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CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA NELLA CHIESA DEDICATA
ALLA MADONNA DELLA CANDELORA (LVIV DEI LATINI)

OMELIA DELL'ARCIVESCOVO LEONARDO SANDRI

Mercoledì, 5 maggio 2004

 

Carissimi Confratelli nell'Episcopato e nel Sacerdozio,
Fratelli e Sorelle nel Signore!

1. Il tempo liturgico, che da Pasqua ci conduce alla Pentecoste, costituisce secondo l'antica tradizione della Chiesa un'unica realtà, nella quale viene continuamente ripresentato e approfondito il grande mistero della redenzione: la passione, morte e risurrezione di Gesù.

In questi giorni la liturgia ci conduce a ripercorrere le tappe principali dello sviluppo della Chiesa apostolica e a ripensare al "testamento di Gesù". È quanto abbiamo ascoltato anche in questa nostra Celebrazione Eucaristica, con la presentazione della prima catechesi compiuta dall'apostolo Paolo ad Antiochia di Pisidia, nel cuore dell'odierna Turchia, durante il suo primo viaggio missionario.

L'annuncio del Vangelo, dopo aver varcato i confini della Palestina, viene ora portato anche ai pagani, raggiungendo gradualmente tutto il mondo allora conosciuto.

È interessante notare come per Paolo e per i primi Apostoli l'annuncio della Buona Novella consiste nel presentare le antiche vicende bibliche come una "storia della salvezza". È questo un impegno importante anche per noi: insegnare agli uomini e alle donne del nostro tempo a cogliere la volontà di Dio, che guida misteriosamente la storia, annunciando loro con franchezza Gesù Cristo, unico Salvatore del mondo.

2. Nel brano evangelico è riportato l'inizio del "Discorso di addio", pronunciato da Gesù durante l'Ultima Cena. In questo vero e proprio "testamento" lasciato agli Apostoli, egli raccomanda loro la fierezza per la missione ricevuta e l'umiltà propria di chi è inviato. La vera grandezza dell'apostolo, infatti, è quella di essere fedele a Colui che lo ha inviato (cfr Gv 13, 16). Per questo, coloro che li accoglieranno, ascolteranno e incontreranno Cristo stesso (cfr Gv 13, 20).

Nel clima di gioia, di luce e di speranza caratteristico del tempo liturgico pasquale, sono lieto di avere l'opportunità di questo nostro incontro intorno all'altare del Signore. Non ho mancato di informare il Santo Padre di questa mia visita e della felice circostanza che stiamo vivendo. Egli mi ha incaricato di assicurarvi che conserva un grato ricordo della calorosa accoglienza riservataGli in occasione del Viaggio compiuto in questo Paese all'inizio dell'estate del 2001 e, inoltre, mi ha pregato di portarvi il Suo affettuoso saluto e di parteciparvi la Sua Benedizione. Durante quella Visita, il Papa aveva richiamato le difficoltà del passato e indicato gli impegni per il futuro. "Nel corso dei secoli il Popolo ucraino ha conosciuto prove durissime e logoranti... È difficile spiegare con dinamiche semplicemente umane i cambiamenti epocali dei due ultimi decenni. Ma qualunque sia l'interpretazione che si vuole darne, è certo che da queste esperienze è scaturita una nuova speranza" (Discorso alla cerimonia di benvenuto a Kyiv, in Insegnamenti XXIV/1 [2001/1] 1262).

3. Proprio le grandi trasformazioni che sono avvenute nel Continente europeo nel corso degli ultimi decenni costituiscono un forte richiamo a guardare le vicende umane con gli occhi della fede e a riconoscere l'azione di Dio che agisce all'interno della storia. I noti fatti culminati nella caduta del muro di Berlino, e le conseguenze che tutto questo ha prodotto per l'intero Continente europeo, costituiscono infatti una svolta fondamentale nella nostra storia recente. Con la caduta del muro materiale che divideva l'Europa in due grandi blocchi, sono crollati tanti altri muri ideologici, sociali e culturali. Da quel momento è sorta un'aurora di speranza per tutta l'Europa orientale. Dopo i lunghi anni bui e difficili del regime ateo, caratterizzati da profonde sofferenze e da dure lotte, irrigati anche dal sangue di tanti testimoni del Vangelo e della fede cristiana, si è aperta finalmente una nuova luce di verità, di giustizia e di libertà. La tristezza, l'oppressione, il soffocamento di ogni espressione religiosa hanno finalmente lasciato spazio alla gioia, ad una ritrovata vitalità e alla opportunità di professare pubblicamente il proprio credo religioso.

L'entusiasmo e lo slancio iniziali per questa aurora di libertà e di verità non devono tuttavia affievolirsi col passare del tempo. Una volta superate le chiusure e le difficoltà del passato regime, le nuove promettenti prospettive che si sono aperte per le Nazioni che vivono nel cuore dell'Europa non devono appannarsi nel confronto col benessere e col consumismo. È quanto ricordava il Santo Padre nel Suo discorso all'Episcopato cattolico: "I modelli di vita edonistici e materialistici presentati da molti mass media, la crisi di valori che investe la famiglia, l'illusione di una vita facile che esclude il sacrificio, i problemi della disoccupazione e l'insicurezza del domani spesso generano nei giovani un grande disorientamento, rendendoli disponibili a proposte di vita effimere e senza valori o preoccupanti forme di evasione" (Insegnamenti XXIV/1 [2001/1] 1298).

4. È necessario, dunque, che non ci si limiti alla ricerca del solo pane materiale, di un progresso guidato unicamente da interessi economici ed egoistici, che finirebbe per oscurare i valori profondi di questi popoli. Il ritrovato clima di libertà deve invece offrire nuove possibilità per la ricerca del vero nutrimento, quello cioè che può saziare la fame di autentica felicità, di profonda condivisione e di pienezza di vita. I grandi valori spirituali e culturali che hanno animato la storia dell'Europa orientale, e che hanno sostenuto e guidato questi popoli anche durante gli anni difficili del regime ateo, devono ora continuare a costituire il solido fondamento sul quale si può costruire il futuro della Comunità ecclesiale e della società civile.

È questo il messaggio di speranza e di ritrovato entusiasmo che il Papa ha lasciato all'Ucraina al termine della Sua Visita: "Il Signore dia pace a te, Popolo ucraino, che, riacquistata finalmente la libertà con dedizione tenace e concorde, hai avviato un'opera di riscoperta delle tue radici più vere e ti stai impegnando in un laborioso cammino di riforme, per dare a tutti la possibilità di vivere ed esprimere la propria fede, la propria cultura e le proprie convinzioni in un quadro di libertà e di giustizia. Anche se ancora doloranti sono le cicatrici delle tremende ferite subite lungo interminabili anni di oppressione, di dittatura e di totalitarismo, nei quali i diritti del popolo sono stati negati e conculcati, guarda con fiducia verso l'avvenire. Questo è il tempo propizio! Questo è il tempo della speranza e dell'audacia!" (Insegnamenti XXIV/1 [2001/1] 1362).

Con la coraggiosa testimonianza del Vangelo e con una rinnovata fedeltà ai valori dello spirito, anche noi potremo contribuire efficacemente all'autentico progresso dei nostri popoli e saremo fedeli discepoli di Cristo, come lo fu Paolo e come lo furono gli altri Apostoli, inviati ad annunciare la salvezza ai loro fratelli e al mondo intero.

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