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SANTA MESSA DI RINGRAZIAMENTO IN OCCASIONE DEL 50° ANNIVERSARIO
DI FONDAZIONE DELLA CASA SOLLIEVO DELLA SOFFERENZA

OMELIA DEL CARDINALE ANGELO SODANO

Piazzale antistante l'ospedale "Casa Sollievo della Sofferenza"
San Giovanni Rotondo
Venerdì 5 maggio 2006

 

Venerato Arcivescovo Mons. Domenico Umberto D'Ambrosio,
Cari Confratelli nell'Episcopato e nel Presbiterato,
Distinte Autorità e cari Frati Minori Cappuccini,
Amici tutti dell'opera del P. Pio!

Il Vangelo di oggi ci ha ricordato l'invito di Gesù: "Venite a me, voi tutti che siete affaticati ed oppressi ed io vi ristorerò" (Mt 11, 28).

Accogliendo questa chiamata del Signore, i cristiani di tutti i tempi hanno sempre guardato a Cristo come sorgente di conforto nelle loro prove e fonte di sicura speranza.

Così fu pure per quel grande santo dei tempi moderni, quale fu P. Pio da Pietrelcina, che fin da giovane ascoltò la voce del Signore che l'invitava a seguirlo ed a imitarlo.

Fu così che il nostro santo si sentì chiamato a seguire le orme di Cristo, offrendo anche lui ristoro a tante creature, affaticate ed oppresse dal dolore.

Il discepolo di Cristo

In questo suo impegno di carità verso il prossimo, nacque cinquant'anni fa in questo bell'angolo del Gargano la "Casa Sollievo della Sofferenza". Oggi noi siamo qui convenuti da ogni parte d'Italia, per ringraziare il Signore d'aver ispirato quest'opera grandiosa ad un umile Frate Cappuccino del Convento di S. Giovanni Rotondo. Egli aveva ben compreso l'invito di Gesù a non separare l'amore di Dio dall'amore per il prossimo ed aveva sempre visto in ogni creatura umana il volto di Cristo, da amare e servire con tutto il cuore.

Personalmente conservo ancora scolpito nella mia memoria l'incontro che ebbi con lui, nel lontano 1952, allorquando, come giovane sacerdote volli venire verso questo luogo santo, attratto dalla fama di santità che mi aveva già conquistato. Con bontà il caro Padre mi confortò nel proseguire sul mio cammino, invitandomi a guardare sempre a Cristo ed a servirlo con fedeltà. Di quel colloquio conservo sempre il più vivo ricordo.

Il Buon Samaritano

Oggi sono ritornato nuovamente qui per unirmi a voi nel ringraziare il Signore per la grandiosa opera di carità che il P. Pio ci ha lasciato, donandoci la Casa Sollievo della Sofferenza.

Oggi ricordiamo, infatti, quel lontano 5 maggio del 1956, allorquando il nostro santo inaugurò tale opera. Era la realizzazione di un sogno da lui coltivato da tempo, dopo aver visto la triste situazione di tanti ammalati, che in quegli anni dolorosi della guerra e del dopoguerra, non avevano adeguata assistenza. Le cronache ci dicono che il P. Pio aveva già pensato di realizzare un Ospedale fin dal 1940, denominando già il suo progetto come "Casa Sollievo della Sofferenza". La dichiarazione di guerra del 10 giugno 1940 aveva poi bloccato tutto e solo nel 1946 egli poteva poi costituire la Società incaricata di iniziare i lavori. In un decennio, poco a poco, si costruirono i locali per le varie specialità, fino a giungere al fatidico giorno dell'inaugurazione, il 5 maggio 1956, che noi oggi vogliamo commemorare.

La Casa Sollievo

Ad inaugurare l'opera, già grandiosa per allora, con ben 300 posti letto, venne qui il compianto Card. Giacomo Lercaro, Arcivescovo di Bologna, portando la Benedizione del Papa Pio XII di v.m. Il Padre Pio ne fu grandemente felice e dal cielo lo sarà ancora più oggi nel vedere noi, qui riuniti in preghiera, per ringraziare il Signore per i frutti di bene che tale opera ci ha portato, in mezzo secolo di vita.

Il 23 settembre del 1968, il venerato Padre lasciava questo mondo, ma poteva aver la gioia di vedere come la sua opera andasse crescendo. L'ospedale era ormai giunto a 600 posti letto, erano sorti nuovi reparti per medicina, ortopedia e pediatria, erano giunti dei Collaboratori, delle Religiose e delle infermiere, che erano veri angeli custodi della Casa. Generosi amministratori ne seguivano le sorti. L'opera di Padre Pio era ormai in buone mani.

La sollecitudine dei Papi

Allo sviluppo della Casa Sollievo contribuì pure grandemente l'interessamento dei Romani Pontefici. In particolare è doveroso ricordare il grande gesto compiuto dal servo di Dio Pio XII nell'accettare la stessa responsabilità della Casa, per assicurarle la necessaria stabilità. Lungo sarebbe citare tutti i passi compiuti in favore di quest'opera da parte dei successivi Pontefici, dal beato Giovanni XXIII al Papa Paolo VI, da Giovanni Paolo I a Giovanni Paolo II. Questi, in particolare, volle qui venire, per pregare sulla tomba del Padre Pio, il 23 maggio del 1987. Sempre attuali sono le parole che il compianto Pontefice ci disse in quell'occasione: "Quest'opera... è stupenda testimonianza dell'amore cristiano. La grande intuizione del P. Pio è stata quella di unire la scienza a servizio degli ammalati insieme con la fede e la preghiera. La scienza medica, nella lotta sempre più progredita contro la malattia, la fede e la preghiera, nel trasfigurare e sublimare quella sofferenza, che, nonostante tutti i progressi della medicina, resterà sempre un retaggio della vita di quaggiù".

Un modello di carità

Le stesse considerazioni faceva poi il Papa Giovanni Paolo II nel giorno della Beatificazione del P. Pio, nella vasta cornice di Piazza S. Pietro in Vaticano, il 2 maggio del 1999 e, successivamente, il 16 giugno del 2002, allorquando lo stesso amato Pontefice canonizzava il nostro santo. In quell'occasione, il Papa terminò poi l'omelia con questa preghiera: "O Signore, ottienici uno sguardo di fede, che sia capace di riconoscere prontamente nei poveri e nei sofferenti il volto stesso di Gesù".

Oggi, sulla Cattedra di Pietro, la Provvidenza di Dio ha collocato il Papa Benedetto XVI. Con la sollecitudine pastorale dei suoi Predecessori, egli mi ha inviato qui fra voi, per testimoniare la sua ammirazione per la vita e le opere di san Pio da Pietrelcina e per ringraziare con voi il Signore per il dono fatto alla Chiesa con questo gigante di santità e generoso apostolo di carità.

La parola del Papa

È poi noto a tutti voi, miei fratelli, come il Papa Benedetto XVI abbia voluto dedicare proprio al tema della carità la sua prima Lettera Enciclica, denominata appunto "Deus caritas est", Dio è carità. Egli ha ripreso quelle parole che già duemila anni fa san Giovanni rivolgeva ai primi cristiani e che poi hanno sempre costituito un ideale di vita per tutti i discepoli di Cristo: "Dio è amore; chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio in lui" (1 Gv 4, 10).

Recentemente poi, in vista della Quaresima, il Papa ci ricordava che anche per chi opera in campo sociale il motore deve essere sempre quello della carità. Egli ci diceva testualmente: "Gli esempi dei santi e le molte esperienze missionarie che caratterizzano la storia della Chiesa costituiscono indicazioni preziose sul modo migliore di sostenere lo sviluppo. Anche oggi, nel tempo della interdipendenza globale, si può constatare che nessun progetto economico, sociale o politico sostituisce quel dono di sé all'altro nel quale si esprime la carità. Chi opera secondo questa logica evangelica vive la fede come amicizia con il Dio incarnato e, come Lui, si fa carico dei bisogni materiali e spirituali del prossimo. Lo guarda come incommensurabile mistero, degno di infinita cura ed attenzione. Sa che chi non dà Dio dà troppo poco, come diceva la beata Teresa di Calcutta: "La prima povertà dei popoli è di non conoscere Cristo". Perciò occorre far trovare Dio nel volto misericordioso di Cristo: senza questa prospettiva, una civiltà non si costruisce su basi solide.

Grazie a uomini e donne obbedienti allo Spirito Santo, nella Chiesa sono sorte molte opere di carità, volte a promuovere lo sviluppo: ospedali, università, scuole di formazione professionale, micro-imprese. Sono iniziative che, molto prima di altre espressioni della società civile, hanno dato prova della sincera preoccupazione per l'uomo da parte di persone mosse dal messaggio evangelico. Queste opere indicano una strada per guidare ancora oggi il mondo verso una globalizzazione che abbia al suo centro il vero bene dell'uomo". (Benedetto XVI, Messaggio per la Quaresima 2006, 31 gennaio 2006).

Un sapore di cielo

Con questa visione cristiana, il P. Pio ha costruito la Casa Sollievo della Sofferenza. Con questa visione noi ne continueremo l'opera, convinti dell'intrinseca potenza trasformante dell'amore. "Omnia vincit amor", tutto vince l'amore. Sì, perché ci dà la forza interiore di superare ogni ostacolo ed anticipa già qui in terra l'esperienza gioiosa del Paradiso.

Sapore di cielo potrà così avere la nostra esistenza, se la vivremo sulle orme lasciateci dal P. Pio.

In questa Santa Messa chiederemo poi al Signore di benedire tutti coloro che qui lavorano per diffondere tali ideali, il Vescovo di questa cara diocesi ed i suoi Collaboratori, i Padri Cappuccini e tutti coloro che conservano la memoria del nostro santo, gli Amministratori della Casa Sollievo della Sofferenza ed i Responsabili dei Gruppi di preghiera del P. Pio.

Che questa celebrazione giubilare unisca, infine, tutti noi nel santo vincolo della carità, come imploriamo nella preghiera eucaristica della Messa, allorquando ci rivolgiamo al Padre che sta nei cieli dicendo: "Ti preghiamo umilmente, per la comunione al Corpo ed al Sangue di Cristo, lo Spirito Santo ci riunisca in un solo corpo". E così sia!

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