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SANTA MESSA CELEBRATA NELLA CATTEDRALE DI ANAGNI
PER LA COMMEMORAZIONE DEL 7° CENTENARIO
DELLA MORTE DI BONIFACIO VIII

OMELIA DEL CARD. ANGELO SODANO

Domenica, 12 ottobre 2003   

 

Fratelli e sorelle nel Signore,

Nel Salmo Responsoriale abbiamo cantato: "Donaci, o Dio, la sapienza del cuore".

Sono le parole che la Liturgia ci ha messo poc'anzi sulle labbra a commento della prima Lettura biblica, tratta dal Libro della Sapienza. In essa l'Autore ispirato esalta la sapienza come il più prezioso di tutti i beni. Per avere la sapienza, egli aggiunge, vale la pena di rinunciare a tutto il resto.

Diciamo dunque: "Donaci, o Dio, la sapienza del cuore". L'invocazione è assai adatta al momento che stiamo vivendo. Noi siamo oggi qui riuniti per commemorare il settimo centenario della morte del Papa Bonifacio VIII, a cui questa città di Anagni si onora di aver dato i natali. Saluto il Vescovo, S. E. Mons. Lorenzo Loppa, con il Capitolo della Cattedrale ed il Clero. Saluto il Sindaco, i rappresentanti del Consiglio comunale e le altre Autorità presenti. Saluto gli abitanti di questa bella Città e quanti sono qui convenuti per questa significativa celebrazione.

1. Il volto della Chiesa

Di fronte alla storia e ai suoi protagonisti, e specialmente di fronte alla storia della Chiesa, dobbiamo sempre invocare la "sapienza". Non è facile infatti scrutare il mistero della Chiesa e valutarne le manifestazioni nel corso dei secoli:  riconoscerne l'origine divina e l'indefettibilità, nonostante le avversità esterne e le miserie dei suoi membri, le persecuzioni che da fuori la affliggono e gli scismi e le eresie che la insidiano dall'interno.

Il cristiano "sapiente" sa andare oltre il velo, spesso opaco, delle vicende umane, per scoprire il vero volto della Chiesa. Egli sa riconoscere l'azione dello Spirito Santo che, come anima del Popolo di Dio, "è Signore e dà la vita". Specialmente nel considerare periodi storici lontani dal nostro, come quello di Papa Bonifacio VIII, è indispensabile assumere uno sguardo "sapienziale", rinunciando alla pretesa di possedere un punto di vista assoluto e indiscutibile. Questa "modestia dell'intelligenza" è anche espressione di fede in Dio, unico Signore della storia e unico giudice degli uomini.

2. I Papi di Anagni

In questo spirito vogliamo commemorare il Papa Benedetto Caetani, il Papa di Anagni. Veramente dobbiamo dire il "secondo" Papa di Anagni, perché, nella prima metà dello stesso tredicesimo secolo (1227-1241), fu Vescovo di Roma un altro anagnino: Gregorio IX, Ugolino dei Conti di Segni. Proprio durante il suo pontificato, intorno al 1235 - la data esatta, in effetti, non ci è nota -, nacque Benedetto Caetani.

Non è questa la sede per analisi o ricostruzioni storiche, che lasciamo doverosamente ad altri. Questo è, invece, il luogo della preghiera e della meditazione sul senso delle vicende umane. È il momento propizio per ripensare a Bonifacio VIII con lo sguardo della fede e della sapienza cristiana. E il momento per domandarci:  quali sono stati gli aspetti salienti del suo ministero sulla Cattedra di Pietro? Quale messaggio egli lascia a noi, cristiani di sette secoli dopo, che si stanno inoltrando in un nuovo millennio dell'era cristiana?

3. Per la libertà della Chiesa

Bonifacio VIII appare a noi innanzitutto quale convinto e zelante sostenitore della libertà della Chiesa, nei confronti dei potenti della terra, per lo svolgimento della sua missione a servizio del Popolo di Dio. Malgrado le differenti accentuazioni che si possono riscontrare tra l'ecclesiologia del tredicesimo secolo e quella di oggi - anzi, proprio a motivo di tali differenze - siamo in grado di cogliere ciò che di perennemente valido è contenuto nella concezione della "plenitudo potestatis" sviluppata da Bonifacio VIII nei suoi scritti.

Non dobbiamo dimenticare che la formazione di questo Papa fu prevalentemente giuridica, grazie agli studi compiuti a Spoleto, Perugia e Bologna, e alla lunga esperienza nella Curia Romana. È comprensibile, perciò, che la sua forma mentis fosse spiccatamente sensibile e attenta ai diritti della Chiesa, in particolare a quelli del Successore di Pietro. Il contesto storico del tempo poneva la Chiesa a confronto con i "regni" umani. La distinzione tra il piano temporale e quello spirituale operava allora secondo modalità teoriche e pratiche differenti da quelle che sono poi andate maturando nel corso di questi sette secoli.

Ad esempio, per noi che vediamo ormai da lontano la questione del potere temporale e siamo figli del Concilio Vaticano II, il concetto di "libertà" della Chiesa e del Papa si configura in modo alquanto diverso da quello teorizzato dal Papa Benedetto Caetani. Ciò tuttavia non deve impedirci di comprendere e apprezzare lo zelo con cui egli, prima nelle sue missioni in Francia e Inghilterra, poi come Cardinale e quindi come Papa, difese tale libertà in un'epoca particolarmente difficile per la Sede di Pietro. La sua insistenza sulla pienezza del potere del Sommo Pontefice era un modo di confrontarsi con i potenti di questo mondo usando il loro stesso linguaggio, per potere così più efficacemente difendere la Sede romana e, quindi, l'intera Chiesa.

4. La capacità di "vedere in grande"

Pur con questi limiti, non c'è dubbio che Bonifacio VIII, nel panorama geopolitico del suo tempo, si sia rivelato personalità di notevole statura. Ebbe uno sguardo ampio, capace di dominare la complessa scacchiera internazionale dell'epoca. Per questo alcuni storici indicano nella "magnanimità", cioè nel "vedere in grande", una caratteristica tipica di Papa Caetani, riconoscendolo "tra le personalità più rilevanti nella storia del papato medievale" (Eugenio Dupré Theseider, in:  Enciclopedia dei Papi, Treccani, vol. II, p. 490).

Strettamente connesso con quel suo "vedere in grande" fu l'amore di Bonifacio VIII per la Terra Santa, in cui avrebbe voluto ripristinare le condizioni per il libero e pacifico esercizio del culto cristiano. Lo sentiva come un suo preciso dovere. Dall'inizio alla fine del suo pontificato perseguì tale disegno, anche se le alterne vicende della politica internazionale non gli consentirono mai di realizzarlo. È poi documentato l'impegno con cui Papa Bonifacio incoraggiò, sempre verso le terre d'Oriente, l'attività missionaria degli Ordini religiosi, in particolare dei Frati Francescani e Domenicani, per portare anche a quei popoli l'annuncio salvifico del Vangelo.

Sempre nella prospettiva del "vedere in grande", merita poi di essere ricordata, nel campo della cultura, un'importante benemerenza di questo Papa, quella cioè di aver istituito l'Università di Roma. Mi piace sottolinearlo anzitutto perché questo primo Studium Urbis è intitolato alla "Sapienza", quella sapienza che la Scrittura ci ha appena presentato come tesoro "preferibile a scettri e a troni" (Sap 7, 8). In secondo luogo, perché proprio quest'anno l'Università "La Sapienza" ha celebrato i settecento anni di fondazione: il Papa, in effetti, la istituì il 30 aprile 1303, poco prima della sua morte, avvenuta il successivo 11 ottobre.

5. Il Giubileo del 1300

Uno dei meriti di Bonifacio VIII è stato, infine, l'aver indetto il primo Anno Santo. Al riguardo, va riconosciuto ciò che gli storici hanno ormai chiaramente assodato, e cioè che il Pontefice seppe allora corrispondere ad una chiamata del Signore, rappresentata dalle folle di pellegrini che giungevano a Roma per la fine del 1299 e per l'inizio del nuovo secolo, desiderose di ricevere speciali benedizioni ed indulgenze. Il Pontefice fu capace di governare tale movimento, correggendone le aspettative eterodosse, e soprattutto indicendo un vero e proprio anno giubilare, dal Natale del 1299 a quello del 1300, ed estendendo l'indulgenza anche ai pellegrini che fossero morti lungo il tragitto.

6. Il giudizio di Dio

Certo, la vita di ogni uomo e tanto più di un Pastore della Chiesa è affidata all'imperscrutabile giudizio di Dio. È una soglia che non pretendiamo varcare. Abbiamo ascoltato poc'anzi, nella seconda lettura della Messa, le parole solenni: "Non v'è creatura che possa nascondersi davanti a lui, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi suoi e a lui noi dobbiamo rendere conto" (Eb 4, 13). A Dio noi lasciamo il giudizio ultimo su ogni creatura. A Bonifacio VIII, comunque, gli storici riconoscono "intelligenza acuta, conoscenza del mondo, esperienza negli affari, intrepido ardimento, volontà ferrea e straordinaria capacità di lavoro" (H. Jedin, Storia della Chiesa, vol. V/1, p. 389).

In chiusura, vorremmo consentirci un ultimo rilievo. Al termine dell'episodio evangelico oggi meditato, Pietro si rivolge a Gesù dicendo: "Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito" (Mc 10, 28). Considerando la figura del Papa Bonifacio, vien fatto di osservare che sicuramente per una cosa, anche se forse per questa soltanto, egli sarebbe stato disposto a "lasciare tutto", anche la vita: la difesa della libertà della Chiesa e del Papato. Lo dimostrò nell'ora cruciale in cui fu attaccato direttamente e personalmente qui ad Anagni, nel suo palazzo: in quel momento drammatico, da solo, con l'unica forza della dignità pontificia, affrontò chi lo minacciava. Era il 7 settembre 1303. Fu l'inizio di un tracollo fisico che lo portò alla morte, ma fu anche l'occasione suprema per testimoniare la sua fedeltà a Cristo e alla Chiesa.

È  questo  il  messaggio  che  Bonifacio VIII ha lasciato anche per noi.

 

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