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Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People People on the Move N° 107, August 2008 Il tema della Plenaria dai nostri recenti documenti Cardinale Renato Raffaele MARTINO Presidente Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti Per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato del 2007 Benedetto XVI scelse il tema La famiglia migrante al fine di ÂÂsottolineare l'impegno della Chiesa a favore non solo dell'individuo migrante, ma anche della sua famiglia, luogo e risorsa della cultura della vita e fattore di integrazione di valoriÂÂ. Ma il Santo Padre, nel suo Messaggio per tale occasione, ricordò che ÂÂtante sono le difficoltà che incontra la famiglia del migranteÂÂ. Nella sua esperienza pluridecennale, questo Pontificio Consiglio è ben al corrente di queste difficoltà, non solo della famiglia del migrante ma anche di quella di chi è nella mobilità umana. In effetti, è una conoscenza che deriva dalla sua sollecitudine pastorale, che si riflette nei documenti che il Consiglio stesso pubblica. Esaminiamoli un poÂÂ da vicino perché è proprio il tema del nostro intervento. Questi documenti richiamano prima di tutto Le sofferenze che la mobilità umana causa alla famiglia LÂÂIstruzione Erga migrantes caritas Christi (EMCC) di fatto ÂÂsottolinea i forti disagi che generalmente l'emigrazione causa nei singoli individui, in particolare nelle donne e nei bambini, nonché nelle famiglieÂÂ (EMCC, Presentazione). Il documento così afferma: ÂÂNon sorprende ÂÂ
che i flussi migratori abbiano comportato e comportino innumerevoli disagi e sofferenze per i migranti ÂÂ
Particolarmente colpita, nella sofferenza, è l'emigrazione dei nuclei familiari e quella femminile, diventata, quest'ultima, sempre più consistenteÂÂ (EMCC 5). Tale è anche lÂÂesperienza della famiglia di chi è impegnato nellÂÂambito dellÂÂaviazione civile, altro nostro specifico settore. Infatti ÂÂlavorare per una compagnia aerea comporta taluni benefici, ma difficoltà e problemi sono inevitabili. Il personale navigante è spesso lontano da casa. Il personale aeroportuale e i prestatori di servizi osservano orari di lavoro lunghi e non abituali. Inutile dire che questa situazione si ripercuote sulla loro vita familiare e socialeÂÂ (Direttive per la Pastorale Cattolica dellÂÂAviazione Civile ÂÂ DPAC ÂÂ 2). Le difficoltà non sono risparmiate nemmeno alla famiglia di chi lavora nel settore del turismo e del tempo libero. In effetti, cito: ÂÂL'attività turistica, in genere, ha cadenze stagionali, con particolare intensità in determinate occasioni dell'anno. Da ciò deriva un'offerta lavorativa fluttuante, con un'occupazione temporanea variabile, che pone il lavoratore in una situazione di incertezza e precarietà. Si aggiunge, poi, l'intensità del lavoro con orari particolari, l'allontanamento temporaneo dal luogo di residenza, la conseguente disgregazione della vita familiare e sociale, e un disorientamento per la pratica religiosaÂÂ (Orientamenti per la Pastorale del Turismo ÂÂ OPT ÂÂ11. v. anche n. 29). Neppure la famiglia di chi può godere del tempo libero ne è esente, poiché ÂÂquesta maggiore disponibilità di tempo, non sembra, tuttavia, sufficiente per soddisfare le sollecitazioni che la società propone, come attività formative, sociali o finalizzate al riposo e al benessere ÂÂ
. Da questo divario tra il tempo effettivamente a disposizione e quello desiderato, scaturisce uno stato d'animo di angoscia che inevitabilmente si ripercuote sulle relazioni familiari e socialiÂÂ (OPT 6). Ancora, la strada ÂÂ altra realtà a cui si rivolge il nostro impegno pastorale ÂÂ può essere causa di sofferenza per le famiglie. Di fatto: ÂÂNel corso del secolo XX ÂÂ
, per incidenti stradali, si ritiene che circa 35 milioni di persone abbiano trovato la morte, mentre i feriti si sarebbero aggirati attorno al miliardo e mezzo.ÂÂ
Da non dimenticare il danno causato alle famiglie di chi subisce lÂÂincidente, oltre le prolungate conseguenze per i feriti, che restano troppo spesso handicappati permanentiÂÂ (Orientamenti per la Pastorale della Strada ÂÂ OPS ÂÂ 39). La religiosità stessa degli Zingari è legata altresì alla sofferenza della famiglia, in quanto ÂÂil rapporto con Dio ÂÂ
si traduce in una relazione affettiva e immediata con lÂÂOnnipotente, che cura e protegge la vita familiare, specialmente nelle situazioni dolorose e inquietanti dellÂÂesistenzaÂÂ (Orientamenti per una Pastorale degli Zingari ÂÂ OPZ ÂÂ15). Ma ÂÂa danno della religiosità vissuta in seno alle famiglieÂÂ, i giovani Zingari ÂÂentrano sempre più in contatto con altri giovani gağé, che spesso non manifestano alcun interesse religioso, suscitando negli Zingari interrogativi ignorati dai loro genitoriÂÂ (OPZ 79). Ciononostante si può affermare che La famiglia è causa della mobilità umana Non di rado, cioè, la famiglia stessa è uno dei fattori propulsori della mobilità delle persone, che poi vivono le situazioni di sofferenza in parola. Si emigra per aiutare la famiglia, cadendo, a volte, nelle mani dei trafficanti di persone umane. A conferma, cito alcuni paragrafi degli Orientamenti per la Pastorale della Strada: ÂÂLe donne indebitate e senza lavoro ÂÂ
emigrano per vivere e aiutare le proprie famiglie o comunità. [Anche se condividono molti aspetti di vulnerabilità, sono comunque] in una situazione ben diversa dalle donne vittime del traffico di esseri umaniÂÂ (OPS 91). Purtroppo, però, ÂÂla speranza di assicurare il sostentamento economico a sé stesse e alle proprie famiglie, la necessità di far fronte a debiti o la decisione di abbandonare situazioni di povertà nel Paese di origine, pensando che il lavoro offerto allÂÂestero possa cambiare la vitaÂÂ, inducono anche alla prostituzione (OPS 89). Alla fine, ogni ÂÂvittima della prostituzione porta profonde ferite che è necessario curare, mentre cerca relazioni, amore, sicurezza, affetto, affermazione di sé, un futuro migliore, anche per la propria famigliaÂÂ (OPS 93). Può anche succedere che sia proprio la condizione in seno alla famiglia a portare le persone allÂÂitineranza. Sempre nei citati Orientamenti si può leggere quanto segue: ÂÂLe donne ÂÂ
e i bambini [di strada, vi] sono spesso spinti ÂÂ
, o attirati ÂÂ
, a causa della violenza che soffrono da parte di maschi presenti in casa ÂÂ
. La causa della violenza in famiglia ÂÂ
[è] da considerare e studiare a ogni livello della società, particolarmente riguardo al loro impatto sulla vita familiareÂÂ (OPS 96 e 110). E ancora: ÂÂI ragazzi di strada, in senso stretto, risultano privi di legame con il loro nucleo familiare di origine, essi cioè hanno fatto della strada la loro abitazione ÂÂ
. CÂÂè chi ha sofferto lÂÂesperienza traumatizzante di una famiglia che si è sfaldata, ed è rimasto solo, o è fuggito di casa perché troppo trascurato o maltrattato. Vi sono poi coloro che rifiutano la casa, o da essa sono cacciati perché compromessi con forme di devianzaÂÂ
ÂÂ (OPS 120). I ÂÂragazzi nella stradaÂÂ, invece, ÂÂtrascorrono gran parte del loro tempo in strada, anche se non sono privi di ÂÂcasaÂÂ e di un legame con la famiglia originaria. Essi preferiscono vivere alla giornata ÂÂ
abitualmente fuori della famiglia, anche se in essa possono ancora trovare un giaciglio per dormireÂÂ (OPS 121). Le cause principali ÂÂalla base di questo fenomeno sociale di dimensioni sempre più allarmanti ÂÂ
[sono]: una crescente disgregazione delle famiglie; situazioni di tensione fra genitori; comportamenti aggressivi, violenti, e talora perversi, nei confronti dei figliÂÂ
ÂÂ (OPS 122). Per i senza fissa dimora, poi, i motivi ÂÂpossono essere uno sfratto, una tensione familiare che non si risolve, la perdita del lavoro, una malattia. Tutto ciò ÂÂ là dove manca il sostegno necessario ÂÂ può trasformare persone che fino a un certo momento conducevano una vita ÂÂnormaleÂÂ in gente sprovvista del necessarioÂÂ (OPS 148). Ma dopo aver considerato le difficoltà, cerchiamo un poÂÂ di luce, trattando delle Situazioni favorevoli alla famiglia NellÂÂambito del turismo per esempio, ÂÂspostamenti motivati da celebrazioni locali ÂÂ
concorrono in modo speciale a riunire le famiglie e a rafforzare i vincoli fra le personeÂÂ (OPT 10). Per motivi di turismo, spesso ÂÂsi intraprende il viaggio insieme ai propri familiari. È noto che nella società contemporanea numerose circostanze rendono difficile la vita familiare, la comunicazione, la convivenza e lo scambio fra i suoi membri. Perfino l'uso del tempo libero, orientato prevalentemente dalle preferenze individuali, non riesce a correggere questa situazione. Da questa prospettiva, il turismo familiare può essere proposto come mezzo efficace per intensificare e perfino ricomporre i legami familiari. Il programma di un viaggio in comune, il cui buon esito richiede la partecipazione responsabile di tutti, moltiplica le possibilità di dialogo, migliora la vicendevole comprensione e il mutuo apprezzamento, rafforza la stima di ciascuno in seno alla famiglia e stimola la generosità nel reciproco aiutoÂÂ (OPT 23). A questo riguardo, anche gli stessi ÂÂveicoli in circolazione ÂÂ
rappresentano un mezzo di spostamento rapido per le persone per ÂÂ
uscite di fine settimana con la famiglia, trasferimenti per le vacanze, incontri di amicizia e parentelaÂÂ (OPS 6). I pellegrinaggi ÂÂ qui siamo nella pastorale degli Zingari ÂÂ ÂÂrisultano ÂÂ
attraenti occasioni di riunione per le loro famiglie. Spesso poi i ÂÂluoghi sacriÂÂ di incontro con il ÂÂSantoÂÂ, o la ÂÂSantaÂÂ, sono legati alla storia familiareÂÂ (OPZ 70). Sempre in questa pastorale specifica, anche ÂÂuna sosta prolungataÂÂ può rivelarsi esperienza positiva. Questo perché essa ÂÂpermette ÂÂ
ai figli di frequentare con regolarità la scuola, nelle famiglie in cui i genitori hanno ÂÂ
sofferto dellÂÂinferiorità di essere analfabetiÂÂ (OPZ 16). Per questo motivo ÂÂil passaggio dal carro tradizionale alla roulotte trainata da unÂÂautomobile ha paradossalmente incrementato il fenomeno della semi-sedentarizzazione. La macchina permette di percorrere liberamente lunghe distanze nel corso di una stessa giornata, senza che moglie e figli debbano necessariamente accompagnare il capofamiglia o gli uomini che esercitano la propria attività professionaleÂÂ (ibid.). Penso che sia ora necessario considerare brevemente la Importanza della famiglia. Per chi vive in mobilità, nelle sue varie espressioni, ciò che potrebbe costituire un punto di riferimento è la famiglia. EÂÂ il caso degli Zingari. ÂÂEssere Zingaro vuol dire trovarsi radicato in maniera vitale nella famiglia, dove la coscienza e la memoria collettiva plasmano ogni persona e educano il giovane, pur in mezzo al mondo dei gağé che lo avvolge e allo stesso tempo lo tiene a distanza. Gli anziani della famiglia sono quindi grandemente rispettati e venerati, perché possiedono la sapienza della vita. I defunti restano per lungo tempo nella memoria e, in un certo senso, la loro presenza si conserva sempre viva. Presso gli Zingari è inoltre in onore la ÂÂfamiglia allargataÂÂ, costituita da una rete di molteplici famiglie imparentate, che porta a un atteggiamento di grande solidarietà e di ospitalità, specialmente verso i membri della propria etnia. La volontà ÂÂ
di disporre dello spazio e del tempo per realizzare se stessi nella famiglia e nella propria etnia, è dunque radicata molto profondamente nella mentalità zingaraÂÂ (OPZ 14). Anche per questo tale popolazione ÂÂè in continuo aumento grazie a famiglie numeroseÂÂ
ÂÂ (OPZ 8). Il riposo stesso, considerando invece il settore turistico, acquista senso quando in esso lÂÂuomo ÂÂsi dedica generosamente al servizio degli altri, specialmente della famigliaÂÂ (OPT 6). Non per niente, passando ai pellegrini, si raccomanda ÂÂunÂÂaccurata attenzione alla pastorale ÂÂ
della famiglia, ÂÂluogo privilegiato e santuario dove si sviluppa tutta la grande ed intima vicenda di ciascuna irripetibile persona umanaÂÂÂÂ (Il Santuario: Memoria, presenza e profezia del Dio vivente ÂÂ S ÂÂ 12). Essendo la famiglia la cellula vitale di ogni società, occorre favorire la riunificazione delle famiglie separate dalla mobilità di uno o più membri, come nel caso dei rifugiati (cf. Rifugiati: una Sfida alla Solidarietà ÂÂ RSS ÂÂ 12). Bisogno di vivere in una famiglia LÂÂimportanza della famiglia è confermata dal comune desiderio di chi è lontano da casa di mettersi in contatto con i suoi cari (cf. OPS 113). EÂÂ dunque necessario fare tutto il possibile per riunire le famiglie e, se non è possibile, almeno di cercare di trovargli una comunità, un luogo dove si sperimenti un clima familiare. Gli Operatori pastorali che si occupano dei ragazzi di strada, per esempio, dovrebbero ÂÂprevedere, se possibile, un impegno con la famiglia dÂÂorigine [del ragazzo di strada], che incida positivamente sulle dinamiche familiari e sia volto al sostegno, alla ricostruzione del tessuto familiare e al graduale accompagnamento e reinserimento del ragazzo nel nucleo di appartenenzaÂÂ (OPS 139). Infatti, e continuo a citare Documenti di questo Pontificio Consiglio, ÂÂil recupero del ragazzo di strada a una normalità di vita ÂÂ
comporta il suo reinserimento nella società, ma soprattutto in un ambiente di famiglia, possibilmente in quella di origine, oppure in unÂÂaltra, e, nel caso in cui ciò sia impossibile, in strutture comunitarie, ma sempre di tipo familiareÂÂ (OPS 124). Dal canto loro, ÂÂle donne di strada hanno bisogno di essere aiutate a trovare casa, un ambiente familiare e una comunità in cui si sentano accettate e amate, dove possano cominciare a ricostruirsi una vita e un futuro. Ciò le metterà in grado di riacquistare stima e fiducia in se stesse, gioia di vivere e di ricominciare una nuova esistenzaÂÂ (OPS 107). Ancora, ÂÂper quanto riguarda le mense, di qualsiasi genere e ordine, con il servizio gratuito di un pasto caldo e abbondante [parliamo dei senza fissa dimora], gioverà il clima familiare e accogliente che si saprà creare. Chi vi si reca a mangiare, nella sua povertà, ha sì necessità di soddisfare il bisogno di cibo, ma sopratutto di trovare simpatia, rispetto e calore umano, che spesso gli sono negati. ÂÂ
In tale situazione ÂÂ
[i volontari] vivono con i poveri un rapporto speciale, fino a raggiungere quasi quello di famiglia, di amicizia, che molti senza tetto hanno perso o non hanno mai avuto. Così si giunge allÂÂespressione bella di un pranzo natalizio quasi di famiglia, per le persone senza dimoraÂÂ
ÂÂ (OPS 161-162). Certamente, dunque, per noi, La sollecitudine per le varie categorie di persone in mobilità comprende la cura pastorale delle loro famiglie. Per quanto riguarda lÂÂApostolatus Maris tutti sanno che la Chiesa accompagna la gente del mare, ÂÂprendendo cura delle peculiari necessità spirituali di coloro che, per motivi di vario genere, vivono ed operano nell'ambiente marittimoÂÂ per ÂÂvenire incontro alle esigenze della peculiare assistenza religiosa di cui hanno bisogno i marittimi del commercio e della pesca, le loro famiglie, il personale dei porti e tutti coloro che intraprendono un viaggio per mareÂÂ. Lo attesta la Lettera Apostolica Stella Maris (SM, Premessa). Con essa, il Santo Padre Giovanni Paolo II stabilì che, ÂÂcon il nome di ÂÂ
gente del mareÂÂ, si intendono non soltanto ÂÂi naviganti e i marittimiÂÂ ma anche ÂÂil coniuge, i figli minorenni e tutte le persone che abitano nella stessa casa di un marittimo anche se attualmente non sia navigante (per es. in pensione)ÂÂ, oltre ÂÂcoloro che collaborano stabilmente con l'Apostolato marittimoÂÂ (SM Art. II, § 1). Riguardo alla pastorale della strada, invece, ricordo che i ÂÂdestinatari di questa pastorale sono tutti coloro che, in diversa misura, sono legati alla strada e alla ferrovia, e quindi non solo gli utenti, ma anche i professionisti, i lavoratori di questo settoreÂÂ e ÂÂnon dimentichiamo la sollecitudine di cura dÂÂanime per i trasportatori e le loro famiglieÂÂ (OPS 81-82). Concludiamo questo punto con la pastorale dellÂÂAviazione Civile, ÂÂdiretta in particolare al personale navigante, anche in formazione, e a terra delle compagnie aeree, al personale aeroportuale e ai prestatori di servizi, e al personale con base nellÂÂaeroporto per il rifornimento degli aerei o il servizio dei passeggeri. In caso di necessità o quando ritenuto utile, questo ministero è offerto anche ai passeggeri e a categorie particolari come i rifugiati nei centri di detenzione negli aeroporti, le persone in difficoltà, i senza tetto che trovano rifugio nellÂÂaeroporto, ecc. Indirettamente, ciò include il contatto con le famiglie delle categorie su menzionateÂÂ (DPAC 5-6). Accenniamo ora allÂÂarea dei Diritti relativi alla famiglia Non sorprende certamente, a questo riguardo, che lÂÂEMCC incoraggi ÂÂla ratifica degli strumenti internazionali legali che assicurano i diritti dei migranti, dei rifugiati e delle loro famiglie [come, per esempio, la Convenzione internazionale per la protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie], offrendo anche nelle sue varie Istituzioni e Associazioni competenti quell'advocacy che oggi è sempre più necessariaÂÂ (EMCC 6). LÂÂIstruzione incoraggia inoltre ÂÂuna sempre più stretta collaborazione tra Paesi generatori e ricettori [di migrazione]ÂÂ
al fine di salvaguardare le esigenze e i diritti delle persone e delle famiglie emigrate, e al tempo stesso quelli delle società di arrivo dei migranti stessi (EMCC 8). Si invitano poi i fedeli laici ad ÂÂaccogliere i migranti come fratelli e sorelle e adoperarsi affinché i loro diritti, specie quelli che riguardano la famiglia e la sua unità, siano riconosciuti e tutelati dalle Autorità civili (EMCC, OGP Cap. I Art. 2 §1). Anche quando si parla dellÂÂuguaglianza di diritti fra uomo e donna, il Pontificio Consiglio richiama lÂÂattenzione sul fatto che ÂÂciò non significa peraltro stravolgere lÂÂistituzione familiare, come capita purtroppo quando tale uguaglianza è mal intesa, non accettandosi la differenza tra uomo e donna in una cultura della reciprocità (OPZ 41). E qual è il fondamento della famiglia, oltre lÂÂamore dei coniugi e di essi per i figli? È il lavoro. Il lavoro, fondamento della vita familiare Esso rimane ÂÂil fondamento della vita familiare (OPT 4), e perciò ÂÂsono necessari non solo l'adozione e l'adempimento rigoroso delle leggi che regolano le condizioni del lavoro e le necessarie convenzioni previdenziali, ma anche l'adozione di misure in grado di garantire ad ogni lavoratore la convivenza familiare e la partecipazione alla vita sociale e religiosa (OPT 11). E comunque ÂÂla donazione di sé ÂÂ
che dà una forza trasformatrice allÂÂazione del cristiano [sia] nella vita familiare e sociale, [sia] nel lavoro, [sia] nel suo riposo e nel suo tempo libero (OPT 16). UnÂÂattenzione particolare merita Il ruolo educativo della famiglia La famiglia ha un ruolo importante in tutti gli ambiti della mobilità umana. Nella pastorale della strada, ad esempio, essa lo realizza nella ÂÂformazione di automobilisti, motociclisti, ciclisti e pedoniÂÂ, nel dare ai figli di ÂÂuna buona educazione generale e nel ÂÂprovvedere anche allÂÂeducazione stradale (cf. OPS 69, 70 e 73). Si deve inoltre educare affinché ci si accosti ÂÂal problema della prostituzione [che fa di sé ÂÂspettacolo sulla strada] con una visione cristiana della vita [per] sviluppare giudizi corretti a proposito delle relazioni umane e cristiane, del rispetto, della dignità, dei diritti umani e della sessualità (OPS 109). Anche la sensibilizzazione delle coscienze fa parte della missione educatrice della famiglia. Se perciò un utente della strada ha causato danno ad un altro e, ÂÂin coscienza, ne è responsabile, deve adoperarsi affinché la vittima, o i suoi parenti prossimi, siano adeguatamente indennizzatiÂÂ
. DÂÂaltra parte, si devono anche incoraggiare al perdono dellÂÂaggressore i familiari delle vittime, come segno, pur difficile, di maturità umana e cristianaÂÂ (OPS 55-56). Analogamente, in altro nostro settore, occorre adoperarsi affinché ÂÂil senso forte di famiglia, così radicato presso gli Zingari, non ÂÂ
[permetta] che offese personali o collettive, ricevute, diventino un risentimento permanente trasmesso di generazione in generazione, prolungando nel tempo lÂÂinimicizia fra famiglie e/o etnieÂÂ (OPZ 42). I pellegrinaggi regionali degli Zingari, poi, seppur non hanno di solito ÂÂuna funzione formativa, possono però trasmettere il gusto del Vangelo, alimentando la fede di ognunoÂÂ
. Essi costituiscono inoltre una buona occasione per promuovere i grandi pellegrinaggi, attraverso le testimonianze delle famiglie che vi hanno già partecipato, vivendo momenti indimenticabili e incontri inediti (OPZ 72). Passando al turismo, quello ÂÂfamiliare offre ai genitori un'occasione preziosa per assolvere al ruolo di catechisti dei loro figli attraverso il dialogo e l'esempio. Fare turismo in famiglia è una eccezionale opportunità di arricchimento della persona nella cultura della vita, nel rispetto dei valori morali e culturali e nella salvaguardia del creato. Non si può dimenticare che la dimensione di libertà, particolarmente presente nel turismo, stimola e forma alla responsabilità (OPT 23). E veniamo al tema nostro fondamentale, alla pastorale. La famiglia e la pastorale Mi piace citare innanzi tutto un passo, molto bello, del nostro ultimo Documento sulla pastorale del turismo. ÂÂNel cuore di tutti gli uomini ÂÂ
si manifesta la profonda inquietudine propria della condizione di Homo viator, si avverte la sete di nuovi orizzonti, si prova la certezza radicale che solo nell'infinito di Dio si raggiunge la meta dell'esistenza.ÂÂ
Questa ricerca che si esprime [anche] nel turismo ÂÂ
risulta particolarmente evidente nello sforzo dei singoli e della famiglia di procurarsi uno o più giorni di riposo insieme, negli inconvenienti di un viaggio per visitare familiari o amici e nella collaborazione che una escursione di gruppo richiedeÂÂ (OPT 36). La stessa brama di Assoluto, nonostante tutto, può condurre a ÂÂesperienze di pellegrinaggi più spiccatamente cristiane. ÂÂ
Intere famiglie, molti giovani, si spostano o accettano di essere inviati in terre lontane dalla propria per collaborare con missionari e missionarie, sia con il loro lavoro professionale, sia con la testimonianza, sia con l'annuncio esplicito del Vangelo.ÂÂ
Si impegnano i periodi di vacanza o di ferie; o si spendono anni interi della propria vitaÂÂ (Il Pellegrinaggio nel Grande Giubileo del 2000 - PGG - 29). Più che mai, ÂÂsi assiste, oggi, [altresì nellÂÂambito delle migrazioni] a un rinnovato impegno per coinvolgere le famiglie nella pastorale dei Sacramenti, la quale può dare nuova vitalità alle comunità cristiane. Molti giovani e adulti riscoprono infatti, per questa via, il significato e il valore di itinerari che li aiutano a rinvigorire la loro fede e la vita cristianaÂÂ (EMCC 47). Infatti, ÂÂper la particolare condizione di vita dei migranti, la pastorale deve ÂÂ
dare molto spazio, sempre in prospettiva liturgica, alla famiglia, intesa come "chiesa domestica", alla preghiera in comune, ai gruppi biblici familiari, alle risonanze in famiglia dell'anno liturgico. Meritano una attenta considerazione pure le forme di benedizioni familiari proposte dal Rituale delle BenedizioniÂÂ (ibid.). La pastorale della strada, infine, sottolinea per esempio che tutte le iniziative pastorali debbono porre ÂÂlÂÂaccento sui valori cristiani, sul rispetto reciproco, su sane relazioni familiari e comunitarie e, inoltre, sulla necessità di equilibrio e di armonia nelle relazioni interpersonali tra uomini e donneÂÂ (OPS 105). Come tutti sanno la nostra è sicuramente una Pastorale specifica Lo richiamano i passi seguenti, a cominciare dai ragazzi di strada: ÂÂSarà di grande utilità, per questa mobilitazione a [loro] favore ÂÂ
, la creazione, presso le Conferenze episcopali e le corrispondenti strutture delle Chiese Orientali Cattoliche, e/o le stesse diocesi/eparchie maggiormente interessate al problema, di uno speciale ufficio (o di una sezione in uno già esistente, quello ad esempio della pastorale della mobilità umana, o della strada), in collegamento con lÂÂimpegno apostolico giovanile o familiareÂÂ (OPS 144). ÂÂIn relazione ai migranti cattolici la Chiesa contempla [anche] una pastorale specifica, dettata dalla diversità di lingua, origine, cultura, etnia e tradizione, o da appartenenza ad una determinata Chiesa sui iuris, con proprio ritoÂÂ
. Ai tanti sradicamenti (dalla terra d'origine, dalla famiglia, dalla lingua, ecc.) a cui l'espatrio forzatamente sottopone, non si dovrebbe infatti aggiungere anche quello dal rito o dall'identità religiosa del migranteÂÂ (EMCC 49). In questa pastorale specifica vi sono anche questioni particolari che attingono la famiglia in mobilità e che riguardano soprattutto i sacramenti. Questioni pastorali specifiche Per quanto riguarda gli Zingari, i nostri ÂÂOrientamentiÂÂ attestano in generale che ÂÂla richiesta dei sacramenti da parte delle famiglie si situa in un contesto che riguarda il rapporto reciproco fra Chiesa e Zingari. Essi si rivolgono di preferenza al RaÂÂaj (sacerdote) o allÂÂéquipe parrocchiale che hanno saputo dimostrarsi accoglienti e aperti nei loro confronti, senza dubbio perché hanno condiviso anche momenti dolorosi o pericolosi della loro vita. Prima di dare una risposta affrettata, è necessario discernere la qualità della relazione esistente fra la famiglia zingara e la comunità cristiana locale. Questa valutazione determina lÂÂautenticità della domanda, e dovrà incidere nella preparazione al sacramento e nel suo svolgimentoÂÂ (OPZ 62). Oltre tale approccio generale, soffermiamoci su alcuni dei Sacramenti nel contesto di mobilità umana, iniziando dal Battesimo Per gli Zingari, esso ÂÂè di solito il sacramento più richiesto. Occorrerà però sviluppare lÂÂaccompagnamento spirituale della famiglia e del battezzato in modo tale da arrivare a completare lÂÂintero arco dellÂÂiniziazione cristianaÂÂ
Il dialogo preparatorio alla celebrazione del battesimo deve comunque partire dalla esistenza zingara quotidiana, altrimenti si correrà il rischio di usare un linguaggio religioso parallelo alla loro vita, al quale si aderirà soltanto esteriormente. Bisognerà inoltre fare una scelta accurata del padrino o della madrina, un ruolo che implica lÂÂaccettazione di una relazione privilegiata, in continuità, con la famiglia. Per questo la loro presenza, nella preparazione, è molto conveniente, anche se non sempre è facile da ottenereÂÂ ( OPZ 63). ÂÂVanno dunque evitati sia i battesimi senza lÂÂadeguata preparazione, sia lÂÂimposizione delle esigenze che valgono per i gağé, come se gli Zingari fossero membri ÂÂusualiÂÂ della comunità territoriale. ÂÂ
Durante la celebrazione si dovrà poi curare bene il linguaggio, per poter nutrire e sviluppare la fede dei genitori, dei padrini, delle madrine e di tutta la famiglia presente.ÂÂ
Il battesimo dovrebbe essere celebrato con la presenza di membri di tutto il Popolo di Dio. Come nel caso degli altri cattolici, la famiglia zingara, nella sua diversità, sarà associata alla preparazione e alla celebrazioneÂÂ (OPZ 64) Sarà utile, per il Battesimo, citare anche lÂÂErga migrantes caritas Christi, nel seguente passo: ÂÂPer il battesimo dei figli [di una donna cattolica e un musulmano] ÂÂ
, le norme delle due religioni sono ‑ come si sa ‑ fortemente in contrasto. Il problema va posto quindi con grande chiarezza durante la preparazione al matrimonio e la parte cattolica dovrà impegnarsi su quanto la Chiesa richiede. La conversione e la richiesta del Battesimo di musulmani adulti esigono pure una ponderata attenzione, sia per la natura particolare della religione musulmana che per le conseguenze che ne derivanoÂÂ (EMCC 68). Mutatis mutandis, questo numero dovrebbe essere tenuto in considerazione nellÂÂapplicazione ad altre situazioni di mobilità. LÂÂEucaristia ÂÂFonte e vertice della comunione in Cristo e con la Chiesa è l'Eucaristia, memoriale della morte e resurrezione del Signore, sacramento pure non ancora acquisito nel suo pieno significato dagli Zingari. Tuttavia, esso trova un risvolto importante nella tradizione di alcuni gruppi circa i banchetti sacri, celebrati di solito in onore del Santo protettore della famiglia o per la pace dei defunti. Vi si loda Dio per le grazie ricevute e si condividono i cibi, prima il pane e il vino, che vengono spesso benedetti dal capo della famiglia ospitante. Questa esperienza di comunione nel convito, in cui gli Zingari affermano l'appartenenza alla propria comunità, può essere permeata da un continuo riferimento a Dio quale fonte dei beni che danno un senso e un valore alla vitaÂÂ (OPZ 66). Non dovrebbero tutte le persone immerse nella mobilità umana avere tale riferimento a Dio? Il matrimonio Anche per questo Sacramento ci rifacciamo agli Orientamenti per una Pastorale degli Zingari. Essi fanno notare che ÂÂin alcuni Paesi ÂÂ
sono diventati ÂÂ
più frequenti i matrimoni fra Zingari e gağé ÂÂ
ÂÂ (OPZ 16). Al N. 68, possiamo leggere che per i primi, ÂÂil matrimonio ÂÂ
è iscritto nella [loro] cultura e ÂÂ
tradizione ÂÂ
con varietà di rituali, a seconda del gruppo di appartenenza, ma con uguale sostanza. I due contraenti assumono, cioè, tutti i diritti e doveri coniugali di fronte alla comunità, che sancisce la validità dellÂÂunione, quale status permanente dove i valori etici e naturali ÂÂ libertà, fedeltà, indissolubilità e fecondità ÂÂ sono sostanzialmente custoditi. LÂÂunione matrimoniale è qui intesa come totalmente diversa da una qualsiasi semplice unione sessuale e si presenta quindi come un evento straordinario, che si avvicina alla visione cattolica del matrimonio ÂÂ
La famiglia, cuore e fondamento della cultura e della struttura sociale degli Zingari, sacramentalmente ÂÂ
rinnovata, si fa terreno fecondo per la formazione di piccole comunità cristianeÂÂ
ÂÂ (OPZ 68). Guardando invece ai migranti, la EMCC, riguardo al matrimonio fra cattolici e migranti non cristiani, lo sconsiglia, ÂÂpur con variata intensità, secondo la religione di ciascuno, con eccezione in casi speciali, secondo le norme del CIC e del CCEO. Bisognerà infatti ricordare ÂÂ
che nelle famiglie in cui ambedue i coniugi sono cattolici, è più facile che essi condividano la propria fede con i figli. Pur riconoscendo con gratitudine quei matrimoni misti che hanno successo nel nutrire la fede sia degli sposi sia dei figliÂÂ(EMCC 63). LÂÂIstruzione incoraggia gli sforzi pastorali volti a promuovere matrimoni tra persone della stessa fede. ÂÂIn caso poi di richiesta di matrimonio di una donna cattolica con un musulmano ÂÂ fermo restando quanto è espresso ÂÂ
[sopra], pur tenendo presenti i giudizi pastorali locali ÂÂ , per il frutto anche di amare esperienze, si dovrà fare una preparazione particolarmente accurata e approfondita durante la quale i fidanzati saranno condotti a conoscere e ad ÂÂassumereÂÂ con consapevolezza le profonde diversità culturali e religiose da affrontare, sia tra di loro, sia in rapporto alle famiglie e all'ambiente di origine della parte musulmana, a cui eventualmente si farà ritorno dopo una permanenza all'estero. In caso di trascrizione del matrimonio presso un Consolato dello Stato di provenienza islamico, la parte cattolica dovrà però guardarsi dal pronunciare o dal firmare documenti contenenti la shahada (professione di credenza musulmana). I matrimoni tra cattolici e musulmani, avranno comunque bisogno, se celebrati nonostante tutto, oltreché della dispensa canonica, del sostegno della comunità cattolica, prima e dopo il matrimonio. Uno dei servizi importanti dell'associazionismo, del volontariato e dei consultori cattolici, sarà quindi l'aiuto a queste famiglie nell'educazione dei figli ed eventualmente il sostegno verso la parte meno tutelata della famiglia musulmana, cioè la donna, nel conoscere e perseguire i propri dirittiÂÂ (EMCC 67). Conclusione Come appare evidente, il tema della famiglia è trasversale ed importante nei nostri Documenti. Desidero perciò concludere con le parole di Giovanni Paolo II, un grande lottatore per la causa della famiglia ÂÂ come lo fu del resto il Cardinale Alfonso Lopez Trujillo, che doveva oggi essere dei nostri e che il Signore ha invece chiamato a Sé, r.i.p. ÂÂ Il grande Papa nel suo Messaggio Pontificio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato del 1987, affermava: ÂÂLa pastorale familiare in emigrazione ÂÂ e aggiungo qui tutti gli altri ambiti della mobilità umana ÂÂ non può essere identica per ogni luogo e tempo. Le modalità della sua espressione devono tener conto della situazione del migrante, dellÂÂambiente da cui egli proviene e in cui vive, delle prospettive concrete di cui egli è in possesso. La creatività e lo zelo dei missionari e degli operatori pastorali, sotto la guida dei pastori, hanno qui un ampio spazio di azione, sempre nel quadro delle norme che la Chiesa si è data con il nuovo Codice di diritto canonico e con le varie disposizioni delle Conferenze episcopali e dei singoli vescovi. Infatti, nella diversità dei metodi e delle proposte non si deve mai perdere lÂÂorientamento fondamentale comune, che è quello di attuare il piano di Dio, che ha voluto che lÂÂuomo e la donna formassero una sola carne (cf. Mt 19, 6) nel vincolo del matrimonio e che significassero nella famiglia il grande mistero dei rapporti tra Cristo e la Chiesa (cf. Ef 5, 32)ÂÂ (n. 6). Grazie! |