Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People People on the MoveN° 111, December 2009
UNA PASTORALE SPECIFICA PER I GIOVANIE GLI ADOLESCENTI MIGRANTI E RIFUGIATI
Rev.do Padre Gabriele Parolin, C.S. Superiore Regionale dei Missionari Scalabriniani di Europa ed Africa Svizzera
4. Caratteristiche dei giovani della seconda e terza generazione, figli di migranti
5. Elementi di una pastorale specifica per i giovani migranti
1. Giovani migranti e rifugiati: una sfida per la chiesa Come annunciare Gesù Cristo ed aiutare i giovani migranti a vivere la fede in una società post-secolarizzata come quella Europea? È necessaria o no una azione pastorale specifica nei loro confronti? a. I giovani interpellano la chiesa - Il mondo giovanile è certamente molto complesso. Numerosi studi e pubblicazioni in ogni nazione europea analizzano la situazione e la trasformazione della realtà giovanile sotto le più diverse angolature. Anche i Vescovi europei, in un Simposio a Roma nel 2002, hanno affrontato questa tematica dal punto di vista della nuova evangelizzazione. ÂIl mondo dei giovani e lÂesperienza vissuta dai giovani nei confronti della fede, dicono nel Testo base, sono luogo privilegiato per comprendere il tipo di cambiamento culturale che lÂEuropa sta vivendo, ma anche per discernere i segnali - pur alle volte incerti, deboli, problematici ed ambigui - dellÂemergere di una nuova inculturazione della fede in questÂEuropa in cambiamentoÂ.[1] ÂEvangelizzare i giovani e lasciarci evangelizzare da loro diventa una reciprocità che corrisponde ad una Chiesa comunione cui ci chiama il Vaticano II. La provvidenza di Dio chiama oggi le Chiese di Europa a considerare i giovani cristiani non solo come un settore od oggetto specifico di pastorale giovanile, ma riconoscerli e riceverli come dono di Cristo alla sua Chiesa in tutta la sua missione, leggendo con loro situazioni, problemi e con loro realizzando programmi ed iniziative. Ciò richiede di fare un salto di qualità, una vera e propria conversione pastorale. Aiutarli perciò nella loro formazione, stabilire con loro forme di ascolto, di dialogo, di incontro, di progettazione è adempiere la volontà di DioÂ.[2] Dove sono i giovani nelle assemblee liturgiche della Chiesa? Come evangelizzarli? Lunga è la lista delle lamentele dei giovani nei riguardi della Chiesa. Sembra che essa si sia allontanata dal mondo giovanile, che non abbia per molti di loro più alcuna rilevanza. Forse valgono ancor oggi le parole scritte ai giovani dal Card. Godfried Danneels nella sua lettera di Natale del 1989, una chiesa Âmediocre nella parola e timida nellÂazioneÂ.[3] b. Il significato della religione nei giovani migranti Anche per molti giovani migranti la Chiesa sembra essere scomparsa dallÂorizzonte di vita. Il forte processo di secolarizzazione che ha investito in questi ultimi decenni la società europea sembra aver pervaso tutte le categorie sociali, anche quella giovanile. Non mancano studi al riguardo in ogni nazione. ÂAttualmente, scriveva qualche anno fa il sociologo spagnolo, ora scomparso, José Marìa Mardones, sembra che la religione sia, a livello globale, caratterizzata da un tono fondamentalista. Una sensibilità che accentua la sicurezza, invece della libertàÂ.[4]
Il cambio della percezione della Chiesa da parte dei giovani è evidente. Molti di coloro che, fino a qualche anno fa, si consideravano cattolici e praticanti, sono venuti meno.[5] Il Papa, Benedetto XVI, in occasione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato dellÂanno 2008, ha invitato a riflettere in modo particolare sui giovani migranti. ÂLa Chiesa guarda con singolare attenzione al mondo dei migranti e chiede a coloro che hanno ricevuto nei Paesi di origine una formazione cristiana di far fruttificare questo patrimonio di fede e di valori evangelici in modo da offrire una coerente testimonianza nei diversi contesti esistenziali. Proprio in ordine a ciò invito le comunità ecclesiali di arrivo ad accogliere con simpatia giovani e giovanissimi con i loro genitori, cercando di comprenderne le vicissitudini e di favorirne l'inserimentoÂ.[6] c. I giovani migranti-rifugiati hanno bisogno di una pastorale specifica? I giovani che si ritrovano ad avere una esperienza migratoria presentano, rispetto agli altri giovani, delle caratteristiche particolari, che solamente se tenute nel dovuto conto, permettono al giovane migrante di scoprire il senso della vita e di leggere la storia come esperienza spirituale inserita nel mistero di Dio. Non è questo il compito della Chiesa nei riguardi dei giovani migranti? ÂIn contesto migratorio le domande esistenziali si acuiscono, facendo sorgere in termini nuovi il problema dellÂauto-identificazione, espresso pure negli interrogativi sul senso della vita, sulla giustizia sociale, sulla salvaguardia del creato e sul rapporto con Dio. In questa chiave, la migrazione può essere definita altresì come unÂesperienza ÂspiritualeÂ, nel senso che induce più facilmente a porsi questioni fondamentali e a cercare di scandagliare il mistero della vita. Proprio in questi frangenti, allora, la religione svolge un ruolo cruciale per la costruzione dellÂidentità, nella ricerca di significati e nella formazione ai valori, soprattutto nei giovani con esperienze migratorieÂ.[7] In pratica la grande sfida della nostra pastorale giovanile deve essere finalizzata a scoprire la presenza di un Dio amore nella situazione concreta del giovane. 2. Di quali giovani parliamo? a. ÂGiovani migranti e rifugiatiÂ: unÂespressione polivalente I migranti sono mediamente oltre il 65% dei casi allÂinterno della categoria ÂgiovaniÂ. I paesi di maggior emigrazione hanno una piramide demografica con le fasce di età più basse molto ampie rispetto ai pochi appartenenti alla terza età. Coloro che escono da questi paesi sono quasi sempre dei giovani. AllÂinterno dei Âgiovani vanno poi distinti i ÂminoriÂ. Una parte dei flussi migratori attuali è rappresentata da minorenni Âisolati di età compresa fra i 15 ed i 17 anni e costituisce un problema specifico. In alcuni comuni italiani, ad esempio a Parma, sono nate per i Âminori non accompagnati delle iniziative di inserimento in ambito familiare. Anche i giovani rifugiati rappresentano una problematica tutta particolare. I Âgiovani dellÂimmigrazione costituiscono un gruppo eterogeneo di persone[8]. In esso possiamo perciò distinguere diverse tipologie di giovani e adolescenti[9]. Possiamo distinguere:
Sarebbe, perciò, un errore qualificare tutte queste persone come Âgiovani dellÂimmigrazioneÂ, senza fare le dovute distinzioni e rilevare le specifiche caratteristiche ed esigenze. Questi giovani dellÂimmigrazione fanno, inoltre, parte dellÂinsieme della popolazione giovane dei paesi di accoglienza e ne condividono sentimenti ed aspirazioni proprie della stessa età. b. Giovani figli di migranti: 1a 2a e 3a generazione in Europa I figli degli immigrati, detti per lo più Âseconda o terza generazione sono assimilati a torto o ragione ai migranti, in quanto nati nel paese che ha accolto i loro genitori. Per quanto formalmente non migranti essi stessi, condividono con i genitori una doppia cultura, delle situazioni di discriminazione ed una serie di disagi rispetto agli altri coetanei. Tra i giovani nati allÂestero o arrivati successivamente occorre distinguere inoltre le diverse fasce dÂetà, influenti sotto il profilo dellÂapprendimento linguistico e della carriera scolastica, come pure lÂappartenenza alle diverse religioni o confessioni religiose. ÂStanno ÂesplodendoÂ, in particolare in Francia, Inghilterra e Germania, le secondo e terze generazioni di figli di immigrati mussulmani, induisti, buddisti, fenomeno questo che fra qualche anno coinvolgerà tutti i Paesi europei. Le nostre città, perfino i nostri villaggi, sono Âabitati da ragazzi e giovani che hanno ricevuto dai genitori una cultura religiosa Ânon cristianaÂ. Dobbiamo notare che la formazione religiosa di questi ragazzi e giovani è spesso legata, in modo quasi esclusivo (nonostante lÂesistenza di scuole Âcoraniche e di altre organizzazioni cultuali e religiose), allÂambiente familiare: hanno ricevuto una formazione religiosa di base più secondo lÂortoprassi che secondo lÂortodossia, visto che i loro genitori vivono la religiosità a livello ÂpopolareÂ, come appartenenza ed identificazione culturale, senza unÂalimentazione costante ed aggiornata sui Âcontenuti del loro credo religioso. Inoltre, questi giovani stanno subendo lÂinflusso fascinoso e violento della società e della cultura occidentale: accanto ad alcuni Âspezzoni della cultura cristiana, essi vengono sistematicamente Âsedotti dal consumismo, dallÂindividualismo e dal sistema Âateo ed Âareligioso della nostra società. Nella loro sintesi culturale ed esistenziale, a questi elementi si contrappongono i Âvalori seminati in loro dallÂinculturazione familiareÂ.[14] Nelle pagine seguenti concentreremo lÂattenzione solamente alla problematica specifica che riguarda la generazione dei figli degli immigrati, seconda e terza generazione, provenienti da famiglie cristiane e ancora alla ricerca della propria stabilità familiare, economica e professionale nonché della propria maturità umana. ÂSe mi è permesso fare una semplificazione, diceva José Magaña: la prima generazione di migranti cristiani credeva in Dio e aveva bisogno di ritrovare le proprie radici per vivere la propria fede, la seconda ha messo radici nella nuova realtà, conserva la cultura dei genitori e non crede in Dio. È la grande sfida della nostra pastorale giovanile in emigrazioneÂ.[15] 3. Iniziative pastorali a favore di giovani migranti a. Situazioni ed esperienze in alcuni paesi europei ad alta densità migratoria: Germania, Svizzera, Francia, Spagna, Portogallo e Italia[16] Tralasciamo le iniziative a livello di Chiesa universale, come la partecipazione dei giovani migranti alle Giornate Mondiali della Gioventù o agli Incontri organizzati annualmente dalla Comunità di Taizé. Costituiscono per molti giovani, anche migranti, delle esperienze forti, anche se per qualcuno si tratta di eventi isolati. Le iniziative e gli sforzi pastorali a favore dei giovani migranti sono stati e sono tuttora numerosi nelle Chiese di alcune nazioni europee, dove più alta risulta la presenza dei migranti. Anche per il semplice passare del tempo, ognuna di queste azioni si espone alla frustrazione di veder morire i gruppi creati con molta fatica a causa di matrimoni, spostamenti, invecchiamento dei partecipanti. Per questa ragione alcune comunità ecclesiali hanno cercato di dotarsi di strutture stabili nel tempo, a prescindere dal mutare delle persone implicate. La pastorale giovanile fra i migranti è stata negli anni passati molto vitale soprattutto nelle missioni etnico-linguistiche di alcune nazioni. Meno riusciti sono stati finora i tentativi di creare un gruppo unico per tutti i giovani migranti ed i coetanei locali. Al problema già notevole di gestire la propria origine valutata come straniera, si aggiungono, infatti, ulteriori difficoltà nellÂindividuare la propria identità e nel convivere con culture molto distanti fra loro. La fretta di creare facilmente unÂimmagine della Pentecoste si rivela controproducente. Le esperienze pastorali fatte finora, se non offrono una formula pastorale efficace ovunque e per sempre, danno comunque alcune indicazioni interessanti. Diamo un breve sguardo ad alcune iniziative pastorali a favore di giovani migranti in atto in alcuni paesi dellÂEuropa occidentale ad alta intensità migratoria. Germania In Germania, come in altre nazioni, è cresciuta sempre più la coscienza ecclesiale della dimensione non trascurabile dellÂimmigrazione. I Vescovi tedeschi hanno espresso negli ultimi anni delle direttive pastorali soprattutto nei documenti ÂUna chiesa di molte lingue e popoli. Sviluppo della pastorale per i cattolici di altra madre lingua del 2003 e ÂFavorire lÂintegrazione  pianificare la convivenza del 2004[17]. Di fronte alla nuova impostazione politica e legislativa nazionale sullÂimmigrazione, che vede nellÂintegrazione la chiave risolutiva del problema ÂstranieriÂ, la Conferenza episcopale precisa il concetto di Âintegrazione e ritiene che la Chiesa sia Âavvocata o paladina dellÂintegrazione (ÂAnwältinÂ). Tale posizione intende combattere gli estremi dellÂÂadattamento unilaterale degli stranieri ai tedeschi, nonché della formazione di Âcomunità parallele ripiegate su se stesse ("Keine einseitige Anpassung - keine Parallelgesellschaften"). LÂintegrazione deve avvenire a tutti i livelli della vita sociale, e perciò anche a quello religioso, nelle istituzioni ecclesiali dove i migranti possano trovare il loro inserimento nel paese dÂaccoglienza (ÂIntegrazione nella Chiesa e tramite la ChiesaÂ) Le Âmissioni linguistiche diventano in questo senso uno strumento temporaneo di transito dello straniero verso la parrocchia locale, una volta che il migrante ha risolto i propri problemi linguistici e identitari. Il principio dellÂintegrazione è applicato anche alla pastorale rivolta ai giovani migranti o Âgiovani tedeschi con sfondo migratorio (ÂJunger Deutscher mit MigrationshintergrundÂ). Un luogo privilegiato verso lÂintegrazione dei giovani figli dÂimmigrati è stato individuato nella formazione scolastica. Alcune scuole cattoliche o scuole bilingui (es. a Stommeln nella diocesi di Colonia) si sono distinte per una attenzione particolare alla lingua e cultura differenti. Non esiste un coordinamento nazionale giovanile a carattere migratorio. In alcune diocesi sono sorte tuttavia strutture migratorie particolari a livello diocesano per i giovani migranti. A Colonia, ad esempio, le pastorali giovanili dei giovani migranti di lingua italiana e di lingua spagnola sono confluite nel 2000 nella ÂInternationale katholische JugendseelsorgeÂ. Nella diocesi di Rottenburg-Stuttgart è sorto già nel 1982, per opera della Diocesi e dei Missionari Scalabriniani, un Centro di Spiritualità per giovani di diverse nazionalità. Di fatto la pastorale per i giovani migranti si concentra in Germania prevalentemente nellÂambito delle Missioni o comunità cattoliche di altra madre lingua. Queste ultime, sollecitate dalle rispettive diocesi o per iniziativa autonoma, cercano talvolta di riunire insieme i loro giovani in Âforum puntuali. Svizzera Il cammino della Chiesa in Svizzera è simile a quello della Chiesa in Germania. La pastorale giovanile è incentrata nelle Missioni cattoliche per gli immigrati di varie nazionalità (italiani, portoghesi, spagnoli e croati in prima linea, con il 90% dei sacerdoti, 50% fra i soli italiani). Incontri giovanili si sono svolti nellÂambito delle Coordinazioni delle Missioni etnico-linguistiche (italiana, croata, spagnola, polacca ) o nella collaborazione fra Missioni di diversa nazionalità (es. incontri a Basilea o a Ginevra nel 2008 e nel 2009). La Conferenza episcopale svizzera ribadisce lÂimportanza delle Missioni linguistiche e propone una serie di suggerimenti per i parroci: es. invitare gli stranieri ad una celebrazione liturgica intercomunitaria prima delle vacanze estive, iniziative comuni come pellegrinaggi, tornei di calcio, corali, conferenze di formazione.[18] LÂorganismo ecclesiale preposto alle migrazioni, ÂMigratioÂ, ha organizzato a Luzern, qualche giorno fa, il 7 novembre 2009, un primo Incontro per giovani migranti e giovani locali. Propone inoltre di continuare lÂesperienza anche nei prossimi anni. Francia LÂambiente ecclesiale francese è in parte originale poiché in molte teste Âgiovani immigrati è sinonimo di ragazzi magrebini ed africani delle periferie. A lungo, specie negli anni 70 ed 80, la Chiesa in Francia ha fatto coincidere la pastorale per i giovani immigrati con quella dei quartieri difficili con popolazione di religione musulmana. In parallelo, nelle regioni minerarie e siderurgiche, i giovani migranti italiani, portoghesi, polacchi e persino magrebini sono entrati a far parte dellÂAzione cattolica operaia o della Federazione dei Lavoratori Cristiani. Il Servizio Nazionale per la Pastorale dei Migranti (SNPM) è lÂorgano della Conferenza episcopale francese e data (con altra denominazione) dal 1952. Il suo interesse per i giovani dÂorigine straniera, dopo gli inizi promettenti dei primi decenni, si è sviluppato particolarmente in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù a Parigi nel 1997. In preparazione a quellÂevento è stata avviata lÂiniziativa ÂGiovani Pentecoste 97Â, richiamando tutti i ragazzi tra i 18 ed i 25 anni Âfigli della migrazione per il fine settimana del 17-19 maggio a Lourdes. Hanno risposto in 980, di 55 nazionalità, inclusi anche dei non-cristiani. Il dialogo interreligioso è emerso come uno dei punti cruciali nelle testimonianze dei partecipanti. NellÂeuforia della GMG 1997 venne persino creato un coordinamento nazionale dei giovani migranti, con sede al SNPM, e composto da una dozzina di giovani per lo più nati in Francia da genitori immigrati. Tale iniziativa si è però in seguito arenata per varie difficoltà. Sembra che da questÂanno 2009 il SNPM si stia adoperando per rilanciare questÂidea ed abbia già nominato alcuni responsabili nazionali. Spagna Investito negli ultimi anni da un flusso migratorio molto consistente, il regno di Spagna sta ancora prendendo le misure di un fenomeno che gli domanda una riorganizzazione generale del sistema amministrativo. Anche la Chiesa in Spagna vive una situazione analoga di sovraccarico di sollecitazioni in materia dÂimmigrazione e si avvale molto dellÂopera delle Caritas, delle Delegazioni diocesane sulle migrazioni (ÂDelegaciones diocesanas de migracionesÂ), di alcuni enti di studio ecclesiastici (la fondazione gesuita Migra Studium di Barcellona e la Pontificia università Comillas di Madrid) e della Associazione di solidarietà per i lavoratori immigrati ASTI. Il documento della Conferenza episcopale spagnola sullÂimmigrazione  datato 2008  ha un titolo significativo per quanto ci riguarda: ÂGiovane migrante, la parrocchia esce incontro a teÂ.[19] In uno dei primi paragrafi si legge: ÂPer loro stessi, per la loro importanza quali protagonisti nella società e nella Chiesa del futuro, per la loro situazione di maggior rischio ed esposizione a possibili fattori di destabilizzazione della persona e della società, i giovani meritano unÂattenzione speciale da parte della società, dell'amministrazione pubblica e della Chiesa, che dovranno escogitare misure speciali per il loro adeguato processo di sviluppo, d'integrazione e d'impegnoÂ. Di fatto, la misura speciale invocata dal testo è la parrocchia: ÂLa parrocchia, per il suo statuto di famiglia, comunità, per la sua capacità di prestare numerosi e vari servizi alla persona, ed essere sempre «aperta» o «in guardia», è in una situazione privilegiata nellÂessere il primo spazio d'incontro degli immigrati con la Chiesa del loro nuovo paese. D'altra parte, una parrocchia viva e con spirito missionario, non si contenterà d'aspettare quelli che vengono, ma uscirà piuttosto incontro a tutti, specialmente ai più bisognosiÂ.[20] Se quasi tutte le diocesi spagnole sono provviste di una Delegazione per le migrazioni, che collabora con gli altri settori pastorali, soprattutto con le Delegazioni alla famiglia ed alla gioventù, è interessante notare come nella lista di etnie bisognose di attenzione siano esclusi i latino-americani, indebitamente assimilati agli spagnoli a causa della loro lingua. Portogallo Paese ancora dÂemigrazione, il Portogallo accoglie nel frattempo immigrati delle sue ex-colonie ed un numero notevole dallÂEst dellÂEuropa, in modo particolare ucraini. A livello ecclesiale lÂOpera cattolica portoghese delle migrazioni, cura soprattutto lÂaccompagnamento della diaspora portoghese nel mondo, anche se è in contatto con i Segretariati diocesani di pastorale delle migrazioni. Un gruppo di enti, riuniti nel Forum delle organizzazioni cattoliche per lÂimmigrazione (Caritas Portoghese, Cappellania degli Immigranti Ucraini, Cappellania degli Immigranti Africani, Centro Padre Alves Correia, Commissione Giustizia e Pace della Conferenza dei Religiosi Portoghesi, Fondazione Aiuto alla Chiesa che soffre, Lega Operaia Cattolica - Movimento di Lavoratori Cristiani, Opera Cattolica Portoghese delle Migrazioni, Rete Luso-ispanica delle Donne Vittime di Traffico, Servizio Gesuita ai Rifugiati) si occupa maggiormente della popolazione immigrata in Portogallo. I giovani immigrati in Portogallo non sono seguiti in modo particolare, sebbene le prese di posizione ecclesiali a loro favore e la coscienza della loro situazione di particolare debolezza economica siano frequenti negli ultimi anni da parte degli organismi cristiani. Nelle numerose missioni cattoliche portoghesi sparse in Europa esistono gruppi giovanili ed iniziative riservate ai giovani migranti. La Chiesa portoghese insiste molto sul mantenimento dellÂidentità culturale dei suoi emigrati ed invita le parrocchie allÂestero a rispettare le tradizioni portoghesi. In Francia ed in Lussemburgo i fedeli dÂorigine portoghese forniscono non di rado i numeri più elevati di giovani ed animatori giovanili alla Chiesa locale. Nella settimana nazionale delle migrazioni organizzata ogni anno a Fatima nel mese di agosto viene spesso messo in risalto il contributo dei giovani migranti. Italia Come il Portogallo, lÂItalia ha un passato di emigrazione eccezionale ed un presente dÂimmigrazione secondo in Europa solo alla Spagna. La presenza sul territorio di Congregazioni religiose dedite ai migranti (Missionari scalabriniani ) o ai giovani (Salesiani ) e di altre Congregazioni maschili e femminili hanno dato un impulso importante alla Chiesa italiana tanto per i suoi emigrati che per i lavoratori stranieri che vivono sul suo territorio. Accanto ad esse si sono in seguito aggiunte la Caritas, la Comunità di S. Egidio ed una costellazione dÂaltri organismi. Varie riviste (LÂÂEmigratoÂ, ÂStudi Emigrazione dei Missionari scalabriniani, ÂServizio migranti della Fondazione Migrantes, il ÂMessaggero di S. Antonio ed altre pubblicazioni) documentano come fin dagli anni Â70 il tema Âgiovani in migrazione sia stato scelto almeno quattro volte per la giornata nazionale delle migrazioni (1970, 1972, 1984, 2008). NellÂuniverso delle Missioni cattoliche italiane allÂestero le attività pastorali per i giovani sono state molteplici, con grande diversità da paese a paese, almeno sino alla fine degli anni 80. Gli incontri fra giovani italiani e figli dÂitaliani allÂestero per ritiri, gite ed incontri sono stati frequenti. Più recentemente nelle unità pastorali italiane allÂestero si presenta, accanto alla categoria dei figli di emigrati, una presenza consistente di giovani studenti, specie nelle grandi città. Questi due insiemi comunicano molto raramente fra di loro. Sul fronte dellÂimmigrazione giovanile nella Penisola, le scuole italiane sono le prime a rendersi conto di una presenza di allievi stranieri di tutte le nazionalità. I minori stranieri sono quantificati in 665 mila, di cui 400 mila nati in Italia. Nel 1998 a Frascati, la Fondazione Migrantes ha organizzato, insieme al Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile Italiana, un seminario di studio dal titolo ÂGiovani immigranti e comunità ecclesialeÂ. Il seminario si proponeva di superare la dicotomia fra la pastorale giovanile/oratoriale delle diocesi italiane e la pastorale fra i giovani migranti affidata alle cappellanie etniche. Il discorso sembra non aver avuto seguito. In altre occasioni la Migrantes ha sottolineato la presenza dei giovani migranti cattolici in Italia come una risorsa per la Chiesa. Scrive Mons. Piergiorgio Saviola nel 2007: ÂQuesti giovani danno chiari segni di disporre, in forma esplicita e il più delle volte latente, di sorprendenti risorse anche sotto il profilo religioso. Ad esempio, non dice nulla alle nostre comunità cristiane il fatto che spaziose chiese delle nostre città, nelle quali sono riservate tre o quattro messe festive per le poche decine di parrocchiani di età piuttosto avanzata, si riempiano allÂinverosimile di gioventù romena, divisa quasi in parti uguali fra uomini e donne? O che la vigilia di Pentecoste il movimento ÂJesus YouthÂ, costituito da giovani indiani del Kerala, si dia appuntamento in Piazza Navona e nella chiesa-santuario adiacente con turisti e romani per parlare loro del ÂGiovane di nome Gesù attraverso lo spettacolo, la danza, il canto, la preghiera, il fascino di una fede gioiosa ed esuberante? Esempi del genere si potrebbero moltiplicareÂ.[21] Iniziative particolari sono rivolte a giovani italiani per sensibilizzarli alla solidarietà e allÂintercultura. Sono le esperienze di volontariato in Italia o allÂestero (campi scuola, feste dei popoli, pellegrinaggi, marce per la pace, gruppi di preghiera) organizzati da diocesi, congregazioni religiose e enti ecclesiali in vista di una sensibilizzazione. Esse, in qualche caso, vedono anche il coinvolgimento di giovani migranti (per es. il Campo scuola a Borgo Mezzanone -Foggia- in occasione della raccolta dei pomodori e organizzato ogni anno da Caritas, Salesiani, Scalabriniani). Non si può tuttavia affermare che la pastorale giovanile in Italia abbia affrontato la tematica della interculturalità nei suoi vari aspetti di riflessione, sussidi e proposte. In conclusione: i giovani migranti rappresentano effettivamente una risorsa provvidenziale per la Chiesa in Europa, ma tale ricchezza è normalmente allo stato grezzo ed occorre pazienza, intelligenza e zelo apostolico per farla emergere. 4. Caratteristiche dei giovani della seconda e terza generazione, figli di migranti a. Appartenenza al mondo giovanile Le caratteristiche del giovane migrante di 2a e 3a generazione non sono diverse da quelle dei suoi coetanei. Con essi egli condivide le dinamiche fondamentali dellÂessere giovane: la ricerca di libertà (valore fondamentale), il desiderio di avventura e rischio, la proiezione verso il futuro. Per il giovane il tempo è quello di profonde trasformazioni, nella vita fisica, nel lavoro, nellÂinserimento nella società, nel rapporto con la famiglia Egli vive fra memoria e futuro. Per lui è una grande sofferenza vedere un futuro senza sbocchi, non poter guardare avanti con speranza. Il giovane vive nelle società dellÂEuropa occidentale in un clima di forte scristianizzazione, tipico di una società secolarizzata. ÂLa Chiesa può contare ormai su una percentuale di Âpraticanti fissi, di poco superiore al 10% perfino nelle zone di cattolicità tradizionale. Accanto ad essi, continua a permanere una percentuale di praticanti Âstagionali od occasionali (un altro 20 % circa), che vivono la religiosità come un affare Âprivato e personale, senza arrivare ad un impegno ecclesiale. La Chiesa europea, di fronte alla nuova situazione di ÂminoranzaÂ, è confrontata anche con una crisi vocazionale (sacerdoti, religiose e religiosi) persistente e drammatica. I tentativi di rinnovamento delle strutture ecclesiali (riduzione e nuova articolazione delle parrocchie, gli impulsi e le organizzazioni attorno ai Âmovimenti ecclesiali, i timidi e confusi tentativi di comunità di base ) sembrano dibattersi e districarsi nellÂinsolubile dilemma tra la restaurazione e lÂinnovazione, e la Ânuova evangelizzazione sembra a volte muoversi allÂinsegna della sopravvivenzaÂ.[22] Il cambio di percezione della Chiesa da parte dei giovani è evidente.[23] Anche per il giovane migrante la Chiesa è percepita come lontana, arroccata nelle sue posizioni e poco attenta alle diversità culturali. Gli insegnamenti dottrinali della Chiesa nel campo della famiglia, delle relazioni di coppia e nella morale sessuale non sono condivisi, e sono considerati residui di un passato che essa vuole mantenere ad ogni costo. Anche i pronunciamenti a favore dei migranti sembrano essere per molti migranti in sintonia con le politiche degli Stati e intendono perseguire gli stessi scopi integrativi. Una Chiesa che accentua la sicurezza, invece della libertà. b. Duplice appartenenza sociale ÂPer i giovani migranti risulta particolarmente sentita la problematica costituita dalla cosiddetta Âdifficoltà della duplice appartenenzaÂ: da un lato, essi sentono vivamente il bisogno di non perdere la cultura d'origine, mentre, dall'altro, emerge in loro il comprensibile desiderio di inserirsi organicamente nella società che li accoglie, senza che questo tuttavia comporti una completa assimilazione e la conseguente perdita delle tradizioni aviteÂ.[24] Cresciuto nel mondo della famiglia emigrata, il giovane della 2a e 3a generazione porta con sé le esperienze di emarginazione proprie dei genitori e nello stesso tempo è desideroso di appartenere alla società in cui vive. Vive una duplice appartenenza che lo fa straniero nel paese dei genitori e straniero nella società in cui si ritrova a vivere.[25] ÂSi tratta, scrive Mons. Marchetto, di un gruppo soggetto a un forte rischio di doppia marginalizzazione, sia in quanto giovani che si trovano a sperimentare, al pari dei loro coetanei autoctoni, i problemi e le difficoltà legate allo studio e al primo accesso al mondo del lavoro, sia in quanto membri di minoranze più o meno escluse e stigmatizzate.[26] c. Ricerca di identità Il bisogno di identità che caratterizza in modo particolare i giovani della 2a e 3a generazione, sia cristiani come appartenenti ad altre religioni, costringe il giovane ad un faticoso cammino alla ricerca di senso e di integrazione personale. Egli ha una memoria confusa, ha bisogno di fare sintesi tra il mondo mitizzato dei genitori, che spesso diventa un impedimento nellÂinserimento nella società, e quello offerto, ma non interiorizzato, della società nella quale è cresciuto. Fondamentale diventa in questo senso la ricerca di appartenenza da parte del giovane.[27] Far parte di un gruppo scelto diventa prioritario. Il gruppo offre al giovane la possibilità di superare lÂisolamento in cui lo colloca lÂesperienza migratoria, in esso può instaurare relazioni personali, dare un nome ai problemi, alle preoccupazioni, alle sue angosce. Il contatto è ricercato soprattutto allÂinterno del proprio gruppo etnico-linguistico oppure nellÂambito di altri gruppi migranti, egualmente emarginati nella società. È interessante notare come varie ricerche ed inchieste rilevino tuttÂoggi la forte tendenza dei giovani della 2a e 3a generazione, con conoscenza perfetta della lingua del luogo, a ricercare un contatto quasi esclusivo allÂinterno del proprio gruppo etnico[28] o come alcuni luoghi di ritrovo siano frequentati prevalentemente da giovani di origine straniera (es. bar, discoteche a Frankfurt a. M., incontri di giovani cresimandi a Stuttgart, giovani ecuadoregni a Piacenza). d. Dicotomia religiosa I figli degli immigrati Âcattolici sono cresciuti molto spesso nel clima del mondo Âmagico sacraleÂ, tipico della cultura Âibernata dei loro genitori, senza tuttavia trovare la strada di una formazione e di una pratica ecclesiale. Mentre alcuni di essi restano legati al mondo religioso praticato dai genitori (le missioni cattoliche etnico-linguistiche), la grande maggioranza subisce la contaminazione del Âriduzionismo delle aspirazioniÂ, tipico dellÂavventura migratoria della prima generazione, mettendo tra parentesi la pratica religiosa e la partecipazione ecclesiale. Inoltre, solo una minoranza delle famiglie immigrate si è inserita, spontaneamente o forzatamente, soprattutto nei grandi centri urbani ed industriali, nel tessuto ecclesiale locale delle parrocchie locali. Avviene nel giovane migrante Âuna frattura generazionale anche sotto lÂaspetto religioso. Nella trasmissione del cammino religioso conta molto il contesto in cui uno cresce. Il giovane in emigrazione riceve dai suoi genitori delle tradizioni e dei comportamenti religiosi che i genitori stessi hanno portato dalla loro terra di origine. Questi comportamenti però il giovane non li trova vissuti nel contesto in cui vive ed è quindi difficile per lui aderirvi e viverli. Facilmente è tentato di cancellarli anche per essere meglio inserito nella sua situazione quotidiana di vita che è una realtà molto secolarizzataÂ.[29] I pochi giovani figli di immigrati che risultano ancora Âlegati al mondo ecclesiale rischiano poi di essere, inconsciamente, terreno di contesa tra le parrocchie territoriali locali e le missioni etnico- linguistiche, mentre non si guarda con sufficiente attenzione alla maggioranza, che risulta di fatto ÂlontanaÂ. Per gli altri, che hanno messo fra parentesi ogni partecipazione ecclesiale, si presenta lo scenario della mancanza di chiari punti di riferimento, in balia di un Âsupermercato del sacro presente nella società occidentale, di un Âfai da te anche a livello religioso. 5. Elementi di una pastorale specifica per i giovani migranti a. Pastorale giovanile controcorrente ÂLa prima cosa da fare con e per i giovani, per evangelizzarli, scriveva nel 2002 il Card. G. Danneels, è insegnare loro a Ânuotare contro correnteÂ. Si sente spesso lÂaltra campana, ovvero: cerchiamo di seguirli, si dice, penetrare e immedesimarci nei meandri delle loro Âfilosofie e nelle pulsioni del loro cuore. Questo è vero solo in parte e non è detto che sia quello che i giovani stessi chiedono. Non è raro che gli stessi giovani dicano: ÂNon chiedeteci sempre quello che vogliamo noi. Diteci anche quello che voi avete da offrirciÂ. Il cristiano nel mondo è come la trota in un corso dÂacqua rapido: la trota nuota sempre contro corrente ed è il simbolo della controcultura. La trota rimane nellÂacqua e non lÂabbandona mai, ma vive in un continuo stato di resistenza. Vive a colpi di reni. LÂacqua non la disturba: piuttosto essa vi si appoggia per risalire a monte, alla fonte del torrente. Gli ostacoli sono per lei un trampolino per avanzare. Così il cristiano è una voce di contrasto nel coro della cultura contemporanea: non si mette lì, comodo, sulla riva, da spettatore. Prende attivamente parte alla politica, alla musica, alle immagini, alla sessualità, alla famiglia; si impegna nella scienza e nella tecnica, crede in un futuro: ha fiducia anche lui esercitandosi alla resistenza. Nuota contro correnteÂ. [30] Insieme al giovane Il giovane rifiuta spesso il metodo pastorale della Chiesa e lo ritiene sorpassato, poiché non si sente coinvolto nel processo, ma semplice destinatario di una dottrina calata dallÂalto, di riti già prestabiliti, quasi immutabili, da reiterare senza possibilità di cambiamento. Egli invece desidera vivere da protagonista anche la sua vita di fede e trovare nella religione una risposta seria ai problemi vitali, ai suoi interrogativi. Si sente alla ricerca del Dio della misericordia con lo sguardo rivolto al futuro e non semplice trasmettitore di un passato da assumere e da tramandare. Creativa nelle espressioni Il giovane pensa con gli occhi, si esprime attraverso i sensi, con un linguaggio simbolico vicino al mondo della musica e dello spettacolo. Come far comprendere oggi al giovane il messaggio evangelico? Non si tratta di cambiare il messaggio, ma di trovare insieme a lui le forme espressive più consone alla sua cultura giovanile, con un linguaggio che parta dallÂesperienza viva e personale di vita. b. Ricchezza del gruppo di appartenenza I Vangeli ci trasmettono non solamente il messaggio di Gesù, illustrano anche gli approcci diversi da Lui usati nei confronti degli apostoli. Egli li chiamò perché stessero con lui, li formò con la sua parola ed infine li inviò nel mondo. LÂincontro della Chiesa con il giovane deve tener conto della necessità di approcci diversi: - Un movimento di affetti. Per il giovane oggi il mondo affettivo riveste una importanza fondamentale. Egli vive di sentimenti, di affetti, è alla ricerca di relazioni autentiche con lÂaltro. Anche la relazione con Cristo parte da questo bisogno. Normalmente il giovane cerca di trovare nel gruppo dei coetanei una risposta alle sue dinamiche vitali. Nel gruppo trova la possibilità di fare esperienze forti, tra le quali quella di sentire la vicinanza di Dio nella sua vita. Il successo notevole delle Giornate Mondiali della Gioventù, penso, rientra non a caso in questa dinamica. - Un movimento di pensiero. Anche se i giovani sono sensibili alla loro autonomia e indipendenza, sono tuttavia coscienti che non possono vivere senza punti di riferimento, senza indicazioni chiare. Cercano nel mondo degli adulti ed anche nella Chiesa delle sicurezze che non impediscano loro di riflettere in modo libero e personale. Il gruppo diventa così lo strumento attraverso il quale egli costruisce le sue certezze (Âanche gli altri miei amici pensano e agiscono cosìÂ). - Un movimento di azione. Tutti i giovani, nella costruzione del loro futuro, hanno bisogno di esperienze e di momenti ÂfortiÂ, nei quali misurare e incominciare a conoscere se stessi, confrontarsi ed aprirsi agli altri, imparare lÂaccoglienza e lÂaccettazione della diversità, continuare a ÂcrescereÂ, a trovare un ruolo nella società. Si tratta di Âesperienze che lo aiutano a Âliberarsi dallÂomologazione e massificazione giovanile e che stimolano in lui, che sta vivendo dentro se stesso il dramma della divisione e dello scontro, la dimensione dellÂapertura e del dialogo e della costruzione di un mondo senza frontiere, più umano e più fraterno. Il giovane, soprattutto se con esperienza migratoria di discriminazione, è sensibile alle ingiustizie sociali e desideroso di rendersi utile nella costruzione di una società più giusta. Propenso al fare, più che alla riflessione teorica, si rende facilmente disponibile a tutte le iniziative di volontariato rivolte alla solidarietà e alla lotta dellÂingiustizia sociale. I numerosi campi e azioni specifiche svolti in ogni nazione europea a favore dei più deboli, sono il segno inequivocabile che per il giovane il cammino verso Dio passa attraverso il prossimo e che molti giovani scoprono il volto di Dio al termine di un impegno sociale verso lÂaltro. c. Dimensione interculturale Ma dove incontrare oggi i giovani migranti della 2a e 3a generazione e quale pastorale giovanile è possibile immaginare insieme a loro? I luoghi di incontro formali, quali le parrocchie e le missioni etnico-linguistiche, dove fino a qualche decennio fa era possibile incontrare un gran numero di giovani, vedono oggi una minima presenza giovanile. Le strutture pastorali ecclesiali non possono offrire ai giovani proposte ÂtotalizzantiÂ, che riescano ad Âinquadrare ed incanalare tutti i complessi e diversificati bisogni giovanili. La scarsa identificazione del giovane con la chiesa, vale anche per i giovani migranti, e lÂallontanamento costante dopo i riti di iniziazione cristiana, porta alla constatazione che la parrocchia e la missione etnico-linguistica non sono più luoghi usuali di aggregazione per il giovane. Gli stessi oratori giovanili, tipici dellÂesperienza italiana, confermano questa realtà. Diventa perciò sempre più necessario, se vogliamo incontrare il giovane, uscire dagli ambiti limitati delle strutture parrocchiali o di missione. I luoghi informali. ÂLa preoccupazione pastorale deve raggiungere in modo creativo anche i luoghi dove i giovani trascorrono la maggior parte del loro tempo libero: la piazza, la discoteca, il campo sportivo, ecc. I luoghi informali e occasionali sono oggi preziosi per incontrare i giovani e svolgere un servizio per loroÂ.[31] Per questo sarà necessario intessere da parte dellÂoperatore di pastorale giovanile tutta una rete di rapporti con i punti di riferimento abituali che il giovane ha nella vita quotidiana. c. Dinamismo fra identità e alterità Il giovane della seconda e terza generazione è alla ricerca di una identità che integri le diverse pluri-appartenenze che lo animano. Come mantenere le radici religiose e culturali della propria famiglia senza rinchiudersi in esse e nello stesso tempo aprirsi al nuovo, alle diversità della società locale senza rinnegare la sua origine? Come aiutarlo nella gestione delle diversità culturali, a volte difficili da conciliare? Tutta la società europea è divenuta in brevi anni una società multiculturale. Fuori dellÂuscio di casa appare la diversità culturale del passante o del vicino. LÂazione pastorale della Chiesa non può ignorare questo fenomeno o dare una risposta che preveda dei percorsi paralleli per ogni realtà culturale diversa. LÂIstruzione Erga migrantes del Pontificio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti[32] del 2004 mostra il cammino fatto dalla chiesa rispetto alla realtà migratoria presa in considerazione con lÂExul Familia del 1952. Anche la pastorale giovanile, rivolta a tutti i giovani ed in modo particolare ai giovani migranti, deve tener conto della nuova realtà multiculturale che caratterizza tutta la società europea.[33] Gli organismi di pastorale giovanile nelle diocesi e nelle nazioni europee sono chiamati a superare lÂambito del proprio gruppo nazionale per aprirsi alla realtà giovanile plurietnica. Per fare questo sarà necessario formare nuove figure di operatori di pastorale giovanile, capaci di confrontarsi con la diversità culturale dei giovani presenti nel territorio. Sarà necessario inoltre approntare nuovi sussidi catechetici e pastorali (gli attuali in uso nelle nazioni europee sono in chiave mono etnica) che riflettano la multietnicità dei giovani nella Chiesa. Tutto questo superando, prima di tutto, i meccanismi della concorrenza tra le varie Âagenzie di pastorale giovanile (meccanismi che risultano estremamente contrari alla testimonianza cristiana e che tendono a vedere il giovane in modo sostanzialmente come ÂfunzionaleÂ). Le strutture pastorali impegnate nel settore giovanile dovrebbero, al contrario, cercare, nellÂaccettazione e nel rispetto della diversità dei ruoli, delle competenze, e nella varietà delle tipologie giovanili, di sperimentare modelli di coordinamento e di compartecipazione di differenti e differenziate iniziative. I giovani dovrebbero vivere nella Chiesa anzitutto unÂesperienza Âliberante e non omologante, per scoprire gli spazi aperti dellÂazione di Dio nella costruzione di rapporti umani profondi. d. Pastorale della speranza ÂAbbiamo posto la speranza nel Dio vivente (1 Tm 4,10), è il messaggio del Santo Padre inviato ai giovani in occasione della XXIV Giornata Mondiale della Gioventù celebrata a livello diocesano il 5 aprile 2009. Il giovane è proiettato verso il futuro. ÂLa giovinezza in particolare è tempo di speranze, perché guarda al futuro con varie aspettativeÂ, scrive il Papa. Futuro è per il giovane una parola magica e inquietante. Egli si attende una pastorale che dia senso al futuro e non narri solo il passato. Ma quale futuro per il giovane, se non quello finalizzato alla scoperta di Cristo? La figura di Cristo è tenuta in grande considerazione dai giovani, anche se ognuno tende a costruirsi il Cristo che più gli conviene. Il giovane ammira il Cristo per le sue parole di amore, per la sua azione a favore dei poveri e dei deboli, per il suo essere perseguitato e al di sopra di coloro che lo perseguitano, per il suo sguardo rivolto allÂinvisibile. Solo in Cristo egli può scoprire il senso della vita, il volto della diversità e della universalità. ÂÈ Lui la vera speranza: il Cristo che vive con noi e in noi e che ci chiama a partecipare alla sua vita eterna. Se non siamo soli, se Egli è con noi, anzi, se è Lui il nostro presente ed il nostro futuro, perché temere?Â[34] Il modo in cui il giovane guarda a Cristo deve però essere corretto, aiutato da unÂazione pastorale specifica che gli faccia scoprire in Cristo il volto autentico del Dio amore e che alimenti in lui la gioia di vivere e di mettersi a servizio dellÂaltro. ÂIl successo dellÂevangelizzazione dei giovani dipende senza dubbio da quanto conosciamo il terreno e dallÂimpostazione dei nostri metodi. Fortunatamente, tutto ciò dipende ancor più dalla fede nellÂOnnipotenza della Parola di Dio. QuestÂultima trova sempre e in qualunque campo buona terra da cui produce frutto: trenta, sessanta, cento volte tanto rispetto al seme gettato nella terra. E nel cuore dei giovani dimora lo Spirito Santo, Uditore invisibile, che in ogni epoca rinnova la risposta di unÂanima giovane e generosaÂ.[35] ÂIl Dio della speranza vi riempia, nel credere, di ogni gioia e pace, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito SantoÂ. (Rm 15,13) [1] X Simposio dei Vescovi europei. Giovani dÂEuropa nel cambiamento. Laboratorio della fede. Testo base, Roma 24-28 aprile 2002. [2] Idem, X Simposio dei Vescovi europei. Messaggio finale, 2002. [3] Card. Godfried Danneels, Jeunesse. Courants et contre-courants. Malines, Service de Presse de lÂArchevêché, 1989: «Vous
trouvez lÂEglise médiocre dans son discours et timide dans son action: ni chaude, ni froide. Sans intérêt! Vous nÂavez pas entièrement tort. Mais ce profil bas de lÂEglise est en fait typique de nos contrées». [4] José Marìa Mardones, Secularización en ÂNuevo Diccionario de PastoralÂ, San Pablo, Madrid 2002, 1360.
(Traduzione propria) [5] Cfr. Alcuni dati per la Spagna in Juan de Dios González-Anleo, Jóvenes y religiosidad, en ÂResumen del informe jóvenes españoles 2005Â, Fundación Santa María, 2005, 13-15. [6] Benedetto XVI, Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2008.
[7] Marchetto Agostino, in ÂChristliche Werte als Basis einer nachhaltigen Politik zur Integration von Jugendlichen mit Migrationshintergrund in Europa, Konrad Adenauer Stiftung, Brussel 14 Oktober 2008. [8] Cfr. Ambrosini Maurizio, Oltre lÂintegrazione subalterna: la sfida delle seconde generazioni. In: Melotti, Umberto (a cura di), Le banlieues. Immigrazione e conflitti urbani in Europa, Meltemi, Roma 2007, pp. 87-108. [9] Cf. Allegato statistico annesso di Prencipe Lorenzo, Giovani dellÂimmigrazione, CSER, Roma giugno 2009. [10] È difficile avere statistiche circa i minori vittime di traffico e di tratta. LÂorganizzazione ÂSave the Children ha comunque stimato che la percentuale di ragazze vittime può raggiungere lÂ80% del traffico. [11] Secondo lÂAlto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, circa 20.000 minori non accompagnati (in genere tra i 16 e i 17 anni, di cui solo il 2% di ragazze) allÂanno fanno domanda dÂasilo nei 27 paesi dellÂUE. A fine 2007, in Italia, i minori stranieri non accompagnati, censiti dal Comitato minori stranieri erano in totale 7.548 di cui il 75% sprovvisto di documenti. [12] Nei paesi OCSE sono circa 2,3 milioni gli studenti stranieri, di cui 1,2 sono nei paesi europei come Gran Bretagna, Germania, Francia, Austria e Danimarca. Cfr. Sopemi, Perspectives des migrations internationales, Rapport 2007, OCDE, Paris 2007, 416 pp. [13] In Italia almeno il 16% dei bambini nati sono legati al fenomeno dellÂimmigrazione. [14] Cfr. Note 2009 di Rossi Beniamino, Direttore ASCS (Agenzia Scalabriniana Cooperazione e Sviluppo), Milano. [15] Cfr. José Magaña, Migrazione e giovani. Una chance per la chiesa e la società in Europa. Incontro Direttori nazionali CCEE, Sigüenza, settembre 2006 [16] Cfr. Note 2009 di Marin Luca, direttore del CIEMI (Centre dÂInformation et dÂEtudes sur les Migrations Internationales) a Parigi. [17] DBK, ÂEine Kirche in vielen Sprachen und Völkern. Leitlinien für die Seelsorge an Katholiken anderer MutterspracheÂ, Bonn 2003 e ÂIntegration fördern  Zusammenleben gestaltenÂ, Bonn 2004. [18] Migratio, ÂParoisse - propositions pour des rencontres entre Suisses et migrantsÂ, 2008. [19] ÂJoven inmigrante, la parroquia sale a tu encuentroÂ, 2008. [20] Idem. [21] Piergiorgio Saviola, ÂGiovani migranti: risorsa e provocazioneÂ, in Servizio Migranti, 5, 2007. [22] Idem. Note 2009 di Rossi Beniamino. [23] Cfr. Jóvenes y religiosidad, en Resumen del informe jóvenes españoles 2005, Fundación Santa Maria, 2005. [24] Benedetto XVI, Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2008. [25] Cfr. 8° Meeting internazionale migrazioni Loreto, Figli di stranieri o figli di nessuno? I minori immigrati protagonisti nellÂEuropa
di oggi e di domani, Loreto 2005. [26] Marchetto Agostino, ÂChristliche Werte als Basis einer nachhaltigen Politik zur Integration .Â, 2008. [27] Cfr. Santelli Emmanuelle, Grandir en banlieue, Ed. CIEMI, Paris 2004. [28] Cfr. SVEP, Génération involontaire. Le seconde generazioni di immigrati nella provincia di Piacenza fra integrazione e rischi di esclusione, Piacenza 2009. [29] José Magaña, Migrazione e giovani. Una chance per la chiesa e la società in Europa. Incontro Direttori nazionali CCEE, Sigüenza, settembre 2006. [30] Card. Godfried Danneels, LÂevangelizzazione dei giovani. Itinerari, X Simposio dei Vescovi europei. Giovani dÂEuropa nel cambiamento, Roma 24-28 aprile 2002.
[31] Cfr. A. Francis-Vincent, Metodo della prassi pastorale, p. 323. Ed anche: Vallecoccia Silvio, in Pastorale Giovanile in Emigrazione. Percorso di comunione, Urbaniana, Roma 2004. [32] Istruzione Erga migrantes caritas Christi, Pontificio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti, Roma 2004. [33] Cfr. Grasso Antonio, Verso un ripensamento della pastorale giovanile?, in ÂNote di pastorale giovanileÂ, 5/2005 e Sigalini Domenico, I giovani nel nuovo contesto multiculturale, multietnico e multi religioso, in Servizio Migranti, X, 4, 2000. [34] Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI per la XXIV Giornata Mondiale della Gioventù (5 aprile 2009). [35] Card. Godfried Danneels, LÂevangelizzazione dei giovani. Itinerari, X Simposio dei Vescovi europei. Giovani dÂEuropa nel
cambiamento, Roma 24-28 aprile 2002.
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