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INTERVENTO DELLA SANTA SEDE IN OCCASIONE
DELLO SVOLGIMENTO DEL SEGMENTO AD ALTO LIVELLO-2009
DEL CONSIGLIO ECONOMICO E SOCIALE DELL'ONU (ECOSOC).

INTERVENTO DI S.E. MONS. SILVANO M. TOMASI,
OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE
PRESSO L'UFFICIO DELLE NAZIONI UNITE
ED ISTITUZIONI SPECIALIZZATE*

Ginevra
Giovedì, 9 luglio 2009

 

1. La comunità internazionale si sta impegnando per trovare soluzioni alla crisi economica generata dall'avidità e dalla mancanza di responsabilità etica. Mentre gli analisti discutono sulle cause della crisi, le conseguenze sociali della nuova povertà, della perdita di posti di lavoro, della malnutrizione e dello sviluppo soffocato colpiscono i gruppi di persone più vulnerabili e quindi esigono risposte efficaci e immediate. La Delegazione della Santa Sede apprezza il fatto che l'attenzione di questo Segmento ad Alto Livello sia incentrata, in modo molto tempestivo, sulle "Tendenze globali e nazionali attuali e il loro impatto sullo sviluppo sociale, inclusa la salute pubblica". La crisi economica globale prosegue inesorabile. È esacerbata dall'emergere di un virus influenzale finora sconosciuto, l'A-H1N1, al quale è già stata riconosciuta la dimensione di pandemia, con un impatto futuro difficile da prevedere con certezza, e dalla crisi globale della sicurezza alimentare che mette in pericolo la vita di milioni di persone, specialmente le più povere del mondo, molte delle quali già soffrono di malnutrizione acuta e cronica. Questi esempi dimostrano ancora una volta il nesso tra povertà e salute e il fardello sproporzionato che grava sui Paesi in via di sviluppo e perfino sui poveri nei Paesi sviluppati. Dinanzi a queste sfide globali urgenti, il futuro è ipotecato al punto che i giovani rischiano di ereditare un sistema economico gravemente compromesso, una società priva di coesione e un pianeta leso nella sua sostenibilità come casa per l'intera famiglia umana.

2. La Delegazione della Santa Sede prende atto con profonda preoccupazione delle previsioni della Banca Mondiale secondo cui nel 2009 altri 53-65 milioni di persone saranno colpite da povertà estrema e che le persone cronicamente affamate supereranno il miliardo, di cui 800 milioni vivono in aree rurali, dove la sanità pubblica è più debole e dove urgono iniziative di assistenza sanitaria innovative. Possiamo ragionevolmente concludere che un numero significativo di queste persone estremamente povere e affamate sia più esposto al rischio di contrarre malattie sia contagiose, sia croniche non contagiose. Inoltre, se devono affrontare dei tagli negli aiuti internazionali o se aumenta il numero delle persone che chiedono assistenza, i sistemi sanitari pubblici, già fragili nei Paesi in via di sviluppo, non saranno in grado di rispondere in maniera adeguata alle esigenze sanitarie dei loro cittadini più vulnerabili. Nel far fronte a questi problemi, vincere la tentazione di ridurre i servizi pubblici per un beneficio a breve termine dinanzi al costo umano a lungo termine, più che un'espressione di solidarietà, è una questione di giustizia. Similmente, l'aiuto allo sviluppo deve essere mantenuto e perfino aumentato come fattore fondamentale per rinnovare l'economia e farci superare la crisi.

Signora Presidente,

3. Un altro ostacolo fondamentale alla realizzazione degli obiettivi articolati a livello internazionale nell'ambito della salute pubblica sono le disuguaglianze esistenti tra Paesi e al loro interno, e tra gruppi razziali ed etnici. Dolorosamente in molte regioni le donne continuano a ricevere un'assistenza sanitaria di qualità inferiore. Questa situazione è ben nota alle persone e alle istituzioni che operano sul campo. La Chiesa cattolica sostiene 5.378 ospedali, 18.088 cliniche, 15.448 case per anziani e disabili e altri programmi di assistenza sanitaria in tutto il mondo, ma soprattutto nelle aree più isolate ed emarginate e tra le persone che raramente hanno accesso all'assistenza sanitaria fornita attraverso programmi sanitari governativi a livello nazionale, provinciale o distrettuale. A tale proposito, particolare attenzione è rivolta all'Africa, dove la Chiesa cattolica si è impegnata a continuare a stare accanto ai più poveri del continente per sostenere la dignità inerente a ogni persona.

4. Si riconosce sempre più che molti attori, nel rispetto del principio di sussidiarietà, contribuiscono all'attuazione del diritto umano all'assistenza sanitaria primaria. Tra le organizzazioni della società civile che assicurano l'assistenza sanitaria all'interno dei diversi sistemi nazionali, i programmi sostenuti dalla Chiesa cattolica e da altre organizzazioni confessionali risaltano quali partecipanti-chiave. I funzionari dell'OMS hanno riconosciuto che queste organizzazioni "forniscono una parte sostanziale dell'assistenza nei Paesi in via di sviluppo, spesso raggiungendo popolazioni vulnerabili che vivono in condizioni avverse" [1]. Tuttavia, nonostante i risultati eccellenti e documentati nel campo dei servizi offerti per l'HIV e dell'assistenza sanitaria di base, le organizzazioni confessionali non ricevono una parte equa delle risorse destinate al sostegno delle iniziative sanitarie globali, nazionali e locali.

5. La mera ricerca quantitativa dei flussi degli aiuti e il moltiplicarsi delle iniziative sanitarie globali da sole possono non bastare ad assicurare la "Salute per Tutti". L'accesso all'assistenza sanitaria primaria e ai medicinali salvavita a prezzi accettabili è fondamentale per migliorare la salute globale e promuovere una risposta globalizzata comune ai bisogni fondamentali di tutti. In un mondo sempre più interdipendente, anche le malattie e i virus non hanno confini, e quindi una maggiore cooperazione globale diventa non solo una necessità pratica ma, cosa ancora più importante, un imperativo etico di solidarietà. Tuttavia, dobbiamo essere guidati dalla migliore tradizione di assistenza sanitaria che rispetta e promuove il diritto alla vita dal concepimento fino alla morte naturale per tutti, a prescindere dalla razza, dalla disabilità, dalla nazionalità, dalla religione, dal sesso e dallo status socio-economico. Se non si pone la promozione della vita al centro delle decisioni relative all'assistenza sanitaria, allora si avrà una società in cui il diritto assoluto dell'individuo all'assistenza sanitaria di base e alla vita viene limitato dalla capacità di pagare, dalla qualità di vita percepita e da altre decisioni soggettive che sacrificano la vita e la salute per vantaggi sociali, economici e politici a breve termine.

6. In conclusione, Signora Presidente, la Delegazione della Santa Sede desidera richiamare l'attenzione sulla necessità di soluzioni che vadano oltre l'aspetto finanziario, alle sfide poste dalla crisi economica agli sforzi globali volti ad assicurare l'accesso di tutti all'assistenza sanitaria. Nella sua nuova Enciclica Papa Benedetto XVI afferma: "L'attività economica non può risolvere tutti i problemi sociali mediante la semplice estensione della logica mercantile. Questa va finalizzata al perseguimento del bene comune, di cui deve farsi carico anche e soprattutto la comunità politica" [2]. Occorre un approccio etico allo sviluppo, che implichi un nuovo modello di sviluppo globale incentrato sulla persona umana piuttosto che sul profitto, e che tenga conto dei bisogni e delle aspirazioni dell'intera famiglia umana.
 

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Note:
[1] DeCock, Kevin (2007), "Le organizzazioni confessionali svolgono un ruolo importante nella cura e nel trattamento dell'HIV/AIDS nell'Africa subsahariana", così come citato nel comunicato stampa dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, 9 febbraio 2007, Washington, D.C.

[2] Benedetto XVI, Lettera enciclica Caritas in veritate, n. 36.

 


*L'Osservatore Romano 15.7.2009 p.2.

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