lavanda dei piedi (cf. Gv 13, 1-20). Gesù si china per lavare i piedi dei suoi discepoli come segno del suo amore che arriva fino all’estremo. Questo gesto profetico anticipa la spogliazione di sé fino alla morte in croce che toglie il peccato del mondo e lava le nostre anime da ogni colpa. La Santa Eucaristia è il dono dell’amore, un incontro con Dio che ci ama e una sorgente zampillante di vita eterna. Noi Vescovi, sacerdoti e diaconi siamo i primi testimoni e i servitori di questo amore.

19. Cari sacerdoti, in questi giorni abbiamo pensato molto a voi, conosciamo la vostra generosità e dedizione. In comunione con noi portate il peso del servizio pastorale quotidiano presso il popolo di Dio. Annunciate con forza la Parola del Signore, cercando di ben introdurre i fedeli nel mistero eucaristico. Che grazia è il vostro ministero! Preghiamo con voi e per voi perché insieme possiamo rimanere fedeli all’amore di Cristo. Vi chiediamo di essere, insieme con noi e sull’esempio del Santo Padre Benedetto XVI, gli «umili operai nella vigna del Signore», con una vita sacerdotale coerente. La pace di Cristo, che donate ai peccatori pentiti e alle assemblee eucaristiche, risplenda su di voi e sulle comunità che vivono della vostra testimonianza.
Ricordiamo con gratitudine l’impegno dei diaconi permanenti, dei catechisti, degli operatori pastorali e dei numerosi fedeli laici a favore della comunità. Possa il vostro servizio essere sempre fecondo e generoso, sostenuto da una piena comunione di intenti e di azione con i Pastori della comunità.

20. Carissimi fratelli e sorelle, qualunque sia lo stato di vita nel quale siamo chiamati a vivere la nostra vocazione battesimale, rivestiamoci dei sentimenti di Cristo Gesù (cf. Fil 2, 2) e sul suo esempio facciamo a gara gli uni gli altri nell’umiltà. La nostra carità reciproca non è solamente un’imitazione del Signore, è una prova vivente della sua presenza che agisce in mezzo a noi. Salutiamo e ringraziamo tutte le persone consacrate, questa porzione scelta della vigna del Signore, che in piena gratuità testimonia la bella notizia dello Sposo che viene (cf. Ap 22, 17-20). La vostra testimonianza eucaristica nella sequela di Cristo è un grido d’amore nella notte del mondo, una eco dello Stabat Mater e del Magnificat. La Donna eucaristica per eccellenza, coronata di stelle e immensamente feconda, Vergine Assunta e Immacolata Concezione, vi protegga nella pace e nella gioia di Pasqua per la speranza del mondo, nel servizio che rendete a Dio e ai poveri.

21. Cari giovani, il Santo Padre Benedetto XVI vi ha detto e ripetuto che donandovi a Cristo non perdete nulla. Riprendiamo le sue parole forti ma serene, pronunciate per la Santa Messa di inizio del suo ministero, che vi orientano verso la vera felicità, nel più grande rispetto della vostra libertà: «Non abbiate paura di Cristo! Egli non toglie nulla e dona tutto. Chi si dona a lui riceve il centuplo. Sì, aprite, spalancate le porte a Cristo e troverete la vera vita». Confidiamo nelle vostre capacità e nel vostro desiderio di sviluppare i valori positivi del mondo e di cambiare quanto vi è di ingiusto e violento. Contate sul nostro appoggio e la nostra preghiera per accogliere insieme la sfida di costruire il futuro con Cristo. Voi siete «le sentinelle del mattino» e gli «esploratori del futuro». Voi non mancherete di attingere alla sorgente dell’energia divina della Santa Eucaristia per operare le trasformazioni necessarie.
Ai giovani seminaristi che si stanno preparando al ministero sacerdotale e con i loro coetanei condividono le speranze per il futuro, desideriamo far giungere un particolare pensiero perché la loro vita di formazione sia impregnata da una genuina spiritualità eucaristica.

Che tutti siano uno

24. Il Santo Padre Benedetto XVI ha riaffermato il solenne impegno della Chiesa per la causa ecumenica. Siamo tutti responsabili di questa unità (cf. Gv 17, 21) perché, mediante il Battesimo, siamo membri della famiglia di Dio, gratificati della stessa dignità fondamentale e condividendo l’inestimabile dono sacramentale della vita divina. Sentiamo tutti il dolore della separazione che impedisce la celebrazione comune dell’Eucaristia. Vogliamo intensificare nelle nostre comunità la preghiera per l’unità, lo scambio di doni tra le Chiese e le Comunità ecclesiali, così come i rapporti rispettosi e fraterni tra noi in modo da conoscerci meglio e amarci, rispettando e apprezzando le nostre differenze e i valori comuni. Precise norme della Chiesa stabiliscono le condizioni per accedere alla comunione eucaristica con fratelli e sorelle che non sono ancora in piena comunione con noi. Una sana disciplina impedisce la confusione e i gesti improvvisati che possono invece nuocere alla vera comunione.

25. Come cristiani, siamo vicini agli altri discendenti di Abramo: agli ebrei, eredi della prima Alleanza e ai musulmani. Celebrando la Santa Eucaristia pensiamo di essere, come dice sant’Agostino, «sacramento dell’umanità» (cf. De civ. Dei 10,6), la voce di tutte le preghiere e suppliche che dalla terra salgono verso Dio. 

Conclusione: Pace piena di speranza

Carissimi Fratelli e Sorelle, 

26. Ringraziamo il Signore per questa XI Assemblea sinodale che ci ha permesso di ritornare alla sorgente del mistero della Chiesa, a quarant’anni dal Concilio Vaticano II. Terminiamo in bellezza l’anno dell'Eucaristia, confermandoci nell’unità e rinnovandoci nell’entusiasmo apostolico e missionario.

All’inizio del quarto secolo del cristianesimo, il culto cristiano era ancora proibito dalle autorità imperiali. Alcuni cristiani del Nord Africa legati alla celebrazione del giorno del Signore sfidarono la proibizione. Furono martirizzati mentre dichiaravano che non avrebbero potuto vivere senza l’Eucaristia della domenica. I quarantanove martiri di Abitene, uniti a tanti santi e beati che hanno fatto dell’Eucaristia il centro della loro vita, intercedono per noi all’inizio del nuovo millennio. Ci insegnano la fedeltà all’incontro nella Nuova Alleanza con Cristo risorto.

Al termine di questo Sinodo sperimentiamo questa pace piena di speranza che i discepoli di Emmaus ricevettero con il cuore ardente dal Signore risorto. Essi si alzarono e ritornarono in fretta a Gerusalemme per condividere la gioia con i fratelli e le sorelle nella fede. Noi auguriamo che possiate andare colmi di gioia all’incontro con la Santa Eucaristia e toccare con mano la verità della sua Parola: «Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo» (Mt 28, 20).
Carissimi fratelli e sorelle, Pace a voi! 

 

DALL’ELENCO FINALE DELLE PROPOSIZIONI* 

 

2. La riforma liturgica del Vaticano II

L’Assemblea Sinodale ha ricordato con gratitudine il benefico influsso che la riforma liturgica attuata a partire dal Concilio Vaticano II ha avuto per la vita della Chiesa. Essa ha messo in evidenza la bellezza dell’azione eucaristica che splende nel rito liturgico. Abusi si sono verificati nel passato, non mancano neppure oggi anche se sono alquanto diminuiti. Tuttavia simili episodi non possono oscurare la bontà e la validità della riforma, che contiene ancora ricchezze non pienamente esplorate; piuttosto urgono ad una maggior attenzione nei confronti dell’ars celebrandi da cui viene pienamente favorita l’actuosa participatio.

 

PRIMA PARTE

Il popolo di Dio educato alla fede nell’Eucaristia

La fede nell’Eucaristia

[…]

La celebrazione dell’Eucaristia rafforza in noi questo dinamismo pasquale e consolida la nostra identità. Con Cristo possiamo vincere l’odio con l’amore, la violenza con la pace, la superbia con l’umiltà, l’egoismo con la generosità, la discordia con la riconciliazione, la disperazione con la speranza. Uniti a Gesù Cristo morto e risorto possiamo ogni giorno portare la Sua croce e seguirlo, in vista della risurrezione della carne, sull’esempio dei martiri antichi e dei nostri giorni. L’Eucaristia come mistero pasquale è pegno della gloria futura e da Essa già nasce la trasformazione escatologica del mondo. Celebrando l’Eucaristia anticipiamo questa gioia nella grande comunione dei santi.[…]

I fedeli “hanno il diritto di ricevere abbondantemente dai sacri pastori i beni spirituali della Chiesa, soprattutto gli aiuti della Parola di Dio e dei sacramenti” (LG 37; cf. CIC can. 213; CCEO can. 16), quando il diritto non lo proibisca. A tale diritto corrisponde il dovere dei pastori di fare ogni sforzo perché l’accesso all’Eucaristia non sia in concreto impedito, mostrando in proposito intelligente sollecitudine e grande generosità. Il Sinodo apprezza e ringrazia i sacerdoti che, anche a costo di sacrifici talvolta pesanti e rischiosi, assicurano alle comunità cristiane questo dono di vita e le educano a celebrarlo in verità e pienezza.

10. Modalità delle Assemblee Domenicali in attesa di Sacerdote

Nei paesi in cui la penuria di sacerdoti e le grandi distanze rendono praticamente impossibile la partecipazione all’Eucaristia domenicale, è importante che le comunità cristiane si radunino per lodare il Signore e fare memoria del Giorno a Lui dedicato in comunione con il Vescovo, con tutta la Chiesa particolare e con la Chiesa universale. Di grande importanza è anche precisare la natura dell’impegno dei fedeli a partecipare a queste assemblee domenicali.

Si vigili perché la liturgia della Parola organizzata sotto la cura di un diacono o di un responsabile della comunità al quale questo ministero è stato regolarmente affidato dall’autorità competente, si compia secondo un rituale specifico approvato a tale scopo. Per non privare i fedeli troppo a lungo della Comunione eucaristica, i sacerdoti si sforzeranno di visitare frequentemente queste comunità. Tocca agli Ordinari ed alle Conferenze episcopali regolare la possibilità di distribuire la Comunione. Si dovrà evitare ogni confusione tra celebrazione della Santa Messa e assemblea domenicale in attesa di sacerdote. Per questo non si dovrà cessare di incoraggiare i fedeli a recarsi, per quanto possibile, laddove la Santa Messa viene celebrata. Le Conferenze episcopali curino appositi sussidi che spieghino il significato della celebrazione della Parola di Dio con la distribuzione della Comunione, e le norme che la regolano.


11. Scarsità di sacerdoti

La centralità dell’Eucaristia per la vita della Chiesa fa sentire con acuto dolore il problema della grave mancanza di clero in alcune parti del mondo. Molti fedeli sono così privati del Pane di vita. Per venire incontro alla fame eucaristica del popolo di Dio, che spesso per non brevi periodi deve fare a meno della celebrazione eucaristica, è necessario fare ricorso ad iniziative pastorali efficaci. In questo contesto i Padri Sinodali hanno affermato l’importanza del dono inestimabile del celibato ecclesiastico nella prassi della Chiesa latina. Con riferimento al Magistero, in particolare al Concilio Vaticano II e degli ultimi Pontefici, i Padri hanno chiesto di illustrare adeguatamente ai fedeli le ragioni del rapporto tra il celibato e l’ordinazione sacerdotale, nel pieno rispetto della tradizione delle Chiese orientali. Certuni hanno fatto riferimento ai “viri probati”, ma quest’ipotesi è stata valutata come una strada da non percorrere.

Inoltre si deve tenere conto che, per offrire il dono eucaristico a tutti i fedeli, hanno un peso decisivo la qualità cristiana della comunità e la sua forza di attrazione. Si tratta in particolare di:

  • sollecitare i pastori a promuovere le vocazioni sacerdotali; a scoprirle e a diventarne gli “annunciatori”, già a cominciare dai ragazzi, e prestando cura ai “ministranti”;
  • non temere di proporre ai giovani la radicalità della sequela di Cristo;
  • sensibilizzare le famiglie, che in alcuni casi sono indifferenti se non addirittura contrarie;
  • coltivare la preghiera per le vocazioni in tutte le comunità e in ogni ambito ecclesiale;
  • curare, da parte dei Vescovi, coinvolgendo anche le famiglie religiose, rispettando il carisma loro proprio, una più equa distribuzione del clero e sollecitare il clero stesso a una grande disponibilità per servire la Chiesa là dove ve ne è bisogno, anche a costo di sacrificio.

12. Pastorale vocazionale

Come risposta al dovere urgente della Chiesa di offrire il dono dell’Eucaristia in modo abituale a tutti i fedeli, e data la scarsezza di sacerdoti in vari luoghi, volgiamo gli occhi al Signore e Gli chiediamo insistentemente di mandare operai per la Sua messe.

Da parte nostra proponiamo di rafforzare la pastorale vocazionale e la dimensione vocazionale di tutta la pastorale, specialmente di quella giovanile e familiare. Chiediamo perciò di:

  • costituire gruppi di chierichetti e procurare loro l’accompagnamento spirituale;
  • diffondere l’adorazione eucaristica per le vocazioni, nelle parrocchie, nei collegi e nei movimenti ecclesiali;
  • stimolare i parroci e tutti i sacerdoti all’accompagnamento spirituale e alla formazione dei giovani, invitandoli a seguire Cristo nel sacerdozio con la loro testimonianza;
  • organizzare, secondo le possibilità, un centro vocazionale o un Seminario minore nelle Chiese particolari.
  • Vescovi e sacerdoti vogliamo impegnarci in prima persona in questo genere di pastorale, dando esempio di entusiasmo e di pietà.

14. Eucaristia, catechesi e formazione

L’Eucaristia, mysterium fidei, iscritto nell’alleanza di Dio con il Suo popolo, è la fonte d’ispirazione di ogni proposta di formazione pastorale. Questa deve manifestare l’Eucaristia nella sua relazione intima con tutti gli altri sacramenti, guidando gli uomini e le donne del nostro tempo verso una vita nuova in Cristo. A questo scopo si dovranno sviluppare itinerari catecumenali ben inculturati, nei quali troveranno posto la presentazione del contenuto dottrinale, l’introduzione alla vita spirituale e morale e all’impegno sociale.

Tutto il popolo di Dio - Vescovi e parroci secondo la loro specifica responsabilità - deve coinvolgersi in questa formazione permanente promossa in ogni Chiesa particolare, specialmente i fedeli che operano nelle parrocchie e nelle comunità, come i catechisti e gli evangelizzatori. In modo particolare sarà data ai seminaristi una solida formazione circa i fondamenti teologici, liturgici, pastorali di un’autentica spiritualità eucaristica. Essi devono comprendere al meglio il senso di ogni norma liturgica. Le parrocchie e le piccole comunità che ne fanno parte devono essere delle scuole di mistagogia eucaristica. In questo contesto, si cercherà la cooperazione delle comunità di vita consacrata, dei movimenti e delle aggregazioni che rivalorizzano, secondo i loro propri carismi, la formazione cristiana. Nel quadro della nuova evangelizzazione riconosciamo il bisogno di sviluppare nuove forme di catechesi adatti alle diverse situazioni e culture. In questo contesto, il Catechismo della Chiesa Cattolica ed i recenti insegnamenti del Magistero dovranno essere dei riferimenti privilegiati.

15. Famiglia e iniziazione sacramentale

Bisogna associare la famiglia cristiana all’iniziazione sacramentale dei bambini. Non si deve restringere senza ragione l’accesso dei bambini alla tavola eucaristica. La Prima Comunione, soprattutto, è un passo di grande importanza per una vita impegnata sulle vie della santità, piena di carità, di gioia e di pace. Ogni famiglia, sostenuta dalla parrocchia, dai sacerdoti, dalle persone consacrate, da collaboratori laici e, in modo speciale, dalla scuola cattolica, deve favorire un processo educativo all’Eucaristia. La Chiesa, famiglia di Dio, cresce e si nutre alla tavola della Parola di Dio e del Corpo e del Sangue di Cristo. La celebrazione dell’Eucaristia deve promuovere sempre di più ad ogni livello la presa di coscienza e la realizzazione di una «Chiesa famiglia» tramite la solidarietà, le relazioni familiari e la comunione tra tutti i membri della comunità.

 

SECONDA PARTE

La partecipazione del Popolo di Dio alla celebrazione eucaristica

 

La struttura della celebrazione eucaristica 

18. La Parola di Dio nella Celebrazione Eucaristica

Dalle due mense della Parola di Dio e del Corpo di Cristo la Chiesa riceve ed offre ai fedeli il Pane di vita, particolarmente nella santa liturgia. La Parola di Dio, come tutto il mistero eucaristico, non è accessibile se non nella fede. Conviene perciò che le Letture siano proclamate con cura, se possibile da lettori istituiti. Deve essere dato il giusto peso alla Liturgia della Parola nella celebrazione eucaristica. Esiste un legame intrinseco tra la Parola di Dio e l’Eucaristia. Nell’Eucaristia il Verbo fatto carne si dà a noi come cibo spirituale. Ascoltando la Parola di Dio nasce la fede (cf. Rm 10,17).

Per apprezzare, celebrare e vivere meglio l’Eucaristia, ci vuole una conoscenza profonda delle Sacre Scritture proclamate. “L’ignoranza della Scrittura è ignoranza di Cristo” (cf. DV 25). Il fedele deve essere aiutato ad apprezzare i tesori della Scrittura nel Lezionario, attraverso lo sviluppo dell’apostolato biblico, l’incoraggiamento di gruppi parrocchiali che preparino la Messa domenicale mediante lo studio orante delle letture stesse e pratiche liturgiche come il silenzio o eventuali poche parole d’introduzione che aiutino una miglior comprensione. Inoltre il popolo di Dio deve essere educato attraverso una catechesi fondata sulla Parola di Dio. Amare, leggere, studiare, meditare e pregare la Parola di Dio è un frutto prezioso della pratica della lectio divina, dei gruppi di studio e di preghiera biblici in famiglia e nelle piccole comunità ecclesiali. Proprio per l’intrinseco nesso tra la liturgia della Parola e quella eucaristica la Parola di Dio sia venerata e onorata (cf. DV 21), in particolare i Vangeli, come segno della presenza del Verbo incarnato nella assemblea dei fedeli (cf. IL 46). La preghiera dei fedeli trovi una espressione che meglio la colleghi alla Parola di Dio, ai bisogni dell’assemblea e, più largamente, a quelli di tutta l’umanità.


19. L’omelia

La migliore catechesi sull’Eucaristia è la stessa Eucaristia ben celebrata. Per questo si chiede ai ministri ordinati di considerare la celebrazione come loro principale dovere. In particolare debbono preparare accuratamente l’omelia, basandosi su una conoscenza adeguata della Sacra Scrittura. Che l’omelia ponga la Parola di Dio proclamata nella celebrazione in stretta relazione con la celebrazione sacramentale (cf. SC 52) e con la vita della comunità, in modo tale che la Parola di Dio sia realmente sostegno e vita della Chiesa (DV 21) e si trasformi in alimento per la preghiera e per l’esistenza quotidiana. L’omelia conformata agli insegnamenti dei Padri della Chiesa, è una vera mistagogia, ossia una vera iniziazione ai misteri celebrati e vissuti. È stata inoltre suggerita la possibilità di fare ricorso, partendo dal lezionario triennale, ad omelie «tematiche» che, lungo l’anno liturgico, possano trattare i grandi temi della fede cristiana: il Credo, il Padre nostro, le parti della Messa, i Dieci Comandamenti e altri argomenti. Queste omelie tematiche corrisponderanno a ciò che è stato autorevolmente riproposto dal Magistero della Chiesa nei quattro ‘pilastri’ del Catechismo della Chiesa Cattolica e nel recente Compendium. Per questo scopo si è anche proposto di elaborare un sussidio pastorale, basato sul lezionario triennale, che leghi la proclamazione delle Scritture alle dottrine della fede che scaturiscono da esse. 

20. L’offerta del lavoro umano

Il pane e il vino, frutti della terra e del lavoro dell’uomo, che mettiamo sull’altare come espressione dell’offerta della vita della famiglia umana, significano che tutta la creazione è assunta da Cristo Redentore per essere trasformata nel suo amore ricapitolatore, ed essere presentata al Padre. Si metta sempre più in evidenza come la dignità del lavoro degli uomini e delle donne di tutto il mondo, attraverso la celebrazione eucaristica è intimamente unita al sacrificio redentore di Cristo Signore. 

25. La dignità della celebrazione

Quanti partecipano all’Eucaristia sono chiamati a vivere la celebrazione con la certezza di essere il popolo di Dio, il sacerdozio regale, la nazione santa (cf. 1Pt 2,4-5.9). In essa ciascuno di loro esprime la propria vocazione cristiana specifica. Quelli che tra di loro hanno ricevuto un ministero ordinato lo esercitano secondo il loro grado: il Vescovo, i presbiteri e i diaconi. In particolare il ruolo dei diaconi e il servizio dei lettori e degli accoliti meritano una maggiore attenzione. Soprattutto i Vescovi, quali moderatori della vita liturgica, promuovano una degna celebrazione dei sacramenti nella propria diocesi, correggano gli abusi e propongano il culto della chiesa cattedrale come esempio. Questo Sinodo rinnova il suo apprezzamento per la cura che i presbiteri prestano nel celebrare la liturgia in un modo degno, «attente ac devote», a grande beneficio del popolo di Dio. Essi documentano in tal modo l’importanza della fede, della santità, dello spirito di sacrificio e della preghiera personale per celebrare l’Eucaristia. Si eviti l’eccesso di interventi che può condurre ad una manipolazione della Santa Messa, come per esempio quando si sostituiscono i testi liturgici con testi estranei o quando si dà alla celebrazione una connotazione non liturgica.

Un’autentica azione liturgica esprime la sacralità del mistero eucaristico. Questa dovrebbe trasparire nelle parole e nelle azioni del sacerdote celebrante, mentre egli intercede presso Dio Padre sia con i fedeli sia per loro. Come tutte le espressioni artistiche anche il canto deve essere intimamente armonizzato con la liturgia, partecipare efficacemente al suo fine, ossia deve esprimere la fede, la preghiera, lo stupore, l’amore verso Gesù presente nell’Eucaristia.

Il valore, l’importanza e la necessità della osservanza delle norme liturgiche siano messi in luce. La celebrazione eucaristica rispetti la sobrietà e la fedeltà al rito voluto dalla Chiesa, con quel senso del sacro che aiuta a vivere l’incontro con Dio e con quelle forme anche sensibili che lo favoriscono (armonia del rito, delle vesti liturgiche, dell’arredo e del luogo sacro). Sarà importante che i sacerdoti e i responsabili della pastorale liturgica facciano conoscere i vigenti libri liturgici (Messale, Lezionario) e la relativa normativa. Per guidare i fedeli al mistero celebrato è necessaria una catechesi previa che favorisca la loro attiva partecipazione impregnata di autentica pietà. I ministri aiutino questa piena partecipazione con la proclamazione dei testi, e raccomandando tempi di silenzio, gesti e atteggiamenti appropriati. 

26. Inculturazione e Celebrazione

Per una più efficace partecipazione dei fedeli alla Eucarestia, questo Sinodo auspica la promozione di una maggiore inculturazione nell’ambito della celebrazione eucaristica, tenendo conto delle possibilità di adattamento offerte dalla Institutio generalis del Messale romano, dai criteri fissati dalla IV Istruzione della Congregazione per il culto divino per una giusta applicazione della costituzione conciliare sulla liturgia del 1994, e dalle direttive espresse nelle Esortazioni postsinodali Ecclesia in Africa, Ecclesia in Asia, Ecclesia in Oceania, Ecclesia in America. A questo scopo le Conferenze episcopali assumano piena responsabilità nell’incrementare i tentativi di inculturazione favorendo il giusto equilibrio tra criteri e direttive già emanate e nuovi adattamenti.

28. Il tabernacolo e la sua collocazione

In conformità con l’Introduzione Generale del Messale Romano (cf n. 314), il Sinodo ricorda che il tabernacolo per la custodia del Santissimo Sacramento deve avere nella chiesa una collocazione nobile, di riguardo, ben visibile, curata sotto il profilo artistico e adatta alla preghiera. Allo scopo si consulti il Vescovo. 

29. Eucaristia e mezzi di comunicazione sociale

I mezzi di comunicazione, incluso Internet, prestano un buon servizio a coloro che non possono partecipare alla Messa, per esempio per motivi di età o di salute. Possono inoltre raggiungere battezzati che si sono allontanati e persino non credenti. Quando si usano i mezzi di comunicazione è importante celebrare l’Eucaristia in luoghi degni, appropriati e ben preparati. Si ricordi che in condizioni normali per adempiere il precetto è necessaria la presenza fisica alla celebrazione dell’Eucaristia e che non basta seguire il rito attraverso i mezzi di comunicazione. Il linguaggio dell’immagine infatti è rappresentazione e non la realtà in se stessa.

La liturgia deve essere devota e invitare alla preghiera, poiché celebra il mistero pasquale. Si osservino sempre le norme liturgiche della Chiesa, si valorizzino i sacri segni, si faccia attenzione all’espressione artistica dello spazio, degli oggetti e delle vesti liturgiche. Si faccia in modo che il canto e la musica corrispondano al mistero celebrato e al tempo liturgico.

“Actuosa participatio”

30. “Dies Domini”

Come frutto dell’anno dell’Eucaristia, il Sinodo raccomanda vivamente di fare sforzi significativi per valorizzare e vivere il Dies Domini per tutta la Chiesa. È necessario riaffermare la centralità della Domenica e della celebrazione della Eucaristia domenicale nelle diverse comunità della diocesi, in particolare nelle parrocchie (cf. SC 42). La Domenica è veramente giorno nel quale si celebra con gli altri il Cristo risuscitato, giorno santificato e consacrato al Creatore, giorno di riposo e di disponibilità. La celebrazione eucaristica domenicale è una grazia umanizzante per l’individuo e la famiglia perché nutre l’identità cristiana al contatto con il Risorto. Per questo il dovere di parteciparvi è triplice: verso Dio, verso se stessi e verso la comunità. Si propone di aiutare i fedeli a considerare come paradigmatica l’esperienza della comunità primitiva e quella delle generazioni dei primi secoli. Ai cristiani sia data l’opportunità, attraverso la catechesi e la predicazione, di meditare sul dies Christi come giorno della resurrezione del Signore e, proprio per questo, come festa di liberazione, giorno donato per gustare i beni del Regno di Dio, giorno della gioia per l’incontro con il Vivente presente tra noi. Noi ci auguriamo dunque che il Giorno del Signore divenga anche il giorno dei cristiani, rispettato dalla società intera con il riposo dal lavoro. Che intorno alla celebrazione eucaristica della domenica siano organizzate manifestazioni proprie della comunità cristiana, quali incontri amicali, formazione della fede per bambini, giovani e adulti, pellegrinaggi, opere di carità e momenti diversi di preghiera. Anche se il sabato sera appartiene già alla Domenica (Primi Vespri) ed è permesso di compiere il precetto domenicale con la Messa prefestiva, è necessario rammentare che è il giorno della Domenica in se stesso che merita di essere santificato perché non sia “vuoto di Dio”.

31. La Parola di Dio nella preghiera cristiana

La celebrazione eucaristica è la celebrazione centrale della Chiesa ma, per la vita spirituale di una comunità, sono di grande importanza anche le celebrazioni della Parola di Dio. Tali celebrazioni offrono alla comunità la possibilità di approfondire la Parola di Dio. Possono essere anche utilizzate quelle forme di accesso alla Parola di Dio che si sono verificate valide nell’esperienza catechistica e pastorale, come il dialogo, il silenzio o altri elementi creativi come i gesti e la musica. Inoltre dovrebbero essere raccomandate alle comunità le forme confermate dalla tradizione, della Liturgia delle Ore, soprattutto le Lodi, i Vespri, la Compieta e anche le celebrazioni vigiliari. Le introduzioni ai Salmi e le letture dell’Ufficio possono condurre ad una approfondita esperienza dell’avvenimento di Cristo e dell’economia della salvezza, che a sua volta può arricchire la comprensione del mistero eucaristico. Decisivo sarà che chi guida tali celebrazioni non abbia soltanto una buona formazione teologica, ma a partire dalla propria esperienza spirituale possa anche condurre al cuore della Parola di Dio. 

32. La celebrazione Eucaristica nei piccoli gruppi

A proposito delle Sante Messe celebrate per piccoli gruppi, esse devono favorire una partecipazione più consapevole, attiva e fruttuosa all’Eucaristia. Sono stati proposti i seguenti criteri:

  • i piccoli gruppi devono servire a unificare la comunità parrocchiale, non a frammentarla;
  • devono rispettare le esigenze delle varie categorie di fedeli, così da favorire la partecipazione fruttuosa dell’intera assemblea;
  • devono essere guidati da direttive chiare e precise;
  • devono tener presente che, nella misura del possibile, bisogna preservare l’unità della famiglia.

33. Il presbitero ed i ministeri liturgici

Deve essere fatta maggiore chiarezza in riferimento ai compiti del sacerdote e di altri ministeri liturgici. Il soggetto vero che opera nella liturgia è il Cristo risorto e glorificato nello Spirito Santo. Cristo però include la Chiesa nel suo agire e nella sua dedizione. Il sacerdote è in modo insostituibile colui che presiede l’intera celebrazione eucaristica, dal saluto iniziale alla benedizione finale. Poiché, nella celebrazione eucaristica, egli, in forza della sua ordinazione, rappresenta Gesù Cristo, capo della Chiesa, e nel modo suo proprio anche la Chiesa stessa. Il diacono, educando i fedeli all’ascolto della Parola di Dio, alla lode e alla preghiera, può inculcare l’amore per l’Eucaristia. La collaborazione dei laici al servizio liturgico e, specialmente, nella celebrazione dell’Eucaristia, c’è sempre stata. Con il Concilio Vaticano II (cf. AA 24) e la conseguente riforma liturgica è stata ulteriormente sollecitata (cf. IGMR 25.1.2004, nn. 103-107). In questi ministeri si rispecchia la Chiesa come unità nella pluriformità e si esprime anche in maniera rappresentativa una forma propria della actuosa participatio dei fedeli. Questi ministeri devono essere introdotti secondo il loro specifico mandato e secondo le reali esigenze della comunità che celebra. Le persone incaricate di questi servizi liturgici laicali devono essere scelte accuratamente, ben preparate e accompagnate con una formazione permanente. La loro nomina deve essere a tempo. Queste persone devono essere conosciute dalla comunità e devono ricevere da essa anche un grato riconoscimento. Norme e ordinamenti liturgici servono ad un chiaro orientamento all’economia della salvezza e alla communio e all’unità della Chiesa. 

34. Riverenza verso la Santa Eucaristia

Di fronte all’Ostia consacrata si osservi la pratica della genuflessione o di altri gesti di adorazione secondo le differenti culture. Si raccomanda l’importanza di inginocchiarsi durante i momenti salienti della Preghiera eucaristica, in senso di adorazione e di lode al Signore presente nell’Eucaristia. Si promuova inoltre il ringraziamento dopo la Comunione, anche con un tempo di silenzio. 

35. La recezione della Santa Comunione

Nella nostra società pluralistica e multiculturale conviene che il significato della Santa Comunione sia spiegato anche a non battezzati o ad altri non appartenenti a Chiese e comunità non cattoliche, che siano presenti alla Santa Messa in occasione, per esempio, di Battesimi, Confermazioni, Prime Comunioni, Matrimoni, Funerali. In molte metropoli e città, soprattutto di arte, visitatori di altre religioni e confessioni, e non credenti sono presenti non di rado all’Eucaristia. A questi ugualmente deve essere spiegato in maniera delicata ma chiara che la non ammissione alla Santa Comunione non significa una mancanza di stima nei loro confronti. Anche fedeli cattolici che, permanentemente od occasionalmente, non adempiono i necessari requisiti, debbono divenire consapevoli che la celebrazione della Santa Messa, anche senza la partecipazione personale alla Comunione sacramentale, rimane valida e significativa. Nessuno deve temere di suscitare un’impressione negativa con il suo non avvicinarsi alla Comunione. In talune situazioni è raccomandabile una celebrazione della Parola di Dio al posto della Santa Messa. Ai pastori di anime stia a cuore di condurre il maggior numero possibile di uomini a Cristo, il quale chiama tutti a Sé - e non soltanto nella Santa Comunione - affinché essi abbiano la vita eterna.

PARTE TERZA

La missione del popolo di Dio nutrito dall’Eucaristia

 

Eucaristia e comunità cristiana

38. Gratitudine per i sacerdoti, i diaconi e gli altri ministri e collaboratori liturgici

L’Assemblea Sinodale esprime intensa gratitudine, apprezzamento e incoraggiamento ai sacerdoti, in particolare ai prebiteri fidei donum, ministri dell’Eucaristia, che con competenza e generosa dedizione edificano la comunità con l’annuncio della Parola di Dio e del Pane della vita. Si raccomanda vivamente ai sacerdoti la celebrazione quotidiana della Santa Messa, anche quando non ci fosse partecipazione di fedeli. Ugualmente il Sinodo ringrazia i diaconi permanenti che collaborano con i presbiteri nell’opera di evangelizzazione mediante la proclamazione della Parola di Dio e della distribuzione della santa Comunione. Sarebbe conveniente promuovere questo ministero secondo le indicazioni conciliari.

Allo stesso modo è importante ringraziare i ministri istituiti, i consacrati e le consacrate, i ministri straordinari della santa Comunione, i catechisti e altri collaboratori, che aiutano a preparare ed a celebrare l’Eucaristia e la distribuiscono con dignità, e specialmente gli animatori che comunicano la Parola di Dio e danno la Comunione nelle celebrazioni comunitarie in attesa del sacerdote.

I Padri sinodali apprezzano molto la testimonianza dei fedeli cristiani che partecipano con frequenza alla celebrazione eucaristica feriale, soprattutto di quelli che affrontano notevoli difficoltà dovute all’età e alle distanze.


39. Spiritualità eucaristica e vita quotidiana

I fedeli cristiani hanno bisogno di una più profonda comprensione delle relazioni tra l’Eucaristia e la vita quotidiana. La spiritualità eucaristica non è soltanto partecipazione alla Messa e devozione al Santissimo Sacramento. Essa abbraccia la vita intera. Incoraggiamo soprattutto i fedeli laici a continuare nella loro ricerca di un più alto senso dell’Eucaristia nella loro vita e a sentire fame di Dio. Chiediamo ai teologi laici di esprimere la loro esperienza di vivere l’esistenza quotidiana in uno spirito eucaristico. Incoraggiamo specialmente le famiglie ad essere ispirate e trarre vita dall’Eucaristia. In questo modo esse partecipano alla trasformazione del loro milieu sociale attraverso la testimonianza della loro vita personale e l’esercizio della loro vocazione battesimale che li destina a portare la Buona Novella ai loro vicini. In questo quadro risplende la testimonianza profetica delle consacrate e dei consacrati che trova nella celebrazione Eucaristica e nell’Adorazione la forza per una sequela radicale di Cristo, obbediente, casto e povero. La vita consacrata ha qui la sorgente della contemplazione, la luce per l’azione apostolica e missionaria, il senso ultimo del proprio impegno con i poveri e gli emarginati e la caparra delle realtà del Regno. 

40. I divorziati risposati e l’Eucaristia

In continuità con i numerosi pronunciamenti del Magistero della Chiesa e condividendo la sofferta preoccupazione espressa da molti Padri, il Sinodo dei Vescovi ribadisce l’importanza di un atteggiamento e di un’azione pastorale di attenzione e di accoglienza verso i fedeli divorziati e risposati. Secondo la Tradizione della Chiesa cattolica, essi non possono essere ammessi alla Santa Comunione, trovandosi in condizione di oggettivo contrasto con la Parola del Signore che ha riportato il matrimonio al valore originario dell’indissolubilità (cf. CCC 1640), testimoniato dal suo dono sponsale sulla croce e partecipato ai battezzati attraverso la grazia del sacramento. I divorziati risposati tuttavia appartengono alla Chiesa, che li accoglie e li segue con speciale attenzione perché coltivino uno stile cristiano di vita attraverso la partecipazione alla Santa Messa, pur senza ricevere la Santa Comunione, l’ascolto della Parola di Dio, l’Adorazione Eucaristica, la preghiera, la partecipazione alla vita comunitaria, il dialogo confidente con un sacerdote o un maestro di vita spirituale, la dedizione alla carità vissuta, le opere di penitenza, l’impegno educativo verso i figli. Se poi non viene riconosciuta la nullità del vincolo matrimoniale e si danno condizioni oggettive che di fatto rendono la convivenza irreversibile, la Chiesa li incoraggia a impegnarsi a vivere la loro relazione secondo le esigenze della legge di Dio, trasformandola in un’amicizia leale e solidale; così potranno riaccostarsi alla mensa eucaristica, con le attenzioni previste dalla provata prassi ecclesiale, ma si eviti di benedire queste relazioni perché tra i fedeli non sorgano confusioni circa il valore del matrimonio. Nello stesso tempo il Sinodo auspica che sia fatto ogni possibile sforzo sia per assicurare il carattere pastorale, la presenza e la corretta e sollecita attività dei tribunali ecclesiastici per le cause di nullità matrimoniale (cf. Dignitas connubii), sia per approfondire ulteriormente gli elementi essenziali per la validità del matrimonio, anche tenendo conto dei problemi emergenti dal contesto di profonda trasformazione antropologica del nostro tempo, dal quale gli stessi fedeli rischiano di esser condizionati specialmente in mancanza di una solida formazione cristiana. Il Sinodo ritiene che, in ogni caso, grande attenzione debba essere assicurata alla formazione dei nubendi e alla previa verifica della loro effettiva condivisione delle convinzioni e degli impegni irrinunciabili per la validità del sacramento del matrimonio, e chiede ai Vescovi e ai parroci il coraggio di un serio discernimento per evitare che impulsi emotivi o ragioni superficiali conducano i nubendi all’assunzione di una grande responsabilità per se stessi, per la Chiesa e per la società, che non sapranno poi onorare. 

41. Ammissione dei fedeli non cattolici alla Comunione

Sulla base della comunione di tutti i cristiani, che l’unico Battesimo già rende operante, anche se non ancora in maniera completa, la separazione alla mensa del Signore è sperimentata giustamente come dolorosa. Sia dentro la Chiesa cattolica come da parte dei nostri fratelli e sorelle non cattolici, viene avanzata di conseguenza molto spesso la richiesta urgente della possibilità di Comunione eucaristica tra i cristiani cattolici e gli altri. Si deve chiarire che l’Eucaristia non designa e opera solo la nostra personale comunione con Gesù Cristo, ma soprattutto la piena communio della Chiesa. Perciò chiediamo che i cristiani non cattolici comprendano e rispettino il fatto che per noi, secondo l’intera tradizione biblicamente fondata, la Comunione eucaristica e la comunione ecclesiale si appartengono intimamente e quindi la Comunione eucaristica con i cristiani non cattolici non è generalmente possibile. Ancor più è esclusa una concelebrazione ecumenica. Parimenti dovrebbe essere chiarito che in vista della salvezza personale l’ammissione di cristiani non cattolici all’Eucaristia, al sacramento della Penitenza e all’Unzione dei malati, in determinate situazioni individuali sotto precise condizioni è possibile e perfino raccomandata (UR 8, 15; Direttorio Ecumenico 129-131; CIC 844 § 3 e 4; CCEO 671 § 4; Lettera enciclica Ut unum sint 46; Lettera enciclica Ecclesia de Eucaristia 46). Il Sinodo insiste perché le condizioni espresse nel Catechismo della Chiesa Cattolica (1398-1401) e nel suo Compendio (293), siano osservate.

 

L’Eucaristia per il mondo

42. Eucaristia e missione

I fedeli sono invitati a prendere coscienza che una Chiesa autenticamente eucaristica è una Chiesa missionaria. Di fatto, l’Eucaristia è fonte di missione. Nella Eucaristia diventiamo sempre più discepoli di Cristo, ascoltando la Parola di Dio, la quale ci porta a un incontro comunitario con il Signore mediante la celebrazione del memoriale della sua morte e risurrezione e attraverso la comunione sacramentale con Lui. Questo incontro eucaristico si realizza nello Spirito Santo che ci trasforma e santifica. Risveglia nel discepolo la volontà decisa di annunciare agli altri, con audacia, quanto si ha ascoltato e vissuto, per condurre anche loro allo stesso incontro con Cristo. In questo modo, il discepolo, inviato dalla Chiesa, si apre ad una missione senza frontiere. Mentre diciamo grazie a tutti i missionari cristiani operanti nel mondo, richiamiamo la necessità di riconoscere Cristo come l’unico salvatore. Nell’educazione missionaria la centralità dell’affermazione dell’unicità andrà fatta emergere in tutti i modi. Ciò impedirà di ridurre in chiave meramente sociologica la decisiva opera di promozione umana implicata nell’evangelizzazione. I Padri hanno rilevato le gravi difficoltà che investono la missione di quelle comunità cristiane che vivono in condizioni di minoranza o addirittura in contesti privi di libertà religiosa.

43. Spiritualità eucaristica e santificazione del mondo

L’Eucaristia è all’origine di ogni forma di santità. Per sviluppare una spiritualità eucaristica profonda è necessario che il popolo cristiano, che rende grazie per mezzo dell’Eucaristia, abbia coscienza di farlo in nome dell’intera creazione aspirando alla santificazione del mondo e lavorando per essa. La vita cristiana trova nella celebrazione eucaristica la propria via: l’offerta di sé, la comunione e la solidarietà sono aspetti della logiké latreia (cf. Rm 12,1). La promozione della partecipazione quotidiana alla celebrazione della Santa Messa si dimostra, nei riti latini, un mezzo efficace di sviluppo di questa spiritualità al cuore della vita familiare, professionale, sociale e politica. L’offerta quotidiana (insegnata per esempio dall’Apostolato della Preghiera praticato da milioni di cattolici nel mondo intero) può aiutare ciascuno a diventare una “figura eucaristica” sull’esempio di Maria, unendo la propria vita a quella di Cristo che si offre per l’umanità.

44. Eucaristia e infermi

Consideriamo di primaria importanza favorire la celebrazione eucaristica per gli infermi, mediante una catechesi adeguata sulla attiva partecipazione alla passione, morte e risurrezione di Cristo. Uno speciale significato della Eucaristia, in quanto apice della vita cristiana, è legato alla Sua ricezione come Santo Viatico. Siccome schiude all’infermo la pienezza pasquale si raccomanda di intensificarne la pratica. In particolare si chiede che si assicuri la comunione eucaristica ai disabili mentali, battezzati e cresimati: essi ricevono la comunione nella fede della famiglia o della comunità che li accompagna. L’impossibilità di conoscere quale è la sensibilità effettiva propria di certa tipologia di infermi non è una ragione sufficiente per non dare loro tutti i sostegni sacramentali di cui la Chiesa dispone. È importante che coloro che soffrono per disabilità possano essere riconosciuti come membri della Chiesa a tutti gli effetti e abbiano in essa il loro giusto posto. È auspicabile inoltre che la funzionalità architettonica delle chiese agevoli la loro partecipazione alle celebrazioni. 

45. Eucaristia e Migranti

Il Sinodo, ringraziando quanti sono impegnati in questo campo, invita tutti i Vescovi a esercitare la loro cura pastorale verso i migranti. Questi fedeli devono essere accolti come membri dello stesso Corpo di Cristo, a prescindere dalla loro razza, status o condizione, specialmente nella celebrazione eucaristica. La carità di Cristo urge a che le altre Chiese locali e gli istituti di vita consacrata aiutino generosamente le diocesi che accolgono un grande numero di migranti. Inoltre, sia concesso ai migranti di rito orientale, per quanto possibile, di essere assistiti dai loro sacerdoti. Affinché le liturgie orientali siano meglio conosciute si stabilisca nei seminari il Dies orientalis

46. Coerenza eucaristica di politici e legislatori cattolici

I politici e legislatori cattolici devono sentirsi particolarmente interpellati nella loro coscienza, rettamente formata, sulla grave responsabilità sociale di presentare e sostenere leggi inique. Non c’è coerenza eucaristica quando si promuovono leggi che vanno contro il bene integrale dell’uomo, contro la giustizia e il diritto naturale. Non si può separare l’opzione privata e quella pubblica, mettendosi in contrasto con la legge di Dio e l’insegnamento della Chiesa, e questo deve essere considerato anche di fronte alla realtà eucaristica (cf. 1Cor 11, 27-29).  Nell’applicare questo orientamento i Vescovi esercitino le virtù della fortezza e della prudenza tenendo conto delle situazioni locali concrete. 

48. Dimensione sociale dell’Eucaristia

Il sacrificio di Cristo è mistero di liberazione che ci interpella. È nell’impegno a trasformare le strutture ingiuste per ristabilire la dignità dell’uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio, che l’Eucaristia diventa nella vita ciò che essa significa nella celebrazione. Questo movimento dinamico si apre alle dimensioni del mondo: mette in questione il processo di globalizzazione che non di rado fa crescere lo scarto tra paesi ricchi e paesi poveri; denuncia quelle potenze politiche ed economiche che dilapidano le ricchezze della terra; richiama le gravi esigenze della giustizia distributiva davanti alle disuguaglianze che gridano verso il cielo; incoraggia i cristiani a impegnarsi e a operare nella vita politica e nell’azione sociale. Ambiti di particolare preoccupazione sono la pandemia del HIV/AIDS, la droga e l’alcolismo. Una singolare cura pastorale meritano i carcerati perché possano partecipare all’Eucaristia e ricevere la Santa Comunione. Chi partecipa all’Eucaristia deve impegnarsi a costruire la pace nel nostro mondo segnato da molte violenze e guerre, e oggi in modo particolare, dal terrorismo, dalla corruzione economica e dallo sfruttamento sessuale. Condizioni per costruire una vera pace sono la restaurazione della giustizia, la riconciliazione e il perdono.

Per educarsi alla carità e alla giustizia, i fedeli si giovino del Magistero sociale, recentemente riproposto nel Compendio della dottrina sociale della Chiesa.

49. Eucaristia e riconciliazione di popoli in conflitto

L’Eucaristia è sacramento di comunione tra i fratelli che accettano di riconciliarsi in Cristo, il quale ha fatto di ebrei e greci un popolo solo, abbattendo il muro di odio che li separava (cf. Ef 2,14). Nel corso di questo Sinodo varie testimonianze hanno riferito che, grazie alle celebrazioni eucaristiche, popoli in conflitto hanno potuto radunarsi attorno alla Parola di Dio, ascoltare il suo annuncio profetico della riconciliazione tramite il perdono gratuito, ricevere la grazia della conversione che permette la comunione allo stesso pane ed allo stesso calice. Gesù Cristo che si offre nell’Eucaristia rafforza la comunione tra i fratelli e, in particolare, urge coloro che sono in conflitto ad affrettare la loro riconciliazione attraverso il dialogo e la giustizia. Ciò consente di comunicare degnamente al Corpo e al Sangue di Cristo (cf. Mt 5,23-24). 

Conclusione

50. «Verum Corpus natum de Maria Virgine»

La Chiesa vede in Maria, «Donna Eucaristica», soprattutto ai piedi della croce, la propria figura e la contempla come modello insostituibile di vita eucaristica; sull’altare, alla presenza del «verum Corpus natum de Maria Virgine», la Chiesa venera con speciale gratitudine per bocca del sacerdote la Santissima Vergine.
I cristiani raccomandano a Maria, Madre della Chiesa la loro esistenza ed il loro lavoro. Sforzandosi di avere gli stessi sentimenti di Maria, aiutano tutta la comunità a vivere in offerta viva, gradita al Padre.



*   da L’Osservatore Romano, N. 233 (44.070), 5 ottobre 2005, p. 4

*   da L’Osservatore Romano, N. 237 (44.074), 9 ottobre 2005, p. 6 

*   da L’Osservatore Romano, N. 240 (44.077), 13 ottobre 2005, p. 9

*   da L’Osservatore Romano, N 241 (44.078), 14 ottobre 2005, p. 6

*   da L’Osservatore Romano, N 242, (44.079), 15 ottobre 2005, p. 5

** da L’Osservatore Romano, N. 242 (44.079), 15 ottobre 2005, p. 5

*   da L’Osservatore Romano, N. 249, (44.086), 23 ottobre 2005, p. 5

*   da Avvenire del 25 ottobre 2005, p. 18-21

 

top