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III COMMISSIONE DELLA 64ª SESSIONE
DELL’ASSEMBLEA GENERALE DELL’O.N.U.
SULLE POPOLAZIONI INDIGENE

INTERVENTO DI S.E. MONS. CELESTINO MIGLIORE,
OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE
PRESSO L'ORGANIZZAZIONE DELLE NAZIONI UNITE

New York, 19 ottobre 2009

 

Presidente,

per la Santa Sede, discutere dell'item di questa agenda è qualcosa di più di un esercizio intellettuale perché deriva da un impegno di lunga data volto ad affrontare le esigenze sociali, personali e spirituali dei più di 370 milioni di persone indigene del mondo. A partire dall'adozione della Dichiarazione sui Diritti dei popoli indigeni (DRIP) da parte dell'Assemblea generale, nel settembre 2007, i diritti dei popoli indigeni hanno suscitato una speciale attenzione internazionale e la mia delegazione ritiene che la celebrazione della Seconda decade internazionale dei Popoli indigeni del mondo susciterà un interesse e un rispetto maggiori per queste comunità.

Per rivitalizzare le attività della Decade, la mia delegazione crede che iniziative pertinenti dovrebbero essere guidate da principi di rispetto per l'identità e la cultura delle popolazioni indigene. Capire e rispettare le loro tradizioni culturali, la loro sensibilità religiosa e la loro capacità, confermata nel tempo, di decidere e di controllare i propri programmi di sviluppo promuovono un'interazione e una cooperazione migliori fra popoli e governi.

Il Rapporteur Speciale sulla situazione dei diritti umani e sulle libertà fondamentali dei popoli indigeni ha osservato che le violazioni dei diritti umani proseguono e che la DRIP non viene pienamente attuata. La mia delegazione desidera ricordare la convinzione, che risuona così tanto spesso in questa sala, che il riconoscimento della dignità fondamentale di ogni persona e la promozione dei diritti umani rimangono la strategia più efficace per il loro sviluppo completo. Dobbiamo impegnarci di più per rendere le popolazioni indigene consapevoli della propria dignità umana e per permettere alle loro comunità di plasmare la propria vita secondo le loro tradizioni.

In tempi di cambiamento e di crisi economica non bisognerebbe dimenticare le sfide che i popoli indigeni devono affrontare. Nel processo di ridimensionamento dei sistemi di sicurezza sociale, bisognerebbe attribuire loro la giusta considerazione con modelli di autentico sviluppo che evitino la distruzione della terra, il prosciugamento dell'acqua e altre forme di sfruttamento ambientale nel nome del vantaggio economico a breve termine. A questo proposito, la mia delegazione esorta le società a gestire la loro impresa in modo da non danneggiare i diritti dei popoli indigeni e a promuovere, invece, un uso responsabile dell'ambiente.

Nel cambiamento sociale ed economico le reti tradizionali di solidarietà hanno un ruolo importante da svolgere. La promozione delle iniziative delle popolazioni indigene per difendere i loro diritti va quindi onorata. Il concetto di mobilità del lavoro ha prodotto un aumento della migrazione, che porta a situazioni di decadenza umana e crea nuove forme d'instabilità psicologica e un profondo degrado culturale. L'interazione fra culture ha un valore positivo, ma dovrebbe essere attuata attraverso il dialogo interculturale e non attraverso il dominio o il soggiogamento.

Nella Seconda Decade, per favorire il benessere sociale, il problema dell'insicurezza alimentare va affrontato in una prospettiva a lungo termine, eliminando le cause strutturali che lo provocano e promuovendo lo sviluppo agricolo dei Paesi più poveri. La riforma agricola esige dalle popolazioni indigene un maggiore investimento nelle infrastrutture rurali, nei sistemi di irrigazione, nei trasporti e nell'organizzazione di mercati così come in un maggior accesso alle tecnologie agricole. La Giornata internazionale dei popoli indigeni del mondo del 2009 si è concentrata sulle questioni relative all'HIV/AIDS. Nella Seconda Decade, la vulnerabilità delle popolazioni indigene, in particolare dei bambini e delle donne, a questa epidemia deve richiamare un'attenzione particolare, mentre un'appropriata educazione sanitaria è essenziale per prevenire la trasmissione di questa malattia. Tutte queste questioni vanno affrontate con l'impegno delle comunità locali e rispettando i valori morali basati sulla natura umana.

È anche necessario coltivare una coscienza pubblica che riconosca il cibo e l'accesso all'acqua come diritti universali di tutti gli esseri umani, senza distinzioni né discriminazioni. Il diritto al cibo, come quello all'acqua, occupa un posto importante nella ricerca di altri diritti, a cominciare da quello fondamentale alla vita.

Le comunità indigene sono profondamente radicate in culture, tradizioni e pratiche di rispetto per la Terra, il creato e la vita umana. L'apertura alla vita è da molto tempo al centro della spiritualità dei popoli indigeni e se si perde la sensibilità personale e sociale per l'accettazione di nuova vita, allora anche altre forme di accettazione preziose per la società vengono meno.

Grazie, Presidente

 

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