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INTERVENTO DELLA SANTA SEDE ALLA 63a SESSIONE
DELL'ASSEMBLEA GENERALE DELL'O.N.U.
SUGLI OBIETTIVI DI SVILUPPO DEL MILLENNIO

DISCORSO DI S.E. MONS. CELESTINO MIGLIORE,
OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE
PRESSO L'ORGANIZZAZIONE DELLE NAZIONI UNITE

New York
Giovedì, 25 settembre 2008

 

Signor Presidente,

quando nell'anno 2000 i responsabili del mondo si sono riuniti in questa sede, hanno assunto l'impegno di combattere la povertà estrema, stabilendo obiettivi specifici per affrontare entro il 2015 la fame, l'educazione, l'ineguaglianza, la salute del bambino e della madre, i danni ambientali e l'Hiv/Aids.

Questa grande responsabilità è stata assunta per solidarietà internazionale e nel nome dei diritti umani. Quindi non è solo per mera coincidenza che il nostro incontro si svolge nello stesso anno in cui celebriamo il 60º anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo.

Esiste, infatti, un rapporto preciso fra gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio presentati nella Dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite e i diritti umani. Hanno infatti in comune l'obiettivo di preservare e tutelare la dignità umana.

Inoltre, il raggiungimento di questi obiettivi è strettamente collegato al rispetto per i diritti umani. Mentre, in definitiva, gli obiettivi sono impegni politici, i diritti umani intrinseci a tutti gli obiettivi rendono il loro conseguimento una responsabilità sociale e morale.

È con questo senso di responsabilità che il mondo è riunito oggi al più alto livello di rappresentanza per valutare attentamente la situazione.

Il rapporto del segretario generale riconosce giustamente i progressi ottenuti, ma lancia anche un allarme poiché gli Stati membri non onorano a sufficienza gli impegni presi.

Esigenze quali l'aiuto ufficiale allo sviluppo, il commercio, la riduzione del debito, l'assistenza allo sviluppo, l'accesso alle nuove tecnologie e ai farmaci essenziali continuano a restare insoddisfatte dal nostro impegno e dalle nostre parole di sostegno.

Non riusciamo a mantenere la nostra parola, e, cosa ancora più importante, le persone del mondo che attendono da noi una guida, stanno perdendo speranza e fiducia.

Gli ultimi otto anni hanno dimostrato che con l'impegno locale, nazionale e internazionale molte nazioni sono ora più indipendenti dal punto di vista economico. Alcuni Paesi in via di sviluppo sono divenuti Paesi a medio reddito mentre Paesi a medio reddito stanno per divenire economie altamente sviluppate.

Diversi Paesi meno sviluppati hanno compiuto progressi notevoli in relazione ad alcuni obiettivi di sviluppo del millennio, per esempio l'eliminazione della povertà estrema e l'ottenimento dell'accesso universale all'educazione.

Ciononostante, il recente elevato tasso di crescita economica in molti Paesi meno sviluppati non ha contribuito a sufficienza a fronteggiare la situazione di povertà diffusa. Questi Paesi restano indietro e sono gravemente in ritardo nel raggiungimento degli obiettivi prefissati nella Dichiarazione del Millennio. Inoltre, in alcuni casi, il raggiungimento di tali obiettivi potrebbe rivelarsi impossibile.

Un fallimento nel raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio in questi Paesi e in altri Paesi poveri del mondo sarebbe un fallimento morale di tutta la comunità internazionale e avrebbe conseguenze politiche ed economiche anche al di là dei confini geografici di questi Paesi.

È dunque importante che questo incontro sia un momento di riflessione sulla responsabilità comune.
Gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio saranno raggiunti se diverranno una priorità per tutti gli Stati.
Soprattutto, dobbiamo promuovere una nuova cultura delle relazioni umane, caratterizzata da una visione fraterna del mondo, una cultura basata sull'imperativo morale di riconoscere l'unità dell'umanità e sull'imperativo pratico di contribuire alla pace e al benessere di tutti.

Il denaro e le risorse di cui i Paesi meno sviluppati necessitano in termini di aiuto, assistenza finanziaria e facilitazioni commerciali sono esigui rispetto alle spese militari mondiali o alle spese totali per necessità non primarie di chi abita nei Paesi più sviluppati.

Il fatto che vari Paesi meno sviluppati con risorse piuttosto limitate stiano ottenendo risultati importanti dovrebbe ispirare la comunità internazionale.

L'efficacia della società civile, incluse organizzazioni religiose che servono le popolazioni più povere, è la prova concreta della possibilità di raggiungere gli obiettivi entro il 2015 o negli anni immediatamente successivi.

La società civile e le organizzazioni di carattere religioso restano attori indispensabili nell'offerta di beni e servizi e bisognerebbe compiere maggiori sforzi per permettere loro l'accesso alle popolazioni in difficoltà. Dopo tutto, queste organizzazioni sono spesso capaci di soddisfare le necessità dei più indigenti e dei meno privilegiati.

La Santa Sede e le organizzazioni ad essa affiliate si impegnano nell'offrire assistenza umanitaria e volta allo sviluppo in tutto il mondo.

Signor Presidente,

mancano solo sette anni alla fine della campagna degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio ed è importante che ci concentriamo sugli obiettivi della Dichiarazione del Millennio sui quali i nostri capi di Stato hanno concordato.

Discutere e creare nuovi obiettivi, come quelli legati alla salute sessuale e riproduttiva, rischia di introdurre pratiche e politiche che vanno a detrimento della dignità umana e dello sviluppo sostenibile, distraendo la nostra attenzione dagli obiettivi originali e stornando le risorse necessarie dalle necessità più urgenti e fondamentali.

In questi giorni stiamo assistendo a un dibattito su un'operazione di soccorso economico volta a risolvere una crisi che rischia di distruggere l'economia dei Paesi più sviluppati e di lasciare migliaia e migliaia di famiglie senza lavoro.

Questa operazione di soccorso di enormi proporzioni, che supera di molto tutto l'aiuto internazionale, non può non sollevare una questione urgente:  in che modo possiamo trovare i fondi per salvare un sistema finanziario al collasso se non siamo in grado di trovare le risorse necessarie per investire nello sviluppo di tutte le regioni del mondo, a cominciare dalle più bisognose?

Per questo motivo, la globalizzazione della solidarietà attraverso il raggiungimento immediato degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, stabiliti dalla Dichiarazione del Millennio, è un obbligo morale cruciale per la comunità internazionale.

È anche uno strumento grande e massimamente efficace per dare stabilità all'economia globale e per assicurare a tutti prosperità e godimento dei diritti umani.

Grazie, Presidente.

   

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