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64ª SESSIONE DELL’ASSEMBLEA GENERALE DELL’O.N.U.
PLENARIA SULL'ITEM 119: "LA QUESTIONE DELL'EQUA RAPPRESENTANZA NEL CONSIGLIO DI SICUREZZA E DELL'AUMENTO DEI SUOI MEMBRI E TEMI CORRELATI"

INTERVENTO DI S.E. MONS. CELESTINO MIGLIORE,
OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE
PRESSO L'ORGANIZZAZIONE DELLE NAZIONI UNITE

New York
Venerdì, 13 novembre 2009

 

Presidente,

fra i temi della riforma del Consiglio di Sicurezza, la mia delegazione desidera concentrarsi in particolare sulla questione del diritto di veto.
A proposito del diritto di veto sono state espresse molte posizioni e opinioni valide e chiare. Tuttavia, in questa fase dei negoziati intergovernativi, l'abolizione del veto sembra essere la via meno percorribile. Quindi, la sua riforma è più appropriata e realistica.
L'esperienza insegna che ci sono buoni motivi per promuovere la posizione a favore della riforma del veto allo scopo di limitare il suo esercizio. In così tante occasioni della storia il suo esercizio ha rallentato e addirittura ostacolato la soluzione di questioni cruciali per la pace e la sicurezza internazionali, permettendo in tal modo il perpetrarsi di violazioni della libertà e della dignità umane. Troppo spesso è la mancanza di intervento a causare il danno vero.

La riforma del veto è tanto più necessaria in un momento in cui sperimentiamo l'ovvio paradosso di un consenso multilaterale che continua a essere in pericolo perché è ancora subordinato alle decisioni di pochi, mentre i problemi del mondo esigono interventi sotto forma di azione collettiva da parte della comunità internazionale.

Su questo sfondo, la Santa Sede riconosce l'importanza del punto di vista presentato da altre delegazioni secondo il quale i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dovrebbero impegnarsi nella pratica di non opporre un veto in situazioni in cui sono coinvolti genocidio, crimini contro l'umanità, crimini di guerra, gravi violazioni del diritto umanitario internazionale o atti simili.

Per lo meno, nello sforzo di trovare una soluzione tempestiva e più rappresentativa a queste gravi situazioni, il numero di voti favorevoli a sostegno delle decisioni del Consiglio di Sicurezza dovrebbe richiedere il voto coincidente di non più di due membri permanenti. Oppure, come già suggerito da altre delegazioni, un membro permanente potrebbe opporre un voto negativo, ma affermando espressamente che votare contro una data proposta non dovrebbe essere inteso come un veto e che questa sua opposizione non ha un carattere tale da giustificare il blocco di una decisione.

Molti concordano sul fatto che i membri permanenti dovrebbero dimostrare maggiore affidabilità e trasparenza nell'esercizio del diritto di veto. Prima di opporre questo voto, trasparenza, flessibilità, fiducia e volontà politica dovrebbero già essere state parte del processo di elaborazione di una risoluzione, per garantire che gli Stati non stiano effettivamente ponendo il veto a testi prima ancora che questi ultimi siano sottoposti all'attenzione del Consiglio. Infatti, sapendo che un membro permanente voterebbe contro la loro adozione, molte bozze di proposta non vengono mai formalmente presentate al Consiglio per il voto. Un dialogo e una cooperazione più aperti fra i membri permanenti e non del Consiglio di Sicurezza sono cruciali per evitare qualsiasi ostacolo successivo nell'adozione di una risoluzione. Una ricerca più profonda di modalità per prevenire e gestire conflitti è necessaria, esplorando ogni possibile via diplomatica e prestando attenzione e dando incoraggiamento perfino al segnale più debole di dialogo o desiderio di riconciliazione.

La decisione di estendere, limitare o abolire il veto è nelle mani degli Stati membri e dipenderà dal più ampio consenso possibile su una di tali opzioni. Confidiamo nel fatto che verrà presa una decisione giusta e a favore della trasparenza, dell'eguaglianza e della giustizia, rispecchiando i valori della democrazia e la fiducia reciproca nell'opera del Consiglio di Sicurezza riformato.

 

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