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INTERVENTO DELLA SANTA SEDE AL IV SEMINARIO
DEL CONSIGLIO D'EUROPA DEI MINISTRI DELL'EDUCAZIONE
DEI PAESI FIRMATARI DELLA CONVENZIONE CULTURALE EUROPEA
 (NORIMBERGA-DACHAU, 5-7 NOVEMBRE 2008)

DISCORSO DI S.E. MONS. JEAN-LOUIS BRUGUÈS, O.P.,
SEGRETARIO DELLA CONGREGAZIONE
PER L'EDUCAZIONE CATTOLICA*

Norimberga, 6 novembre 2008

 

"Insegnare la memoria: per vivere in un’Europa di libertà e di diritto"

  

Signor Presidente,

vorrei innanzitutto esprimere il ringraziamento della Delegazione della Santa Sede e mio personale alle autorità tedesche che ospitano questo Seminario ministeriale per i loro impegno organizzativo e per la cortesia con la quale ci hanno accolto in questa storica città di Norimberga. Il luogo in cui ci troviamo è ricco di memoria. In esso si svolsero avvenimenti drammatici, che hanno segnato la storia europea: i grandi raduni nazisti, ma anche il processo a quanti si macchiarono di gravi delitti contro l’umanità. Quei fatti, di cui questa città è stata testimone, ci parlano del dramma di un’epoca, in cui furono negate libertà e giustizia, calpestata la dignità dell’uomo.

1. Il ricordo del dramma delle vittime, l’omaggio alla loro memoria esige che tutti si rendano conto che quelle vicende tenebrose devono essere una chiamata alla responsabilità nel costruire l’oggi e il domani del nostro continente, perché in nessun angolo dell’Europa e di tutto il mondo si ripetano tali tragedie. A riguardo la Santa Sede apprezza l’impegno dei paesi aderenti alla Convenzione culturale europea affinchè attraverso l’insegnamento della memoria si possa contribuire non solo conoscenza del passato, ma alla mutua comprensione, al dialogo, alla prevenzione dei crimini contro l’umanità, al consolidamento di un’Europa della libertà e del diritto.

2. Il diritto e la libertà sono essenziali per evitare ricadute totalitarie non rispettose dell’uomo. Un diritto, però, che si fondi su un alto senso della dignità e della giustizia. Salvaguardare la dignità dell’uomo non significa soltanto non ucciderlo, non mutilarlo, non torturarlo. Significa anche dare alla fame e sete di giustizia e libertà che è in lui la possibilità di essere saziate. Rischieremmo di cadere nuovamente nella barbarie, se non avessimo la passione per la giustizia e la libertà e se non ci impegnassimo, ciascuno secondo le proprie capacità, a far sì che il male non prevalga sul bene, come è accaduto nei confronti di milioni di figli del popolo ebraico. Occorre dunque raddoppiare gli sforzi per liberare l’uomo dagli spettri del razzismo, dell’esclusione, dell’emarginazione, dell’asservimento, della xenofobia; per estirpare anche le radici di questi mali, che si insinuano anche nella società odierna e minano le fondamenta della pacifica convivenza umana.

3. Il dovere della memoria deve così continuare a scuotere il nostro cuore e la nostra mente, a portare la ragione a riconoscere il male e a rifiutarlo, a suscitare in noi il coraggio del bene e della resistenza contro il male. Esso deve portarci "a quei sentimenti che si esprimono nelle parole che Sofocle mette sulle labbra di Antigone di fronte all’orrore che la circonda: sono qui non per odiare insieme, ma par insieme amare" (Benedetto XVI, Discorso al campo di sterminio di Auschwitz, 28 maggio 2006).

4. Il tempo che passa porta alla progressiva scomparsa dei testimoni diretti di quella tragedia, ciò deve condurre ad uno sforzo maggiore per conservare la memoria e trasmetterla alle nuove generazioni. Sono pertanto da incoraggiare tutte quelle iniziative, come "La giornata della memoria e della prevenzione dei crimini contro l’umanità", che contribuiscono a tenere viva la memoria di quei tragici eventi, a riflettere ed ad interrogarsi.

5. Un tale impegno si colloca in un contesto più ampio che la Santa Sede segue con interesse. Mi riferisco ai progetti del Consiglio d’Europa promossi nell’ambito della Convenzione Culturale Europea, rilevando in particolare come essi esprimano lo sforzo comune di contribuire attraverso l’educazione alla costruzione di un’Europa più solidale e democratica, rispettosa delle diversità e consapevole della sua identità. Al centro di ogni interesse educativo deve rimanere l’uomo e la sua dignità. L’insegnamento della memoria contribuirà così ad un obbiettivo che è tra i più alti, quello cioè di rendere sempre più umano l’uomo. Un uomo che possa essere di più e non solo avere di più, che impari non solo a vivere con gli altri, ma per gli altri, con una personalità equilibrata e matura.

Grazie


*L'Osservatore Romano 10-11.11.2008, p.2.

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