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CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA
IN OCCASIONE DEL CENTENARIO DELLA NASCITA
DEL COMPIANTO CARDINALE ANTONIO SAMORÈ

OMELIA DEL CARDINALE ANGELO SODANO*

Grotte Vaticane
Martedì, 6 dicembre 2005

 

Venerati Confratelli
e cari Concelebranti,
Signori Ambasciatori
e distinte Autorità,
Fratelli e Sorelle nel Signore,

È tempo d'Avvento, è tempo di speranza!

La liturgia del giorno ha posto sulle nostre labbra le parole ispirate del Salmo 95:

"Cantate al Signore un canto nuovo
Cantate al Signore da tutta la terra.
Cantate al Signore e benedite il suo nome,
Annunziate di giorno in giorno la sua salvezza" (Sal 95, 1-2).

In realtà, i cristiani sanno che nella vicenda della vita non sono mai soli, ma è sempre accanto a loro Colui che è venuto nel mondo per salvarli.

Così è nella vita dei singoli e così è nella vita delle nazioni, come canta ancora l'autore del Salmo, quando aggiunge:

"In mezzo ai popoli raccontate la sua gloria,
a tutte le nazioni dite i suoi prodigi".
"Annuntiate inter gentes gloriam eius,
in omnibus populis mirabilia eius" (ibidem, 3).

1. Il dovere della gratitudine

Con questi sentimenti noi oggi ci siamo riuniti attorno all'altare del Signore, per rendergli grazie per un dono particolare, e cioè per aver suscitato nella sua Santa Chiesa una figura eccezionale di Pastore dei tempi moderni, quale fu il compianto Cardinale Antonio Samorè.

Cent'anni fa, egli nasceva nella sua bella cittadina di Bardi, sull'Appennino parmense. Da quel lontano 4 dicembre del 1905 iniziava così l'avventura umana di un figlio di quella terra emiliana, che già aveva dato nel corso dei secoli tanti fedeli servitori alla Chiesa e alla Sede Apostolica.

La biografia del compianto Cardinale Samorè vi è ben nota. Recentemente il Padre Luigi Nuovo, professore di Storia della Chiesa in quel Collegio Alberoni nel quale il nostro Porporato si era formato, ce ne ha dato una bella sintesi nel suo libro "Il Cardinale Antonio Samorè, sacerdote e diplomatico al servizio della Chiesa e della pace" (Genova, 2005).

2. Una figura eccezionale

"Sacerdote e diplomatico": è una frase sintetica che ben ci indica il senso della sua esistenza, Sacerdote, e quindi inviato, come ogni Pastore, per insegnare, santificare e guidare il popolo di Dio. Diplomatico, e quindi chiamato dal Sommo Pontefice a vivere il proprio sacerdozio nei contatti con i Governi e le Organizzazioni internazionali. Anche lì, infatti, occorreva ed occorrerà sempre portare la luce del Vangelo di Cristo ed offrire a tutti gli uomini di buona volontà la collaborazione della Chiesa per il progresso integrale dei popoli.

Proprio a questa ispirazione religiosa dell'attività del compianto Cardinale Samorè faceva riferimento il Papa Giovanni Paolo II, di v.m., nell'Omelia tenuta in questa Basilica Vaticana, nella S. Messa esequiale per il defunto Porporato, il 5 febbraio 1983:

"Uomo di Dio in senso pieno - diceva allora il Papa - il Card. Samorè si teneva costantemente orientato al soprannaturale, con una rettitudine sincera. Le questioni, i problemi, le circostanze del momento egli le vedeva con lo sguardo penetrante della fede, nella prospettiva più alta del fine ultimo. Questo Nostro indimenticabile Fratello può, quindi, essere iscritto alla categoria dei servi buoni e fedeli del Signore" (L'Osservatore Romano, 6 febbraio 1983).

3. In tempi difficili

In particolare, i duri anni che vanno dall'inizio del tragico conflitto mondiale nel 1939 fino ai momenti dolorosi dell'avvento del comunismo in molte nazioni dell'Europa centro-orientale segnarono profondamente la sua vita, ma il Cardinale Agostino Casaroli, di santa memoria, poteva dire di lui: "Il forte spirito soprannaturale l'aiutava a superare qualche difficoltà o tentazione di scoramento, nate, talvolta, dalla sua acuta sensibilità" (L. Nuovo, op. cit., pag. 45).

Ampio fu il campo di lavoro del giovane Mons. Samorè, in Vaticano come in Lituania, ove per quattro anni fu Segretario di quella Nunziatura Apostolica, negli Stati Uniti d'America, come Consigliere di quella Rappresentanza Pontifica, poi in Colombia come Nunzio Apostolico. Ma fu soprattutto nella Segreteria di Stato che egli poté dimostrare tutto il suo dinamismo apostolico.

Molti dei presenti potrebbero aggiungere tante altre considerazioni a queste mie parole. Lo potrebbe fare a lungo il Cardinale Achille Silvestrini, che gli fu fedele collaboratore per tanti anni.

Anch'io ho potuto conoscerlo a fondo nell'ultima parte della sua vita e ne conserverò sempre il più grato ricordo.

4. Una doverosa riconoscenza

Quando il compianto Papa Paolo VI, verso la fine del 1977, volle chiamarmi all'Episcopato e destinarmi in Cile come Nunzio Apostolico, pensai di chiedere proprio al Cardinale Samorè, che tanta amava l'America Latina, di conferirmi l'ordinazione episcopale. Egli ben volentieri accondiscese. Semplice ed umile com'era, prese il suo treno alla Stazione Termini di Roma e venne ad Asti per quell'occasione, imponendomi le mani nell'insigne Collegiata di S. Secondo della mia città. Era una giornata fredda e nevosa, ma il calore del suo cuore di Padre conquistò subito tutti i presenti. Un mio compagno di scuola, talora critico della Curia Romana, mi confidò in quell'occasione: "Ho trovato nel Cardinale Samorè una personalità con una grande visione pastorale ed il cuore tenero di un Padre".

Iniziò allora per me un periodo di grande vicinanza verso il Cardinale della mia ordinazione episcopale, scoprendo anch'io sempre meglio la figura di questo benemerito uomo di Chiesa e di fedele servitore della Santa Sede.

5. L'impegno per la mediazione

Durante gli anni dell'opera di mediazione fra l'Argentina ed il Cile, ho potuto ammirare la sua grande cultura storica e giuridica, e la profonda capacità di comprendere i segni dei tempi. Un giorno l'udii citare una frase che s. Vincenzo de' Paoli, di cui egli era molto devoto fin dai tempi del Collegio Alberoni, diretto appunto dai Padri Vincenziani. E cioè lo sentii ripetere questa frase del grande Santo della carità: "i tempi sono i nostri maestri", "les temps sont nos maîtres". Era, infatti, innato in lui il desiderio di cogliere tutte le occasioni che la Provvidenza gli offriva per portare il lievito del Vangelo nella vita degli individui e della nazioni.

Negli anni 1978-1983, come Nunzio Apostolico in Cile, sono stato testimone dell'impegno con cui l'ormai anziano Cardinale si consacrò alla causa della pace fra Argentina e Cile. Furono lunghe le trattative fra le Parti e, purtroppo, egli non poté veder coronato il suo capolavoro diplomatico, perché il Signore venne a chiamarlo a sé il 3 febbraio 1983. Soltanto un anno dopo, il 29 novembre 1984, si firmava in Vaticano il noto Trattato di pace e amicizia fra i due Paesi. Si poneva così fine all'annosa controversia sui confini delle rispettive sovranità marittime nella zona australe, partendo dal termine della delimitazione esistente nel Canale del Beagle.

Va tuttavia riconosciuto che il testo finale di quel Trattato corrisponde alle grandi linee che vi aveva tracciato il defunto Cardinale, che rimane così il vero artefice di quella soluzione di una difficile controversia internazionale. Nel 1994, dieci anni dopo la morte del compianto Porporato, i Governi di Argentina e Cile poterono giustamente scrivere la frase seguente su una lapide marmorea che collocarono sulla sua tomba, nel Carmelo di Vetralla, ove il Cardinale aveva voluto essere sepolto: "Al Cardenal Antonio Samorè con la gratitud de Argentina y Chile por su abnegada dedicación a la causa de la paz, la amistad y la integración de ambas Naciones".

6. Conclusione

Fratelli e Sorelle nel Signore,

era, quindi, giusto, che in occasione del centenario della nascita di questa grande figura di uomo di Chiesa e di apostolo della pace, ci riunissimo qui, intorno all'altare del Signore, ringraziandoLo per aver suscitato nella Chiesa del tormentato secolo scorso una figura così singolare di Cardinale, il cui nome vivrà sempre in benedizione in mezzo a noi.

In questo tempo d'Avvento la liturgia ci invita a guardare a Cristo, nostra Speranza. A Lui chiediamo, per intercessione di Maria, sua Madre, di continuare a donare alla sua Santa Chiesa degli uomini così forti e generosi, come il Cardinale Samorè, per portare alle nuove generazioni la luce del Vangelo di Cristo. E così il mondo potrà continuare a sperare! Amen.


*L'Osservatore Romano 8.12.2005 p.6.

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