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ORDINAZIONE EPISCOPALE DI MONS. PAUL RICHARD GALLAGHER

OMELIA DEL CARDINALE ANGELO SODANO*

Basilica Vaticana
Sabato, 13 marzo 2004

 

È tempo di Quaresima! È tempo di rinnovamento spirituale, in preparazione alla Pasqua del Signore. Nel clima austero di questo tempo liturgico, si svolge il rito dell'ordinazione episcopale del nostro caro Mons. Paul Richard Gallagher, chiamato dal Santo Padre a far parte del Collegio episcopale e destinato in Burundi, come Nunzio Apostolico. Là dovrà portare frutti di bene, a servizio della Santa Chiesa. Là dovrà far risuonare il Vangelo di Cristo, con l'invito severo che oggi è stato proclamato e che è quanto mai attuale in questo momento storico della vita del Burundi, ripetendo a tutti: «Se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo» (Lc 13, 5).

1. Un rito affascinante

Un giorno lontano, il giovane Paul Richard sentì la voce del Signore che lo chiamava a seguirlo, ed egli ha risposto generosamente di sì, divenendo presbitero della Santa Chiesa. Oggi, per mezzo mio, il Signore gli chiede di svolgere il suo ministero su un gradino più alto del nostro sacerdozio, qual è quello dell'Episcopato. La finalità è sempre la stessa, quella di continuare nel mondo l'opera di Cristo, Buon Pastore.

Non sto a dilungarmi a spiegare il significato del rito odierno. Esso è già molto eloquente e parla direttamente a tutti noi. Come fecero gli Apostoli con i loro primi Successori, imporrò sul capo dell'eletto le mie mani. Altrettanto faranno i Vescovi presenti, pronunciando le parole essenziali del rito:

«Effondi ora sopra quest'Eletto la potenza che viene da te, o Padre, il tuo Spirito che regge e guida: tu lo hai dato al tuo diletto Figlio, Gesù Cristo, ed egli lo ha trasmesso ai Santi Apostoli, che nelle diverse parti della terra hanno la Chiesa come tuo santuario, a lode e gloria perenne del tuo nome» (Preghiera di ordinazione).

2. Il linguaggio dei simboli

Questo rito bimillenario è poi arricchito da tutta una serie di simboli, che ben mettono in risalto la missione del Vescovo. Sul capo dell'eletto verrà collocato il Vangelo, per indicare che da esso ognuno di noi deve trarre ispirazione per la sua vita personale e per la sua attività apostolica. Metterò poi l'anello al dito del nuovo Vescovo, per ricordargli il dovere della fedeltà alla Chiesa, Sposa di Cristo. Sul capo gli collocherò poi la mitra, per indicare a tutti la sua dignità episcopale. Nelle sue mani porrò poi il pastorale, esortandolo a guidare con amore di Padre il popolo santo di Dio.

Sono tutti segni eloquenti con cui la liturgia ci vuole far comprendere, stimare ed amare colui che è stato chiamato dal Signore ad essere Successore degli Apostoli, per l'edificazione della Santa Chiesa di Dio.

Anche il simbolo della prostrazione a terra, durante il canto delle litanie dei Santi, vuole ricordarci che tutto viene da Dio, che noi siamo piccole creature di fronte a Lui e che confidiamo solo sulla grazia.

3. La missione del Nunzio

Il nuovo Vescovo non svolgerà la sua missione in una determinata diocesi, come in genere fanno i Vescovi residenziali, coadiutori o ausiliari. Egli collaborerà con il Santo Padre, Pastore della Chiesa universale. È però sempre la stessa missione pastorale, per la diffusione del Regno di Dio nel mondo.

È vero che il nostro Vescovo Paul porta anche il titolo antico della Chiesa di Hodelm in Scozia, ora soppressa. Ciò corrisponde alla tradizione di conservare la memoria storica delle antiche comunità cristiane, ma sappiamo che l'essenziale è dato dal fatto che il nuovo Vescovo è annoverato nel Collegio episcopale, al quale Cristo ha affidato la missione di continuare l'opera del Collegio apostolico fino alla fine dei secoli. Ai tempi di Gesù, gli Apostoli erano 12. Ora, i Vescovi sono più di 4.600, e cioè 2.600 a capo di una diocesi ed altri 2.000 come Vescovi titolari o Vescovi emeriti. È sempre lo stesso fuoco di Pentecoste che li deve spingere ad annunciare al mondo di oggi il Regno di Dio ed a portare agli uomini del nostro tempo la Parola ed i Sacramenti della salvezza.

4. Verso il Burundi

Il nostro caro Mons. Paul si appresta ora a partire verso Bujumbura, la capitale del Burundi. È un Paese che ha tanto sofferto per le note vicende di questi ultimi anni, è una Chiesa che è stata provata dalle discordie dei suoi figli e che ora sta lavorando per proporre a tutti il cammino della riconciliazione e del perdono. San Paolo aveva già detto duemila anni fa che nella Chiesa «non c'è più giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero, non c'è più uomo né donna, perché tutti voi — concludeva l'Apostolo — siete uno in Cristo Gesù» (Gal 3, 28). Oggi ogni cristiano dovrà sapere che non c'è più hutu o tutsi, non c'è più africano o europeo, perché siamo tutti figli dello stesso Padre, che sta nei cieli.

È questa del resto la consegna che il Papa Giovanni Paolo II affidò alle popolazioni del Burundi durante il viaggio compiuto in quel Paese nel settembre del 1990. In quell'occasione, il Santo Padre disse chiaramente a tutti, autorità e popolo: «Consolidate la vostra unità, ma non con rassegnazione o nella diffidenza, ma radicandola solidamente per mezzo della riconciliazione e del perdono» (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XIII, 2, pag. 445).

Conscio poi della gravità della situazione locale, il Papa soggiungeva: «Per alcuni ciò può sembrare insormontabile, perché le ferite fanno ancor male. Come dimenticarle? La vostra piena riconciliazione non consiste nel dimenticare il passato. Voi dovete considerarlo nella verità, ma dovete incontrarvi di nuovo e superare insieme ciò che vi ha divisi, per costruire una nuova unità» (ibidem, pag. 445).

Sono parole che conservano tutta la loro validità.

5. L'esempio di Mons. Courtney

Ispirandosi a tali principi evangelici, lavorò con intensità in Burundi il compianto Nunzio Apostolico Mons. Michael Courtney. Come ogni Rappresentante Pontificio, egli diede il suo contributo per il progresso della Chiesa in quel Paese e mantenere i rapporti con le autorità civili, al fine di instaurare una collaborazione fra Chiesa e Stato, per il bene di quelle popolazioni.

Come nei giochi olimpici, ora la fiamma passa in nuove mani, nelle mani del nostro caro Monsignor Paul Gallagher.

Noi preghiamo per lui e gli saremo sempre vicini con la nostra solidarietà. Gli è vicino il Papa, che per mezzo mio lo benedice di cuore. Gli è vicina la sua cara Arcidiocesi, qui degnamente rappresentata dal suo Pastore, S. E. Mons. Patrick Kelly, Arcivescovo di Liverpool.

Dal cielo intercederanno per lui tutti i Santi, che ora invocheremo nelle apposite Litanie.

6. Conclusione

Caro Monsignore, parti sereno verso il Burundi, che tanto si attende da te. Che tu possa essere un portatore di speranza per quelle care popolazioni. Che la Vergine Santissima, molto venerata in terra africana, sia la stella luminosa che illumina il tuo cammino. Più che mai oggi, noi l'invochiamo con le parole dell'antica sequenza Alma Redemptoris Mater: «Succurre cadenti, surgere qui curat populo!» «Vieni, o Maria, in soccorso al popolo che cade e che cerca di risollevarsi!».

E così, con l'aiuto che viene dall'alto, anche il Burundi ritroverà il cammino della concordia, per il progresso materiale e spirituale di quella nobile Nazione.

* * *

Al termine dell'omelia il Cardinale Segretario di Stato ha voluto pronunciare un saluto in inglese, la lingua madre di Mons. Paul Richard Gallagher. Ecco le sue parole:

Monsignor Paul, Burundi expects much of you: go there in a spirit of serenity. Be a bearer of hope for its beloved people. May the Blessed Virgin Mary, who is greatly venerated in Africa, be the shining star lighting up your path. Today, more than ever, we call on her with the words of the ancient hymn Alma Redemptoris Mater: “Succurre cadenti, surgere qui curat populo!” “O Mary, come to the assistance of your sinking people, who are striving to arise!”.

In this way, with the help that comes from above, Burundi too will rediscover the path of harmony, for the material and spiritual progress of that noble nation.

Present here today, I see a group of your family members and friends, who have come to Rome to be with you on this significant day in your life. I warmly greet them, and I ask them to continue to be close to you with their prayer and support. My blessing goes to all of them.




*L'Osservatore Romano 15-16.3.2004 p.7.

 

 

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