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INTERVENTO DELLA SANTA SEDE
ALLA 94a SESSIONE DEL CONSIGLIO
DELL'ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE DELLE MIGRAZIONI
(GINEVRA, 27-30 NOVEMBRE 2007)

DISCORSO DI S.E. MONS. SILVANO M. TOMASI*

Ginevra
Giovedì, 29 novembre 2007

 

Presidente,

1. La diversità dei flussi migratori nel mondo ha richiamato sempre più l'attenzione delle organizzazioni internazionali e degli Stati: lavoratori migranti, temporanei e permanenti, rifugiati, richiedenti asilo, persone sfollate all'interno dei propri Paesi, donne e uomini vittime del commercio di esseri umani, personale di multinazionali in trasferta. Emergono nuove categorie come le persone sfollate all'interno o al di fuori dei confini nazionali e costrette ad andarsene a causa del degrado ambientale, di alcuni tipi di progetti di sviluppo e di mutazioni climatiche. La Delegazione della Santa Sede apprezza la scelta strategica compiuta dall'Organizzazione Internazionale delle Migrazioni (OIM) di affrontare il fenomeno migratorio da una "prospettiva integrale e olistica", pur concentrandosi sul suo specifico mandato. Sebbene risposte mirate rendano effettive la protezione e la assistenza dovute alle persone sradicate, si rende necessaria anche una prospettiva globale. Infatti, l'odierna interdipendenza economica e politica dimostra che le migrazioni internazionali sono divenute parte strutturale delle società moderne. In particolare, il mercato globale del lavoro attrae lavoratori da una sempre più ampia gamma di Paesi, rendendo la migrazione a scopo lavorativo il segmento più ampio di tutti i flussi migratori. Le persone scelgono di spostarsi, cercando di soddisfare le proprie aspirazioni di sicurezza e di una vita dignitosa per se stesse e per le loro famiglie.

2. Le cifre attuali indicano che più di 200 milioni di persone nel mondo vivono e lavorano in Paesi diversi da quello in cui sono nate o di cui erano cittadine e fra questi, 90 milioni di lavoratori costituiscono quasi il 3% di una forza lavoro di tre miliardi di persone. Le cifre, in un certo qual modo, sono la punta dell'iceberg e rivelano la complessità del fenomeno che riguarda Paesi di origine, di transito e di destinazione, leggi e regolamenti amministrativi, modalità sociali, religiose e culturali di coesistenza. Un approccio alle migrazioni basato sulla cooperazione diviene inevitabile e dovrebbe includere Stati, organismi intergovernativi e società civile. Le organizzazioni non governative e le comunità di fede in particolare, con la loro attività sul campo e un'esperienza geograficamente diversificata, possono offrire idee e collaborazione sia nella elaborazione delle politiche sia nell'assistenza concreta. Questa delegazione considera come uno sviluppo positivo il processo formalizzato di scambio di opinioni e di informazioni da parte dei responsabili delle agenzie delle Nazioni Unite con la responsabilità dell'uno o dell'altro aspetto della mobilità umana. Tuttavia, la coesione fra i vari agenti sembra ancora in uno stadio iniziale e sarebbe bene che includesse la partecipazione di rappresentanti di organizzazioni e di interessi dei migranti a tutti i livelli dello sviluppo politico.

3. I lavoratori migranti, specializzati e non, occupano un posto centrale in molti dibattiti odierni. Questo tipo di migrazione è considerato una forza positiva per lo sviluppo dei Paesi di origine, in particolare grazie ai miliardi di dollari di rimesse inviate a casa dai migranti, 167 miliardi di dollari inviati ai Paesi non industrializzati nel 2005. È positiva anche per l'economia dei Paesi ospiti perché per un numero crescente di essi, gli immigrati sono divenuti necessari per compensare la diminuzione della forza lavoro e il calo demografico. Tuttavia, i vantaggi pratici accettati mediante l'ammissione di immigrati, in diverse occasioni vengono posti in ombra da un atteggiamento ambivalente espresso nell'opinione pubblica e nei mezzi di comunicazione sociale che permettono stereotipi e generalizzazioni negative sui nuovi arrivati. L'onestà di riconoscere il contributo che gli immigrati possono rendere può essere una buona base per la loro integrazione.

4. Due importanti dimensioni delle migrazioni contemporanee non sono adeguatamente e attentamente dibattute ed esaminate nella formulazione delle politiche: le vittime dei flussi migratori e la priorità delle persone sull'economia. All'intero sistema della protezione e dei diritti umani è assegnato un ruolo secondario di sostegno invece che un ruolo di servizio teso a garantire la priorità della dignità di tutte le persone. Proprio alcuni giorni fa, 64 migranti sono affogati davanti alle coste dello Yemen, dove il mese precedente altri 66 disperati richiedenti asilo erano morti o risultati dispersi dopo essere stati gettati in mare dagli scafisti. Alcuni mezzi di comunicazione sociale riportano che circa 500 persone sono morte quest'anno nella pericolosa impresa di passare illegalmente dal Messico agli Stati Uniti. Circa 6.000 persone sono morte o scomparse solo nel 2006 nel tentativo di attraversare il mare dalla costa occidentale africana alle Isole Canarie. A questi viaggi traumatici attraverso i mari e i confini prendono parte anche dei bambini. Sono necessari nuovi e creativi meccanismi di prevenzione e forme di assistenza umanitaria.

5. La soluzione migliore sembra essere un approccio onnicomprensivo che tenga conto di tutti gli elementi del viaggio dei migranti: le decisioni relative al migrare e al come ammettere molti migranti; le modalità di partecipazione di vari tipi di migranti nella società ospite; il ruolo svolto dai migranti nello sviluppo economico e nella società; il diritto dei migranti a essere tutelati e l'esercizio dei loro diritti. Le attuali tendenze politiche sembrano chiare e volte a rispondere alle esigenze più emotive ed espresse da parte dell'opinione pubblica di controllo e di integrazione. A lungo termine, tuttavia, una soluzione corretta ed efficace giungerà da un approccio globale in grado di accogliere tutti gli elementi politici: i diritti dello Stato e della comunità ospite, dei migranti e del bene comune internazionale. Riceve un consenso crescente l'opportunità di tale approccio globale e della necessità di prestare maggiore attenzione ai migranti come persone e non solo al loro ruolo economico di forza lavoro temporanea o permanente. I trattati e le convenzioni internazionali che, in particolare o in generale, includono riferimenti ai diritti dei migranti hanno adottato come loro base la centralità della persona umana. Parimenti, la dottrina sociale della Chiesa cattolica, e di fatto quella di tutte le tradizioni religiose, considera i migranti in primo luogo come esseri umani e poi come cittadini, ospiti o agenti economici culturali. La dimensione etica nel dibattito sulle migrazioni deriva da un insieme antropologico più ampio in cui religiosi e laici possono trovare un terreno comune per affrontare la tensione inevitabile fra diversi principi. Nel caso dei migranti, questa tensione si manifesta negli obblighi morali dei governi a garantire la sicurezza e il benessere della propria popolazione e in un'etica più universale che valorizzi il benessere di tutta l'umanità e di ogni persona. In questo senso, il Dialogo ad alto livello su migrazione e sviluppo potrebbe affermare: "Il rispetto per i diritti fondamentali e le libertà di tutti i migranti è stato considerato essenziale per godere appieno dei benefici della migrazione internazionale".

Presidente,

6. Mentre prosegue lo sforzo per elaborare modi e strumenti di gestione dei differenti aspetti della mobilità umana, la Delegazione della Santa Sede considera più urgente esortare la volontà politica a ratificare e a utilizzare gli esistenti strumenti di protezione dei diritti umani e a renderli fondamento di una politica autenticamente umana e completa. In questo l'educazione può svolgere un ruolo prioritario. I migranti, consapevoli dei propri diritti, possono essere più sicuri nell'offrire i loro servizi e le loro capacità mentre la comunità ospite, ben informata e rispettosa di tali diritti, si sentirà più libera di mostrare solidarietà per edificare insieme un futuro comune.


*L’Osservatore Romano, 8.12.2007 p.2.

 

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