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 Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People

People on the Move

N° 107, August 2008

 

 

"La famiglia nei circhi e lunapark

 per una pastorale di frontiera" 

 

Rev. Mons. Piergiorgio SAVIOLA
Direttore Generale

Fondazione Migrantes, CEI
Italia

La pastorale familiare oggi

1. La Chiesa dopo il Concilio, il Sinodo sulla famiglia (1980) ed i molti interventi pontifici anche recenti ricordano con insistenza che ogni credente battezzato ha una particolare missione nella Chiesa. Lo dice, in particolare agli sposi e ai genitori verso le loro famiglie: vale reciprocamente tra i coniugi e con i loro figli. Per questo essi non sono destinatari passivi di intervento pastorale ma soggetti attivi. La Chiesa chiede poi ad alcuni sposi e genitori, che ne abbiano vocazione, di assumere ruoli di animazione e di sostegno anche nella comunità cui appartengono, e di svolgerli sotto la guida dei sacerdoti in comunione con i Vescovi. Per fare tutto questo è necessario che detti coniugi, oltre a curare la propria vita spirituale, dedichino del tempo alla formazione pastorale e che i sacerdoti li affianchino in maniera da "farli crescere"; non li devono sostituire o ignorare ma coinvolgerli. I sacerdoti sono tenuti almeno a sentire il loro parere sui problemi pastorali che li riguardano. Devono inoltre renderli responsabili o corresponsabili dei servizi pastorali verso gli altri fedeli. Di qui l'invito a stabilire una relazione particolare e nuova rispetto al passato tra laici­ sposati e sacerdoti.

2. La famiglia fondata sul matrimonio è un "luogo" e una comunità che ha delle caratteristiche del tutto simili a quelle della Chiesa. È una chiesa domestica, in essa i genitori hanno un compito. La famiglia allora non può ripiegarsi su se stessa o chiudersi: deve essere pensata "aperta" verso la Chiesa, la società e anche le altre famiglie, comprese quelle di diversa cultura e tradizione.

La Chiesa riconosce e valorizza il territorio e perciò tutte le realtà umane sociali e civili che si volgono su quel determinato territorio.

I sacerdoti-parroci, per conseguenza, dovrebbero essere pastori non soltanto delle famiglie residenti sul loro territorio, ma anche di quelle che vi stazionano per brevi periodi. La Chiesa locale - la diocesi - da sola attraverso le sue strutture pastorali è aiutata, se necessario, da operatori particolarmente preparati venuti da fuori, deve predisporre un minimo di organizzazione per:

a) sostenere la formazione delle persone che si dedicano a un servizio;

b) realizzare iniziative aggreganti e formative per tutte le famiglie    e in specie per le più interessate, esigenti e sensibili;

c) per proporre i contenuti del messaggio che sono da richiamare con più insistenza, o perchè sono oggettivamente di fondo o perchè dimenticati o combattuti nel presente momento storico. In particolare la Chiesa, attraverso la sua pastorale ordinaria, oltre che alla catechesi di preparazione ai sacramenti (battesimo, cresima e prima comunione, matrimonio...) e alle celebrazioni di particolari feste, ricorrenze e funerali... deve sentirsi impegnata a:

  • curare la formazione dei ragazzi e dei giovani all'amore, al matrimonio e alla famiglia;
  • preparare i fidanzati alla celebrazione del matrimonio;
  • star vicino agli sposi, in particolare giovani;
  • difendere il valore della vita dal suo sorgere nel seno della madre al suo tramonto.

3. Il "Vangelo" del matrimonio - un messaggio antico riproposto dalla Chiesa oggi con rinnovato vigore e nuove responsabilità - deve essere ripreso, ristudiato e riproposto in modo che gli uomini e le donne di oggi lo accolgano con entusiasmo e lo traducano in vita pratica. La Chiesa, pur non piegandosi alle mode e alle deviazioni del tempo e pur sapendo che il suo messaggio può essere rifiutato, non si contrappone in modo frontale a proposte diverse dalle proprie: guardando al matrimonio e alla famiglia cosi come la gente lo vive oggi, essa adotta dei precisi criteri; li troviamo nella Familiaris Consortio ai nn. 4-10; si possono riassumere cosi: lettura serena della situazione; ascolto critico e insieme non prevenuto della mentalità e cultura attuale; accoglienza di tutto ciò che essa contiene di positivo e rifiuto di ciò che contrasta con il Vangelo.

La Chiesa "discerne" facendosi illuminare dalla sapienza che le viene dalla Sacra Scrittura. È un dono con cui lo Spirito Santo assiste soprattutto i pastori. Anche i fedeli sposati però sono illuminati dallo Spirito e sono dotati del dono della sapienza; tuttavia assicurare che la verità permanga nella Chiesa è compito del ministero apostolico. In caso di conflitto il criterio di verità ultimo è del Magistero della Chiesa e non la cultura e mentalità corrente ("cosi fan tutti"). 

4. Alcuni spunti che possono fare da luce e guida:

  1. Il matrimonio e la famiglia sono un'esperienza bellissima ma non facile; rappresentano un compito a cui ci si prepara e anche una vocazione - un modo di stare al mondo e di realizzare la propria esistenza -, una vocazione all'amore e un servizio alla Chiesa, alla società e all'umanità.
  2. Il matrimonio e la famiglia sono un luogo - il luogo giusto e il migliore per chi è chiamato ad essi - in cui vivere al massimo fino alla santità, la vita cristiana (lì si possono vivere il Vangelo e realizzare le beatitudini fino... all'eroismo).
  3. L'esperienza della vita e in particolare della vita cristiana tuttavia non è completa, non è intuita, né compresa per intero se l’esperienza degli sposati non si incontra con quella dei "celibi per il Regno", religiosi, religiose, monaci, monache e sacerdoti. La dimensione di matrimonio come valore "relativo" al Regno annunciato da Gesù, come è detto dai Vangeli, e non come un assoluto, è parte integrante dell'annuncio che la Chiesa fa del  matrimonio e della famiglia.
  4. La famiglia ha una propria spiritualità: amarsi tra marito e moglie e amare i figli come Cristo ama il suo popolo nuovo che ha radunato, la Chiesa. Fa parte di questa spiritualità l’apertura alle altre famiglie, specie se provate, e ai figli degli altri sposi, specie se sofferenti o abbandonati (di qui il valore di una carità solidale da inventare in ogni concreta situazione umana e culturale).

Far pastorale nel mondo del circo e del lunapark

Tenendo conto di quanto detto sopra, far pastorale in qualche modo vuol dire allora per noi, oggi almeno:

  1. Richiamare ciò che la Chiesa sottolinea di più del messaggio sulla famiglia.
  2. Conoscere le situazioni concrete, la mentalità e la cultura delle famiglie circensi e lunaparchiste; si tratta di cogliere soprattutto i valori positivi, quelli che sono già in qualche modo presenza di Chiesa, Vangelo accolto e vissuto, e i valori umani che si aprono all'esperienza cristiana.
  3. Il passo ulteriore consisterà nel raccogliere esperienze di vera pastorale già in atto e nel proporre esperienze e iniziative pastorali, anche nuove, capaci di accordarsi con le indicazioni della Chiesa e di armonizzarsi con la cultura e le esigenze delle famiglie circensi e lunaparchiste a cui si rivolgono.

Percorrendo questa stessa strada possiamo raccogliere nel vissuto circense e lunaparchista dati ed esperienze concreti, da cui ricavare precisi obiettivi e interventi pastorali.

Questi i temi: 1. la solidarietà esistente nelle famiglie circensi e lunaparchiste; 2. il compito delle parrocchie; 3. la famiglia "soggetto" di pastorale familiare; 4. la preparazione dei fidanzati e la cura dei giovani sposi; 5. i tempi del lavoro e i tempi della famiglia. 

1. La solidarietà esistente nelle famiglie circensi e lunaparchiste

Si tratta di famiglie caratterizzate, come e stato detto più volte, da forme particolari di autentica solidarietà. Bisogna osservare, tuttavia, che sono minacciate dalle trasformazioni, a cui sono sottoposte nel momento presente, della cultura dominante nella società odierna; la corsa alla "piazza", cioè il luogo migliore dove installare la propria attrazione, e una crescente mentalità individualistica e consumistica ne sono il segno.

Il problema pastorale consiste nel trovare modalità di intervento che accompagnino i cambiamenti in atto, evitando sia di esaltare ingenuamente le solidarietà che appartenevano al passato, sia di sottovalutare o misconoscere quelle che invece hanno resistito fino ad oggi, e sostenerle. Si suggerisce perciò di riconoscere l’evoluzione dei tempi ma anche di combatterla qualora risultasse negativa. Si deve insistere poi sulla necessità di dare dei fondamenti di fede per motivare tutto ciò che si propone.

Si invita a cogliere tutte le occasioni favorevoli come i colloqui spontanei, le visite alle famiglie, l’amministrazione di sacramenti e gli stessi funerali. Anche le Messe celebrate nei parchi e nei circhi possono essere occasioni da non perdere per annunciare, in particolare, il senso cristiano del perdono reciproco e della riconciliazione, soprattutto là dove ci sono rivalità e discordie.

2. Le parrocchie

Si chiede di favorire la presenza pastorale sia delle chiese locali, sia di persone appositamente formate e inviate; a questo tipo di famiglie, in particolare, si invitano le parrocchie, che ospitano temporaneamente i circhi e i lunapark, a farsi vicine e attive.

Le une e le altre però dovrebbero armonizzare il più possibile i loro interventi pastorali, promossi preferibilmente da sacerdoti e da laici insieme; in particolare sarebbe molto simpatico che le parrocchie disponessero di famiglie capaci di incontrare quelle del lunapark e del circo e di stabilire con loro un rapporto di amicizia.

È molto importante ed ha valore sviluppare al massimo le presenze e le visite spontanee in modo da favorire le relazioni e la simpatia reciproca; anche per questo si invoca la presenza di laici oltre che di sacerdoti, diaconi e religiose.

Si afferma con un certo vigore la necessità di assicurare presenze continuative che coltivino le iniziative pastorali di lunga durata e non solo quelle destinate a preparazioni affrettate, nell'imminenza dei sacramenti da amministrare. Infine si segnala un'altra carenza, la quale riguarda la deficienza di una catechesi e di una evangelizzazione approfondite e di solito sostituite da una pastorale fondata sulla sola presenza e sull'amicizia.

3. La famiglia come "soggetto" di pastorale familiare

Non è necessario introdurre novità, ma serve valorizzare le ricchezze che sono proprie di questo popolo: le sue famiglie, infatti, hanno una tradizione di trasmissione da madre a figlio di valori religiosi e morali e di educazione cristiana; questo si verifica parallelamente ad una pratica religiosa e sacramentale saltuaria e debole.

Non si deve sottovalutare il primo aspetto positivo in favore del secondo: al contrario quello va potenziato perché è già nelle linee della famiglia "soggetto". Su questa base non dovrebbe essere difficile poi promuovere un coinvolgimento maggiore dei genitori anche per l’educazione religiosa dei figli in occasione della iniziazione cristiana e della preparazione agli altri sacramenti.

Tuttavia anche su questo punto non si può chiedere di modificare troppo le abitudini né di portarsi fuori dagli abituali luoghi di incontro, né di esprimere la fede in forme troppo diverse da quelle solite. Al contrario, vanno anch'esse riconosciute e coltivate. Esse si rintracciano più facilmente nel quotidiano che nell'incontro pastorale organizzato intorno ad un tavolo; partendo da queste si può operare attraverso la raccomandazione ad essere onesti nel lavoro, a non fare concorrenze sleali, a dare una mano a chi è debole o in difficoltà, a infondere fiducia in un momento di difficoltà o di dolore o di malattia...

Anche il compito attivo di "soggetti" di pastorale familiare è da rintracciare soprattutto partendo dal quotidiano: si dovrebbe esprimere in occasione di preparazione al matrimonio e come sostegno e consiglio verso le giovani coppie. Nel fare questo bisogna da un lato riconoscere la struttura patriarcale delle famiglie dei circhi e assecondarla nella misura in cui questa non è arbitrariamente autoritaria e non ostacolata dai figli giovani, e dall’altra intuire quali persone hanno un ascendente maggiore e possono divenire dei mediatori naturali e, in futuro, degli operatori pastorali.

4. La preparazione dei fidanzati al matrimonio e la cura dei giovani sposi

Su questo tema non dico cose nuove, ma cercherò di applicare principi gia enunciati: va ricordato, ad esempio, che è molto importante analizzare il modo concreto con cui i giovani dei diversi ambienti - lunapark e circhi - si avviano al matrimonio, osservando le nuove prassi, i tempi di cui essi dispongono, le libertà e la loro situazione economica. Anche la mentalità e perciò le aspettative che le famiglie elaborano nei confronti dei futuri sposi e le responsabilità che affidano loro sono da tener presenti.

Partendo dalla conoscenza concreta della situazione, si possono disegnare dei cammini di formazione concepiti come accompagnamento e catechesi prevalentemente esperienziale per i fidanzati e i giovani sposi; è forse anche possibile formare dei piccoli gruppi per brevi periodi. Nel portare avanti questa pastorale è assolutamente necessario poter contare su operatori laici e sposati e/o su diaconi permanenti. Sono ancora da verificare la convenienza e la possibilità di attingere alle esperienze dei gruppi di coniugi, oggi presenti nella Chiesa, e di proporli.

5. I tempi del lavoro e i tempi della famiglia

Il tema non ha uno sviluppo molto diverso a seconda che si parli dei lunaparchisti o dei circensi; in entrambi i casi i tempi del lavoro e quelli della famiglia tendono a sovrapporsi, molto di più di quanto non avvenga oggi tra le persone sedentarie.

I problemi pastorali da mettere in rilievo sono i seguenti: i genitori, e in generale i più anziani, ancora educano e insegnano il lavoro in un contesto che unisce quest'ultimo alla famiglia; oggi, tuttavia, la necessità di frequentare la scuola e di uscire dallo schema casa­-lavoro, è sempre più accentuata, anche più di quanto gli stessi interessati non avvertano e accettino. In particolare, essi avrebbero bisogno di una scolarità maggiore.

In ogni caso sono obbligati, dalle circostanze e dal loro stesso lavoro, a sviluppare le relazioni sociali e la difesa, anche sindacale, dei loro interessi; in genere sono capaci di evitare i contenziosi o trovano abbastanza rapidamente modi di riappacificazione tra loro.

Tendono a salvaguardare il tempo dell'esercizio fisico, inteso sia come relax, sia come mantenimento della forma fisica richiesta dal lavoro. Tempo particolarmente dedicato alla famiglia è quello passato alla mensa per pranzo e cena; è questa una occasione per parlare dei problemi familiari, ma il tema che ritorna più frequentemente è quello del lavoro; in queste conversazioni raramente si affrontano temi religiosi.

La rivista "Circhi e Luna Park, in Cammino", curata dalla Migrantes, particolarmente col suo inserto biblico, può essere facile spunto per inserire, in questi rari incontri familiari, il discorso religioso.

 

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