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  OMELIA DEL CARD. ANGELO SODANO
DURANTE LA SANTA MESSA PER L'ORDINAZIONE EPISCOPALE
DELL'ARCIVESCOVO ELISEO ANTONIO ARIOTTI,
NUNZIO APOSTOLICO IN CAMERUN E IN GUINEA EQUATORIALE*

Cattedrale di Cremona
Domenica, 5 ottobre 2003


Il Pontificale Romano prescrive che il Vescovo consacrante tenga un'omelia ai fedeli presenti, per ricordare loro la missione pastorale dell'eletto. In realtà, basterebbe soffermarsi a meditare su tutto il rito dell'ordinazione per comprendere il compito che Cristo, Pastore Supremo della Chiesa, vuole affidare al nuovo Vescovo.

Fra breve, ascolterete, quindi, una serie di domande che porrò al caro Don Eliseo. La sua risposta, pronta e generosa, ci dirà quale debba essere l'ideale del Vescovo, nella Chiesa cattolica. In concreto, io gli domanderò:

"Vuoi, fratello carissimo, adempiere fino alla morte il ministero che a noi è stato trasmesso dagli Apostoli e che io oggi per mezzo dell'imposizione delle mani trasmetto a te, con il dono dello Spirito Santo?".

"Vuoi annunciare con fedeltà e costanza il Vangelo di Cristo?".

"Vuoi prenderti cura, con amore di padre, del popolo santo di Dio?".

"Vuoi, come buon Pastore, andare in cerca delle pecorelle smarrite per riportarle all'ovile di Cristo?" ...

Sono domande che tracciano la missione del Vescovo nella Chiesa, e cioè, la missione di continuare l'opera del Buon Pastore.

1. La perennità di una missione

L'opera terrena di Gesù doveva terminare con la sua Ascensione al cielo. Per questo Egli aveva scelto degli Apostoli ed aveva loro detto: "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi" (Gv 20, 21). Poi aveva dato un mandato categorico: "Andate ed insegnate a tutte le genti battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed io sarò con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo" (Mt 28, 19-20).

L'opera di Cristo si sarebbe così continuata con l'opera degli Apostoli e dei loro successori, fino alla consumazione dei secoli.

In questa missione, gli Apostoli furono pienamente confermati il giorno della Pentecoste, secondo la promessa del Signore: "Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria, e fino agli estremi confini della terra" (At 1, 8).

Questa forza speciale è quella che scenderà fra poco sul nostro caro confratello Eliseo e lo renderà atto a continuare nel mondo di oggi l'opera di Gesù, Pastore Eterno delle nostre anime.

Un giorno lontano, il nostro confratello ha sentito la voce del Signore che lo chiamava a seguirlo ed egli, con la generosità di Pietro, di Andrea, degli altri Apostoli, come di tanti Pastori che, nel corso dei secoli, ascoltarono quest'invito, ha accettato di continuare nel mondo l'opera di Gesù. E così il nostro Don Eliseo è diventato sacerdote. Ora, dopo vari anni di fecondo ministero sacerdotale, Cristo gli chiede un servizio più alto, dicendogli ancora una volta: "Vieni e seguimi ... Pasci i miei agnelli ... pasci le mie pecorelle" (Gv 21, 15-19).

È una voce che chiama ad un servizio ancora più generoso, come Vescovo della Santa Chiesa di Dio. Con l'imposizione delle mie mani, come di quelle dei Vescovi presenti, e con la formula consacratoria, una grazia nuova scenderà sull'eletto:  la grazia di guidare con sapienza ed amore il popolo santo di Dio.

2. Il campo di lavoro

Il nuovo Vescovo non lavorerà in una diocesi particolare, come Vescovo residenziale o come Ausiliare, ma aiuterà il Santo Padre nella sua sollecitudine per la Chiesa universale. In concreto, sarà Rappresentante del Papa presso i Vescovi e le Autorità civili di due nobili Paesi, quali sono il Camerun e la Guinea Equatoriale, promuovendo così l'unità di quei cattolici intorno al Successore di Pietro e favorendo poi un dialogo costruttivo con quei responsabili della vita pubblica.

È sempre però la stessa missione pastorale, qual è quella di lavorare per la diffusione del Regno di Dio nel mondo di oggi.

Un esempio luminoso di tale spirito soprannaturale con cui deve lavorare ogni Nunzio Apostolico rimane sempre quello datoci dal Beato Giovanni XXIII che prima di essere Patriarca di Venezia e poi Sommo Pontefice, fu per 29 anni Rappresentante Pontificio, prima in Bulgaria, poi in Turchia e Grecia, ed infine in Francia, fino a quando, nel 1954, Pio XII lo nominò Cardinale Patriarca di Venezia. Leggendo le memorie che ci ha lasciate nel suo noto libro Il giornale dell'anima, ci troviamo di fronte alla figura di un Pastore, che, in ogni circostanza, si è totalmente consacrato alla sua missione apostolica.

È questa anche la testimonianza che in quest'insigne diocesi di Cremona ci hanno lasciato tanti sacerdoti e Vescovi, che si sono dedicati con zelo all'edificazione  della  Santa  Chiesa  di  Dio, sia in diocesi come in altre parti del mondo.

3. Verso l'Africa

Mons. Eliseo Ariotti eserciterà il suo ministero apostolico in terra africana, e precisamente in Camerun, nel cuore del continente. Nei Paesi che s'affacciano sul Mediterraneo, il Vangelo di Cristo si era già diffuso fin dai primi secoli dell'era cristiana, però solamente nell'epoca moderna la Chiesa poté essere costituita nell'Africa subsahariana. In Camerun i primi missionari giunsero solo 113 anni fa. Nell'ottobre del 1890, vi sbarcarono i primi Religiosi Pallottini tedeschi, ed iniziò così la grande epopea dell'evangelizzazione.

Essi consacrarono la loro prima fondazione alla Madonna e denominarono poi quel luogo come "Marienberg", la montagna di Maria. E veramente Maria Santissima, la Regina degli Apostoli, ha benedetto il seme allora gettato, ed è stata la stella dell'evangelizzazione del Camerun.

Nel Nord del Paese, nelle regioni verso la Nigeria ed il Ciad, la Buona Novella giunse ancor più tardi, nemmeno settant'anni fa, con i primi missionari Oblati di Maria Immacolata.

Oggi, grazie a Dio, i cattolici raggiungono il 25% di quella popolazione di più di 16 milioni di abitanti, su un territorio grande una volta e mezza l'Italia. Le diocesi sono ormai 23 con i loro relativi Vescovi, coadiuvati da circa mille sacerdoti.

Terminato il periodo coloniale, il 1° gennaio 1960, il Camerun proclamò la sua indipendenza e il Governo nazionale chiese poi di mantenere rapporti ufficiali anche con la Santa Sede. A Yaoundé fu così costituita una Nunziatura Apostolica per continuare un dialogo proficuo con quelle Autorità civili, assicurandole della volontà della Chiesa di cooperare per il progresso materiale e spirituale del Paese. È questa la missione che il Papa ora ha affidato a Mons. Ariotti.

Allo stesso tempo, egli seguirà la vita della Chiesa nel vicino Paese della Guinea Equatoriale e manterrà i contatti con quelle Autorità, per favorire il progresso materiale e spirituale anche di quelle popolazioni.

4. La predilezione del Papa

Vorrei infine aggiungere che il Camerun e la Guinea Equatoriale sono Paesi che stanno particolarmente a cuore al Santo Padre Giovanni Paolo II. Egli visitò ben due volte il Camerun. Vi si recò una prima volta nell'agosto del 1985, fermandosi là per ben 4 giorni e visitando quattro diverse diocesi, dalla capitale Yaoundé a Garoua, a 700 chilometri nel Nord del Paese, da Bamenda a Douala, la capitale economica e commerciale del Camerun.

Il Papa vi ritornò poi dieci anni più tardi, nel settembre del 1995, per concludere solennemente a Yaoundé il Sinodo speciale per l'Africa e firmare là l'Esortazione Apostolica Post-Sinodale Ecclesia in Africa, che ancor oggi costituisce la "magna charta" del lavoro apostolico di quei Vescovi.

Anch'io ho avuto l'onore di accompagnare il Papa in tale visita e sono stato testimone della grande fede di quel popolo, come della necessità che ancora ha di essere sostenuto nel cammino intrapreso.

Anteriormente, nel febbraio del 1982, il Papa aveva pure visitato la Guinea Equatoriale, toccando la capitale Malabo  e  la  diocesi  di  Bata, e  portando a Pastori e fedeli un messaggio di speranza.

5. Con la forza dell'amore

Caro Don Eliseo, grande è la missione che ti attende. Non ti mancheranno certo delle difficoltà. Ma sia anche tuo il motto di S. Paolo e di tanti missionari "Caritas Christi urget nos" "L'amore di Cristo ci sospinge" (2 Cor 5, 14). Sia l'amore di Cristo a spingerti a lavorare per la diffusione del suo Regno. Oggi a Roma il Papa ha canonizzato un grande missionario dell'Africa, Mons. Daniele Comboni, gloria della nostra patria italiana. Che tu possa sempre essere animato dal suo grande ardore apostolico!

Noi ti accompagneremo con la nostra costante preghiera e con la nostra fraterna solidarietà. Avanti, quindi, nel nome del Signore! Amen!


*L'Osservatore Romano 6/7.10.2003 p.5.

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