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 Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People

People on the Move

N° 110 (Suppl.), August 2009

 

 

 

INDIRIZZO DI BENVENUTO 

 

Cardinale Renato Raffaele MARTINO

Presidente

Pontificio Consiglio della Pastorale

per i Migranti e gli Itineranti

 

Eccellenze,

Reverendi Monsignori, Sacerdoti, Religiosi/Religiose,

Distinti Ospiti,

Carissimi Fratelli e Sorelle in Cristo,

Ho l’onore e il piacere di darvi il mio cordiale benvenuto, unito a quello di S.E. l’Arcivescovo Agostino Marchetto, Segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, in questa bellissima città di Freising, all’inizio del VI Congresso Mondiale della Pastorale per gli Zingari. Con particolare gradimento porgo un fraterno saluto ed esprimo gratitudine alla Conferenza Episcopale Tedesca che ha accolto benevolmente la proposta di collaborare con noi nella organizzazione di questo Congresso. Un sincero grazie va anche alla Chiesa locale di Freising-München, nella persona di S.E. l’Arcivescovo Reinhard Marx, per la calorosa accoglienza in questo Bildungszentrum. Estendo, poi, il mio saluto e ringraziamento al Vescovo Promotore della Pastorale per gli Zingari, S.E. Mons. Norbert Trelle, e ai membri dell’Ufficio Nazionale della Pastorale per i Rom e Sinti, Mons. Wolfgang Miehle e P. Jozef Lancaric, per il grande lavoro svolto in loco per la realizzazione del presente incontro.

Ci onorano, oggi, con la loro presenza illustri Rappresentanti delle Autorità governative della Germania. Mentre le ringrazio per la loro presenza e le gentili parole di omaggio, colgo l’occasione per esprimere il compiacimento e la riconoscenza della Chiesa per l’impegno che svolgono a favore di Sinti e Rom. Rivolgo il mio riverente saluto e ringraziamento in particolare S.E. Mons. Jean-Claude Périsset, Nunzio Apostolico, per le cordiali parole e per l’interesse alle questioni inerenti alla pastorale gitana.

Con grande piacere saluto i diletti Confratelli nell’Episcopato, i Vescovi Promotori, i direttori nazionali, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, nonché i laici coinvolti in questa difficile ma bella pastorale, giunti qui in rappresentanza di quasi tutte le Conferenze Episcopali europee, e di talune dell’Asia e dell’America, dove pure i nostri fratelli zingari sono arrivati.  

Devo ammettere che sarebbe stato molto difficile organizzare questo Congresso senza il sostegno delle Organizzazioni caritative e sociali, qui rappresentate, in particolare senza l’aiuto di Renovabis, Misereor, Missio, CCFD e altri. Mi è gradita la circostanza per ringraziarli per il costante supporto all’impegno della Chiesa nell’ambito di questa pastorale.

Infine, con grande piacere saluto e do il più cordiale benvenuto a voi, cari giovani zingari, che siete indubbiamente al centro di questo Congresso, come dice il suo tema “I giovani zingari nella Chiesa e nella società”. A voi, rappresentanti dei Rom e Sinti dell’Est e Ovest europeo, di Travellers irlandesi e britannici, di Manousch francesi e Kale spagnoli, di zingari brasiliani e indiani, questo Congresso riserva un posto privilegiato, in quanto vi considera una ricchezza per la Chiesa e per la società.

Il Servo di Dio Giovanni Paolo II, grande amico ed esperto delle problematiche della gioventù, scriveva nella Lettera apostolica indirizzata ai giovani: “Se l’uomo è la fondamentale ed insieme quotidiana via della Chiesa (Redemptor Hominis, 14), allora sì che la Chiesa attribuisce una speciale importanza al periodo della giovinezza come ad una tappa-chiave della vita di ogni uomo. Voi, giovani, incarnate appunto questa giovinezza: voi siete la giovinezza delle nazioni e delle società, la giovinezza di ogni famiglia e dell'intera umanità; voi siete anche la giovinezza della Chiesa. Tutti guardiamo in direzione vostra, poiché noi tutti, grazie a voi, in un certo senso ridiventiamo di continuo giovani. Pertanto, la vostra giovinezza non è solo proprietà vostra, proprietà personale o di una generazione: essa appartiene al complesso di quello spazio, che ogni uomo percorre nell'itinerario della sua vita, ed è al tempo stesso un bene speciale di tutti. È un bene dell'umanità stessa”[1]. “Palpita in voi, nei vostri giovani cuori, – proseguiva il Pontefice – il desiderio di un'autentica fratellanza fra tutti gli uomini, senza divisioni né contrapposizioni, né discriminazioni. Sì! Il desiderio di una fratellanza e di una molteplice solidarietà, voi giovani, lo portate con voi…”[2].

Altresì Sua Santità Benedetto XVI dichiara che la Chiesa ha bisogno del vostro “idealismo” e della vostra generosità, della fede giovane, così come la società d’oggi avverte il bisogno di un nuovo ordine di cose, in cui l’amore non sia avido ed egoista ma puro, fedele e sinceramente libero, aperto agli altri, rispettoso della loro dignità, un amore che promuova il loro bene e irradi gioia e bellezza[3]. È necessaria “una nuova era nella quale la speranza ci liberi dalla superficialità, dall’apatia e dall’egoismo che mortificano le nostre anime e avvelenano i rapporti umani”[4].

Precarie condizioni di vita e scarse opportunità di istruzione e di lavoro, fanno sì che non pochi di voi giovani, ma anche adulti zingari, sperimentiate sentimenti di sradicamento e disuguaglianza, perdita di fiducia in voi stessi, nel nucleo familiare, nelle istituzioni politiche, giuridiche ed educative, sia sociali che ecclesiali. Di conseguenza, il senso di appartenenza e di identità si indebolisce, mentre si svilisce il valore della dignità umana. Non di rado le risposte a tale stato di fatto si trasformano in atti di violenza aperta e in reazioni contraddittorie e incompatibili con le norme e le leggi sociali vigenti.

Di fronte alle situazioni di discriminazione e d’indifferenza di cui molti dei vostri fratelli e sorelle sono vittime, la Chiesa, che “non può restare indifferente alle vicende sociali”[5], richiama tutti gli uomini, e soprattutto i cristiani, ad assumere le proprie responsabilità, sia nel servizio alla società sia nell’impegno politico, al fine di assicurare il pieno rispetto della dignità e dei diritti di ogni essere umano, con l’amore, nella pace, nella giustizia e nella solidarietà.

Se tocca agli individui contribuire al giusto ordine morale e sociale della comunità con generosità e coraggio[6], a maggior ragione spetta ai Governi e agli Organismi internazionali e nazionali la protezione della dignità e della identità di ogni essere umano e dell’intera umanità. Di qui l’importanza della solidarietà, intesa non come “un sentimento di vaga compassione o di superficiale intenerimento per i mali di tante persone”, ma come “la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune e per il bene del prossimo con la disponibilità, in senso evangelico, a «perdersi» a favore dell'altro invece di sfruttarlo e a «servirlo» invece di opprimerlo (Mt 10,40); (Mt 20,25); (Mc 10,42); (Lc 22, 25)”[7].

Gli Stati, dunque, devono assicurare a tutti i loro membri condizioni propizie di un autentico sviluppo che non si riduce alla semplice crescita economica, ma che, per essere autentico, deve essere integrale, olistico, il che vuol dire volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo[8]. Essi quindi sono chiamati a fornire appoggi agli enti educativi e di aggregazione zingara, alle vostre varie famiglie (clan), alle scuole e associazioni, ove nel rispetto delle norme e dei regolamenti di convivenza civile, si sviluppa una personalità equilibrata e responsabile e ove nascono soggetti idonei a partecipare pienamente alla vita della comunità.

Nei precedenti Congressi Mondiali della Pastorale per gli Zingari sono stati illustrati gli strumenti giuridici che riguardano la protezione di detta minoranza. L’attenzione è stata richiamata ai principi di uguaglianza e contro la discriminazione, ed è stata rilevata l’esigenza di un servizio centrale della Chiesa che promuova cooperazione e dialogo con gli Organismi internazionali e nazionali e con le varie denominazioni cristiane, per eliminare ogni forma di discriminazione e violenza contro di loro. In particolare, il Congresso tenutosi a Budapest nel 2003, dopo aver preso atto dei diritti umani sanciti dalla Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti umani e delle libertà fondamentali (4 novembre 1950), ha rivolto un appello ai Governi per una pronta realizzazione di quanto previsto da tale strumento giuridico. Un sollecito fu rivolto anche ai responsabili dei mezzi di comunicazione sociale affinché si impegnino ad offrire alla società un’immagine vera della minoranza zingara, nelle sue varie espressioni, che aiuterà a sradicare dalle menti e dai cuori delle persone pregiudizi e emarginazioni nei suoi confronti.

Se, da una parte, costatiamo considerevole apertura e interesse nei confronti delle popolazioni gitane da parte delle Organizzazioni internazionali e nazionali, non di rado con una forte partecipazione degli Zingari stessi, dall’altra assistiamo a una certa inflessibilità e atteggiamenti ambigui di Governi che non possiamo che deplorare. 

Con voi, quindi, giovani Zingari, animati dalla vostra fede e dal vostro slancio entusiasta, oltre che con l’aiuto degli esperti Relatori, che ringrazio per la loro disponibilità, desideriamo durante questi giorni rinnovare il nostro impegno e la nostra volontà a servire il prossimo nella carità e con l’amore. È, infatti, nostro desiderio cercare, insieme a voi risposte alle domande che portate nei vostri cuori, sul senso della vita e dell’esistenza, sui rapporti con Dio, con gli altri e con la natura, sul perché “del disprezzo dell'uomo e il vilipendio della sua dignità, pur con tante dichiarazioni che confermano tutti i suoi diritti”[9]. Insieme ci disponiamo a riflettere su cosa dobbiamo fare affinché quel grande potenziale umano interiore e spirituale che è in voi possa portare frutto per il bene vostro e di coloro che vi sono cari.

Nel concludere, vorrei ricordare il compianto Cardinale Stephen Fumio Hamao, da voi tutti particolarmente amato e stimato per la grande umanità e l’affetto che nutriva per gli Zingari. Un ricordo va anche a quei Vescovi e Operatori pastorali che pure hanno speso la loro vita al servizio delle comunità zingare e che ci hanno preceduto nella casa del Padre. Sono p. Yoshka, Sr. Zulmira, Sig.ra Silvia Sobeck e la Dott.ssa Pinuccia, per rammentarne alcuni.

Alla Vergine Maria, Regina degli Zingari, e al beato Ceferino Giménez Malla affidiamo i lavori di questo Congresso, mentre auguro a tutti un sereno e proficuo lavoro.

 

[1] Giovanni Paolo II, Lettera apostolica Dilecti amici (31 marzo 1985), 1: AAS 77 (1985) 579-580.

[2] Ibid, 15: AAS 77 (1985) 580.

[3] Cfr. Benedetto XVI, Omelia in occasione della XXIII Giornata Mondiale della Gioventù (20 Luglio 2008): www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/homilies/2008/documents/hf_ben-xvi_hom_20080720_xxiii-wyd _it.html

[4] Idem.

[5] Cfr. Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, n. 71; Paolo VI, Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi, 34: AAS 68 (1976) 28.

[6] Benedetto XVI, Lettera al Presidente della Conferenza Episcopale Italiana in occasione del centenario della prima settimana sociale dei cattolici italiani (12 Ottobre 2007): http://www.vatican.va/holy_father/benedict_ xvi/letters/2007/documents/hf_ben-xvi_let_20071012_settimane-sociali_it.html

[7] Giovanni Paolo II, Sollicitudo rei socialis, n. 38: AAS 80 (1988) 566.

[8] Cf. Paolo VI, Populorum progressio, n. 14: AAS 59 (1967) 264.

[9] Giovanni Paolo II, Lettera apostolica Dilecti amici, 15: AAS  77 (1985) 623-624.

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