Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People People on the MoveN° 106, April 2008
La Via Francigena, Strada dÂEuropae delle Sue radici cristiane.Una risorsa spirituale, pastorale e culturale*
Saluto ai partecipanti a una giornata di studio
Arcivescovo Agostino MARCHETTO Segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti
Carissimi,
Mi è gradito rivolgere a tutti i presenti un saluto cordiale, insieme a un sentito incoraggiamento per questa Giornata di studio e riflessione in merito alla storica Via Francigena che per secoli fu arteria europea di itineranza, che cadde però in oblio. Nel 1994 il Consiglio dÂEuropa la incluse comunque fra i suoi Âitinerari culturali e un gruppo di nuovi pellegrini (della Confraternita dei Romei della Via Francigena) riprese la bisaccia per ripercorrerne il cammino nellÂestate del 1996. Il nostro Pontificio Consiglio applaudì allÂiniziativa - ricordo - e provvide a informare del loro passaggio le Chiese particolari lungo il loro andare. Arrivati a Roma vennero accolti da un nutrito gruppo di fedeli e, accompagnati da S.E. Mons. Giovanni Cheli, allora Presidente del nostro Dicastero, parteciparono a unÂUdienza Generale del Santo Padre. Giovanni Paolo II concesse poi loro qualche momento del suo tempo, prendendo anche il bastone da pellegrino con il quale percosse alcune volte il suolo, come segno di comunione con i pellegrini. Da allora molte iniziative sono state avviate per ridare freschezza a questo antico percorso e oggi, come in quel tempo, ci sono varie ragioni per riprendere il bastone di pellegrino su questo antico cammino. Fra le altre anche lÂattrattiva turistica, religiosa e culturale di contrade, città e regioni europee ricche di arte e di storia, senza dimenticare le zone agricole con produzioni inoltre artigianali di diverse tradizioni. LÂinteresse poi da parte di comuni, amministrazioni ed enti è certamente molto grande. Per noi, Chiesa, il primato va allo spirito. A noi interessa dunque la Via Francigena soprattutto come cammino di preghiera, itinerario di conversione, espressione mobile di devozione. Distaccandosi dalla frenesia delle città, ci si avvia a piedi per compiere anche solo un tratto del lungo percorso. Sono infatti 1600 chilometri, come ce li descrisse Sigerico, il quale li percorse per arrivare a ricevere il pallio nella sua qualità di arcivescovo di Canterbury. Ai nostri giorni si compiono pellegrinaggi soprattutto per ottenere una grazia, o anche solo per chiederla. Così il cammino, inizialmente semplice movimento, si arricchisce passo dopo passo di una sempre più approfondita ricerca spirituale, che pian piano dà senso anche al movimento e passa da esercizio esteriore a interiore, accogliendo nel silenzio e nel raccoglimento la Parola di Dio che va al cuore. Certamente sono utili le segnaletiche, le mappe dei percorsi, lÂelenco dei punti di ristoro e dÂaccoglienza, la spiegazione dei luoghi di spiritualità e di turismo religioso. Ai tempi di Sigerico una guida utile per il viaggio era proprio il suo diario, oggi il pellegrino ha bisogno di altri punti di riferimento e dÂinformazione. Compito della Chiesa, ora come sempre del resto, è richiamare allÂesperienza originaria del pellegrinaggio: quella cioè di un distacco dal quotidiano operare, per cercare di trovare la lunghezza dÂonda del creato e il silenzio e la pace interiore. È una lenta ricerca in se stessi, unÂesperienza difficile ma insostituibile: Âse non mi ascolta più nessuno, Dio mi ascolta ancora. Se non posso più parlare con nessuno, più nessuno invocare, a Dio posso sempre parlareÂ[1], così il nostro Santo Padre recentissimamente nella ÂSpe salviÂ. Il nostro mondo è diventato, per molti, carissimi, un luogo di grande solitudine e spesso di disperazione, pur in mezzo al frastuono e alle mille voci che affascinano[2]. S. Agostino parlava di una Âfascinatio nugacitatisÂ, il fascino del nulla, di ciò che passa. La Via Francigena, come tanti altri percorsi, offre lo spazio per una lenta maturazione, dove le cose ordinarie riprendono il loro giusto posto: la sete, la fame, la fatica, il tedio per la strada che non finisce mai ... Il cammino stanca e ridimensiona le nostre ambizioni, ci aiuta a comprendere la nostra debolezza fondamentale di itineranti, ci fa dimenticare i moderni mezzi di trasporto e di comunicazione. Così il pellegrinaggio è un cammino di umiltà, condizione necessaria per farci riscoprire, secondo gli incontri che fioriscono lungo la strada, fratelli in umanità, figli e figlie di Dio. Ed è cosa che troppo spesso dimentichiamo. Ripercorrere la Via Francigena può essere, dunque deve essere, unÂesperienza forte di antichi cammini che, tessendo relazioni, allargando gli scambi, confrontando le idee e le architetture, hanno percorso un vasto territorio, divenuto secoli dopo lÂEuropa di oggi. Sono cammini che hanno fatto sì che lÂEuropa dello spirito e delle arti, malgrado tutte le opposizioni e le guerre, nascesse in culla cristiana, quella che accolse i pellegrini, camminatori di Dio. È ancora vero. * Giornata di Studio e di Riflessione per un progetto comune, Siena, Convento di San Domenico, giovedì 10 gennaio 2008.
[1] Benedetto XVI, Lettera Enciclica Spe salvi, n. 32. [2] Cfr. Agostino Marchetto, Presentazione del volume « Les pèlerinages dans le monde. A travers le temps et lÂespace » di Jean Chélini e Henry Branthomme (Centre Culturel Saint Louis de France, 17/02/2005): Rivista People on the Move, n. 97, pp. 57-66.
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