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Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People People on the Move N° 111, December 2009 Rev.do Mons. Aldo GIORDANO Osservatore Permanente della Santa Sede presso il Consiglio dÂÂEuropa ÂÂ Strasburgo Sono particolarmente contento di poter presentare lÂÂesperienza di collaborazione tra i vescovi dellÂÂAfrica e i vescovi dellÂÂEuropa, focalizzata su questioni legate alla mobilità umana, che ho visto nascere e che ho potuto accompagnare per alcuni anni. 1. Il Progetto
- Il progetto è stato voluto e portato avanti dal Consiglio delle Conferenze Episcopali dÂÂEuropa (CCEE) e dal Simposio delle Conferenze Episcopali dÂÂAfrica e Madagascar (SECAM), con la collaborazione di Dicasteri Vaticani, soprattutto del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, e di organismi di solidarietà.
- Il tema di fondo affrontato è stato quello della comunione e solidarietà tra Europa e Africa. Ma esso è stato situato concretamente nel contesto decisivo della nostra epoca: quello della mobilità umana.
- Il progetto si dispiega lungo un decennio. Nel 2003 è stata costituita una commissione comune di vescovi dÂÂAfrica e dÂÂEuropa, responsabile di elaborare il programma. Nel novembre 2004 si è realizzato a Roma un primo simposio con un centinaio di vescovi dei due continenti sul tema della comunione e solidarietà tra Africa e Europa. Forse mai in precedenza cÂÂera stato un incontro di questo tipo con un numero così elevato di pastori. La rinnovata coscienza della comune responsabilità dei vescovi per le Chiese in Africa e in Europa, ha spinto a continuare la riflessione insieme attraverso una serie di seminari annuali sempre destinati in primo luogo ai vescovi. Nel 2007 a Cape Coast / Elmina (Ghana) il tema affrontato è stato quello della schiavitù, sia storica, sia attuale, legata specialmente al fenomeno migratorio. Nel 2008 a Liverpool (Inghilterra) il tema è stato esplicitamente quello della migrazione. Sarà a Roma, legato al Sinodo speciale per lÂÂAfrica, lÂÂincontro del 2009 e in Africa quello del 2010. Per il 2011 è prevista una Conferenza mondiale con il coinvolgimento degli altri continenti.
2. Le prospettive o chiavi di lettura. Mi sembrano particolarmente significative e importanti le prospettive che hanno guidato questo progetto.
- La prospettiva della cattolicità. LÂÂesigenza di incontrare i vescovi dellÂÂEuropa è venuta dai confratelli africani. Spesso essi avevano constatato che la loro venuta in Europa era quasi esclusivamente riservata ad incontrare i responsabili degli organismi di solidarietà, per chiedere il sostegno finanziario per iniziative di aiuto e raramente cÂÂera la possibilità di incontrare i fratelli vescovi europei, per parlare direttamente con loro delle questioni della Chiesa in Africa. La plenaria del CCEE del 2003 a Vilnius ha considerato questo appello. I Presidenti delle Conferenze episcopali dÂÂEuropa hanno ritenuto urgente iniziare degli incontri, ma hanno espresso questo orientamento: non vogliamo incontrare i confratelli africani per parlare esclusivamente dei problemi dellÂÂAfrica. Desideriamo parlare di Africa ed Europa, nella prospettiva della comune responsabilità. Tra lÂÂaltro anche noi vogliamo partecipare i gravi problemi che abbiamo in Europa ai confratelli africani per chiedere la loro collaborazione. Io sono stato inviato a Dakar (Senegal) per lÂÂassemblea generale del SECAM dellÂÂottobre 2003 per comunicare questa risposta. LÂÂidea di approfondire un cammino comune di comunione e solidarietà con la prospettiva della comune responsabilità dei vescovi dei due continenti viene accolta con grande favore dai vescovi africani. È una prospettiva nuova: non partire dai problemi di uno dei continenti, ma partire dalla comune responsabilità dei vescovi per tutta la Chiesa cattolica, radicata nella ordinazione e nel ministero episcopale. La collaborazione e la comune responsabilità per ogni terra è intrinseca alla cattolicità. Si tratta di concretizzare la grande chance della cattolicità.
- La prospettiva teologica. Il vero contenuto nuovo che può provenire dai cristiani nellÂÂaffrontare le gravi questioni sociali, economiche e politiche legate al fenomeno della mobilità umana viene dal vangelo, dalla Rivelazione, da Gesù Cristo. Si tratta di illuminare le questioni con la luce del vangelo. Nella commissione comune dei vescovi africani ed europei si è discusso a lungo sui titoli da dare ai diversi incontri. Si è deciso di scegliere come titoli delle frasi bibliche: - Cape Coast 2007: ÂÂConosco le sofferenze del mio popoloÂÂ (Esodo); - Liverpool 2009: ÂÂEro forestiero e mi avete visitatoÂÂ (Matteo). Si voleva indicare che la prospettiva di tutti i lavori era quella teologica e quella della testimonianza del vangelo. Non sono le teorie sociali, economiche o politiche che offrono i criteri ultimi, ma è lo sguardo della fede. Con la luce della fede la dignità umana e la fratellanza universale trovano il loro contenuto ultimo nella figliolanza di Dio e nella Redenzione del Cristo. È chiaro che lÂÂefficacia storica avviene quando si incontrano lÂÂottica della fede con la competenza nei vari ambiti dellÂÂagire dellÂÂuomo e della promozione umana: società, politica, economia, educazione... cioè quando sÂÂincontrano evangelizzazione e promozione umana. Questa è la prospettiva del magistero sociale della Chiesa, espressa in Erga migrantes caritas Christi e nelle Encicliche di Benedetto XVI: ÂÂDeus caritas estÂÂ e ÂÂCaritas in veritateÂÂ.
- Prospettiva pastorale. La Chiesa offre ai migranti e itineranti i propri spazi di comunione, solidarietà e accoglienza. Per questo è determinante il ruolo dei laici. LÂÂattenzione è in particolare per i rifugiati, i lavoratori, le donne, i bambini e gli studenti. Il fenomeno migratorio è luogo e laboratorio per lÂÂevangelizzazione, il dialogo ecumenico, lÂÂincontro fra le religioni e le culture. Una questione particolare, delicata e importante è la ÂÂmigrazione pastoraleÂÂ: la presenza missionaria degli europei in Africa e lÂÂattuale crescente numero di sacerdoti africani in Europa.
Prospettiva globale. La mobilità umana è causa e frutto della globalizzazione. Essa va affrontata in termini ÂÂglobaliÂÂ. = Europa e Africa devono collaborare per gestire il flusso migratorio tra i due continenti. Negli incontri tra vescovi si stanno delineando concretamente gli ambiti di aiuto reciproco fra la Chiesa dÂÂAfrica e la Chiesa dÂÂEuropa. Gli africani attendono dallÂÂEuropa un aiuto per finalmente divenire protagonisti della propria storia. Ricordo la frase di un vescovo africano durante lÂÂincontro di Cape Coast: ÂÂun giorno finalmente saremo noi africani ad avere la responsabilità e la gestione dei grandi doni che Dio ha fatto ai nostri paesi, ed io vedrò questo giornoÂÂ. LÂÂAfrica attende dallÂÂEuropa un aiuto per le ferite legate alla fame, allÂÂAIDS, alla corruzione, alla violenza... LÂÂEuropa attende dallÂÂAfrica un aiuto per la sua crisi demografica, per lo sgretolarsi della famiglia, per una nuova freschezza di vita ecclesiale... = Europa e Africa sono chiamate a considerare il resto del mondo, specie i grandi paesi emergenti come la Cina. LÂÂasse economico, geo-politico, mondiale si sta spostando chiaramente verso lÂÂAsia. I vescovi africani hanno testimoniato lÂÂenorme influsso e presenza della Cina in tanti loro paesi. = LÂÂorizzonte globale rende ancora più evidente la necessità di prevenire nei paesi dÂÂorigine le crisi che costringono alla migrazione: sicurezza fisica, sicurezza alimentare, sicurezza di impiego. La Chiesa ha un contributo importante per sradicare i mali profondi della società che sono in genere legati al disprezzo della dignità della persona umana. = Europa e Africa devono lavorare insieme per una governance mondiale.
- Prospettiva politica. Se le Chiese dÂÂAfrica e dÂÂEuropa si presentano insieme davanti alle Istituzioni pubbliche internazionali, acquistano maggiore efficacia e autorevolezza. Durante lÂÂincontro di Cape Coast del novembre 2007 i vescovi hanno scritto una lettera per i responsabili del 2° summit Africa-Unione Europea che si sarebbe tenuto a Lisbona pochi giorni dopo. Uno scambio di informazioni ed esperienze è molto utile anche per gli interventi presso i governi locali e per lÂÂopera dei politici cristiani.
In conclusione
- I vescovi africani ed europei pongono un chiaro segno di corresponsabilità e comunione davanti alla sfida della mobilità che sta cambiando il volto dei nostri paesi. La cattolicità è una risposta seria alla globalizzazione.
- Il fenomeno migratorio è una priorità per la Chiesa, ma non è solo visto come un problema (alle volte drammatico), ma piuttosto come una chance di crescita di rapporto e collaborazione tra i popoli e di evangelizzazione.
- Soprattutto i vescovi partecipanti hanno testimoniato una ricaduta concreta nelle proprie diocesi come frutto di questi incontri. In primo luogo cresce una nuova fiducia, una nuova mentalità, ma nascono anche strutture e si rafforzano forme concrete di collaborazione tra Europa e Africa.
- Gli incontri aiutano ad avere un orizzonte grande dove situare i problemi concreti legati alla migrazione di ogni paese.
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