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INTERVENTO DELLA SANTA SEDE SUL TEMA DEI RIFUGIATI
DURANTE LA 62a SESSIONE DELL’ASSEMBLEA GENERALE DELLE NAZIONI UNITE

INTERVENTO DI S.E. MONS. CELESTINO MIGLIORE

New York
Giovedì, 8 novembre 2007

 

Presidente,

la Santa Sede esprime profondo apprezzamento all'UNHCR per tutti i suoi sforzi volti ad assistere 32,9 milioni di persone affidati alla sua protezione quest'anno. In particolare, osservo con soddisfazione le iniziative creative per operazioni sul campo più efficaci e per una migliore comprensione delle sfide quali il Field Protection Reference group, l'imminente Dialogue on the Challenges of Protection incentrate sul nesso fra asilo e migrazione, e il Cluster Approch che ha reso possibile interventi più precisi e coerenti nelle situazioni di emergenza.

Di fronte alla fatica e al pessimismo striscianti che appaiono qua e là in seno alla comunità internazionale nell'area dell'aiuto umanitario, questa sembra l'occasione appropriata per ricordare che l'UNCHR è uno strumento essenziale con cui gli Stati e la comunità internazionale nella loro totalità onorano l'impegno di proteggere quanti lasciano le loro case per vari motivi. Tuttavia, tale responsabilità non può essere addossata soltanto all'Ufficio dell'Alto Commissario. Piuttosto, gli Stati interessati hanno il dovere di proteggere quelle persone e di sostenerle con una salda volontà politica e adeguate risorse finanziarie. Nel fare la propria parte, gli Stati gettano una solida base per le operazioni dell'UNCHR.

Le sfide sono numerose, complesse e scoraggianti. Il nostro senso di umanità si confronta ogni giorno con notizie di migranti e rifugiati, in genere un misto di entrambi i gruppi e spesso non documentato, che tentano di attraversare i confini in cerca di sicurezza e di migliori condizioni di vita. Ogni giorno molti perdono la vita in tali tentativi. Non parliamo di casi sporadici. Piuttosto, ci troviamo di fronte a masse di persone in cammino per varie cause e con varie motivazioni:  persone cacciate dalle loro case da conflitti armati e persecuzioni, persone in fuga dall'estrema povertà, persone costrette a migrare a causa del degrado ambientale e di disastri naturali.

È stata espressa preoccupazione per il fatto che lo status di queste persone si trova in aree legali veramente grigie, in particolare quando attraversano le frontiere di Paesi e regioni che hanno rigide politiche di immigrazione. Le preoccupazioni aumentano quando sorgono dubbi sull'applicabilità degli strumenti internazionali a disposizione o quando non esiste alcuno strumento legale di tutela. Dunque appare urgente prendere in considerazione uno sforzo internazionale con l'intento di cercare una maggiore chiarezza negli strumenti legali di tutela a disposizione o, se necessario, di crearne di nuovi.

Tuttavia, indipendentemente da tali aree legali grigie e dallo status di rifugiati, sfollati o migranti non documentati, la loro dignità e i loro diritti umani non possono essere violati o ignorati. Il loro diritto alla vita, all'incolumità personale, alla libertà di coscienza e di religione, alla non discriminazione, in particolare dei più vulnerabili come i bambini, va anteposto a qualsiasi considerazione di carattere legale o politico. La mia delegazione, quindi, si rivolge a tutti i Paesi e a tutte le regioni interessate affinché intraprendano le misure atte a garantire che i diritti umani di queste persone in situazioni tanto precarie vengano tutelati adeguatamente e che la loro dignità umana venga rispettata.

Presidente,

più concretamente, siamo turbati dalle dolorose condizioni di quanti fuggono a causa di lunghi conflitti nella Repubblica Democratica del Congo, nel Ciad, nel Darfur, in Afghanistan e in numerose altre regioni, fra le quali il Medio Oriente che si evidenzia con i suoi molti problemi.

In particolare, la Santa Sede desidera ancora una volta richiamare l'attenzione della comunità internazionale sulle sofferenze dei rifugiati iracheni e delle persone sfollate che fuggono da attacchi indiscriminati, da atti violenti e settari basati su convinzioni politiche e religiose e sull'affiliazione di specifici gruppi sociali. Negli ultimi anni questa è stata la più rapida e massiccia migrazione.

La Santa Sede desidera esprimere apprezzamento ai Paesi che confinano con l'Iraq e che continuano a sostenere il fardello dell'accoglienza di milioni di persone. La comunità internazionale deve sostenere quei Paesi e l'UNCHR nell'opera volta a garantire che i rifugiati e gli sfollati iracheni non si sentano abbandonati e ricevano una sistemazione degna.

Papa Benedetto XVI e molte istituzioni cattoliche hanno chiesto in modo reiterato misure urgenti necessarie a garantire la protezione e l'assistenza di quelle persone, nell'attesa che le condizioni nel loro Paese migliorino e permettano loro di ritornare.

Presidente,

queste enormi sfide umanitarie possono essere affrontate in modo responsabile soltanto attraverso una fattiva collaborazione fra Stati, organizzazioni internazionali, organizzazioni non governative e società civile. Questa collaborazione, condotta nella fiducia e nella solidarietà reciproche, può veramente dare risposte concrete e coerenti al grido di aiuto di quanti hanno bisogno di protezione internazionale.

Grazie, signor Presidente.

      

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