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 Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People

People on the Move

N° 109, April 2009

 

UNA Pastorale per i camionisti in Europa* 

 

Arcivescovo Agostino MARCHETTO

Segretario del Pontificio Consiglio

della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti

(1) Introduzione

Sono onorato per questa opportunità di rivolgermi a voi e per la vostra accoglienza. Il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti è un Dicastero della Curia Romana nel quale io ricopro la funzione di Arcivescovo Segretario. Il campo di questa azione pastorale, nella quale siamo impegnati, comprende un’ampia varietà di persone che rientrano in due “gruppi” diversi e distinti, quello dei migranti e quello degli itineranti. Le persone che compongono questi due gruppi spesso si sovrappongono: migranti, studenti esteri, esiliati, rifugiati, apolidi, marittimi e pescatori, personale aeroportuale, nomadi, zingari e artisti circensi, pellegrini e turisti, e soprattutto coloro che vivono e lavorano sulla strada. In questa sede, cercherò di svelarvi quello che potrebbe essere definito un “piccolo tesoro” di cura pastorale “nascosto” nel cuore della Chiesa.

“Questa è la più piccola delle Case-missione e la più grande parrocchia del mondo”[1]. Queste sono le parole che Padre Richard McCullen, Superiore generale della Congregazione della Missione, ha rivolto ad un gruppo di suoi preti che aveva sviluppato una pastorale per i camionisti in Brasile - ha raccontato Padre Marian Litewka. Anche se stavano affrontando una situazione dall’altra parte del mondo, questa singola frase riassume in poche parole l’esperienza concreta della missione della Chiesa sulla strada per coloro che svolgono attività commerciali e di trasporto. Si tratta di un settore di attività enorme rappresentato dal fatto che il 44% delle merci in Europa è trasportato su strada e che è stato stabilito che entro il 2010 il numero di camion in circolazione aumenterà del 50% rispetto al livello del 1988. Le ultime statistiche disponibili mostrano, altresì, che nei poco più di 40.000 incidenti mortali che si verificano ogni anno sulle strade europee, i camionisti sono stati responsabili di quasi il 4% degli incidenti ma del 16% delle morti.   

In ogni caso, si esige sempre di più dal nostro sistema di trasporto e da coloro che vi lavorano. La globalizzazione e la comunicazione hanno fatto sì che la società pretenda sempre di più anche per le cose infinitesimamente piccole. Lasciate che vi illustri brevemente questo concetto citando un piccolo studio che ho scoperto di recente, ma alcuni di voi forse lo conosceranno. Lo studio misurava quanta distanza doveva percorrere il contenuto di un vasetto di yogurt prima di arrivare allo scaffale di un supermercato nella Germania meridionale. Le fragole venivano dalla Polonia, le colture di yogurt dall’estremo nord della Germania, la marmellata da Aachen, nella parte occidentale. I diversi materiali di confezionamento, l’alluminio, il cartone, il vetro avevano attraversato il paese. Per uno yogurt che doveva essere venduto a Stoccarda, gli ingredienti erano stati trasportati per novemila chilometri. E da ciò deriva l’enorme numero di camion sulla strada!  Benché questo studio sia stato effettuato quasi dieci anni fa, il suo autore sostiene che con l’aumento della globalizzazione la situazione è ben peggiore oggi[2]. Questa è davvero una grande parrocchia, eppure dispone, fino ad oggi, di una piccola Casa-missione! 

(2) Una storia di impegno e cura pastorale

La storia della partecipazione diretta della Chiesa alla “Pastorale della Strada”, relativamente al tema della sicurezza, risale ormai a quasi mezzo secolo fa. Lasciate che vi illustri brevemente questa storia accennando a due o tre fatti che ci porteranno fino ai giorni nostri.

In un discorso tenuto nel 1955 al Congresso Mondiale della “Fédération Internationale Routière”, Papa Pio XII si chiedeva:

“Dove vanno tanto di fretta gli uomini? Vogliamo credere che un’opinione pubblica meglio educata farà regnare sulle strade un clima di cortesia, di moderazione, di prudenza conformi alle migliori tradizioni della civiltà cristiana”[3].

Nei discorsi di Papa Giovanni XXIII si possono trovare diversi riferimenti a questo argomento, specialmente in quello che è stato rivolto ai partecipanti al Congresso Internazionale di Medicina del 1963, nel quale egli diceva:

“È penoso vedere come troppo spesso il già doloroso compito di viaggiare termini in una tragedia di morte e lacrime”, e nel quale egli sottolineava “il valore del Codice della Strada e di tutte le decisioni adottate dalle autorità responsabili della sicurezza in materia di spostamenti”[4].

Di particolare rilevanza è stata l’occasione in cui nel 1968 Papa Paolo VI ha ricevuto in udienza i camionisti spagnoli giunti in pellegrinaggio a Roma. In un’altra occasione, egli si è rivolto ai partecipanti alla “Assemblea Generale dell’Automobile Club d’Italia” con queste parole:

“Si tratta, infatti, di un grave problema morale. Il Concilio Vaticano II ha ribadito che chi trascura le norme stabilite per la guida dei veicoli mette in pericolo, con la propria incuria, la vita propria e quella altrui (cfr. Gaudium et Spes, 30)” ed ha esortato a far sì che «sacro sia per tutti includere tra i doveri principali dell’uomo moderno, e osservare, gli obblighi sociali». Dal canto nostro, non abbiamo mancato di ricordare con ogni mezzo a nostra disposizione, in determinate occasioni, questi principi”[5].

Di notevole interesse e rilevanza è stata la “Lettera Pastorale congiunta dell’Episcopato Belga” pubblicata nel 1966 (!) con il titolo “L’etica della circolazione stradale”. Si trattava del primo documento di rilievo in cui un gruppo di vescovi aveva considerato seriamente i temi dell’etica e del senso di responsabilità sulla strada[6]. Dal 2000, ogni anno Papa Giovanni Paolo II e Papa Benedetto XVI ricordano nel loro Angelus domenicale la Giornata Mondiale del Ricordo delle Vittime della Strada. Per esempio, l’anno scorso il Papa ha detto:

“In questa terza domenica di novembre, ricordiamo in modo speciale tutti coloro che sono morti in seguito ad un incidente stradale. Preghiamo per il loro eterno riposo e per la consolazione delle loro famiglie in lutto per la loro scomparsa. Cari fratelli e sorelle, imploro tutti - guidatori, passeggeri e pedoni - a prestare attentamente ascolto alle parole di San Paolo nella Liturgia della Parola di oggi: “Restiamo svegli e siamo sobri”. Il nostro comportamento sulle strade deve essere caratterizzato da responsabilità, premura e rispetto per gli altri. Possa la Vergine Maria condurci con sicurezza lungo le strade e autostrade del mondo”[7].

Questo messaggio è in linea con la tradizione consolidata, della quale vi ho fornito alcuni esempi, che il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti ha avviato per prestare maggiore attenzione al fenomeno della strada e dei suoi bisogni.  

(3) Gli Orientamenti per la Pastorale della Strada

Dal 2002, il Pontificio Consiglio si è impegnato a dare nuovo impulso alla Pastorale della Strada, nel contesto generale della mobilità umana che comprende non soltanto la sicurezza stradale e la sua promozione, ma anche la cura delle persone che vivono in strada e sulla strada, specialmente i bambini di strada, le donne di strada e le persone senza fissa dimora. La necessità di redigere un documento specifico, che comprenda questi temi, è emersa nel corso del Primo Incontro Europeo dei Direttori Nazionali dell’Apostolato della Strada del febbraio 2003. Lo scopo di un tale documento è quello di guidare e realizzare un coordinamento delle attività ecclesiali già intraprese, tra cui la collaborazione con le autorità pubbliche e di incoraggiare e spronare le Conferenze Episcopali dei vari paesi a sviluppare e promuovere questa pastorale ogniqualvolta possibile. Questi Orientamenti sono stati infine pubblicati nel 2007 con il titolo di “Orientamenti per la Pastorale della Strada” e in seguito sono stati tradotti in molte lingue diverse[8].  

Quando sono stati presentati in pubblico nel corso di una conferenza stampa convocata a tal fine, il Cardinale Martino, Presidente del Pontificio Consiglio, ha riassunto lo scopo della prima parte degli Orientamenti con queste parole:

  “La Chiesa vuole suscitare una rinnovata presa di coscienza degli obblighi inerenti alla pastorale della strada e della responsabilità morale circa la trasgressione delle norme stradali al fine di prevenire il più possibile le fatali conseguenze che ne derivano. Propone, inoltre, una formazione religiosa degli automobilisti, dei trasportatori professionali, dei passeggeri e di coloro che sono in qualche modo legati alla strada e alla ferrovia”[9].

Il Cardinale Martino ha inoltre aggiunto:

“La mobilità con i suoi problemi, vero segno dei tempi, caratteristica delle società contemporanee nel mondo intero, costituisce oggi una sfida importante e urgente per le istituzioni, per le persone e anche per la Chiesa. I credenti nel Figlio di Dio fatto uomo per salvare l’umanità non possono restare inerti di fronte a questo nuovo orizzonte che si apre per l’evangelizzazione, per promuovere integralmente, nel nome di Gesù Cristo, tutto l’uomo e ogni uomo”[10]

(4) La dignità della persona umana

Lasciate che faccia per un attimo un passo indietro e che condivida con voi un principio di fondo importante che è la forza che guida l’intera storia delle dichiarazioni della Chiesa sulla sicurezza stradale ed è il filo conduttore che guida ogni singola parte degli “Orientamenti per la Pastorale della Strada”.

Noi crediamo che il Vangelo di Gesù Cristo sia il “Vangelo della Vita” e che inviti tutte le persone e le società ad una nuova vita vissuta in pienezza nel rispetto della dignità umana. L’elemento centrale di questo principio di dignità umana è comprendere che ogni essere umano è creato ad immagine e somiglianza di Dio, è redento da Gesù Cristo, è destinato ad unirsi a Dio e, quindi, è degno di rispetto in quanto membro della famiglia umana. Perciò, noi siamo chiamati a rispettare tutte le persone con quel timore reverenziale che sorge in presenza di tutto ciò che è sacro e santo. La nostra tradizione ci insegna che ogni persona è sacra dal concepimento fino alla morte naturale e crediamo che coloro che sono deboli, vulnerabili o emarginati meritino un rispetto speciale. Con riferimento ad ogni istituzione, la valutazione fondamentale da fare, quindi, è se essa minaccia oppure migliora la vita e la dignità della persona umana. Dunque, una società realmente giusta può esistere soltanto se si fonda sul rispetto della dignità della persona umana, perché tale dignità è il fine ultimo della società: “L’ordine sociale pertanto e il suo progresso devono sempre lasciar prevalere il bene delle persone… Il rispetto per la dignità umana non può in alcun modo essere separato dall’obbedienza a questo principio”[11]. È anche necessario che “ciascuno consideri il prossimo, nessuno eccettuato, come un altro «se stesso», tenendo conto della sua esistenza e dei mezzi necessari per viverla degnamente”[12]. Tutti i programmi politici, economici, sociali, scientifici e culturali devono, quindi, essere ispirati dalla consapevolezza del primato dell’essere umano sugli interessi della società [13]. Questo principio non è un mero divieto di uccidere o ferire; anzi, ci chiama a proclamare una nuova cultura di venerazione, amore e promozione della vita a tutti i livelli e per tutte le persone. Gli Orientamenti esprimono proprio questo, quando affermano:

“I principi teologici, etici, giuridici e tecnologici sostengono la moralizzazione dell’utenza della strada. Tali principi si fondano sul rispetto dovuto alla vita umana, alla persona umana, quale è inculcato fin dalle prime pagine della Sacra Scrittura. La persona umana è sacra: essa è stata creata ad immagine e somiglianza di Dio (cfr. Genesi 1:26), è redenta dal prezzo inestimabile del sangue di Cristo (cfr. 1 Lettera ai Corinzi 6:20; 1 Lettera di Pietro 1:18-19), è stata inserita nella Chiesa, nella Comunione dei Santi, col diritto e col dovere della mutua, effettiva, sincera carità verso i fratelli e le sorelle, secondo il precetto dell’Apostolo Paolo: “La vostra carità non sia finta…con amore fraterno vogliatevi bene scambievolmente. Prevenitevi gli uni gli altri nel rendervi onore (Lettera ai Romani 12:9-10)”[14].  

(5) Il contributo specifico degli Orientamenti per la Pastorale della Strada

Lasciate che mi soffermi adesso sugli Orientamenti in sé, perché vorrei soltanto per un momento condividere alcuni dei temi espressi nella prima parte della pubblicazione. Voglio iniziare facendo notare innanzitutto che la Chiesa considera la mobilità come uno sviluppo positivo per l’umanità. In effetti, le righe di apertura ci ricordano che la “mobilità” in tutte le sue forme ed aspetti è espressione della natura dell’uomo e del suo evolversi sul piano culturale, ma soprattutto ci ricordano che

“La strada e la ferrovia devono essere al servizio della persona umana, come strumenti per facilitarle la vita e lo sviluppo integrale della società. Esse devono costituire un ponte di comunicazione tra le genti, creando nuovi spazi economici e di umanità. È vero, infatti, che [e qui si cita Papa Pio XII] attraverso le strade circola gran parte della vita di un paese[15].

Oggi, senza l’attuale infrastruttura di trasporto di base e i sistemi di trasporto collegati, molte persone non potrebbero trovare un lavoro adeguato e la dignità che deriva dall’intraprendere una vera occupazione. Certamente questi aspetti sono talmente inscindibili dallo sviluppo di sistemi economici appropriati. Le merci devono essere trasportate dal luogo di produzione verso i diversi punti in cui si trovano i consumatori. Questa attività costituisce una funzione sociale e commerciale essenziale. In effetti, gli Orientamenti riconoscono che

“Con l’uso di un veicolo viene favorita la vita sociale e lo sviluppo economico e molte persone hanno l’opportunità di un onesto guadagno per la vita. Ancora, essi ci portano più in là, a considerare che tale mobilità è un ponte umano essenziale tra le genti e le culture che dà luogo all’interazione umana e al dialogo”[16].

Ancora, gli Orientamenti fanno un passo avanti al di là della mera funzione utilitaria, perché la mobilità e lo spostamento possono esprimere una connessione globale della famiglia umana idonea a promuovere lo scambio e la comprensione. In effetti

“Un altro aspetto positivo della mobilità è la possibilità di migliorare la dimensione umana di ciascuno, grazie alla conoscenza di altre culture e persone, di religione, etnia e costume differenti. Lo spostamento unisce le genti, ne facilita il dialogo, dando luogo a processi di socializzazione e di arricchimento personale, attraverso scoperte e conoscenze nuove”[17]

In un altro Documento pubblicato dal Pontificio Consiglio, possiamo leggere quanto segue: “La mobilità in quanto tale non può essere considerata una nemica della fede e la Chiesa tenta con prudenza di valutare quegli elementi che la possono rendere uno strumento di evangelizzazione” [18].

Se dunque, come spero di aver dimostrato, la mobilità e lo spostamento sono davvero amici del Vangelo, allora non deve destare alcuna sorpresa l’esistenza di molte immagini nella Sacra Scrittura a sostegno di una tale interpretazione. Gli Orientamenti riflettono su alcune di queste immagini che “illuminano la strada”. Certamente la Bibbia parla continuamente di “gente in movimento”, in pellegrinaggio verso la terra promessa. La più famosa di queste immagini è quella del grande Esodo, con Mosé che guida il suo popolo fuori dalla schiavitù d’Egitto facendolo peregrinare nel deserto prima di giungere, alla fine, a destinazione. Non è stato assolutamente un compito facile ed era particolarmente “pieno di rischi e tragedie”[19]. Eppure, da questi viaggi emerge una caratteristica importante, la costante protezione di un Dio d’Amore. Se rivolgiamo la nostra attenzione al Nuovo Testamento, ci viene offerta un’immagine vivida di Gesù come un uomo che non soltanto è lui stesso sempre in movimento, ma che chiama anche i suoi discepoli a fare altrettanto per proclamare il vangelo. Inoltre, molte delle parabole affrontano il tema delle persone che si spostano da un luogo ad un altro, persino di coloro che smarriscono la retta via. In verità, Gesù stesso dice che egli è “la Via” e che tutto è riconducibile a Lui. Dunque è con questa immagine di fronte a sé che il cristiano può iniziare a vedere un aspetto spirituale nella mobilità costante che guida il nostro mondo contemporaneo. Infine, in questa parte gli Orientamenti ci ricordano che

“Chi conosce Gesù Cristo è prudente sulla strada. Non pensa soltanto a sé e non è sempre assillato dalla fretta di arrivare a destinazione. Vede le persone che lo “accompagnano” per strada, ognuna con la propria vita, il proprio desiderio di arrivare a destinazione e i propri problemi. Le vede tutte come fratelli e sorelle, figli di Dio. È questo l’atteggiamento che connota l’automobilista cristiano” [20].

Dopo aver stabilito l’elemento spirituale che deve ispirarci e guidarci sulla strada, gli Orientamenti passano ad analizzare gli aspetti antropologici ed umani della guida, riflettendo sulla particolare psicologia degli autisti, talvolta espressa attraverso l’evasione dalla quotidianità, l’istinto di dominio, il potere, la “libertà”, l’ostentazione di sé e persino la mancanza di cortesia. La Chiesa non ha timore di affrontare anche queste questioni. Tuttavia, io credo che quella che segue sia una delle parti più importanti dell’approccio ad una guida prudente. Appare con il sottotitolo “Gli aspetti morali della guida”, molti dei quali sono legati ai nostri istinti fondamentali e alla nostra personalità. Questa parte effettivamente sottintende un totale cambio di mentalità e direzione e la promozione di nuovi atteggiamenti. Fondamentalmente, questa parte ci ricorda che non siamo soli alla guida e che, perciò, guidare, in fondo, è un aspetto del “convivere”, qualcosa che può essere facilmente dimenticato nella nostra cultura individualistica. Perché

“Il «convivere» è una dimensione fondamentale dell’uomo e la strada deve perciò essere più umana. L’automobilista, alla guida, non è mai solo, anche se non v’è nessuno al suo fianco. Guidare un veicolo è in fondo una maniera di relazionarsi, di avvicinarsi, di integrarsi in una comunità di persone” [21]

Ancora una volta la Chiesa sta attirando la nostra attenzione sulla dignità inerente alla persona umana. In linea con questo approccio, gli Orientamenti parlano di autocontrollo, professionalità e responsabilità generale. Quest’ultima comprende vari aspetti, da una coscienza dei pericoli che la strada comporta all’adeguata manutenzione dei veicoli e ad una corretta interpretazione del Codice della Strada.

Anche la parte successiva è essenziale per comprendere il pensiero del Documento, in quanto è troppo semplicistico esigere una guida più sicura, se non si cerca di cambiare gli atteggiamenti e i comportamenti nel profondo. Qui, gli Orientamenti fanno appello all’esercizio delle virtù da parte degli utenti della strada: carità, prudenza, giustizia e speranza. Queste virtù costituivano gran parte della filosofia che stava alla base della Lettera Pastorale dell’Episcopato Belga sulla strada cui accennavo prima. Lasciate che vi illustri soltanto per un momento ciò che tale lettera dice sulla prima di queste virtù, la carità:

“L’esercizio della carità, nel conducente, ha una duplice dimensione. La prima si manifesta nella tenuta della propria autovettura di cui occorre curare lo stato tecnico dal punto di vista della sicurezza, per non mettere consapevolmente a rischio la propria e l’altrui vita. Essere affezionati alla propria vettura significa anche non pretendere da essa ciò che non può dare. 

La seconda dimensione riguarda l’amore verso i viaggiatori di cui non bisogna mettere a rischio la vita con manovre sbagliate e imprudenti che possono arrecare danno tanto ai passeggeri quanto ai pedoni” [22].

Con riferimento alla virtù della prudenza, il nostro Documento sostiene che

“Questa virtù è sempre stata presentata come una delle più necessarie e importanti in relazione alla circolazione stradale. Lo conferma il testo seguente: «Un’altra virtù che non può essere dimenticata è quella della prudenza. Questa esige un margine adeguato di precauzioni con cui far fronte agli imprevisti che si possono presentare in qualsiasi occasione». Certamente non si comporta secondo prudenza chi si distrae, alla guida, con il telefonino o con la televisione”[23].

Non c’è dubbio che la giustizia esige da chi guida non soltanto di farlo con prudenza, ma anche di offrire un adeguato indennizzo alla vittima di un incidente. In caso di incidenti gravi, soprattutto mortali, si devono incoraggiare al perdono dell’aggressore i familiari delle vittime come parte del processo di superamento del lutto. Infine, questa parte termina con l’area che ha destato la maggiore attenzione della stampa al momento della pubblicazione degli Orientamenti, un “Decalogo del Conducente”, in “analogia” con i tradizionali Dieci Comandamenti presenti nella Sacra Scrittura. Non ve li esporrò, comunque possono essere rapidamente trovati nella stessa pubblicazione al paragrafo 61 o facilmente “online” sul sito web del Vaticano.

In conclusione, gli Orientamenti parlano della “educazione” stradale, attraverso lo sviluppo di una “etica della strada”. Questa richiede la collaborazione delle istituzioni civili e religiose, delle famiglie, delle scuole e dello Stato stesso e deve essere rivolta principalmente ai bambini che sono molto giovani perché

“È necessario che siano preparati molto presto ad affrontare il traffico, un ambiente nel quale dovranno trascorrere gran parte della loro vita... inoltre, l’educazione stradale dei bambini è la migliore garanzia di una generazione futura più sicura e corretta, in questo ambito”[24].

Infine, gli Orientamenti incoraggiano tutti ad interessarsi a tale questione in quanto nessuno ne è escluso, in special modo i pedoni e soprattutto coloro che sono molto giovani o gli anziani.

(6) Verso una Pastorale della Strada per i camionisti

Certamente molti di coloro che si guadagnano da vivere sulla strada, in special modo i camionisti, e in particolare coloro che percorrono lunghe distanze, affrontano una grande quantità di sfide e problemi che richiedono un approccio pastorale distinto e separato. Potremmo domandarci quali sono questi problemi e queste esigenze. Penso che si possano facilmente classificare in base alle seguenti qualifiche: problemi di ordine fisico, personale, morale, sociale e spirituale.

Indubbiamente, il compito di coloro che guidano nel settore dei trasporti è fisicamente impegnativo. Devono percorrere lunghe distanze. A volte devono caricare e scaricare il veicolo sia nel punto di partenza che in quello di arrivo. Spesso si fa sentire in loro la stanchezza, fin quasi allo sfinimento. Vi è la mancanza di esercizio fisico, dovuta al fatto che sono confinati nello spazio ristretto della “cabina” di guida e poi sono anche esposti costantemente ai gas di scarico e all’inquinamento atmosferico. Tutto ciò può portare a problemi che incidono sulla sfera mentale, stress, solitudine e monotonia che, a loro volta, possono giungere a vari stadi di isolamento e depressione. Troppi impegni di lavoro ed eccessive pressioni possono portare a rabbia e tensione che possono manifestarsi con una guida aggressiva e pericolosa. Oggi si fa di tutto per rispettare le scadenze e per sfidare i concorrenti nella “corsa” per consegnare le merci in tempo, anzi prima degli altri. È positivo vedere che nuove leggi recenti hanno reso obbligatorio fermarsi, riposarsi e dormire e regolamentato le ore da trascorrere “al volante”. Nonostante questa legislazione, vi è la prova inconfutabile che molti camionisti continuano a trasgredirla. Vi è anche un altro genere di sfide: i camionisti sono spinti ad utilizzare e a mantenere al meglio delle loro possibilità veicoli che non sono più in buone condizioni, mettendo a rischio in tal modo sé stessi e gli altri. A parte quella della sicurezza generale sulla strada, vi sono anche altre questioni riguardanti la sicurezza: esistono casi, particolarmente ben documentati, di camionisti che sono stati aggrediti fisicamente e privati e derubati del loro carico; e ancora, la mancanza di concentrazione, la cui manifestazione più recente si è avuta in Francia dove un gruppo di camionisti avevano escogitato un modo per guidare e nello stesso tempo guardare la televisione!

Un altro aspetto potrebbe essere definito in senso lato “sociale”. Rientrano in questa categoria il provare un senso d’isolamento, di separazione dagli amici, dalla famiglia e dai bambini insieme a quello dell’impossibilità di vivere una vita familiare normale. Talvolta questa separazione può portare i camionisti a cercare partner sessuali altrove, provocando in tal modo tensioni personali e coniugali. Altri possono cadere facile preda dell’abuso di alcool e/o droga. Spesso non si sentono in grado di vivere una vita umana normale a causa della mancanza di adattamento ai diversi ambienti linguistici e culturali. Un’altra questione che rientra in quest’area cosiddetta sociale riguarda il non riuscire a comprendere i codici stradali regionali o nazionali o a leggere la segnaletica presente sulla strada. Sfortunatamente alcuni camionisti, per guadagnare molto di più, cadono nella tentazione del contrabbando di droga e/o del traffico illecito di persone. Di alcuni casi recenti si è abbondantemente occupata la stampa.

Infine, ci sono aspetti che potrebbero essere definiti specificatamente “spirituali”. Coloro che hanno fede devono potersi accostare ai Sacramenti, al counseling e alla preghiera. Essi devono anche essere aiutati a fare uso del proprio tempo e del proprio lavoro in un modo positivo che possa trasformare la strada in un cammino di santità. Di fatto

“In quanto credenti, devono scoprire il valore cristiano delle ore trascorse alla guida, perché l’azione del guidare deve costituire un mezzo per elevarsi spiritualmente ed intraprendere un cammino di santità, così come ogni altra azione quotidiana della loro vita in generale deve essere configurata a Cristo fino a quando non saranno perfetti e la loro azione non si identificherà in Lui”[25].

Innanzitutto, gli Orientamenti affermano decisamente che

“È attestato che una delle radici di molti problemi inerenti al traffico è di ordine spirituale. La soluzione di questi problemi si troverà, per i credenti, in una visione di fede, nella relazione con Dio, e in una opzione generosa a favore della vita, testimoniata anche con un comportamento rispettoso di quella altrui e delle norme poste a sua tutela, lungo la strada” [26]

(7) La missione della Chiesa

“I problemi aprono opportunità di apostolato, in quanto il mondo della strada, così strutturato e compatto, non può rimanere fuori della cura della Chiesa”[27]. Queste parole sono state pronunciate dal Cardinale Renato Raffaele Martino, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, alla presentazione degli Orientamenti nel 2007. 

Per quanto riguarda l’applicazione pratica di una risposta pastorale da parte della Chiesa Cattolica a questi bisogni, qui in Europa non siamo completamente sulle sabbie mobili. Molto dipende dall’eredità spirituale e culturale del paese, dalle risorse della Chiesa e dalla particolare visione che i vescovi, i sacerdoti e i laici trasmettono a coloro che stanno sulla strada. Tuttavia, vorrei segnalare che in molti paesi esistono già delle iniziative positive che riguardano questa specifica pastorale, alcune delle quali sono creative e pratiche, quali ad esempio le cappelle (fisse o mobili) lungo le autostrade, le visite per offrire servizi pastorali, le liturgie celebrate negli autogrill e nei luoghi di sosta lungo le autostrade. Gli Orientamenti ne parlano in questi termini:

“Tale pastorale vuole avvicinare gli uomini di oggi, nel proprio ambiente, per aiutarli a convivere in pace, ad esercitare reciproca solidarietà, e per unirli a Dio, contribuendo a far diventare tale settore più consono al messaggio cristiano e anche più umano”[28]. 

Una risposta di questo tipo è quella rappresentata dall’attività svolta da Padre José Medina Pintado, un prete di Madrid che ha dedicato un’attenzione particolare ai camionisti nel porto di Somosierra, dove egli è stato anche il rettore della parrocchia. Il porto è molto trafficato ed è piuttosto pericoloso per le condizioni atmosferiche e gli incidenti. Egli ha costruito una cappella e vi trascorreva molto del suo tempo prestando ascolto ai problemi di coloro che si trovavano a passare da lì.

Ben nota è anche l’attività svolta in Germania da Monsignor Wolfgang Miehle, il Direttore Nazionale della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti per la Conferenza Episcopale in Germania.   Dal 1998 al 2003 egli ha ricoperto l’incarico di Direttore del Movimento dei lavoratori cattolici e Rettore della Cappellania aziendale nella Diocesi di Augsburg. In tutto questo periodo, egli ha sviluppato una pastorale specifica e proficua per i camionisti. Questo documento attinge ad alcune delle sue intuizioni.

Desta interesse anche un gruppo dotato di un’ampia base inter-ecclesiale e inter-confessionale noto con il nome di “Chiesa dei camionisti” [“The Trucker Church”], che è stata fondata nel 2000 e riunisce gruppi, comunità e persone diverse in una rete che promuove la diffusione ecumenica della fede cristiana tra i camionisti, in particolare in Germania, Austria e Svizzera. Non ha seguaci o liste di appartenenza, al contrario funziona come una rete di amici che vogliono tutti la stessa cosa: “che tutti i camionisti facciano l’esperienza dell’amore di Dio che porta la vita”[29].

Ci si potrebbe domandare quali forme assumono questi approcci pastorali. Naturalmente non c’è alcuno schema e neanche un prototipo. I sacerdoti rispondono ai bisogni immediati con zelo e con le risorse di cui dispongono. Molti hanno trovato funzionale trasformare gli stessi camion in cappelle itineranti. Altri hanno scelto luoghi adeguati in cui incontrare i camionisti e conversare con loro “lì dove stanno”, nei parcheggi auto, nei caffè, nei motel, nei garage o semplicemente al bordo della strada. Innanzitutto, il processo non consiste nel creare una “Chiesa della Strada”, con la celebrazione di una Messa (ove auspicabile e possibile) distinta e completamente separata, al contrario consiste nell’aiutare le persone che stanno sulla strada ad integrarsi nella vita generale della Chiesa[30].

Vorrei citare un’altra importante area della pastorale, quella dedicata alle famiglie e ai coniugi che rimangono a casa. Papa Paolo VI ci ricordava nella sua famosa Enciclica Populorum Progressio (Lo Sviluppo dei Popoli) che “l’uomo non è sé stesso che nel suo ambiente sociale, nel quale la famiglia gioca un ruolo fondamentale”[31]. Ho già citato la separazione dai coniugi e dalle famiglie come una conseguenza del fatto di stare sulla strada per molti giorni. Vorremmo prendere in esame, nell’ambito della normale cura pastorale parrocchiale, uno sviluppo ulteriore di questa pastorale specificatamente rivolto alle famiglie che si trovano in questa situazione di “separazione”. È importante salvaguardare i vincoli matrimoniali e familiari e creare per il camionista uno spazio accogliente verso il quale ritornare, riposare e trovare nutrimento umano, spirituale e mentale.

L’avvento del cellulare e del world wide web ha trasformato il modo con cui i camionisti che percorrono distanze molto lunghe possono mantenere contatti con la famiglia e gli amici. I sistemi tele-fotografici, quali “skype” e “messenger” sono utili anche per trasmettere in tempo reale sia la voce che l’immagine. Si potrebbe fare di più dotando i caffè delle autostrade e i parcheggi di camion di collegamenti internet e di mezzi per parlare e fare ricerche sul web.

C’è ancora molto che può essere, e sarà, fatto, non soltanto nell’ambito della famiglia della Chiesa Cattolica, ma anche al di là dei confini interculturali, interreligiosi ed ecumenici. È necessario continuare a sviluppare e ad ampliare questa azione. 

Inoltre, la Chiesa s’impegna a trovare nuove vie di collaborazione e di formazione nell’area della sicurezza e della prudenza sulla strada, soprattutto con riferimento ai camionisti. Dobbiamo reperire enti statali e gruppi per organizzare campagne per la sicurezza stradale e trovare e sviluppare nuovi metodi di cooperazione e coordinamento, in modo tale da far diventare la strada un luogo più sicuro in cui vivere e lavorare e dove la dignità di tutte le persone sia un valore primario. 

(8) Conclusione

Spero che acquisirete a poco a poco familiarità con un approccio cristiano alla sicurezza della circolazione stradale e alla pastorale della strada, rivolta in modo particolare ai camionisti. Per alcuni, mi aspetto, che questo sarà un territorio nuovo da esplorare. Per altri sarà invece molto familiare. Ciò di cui sono certo è che si tratta di una questione importante che esige attenzione costante e rinnovamento. Anche se i nostri governi utilizzano per parte dei trasporti a lunga distanza le reti fluviali e ferroviarie, continueranno ad esserci ancora migliaia di persone che ricaveranno dalla strada i loro mezzi di sussistenza, spesso in circostanze difficili ed impegnative. Queste persone esigono e meritano tutta la nostra cura e attenzione ed una collaborazione concertata per il loro benessere. Infine, lasciate che riassuma gran parte di ciò che ho cercato di condividere con voi con una citazione finale dai nostri Orientamenti, perché

“Se facciamo buon uso dei mezzi di trasporto, accettandoli come doni che Dio ci concede, e che sono, al tempo stesso, frutto del lavoro delle sue mani operose e del suo ingegno, potremo trarne vantaggio per il nostro perfezionamento umano e cristiano”[32].  

Grazie!


 

* Per il Convegno: ASECAP, Innsbruck, 1-2 marzo 2009. Tema:  “ASECAP crede nella Sicurezza Stradale europea"

[1] Marian Litewka C.M. “The Pastoral Care of the Road in Brazil” - Un documento distribuito al Primo Incontro Latino Americano per la Pastorale della Strada tenutosi a Bogotà, Colombia, nel 2008 (che sarà pubblicato nel prossimo Supplemento della nostra Rivista “People on the Move”, n. 108). 

[2] Cfr. TV Link Europe, “Transport: the Road  Challenge” su http://www.tvlink.org/vnr.cfm?vidID=34

[3] Pio XII, Discorso alla “Fédération Routière Internationale”: Discorsi e messaggi radiofonici di Papa Pio XII, vol. XVII (1955), p. 275.

[4] Cfr. Vicente Hernández Garcia, “The Past, Present and Future of the Apostolate of the Road”, Primo Incontro Europeo dei Direttori Nazionali dell’Apostolato della Strada, Roma, 3-4 febbraio, 2003: “People on the Move”, aprile - agosto 2003 N. 91-92, p. 183; http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/migrants/documents/rc_pc_ migrants_doc_20021209_road_ 1eur_hernandez_en.html.

[5] Paolo VI, Discorso alla “Assemblea Generale dell’Automobile Club d’Italia” [30 novembre 1972], Insegnamenti, X, pp. 1221 e 1222.

[6] Cfr. Episcopato Belga, Lettera Pastorale “Morale de la circulation routière”, Malines, 15 gennaio 1966: Pastoralia, n. 8, 21 febbraio 1966.

[7] Benedetto XVI, Angelus, 16 novembre 2008: http://www.vatican.va/holy_father/ benedict_xvi/angelus /2008/documents/hf_ben-xvi_ang_20081116n.html.

[8] Cfr. Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, “Orientamenti per la Pastorale della Strada”, in “People on the Move”, Supplemento 104, agosto 2007 (pubblicato in francese, inglese, italiano, portoghese, spagnolo e tedesco).

[9] Cardinale Renato Raffaele Martino, “Presentazione della Pastorale per gli Utenti della Strada” in “People on the Move”, Supplemento 104, agosto 2007, p. 7.

[10] Ibidem.

[11] Cfr. Pontificio Consiglio per la giustizia e la pace, “Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa”, Vaticano 2004 § 132, [citazione del Concilio Ecumenico vaticano Secondo, Costituzione Pastorale Gaudium et Spes, 26-27: AAS 58 (1966), 1047)].

[12] Ibidem.

[13]Ibidem [citazione “Il Catechismo della Chiesa Cattolica” § 2235].

[14] Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti “Orientamenti per la Pastorale della Strada” § 45, l.c.

[15] Ibidem § 2.

[16] Ibidem § 6.

[17] Ibidem § 7.

[18] Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti “La Chiesa e la Mobilità Umana” § 7, Città del Vaticano 1978, p. 14.

[19] Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti “Orientamenti per la Pastorale della Strada” § 12, l.c. p. 98.

[20] Ibidem § 19.

[21] Ibidem § 30.

[22] Ibidem § 51.

[23] Ibidem § 52.

[24] Ibidem § 71.

[25] Vicente Hernández Garcia, op. cit.  p. 198.

[26] Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, l.c. § 20.

[27] Cardinale Renato Raffaele Martino, op. cit.

[28] Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, l.c. § 81.

[29] Cfr. http://www.trucker-church.org/start.htm

[30] Cfr. Marian Litewka, C.M. op. cit.

[31] Paolo VI, “Populorum Progressio” § 36: AAS LIX (1967) p. 275.

 

[32] Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, l.c. § 9.

 

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