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 Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People

People on the Move

N° 99, December 2005

 

 

OMELIA SUL TEMA DELLA PASTORALE 

NEGLI AEROPORTI*

 

 

Cardinale Dionigi TETTAMANZI

Arcivescovo di Milano

 

Carissimi: saluto ciascuno di voi dal profondo del cuore e con l’affetto che mi dona il Signore Gesù. Saluto in partico­lare Don Giovanni con sentimento di grande stima e di profonda amicizia. Saluto tutti voi che partecipate a questa solenne Eucaristia. Dopo aver rinnovato il mio incontro con il Presidente della SEA,vorrei abbracciare l’intera Comunità aeroportuale e tutti coloro che passano da questo aeroporto. L’occasione di questo incontro è il ricor­do dei vent’anni della Cappellanìa di Linate. E’ un’occasio­ne che cade in un contesto molto bello e molto significativo, all’indomani della Festività della Madonna di Loreto e in prossimità delle Feste natalizie. Ho sentito Don Giovanni dire che questa non è una visita ufficiale dell’Arcivescovo all’aeroporto, ma una visita familiare. Ebbene vorrei che questo clima familiare caratterizzi questo momento nel quale insieme vogliamo riflettere sul significato della Cappellania dell’aeroporto, e siccome l’atmosfera è stata definita familiare, vorrei che la conver­sazione abbia questa impronta della familiarità. Mi limite­rei perciò a condividere con voi tre pensieri, molto semplici ma che ritengo essenziali, capaci in qualche modo di rinnovare la nostra vita e di stimolarci a camminare sulla strada del bene per arrivare più preparati alla Festa del Santo Natale.

Il significato della Cappella in aeroporto    

Questa Cappella che ci raccoglie è una piccola Cappella. Sì, spazialmente parlando è piccola, forse troppo piccola, ma questa Cappella sotto un altro aspetto la dobbia­mo definire grande, molto grande e la definiamo così perché questa Cappella non è la nostra casa, ma è anzitutto la Casa del Signore, è la casa nella quale Dio si rende presente nella Persona del Suo Figlio, attraverso il Signore Gesù, il quale continua proprio qui, in questa Cappella, a dirci, a testimoniarci in modo molto concreto la grandezza del suo amore, perché qui c'è Lui, con il suo Corpo e il suo Sangue, c’è Lui, silenzioso ma quanto mai eloquente. Ecco, la Cappella che ci raccoglie è ‘piccola e grande’ e noi non dobbiamo limitarci a dire, come talvolta avviene, che questa Cappella è un segno,un richiamo per tante persone. Sì è un segno e un richiamo, ma anzitutto è una realtà concreta e viva, e a renderla tale è appunto la presenza nascosta, silenziosa ma eloquente e vera del Signore Gesù.

La presenza del Cappellano

Non c’è Cappella senza il Cappellano. Nel nostro caso Don Giovanni Tremolada. A me pare che la storia di questa Cappella coincida con la storia di Don Giovanni e, viceversa, la storia di Don Giovanni coincide con la storia di questa Cappella. Io sto pensando al suo mini­stero sacerdotale, che viene svolto qui, in questo piccolo e grande luogo. E’ il ministero di chi annuncia la Parola, non la semplice parola umana, che riempie spesso le nostre giornate, ma quella Parola che è unica nella forza che ha dentro di sè, per ridarci vita, serenità, forza, speranza, coraggio, voglio dire la Parola di Dio. Ma Don Giovanni non si limita ad annunciare la Parola di Dio, questa Parola ce la dà, diventata Carne attraverso i Sacramenti, e le foto che introducono a questa Cappella ricordano i diversi Sacramenti che quisono stati e continuano ad essere celebrati. Ma non c’è dubbio che Don Giovanni, attraverso il dono della Parola e dei Sacramenti, a cominciare dall’Eucaristia, dona sè stesso, perché un prete è prete non per sè ma per gli altri, ed è tale nella misura in cui attraverso l’amore, la condivisione, la compassione, l’attenzione quotidiana, ci fa tutt’uno con la gente che incontra, la carità come condivisone della vita, nei momenti sereni e gioiosi, ma anche e soprattut­to nei momenti della fatica, della delusione, della paura, dell’angoscia e forse anche della disperazione. Ho ricordato il ministero di Don Giovanni ma dovrei ricordare la sorgente da cui deriva il suo ministero, e la sorgente io la vedo nella sua passione sacerdotale. L’ho conosciu­to così da chierico come compagno, l’ho conosciuto così da giovane prete e devo dire che questa passione sacer­dotale è uno dei tratti caratteristici di Don Giovanni. Sì qui c’è la sua passione sacerdotale, ma mi permetto di dire, grazie anche a questo clima familiare, che qui c’è anche un pò di angustia, che talvolta turba il cuore di Don Giovanni, perché lui vorrebbe arrivare a tutti, coinvol­gere tutti, ma non tutti sono raggiungibili e comunque anche se vengono raggiunti, non si lasciano coinvolgere, e la passione sacerdotale deve mettere in conto anche questo aspetto di angustia e di sofferenza spirituale.

Ma sto pensando anche che, al di là di questa Cappella, si da un’altra Cappella, una Cappella volante, quindi proprio imparentata con l’aeroporto, di cui si serve Don Giovanni per il suo ministero sacerdotale ed è il suo Linate Flash. Attraverso questo strumento, lui dilata le proporzioni della Cappella e proprio attraverso questi fogli, le parole, i sentimenti, i richiami e le suggestioni che Linate Flash presenta, testimonia una fecondità di bene, molto più grande.

I fedeli della Cappella

Se nella Cappella ci fosse il Cappellano, ma non ci fossero i fedeli, non sarebbe una Cappella come noi desideriamo e vogliamo che sia. Chi sono i fedeli di questa Cappella? Magari alcuni curiosi, alcuni indiffe­renti, alcuni che hanno un momento libero di attesa e senza saperlo finiscono qui in Cappella. Ma ci sono anche dei devoti, delle persone che credono e vogliono crescere nella loro fede. A me pare che la Comunità cristiana che si raccoglie in questa Cappella poi non la conosciamo, però la conosce il Signore e anche se qualche volta il Signore ci concede di intravedere qualche cosa di quello che avviene qui in Cappella, Lui è molto geloso e riserva a Sè quei colloqui intimi, personali, che solo in questa Cappella sono avvenuti, avvengono e continueranno ad avvenire, tra noi poveri uomini e il Signore Gesù, e il Padre che sta nei cieli.

Conclusione

Vorrei concludere con la finale del brano del vangelo che abbiamo ascoltato. E’ un brano dove Gesù stesso fa un elogio al suo precursore San Giovanni Battista. Sul finale dice: ‘In verità vi dico, tra i nati di donna non ve ne è uno più grande di Giovanni Battista, tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di Giovanni Battista.’ Io penso che in questa Cappella sono passati, passano e passeranno davvero questi ‘più piccoli nel regno dei cieli’ che, a giudizio del Signore Gesù, sono più grandi di Giovanni Battista. Io sono sicuro, anzi sicurissimo, che queste pareti hanno potuto vedere dei veri e propri miracoli interiori, spirituali, miracoli che solo Dio conosce. Io li chiamerei miracoli senza alcuna paura, perché l’incontro con il Signore che è avvenuto qui è un incontro che ha saputo cambiare il cuore delle persone, e ricordarci che proprio qui, in questa Cappella avvengono miracoli quotidiani, è motivo di speranza e segno che anche questo mondo dell’aeroporto, così diversificato e concitato, è un mondo che può essere il termine di questo colloquio del Signore con le anime, e questo è motivo di novità anche per la vita dell’aero­porto. Durante questa Eucaristia io desidero affidare al Cuore misericordioso e beatificante di Dio nostro Padre tutte le persone che in questi anni sono passate da questa Cappella e affido tutti coloro che verranno.

Amiamola dunque questa Cappella, rendiamola viva, non dimenticando mai che qui in questa Cappella possono avvenire, avvengono davvero, dei veri e propri miracoli.

 
*da Linate Flash, N. 75 – Febbraio 2005

 

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