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 Pontifical Council for the Pastoral Care of Migrants and Itinerant People

People on the Move - N° 83, September 2000

 

I Nomadi: 
"Qui ci sentiamo tutti accolti e amati come fratelli"[*] 

Alessandro IAPINO

 «Oggi mi sento davvero come un figlio di Dio». Ahmetovic ha 38 anni, quattro figli e viene dalla Bosnia ed Erzegovina. Fa parte della comunità Rom di Rimini, con la quale è venuto in Piazza San Pietro per partecipare al Giubileo dei Migranti e degli Itineranti. «Noi non siamo normalmente benvenuti o benaccetti ha detto, e di solito i posti lasciati per noi sono gli ultimi. Oggi, invece, siamo qui nelle prime file davanti alla Basilica e ci sentiamo veramente accolti. Davanti al Papa ci sentiamo finalmente come figli di Dio; ci basta che lui oggi ci dia la sua benedizione e noi saremo contenti. Il Santo Padre è sempre molto attento ai problemi di noi zingari, che oggi, grazie a lui, arriveranno alle orecchie di tanta gente».

Insieme con i Rom di Rimini è venuta Giovanna Fattori, una giovane donna che da sei anni condivide con loro la vita nel campo nomadi. «Faccio parte della Comunità Giovanni XXIII di Don Oreste Benzi racconta. La mia scelta di vita nasce dalla fede, dalla consapevolezza profonda che siamo tutti quanti figli di Dio e quindi fratelli fra di noi. Per vivere da sorella con loro ho bisogno però di convertirmi. Oggi sono molto contenta di essere qui con i miei amici della Bosnia ed Erzegovina e di sentire da loro che si sentono finalmente riconosciuti come figli di Dio. Questo Giubileo servirà a promuovere la dignità di questo popolo e i valori sui quali si fonda: il senso della famiglia, lo spirito di libertà e la creatività, che loro esprimono in quei mestieri artigianali che la nostra società ha purtroppo soffocato».

«Ma soprattutto continua Giovanna i nomadi hanno un forte senso di Dio, un forte spirito religioso. Mi ricordo che l'anziana donna che mi ha accolto nel campo come una figlia, e che ora è morta, amava ripetere: “Un solo Dio, una terra per tutti”».

Erano tantissimi i pellegrini migranti e itineranti presenti in Piazza San Pietro. Molti di questi, circa ottomila, hanno partecipato giovedì sera allo splendido concerto che si è tenuto nell'Aula Paolo VI.

Molti immigrati che vivono a Roma e in Italia hanno raggiunto la Basilica Vaticana per celebrare questa giornata giubilare. Un folto gruppo di immigrati africani veniva dal Centro di prima accoglienza di Capua. «Siamo qui perché, anche se viviamo lontano, vogliamo seguire la nostra fede ha spiegato Diop Demba, del Senegal. Nel nostro cuore oggi c'è gioia e felicità, e anche la speranza e la forza per andare avanti».

Rabbi è una ragazzina di 13 anni, nata in Italia. La mamma è del Ghana: «Sono emozionata perché è la prima volta che vedo il Papa. Quest'esperienza ci insegna che tutti quanti possiamo stare insieme in pace».

Fra le comunità più numerose presenti venerdì mattina in Piazza San Pietro c'è sicuramente quella filippina. Sono venuti da tutta Italia ma non solo: un gruppo veniva infatti persino dalla Corea. «È incredibile essere qui ha detto una delle donne; non trovo le parole per raccontare la mia gioia».

«Abbiamo avuto tante difficoltà per compiere questo viaggio ha raccontato suor Anna Domingo, che accompagnava i pellegrini, ma oggi viviamo una grande giornata di festa. Ci sentiamo un unico popolo di Dio. Nell'unità la nostra fede si rafforza».

Fra i tanti migranti presenti in Piazza, numerosissimi erano anche gli italiani emigrati all'estero.

Da Zurigo proveniva un gruppo di circa settanta persone, membri della Missione Cattolica della città elvetica. Sono italiani emigrati nei decenni scorsi da diverse regioni della Penisola. Li accompagnava un sacerdote, don Natale Girotto: «Partecipiamo con particolare sentimento, perché la nostra storia di emigranti in Svizzera è stata per molti aspetti dolorosa. All'inizio abbiamo avuto non facili problemi di inserimento, anche se oggi le cose vanno bene. Gli anziani adesso vorrebbero tornare a vivere in Italia, mentre i giovani preferiscono rimanere nella realtà in cui sono cresciuti. Si pone quindi in questo contesto il problema dell'unità delle famiglie. Per questo motivo il Giubileo di oggi è molto importante, perché nell'incontro con Dio siamo invitati alla riconciliazione, tra le diverse provenienze, le diverse mentalità e le differenti generazioni».

Dalla Germania, da Stoccarda, veniva un altro gruppo di pellegrini italiani emigrati: «Dopo 32 anni è la prima volta che ritorno in Italia» ha raccontato commosso il signor Mario Leone, pugliese di Gallipoli.

La signora Giovanna Sica è invece di origine salernitana: «Anche se ci siamo allontanati tanti anni fa dalla nostra casa, non abbiamo mai staccato il filo della nostra fede religiosa. Non avrei mai pensato di trovarmi qui davanti al Santo Padre, tanto più in un Giubileo dedicato proprio a noi emigrati».

Un sole ormai estivo ha scaldato i cuori dei pellegrini di tutto il mondo presenti a San Pietro. Sotto questo sole erano probabilmente a loro agio più degli altri i fedeli della comunità brasiliana, giunti da tutta Italia. La signora Maria Germania è da quindici anni a Roma: «Sono stati anni meravigliosi. Oggi festeggiamo nella gioia questo momento unico di incontro, con la speranza della pace per noi e per tutto il mondo».

Nota: 
[*]Cfr. L'Osservatore Romano, 2-3 giugno 2000
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