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 Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People

People on the Move

N° 107, August 2008

 

 

SITUAZIONE GENERALE DELLA FAMIGLIA OGGI

 

Rev. Mons. Grzegorz Kaszak

Segretario

Pontificio Consiglio per la Famiglia

 

Eminenze, Eccellenze

Reverendi Sacerdoti

Signore, Signori 

Desidero porgere i miei ossequi, in modo particolare, a Sua Em.za il Sig. Card. Renato Raffaele Martino, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti.

Nel programma della Plenaria di questo importante Dicastero figurava il nome del compianto Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, il Cardinale Alfonso López Trujillo, venuto a mancare il 19 aprile 2008. S.E.R. Mons. Agostino Marchetto, anima e motore di questo Incontro, non ha voluto rinunciare ad un tema così importante come quello dellÂ’istituzione familiare e mi ha invitato, come Segretario del Dicastero impegnato nella promozione della pastorale della famiglia, a presentare lÂ’attuale situazione generale del focolare domestico. Sono grato per lÂ’invito e per la collaborazione con il nostro Pontificio Consiglio.

Nella mia relazione ho cercato di raccogliere le idee che il Cardinale López Trujillo predilegeva e le nostre esperienze. Egli amava dire che siamo come un osservatorio di ciò che accade alla famiglia. 

1) Definizione (concetto di famiglia)

Vorrei citare, allÂ’inizio, le parole del Senatore Marcello Pera[1] che, secondo me, introducono molto bene il tema in esame: «Il documento “Famiglia e procreazione umana” del Pontificio Consiglio per la Famiglia (2006) mette in evidenza che oggi, anziché parlare de la famiglia, si parla di modelli di famiglia: famiglia di fatto, famiglia di prova, famiglia omosessuale, famiglia lesbica, famiglia monoparentale, anche famiglia poligamica. Con molte varianti: con due o più genitori, con uno, con adozione, con fecondazione omologa, con fecondazione eterologa, con utero in affitto, o con qualunque altro strumento la tecnica riproduttiva moderna metta a disposizione di chi desidera figli. Alcuni di questi modelli sono già fissati da leggi, altri sono allo stato di rivendicazione. Alcuni sono accettati, altri sono tollerati. Alcuni si consolidano, altri fanno ancora scandalo. Ma in genere la strada sembra segnata: lÂ’inconcepibile diventa pensabile, il pensabile possibile, il possibile realizzabile. Alla fine, ciò che un tempo sembrava contro la natura e contro la cultura diventa un fatto, e ciò che sembrava una bizzarria diventa un diritto». Potrebbe sembrare ripetitivo ribadire la definizione di famiglia, ma, di fronte alla confusione descritta dal Senatore Pera, risulta necessario.

Seguendo da vicino la Gaudium et Spes, la Familiaris Consortio considera la famiglia, fondata sul matrimonio, come comunità di vita e di amore (di tutta la vita, «totius vitae»), come totalità che è alla radice della reciproca donazione degli sposi, e che fa sì che la comunione dellÂ’«io» con il «tu» sia una comunione aperta alla vita. La famiglia è comunità originale fondamentale, base della società, anteriore e superiore allo Stato.

Nel corso del II Incontro Mondiale delle Famiglie, nel contemplare la bellezza di Rio de Janeiro, Giovanni Paolo II aveva esclamato: «La famiglia è come questa città: architettura di Dio e architettura umana». La famiglia è architettura di Dio, piano di Dio, suo disegno, ed è perciò inviolabile; su di essa non si può negoziare o fare transazioni di alcuna natura, come vorrebbe invece un mondo secolarizzato. La famiglia è unÂ’identità sacra, ma è, allo stesso tempo, anche architettura umana, compito e impegno dellÂ’uomo. È un incontro tra Dio e lÂ’uomo, che avviene in quella identità della famiglia e che dà origine alla realtà della sua missione, nella quale si gioca il futuro dellÂ’umanità.

Il nostro compianto Presidente, il Cardinale Alfonso López Trujillo, amava sottolineare: «Questo devÂ’essere chiaro: se si tratta di diritti e di doveri ancorati alla natura dellÂ’uomo, se è in gioco lÂ’istituzione naturale, non un consenso sociale; se la verità non è mutabile, né la morale accomodabile, non solo il cristiano, ma ogni uomo, non può eludere queste questioni. La ragione stessa deve affrontarle. La fede dà maggiore profondità e luminosità, una maggiore sensibilità percettiva, e anche una maggiore responsabilità, però le questioni riguardanti la famiglia, il matrimonio e la vita non sono esclusive del credente o della Chiesa».[2] La Chiesa è molto aperta al dialogo sulla famiglia, però occorre la base sulla quale poter sviluppare tale dialogo.

Giovanni Paolo II affermava che «la legge morale universale, scritta nel cuore dell'uomo, è quella sorta di ‘grammaticaÂ’ che serve al mondo per affrontare questa discussione circa il suo stesso futuro».[3]

La grammatica iscritta nel cuore dellÂ’uomo esige il pieno rispetto della dignità di ogni essere umano e corrisponde al rispetto della «legge naturale».[4] Oggi, in molti luoghi, questa grammatica è assoggettata a ritocchi arbitrari di carattere esegetico e spesso allÂ’ambiguità di un linguaggio attraverso il quale si intende manipolare, deformandoli, concetti come «famiglia», «matrimonio», «persona», «genere». Una falsa antropologia si rifugia nellÂ’ambiguità che si infiltra nel discorso attraverso la manipolazione del linguaggio. Insinuando diversi significati, essa dà alle parole chiave un senso insufficiente, incompleto, che genera la crisi concettuale che conosciamo. E tale comportamento non è buono. 

2)  Contesto culturale oggi

Come risulta dai differenti contesti, la situazione della famiglia oggi è diversa. In generale, però, possiamo dire che i nuovi termini, coniati per lÂ’etica globale, hanno danneggiato e danneggiano la famiglia. Termini come libertà culturale, educazione di qualità, gender, emancipazione della donna, omofobia, diritti sessuali e riproduttivi, democrazia partecipativa, ecc., sono penetrati nel nuovo modo di comprendere che la post-modernità influenza e vuole a tutti i costi diffondere sulla famiglia. Per alcuni risultano antiquati termini come padre, figlio, marito, sposo, e, di conseguenza, paternità/maternità, filiazione, fraternità, verità, morale, coscienza, fede, castità, servizio, autorità.

Tali sfide, molto più profonde di quanto a prima vista possano sembrare, presentano oggi un panorama appassionante per il lavoro e per il fondamento della verità e della nostra speranza (1Pt, 3,15s) e per dare risposte profonde e integrali alla società del racconto momentaneo e fugace.

Questa terminologia, appena accennata in alcune delle sue concretizzazioni, cerca di cambiare la realtà. Non ci sarebbe più una natura che ci viene data, ma siamo noi che, attraverso il linguaggio, rendiamo nuove le realtà e le cose.

Per fare due esempi concreti ed attuali, mi riferirò alla situazione legale, vera chiave della nuova rivelazione culturale, che pretende di modificare la famiglia oggi. In breve, a causa dellÂ’assunzione, da parte della democrazia partecipativa, del consenso a tutti i livelli e del parossismo del positivismo giuridico, in alcune risoluzioni giuridiche, il delitto si trasforma in diritto. Così le donne hanno assicurati il diritto e i servizi riproduttivi, tra i quali spiccano la contraccezione e lÂ’aborto. Questo esempio si collega al tenebroso orizzonte demografico del mondo occidentale, riguardo al quale gli esperti, da anni, parlano di collasso che produrrà in breve tempo lÂ’inverno demografico. Non è questa la sede, né il momento di affrontare un fenomeno così complesso, però qualcosa ha a che vedere con la paura del figlio o il suo rifiuto, basato su un certo preconcetto della realtà e dellÂ’uomo. I poteri pubblici dovranno favorire socialmente la maternità e, sicuramente, la donna, naturalmente chiamata ad essere madre, la quale potrà esercitare nella sua vita questa dimensione essenziale. Però, senza una chiara identità antropologica, ciò che, dal punto di vista congiunturale, può essere adatto a risolvere un problema sociale o economico, costituirà comunque una condotta pragmatica.  

3. Attacchi alla famiglia oggi

Nel contesto attuale in cui viviamo, la famiglia è sottoposta, da più parti, a rischi e ad attacchi. La mancanza del principio di sussidiarietà diventa una minaccia per il focolare domestico.

Il Senatore Marcello Pera ha affermato al riguardo: «Qui da tempo è in corso un effetto paradosso: più lo Stato diventa paternalistico più minaccia la famiglia. La ragione sta in ciò. Lo Stato paternalistico non assiste la famiglia solo materialmente. Fissando regole ― ad esempio decidendo mediante leggi come fare figli, se sopprimere embrioni o feti, come procreare, quando porre termine ad una vita, eccetera ― esso la sostituisce moralmente, la prevarica, ne surroga lÂ’autonomia (Â…) Se lo Stato paternalistico si occupa di questioni etiche, se lo fa solo per combinare interessi, e se lÂ’etica che lo Stato impone per legge è senza Dio o senza verità, gli interventi dello Stato paternalistico sulla famiglia diventano inevitabilmente interventi contro la famiglia. LÂ’etica dello Stato mette a rischio lÂ’etica della famiglia».[5]

Attacchi alla famiglia sono:

— Equiparazione delle unioni di diverso tipo con la famiglia, garantendo le stesse leggi e privilegi, ad esempio, fiscali.

— Creazione della divisione tra la famiglia e la trasmissione della vita e la vita stessa.

— La vita non trasmessa nella famiglia, ma «prodotta» nei laboratori.

— La vita non formata ed educata nella famiglia, ma ad esempio nel contesto dell’asilo, del nido, oppure della scuola. Tali istituzioni devono aiutare la famiglia, non sostituirla.

— Altro problema grave è lÂ’adozione dei bambini da parte di coppie omosessuali o lesbiche, oppure di una singola persona omosessuale o lesbica. Ad esempio in Francia, un giudice ha rifiutato lÂ’adozione ad una lesbica e il tribunale europeo ha definito tale decisione come discriminante.

— Se la vita umana è strettamente connessa alla famiglia, allora lÂ’aborto e lÂ’eutanasia, in un certo senso, sono attacchi contro la famiglia. La novità è che essi ora passano attraverso i tribunali, la corte costituzionale, ecc.

Il Senatore Pera così ha continuato: «È la magistratura (la Corte suprema) che ha introdotto il diritto di aborto negli Stati Uniti, che garantisce lÂ’eutanasia in Olanda, che autorizza le forme di matrimonio omosessuale dappertutto. È la magistratura che sempre più fissa ciò che è moralmente lecito. E che impropriamente legifera, come nel caso recente della Corte di giustizia europea in materia di pensione di reversibilità alle coppie gay. Diventati potere diffuso e dotatisi di una teoria ad hoc per esercitarlo (lÂ’autonomia e lÂ’indipendenza), i magistrati sono i veri protagonisti, decisori e arbitri, dei “nuovi diritti” o di tutti i “diritti di nuova generazione”, come sono definiti».[6]

— Il concetto di «gender» rappresenta unÂ’altra sfida, a livello antropologico, nei confronti della famiglia. Dobbiamo tener presente che ci sono parecchi studi oggi (molti negli Stati Uniti, ma anche in Francia) su questa complessa e delicata questione.

Quando il concetto di «gender» è emerso nel contesto internazionale (in quello accademico era già presente negli Stati Uniti, fin dagli anni 70), in occasione della Conferenza sulla Donna, svoltasi a Pechino nel 1995, forse non se ne conosceva ancora tutta la pericolosità. Oggi si può meglio costatare che si tratta di un elemento strategico della ideologia del femminismo radicale, secondo la quale lÂ’identità sessuale sarebbe un problema di impostazione, non a livello di natura, ma una scelta prodotta da pressioni o dal contesto culturale. Dunque, lÂ’identità sessuale diventerebbe una scelta e quella scelta «libera», nella sua varietà, andrebbe rispettata. Secondo la nuova ideologia del «gender», se non è rispettata la scelta di una identità libera — ed è questa la strada per rendere possibili le unioni di fatto a carattere omosessuale — allora la società deve cambiare (tale scelta deve, ad ogni modo, rifiutare lÂ’immagine della donna come schiava della famiglia, della maternità e dellÂ’uomo, ma anche di una sessualità che non sia totalmente libera).

Il nostro Dicastero avverte la necessità di essere presente nella lotta che si profila riguardo al «gender». La natura umana in questo concetto di «gender» non è contemplata, non cÂ’è una verità al riguardo. LÂ’identità sessuale sarebbe un prodotto dovuto ad imposizioni, al consenso sociologico e alla cultura. In un mondo che tende sempre più verso la libertà, anche la scelta di unÂ’identità sessuale deve diventare libera. Questo è un aspetto che ci riporta alla grave e forte sfida antropologica in corso, e alla rottura del legame tra libertà e verità. La conseguenza più immediata di tutto questo, anche a livello sociale, è lÂ’inverno demografico.

Quaranta anni fa si era nel pieno del mito demografico della sovrappopolazione, secondo le note forme del neomaltusianismo.[7] Il fatto che il nostro pianeta sia sovrappopolato in maniera pericolosa, e minacciato dalla fame, si considerava come uno dei fattori della «mentalità contraria alla vita», di «un certo panico derivato dagli studi degli ecologi e dei futurologi sulla demografia, che a volte esagerano il pericolo dell'incremento demografico per la qualità della vita» (FC, 30).

Per limitarmi soltanto ad alcune riflessioni, mi sembra importante sottolineare il cambiamento notevole che le previsioni hanno fornito e che mostrano le evidenti variazioni di tendenza manifestatesi negli ultimi anni. Relativamente alle proiezioni di più di un lustro fa, per lÂ’anno 2025 si osserva già una differenza tra quello che allora si annunciava, e quello che si prevede oggi, approssimativamente di 3 bilioni. E ciò non è poco se si tiene conto che oggi la popolazione non raggiunge i 6 miliardi e mezzo (secondo un calcolo generoso). Istituzioni come lÂ’ONU e alcuni studiosi riducono ancor più le proiezioni per lÂ’anno 2050: mi sembra che non superino i 9 miliardi (ed altri le restringono maggiormente).

I paesi più colpiti da questo fenomeno sono lÂ’Italia, la Spagna e anche la Polonia, tuttavia la tendenza si riscontra in tutto il continente europeo. CÂ’è, per esempio, chi calcola che nellÂ’anno 2025 la popolazione italiana sarà di 40 milioni di abitanti! Si tratta della «peste bianca».[8]

Quale sarà il futuro della Chiesa, secondo la nostra più familiare pastoralità, se non ci saranno più famiglie? Questa è una domanda senza precedenti nella storia della Chiesa. Quale catechesi potrà essere svolta senza la presenza delle famiglie, quali vocazioni potranno fiorire? Ecco perché crediamo che la sfida più radicale sia soprattutto in Europa. Se si è consapevoli della centralità di questo problema, ci si rende conto che è veramente in gioco il futuro allÂ’interno della Chiesa. Famiglia e vita hanno un futuro? Esse sono intimamente unite, sono ambedue la base della società, ed anche della vita e della vitalità ecclesiale. Il riconoscimento di questo problema ha unÂ’importanza eccezionale.

Il Servo di Dio Giovanni Paolo II ci ha lasciato, nei suoi numerosi documenti sulla famiglia, un magistero carico di attualità. La famiglia deve essere riconosciuta come un bene comune fondamentale, per ogni popolo e per tutta lÂ’umanità! Oggi si comprende molto di più che la famiglia adempie una funzione insostituibile nella Chiesa e nella società.

Le sintesi offerteci dal Magistero dei Pontefici sono allo stesso tempo uno stimolo per il cammino, per la pastorale che cresce e si irrobustisce in mezzo alle difficoltà. Si tratta di una forte proclamazione che apre alla speranza. Di fronte ad una tale certezza, bisogna abbandonare ogni tentazione che porta alla stanchezza, alla pigrizia o al pessimismo. È la «stupenda novità» che non possiamo seppellire, ma sbandierare ai quattro venti come un vessillo di dignità, di liberazione, come ci insegna Benedetto XVI nei suoi magistrali interventi.

Per ultimo, come non dire una parola sullÂ’enorme influsso dei mass media nella formazione dellÂ’opinione e anche degli stili di vita? Come non renderci conto di tante forme ed espressioni di cinema o di teleromanzi che deformano addirittura il carattere dellÂ’amore umano, della famiglia e talvolta della vita umana? Appare allÂ’orizzonte unÂ’altra sfida grande: formare persone che trasmettano quei valori familiari che servono veramente al bene comune e alla persona. Esistono speranze in questo campo, ma forse la strada da percorre diventa più lunga e più urgente. 

Conclusione

Oggi i campi che interessano lÂ’istituzione familiare sono molto ampi, da quello legislativo e politico — nel quale la presenza ecclesiale cerca di essere più incisiva ed armonica — a quello educativo e formativo.

Oltre a quanto esposto fin qui, aggiungo che il secolarismo e la nuova rivoluzione culturale sono penetrati anche in alcuni ambienti e vocabolari della stessa Chiesa. Occorre affrontare le cose e chiamarle con il loro nome. Potremo vincere il secolarismo invadente e idolatrico, che illude lÂ’uomo, solamente con lÂ’annuncio di Cristo, del Crocifisso, secondo ciò che proclamò San Paolo. Solo così, uniti alla vite — come ama ripetere Benedetto XVI —, siamo sicuri che lÂ’Umanità e la Famiglia hanno un nuovo futuro, quello di Colui che, credendo nel suo Nome, fa nuove tutte le cose (cf. Ap. 21,1-5).

Per questo penso che, per parlare dellÂ’uomo come ente familiare, nulla è più opportuno e valido che riproporre il ricchissimo patrimonio della Chiesa quale esperta in umanità. Si tratta di un annuncio coerente tra creazione e natura, un annuncio esplicito sul fatto che la legalità non può trovare altro posto che nella moralità oggettiva delle azioni razionali e libere degli uomini; un annuncio che considera come la libertà è unita alla verità, anzi esiste per essa. Potremo così accogliere la verità integrale che ci viene dallÂ’alto, che ci dà vita e che ci rende liberi. Soltanto a partire da questa libertà nella verità lÂ’uomo potrà creare un mondo nuovo, poiché egli è nuovo, poiché egli è figlio di un Padre che desidera condividere la sua felicità in modo comunitario, cioè in famiglia. Il mistero di Dio è famiglia. LÂ’uomo, per incontrarsi e gioire, deve essere famiglia, vivere come famiglia e morire in famiglia. Così, nel paradigma della famiglia, lÂ’uomo è chiamato a partecipare al mistero di Dio intimamente e totalmente. Soltanto in tal senso lÂ’uomo potrà colmare la sua ansia dÂ’infinito. Questo è quanto la Chiesa, in mezzo alle turbolenze della storia, non fa che annunciare. In maniera diversa, ma con la stessa «Buona Notizia» ricevuta duemila anni fa, essa proclama che la Vita ha vinto e che il Vangelo della Famiglia e della Vita deve essere annunciato, affinché il mondo e gli uomini raggiungano in pienezza la vera vita.

 

[1] Intervento del Senatore Marcello Pera alla XVIII Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia, 3 aprile 2008.

[2] Cardinale Alfonso López Trujillo, Incontro con i politici e legislatori dellÂ’America Latina, Rio de Janeiro, 29-31 agosto 1993.

[3] Giovanni Paolo II, Discorso allÂ’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, 5 ottobre 1995.

[4] Giovanni Paolo II, Enciclica Veritatis Splendor, nn. 42-45.

[5] Sen. Marcello Pera, Intervento alla XVIII Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia.

[6] Sen. Marcello Pera, Intervento alla XVIII Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia.

[7] Il Pontificio Consiglio per la Famiglia ha dedicato alle questioni demografiche, oltre al documento «Evoluzioni demografiche: dimensioni etiche e pastorali», diversi Congressi continentali in America Latina, Asia ed Europa.

[8] La peste blanche è il libro di Pierre Chaunu e Georges Suffert. Comment éviter le suicide de lÂ’occident, Gallimard, 1976.

 

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